Cancellieri e Ligresti - una cosa di famiglia e di scambio di favori... con la cosiddetta giustizia al servizio
Doveva
essere il governo del merito e dell'integrità, come a suo tempo
l'esecutivo Monti (che sappiamo come andò a finire, tra il disprezzo
aristocratico per gli "sfigati ventottenni non laureati" del
viceministro Martone, paracadutato nel suo ruolo a 38 anni, alla sbornia
di incarichi a casa Fornero). Si ripete essere la cricca, sempre uguale
nelle sue larghe intese, del favoritismo e dell'abuso.
E al centro dell'attenzione c'è di nuovo lei: Annamaria Cancellieri. Acclamata commissario a Parma dopo il malgoverno di Vignali ed a Bologna dopo il disastro Delbono, viene nominata ministro dell'Interno dell'ultimo governo tecnico. Una posizione da cui non manca di venire in aiuto di un importante amico: Salvatore Ligresti. Arricchitosi durante il boom speculativo edilizio della Milano da Bere e provvisto di partecipazioni in importanti gruppi italiani (RCS, editore del Corriere della Sera, Unicredit, Pirelli, Fonsai), quando nel 2012 nella città meneghina il collettivo Macao occupa la sua, abbandonata, torre Galfa non ci pensa due volte a mobilitare il direttore generale della sua Fondiaria SAI, Piergiorgio Peluso. Figlio di Annamaria. Lo sgombero avverrà bypassando qualsiasi tavolo di mediazione e con notevole celerità.
Di lì a poco, l'impero Ligresti (grande dispensatore di incarichi ad ex di lusso del corpo prefettizio Italiano: dall'attuale commissario ALER Gian Valerio Lombardi a Bruno Ferrante, ex candidato sindaco DS a Milano e attuale commissario dell'ILVA) si sgretola sotto i colpi delle inchieste. Non senza una cospicua buonauscita per Piergiorgio di 3,6 milioni di euro. E la Cancellieri non è ingrata. Nel suo nuovo ruolo di ministro della Giustizia non esita ad esprimere in una telefonata privata di quest'estate il suo sdegno per le brutali condizioni di detenzione di Giulia Ligresti, coinvolta nelle indagini. Che non sono solo sue, ma di un'intera fetta della società italiana, costretta in un sistema carcerario disumano. Però Giulia ottiene gli arresti domiciliari pochi giorni dopo, mentre provvedimenti di clemenza più generalizzati restano nelle maglie di qualche commissione parlamentare.
Cosa verrebbe da pensare allora? E come mai oggi Gian Carlo Caselli, la cui procura torinese è titolare delle indagini sul gruppo Ligresti, difende la posizione della Cancellieri dopo essersi sincerato tramite procedura ufficiale delle condizioni di salute di Giulia? Excusatio non petita accusatio manifesta, verrebbe da dire, giuridicamente parlando...
...soprattutto quando l'alternativa ad uno dei ministri finora più "presentabili" del governo Letta è già nelle strade e nelle piazze del paese...
E al centro dell'attenzione c'è di nuovo lei: Annamaria Cancellieri. Acclamata commissario a Parma dopo il malgoverno di Vignali ed a Bologna dopo il disastro Delbono, viene nominata ministro dell'Interno dell'ultimo governo tecnico. Una posizione da cui non manca di venire in aiuto di un importante amico: Salvatore Ligresti. Arricchitosi durante il boom speculativo edilizio della Milano da Bere e provvisto di partecipazioni in importanti gruppi italiani (RCS, editore del Corriere della Sera, Unicredit, Pirelli, Fonsai), quando nel 2012 nella città meneghina il collettivo Macao occupa la sua, abbandonata, torre Galfa non ci pensa due volte a mobilitare il direttore generale della sua Fondiaria SAI, Piergiorgio Peluso. Figlio di Annamaria. Lo sgombero avverrà bypassando qualsiasi tavolo di mediazione e con notevole celerità.
Di lì a poco, l'impero Ligresti (grande dispensatore di incarichi ad ex di lusso del corpo prefettizio Italiano: dall'attuale commissario ALER Gian Valerio Lombardi a Bruno Ferrante, ex candidato sindaco DS a Milano e attuale commissario dell'ILVA) si sgretola sotto i colpi delle inchieste. Non senza una cospicua buonauscita per Piergiorgio di 3,6 milioni di euro. E la Cancellieri non è ingrata. Nel suo nuovo ruolo di ministro della Giustizia non esita ad esprimere in una telefonata privata di quest'estate il suo sdegno per le brutali condizioni di detenzione di Giulia Ligresti, coinvolta nelle indagini. Che non sono solo sue, ma di un'intera fetta della società italiana, costretta in un sistema carcerario disumano. Però Giulia ottiene gli arresti domiciliari pochi giorni dopo, mentre provvedimenti di clemenza più generalizzati restano nelle maglie di qualche commissione parlamentare.
Cosa verrebbe da pensare allora? E come mai oggi Gian Carlo Caselli, la cui procura torinese è titolare delle indagini sul gruppo Ligresti, difende la posizione della Cancellieri dopo essersi sincerato tramite procedura ufficiale delle condizioni di salute di Giulia? Excusatio non petita accusatio manifesta, verrebbe da dire, giuridicamente parlando...
...soprattutto quando l'alternativa ad uno dei ministri finora più "presentabili" del governo Letta è già nelle strade e nelle piazze del paese...
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