martedì 7 ottobre 2014

pc 7 ottobre - Contro le illusioni dei riformisti - Lo Stato si abbatte e non si cambia..da Pillole comuniste

Contro le illusioni che i falsi comunisti spargono tra le masse, portandole alla rovina, contro gli opportunisti che vogliono deviare il corso della storia, contro le teorie che il movimento è tutto; ma anche un monito a chi vuol veramente servire il popolo che deve tenere presente che senza la lotta per il potere le masse non otterranno mai nulla.

da PILLOLE COMUNISTE

Lo Stato borghese si abbatte e non si cambia. Questo è l’obiettivo e la linea dei comunisti. Nella lotta politica e sociale quotidiana, presi dai problemi di ottenere risultati cocreti o di guidare le masse così come sono senza una linea di trasformazione, è facile deviare e mettere in disparte il reale obiettivo di ogni lotta, scadendo nell’economicismo, movimentismo, riformismo.

9-08-2013

Pc 7 ottobre – lotta di classe: un passo avanti, due passi indietro...da Pillole comuniste

Quando nella lotta di classe si finisce in una posizione di debolezza e difensiva non bisogna reagire con spirito di rivalsa ma prendere atto e riprendere da zero, valutando bene l’obiettivo possibile e la tattica per raggiungerlo 

Da Pillole Comuniste – 1 - 31.8.2013

pc 7 ottobre - sulla repressione e comunisti .. da Pillole comuniste

Via l'articolo 18 - Via il Tfr - Via il diritto allo studio - Via tutto: COSA RIMANE?
Potremmo tranquillamente rispondere che non rimane nulla, invece non è così . . . qualcosa rimane, anzi aumenta: LA NOSTRA RABBIA!
Siamo perennemente nelle piazze a protestare e LORO CI REPRIMONO, ma più forte è la repressione maggiore è la nostra rabbia, la voglia di cambiare diventa volontà, partecipazione e coscienza di classe per l'unica soluzione possibile: LA RIVOLUZIONE PROLETARIA!

Per i comunisti la repressione della borghesia è uno snodo importante della loro formazione, anzitutto ideologica. Nei paesi imperialisti adagiati nella democrazia borghese, apparente o reale che sia, lo è ancora di più.
In un certo senso, senza repressione non c'è partito rivoluzionario.

da Pillole comuniste -1 -
 19/06/2013


pc 7 ottobre - Contro il governo fascio-islamico del boia Erdogan, servo della Nato, esplode la rabbia curda in Turchia


La polizia ha attaccato il presidio di protesta davanti al liceo di Galatasaray sulla centrale via Istiklal e a Kadikoy, sulla sponda asiatica facendo uso di idranti e lacrimogeni.
(da la Repubblica) - "Una persona è stata uccisa e almeno due sono state ferite negli scontri tra polizia e manifestanti che in molte città della Turchia stanno protestando contro il governo Erdogan. Hakan Buksur, 25 anni, è stato colpito da un proiettile, la polizia ha caricato con pallottole, lacrimogeni e idranti nel distretto di Varto, nella provincia orientale di Mus. Negli stessi incidenti è stato ferito un secondo dimostrante, un avvocato identificato come Tamer Dogan, portato in ospedale a Istanbul, nel quartiere asiatico di Kadikoy. Dogan è stato colpito in testa da una bomboletta di lacrimogeno mentre tentava di farsi da parte. Scene analoghe nelle città a prevalenza curda di Hakkari, Van, Diyarbakir, Batman, Mardi. Scontri violenti anche a Kadikoy, Ankara, Antakya, Antalya, e in altre città minori.

(da Contropiano) - Ieri sera tardi ad Istanbul la polizia ha attaccato il presidio pacifico di protesta organizzato davanti al liceo di Galatasaray sulla centrale via Istiklal, a Kadikoy, sulla sponda asiatica e ad Okmeydani, facendo abbondante uso di idranti, lacrimogeni e proiettili di gomma. Di fronte alla violenza preventiva delle forze dell’ordine in diversi quartieri di Istanbul e in un’altra decina di città – in particolare a Diyarbakir, Batman, Van, Sirnak, Urfa, Mardin e Hakkari - decine di migliaia di manifestanti hanno allestito barricate, lanciato pietre, petardi e bombe incendiarie contro la polizia in assetto antisommossa, e hanno dato alle fiamme un bus. In diverse città i manifestanti hanno tentato di assaltare, e in alcuni casi ci sono riusciti, le sedi del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp) al potere.
Oggi pomeriggio sono annunciate nuove manifestazioni in numerosi quartieri di Istanbul (Beşiktaş, Kadıköy, Sarıgazi, Esenyurt, İkitelli), ad Ankara, a Smirne, ad Antalya, ad Antiochia e naturalmente in tutto il Kurdistan.
Non solo le organizzazioni della sinistra curda (i partiti Hdp e Bdp e il fronte urbano del Partito dei Lavoratori del Kurdistan), ma anche i sindacati di classe e i partiti della sinistra radicale turca e alcune organizzazioni della comunità alevita hanno fatto appello ai propri sostenitori affinché scendano in piazza massicciamente contro il governo.

pc 7 ottobre - Sull'origine di classe delle idee...da Pillole comuniste

"La classe non è acqua e la classe di appartenenza, di origine, è alla base dell'ideologia, del nostro modo di pensare. Un artigiano a metà con il sottoproletario non può che produrre e avere un'ideologia che combina fattori del modo di pensare piccolo borghese, cittadino presuntamente e presuntuosamente "libero e pensante" e ribellismo sottoproletario anarchicheggiante. Può avere momenti in cui inclina alla trasformazione ma poi alla sua classe di appartenenza ritorna"

da Pillole comuniste -1-
19/04/2013

La lotta ideologica è l'antidoto necessario per afferrare saldamente l'ideologia del proletariato

pc 7 ottobre - Napoli: tre studenti accusati di associazione sovversiva. Contro la repressione e il moderno fascismo che avanza... pillole comuniste

riportiamo da Contropiano
Napoli. Tre studenti diventano associazione sovversiva. Volevano manifestare il 2 ottobre
·                                  Martedì, 07 Ottobre 2014 11:24
La vicenda sarebbe grottesca ma invece è realtà ed accade in Italia.
Due studenti e una studentessa napoletana, tre giovani compagni tra i 19 e i 22 anni, sono stati identificati durante una perquisizione a una sede sociale dei movimenti ad Acerra nell'ambito di controlli precedenti alla manifestazione contro la BCE. Nel corso di questa stessa perquisizione la polizia ha sequestrato alcuni pannelli di plexigas e le aste di plastica di uno striscione ritenendo che servivano per la manifestazione del 2 ottobre, che, come si è visto, ha inteso beffare l'imponente militarizzazione della zona rossa permettendo a un attivista di attraversare la stessa con un cartello e uno striscione di contestazione della BCE, grazie all'uso di scale...
Ebbene per convalidare questo sequestro la procura di Nola (competente su Acerra) ha iscritto questi ragazzi alle indagini per 270 bis, cioè per associazione sovversiva!!!
Per quanto il senso del grottesco ci assalga e ci faccia apparire tutto inverosimile, resta un'iniziativa repressiva assolutamente grave, spropositata e fuori da ogni senso di realtà, compresa quella giuridica. Non sappiamo se si tratta di un'iniziativa estemporanea (ed irresponsabile) del pm per giustificare in qualche modo la convalida del sequestro, di un'iniziativa intimidatoria ma comunque contingente o se qualcuno in vista delle lotte sociali dell'autunno cerca di costruire qualche altro teorema repressivo sui movimenti della nostra città. Sappiamo che non è così che ci possono intimidire!
Difendere i diritti delle lotte sociali, il diritto a mobilitarsi e reagire a chi ci sta derubando del presente e del futuro è una necessità che non può essere negata. Perciò la solidarietà e il sostegno a chi viene colpito dalla repressione ci impegna tutti e tutte, i tantissimi che sono vicini alle ragioni delle mobilitazioni e chi ha ancora a cuore la democrazie reale in Italia e in Europa. Ci sono generazioni di precari e disoccupati o ipersfruttati che rischiano di ritrovarsi escluse da tutto e non potranno essere fermate di certo con queste procedure da ventennio fascista!
Block Bce Napoli

Nell'attuale fase il moderno fascismo è una fusione tra azione instaurativa-legislativa dall'alto, costruzione blocco autoritario-corporativo, creazione del consenso mediatico/incanalatore delle masse.
L'aspetto militare, repressivo è concentrato prevalentemente nello Stato di polizia, spesso agente come milizia fascista autorizzata e leggi speciali capillarizzate, imposte con uso della forza, denunce, condanne, carceri.

Pillole comuniste – 1 -

2.06.2013

pc 7 ottobre - sulla guerra rivoluzionaria .. da Pillole comuniste

La guerra rivoluzionaria non è inventata dall'azione soggettiva del partito ma è innanzitutto, trasformazione ideologica, strategica e tattica e guida dell'esperienza pratica delle masse.

da Pillole comuniste -1 -
 7.8.2013

La rivoluzione non nasce dalle grandi serate nei salotti di partito e neanche dalle decisioni che un partito, pur avendo chiare credenziali comuniste, prende. La rivoluzione nasce tra le masse e con le masse con la guida del partito comunista che abbia formato una sua struttura di quadri ideologicamente in grado di dare una direzione strategica e tattica al proletariato tutto.





pc 7 ottobre - Contro l'ideologia "ne di destra, nè di sinistra"... Pillole comuniste

Dedicato a chi, nei cortei - per non scontentare nessuno - pretende che, siccome qualcuno per codardia non osa esporre i propri vessilli, non siano esposte le bandiere dei partiti e delle organizzazioni presenti.
Ognuno deve potersi distinguere per quello che è: se del caso, deve essere allontanato in ogni modo, per evitare di avere a che fare con gentaglia fascistoide.
Non si può pensare che possa andare bene una massa informe: così si fa solo il gioco degli estremisti di destra che in questo modo possono più facilmente spacciare le loro marce teorie. (P.T.)

*****
L'ideologia "né destra né sinistra, niente bandiere" è volta contro la sinistra, contro la bandiera della classe operaia, e contro la bandiera rossa.
E' quindi sempre un'ideologia reazionaria.


Da Pillole comuniste - 1 -
24-4-2013

pc 7 ottobre - La battaglia di Kobane,a sostegno delle masse kurde che resistono contro ISIS, ma è necessario denunciare l'imperialismo - un appello e una iniziativa di lotta a Pisa

Appello urgente del KNK

Migliaia di civili in Kobane rischiano di essere massacrati!! è ora il momento di agire per evitare il massacro imminente!
L'organizzazione terrorista ISIS sta purtroppo avanzando verso la città di Kobane nella  parte occidentale del Kurdistan (Siria settentrionale). Sono già entrati  in alcuni quartieri della città.
Le forze di  difesa curde,YPG, stanno eroicamente difendendo la città e la  popolazione civile dagli attacchi dell'ISIS, con armi molto limitate e nessun supporto tecnico contro il livello tecnologicamente avanzato delle armi appartenenti all'ISIS. Le armi in loro possesso non sono efficaci contro le armi pesanti che l'ISIS ha confiscato all'esercito regolare iracheno.
Migliaia di civili in Kobane sono sotto la minaccia imminente di un massacro. Anche migliaia di civili al confine turco sono sotto la minaccia di attacchi sistematici da parte dell'ISIS. ...

Migliaia di persone stanno per essere uccise e massacrate davanti ai nostri occhi. è ora il momento di agire per evitare il massacro imminente!
Congresso Nazionale Kurdo     

I kurdi occupano l'aeroporto di Pisa

Ci è giunta la notizia che dalle 13.00, dopo che stamani hanno occupato l'aereoporto di Pisa, la Comunità Curda proveniente da varie zone della Toscana sarà sotto il Consolato Usa - Lungarno Vespucci, 38 - per sostenere la Resistenza Kurda e denunciare la complicità internazionale nel massacro che sta avvenendo per mano delle milizie dell'Isis a nord della Siria in territorio Kurdo.
Accorrere numerosi!

Kobane Resiste
Solidarietà militante alla Resistenza Kurda

pc 7 ottobre - COMUNICATO MEETING INTERNAZIONALE di sostegno alla GP in India in occasione del 10° anniversario del PCI (M)



Si è tenuto con successo il Meeting Internazionale di sostegno alla guerra popolare in India in occasione del 10° anniversario della fondazione del PCI (M). Hanno partecipato delegati e rappresentanti di partiti e organizzazioni di Brasile, Turchia, Germania, Galizia, Francia, Austria, Italia, Olanda; hanno inviato messaggi Canada, Spagna, Afghanistan (Partito e organizzaz zione), Srylanka, Francia (altra organizzazione) , Grecia. E' stato fatto un resoconto dell'azione dei maoisti in Tunisia a sostegno della gp in India. Ha comunicato l'adesione al Comitato la Rete dei Blog Comunisti e hanno annunciato dall'Irlanda un'iniziativa celebrativa.

E' stato un meeting che ha realizzato una grande unità nel sostegno alla guerra popolare in India e lanciato un grande Lal Salaam al Partito Comunista dell'India (maoista), alle masse indiane, all'Esercito Guerrigliero Popolare, ai quadri e dirigenti del PCI (M). Ha espresso un forte apprezzamento per l'iniziativa presa dal Comitato, importante a livello mondiale, in contemporanea con le celebrazioni in India, nel fuoco della guerra di popolo e contro la repressione del regime indiano e dell'imperialismo.
Il meeting si è svolto nell'arco di due giornate. Si è aperto innanzitutto con un saluto ai martiri della rivoluzione indiana e del Partito Comunista dell'India (maoista).
Dopo una breve introduzione del Comitato e il canto dell'Internazionale, vi è stata la lettura del grande Messaggio di saluto rivolto al meeting dal PCI (M), accolto con applausi ed emozione.
Il Comitato nella sua relazione ha esposto come si stia ampliando e approfondendo il sostegno alla guerra popolare, dalla sua nascita alle giornate internazionali, alla vittoriosa Conferenza Internazionale di Amburgo, realizzata con la Lega contro l'aggressione imperialista e il concorso e sostegno di partiti, organizzazioni, comitati solidali; di come questa iniziativa sia continuata e di come essa contribuisca all'opposizione all'operazione Green Hunt, alla solidarietà ai prigionieri politici, al sostegno alla guerra popolare, nella comprensione di quanto essa sia importante nella lotta tra imperialismo e proletari e popoli e di quanto essa incida nei rapporti di forza nel mondo, di quanto essa contribuisca e indichi la strada per la lotta antimperialista e di liberazione dei popoli e di quanto essa serva per l'unità delle forze comuniste maoiste, antimperialiste, democratiche e progressiste; e, infine, di quanto essa sia espressione discriminante dell'internazionalismo proletario. Per questo l'azione del Comitato e il sostegno internazionale alla GP, vengono oggi attaccati dal governo indiano e dall'imperialismo e considerati un importante “nemico esterno” insieme al 'principale nemico interno' rappresentato dalla guerra popolare diretta dal PCI (M).

Questo Meeting era indispensabile, per noi sostenitori della guerra popolare, in occasione del 10° anniversario della fondazione del Partito che la dirige.


Nello stesso tempo il Comitato ha denunciato fortemente la repressione in India che ora con il regime di Modi vuole cancellare ogni forma di opposizione politica e ha espresso la solidarietà a Varavara Rao e a tutti i partecipanti al Forum per l'Alternativa Politica a cui si è cercato di impedire un meeting per il 10° anniversario del Partito.

Tutti i comitati, partiti e organizzazioni presenti sono poi intervenuti, portando il loro sostegno al Meeting e alla Guerra Popolare e il saluto a tutti i combattenti in India, alle masse indiane e al PCI (M), legando nei loro interventi questo sostegno ai temi caldi della situazione internazionale, dall'Ucraina al Kurdistan, dal Brasile all'Europa...
Forte è stata negli interventi la solidarietà ai prigionieri politici indiani e di tutto il mondo rinchiusi nelle galere dell'imperialismo, così come il ricordo della detenzione di Abimael Guzman, Presidente Gonzalo, di cui in queste stesse giornate ricorreva il 22°anniversario del “discorso dalla gabbia”.
Negli interventi vi sono state informazioni e valutazioni relativi allo stadio e ai problemi della campagna di sostegno nei diversi paesi del mondo. Particolarmente significativo sono stati messaggi e saluti di compagni di parti molto lontane nel mondo, dal Canada all'Afghanistan, che pur non essendo riusciti, nonostante i loro sforzi, ad essere presenti al Meeting, hanno espresso tutto il loro sostegno e soprattutto il loro impegno a portare il loro contributo, a fornire proposte e indicazioni per rendere sempre più forte il quadro internazionale del sostegno alla guerra popolare e il ruolo del Comitato nell'essere centro di promozione e strumento per coordinare la campagna con altre forze che pur non facendo parte del Comitato sono in prima linea impegnate nel sostegno alla guerra popolare, al PCI (M) e alla rivoluzione indiana.

Il Meeting Internazionale – ha detto il Comitato – non chiude ma apre le iniziative in occasione del 10° anniversario e dalla tribuna del Meeting ha espresso insieme a tutte le forze presenti il saluto e il sostegno a tutte le iniziative, messaggi, meetings che si svolgono e si svolgeranno in questo periodo.

La prima giornata si è chiusa con l'entusiasmante e profondo intervento delle compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario che hanno salutato e valorizzato il ruolo delle donne nella guerra popolare, nella rivoluzione, nello sviluppo del movimento, nella costruzione dei partiti autenticamente rivoluzionari, proponendo che le organizzazioni delle donne di tutto il mondo assumano un ruolo di prima linea contro l'imperialismo e il regime indiano: il regime dell'oppressione feudale-capitalistica e degli stupri di massa contro le donne.

Il secondo giorno ha visto un dibattito libero tra le forze presenti in cui sono stati sollevati temi di approfondimento sullo sviluppo della guerra popolare, sul significato dell'unità dei maoisti nel Partito Comunista dell'India (maoista), sui problemi delle forme migliori politiche e organizzative per sviluppare il sostegno alla guerra popolare.
Si è poi discusso lo stadio attuale dei preparativi e la funzione della Delegazione Internazionale che si prepara a sfidare il regime indiano in casa sua e sulla necessità che essa serva nel modo migliore a denunciare il regime dell'oppressione sociale e della repressione, e contribuire a isolare e fermare l'operazione Green Hunt, la repressione che colpisce ora anche eminenti personalità democratiche dell'India e il Forum per l'Alternativa Politica. In India andrà una delegazione di militanti solidali di diversa natura dentro una campagna internazionale che ne faccia sentire forte la rappresentatività delle masse solidali nel mondo.
La maggioranza delle forze presenti ha assunto rispetto alla Delegazione l'impegno di intensificare gli sforzi per la sua realizzazione.

In un clima di grande unità e di entusiasmo e “con spirito e tensione rivoluzionaria” si è andati alla conclusione del Meeting, dando nuovamente la parola al PCI (M) e alla parte finale del suo Appello al popolo dell'India, in cui ben chiaro è la natura e lo stadio della grande battaglia in corso in India.
Alle parole del messaggio del Partito,
“… vogliamo parlare dei grandi sforzi che si stanno facendo a sostegno della guerra popolare in India. La notizia delle vostre campagne, le loro vive immagini, vengono riportate il più ampiamente possibile tre le nostre file, tra i combattenti dell’EPGL e le masse rivoluzionarie, attraverso le nostre riviste pubbliche e clandestine e con molti altri mezzi. Quando sanno che i loro fratelli e sorelle in terre lontane si levano in solidarietà militante con loro, quando vedono le immagini di proteste davanti alle ambasciate indiane, di scritte sui muri che portano il messaggio della loro rivoluzione alle masse di quei paesi, i loro cuori si riempiono d'orgoglio - non siamo soli, il nostro popolo è lì, siamo ovunque.
Le vostre azioni sono un’ispirazione, ci hanno reso più determinati. Ci impegneremo al meglio per corrispondere la fiducia che riponete in noi. Il nostro futuro, il futuro della rivoluzione mondiale, il futuro del proletariato mondiale, delle nazioni e popoli oppressi è sicuramente brillante, ma il percorso è tortuoso, arduo e pieno di tornanti. Il futuro dei nostri nemici, degli imperialisti e dei loro lacchè in tutto il mondo, è il buio e la loro fine inevitabile”
il Meeting Internazionale ha risposto:
Non siete soli! Siamo pronti ad assolvere a tutti e in ogni campo ai nostri compiti...

Un forte Lal Salaam, il canto dell'Internazionale e gli slogan:
Viva il PCI (M), Viva la Guerra Popolare, Viva l'internazionalismo proletario, hanno chiuso e cementato il successo di questa due giorni.

Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India
28 settembre 2014


Hanno partecipato al meeting (in ordine di intervento):
Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India
Lega Contro l’Aggressione Imperialista League (BGIA, Amburgo, Germania)
Fronte Rivoluzionario di Difesa dei Diritti del Popolo (Brasile)
Partito Comunista di Turchia / Marxista-Leninista (TKP/ML)
Bloc Rouge (Unificazione dei Maoisti) (Francia)
Comitato di Costruzione deò Partito Comunista Maoista di Galizia
Comitato di Sostegno alla Guerra Popolare in India, Galizia
Costruzione Rivoluzionaria, Austria
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario (MFPR, Italia)
Maoisti di Tunisia
Partito Comunista maoista Maoist Communist Party – Italy (PCm-Italia)
Mass Line (Olanda)

Hanno inviato messaggi e comunicato iniziative (in ordine alfabetico):
Democrazia e lotta di Classe (Galles)
Lunga Marcia verso il Comunismo (Madrid, Spagna)
Organizzazione dei lavoratori di Afghanistan (M-L-M, principalmente Maoista)
Partito Comunista (Maoista) di Afghanistan
Partito Comunista di Grecia (Marxista-Leninista)
Partito Comunista Rivoluzionario, Canada (PCR/RCP)
Partito Socialista Repubblicano Irlandese
Rete dei Blog Comunisti (di lingua spagnola)
Voie Proletarienne (Organizzazione Comunista Marxista-Leninista, Francia)
Yr Aflonyddwch Mawr (Galles)


Comunicato finale sulle decisioni.

Il Comitato Internazionale di sostegno alla GP in India ha assunto tre compiti:
  • pubblicazione degli Atti, con tutti gli interventi e messaggi del meeting, nel più breve tempo possibile;
  • dichiarazione di una nuova giornata internazionale a sostegno della guerra popolare nei prossimi mesi;
  • intensificazione dell l'azione per la Delegazione Internazionale.

Altre decisioni sono:
  • unire la campagna per i prigionieri politici indiani a tutte le campagne per i prigionieri politici nel mondo;
  • sviluppare un'iniziativa specifica alle fabbriche delle multinazionali indiane, in particolare in Europa, per creare un legame internazionalista tra i lavoratori dei paesi imperialisti e i lavoratori indiani;
  • raccogliere la proposta di sostenere un appello delle donne per un ponte tra il movimento delle donne e la lotta delle donne nella guerra popolare.

COMITATO INTERNAZIONALE DI SOSTEGNO ALLA GUERRA POPOLARE IN INDIA

28.9.14

pc 7 ottobre - Fascisti ricacciati nelle fogne in decine di città

Proteste in tutta Italia contro le veglie omofobe.

In diverse decine di città italiane erano state organizzate per oggi manifestazioni pubbliche delle "Sentinelle in piedi", sedicente sigla nata da alcuni mesi a livello nazionale che si auto-presenta come "un gruppo di cittadini che vigila sulla libertà di espressione e per la tutela della famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna" e che si batte contro il ddl Scalfarotto. Di fatto, si tratta nient'altro che di una sigla che riunisce cattolici integralisti e reazionari della peggior specie. Dietro la falsa pretesa di manifestare pacificamente rimanendo in silenzio, questi personaggi celano in realtà una violenza molto più grande, quella di difendere pubblicamente retoriche omofobe, discriminatorie e cariche di odio.
Contro queste impresentabili boutade, in diverse città sono stati organizzati dei contro-presidi per manifestare in difesa della libera scelta di tutti e tutte e allontanare la presenza delle sentinelle.

Torino il passaparola e il tam-tam partiti sui social network negli ultimi due giorni hanno dato vita a una risposta particolarmente numerosa e determinata. Poco prima delle 16 un gruppo di alcune decine di persone hanno provato a entrare in piazza Carignano, dove era previsto il concentramento omofobo, trovandola già completamente militarizzata. Sono volati i primi spintoni contro i manifestanti, allontanati brutalmente, ma nel giro di pochi minuti la situazione si è ribaltata con l'arrivo di centinaia di persone partite dalla vicina piazza Castello per contestare le sentinelle. Nel corso della protesta tanti altri torinesi che si trovavano a passare dal centro hanno deciso di unirsi, molti i giovani e i giovanissimi. In breve, il colpo d'occhio rivelava uno sparuto gruppo di sentinelle in piedi, blindato tra le transenne e i cordoni della celere e circondati tutt'attorno da un migliaio di persone scese invece in piazza per difendere la libera scelta di tutti e tutte.
A riprova della composizione che affollava le "veglie" omofobe, a Torino spiccavano tra i partecipanti anche alcuni volti noti della politica torinese, come quello dell'ex vicesindaco Marco Calgaro o quello di Maurizio Marrone, cresciuto tra le file dei fascisti del Fuan e ora comodamente seduto in consiglio Regionale con Fratelli d'Italia. Quest'ultimo, in particolare, contravvenendo alla regola del silenzio delle sentinelle, ha ripetutamente provocato i manifestanti, ricevendo per tutta risposta una pioggia di fischi e insulti.
Dopo circa mezz'ora di presidio, i manifestanti hanno iniziato a rimuovere le transenne poste a difesa delle sentinelle: agenti della celere e della Questura non hanno lesinato botte e spintoni ma sono poi stati costrette a far allontanare in fretta e furia i partecipanti alla veglia, che hanno lasciato piazza Carignano scortati dalla polizia e con la coda tra le gambe. A quel punto il presidio, con un boato di gioia, si è ripreso la piazza, decidendo poco dopo di partire in corteo selvaggio per le vie del centro al grido di "L'omofobia è odio, non è un'opinione". La manifestazione ha raggiunto piazza Vittorio, raccogliendo gli applausi e i consensi dei passanti, e si è poi sciolta tra l'entusiasmo dei molti che hanno visto crescere una risposta così determinata e al di sopra delle aspettative, considerato anche il poco tempo in cui tutto è nato.

A Napoli questa mattina diverse decine di persone si sono radunate al Vomero e, nonostante la celere schierata a difesa del presidio omofobo, hanno costretto le sentinelle a lasciare dopo poco la piazza, sommersi dai fischi, e sono partite in corteo per le vie della città dietro uno striscione con scritto "#StopOmofobia, Jatevenne!".

Nel pomeriggio è stato il turno di Bologna, dove un corteo partecipato e festoso ha cacciato dalla piazza alcuni esponenti di Forza Nuova e ha sfilato per la città.

Manifestazioni e presidi anche a Genova, Rimini, Pisa, Aosta e Reggio Emiliae probabilmente l'elenco delle città che hanno deciso di opporsi alla presenza delle sentinelle in piedi è destinato ad allungarsi ulteriormente con le notizie delle prossime ore.
Insomma, in tutta Italia i siparietti omofobi che volevano nascondersi in maniera ipocrita dietro il vessillo della libertà di espressione non hanno avuto gioco facile e c'è da aspettarsi che, vista l'accoglienza ricevuta oggi, in futuro le "sentinelle" ci penseranno due volte prima di annunciare di voler manifestare pubblicamente in piazza...

lunedì 6 ottobre 2014

pc 7 ottobre - l'imperialismo è guerra...ma è una tigre di carta!..da Pillole comuniste

L'imperialismo è guerra, chi non comprende questo concetto scientificamente,ideologicamente,teoricamente,econonomicamente,culturalmente,praticamente non può combattere realmente la guerra, ma solo denunciarne aspetti, effetti.
E' a partire da questa comprensione che è possibile utilizzare tutte le forze, unire tutte le forme di lotta per condurre questa battaglia e vincerla.
Si può vincere perchè come dice Mao 'l'imperialismo è una tigre di carta'

da Pillole comuniste - 2 -
11-9-2013

pc 6 ottobre - Padroni o lavoratori? Squinzi vuole abolire l'art.18 e attacca il governo sul Tfr...

«Vorrei che per un giorno chi parla di noi come padroni a caccia di ogni mezzo per rendere il lavoratore sempre più debole e senza protezioni facesse un breve corso, gratuito, nelle nostre fabbriche, quelle vere che gareggiano con il mercato». Parole sante, verrebbe da dire! Questa frase, detta al Forum della Piccola Industria, dimostra come in questi due anni Squinzi, attuale presidente di Confindustria, sia diventato progressivamente più sicuro di sé. Prima l'esempio del fascismo padronale di Marchionne e ora quello del moderno fascista Renzi gli hanno dato quella spinta che di suo non aveva, è diventato più aggressivo, insomma fa il padrone! Anche se lui, insieme a qualche altro "imprenditore" che si considera "lavoratore", non vogliono che si usi questa parola, ed è a questo proposito che il vecchio Scalfari, nel suo editoriale sulla Repubblica di ieri, si inalbera e un po' seccato gli si rivolge così: "Caro Squinzi, lei dice a volte cose molto sensate e a volte  -  mi permetta di dirlo  -  alcune sciocchezze. I padroni ci sono sempre ed oggi semmai sono più forti e più ricchi di prima e questo è un punto sul quale lei di solito sorvola…"

Il problema è che quando tutti i dati e le responsabilità diventano sempre più chiari, dalla crisi che non si risolve, alla disoccupazione, all'evasione fiscale, alla corruzione… allora il capitalista si rivolge all'opinione pubblica e torna a spacciarsi come lavoratore, cosa che i capitalisti hanno provato a fare fin dall'inizio del loro dominio sociale, e che Marx ha sbeffeggiato a più riprese: "Certo, anch'egli può metter direttamente mano al processo di produzione come il suo operaio, ma allora sarà una cosa intermedia fra il capitalista e l'operaio, sarà un !'piccolo padrone." [Il Capitale, Ed. Riuniti, pag.347] E ancora: "Il nostro amico, che poco fa era ancora tanto fiero del suo capitale [Squinzi quando si vanta della sua azienda!] assume d'un tratto il contegno modesto del proprio operaio. Non ha lavorato anche lui? Non ha compiuto il lavoro di sorveglianza, di sovraintendenza…? E questo suo lavoro non crea valore anch'esso? ... Ma  intanto il capitalista ha ripreso, ridendo allegramente, la sua antica fisionomia. Ci ha voluto canzonare, con tutta quella litania." Perché in fondo "…Egli è un uomo pratico, che fuori degli affari non riflette sempre a quel che dice, [e addirittura Scalfari glielo deve ricordare!] ma negli affari sa sempre quel che fa." [pag. 227]

Ecco, quindi, il no deciso sul Tfr in busta paga agli operai. "Sul Tfr non usa mezzi termini: la risposta di Giorgio Squinzi è un «no» ben scandito all'ipotesi del governo di mettere in busta paga il trattamento di fine rapporto." Così riporta il quotidiano di Confindustria di ieri. Con questo "No" ha voluto sfidare apertamente il governo Renzi. Tanto che ha ribadito "Nulla che possa nuocere ulteriormente alle imprese è tollerabile», perché? Perché alle imprese medie e piccole verrebbero a mancare circa 10-12 miliardi!
E se il governo non lo avesse capito, oltre a non toccare il Tfr bisogna senza paura "andare avanti, invece, su una «vera e radicale riforma del mercato del lavoro»." Insomma aboliamo l'articolo 18; e non finisce qui, perché insieme a questo "… c'è sul tavolo la riforma complessiva del mercato del lavoro, flessibilità in entrata e in uscita, ma anche ammortizzatori sociali e politiche attive. … . C'è un'intera filiera della conservazione da abbattere».
La "filiera della conservazione da abbattere" sarebbe appunto l'articolo 18 e gli altri diritti conquistati dalla classe operaia soprattutto negli anni '60 e '70! Squinzi fa finta di dimenticare che quelli del Tfr sono soldi dei lavoratori; che questi lavoratori di fatto li anticipano al padrone che li usa per investire in azienda senza pagare interessi!

Ma Squinzi, a nome di tutti i padroni, vuole una legge sul "mercato del lavoro" cioè su operai "liberi" di essere sfruttati senza fine, anche se si dice convinto che "non è una legge a creare occupazione…" ma la legge la vuole, e se di leggi si tratta, anche su questo Marx [Capitale, pag. 338] ha dato un "consiglio" agli operai: "A 'protezione' contro il serpente dei loro tormenti, gli operai debbono assembrare le loro teste [sott. nostra] e ottenere a viva forza, come classe, una legge di Stato, una barriera sociale potentissima, che impedisca a loro stessi di vender sé e la loro schiatta alla morte e alla schiavitù, per mezzo di un volontario contratto con il capitale."

pc 6 ottobre - Proletari comunisti esprime il suo pieno appoggio alla giornata di sciopero degli operai della logistica del 16 ottobre

COMUNICATO CONCLUSIVO DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE DELLA LOGISTICA TENUTA CONTEMPORANEAMENTE, IN COLLEGAMENTO VIA WEB TV, NELLE CITTA' DI MILANO, TORINO, PIACENZA, PARMA, ANCONA, BOLOGNA, ROMA, NAPOLI, VERONA, CESENA, TREVISO, VICENZA, PADOVA.

L'assemblea nazionale dei lavoratori della logistica riuniti in assemblea in data 21 settembre ha approvato il seguente documento:
  1. Nel considerare una grave provocazione quella messa in atto da Fedit, che ha firmato un accordo con CGIL CISL e UIL denominato “Linee guida per la realizzazione di un nuovo modello per il lavoro delle ribalte” del 13 febbraio 2014 ed il successivo accordo di TNT sempre con CGIL CISL e UIL del giugno, mediante i quali, congiuntamente, padroni e sindacati stanno cercando di mettere in discussione le conquiste ottenute con le lotte degli ultimi anni, barattando una presunta garanzia di assunzione da parte del committente con un netto peggioramento delle condizioni contrattuali e retributive, ci impegnamo a respingere tale provocazione e a continuare il percorso per il miglioramento delle condizioni lavorative e retributive e per portare a pieno compimento il raggiungimento degli obiettivi indicati nella piattaforma di lotta, che viene qui interamente richiamata;
  1. A partire da quanto indicato nel punto precedente, l'assemblea dà pieno mandato alle OO.SS che hanno promosso l'assemblea, ad aprire una nuova vertenzialità nazionale, inviando immediatamente una lettera, in primo luogo a Fedit e Confetra (sono le Associazioni padronali che raggruppano BRT, TNT, GLS, SDA, ecc,) per chiedere un incontro a stretto giro per verificare se esiste o meno la disponibilità a discutere della nostra piattaforma e ad accogliere i punti in essa contenuti. Inoltre si dà sempre mandato ad inviare la stessa lettera a tutte le altre realtà della logistica, anche se non organizzate in Fedit, per effettuare la medesima verifica.
  1. Al di là delle risposte che eventualmente verranno fornite alle nostre richieste, viene proclamata fin d'ora una giornata intera di sciopero generale della logistica per il 16 ottobre per creare un primo momento di risposta generale ai tentativi padronali di far tornare indietro le conquiste ottenute, ma anche per dare corpo ad una mobilitazione che si ponga l'obiettivo di ottenere uguali garanzie di reddito per tutti ( a partire dagli ammortizzatori sociali per il settore della logistica) e che sappia intrecciare anche le legittime lotte per il diritto all'abitare con tutti quei soggetti che vivono drammaticamente il problema della casa. Per la giornata di sciopero e mobilitazione viene data come indicazione generale quella di articolare lo sciopero nell'arco delle 24 ore con possibilità, laddove è possibile, di organizzare manifestazioni che si concludano davanti alle Prefetture.
  1. E' evidente che questa prima giornata di lotta e di mobilitazione generale si caratterizzerà anche con un chiaro riferimento alle politiche governative in tema di lavoro (Jobs Act) che si muovono nell'ottica di eliminare ogni forma di garanzia (V. Art. 18, demansionamento, videosorveglianza, ecc). In relazione a tali politiche che mirano a colpire i lavoratori e agli sviluppi della vertenzialità in atto, verranno messe in atto tutte quelle iniziative di lotta che verranno ritenute idonee al raggiungimento degli obiettivi, compresa l'eventuale partecipazione anche ad una giornata di sciopero generale conflittuale, nel mese di novembre.

pc 6 ottobre - CON I COMBATTENTI KURDI CONTRO L'ISIS E CONTRO L'IMPERIALISMO

A Rojava, Kobane le forze combattenti curde stanno resistendo all'attacco dell'Isis, ma devono lottare anche contro l'imperialismo che col pretesto dell'Isis, interviene nella zona. 
Noi siamo con le forze che in questa lotta non si appoggiano all'imperialismo il cui disegno di fornire le armi ai Peshmerga ha il solo scopo di mettere i suoi artigli per il controllo di una area strategica.

Riportiamo alcune notizie stampa sulla situazione dei kurdi, sulla fase attuale e soprattutto sul ruolo volutamente ambiguo degli Stati della zona e degli Usa.

Ripubblichiamo inoltre parti dell'intervista fatta da proletari comunisti all'artista e militante comunista turca, Pinar Aydinlar. 

"...i curdi in Siria sono circa il 9% della popo­la­zione, sono la più grande mino­ranza etnica del paese. Vivono pre­va­len­te­mente nel Kur­di­stan della Siria.I curdi negli ultimi 90 anni hanno dovuto lot­tare per pre­ser­vare la pro­pria esi­stenza. Sono stati mas­sa­crati da tutti i governi che sono suc­ce­duti in Iraq, in Tur­chia, in Iran e in Siria. In quest’ultimo paese, nel corso della mas­sic­cia poli­tica di ara­biz­za­zione ini­ziata nel 1962, a circa 200 mila cit­ta­dini curdi è stata negata la cit­ta­di­nanza siriana.
Que­sto gruppo di cit­ta­dini senza patria, insieme ai pro­pri discen­denti anche loro senza diritti, non hanno nes­suna iden­tità, in quanto il regime siriano prima nell’era del padre Hafiz Al Assad poi quello del figlio Bashar Al Assad non hanno mai rico­no­sciuto que­sti curdi come cit­ta­dini di quel Paese.
La situa­zione rimase inva­riata fino alla rivolta della popo­la­zione Siriana con­tro il regime di Assad nel 2011. All’indomani dell’abbandono degli appa­rati gover­na­tivi dalle zone curde. I curdi per col­mare il vuoto lasciato del regime, hanno creato tre can­toni – Afrin, Jazira e Konabe – abi­tati da una con­fe­de­ra­zione di popoli e etnie. Curdi, Assiri, Tur­co­manni, Siriani, Arabi, Armeni si sono con­fe­de­rati e i rap­pre­sen­tanti dei pro­pri vil­laggi hanno volon­ta­ria­mente ade­rito alla con­fe­de­ra­zione del Kur­di­stani Rojava ovvero Kur­di­stan dell’Ovest. Ogni vil­lag­gio elegge i suoi rap­pre­sen­tanti che ammi­ni­strano leggi e giu­sti­zia a livello locale e par­te­ci­pano alla poli­tica di ogni pic­colo cantone.

Que­sta situa­zione non è andata giù alla Tur­chia, per­ché il pro­blema curdo è una sua spina nel fianco: teme (ma senza alcuna ragione) che, nella con­fusa situa­zione siriana, potrebbe nascere una Regione curda siriana sul modello dei loro fra­telli curdi Ira­cheni e che que­sta potrebbe poi unirsi ai curdi della Tur­chia, che ormai lot­tano da anni per la loro libertà. Quindi è comin­ciato un intenso lavoro di pro­vo­ca­zioni da parte di agenti tur­chi, così si sono inten­si­fi­cate le infil­tra­zioni e gli attac­chi delle bande cri­mi­nali come Jeb­hat Al Nusra affi­liato ad al Qaeda, ma aiu­tato del governo Turco e, sotto dire­zione dei Ser­vizi tur­chi, hanno attac­cato le città del Kur­di­stan occidentale.

Gli intensi com­bat­ti­menti in corso in que­ste ore, intorno alla zona di Kobane con­ti­nuano. I Pesh­merga delle due forze curde Unità di Pro­te­zione Popo­lare (Ypg) e Unione delle donne (Ypj) stanno difen­dendo Kobane e i vil­laggi cir­co­stanti nono­stante le risorse molto limi­tate e le armi leg­gere con­tro gli assas­sini dell’Isis super ara­mati.
Salih Muslim, co-presidente delle Pyd, ha spie­gato che «alcuni Stati» hanno reclu­tato l’Isis per met­tere fine all’autogoverno curdo e al sistema demo­cra­tico nel Rojava (il Kur­di­stan siriano). «Abbiamo costruito un sistema che rico­no­sce dif­fe­renti fedi – ha detto Muslih — i diritti delle donne e le lin­gue madri di popoli diversi…ciò non sta bene a que­gli Stati …che hanno cer­cato assas­sini mer­ce­nari e l’Isis faceva al caso loro».
La Tur­chia che da un lato sostiene di par­te­ci­pare alla lotta con­tro l’Isis e dall’altro non ha alcun inte­resse a fer­mare i jiha­di­sti che asse­diano Kobanè. La Tur­chia, che ha il con­trollo del nord di Kobanè – l’unico lato che non è sotto asse­dio dell’Isis -, impe­di­sce a qual­siasi aiuto di rag­giun­gere la città, quindi ai com­bat­tentti curdi del Pkk di unirsi alla difesa della città. 
La Tur­chia, l’Arabia Sau­dita e gli Emi­rati hanno soste­nuto in Siria orga­niz­za­zioni ter­ro­ri­sti­che per­chè il loro scopo era quello di rove­sciare il pre­si­dente Bashar Assad e così facendo hanno con­tri­buito a far scop­piare la guerra tra musul­mani sun­niti e sciiti. 
Gli Stati Uniti sape­vano e non hanno fatto nulla per fer­mare gli “alleati”. Anzi, attra­verso le riu­nioni del gruppo “Amici della Siria” hanno prima segre­ta­mente e poi aper­ta­mente dato il via libera alle for­ni­ture di armi ai ribelli anti-Assad che poi, in parte, le hanno ven­dute o con­se­gnate ai jihadisti"

Intervista a Pinar Aydinlar, artista e militante comunista rivoluzionaria turca

pc – Nella riunione di Donna Nuova che ho seguito e a cui ho portato il saluto delle nostre compagne, ti ho sentito proporre una campagna internazionale a sostegno delle combattenti curde della regione di Rojawa/Kobane. Una lotta di cui nel nostro paese si sa poco. Potresti parlarmi meglio di questa lotta?
Pinar – A Rojawa c’è una guerriglia di liberazione nazionale che va avanti da molto tempo e che negli ultimi mesi sta vivendo una situazione molto difficile, sotto attacco congiunto delle forze dell’ISIS e degli altri eserciti che combattono nel Kurdistan siriano. Ma, rispetto ad altre guerriglie e lotte rivoluzionarie di liberazione nazionale, la particolarità di questa lotta è il ruolo importante che vi giocano le donne rivoluzionarie curde.
Donne che hanno rifiutato il ruolo subordinato, gli affetti familiari, per prendere le armi e combattere. E, cosa più importante, nessuna di loro si è mai arresa. Io, nel mio piccolo mi sento vicina a loro.
È una lotta antimperialista. L’imperialismo si oppone da sempre all’autonomia del popolo curdo nella regione e, soprattutto, perché sa bene che questo movimento è diverso dagli altri movimenti autonomisti, proprio grazie al ruolo in esso delle donne rivoluzionarie.
Quando son stata a Kobane, la regione turca al confine con Rojawa, ho conosciuto una situazione durissima e difficilissima, fatta di guerra, stupri, massacri di bambini, ma ho visto anche come a questo 300 compagne rivoluzionarie curde hanno fatto la scelta di attraversare la frontiera per unirsi alla guerriglia di Rojawa.
Nei prossimi giorni Partizan lancerà ufficialmente un appello internazionale per una campagna e una delegazione che vada a Kobane per realizzare un progetto concreto di solidarietà. Ma anche prima dell’appello, già ora è importante chiamare tutti a prendere posizione e realizzare iniziative di solidarietà.
Questa non è certo una campagna solo “delle donne”, ma, proprio per il ruolo che in essa vi svolgono le donne assume un grande valore per tutti i rivoluzionari, i comunisti, gli antimperialisti e, allo stesso tempo, chiama tutte le rivoluzionare a assumere l’iniziative e avere un ruolo in prima linea a sostegno di questa lotta antimperialista.
A Rojawa donne e bambini sono le prime vittime della guerra e dell’ideologia dell’ISIS, ma, molto più che a Gaza, le donne di Rojawa non sono solo le prime vittime, sono le prime combattenti.
Come a Gaza, riguardo ad Hamas, non contano le differenze che abbiamo con la direzione di questa lotta, che a Rojawa è dei peshmerga dell’YPG. Per noi conta che è una lotta di liberazione di un popolo che l’imperialismo vuole sottomesso e, soprattutto, che il ruolo in essa delle donne rivoluzionarie ne fa una lotta per la liberazione sociale, non solo nazionale.
Le donne che lasciano le case per combattere non lottano solo per l’autodeterminazione del loro popolo, lottano per la loro stessa liberazione.
Esse chiedono alle donne di non stare a casa, di prendere le armi e questo la rende una lotta rivoluzionaria. E se si guarda alla condizione delle donne nel resto del Medio Oriente e alla loro posizione all’interno della lotte che si sviluppano nella regione, risalta ancora di più l’importanza di questa lotta, che è una “rivoluzione di donne” potremmo dire.
Quanto a me è parte del mio lavoro di artista rivoluzionaria dare voce come posso a queste combattenti, e pagarne il prezzo, se occorre.
Detto questo, però, la discussione si è concentrata sulla situazione in Kurdistan, a Rojava, Kobane, dove le masse curde stanno resistendo all'attacco dell'Isis e dove nello stesso tempo interviene ora l'imperialismo col pretesto dell'Isis. I compagni stanno per andare in quella zona in questi giorni per sostenere la battaglia e di conseguenza a sviluppare una campagna internazionale.

pc 6 ottobre - maoisti e lotte operaie..da Pillole comuniste

Importante è che i comunisti maoisti siano dentro le lotte operaie, ma non in forme riformiste ed economiciste

da Pillole comuniste -2 -
10-9-2013

pc 6 ottobre - Con la Palestina nel cuore

I documenti inseriti in questa settimana
( 28 Settembre  -  4 Ottobre 2014 )
per visionarli CLICCA QUI



4 Ottobre 2014
La guerra di Gaza può portare lentamente l’economia israeliana ad un rallentamentodi Cavel Ben David
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Israele impone chiusura totale di Striscia di Gaza e Cisgiordania per festività ebraiche
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Mostra del Cinema di Venezia 2014: "Io sto con la sposa".... e noi stiamo con la PalestinaVideo di Loredana Spadon
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3 Ottobre 2014
Lista Tsipras. Gli europarlamentari piegano la testa con Israeledi Alessandro Avvisato
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“Margine criminale” a Gaza: Testimonianze dal Tribunale Russell sulla Palestinadi Luisa Morgantini, Luigi Daniele, Emanuele De Franco

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Sardegna e Palestina, un'amicizia una lotta - ArrèxiniFile in formato .PDF
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L’aggressione israeliana a Gaza in cifre
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2 Ottobre 2014 Comunicato del coordinamento delle comunità palestinesi in Italia sulla manifestazione del 27 settembre
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 Israele scarica Abu Mazen: «E’ peggio di Arafat».
Altre 2610 case per i coloni
di Michele Giorgio
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La Palestina a Romavideo di Loredana Spadon
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Maradona allenatore della Palestina?
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Tre soldati israeliani si sono suicidati dopo la guerra israeliana contro Gaza
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Stone Cold Justice
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1 Ottobre 2014
Netanyahu all’Onu: Hamas come lo Stato Islamico
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Torino:  boicottaggio Kibbutz Company(report)
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Gerusalemme. Blitz dei coloni a Silwan; occupate 23 case
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Zibaldone palestinesedi Massimo Raffaeli
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Iniziativa del CIVG sulla Palestina del 16 settembre a Torinodi Centro di Iniziative per la Verità e la Giustizia
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30 Settembre 2014
Roma sabato 27 settembre, corteo per la PalestinaFoto di Mirca Garuti
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Usa, Uk e Australia: no alla risoluzione per uno Stato palestinese
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Iniziano le votazioni per il concorso "I popoli che resistono"di InvictaPalestina
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29 Settembre 2014
MANIFESTAZIONE PER LA PALESTINA, UNA SCOMMESSA VINTAComunicato del Forum Palestina

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Rassegna foto e video manifestazione del 27 settembre
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Balli e canti per la Palestina: «Sbagliato assimilare l’Isis all’Islam»di Redazione Roma Online
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Strage di palestinesi su un barcone, solo 8 superstiti: “Ci hanno fatto affondare”di Elena Pochi
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28 Settembre 2014
Roma. Palestina in piazza. La rimozione impossibiledi Sergio Cararo
 ---------------------------------------------------------------------------Libano, Renzo Ulivieri visita il campo profughi di ShatilaVideo

   


Mail:
forumpalestina@libero.it          Sito: http://www.forumpalestina.org 


pc 6 ottobre - L'odio contro le donne degli antiabortisti di Voghera

Non si fermano le iniziative degli antiabortisti per "dissuadere" persino dall'assunzione della pillola del giorno dopo. In nome di un supposto codice "etico" si spande a piene mani odio contro le donne, contro la loro autodeterminazione. Lo stesso "codice etico" non si pone il problema della vita stessa delle giovani, delle donne.."solo cercato di convincerle a rinunciare e a salvare così vite umane" dice l'infermiera che, nei fatti, ha impedito l'accesso in ospedale a due giovani donne.
Cacciamoli!!

Voghera, chiedono la pillola del giorno dopo ma un'infermiera non le fa entrare in ospedale

La donna, di turno al pronto soccorso, ha respinto due ventenni che chiedevano di 
vedere un ginecologo per la prescrizione. Nessuna violenza o minaccia, ma l'azienda 
ospedaliera ha aperto un'indagine

L'ospedale di Voghera  Un rapporto sessuale non protetto, il timore di una gravidanza per cui ancora non si è pronte, la corsa nell'unico posto, dove, di notte, si è sicure di trovare un medico per la prescrizione della pillola del giorno dopo. Ma al pronto soccorso l'infermiera allo sportello, che dovrebbe limitarsi a classificare le priorità, fa appello al suo codice etico e di fatto nega l'accesso al reparto. Nelle ultime settimane è successo due volte all'ospedale di Voghera, in provincia di Pavia, e sempre con la stessa infermiera, il cui comportamento nei confronti di due ragazze ventenni che avevano bisogno del farmaco, è ora al vaglio della dirigenza sanitaria.

"Non le ho assolutamente minacciate, ma solo cercato di convincerle a rinunciare e a salvare così vite umane - si giustifica adesso l'infermiera - L'ho fatto per motivi di coscienza, non religiosi". Ma in realtà il discorso regge fino a un certo punto. La pillola del giorno dopo a base di Levonogestrel, in vendita nelle farmacie italiane esattamente dalla fine di ottobre di 14 anni fa (allora costava 20mila lire), non è un farmaco abortivo. Proprio nel febbraio scorso l'Agenzia del Farmaco ha aggiornato la scheda tecnica cancellando la vecchia dicitura "il farmaco potrebbe anche impedire l'impianto", sostituendola con "inibisce o ritarda l'ovulazione".

Deve essere assunto entro 72 ore dal rapporto sessuale, il prima possibile, e spesso i ginecologi, pur ricordando che è sempre meglio avere rapporti sicuri, suggeriscono alle adolescenti di tenerlo in borsetta. Quindi dopo anni di polemiche vivaci, la pillola del giorno dopo viene ormai considerata una forma di contraccezione di emergenza e neppure tanto abusata. Alcuni mesi fa l'azienda produttrice leader ha precisato che negli ultimi quattro anni c'è stata una flessione del quattro per cento delle vendite.

Le due ragazze che si erano rivolte fiduciose alla struttura e non si aspettavano di dover fronteggiare un dibattito etico, alla fine se ne sono andate, forse per la mortificazione, forse per non tirare in lungo una discussione magari davanti ad altri pazienti in attesa. E' probabile che il giorno successivo si siano rivolte al loro medico.

Ma i due episodi sono stati subito segnalati alla direzione sanitaria e all'azienda ospedaliera e pare che i primi a 'bacchettare' l'infermiera coscienziosa siano stati proprio la caposala e il medico che era di turno quelle due notti. Ma lei resta convinta di aver agito per il meglio.
"Anche noi infermieri abbiamo un codice etico - dice - e il dovere di dialogare se lo riteniamo opportuno".

--> mobimento femminista proletario rivoluzionario  Milano

pc 6 ottobre - A Taranto una assessora al lavoro contro le donne che cercano il lavoro

Il 2 Ottobre 2014 un gruppo di donne disoccupate dello slai cobas ha ottenuto un incontro con il nuovo assessore al lavoro e ai servizi sociali, Semeraro.
 Le sono state sottoposte alcune richieste riguardanti le condizioni di disoccupazione e di discriminazione delle donne che cercano lavoro.
Le richieste delle disoccupate sono state precise: corsi di formazione retribuiti finalizzati al lavoro per chi ha una bassa scolarizzazione.
La questione immmigrati che a Taranto sta assumendo proporzioni di emergenza va affrontata non con il solo volontariato non sempre disponibile o oggetto di speculazioni di associazioni equivoche e di assegnazioni clientelari, ma deve esseree gestita dal comune facendo lavorare le disoccupate in maniera dignitosa, unendo formazione e lavoro socialmente utile.
La questione, in attesa del lavoro, di un salario minimo garantito, tenuto conto che tante donne, ragazze a Taranto sono da sole, con figli. 

Purtroppo le risposte del neo assessore al lavoro non sono state all'altezza nè del suo ruolo e nè del suo genere.
L'unica prospettiva che ha dato per uno straccio di lavoro, è quello per 6 mesi nel servizio civico, per cui tra breve dovrebbero uscire i bandi,

A parte questo, questa assessora benchè donna ha dimostrato che è lontana mille miglia dalla realtà delle donne disoccupate e lavoratrici di Taranto e fa affermazioni false e indegne.
La Semeraro ha ribadito che "le donne sono già molto tutelate dallo Stato" (ma le statistiche le legge?). Le donne sono ricattate, molestate, vengono fatte firmare dimissioni in bianco nell'ipotesi che rimangano incinta. l'occupazione femminile al sud è la metà di quella maschile due donne su tre non lavorano o sono soggette a tantissime forme di lavoro a nero, fatto di super sfruttamento e sottosalario, perchè in questa città ma non solo, le donne quando lavorano lavorano di più ma con salari da fame - per esempio a Taranto le lavoratrici delle pulizie degli asili che lavorano con appena 200/250 euro al mese. Ma la Semeraro non lo sa! Eppure è un appalto dato dal suo Comune!
E'questo è solo la punta dell'iceberg.
 Per la questione salario minimo garantito, poi, la sua anacronistica risposta è stata che il mero assistenzialismo sarebbe un deterrente a cercare lavoro (ma non è al corrente che negli altri paesi esiste da tempo?).

La prossima volta andremo da questa assessora - che non si capisce come ha avuto l'incarico - in tante, e come dicono le disoccupate, anche con i nostri figli. Porteremo le nostre bollette che non riusciamo a pagare, porteremo le nostre misere buste paga... e altro...
Per le Disoccupate Organizzate 
Fiorella Masci - Slai cobas per il sindacato di classe. - per info tel. 3339199075

pc 6 ottobre - Schiave rumene sfruttate e violentate nei campi a Ragusa - uno dei barbari volti della realtà nuda e cruda della doppia oppressione delle donne

Le donne proletarie, le donne più sfruttate e oppresse non hanno una ma mille catene da spezzare...
Sono donne lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate soggette a "... varie forme di discriminazione, molestie, a volte violenze che subiscono le operaie sul lavoro; quelle che le subiscono maggiormente sono le migranti, le donne del sud, le giovani operaie, le single, e, sorprendentemente accade più spesso alle lavoratrici delle gradi fabbriche.  Circa il 5% ha dovuto subire molestie sessuali, per le immigrate  queste  molestie arrivano a circa l'8%, (contro le quali l'oppressione di classe e di genere viene appesantita da odiose forme di razzismo) mentre il 4,7 di loro ha dovuto subire violenze sessuali... 
(dall'opuscolo S/catenate donne lavoro-non lavoro-una lotta di classe e di genere  http://scioperodelledonne.files.wordpress.com/2013/03/s-catenate-marzo-2013.pdf)

In questa società capitalista è doppia l' oppressione che la maggioranza delle donne subisce in diversi ambiti e sotto diversi aspetti, oppressione di classe e oppressione di genere, e sullo stretto intreccio di questi due aspetti e la conseguente lotta da mettere in campo CONTRO non ci possono essere visioni nè parziali, nè unilaterali perchè è la realtà stessa nuda e cruda di ogni giorno  che mostra qual'è la condizione di vita della maggioranza delle donne nel nostro paese e non solo.

Mfpr

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Violentate nel silenzio dei campi a Ragusa - il nuovo orrore delle schiave rumene 

Cinquemila donne lavorano nelle serre della provincia siciliana. Vivono segregate in campagna. Spesso con i figli piccoli. Nel totale isolamento subiscono ogni genere di violenza sessuale. Una realtà fatta di aborti, “festini” e ipocrisia. Dove tutti sanno e nessuno parla

VITTORIA (RG) - «Possono prendere il mio corpo. Possono farmi tutto. Ma l’anima no. Quella non possono toccarmela». Alina mi indica un locale in mezzo alla campagna. «Lì dentro succede tutte cose possibili». È uno dei pochi edifici che interrompe la serie infinita di serre. Il bianco dei teli di plastica va da Acate a Santa Croce Camerina. Siamo a Sud di Tunisi, terra rossa e mare azzurro che guarda l’Africa. Siamo nella “città delle primizie”, uno dei distretti ortofrutticoli più importanti d’Italia. Il centro di un sistema produttivo che esporta in tutta Europa annullando il tempo e le stagioni. Gli ortaggi che altrove maturano a giugno qui sono pronti a gennaio. Un miracolo chimico che ha ancora bisogno di braccia.
I tunisini arrivarono già negli anni ’80, a frontiere aperte. Le dune di sabbia, il clima rovente, le case cubiche più o meno incomplete ricordavano la nazione di provenienza. Hanno contribuito al miracolo economico della provincia – l’oro verde - e poi sono stati sostituiti senza un grazie. Dal 2007 arrivano nuovi migranti che lavorano per metà salario. I rumeni. E soprattutto le rumene. Nell’isolamento della campagna sono una presenza gradita. Così è nato il distretto del doppio sfruttamento: agricolo e sessuale.

FESTINI
Una cascina in aperta campagna. Ragazze rumene sui vent’anni. Un padrone che offre carne fresca ai parenti, agli amici. Ai figli. Tutti sanno e tutti tacciono. Don Beniamino Sacco è il sacerdote che per primo ha denunciato i “festini agricoli”. «Sono diffusi soprattutto nelle piccole aziende a conduzione familiare», denuncia il parroco. Tre anni fa ha mandato in carcere un padrone sfruttatore. Ha subito minacce e risposto con una battuta: «Non muoio neanche se mi ammazzano».
La solidarietà è scarsa, anche tra rumeni. Come è possibile che tutto questo succeda nel silenzio generale? Secondo Ausilia Cosentini, operatrice sociale dell’associazione “Proxima”, «la mancanza di solidarietà tra i rumeni, e la loro mentalità omertosa, si incastra con quella altrettanto omertosa del territorio. In più, da qualche mese noto un aumento dell’intolleranza».
«Se non ci fossero i migranti, la nostra agricoltura si bloccherebbe», dice all’Espresso Giuseppe Nicosia, sindaco di Vittoria. «C’è una buona integrazione, ma la violenza sulle donne è un peso sulla coscienza di tutti. Un fenomeno disgustoso, anche se in regressione». Giuseppe Scifo della Flai Cgil spiega che allo sfruttamento lavorativo si aggiunge la segregazione. Per questo è stato avviato il progetto “Solidal Transfert”, un pulmino che permette di spostarsi senza dipendere dai padroni. «Ho conosciuto rumeni che non erano mai stati in paese», dice.

Uno squillo
«Se sei abituato dalla Romania, qui non è tanto più pesante», spiega Adriana con un sorriso. Non è facile crederci ascoltando la storia di Luana, quaranta anni. I due figli l’hanno raggiunta dopo il suicidio del marito in Romania. Lavora in una serra sperduta nelle campagne di Vittoria, vive in un casolare fatiscente nei pressi. La scuola è difficile da raggiungere a piedi. Il tragitto è lungo e pericoloso per due bambini soli. Il padrone è un signore di Vittoria. Si offre generosamente: «Li accompagno io». La sua non è una richiesta disinteressata.
In piena notte la chiama. Chiede se i bambini si sono addormentati. Le dice di raggiungerlo sotto un albero. Anche il padrone vive lì, a due passi. Con la moglie e un figlio. Luana teme soprattutto le minacce dell’uomo, ha paura per i bambini. A volte si nega. Lui subito minaccia. «Non li porto più a scuola. Niente acqua da bere. Neanche a te. Qui c’è caldo e l’acqua che diamo alle serre è avvelenata. Vuoi andare al supermercato? È molto lontano».
Luana sopporta tutto. Persino quando lui perde la testa e la minaccia con la pistola. Ma quando dice che non porterà più i bambini a scuola, condannandoli all’isolamento più assoluto, pensa che può bastare. Decide di fuggire. Di notte prepara la valigia, prende i bambini per mano. Luana è stata accolta e protetta nel centro di accoglienza dell’associazione “Proxima”. È inserita nei programmi destinati alle vittima di tratta. Come se fosse una storia di prostituzione. Si tratta invece di lavoratrici che producono ortaggi. Quelli che tutti compriamo al supermercato. Dopo un mese ha deciso di andare via. Ora lavora nuovamente nelle serre. Sfruttamento estremo significa anche mancanza di alternative.

Lontano da Seva
La storia di Luana è stata raccolta da Alessandra Sciurba, ricercatrice dell’Università di Palermo. Perché le donne accettano queste condizioni? «In genere sono consapevoli di quello che le aspetta. Ma lo fanno per tenere unita la famiglia». Nelle serre puoi vivere coi bambini. A casa di un anziano no. Meglio quindi fare la contadina che la badante. Per questo ci sono nelle serre tante mamme rumene coi bambini. «Possiamo parlare di un estremo esercizio del diritto all’unità familiare».
Le rumene vengono da Botosani, una delle zone più povere del paese. Anche lì lavoravano in campagna. «Non potevo stare lontana da Seva, sono troppo attaccata», dice Adriana. Sciurba spiega che le rumene possono essere definite bread winner. Sono le prime a partire. I mariti, se arrivano, arrivano dopo. Intanto gli italiani diventano padroni della loro vita e della loro morte. Sono padroni in tutti i sensi. Le rumene hanno una “considerazione inferiorizzata” di tutti gli uomini: tunisini, rumeni, italiani. «Qualunque cosa possono farci, loro sono niente», conferma Adriana.

Un’altra storia raccolta da Sciurba è quella di Cornelia e Marco. Cercavano una situazione tranquilla. Una serra dove portare la bambina e un padrone che tiene le mani a posto. Hanno trovato un lavoro vicino Gela. Dieci ore al giorno, pochi soldi e in nero. La “casa” è una stanza spoglia nel magazzino. «Ma non devi guardare mia moglie», ha chiarito Mario al padrone. Va bene, ha risposto lui. Anche perché c’è un’altra rumena, sposata, che assecondava le sue voglie. Il marito fa finta di niente per non perdere il lavoro.
Nella serra ci sono cani da guardia molto aggressivi. Sono addestrati per sorvegliare e controllare i lavoratori. Un giorno un dobermann azzanna Cornelia e la bimba, ferendo gravemente alla coscia la piccola. «Ci sono voluti quasi 100 punti», dice mostrando la gambetta della bimba. «Io la tenevo in braccio e ho cercato di proteggerla ma è stato impossibile fermare il cane». Arrivano i carabinieri, il padrone dice che l’animale passava per caso. Intanto il dobermann viene nascosto. La rumena che ha una relazione col padrone conferma. Cornelia e Marco devono ricevere ancora 5000 euro. Denunciano l’uomo. La bambina dovrà essere sottoposta a intervento chirurgico per fare in modo che il muscolo possa svilupparsi correttamente.
Almeno i due non pagavano l’affitto. C’è anche chi chiede fino a 300 euro al mese per un rudere. «Ci sono abitazioni piccole e senza infissi», rivela una ricerca condotta dall’“Associazione per i diritti umani”. «I buchi nel soffitto fanno passare l’acqua piovana. Le mura sono erose dall’umidità. Proliferano i miceti, con conseguenti patologie come l’asma in soggetti, soprattutto in tenera età, prima perfettamente sani. Il tutto nel totale disinteresse del locatario». Nella zona sono intervenuti sia Emergency che Medici Senza Frontiere. Come fosse una zona di guerra e non un distretto produttivo. Spesso gli operatori affermano che certe cose (letti di cartoni, cucine col fornelletto a gas, magazzini adattati ad abitazione) non le hanno viste nemmeno in Africa.

L’anima non me la toccano
È il più spaventoso dei metodi contraccettivi. Vittoria è il primo comune in Italia per estensione delle coltivazioni plastificate e per numero di aborti in proporzione al numero di abitanti. Va avanti così da anni. Spesso le rumene sono giovanissime. Arrivano in ambulatorio accompagnate da uomini, in genere italiani ma a volte anche tunisini e albanesi. «Restano sedute con lo sguardo fisso a terra e gli uomini parlano al posto loro», racconta un’operatrice dell’Asl. «Anni fa un tunisino mi ha portato tre ragazze rumene, tutte incinta, per farle abortire. Parlavano poco. Quando sono rimasta sola con loro mi hanno detto di lavorare nelle serre di cui lui era proprietario».
«Nel caso specifico di Vittoria le donne si trovano impossibilitate ad interrompere la gravidanza poiché tutti i medici sono obiettori di coscienza», spiega la ricerca dell’“Associazione Diritti Umani”. Solo all’ospedale di Modica sono presenti medici non obiettori, ma la crescita esponenziale di richieste di aborto porta un allungamento dei tempi di attesa, rendendo impossibile l’aborto entro i tre mesi previsti dalla legge. Alcune donne sono costrette a ritornare nei loro paesi d’origine per abortire. Altre, invece, si affidano a strutture abusive e a persone che, sotto cospicuo pagamento, praticano l’aborto senza averne competenza».

L’uomo cacciatore
Per le vittoriesi la colpa è delle rumene. Sono loro a tentare il maschio siciliano, per sua natura focoso. C’è una fortissima rivalità tra donne. L’“uomo cacciatore”, ovviamente, è orgoglioso delle “conquiste”. Vantarsi di queste cose dentro le serre è normale. Molto complessa la figura del marito rumeno, a volte presente anche lui in serra. Sa e non sa, vede e non vede. Se non accetta la situazione, è il primo a essere cacciato.
Di fronte a certi orrori lo sfruttamento sul lavoro passa quasi in secondo piano. Anche se significa salari da dieci euro al giorno, temperature di fuoco sotto i teloni, veleno che può rovinare i polmoni, la pelle, gli occhi. Per non parlare delle “fumarole”. Quando di notte bruciano piante secche e fili di nylon, di mattina si soffoca.
Così si produce l’ortofrutta che troviamo in tutti i supermercati. «Abbiamo circa 3000 aziende agricole di piccola e media dimensione», spiega il sindaco Nicosia. «È la più grossa espressione dell’ortofrutta meridionale, oltre che il mercato è il più importante d’Italia di prodotto con confezionato». Nel 2011 risultavano regolarmente registrati 11845 migranti, una stima di quelli che lavorano nelle serre oscilla tra 15mila e 20mila. Migliaia di schiavi che ci permettono di mangiare ortaggi fuori stagione.

15/09/2014

http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/09/15/news/violentate-nel-silenzio-dei-campi-a-ragusa-il-nuovo-orrore-delle-schiave-rumene-1.180119

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