giovedì 20 giugno 2024

pc 20 giugno - Saied Tunisia - prima invitato al G7 poi non vi è andato - un commento/corrispondenza

Com'é ormai prassi consolidata degli ultimi anni, durante il G7, oltre ai leader delle principali potenze imperialiste occidentali e all'Unione Europea, sono invitati i rappresentanti di altri paesi in base alle priorità contingenti dell'imperialismo occidentale.

Quest'anno sono stati invitati Algeria, Argentina, Brasile, Emirati Arabi Uniti, Giordania, India, Kenya, Mauritania, la Santa Sede, Tunisia e Turchia. Erano presenti inoltre i rappresenti di alcune organizzazioni internazionali politiche ed economico-finanziarie a partire dall'Onu, Banca Africana di Sviluppo, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale e Ocse.

Evidentemente il peso politico specifico di questi invitati é variabile, non é possibile in questa sede un approfondimento esauriente ma in breve:

l'India oltre ad essere attualmente il paese più popoloso del mondo e l'economia che presenta ritmi sostenuti di crescita, nella fase politica internazionale attuale rappresenta per l'imperialismo il principale baluardo contro l'asse Cina-Russia in sud Asia.

Argentina e Brasile sono le due principali economie del Sud America, inoltre la prima ha un regime ultra-liberista e ultra-conservatore che strizza l'occhio all'Occidente.

La Turchia, altro paese che sta attraversando profondi mutamenti economici e sociali, sta assumendo sempre più un ruolo autonomo e strategico in varie contese interimperialistiche e regionali (interventi militari diretti in Libia e Siria, mediatore nella crisi ucraina, attore strategico nella crisi tra Armenia e Azerbaijan puntando strategicamente a sostenere e a ricongiungersi con l'Azerbaijn verso il Mar Caspio ricco di gas e petrolio a spese della stessa esistenza dell'Armenia).

Gli Emirati Arabi Uniti e la Giordania in Medio Oriente, sono due tra i principali alleati occidentali (insieme all'Egitto) di fatto complici della politica dello Stato sionista di Israele e del genocidio in corso in Palestina.

Algeria, Kenya, Tunisia e Mauritania hanno per l'imperialismo occidentale un ruolo in comune e ruoli specifici separati allo stesso tempo. Tutti e quattro sono attori chiave nell'eseguire ed implementare le politiche imperialiste di contrasto ai movimenti migratori, "dalla fonte" a sud sino al Kenya nel Corno d'Africa, "alla foce" il Nord Africa (la Mauritania è stata invitata principalmente per il ruolo contingente di presidenza dell'Unione Africana).

Inoltre l'Algeria rappresenta oggi il principale rubinetto di gas per l'Italia in particolare, mentre la Tunisia fungerà da complemento di produzione di rinnovabili con la stessa funzione: essere un fornitore a basso costo di energia.

Entrando nel merito dell'invito alla Tunisia: era stato invitato a rappresentare il paese il presidente della

repubblica (ed effettivo capo del governo) Saied che invece ha "incaricato il primo ministro Hachani" (come ha riportato la stampa locale alla vigilia della partecipazione il 13 giugno) a presiedere il vertice.

Effettivamente tra tutti i paesi invitati, la Tunisia insieme alla Giordania, é quello meno influente sia economicamente che politicamente, oggettivamente la sua presenza al tavolo delle grandi potenze imperialiste non puo' svolgere un ruolo determinante.

Probabilmente per questa ragione Saied ha ritenuto sufficiente inviare il proprio primo ministro, e suo subordinato da lui nominate e da lui revocabile in qualsiasi momento, dopo avergli consegnato le direttive in merito alle dichiarazioni da fare.

La stampa locale all'indomani del G7 non ha neanche dato molta importanza alla partecipazione della Tunisia. In alcuni quotidiani sia arabofoni che francofoni la notizia non é stata neanche riportata, solo La Presse de Tunisie, il giornale francofono rappresentante ufficiosamente la voce del governo, riporta un resoconto del discorso di Hachani che ha toccato tre punti principali.

Innanzitutto si é aperto con una dichiarazione di principio di sostegno alla Palestina, ribadendo ancora una volta la posizione formale del regime tunisino ovvero di una Palestina come unico Stato che includa tutti i propri territori storici e con Gerusalemme capitale. Tale posizione tanto viene ripetuta continuamente dal regime quanto viene contraddetta nella pratica di governo del regime stesso a partire dal fatto di intrattenere ottimi rapporti politici ed economici con i principali sostenitori dello Stato sionista (a partire proprio dai membri del G7!), inoltre durante il meeting Hachani ha svolto un incontro bilaterale con il re Abdallah II bin Al Hussein di Giordania, ovvero il principale paese arabo pilastro della politica anti-palestinese e pro normalizzazione in Medio Oriente, senza manifestare alcun disappunto sulle politiche del regno hachemita a discapito della causa palestinese.

Il secondo punto ha toccato la questione energetica e dei cambiamenti climatici, enfatizzando la necessità della produzione di energia rinnovabile. Nel contesto specifico tunisino tale punto é stato sollevato a conferma ulteriore della volontà tunisina di portare avanti l'accordo con l'Italia per la costruzione di El Med: il cavo sottomarino che permetterà all'Italia di importare energia elettrica sfruttando le fonti eoliche e solari tunisine. Come complemento di tale punto , il primo ministro tunisino si é ricollegato ad altre "sfide" che la "nostra regione mediterranea sta affrontando", individuata nel binomio "migrazioni-terrorismo", assumendo ancora una volta come propria la costruzione ideologica dei paesi imperialisti che criminalizzano i migranti dipingendoli come criminali e potenziali terroristi.

Il terzo e ultimo punto, é stata una dichiarazione di principio come al primo punto di apertura, in cui la Tunisia ha ribadito che le relazioni Nord-Sud, "superino la logica del guadagno a breve termine ed unilaterale e si iscrivano nel contesto di una nuova globalizzazione di un sistema finanziario fondato sull'uguaglianza, il beneficio reciproco, l'equità e la responsabilità condivisa".


A margine del meeting Hachani ha incontrato in separati incontri bilaterali la Meloni, Macron, il primo ministro canadese Troudeau (ovvero i rappresentanti dei paesi imperialisti con cui la Tunisia ha relazioni legate anche alla presenza di propri emigrati), il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres, il presidente algerino Tebboune, il già citato re giordano e, dulcis in fundo, la direttrice generale del Fondo Monetario Internazionali con cui la Tunisia é in stallo per un ulteriore finanziamento ormai da tre anni.

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