venerdì 21 giugno 2024

pc 21 giugno - Mobilitiamoci contro le morti sul lavoro degli operai immigrati per il profitto dei padroni! Perchè la morte di Satnam Singh non cada nel silenzio

 da ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 20/06



È facile in un certo senso, ed è inaccettabile in un altro senso, che la stampa tutta dia notizia con mille particolari giusti necessari della morte dell'operaio Satnam Singh, 31 anni, operaio indiano morto a Latina.

È facile venirsene ora per dire che questa è una questione barbara ed è un orrore. Che è un orrore e che è una questione barbara è vero, ma la condizione dei lavoratori indiani della provincia di Latina e dei lavoratori in generale nelle campagne di altre nazionalità è sempre stata quella che ha portato a quest'ultimo orrore della morte di Satnam.

Riprendiamo tutta la questione. Satnam Singh aveva deciso di lasciare l’India con la sua giovane moglie per vivere un po’ meglio. “Navi”, così si faceva chiamare in Italia, proveniva dall'India. Dall’India nei giorni sorsi è stato in Italia Modi al G7 accolto con tutti gli onori, anzi a Brindisi gli è stata data la possibilità di mettere una statua, cioè di lasciare un segno.

A Brindisi Modi ha confermato di essere il principale sostenitore dell'imperialismo sia nei suoi piani di guerra in cui l'India vuole avere parte sia nei legami con l’Italia con il governo Meloni.

Il regime indiano è un regime fascista che regala il paese alle multinazionali e che costringe le popolazioni di buona parte dei territori, in particolare le popolazioni adivasi - e, dato il carattere fascista indù - i sikh, i musulmani, a condizioni inenarrabili di miseria per conto dei padroni indiani, che sono anche delle grandi multinazionali, vedi quelli che hanno preso l'Acciaierie Italia, poi Mittal, e altri padroni indiani potranno prenderla.

E’ chiaro che questo ha spinto all'emigrazione tantissimi che vengono nel nostro paese, una parte di questi lavoratori sono quelli che lavoravano a Latina, dove Satnam Singh è stato prima vittima di un infortunio gravissimo poi abbandonato come un cane davanti alla sua casa e quindi morto in ospedale.

Una morte atroce - scrivono i giornali - un braccio strappato da un macchinario utilizzato nei campi. Lavorava da 12 ore quando è successo, aveva attaccato il lavoro nei campi alle 05:00 del mattino quando un maledetto rullo lo ha mutilato, poco dopo le 04:00 pm.

12 ore pagate 5 € all'ora! al di sotto di ogni contratto, di ogni legge, di ogni regola che pure dovrebbero essere in vigore in questo paese, ma che non valgono per i lavoratori immigrati, ancor più per i lavoratori immigrati delle campagne.

L’atrocità di questo infortunio si è fusa con l'orrore del comportamento dei padroni perché di tale si tratta, di padroni che hanno nelle mani le aziende agricole a Latina, come di tante altre parti d'Italia, dalla Calabria alla Basilicata, dalla Puglia alla Sicilia.

Caricato sul furgone con il braccio appoggiato alla cassetta utilizzata per gli ortaggi, con le urla disperate della moglie, abbandonato alla porta di casa. Un pugno di chilometri di distanza dall'azienda in cui lavorava, Borgo Santa Maria.

‘Novi’ era un operaio - dice il giornale – forte, il suo fisico però non poteva sopportare quelle ferite mortali, quel sangue perso tra i campi e il furgone per effetto della forza devastante del macchinario avvolgipista trainato dal trattore che gli aveva tranciato il braccio destro. Portato disperatamente in ritardo, evidentemente, al San Camillo non ce l'ha fatta, nonostante il tentativo di salvarlo.

Dice il giornale che al San Camillo risuonavano le urla di Sony, piccola piccola, sola e disperata.

Tutto il ciclo della vita di questo operaio ci deve interessare, non solo la sua tragica morte, anche se la sua tragica morte è avvenuta proprio in casa nostra, ed è per questo che ci dobbiamo mobilitare. Non è accettabile né questa vita che fanno i lavoratori immigrati, né le ragioni per cui i lavoratori immigrati vengono in questo paese.

Le responsabilità di questo governo sulle morti sul lavoro sono denunciate da tempo da noi e da tutti coloro che se ne stanno occupando nel sindacalismo di base e di classe e non solo, e in tutte le realtà, dalle associazioni che stanno conducendo in questo paese la lotta contro le morti sul lavoro.

In questo paese vi sono stati stragi di operai e in quest'anno con questo governo le stragi hanno avuto una cadenza più accelerata che altrove. Fronteggiamo un governo che sulla sicurezza sui posti di lavoro ha scelto la linea della mano libera ai padroni e del consigliare i padroni per evitare che succedano questi incidenti ma all'interno di un sistema di regole e leggi che intensificano lo sfruttamento, l'inosservanza e l'inapplicazione delle leggi sulla sicurezza e le riduce e le peggiora.

Questo governo dice di aver aumentato gli ispettori del lavoro, ma le regole con cui sono inchiodati gli ispettori di lavoro sono al ruolo di essere sempre più dei consulenti dell'azienda.

Così come sul fronte dell'immigrazione proprio nello stesso articolo nello stesso articolo del Messaggero a pagina 11 del giornale di oggi (ieri, ndr) si dà notizia che è stato pubblicato il decreto del Viminale. E una di queste norme previste dal decreto del Viminale è la cauzione che i migranti che fanno richieste d'asilo devono dare, che viene portata da 2500 a 5.000 €. La cauzione va determinata - si dice con una sorta di cinismo - senza indugio dal questore con valutazione caso per caso, tenuto conto della situazione individuale dello straniero. Di conseguenza si vuole impedire che le richieste d'asilo vengano perfino fatte, dato che i migranti che arrivano nel nostro paese non hanno 5.000 € da versare nella maggior parte dei casi, se non gli viene concesso il diritto di lavorare e di poter vivere in questo paese. Questi 5.000 € sembrano davvero il pizzo dello scafista che li ha portati. Il governo si fa scafista proprio perché non vuole concedere la richiesta d'asilo, gli immigrati devono essere tenuti nelle condizioni di clandestinità e di supersfruttamento. Così come il governo è responsabile della catena di leggi che ha portato alla nuova strage in mare che vi è stata.

Certo, la condizione dei migranti non è la sola, è la condizione generale dei lavoratori più precari, più poveri, delle donne lavoratrici. Quella stessa pagina porta la notizia del trattamento delle lavoratrici di un punto della catena MD, per di più a Brandizzo, un paese che è diventato famoso per la strage delle ferrovie, per gli operai maciullati sui binari per effetto degli appalti al massimo ribasso e non in sicurezza, dei subappalti che provocano quelli che si è chiamata la ‘strage di Brandizzo’. Ebbene, proprio nel MD di Brandizzo le lavoratrici hanno dovuto denunciare che non gli veniva permesso neanche di andare al bagno. La direttrice dice in un audio che le dipendenti possono andare in bagno solo per motivi urgenti per evitare il continuo ‘apri e chiudi’ e si è rivolta così alle lavoratrici: “voi in bagno non ci andate più, fate appena quattro ore…. piuttosto fatevela addosso perché se continuate ad andare in bagno il punto vendite è ingestibile”.

Questa è la condizione che esiste in tantissimi posti di lavoro, centri commerciali, dove le lavoratrici vengono trattate in questa maniera, così come in tanti altri posti di lavoro.

Migranti, lavoratrici, giovani precari, operai della catena del sistema di sfruttamento ogni giorno vengono trattati in questa maniera e lo fanno nella maggior parte dei casi anche rischiando l'infortunio, la vita, il licenziamento. Questa è la condizione operaia e proletaria in questo paese! E sappiamo bene che questa condizione non si potrà cambiare se non saremo in grado di animare una rivolta generale degli operai, delle lavoratrici sui posti di lavoro. Se ogni volta che succedono non ci sarà la solidarietà degli altri lavoratori, se non ricostruiamo in questo paese un tessuto di organizzazione sindacale di classe che parta dall'effettiva condizione operaia e delle lavoratrici e l'aggredisca. Perché questi sindacati non ci sono, i sindacati confederali fanno parte del problema grazie alla loro linea, alla loro prassi, i lavoratori sono diventati sempre più senza alcuna tutela sui posti di lavoro.

Noi ci impegniamo molto nella denuncia di tutto questo e tutti sanno come ciò che pensa su questo lo Slai Cobas per il sindacato di classe, quanto impegno viene messo dalle nostre compagne lavoratrici laddove sono presenti, per fare proprio della condizione degli operai e delle sfruttate, delle immigrate, la condizione base di riferimento della lotta in tutto il movimento delle donne. In certi casi ci siamo anche riusciti ma siamo una goccia nel mare della condizione generale del mondo del lavoro, delle lavoratrici e dei migranti, dei precari e degli sfruttati.

Quello che vogliamo assolvere è un ruolo di essere una scintilla, un punto di riferimento, perché questo possiamo fare. E di inserire questa battaglia in una battaglia generale che non può limitarsi alla lotta sindacale, ma deve diventare lotta politica, perché senza rovesciare il potere politico i padroni hanno l'arma dello Stato, del governo, per imporre la loro legge, la legge dello sfruttamento, dello schiavismo e in molti casi della morte, del sessismo, dello sfruttamento delle lavoratrici.

Siamo di fronte a questo stato delle cose. Tutti abbiamo la necessità di fare la nostra parte, che non è un fatto individuale ma che richiede le forme organizzate che permettano ai lavoratori, alle lavoratrici e ai braccianti e ai migranti, a tutti, di potersi organizzare e di costruire la guerra di lunga durata necessaria a rovesciare i padroni che fanno della guerra su scala mondiale il loro impegno principale, guerra, economia di guerra e della guerra interna, della guerra contro i lavoratori il loro lavoro centrale all'interno del paese.

Ritorniamo a ciò che abbiamo detto nella con la denuncia di Satnam Singh.

Questa guerra deve cominciare, deve continuare, deve riprendere, deve trovare il modo di utilizzare le opportunità tragiche offerte dalla realtà per poterla realmente estendere e sviluppare.

Alla morte dell'operaio indiano di Latina, all'orribile situazione che ha messo in luce non solo sul posto di lavoro, ma in generale, occorre rispondere con lo sciopero, con l'impegno dei lavoratori e le organizzazioni sindacali di classe di base e di tutti coloro che non accettano questo stato delle cose. 

Lo Slai Cobas propone che ci sia una settimana di mobilitazione nazionale che possa in qualche maniera essere animata dagli scioperi, ovunque sia possibile. In questo senso è importante lo sciopero 25 giugno indetto da SiCobas per il settore della logistica. Sappiamo tutti che il settore logistica, la gran parte dei lavoratori sono immigrati e tanti di essi sono indiani o originari dei paesi del Sud, Asia, Bangladesh. Sri Lanka, ecc.

Le organizzazioni sindacali di base di classe, l'avanguardia dei lavoratori che lotta contro lo sfruttamento dei morti sul lavoro, il razzismo e lo schiavismo, deve dare una risposta comunque a questa vicenda. In particolare il 25 ma per l'intera settimana.

Così come portiamo avanti la denuncia che abbiamo fatto del regime indiano di Modi che, insieme al sistema imperialista, al modo di produzione capitalista, è la causa iniziale del ciclo dell'immigrazione dei lavoratori indiani che come Satman perdono la vita nel nostro paese, nei campi.

In questo senso indiciamo per il 1 luglio una giornata di mobilitazione, di informazione/controinformazione che lega la vicenda di questa ennesima morte sul lavoro alla denuncia del regime di Modi in India e di sostegno alla lotta che i proletari, le masse popolari che in India stanno facendo contro questo regime, contro questo imperialismo. Per fare questa lotta vengono sottoposti dal regime di Modi a massacri, arresti che anche lì, nei confronti dei settori più poveri, ha il carattere del genocidio.

Non vogliamo aggiungere altre parole, lo abbiamo fatto nei giorni scorsi, lo faremo nel corso della prossima settimana. Quello che diciamo a tutti è mobilitiamoci! laddove è possibile, scioperiamo, organizziamo presidi, iniziative, assemblee, iniziative di ogni genere, perché la vita di Satnam Sing non sia stata vana. E nello stesso tempo alziamo il tiro della lotta contro il governo in Italia e contro i governi nel caso del governo indiano che sono al fondamento di questa situazione nella giornata di azione del 1 luglio.

Nessun commento:

Posta un commento