Il crollo finanziario, espressione fino in fondo delle leggi del capitale, in Cina come negli Usa, mostra in realtà che la Cina è un paese imperialista; contro analisi tuttora correnti nel campo della sinistra che considerano questo paese ancora socialista (avendo come effetto soltanto di infangare la storia gloriosa, per il popolo cinese e del mondo, della Repubblica popolare cinese ai tempi di Mao Tse Tung).
Riportiamo stralci dall'intervista a Jurgen
Conrad, economista capo per la Cina della Asian Development Bank, perchè esemplare dell'illusione, dei tentativi della classe dominante cinese di uscire bene dalla crisi. Ma il capitalismo può anche uscire da una crisi ma per precipitare dopo un pò di tempo in un'altra ancora più grande. Ciò che mette in atto come soluzione gli si rivolge contro.
I mezzi di salvataggio da questa crisi dello Stato cinese non sono diversi da quelli messi in atto dall'imperialismo Usa ed europeo in questi anni per tentare di uscire dalla crisi finanziaria e dal precipitare delle banche. E ci si arrampica sugli specchi quando si vuole sottolineare la diversità della politica economica cinese, lì dove questa "diversità" vuol dire solo - come scrive Alfonso Gianni - che "le aziende di Stato (in Cina) sono centri di potere per una potente burocrazia, attorno a cui si avvolge il serpente della corruzione diffusa".
La Cina svaluta il Renminbi, ma l’economia non reagisce
e le borse mondiali precipitano. Molti esperti parlano di fine del
«modello Cinese», cioè del capitalismo di Stato. È così?
Con la decisione dell’11 agosto di riformare il meccanismo di fissaggio del Rmb, l’obiettivo principale della Banca Centrale Cinese è di determinare sempre più il valore della propria valuta attraverso domanda e offerta, non di indebolirla. La Cina vuole che la sua divisa entri nel paniere che costituisce i Diritti Speciali di Prelievo e le forze di mercato devono svolgere un ruolo sempre maggiore. Ultimamente il valore del Rmb si è per altro stabilizzato, confermando l’opinione che le grandi variazioni del tasso siano solo aggiustamenti “una tantum”....
Di una valuta più debole possono beneficiare alcuni esportatori, ma il rallentamento dell’economia si spiega con ragioni strutturali, soprattutto con la contrazione numerica della forza lavoro disponibile e con il considerevole aumento dei salari reali a partire dal 2008. In Cina si sta verificando un processo naturale: quando il livello dei redditi aumenta, la crescita diminuisce... (quindi la colpa è dell'aumento dei salari - in realtà molto minimo - fatto nell'unico scopo di rilanciare un mercato interno - ndr) Parlare di un fallimento del modello cinese è prematuro... È vero che in importanti settori dell’economia il governo continua a preservare la posizione dominante delle imprese di Stato, ma sta anche cercando di migliorare la loro efficienza.
Ha senso fare confronti con la crisi... dei mutui subprime del 2008?
Per quanto riguarda la crisi dei mutui subprime del 2008, i servizi finanziari non bancari sono ancora poco sviluppati in Asia. Non c’è troppa innovazione finanziaria, come negli Usa e il debito delle famiglie in Cina è ancora basso (il 36% del Pil) e il tasso di risparmio interno molto alto (il 47,8 per cento). C’è sovraccapacità nel settore immobiliare, ma non su scala nazionale, bensì soprattutto nelle città di terzo e quarto livello. Inoltre, dopo la correzione del mercato nel 2014, volumi di vendita e prezzi delle case stanno aumentando di nuovo. (In realtà anche il governo cinese, come gli Usa, ha favorito lo sviluppo di una bolls immobiliare e cercato di canalizzare il risparmio privato verso la Borsa - ndr)
Questa crisi-non crisi può estendersi al resto del mondo?
L’economia cinese non è in crisi. Il suo alto tasso di crescita di lungo periodo sta rallentando a causa di fattori strutturali e il governo ha tutti i mezzi per controllare questo processo ed evitare l’instabilità sociale e finanziaria. Tuttavia, la domanda cinese di materie prime è calata, dato che anche il modello di crescita sta cambiando: è sempre meno legato a investimenti e industrie pesanti ed è meno intensivo dal punto di vista energetico. È ovvio che ci sia un impatto sui prezzi internazionali delle materie prime. Ora, mentre prezzi più bassi sono positivi per l’economia globale in generale, è chiaro che i Paesi esportatori di materie prime debbano adeguarsi...
Più in generale, sembra che ci sia un problema di sovraccapacità a livello globale e la Cina non è ancora quella società dei consumi capace di assorbire questo surplus. Il grande progetto di Via della Seta a guida cinese, può essere visto anche come un enorme falò di risorse in eccesso? L’alternativa pacifica a una guerra, forse.
...Per ridurre la persistente sovraccapacità è necessario limitare l’intervento del governo in economia, riformare l’amministrazione, l’utilizzo del suolo, tagliare gli incentivi alle industrie inutili e inefficienti. L’accento dovrebbe essere posto su un migliore utilizzo della capacità esistente, delocalizzando le industrie in altre regioni e facendo fallire le imprese inefficienti, attuando fusioni e acquisizioni. In questo senso, si vedono già miglioramenti (soluzioni non diverse da quelle dei capitali e degli Stati occidentali: salvare le aziende, precipitare i lavoratori e le masse popolari - ndr).
Con la decisione dell’11 agosto di riformare il meccanismo di fissaggio del Rmb, l’obiettivo principale della Banca Centrale Cinese è di determinare sempre più il valore della propria valuta attraverso domanda e offerta, non di indebolirla. La Cina vuole che la sua divisa entri nel paniere che costituisce i Diritti Speciali di Prelievo e le forze di mercato devono svolgere un ruolo sempre maggiore. Ultimamente il valore del Rmb si è per altro stabilizzato, confermando l’opinione che le grandi variazioni del tasso siano solo aggiustamenti “una tantum”....
Di una valuta più debole possono beneficiare alcuni esportatori, ma il rallentamento dell’economia si spiega con ragioni strutturali, soprattutto con la contrazione numerica della forza lavoro disponibile e con il considerevole aumento dei salari reali a partire dal 2008. In Cina si sta verificando un processo naturale: quando il livello dei redditi aumenta, la crescita diminuisce... (quindi la colpa è dell'aumento dei salari - in realtà molto minimo - fatto nell'unico scopo di rilanciare un mercato interno - ndr) Parlare di un fallimento del modello cinese è prematuro... È vero che in importanti settori dell’economia il governo continua a preservare la posizione dominante delle imprese di Stato, ma sta anche cercando di migliorare la loro efficienza.
Ha senso fare confronti con la crisi... dei mutui subprime del 2008?
Per quanto riguarda la crisi dei mutui subprime del 2008, i servizi finanziari non bancari sono ancora poco sviluppati in Asia. Non c’è troppa innovazione finanziaria, come negli Usa e il debito delle famiglie in Cina è ancora basso (il 36% del Pil) e il tasso di risparmio interno molto alto (il 47,8 per cento). C’è sovraccapacità nel settore immobiliare, ma non su scala nazionale, bensì soprattutto nelle città di terzo e quarto livello. Inoltre, dopo la correzione del mercato nel 2014, volumi di vendita e prezzi delle case stanno aumentando di nuovo. (In realtà anche il governo cinese, come gli Usa, ha favorito lo sviluppo di una bolls immobiliare e cercato di canalizzare il risparmio privato verso la Borsa - ndr)
Questa crisi-non crisi può estendersi al resto del mondo?
L’economia cinese non è in crisi. Il suo alto tasso di crescita di lungo periodo sta rallentando a causa di fattori strutturali e il governo ha tutti i mezzi per controllare questo processo ed evitare l’instabilità sociale e finanziaria. Tuttavia, la domanda cinese di materie prime è calata, dato che anche il modello di crescita sta cambiando: è sempre meno legato a investimenti e industrie pesanti ed è meno intensivo dal punto di vista energetico. È ovvio che ci sia un impatto sui prezzi internazionali delle materie prime. Ora, mentre prezzi più bassi sono positivi per l’economia globale in generale, è chiaro che i Paesi esportatori di materie prime debbano adeguarsi...
Più in generale, sembra che ci sia un problema di sovraccapacità a livello globale e la Cina non è ancora quella società dei consumi capace di assorbire questo surplus. Il grande progetto di Via della Seta a guida cinese, può essere visto anche come un enorme falò di risorse in eccesso? L’alternativa pacifica a una guerra, forse.
...Per ridurre la persistente sovraccapacità è necessario limitare l’intervento del governo in economia, riformare l’amministrazione, l’utilizzo del suolo, tagliare gli incentivi alle industrie inutili e inefficienti. L’accento dovrebbe essere posto su un migliore utilizzo della capacità esistente, delocalizzando le industrie in altre regioni e facendo fallire le imprese inefficienti, attuando fusioni e acquisizioni. In questo senso, si vedono già miglioramenti (soluzioni non diverse da quelle dei capitali e degli Stati occidentali: salvare le aziende, precipitare i lavoratori e le masse popolari - ndr).
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