lunedì 20 gennaio 2014

pc 20 gennaio - CINA: CONFUCIO PER RAFFORZARE IL CONTROLLO SOCIALE.

L’ombra di Confucio si stende su Pechino

(da un articolo di Maurizio Scarpari, 17.1.2014)
Considerato un simbolo del passato feudale, il filosofo è stato riabilitato dal gruppo dirigente cinese.
Per sancire con un gesto inequivocabile il nuovo corso, dare un segnale chiaro della volontà di colmare il vuoto ideologico creatosi in seguito all’avvio di politiche di mercato liberiste e al frenetico sviluppo economico, che hanno modificato in modo radicale la struttura produttiva e sociale del paese, proporre un nuovo sistema di valori in grado di fornire risposte valide agli impellenti problemi di ordine pratico e alle molteplici sollecitazioni di ordine morale provenienti da ampi strati della popolazione, ritrovare un’etica di governo in grado di contrastare le lusinghe di ricchezze e privilegi, rafforzare il sistema di controllo sociale, soprattutto in quelle aree del paese meno beneficiate dal successo economico. Imprimere, in altre parole, un impulso nuovo al processo di rivalutazione dei valori e degli ideali tradizionali...
...Abbandonati i modelli importati dall’Occidente, rivelatisi poco applicabili alla realtà cinese, è al proprio patrimonio storico-culturale è, in particolare, al confucianesimo, che ha garantito una sostanziale unità del paese per oltre due millenni, che si guarda con rinnovato interesse...

Il messaggio del Presidente XiJinping Xi è chiaro: promuovere un movimento che, guardando al futuro, sappia fare la sintesi tra il liberalismo economico introdotto da Deng, i valori etici promossi da Confucio e l’ideologia di Mao, a cui non si intende in alcun modo rinunciare (in ballo c’è la sopravvivenza stessa del partito edel suo ruolo guida) e di cui Xi si erge a massimo interprete e difensore. Impresa non facile, se si pensa che nel periodo maoista il confucianesimo era all’indice in quanto ideologia reazionaria e deviante, espressione del sistema feudale del passato".

MA COSA E' IL CONFUCIANESIMO, contro cui combattè Mao e si scagliò, contro i suoi seguaci, la Rivoluzione culturale proletaria? E PERCHE' VIENE NUOVAMENTE RIESUMATA OGGI?
Ci sembra utile a questo proposito riprendere alcuni passi di un capitolo, del libro di M. Dinucci "La lotta di classe in Cina...",  dedicato alla campagna contro Confucio (che prendeva a bersaglio Lin Piao) sviluppata nel 1973 in Cina": 

(dal libro di Manlio Dinucci: "LA LOTTA DI CLASSE IN CINA 1949-1974)

"...la società ideale, nel pensiero di Confucio, è una struttura piramidale, immutabile, al cui vertice è l'imperatore, depositario del mandato celeste. Ogni elemento di tale piramide deve svolgere la funzione che gli deriva dalla legge naturale... al fine di perfezionarsi nella propria statica funzione e contribuire così a consolidare l'ordine naturale delle cose...
Tali concetti hanno un preciso contenuto e scopo di classe: in un periodo in cui aspre contraddizioni e contese dividevano i proprietari di schiavi, accelerandone il declino.... come la lealtà dell'inferiore verso il superiore, erano considerati da Confucio elementi fondamentali per assicurare la continuità, la coesione e la gerarchia dell'aristocrazia schiavistica...
... il confucianesimo non è una religione... ma una teoria di ordinamento sociale basata sul determinismo...
La società che Confucio tentava di restaurare era la dittatura della classe dei proprietari di schiavi, la sua concezione del mondo era espressione degli interessi di tale classe: i principi umanitari che predicava ("Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso") si applicavano all'interno della classe dominante o, comunque, tra persone di alto rango; gli schiavi non erano da lui considerati uomini, ma solo una massa destinata a rimanere per sempre nello stato di sottomissione assegnatole dalla legge naturale, una massa ignorante e ottusa ("Solo i saggi della classe superiore e la stupidità dei ceti inferiori non possono essere cambiati"), alla quale si dovevano infondere con l'esempio, o imporre, solo le virtù della fedeltà e della tolleranza...".

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