venerdì 19 agosto 2022

pc 19 agosto - Il lavoro sulla nostra storia: il Pcd'I, Antonio Gramsci - 3° Parte: Riprenderci le lezioni del '21 e del '26


Stralci dal lavoro di studio e dibattito - 3° 

Per comprendere quanto siano attuali i punti su cui il Partito Comunista è nato nel ‘21 basta scorrere insieme alcuni dei 10 punti del programma politico della sua costituzione.

Il primo punto dice che nell'attuale regime sociale capitalistico si sviluppa un sempre crescente contrasto tra le forze produttive e rapporti di produzione, dando origine all'antitesi ed alla lotta di classe tra il proletariato e la borghesia dominante. Questo punto è fondato fino in fondo sull'analisi marxista della società, del modo di produzione capitalistico ed è quanto mai attuale questo contrasto tra le forze produttive - in sviluppo anche oggi, nonostante le catene sempre più strette e marce dell’imperialismo, continuando a mostrare tutte le loro potenzialità - e i rapporti di produzione che invece le ostacolano. 

Nel secondo punto si parla della questione dello Stato. Si dice che gli attuali rapporti di produzione

sono protetti dal potere dello Stato borghese, che è fondato sul sistema rappresentativo della democrazia e costituisce l'organo per la difesa degli interessi della classe capitalista. Qualsiasi proletario, qualsiasi giovane che pensi da sé non può non vedere come questo continui tuttora, sia in forma di interventi a sostegno degli interessi dei padroni, della classe dominante, sia nella repressione delle lotte di tutto ciò che metta in discussione o possa mettere in discussione questo ruolo a difesa della borghesia.

Altra questione importante alla base della costituzione del Partito Comunista nel ‘21 è l’affermazione che il proletariato non può infrangere né modificare i rapporti di produzione senza l'abbattimento violento del potere borghese. La questione della violenza, che a volte in alcuni consessi, assemblee, anche di compagni, sembra una parola difficile da pronunciare e far accettare, è invece essenziale. Un partito comunista non può non porre come assolutamente necessario l'abbattimento violento del potere borghese. Il Partito Comunista si basava a sua volta sui 21 punti dell'Internazionale Comunista e nell’Internazionale Comunista veniva posto il problema della necessità della lotta armata, perché senza rovesciare lo Stato borghese attraverso la lotta armata, non è possibile costruire un altro Stato, uno Stato proprietario, il potere del proletariato.

Proseguendo, al quinto punto si scrive che la lotta di classe non può che risolversi in conflitto armato tra le masse lavoratrici e di potere degli Stati borghesi. Ciò ha fatto sì che è il Partito comunista sia poi stato il principale partito che ha diretto la lotta armata antifascista, proprio perché era nel suo DNA. E questo Dna non può che essere anche oggi di un partito comunista che voglia effettivamente guidare una rivoluzione, che non può che essere una rivoluzione armata.

Un'altra questione che ci viene dalle grandi elezioni del Partito Comunista, dal ‘21 al ‘26 agli anni successivi, è il fatto che un partito comunista non si costruisce senza lotta, senza la lotta nell'area di chi si dice comunista, rivoluzionario. Questo è quanto mai vero anche oggi. 

Il Partito Comunista nel ‘21 si è costruito con una lotta aperta, dura, con “morti e feriti”; a destra, contro i riformisti e massimalisti opportunisti del partito socialista, da cui derivò la scissione e il Congresso di Livorno; come a sinistra nel ‘26, quando la lotta fu soprattutto verso l'estrema sinistra, verso l'estremismo di Bordiga. Perciò non possiamo vedere la nascita del partito senza vedere che è nato da una profonda rottura, profonda lotta, che non è stata una lotta solo di parole ma anche una lotta pratica. Questo è un'altra lezione molto importante per l’oggi.
Molti dicono che per costruire il Partito Comunista oggi è necessario unire i comunisti. Sicuramente è vero, lo diciamo anche noi. Però il problema è che non deve essere una unità senza principi, non ci si può unire solo perché ci si dice comunisti. Anche oggi il problema è che questa unita deve essere frutto di una lotta e, ancora una volta, di una lotta a destra ma anche all'estremismo. 
Sono lezioni che ci vengono da Lenin, che sempre fece una lotta feroce anche sulle sfumature.
Così ci sono le lezioni che ci ha lasciato Mao, che è stato il primo, con gli scritti “Sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi” e “Ancora sulle divergenze fra il compagno Togliatti e noi”. E’ stata la lontana Cina che ha fatto questa battaglia e che, purtroppo, non fecero i comunisti che in Italia erano contrari alla linea di Togliatti. Non la fecero perché non si basavano sul proletariato, sulle masse, una lotta che chiamasse le masse proletarie a impugnarla. Hanno fatto al massimo una lotta all'interno del partito. Invece una delimitazione chiara è venuta dalla Cina, è venuta dal presidente  Mao.

Questo per dire che il partito anche oggi non si può costruire solo con l'appello all'unità, ma questa unità deve basarsi anche su delimitazioni. Tanti oggi si dicono comunisti, ma con questi poi ci sono problemi “da destra” o “da sinistra”. 

Noi abbiamo una storia in Italia, dopo la storia il PCI, la storia del Biennio Rosso 68/69, la storia dei successivi anni ‘70, la storia della ripresa della lotta armata in Italia. Su questo c’è da trarre delle lezioni insieme. Ad esempio, che significa lavoro legale e lavoro illegale, come si intrecciano lavoro legale e lavoro illegale, la necessità dell'uno e la necessità dell'altro. E invece c'è anche nell'area delle forze che si dicono comuniste la tendenza a “mettere le mani avanti”, prendere le distanze dai problemi e limiti che ci sono stati nella lotta armata degli anni 70. È un atteggiamento che non serve, è sbagliato.

Così come è importante oggi avere chiaro che la costruzione del partito deve basarsi su un lavoro concreto, come noi abbiamo riassunto nelle formulazione “nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse”. Ma questa non va intesa come una formula che abbiamo escogitato noi, ma è anch'essa una lezione che viene dal Partito Comunista del ‘21, viene dai 21 punti dell'Internazionale che dicono che i comunisti devono lavorare, stare in stretto contatto con i proletari, con le fabbriche, dentro i loro organismi, dicono che i comunisti devono lavorare nei sindacati, perché per gli operai e i lavoratori i sindacati sono la prima è più di massa organizzazione.
Non basta fare propaganda e non “sporcarsi le mani”, ma occorre lavorare, dirigere, fare la lotta, facendo sì che la lotta sindacale sia in funzione del potere. Questo si può fare solo se gli organismi sindacali siano diretti dai comunisti, perché se non sono diretti dai comunisti degradano in un minimalismo via via sempre più impotente o nel riformismo che ben conosciamo. 
Senza partito comunista la classe operaia non può vincere, può fare le lotte ma non vincere. Nello stesso tempo, senza partito il proletariato non  può avere autonomia soggettiva.
Chi va alle fabbriche, chi lavora tra i lavoratori, chi organizza scioperi, lotte, lo vede. Gli operai, lavoratori e le lavoratrici non hanno bisogno del partito per fare le lotte, le fanno anche senza partito e volte anche senza organizzazione sindacale. a volte con una lotta è dura ed efficace riescono a strappare dei risultati. Ma qual è il problema? È che anche se lottano, manca l’autonomia di pensiero, di teoria, l’autonomia dalla borghesia che con tutti i suoi canali, i suoi organi cerca di imporre le sue idee dominanti. Senza partito comunista non ci può essere questa autonomia. Ma deve essere un partito che non va solo a dire le sue idee ma un partito che lavorando con la classe, organizzando gli scioperi, ne cambia le idee, porta altre idee e quindi le trasforma con un'attività concreta, agente militante. 
Senza pensiero autonomo gli operai non sono nulla, lottano ma si abbeverano a quello che leggono sui social, pensano di sapere tutto quanto perché leggono di tutto, in realtà questo “sapere tutto” è non sapere niente. Questa è la massima espressione di dipendenza non di autonomia dalle idee dominanti. Sono solo i comunisti, un Partito Comunista radicato nella classe che può rovesciare questa situazione.
È chiaro poi che un pensiero autonomo che però non abbia gambe, non abbia un’organizzazione autonoma degli operai, non sarà agente; questo vuol dire politica operaia che diventa carne sangue della lotta. 
Marx, Engels hanno fatto un immane lavoro teorico oltre che pratico. Ed è grazie all'opera di Marx che ha avuto inizio il percorso della costruzione cosciente, scientifica, del partito proletario e che il movimento operaio si è tramutato in quello spettro citato all’inizio del Manifesto, lo spettro che agita i sogni della borghesia, che ha pesato politicamente, ha fatto le sue esperienze e ha consegnato alle generazioni successive di proletari non solo delle enormi esperienze pratiche ma lezioni teoriche. La Comune di Parigi è stata la prima e più grande esperienza di “autonomia”, per risolvere una situazione mai vista, mai sperimentata prima. Così la Rivoluzione d'Ottobre che ha costituito una crescita di tutto il proletariato a livello mondiale nel comprendere come fare la rivoluzione, come organizzarsi.

Per questo la costruzione del partito comunista è essenziale anche e soprattutto in termini soggettivi, di pensiero della classe operaia, di autonomia della classe operaia. 

Nessun commento:

Posta un commento