domenica 7 dicembre 2014

pc 7 dicembre - Da Ferguson a tante altre città la protesta contro la polizia criminale non si ferma...

Da diversi giorni e notti continuano le manifestazioni di protesta contro le assoluzioni dei poliziotti che uccidono uomini neri disarmati: Ferguson, New York, San Francisco, Oakland, Chicago, Berkeley, St. Louis, Greensboro e tante altre… molti i cartelli con su scritto le parole di Eric Garner ucciso strangolato da un poliziotto "Non riesco a respirare"!... in generale chi assiste alle manifestazioni diventa solidale…

Chicago
Più di mille manifestanti tra cui studenti universitari hanno raggiunto il centro e bloccato il traffico occupando per un certo tempo la strada principale e resistendo alla polizia che li voleva confinare sui marciapiedi… gli automobilisti hanno solidarizzato suonando i clacson…

Università
Centinaia di studenti si sono uniti in protesta con slogan e flash mob

Berkeley
Diverse azioni in tutta la città, con scontri con la polizia


Diversi "pericolosissimi" manifestanti arrestati  


Oakland-San Francisco
Proteste in centro città con blocco del traffico in diversi punti e la polizia che accerchia i manifestanti per impedire di manifestare. La polizia schierata a migliaia è costretta a far chiudere una importante stazione per questioni di "ordine pubblico"…


New York
Il 4 dicembre in oltre diecimila si sono ritrovati a Manhattan e hanno attraversato il ponte di Brooklyn bloccandolo di fatto

Studenti protestano a Union Square con cartelli "Benvenuti in Amerikkka dove essere neri è il peggior crimine"
St. Louis, Missouri
I  manifestanti trasportano, fino al palazzo di giustizia, bare per simbolizzare le uccisioni della polizia




pc 7 dicembre - FILIPPINE, Supertifone Ruby: le forze rivoluzionarie si preparano


COMUNICATO STAMPA
PCF Information Bureau
5 dicembre 2014

Le forze rivoluzionarie si preparano per il tifone Ruby - PCF

Il Partito Comunista delle Filippine (PCF) oggi ha detto che tutte le forze rivoluzionarie si mobiliteranno con tutte le risorse possibili per mettere al sicuro il popolo ed effettuare tutte le operazioni necessarie a fronte del prossimo supertifone Ruby (nome internazionale Hagupit).

"Tutte le unità del Nuovo Esercito del Popolo (NEP) che operano nelle aree che si trovano sulla via del tifone Ruby, in particolare quelle in Visayas Orientale, Panay, Visayas Centrale, Negros, e le regioni meridionali di Bicol e Tagalog, sono in allerta per rispondere immediatamente ad eventuali emergenze che possono sorgere a causa del tifone", ha detto il PCF.

"Nelle zone geologicamente pericolose in cui vi è il pericolo di inondazioni, colate di fango, ondate marine e altri disastri naturali, i comitati rivoluzionari di quartiere (barrio) e gli organi permanenti del potere politico come enti del governo del popolo sono in procinto di mobilitare le popolazioni per effettuare l'evacuazione preventiva e garantire la loro sicurezza", ha detto il PCF.

"Particolare attenzione deve essere data agli anziani, ai bambini, alle donne incinte, ai genitori singoli e ad altre persone che hanno necessità di particolare assistenza in tempi di emergenza", ha aggiunto il PCF. "Le autorità rivoluzionarie di quartiere devono essere in grado di prendersi cura della popolazione del villaggio, prima e dopo la tempesta e svolgere operazioni di soccorso in caso di necessità."

"Unità di milizie popolari che servono come unità di difesa civile sono state incaricate di assistere le popolazioni nella preparazione delle zone di evacuazione, mettere in sicurezza le loro case, i loro beni, gli animali da lavoro, campi e fonti di sostentamento", ha aggiunto il PCF.

"Pianificazione e azione rapida da parte delle branche locali di partito, delle organizzazioni di massa, delle milizie popolari e unità del NEP sono fondamentali per garantire la sicurezza delle popolazioni e consentire loro di affrontare e superare l'impatto della tempesta."
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Ruby spaventa le Filippine. Venti fino a 200 km l'ora. Almeno due vittime

Danni a molte case, evacuato un milione di abitanti

Paura nelle Filippine per l'arrivo del tifone Ruby, indicato come Hagupit nella classificazione internazionale. Il temuto fenomeno atmosferico si è abbattuto sulla parte orientale dell'arcipelago con piogge torrenziali e raffiche di vento di oltre 200 chilometri orari. Al suo passaggio il tifone, il più forte registrato dall'inizio dell'anno, ha provocato due vittime e danni a molte case. L'agenzia di coordinamento della protezione civile - riferiscono media locali - ha reso noto che una bimba di un anno e un uomo di 65 hanno perso la vita in seguito alle avverse condizioni meteo nell'isola di Ilo.

Ieri il tifone aveva toccato terra sull'isola di Samora. "Molte case, soprattutto sulla costa, sono state distrutte dal forte vento", ha detto Stephany Uy Tan, sindaco di Catbalogan, una grande città di Samora. "Molti alberi sono stati sradicati, le linee dell'elettricità sono state distrutte e ci sono alluvioni", ha aggiunto. Per precauzione, nei giorni scorsi le autorità avevano fatto evacuare un milione di abitanti.

pc 7 dicembre - 4 - India - la campagna di solidarietà e unità di classe tra operai italiani e operai indiani

Appello degli operai Maruti-Suzuki Workers Union - ottobre 2014

Maruti-Suzuki, una grande lotta operaia che fronteggia una grande repressione. Costruiamo solidarietà e inizitive di lotta

dal Comitato di lavoro provvisorio Maruti Suzuki Workers Union IMT Manesar, Gurgaongià pubblicato sul blog e sul giornale nuovo 'proletari comunisti' -PCm Italia 

Chi vuole solidarizzare mandi una e-mail a: slaicobasta@gmail.com - sarà inoltrata

Chi vuole organizzare iniziative può prendere contatti con noi
slaicobasta@gmail.com oppure csgpindia.@gmail.com

Chi vuole compagni, video, materiali per iniziative ci contatti subito all'indirizzo e/mail: slai cobasta@gmail.com

pc 7 dicembre - 3 - India - Jobs act all'indiana - Renzi come Modi - Modi come Renzi - il PCI maoista chiama la classe operaia a sollevarsi unita

comunicato del  PARTITO COMUNISTA D’INDIA (MAOISTA)

Lottare contro le riforme anti-operaie delle Labour Laws del governo MODI che sono devastazione per le masse indiane ed espansione per gli imperialisti e la borghesia compradora!

Con le recenti modifiche alle leggi sul lavoro il governo NDA di Modi ha ancora una volta mostrato il suo volto anti-operaio. Nella prima settimana di settembre 2014 ha proposto modifiche all’ Industrial Disputes Act, 1947; al Contract Labour (Regolamento e Abolizione) Act, 1970; al Factories Act, 1948; all’ Apprentices Act, 1961 e al Trade Union Act (leggi sulle controversie industriali, contratti di lavoro, lavoro in fabbrica e apprendistato). Narendra Singh Tomar, il ministro del lavoro dell’Unione li ha annunciati senza batter ciglio, come se fosse il ministro responsabile del benessere dei padroni delle fabbriche, non degli operai. Queste modifiche hanno come unico scopo il super-sfruttamento dei lavoratori, aumentare i super profitti delle multinazionali imperialiste e indiane che si gettano come avvoltoi sul sangue e la carne dei nostri lavoratori.
Queste modifiche rendono parole morta i diritti sul lavoro straordinario e salario aggiuntivo e consentono ai padroni delle fabbriche di far lavorare gli operai per 12 ore invece della giornata lavorativa di otto ore. I turni di notte per le donne sono resi legali. È ora consentito ai padroni di fabbriche che impiegano fino a 300 lavoratori di ridurre il personale o chiudere la fabbrica senza passare attraverso alcuna procedura, secondo la loro volontà. La Legge sulle controversie industriali favorisce ora i padroni in tutte le vertenze relative al lavoro. La legge sui contratti di lavoro si applica ora alle imprese che occupano più di 50 dipendenti, invece che 20, il che significa che a tutte le aziende che impiegano meno di 50 lavoratori a contratto non si applicano neppure le tenui disposizioni di tutela previste dalla legge. Finora, il datore di lavoro principale era responsabile per qualsiasi violazione di legge, anche in caso di lavoratori dell’appalto impiegati da un altro imprenditore. Gli emendamenti ora lo liberano da ogni vincolo.
Ora i lavoratori hanno facoltà di formare un sindacato solo se hanno il consenso del 30% dei lavoratori, mentre in precedenza sette operai potevano fare una domanda di registrazione di un sindacato e potevano formarne uno anche solo col 15% dei lavoratori. Si dice che la misura ha lo scopo di ridurre l’onere di trattare con troppi sindacati, ma non è altro che un palese tentativo di impedire ai lavoratori di organizzarsi per i loro diritti, permettendo ai capitalisti di sfruttarli, opprimerli e reprimerli a loro piacimento. Che razza di democrazia è questa se i lavoratori non possono esercitare correttamente nemmeno il loro diritto di formare un sindacato? Dato che i sindacati revisionisti e borghesi, che vanno quasi sempre a braccetto con le direzioni contro gli interessi dei lavoratori, hanno una posizione dominante sulla classe operaia, è diventato estremamente difficile per gli operai per liberarsi da queste catene e formare i loro sindacati indipendenti.
Queste modifiche hanno  reso legali diversi illeciti in materia di condizioni di lavoro in fabbrica, facendosi calpestando tutti i diritti conquistati dei lavoratori in secoli di dure lotte, che sono in un certo senso erano patrimonio di lotte che risalgono alle ribellioni degli schiavi contro lo sfruttamento assoluto del lavoro umano. ... Queste modifiche avranno un grave impatto sull salute fisica e mentale dei lavoratori, porteranno a disastri industriali e avranno anche un pesante impatto sociale. In un contesto in cui nel migliore dei casi le donne che lavorano sono oggetto di molestie sessuali al ritorno dal posto di lavoro di notte, e quando diverse ricerche hanno stabilito che la salute delle donne è gravemente e irrimediabilmente danneggiata dai di turni di notte, la legalizzazione del lavoro notturno per le donne non solo incide sulla loro salute fisica e mentale, creando patologie ginecologiche, le espone a gravi rischi sul posto di lavoro e lungo percorso al e dal lavoro. Nel complesso, questo tipo di stress da lavoro porta all’invecchiamento precoce dei lavoratori e i capitalisti potranno allora cacciarli senza pietà e assumere nuovi lavoratori che passeranno attraverso lo stesso ciclo di sfruttamento per essere infine a a loro volta cacciati.
Molto sangue è stato versato per conquistare questi diritti, nelle lotte dei lavoratori in tutto il mondo e nelle rivoluzioni che miravano a mettere fine allo sfruttamento del lavoro e all’oppressione di tutte le masse lavoratrici, compreso il proletariato. Questi diritti sono stati conquisti come risultato accumulato di entrambi i tipi di lotta nel loro insieme. E ora con queste riforme il governo Modi vuole portare indietro l’orologio della storia. In realtà, sta seguendo la via aperta da tutti i precedenti governi in carica dal 1991 a oggi, da quando sono state adottate nuove misure economiche e hanno preso piede le politiche Globalizzazione, Privatizzazione e Liberalizzazione (GPL), che hanno imposto queste misure anti-operaie su sollecitazione degli imperialisti. ...
Nei primi 100 giorni il governo Modi/NDA ottenuto il record storico di adottare una o più misure antipopolari ogni giorno, questa sfilza di emendamenti contro i lavoratori sono solo le ultime. Modi e soci mettono in pratica l’ideale della borghesia capitalistico-burocratica e compradora, aprendo alla penetrazione di investimenti diretti stranieri settori finora non aperti o solo parzialmente aperti. Le zone economiche speciali funzionano già come paesi dentro il paese, con proprie norme anti-operaie non vincolate alla Costituzione indiana. Oltre a quello centra, i governi di quasi tutti gli stati rincorrono il triste primato nella brutale repressione delle lotte di operai e impiegati quando scioperano e si mobilitano per le loro giuste rivendicazioni. L’attacco contro lo dei sciopero dipendenti pubblici dello stato del Tamilnadu e la repressione contro i lavoratori di Gurgaon in Haryana sono solo i casi estremi. ...’ La magistratura sta facendo la sua parte nell’imporre l’agenda della globalizzazione adottando sentenze contro i lavoratori, tra cui la famigerata sentenza che vieta gli scioperi. I grandi media ripetono falsi argomenti per sostenere queste politiche anti-operaie, dicendo che andranno a creare “nuova occupazione”, “posti di lavoro”, “aumento della quota manifatturiera del PIL”, ecc.
Con la disoccupazione e sotto-occupazione che raggiungono livelli sempre più alti, nel quadro della crisi economica mondiale, e con l’inflazione alle stelle, i salari reali dei lavoratori sono sempre più compressi. Il popolo sprofonda sempre più nel classico pantano capitalista, dove quelli che riescono a trovare lavoro lavorano per lunghissime ore in condizioni di lavoro orribili mentre fuori dai cancelli della fabbrica di aggirano lavoratori affamati che non riescono a lavorare neppure un’ora per mantenere se stessi o le loro famiglie. L’enorme esercito industriale di riserva dei disoccupati spingendo ancor più verso il basso i salari dei lavoratori, a causa della spietata concorrenza per il lavoro. In combinata con le ultime misure anti-operaie, la situazione diventa sempre più preoccupante per le masse lavoratrici del nostro paese.
Nonostante i giochi delle classi dominanti sulle cifre del tasso di crescita, che puntano il dito sull’aumento degli investimenti di capitale speculativo nel mercato azionario e cercano di farlo passare come indice di sviluppo del paese, sanno molto bene che la vera ricchezza viene dal lavoro degli operai. Sanno molto bene che solo sfruttando gli operai fino all’ultima goccia di sangue possono riempire i loro conti e sguazzare nel lusso. Per la classe operaia la necessità immediata è comprendere più chiaramente questa realtà, organizzarsi e condurre una dura lotta di classe contro i loro sfruttatori e i politici compradori che gli leccano gli stivali.
In tutto il mondo c’è stata una impennata di lotta classe, in particolare nel quadro della crisi economica mondiale. dagli Stati Uniti all’ Europa abbiamo assistito a movimenti e grandi manifestazioni e lotte,..in particolare in Europa contro i licenziamenti, il taglio del welfare e la perdita dei risparmi a causa dei crack delle banche. Anche in India crescono le lotte della classe operaia per migliori condizioni di lavoro e i diritti dei lavoratori, come il diritto di formare sindacati e anche solo a tenere riunioni o dharnas (marce). Operai e impiegati non subito passivi le riforme alle leggi sul lavoro. Ci sono state forti e combattive proteste, , tra cui un bandh Bharat (sciopero generale) indetto da tutti i sindacati contro il precedente tentativo del governo UPA. Anche i sindacati tradizionali hanno criticato le riforme alle leggi sul lavoro. Per tutti i sindacati e associazioni di lavoratori la necessità del momento è di mettersi insieme per combattere questa offensiva della classe dominante contro tutto il popolo lavoratore.
Il CC del PCI (Maoista) chiama i lavoratori del nostro paese a sollevarsi uniti contro le ultime modifiche anti-operaie adottate dal governo NDA di Modi e a piegarlo con le loro lotte e mobilitazioni militanti. Ci rivolgiamo a tutte le organizzazioni e individui democratici e progressisti a stare dalla parte dei lavoratori nelle loro lotte e a dare loro voce contro il super-sfruttamento da parte della borghesia  che dominano il nostro paese per nutrire la bestia imperialista... Smascherare il modello Vikas del governo Modi come svendita Paese, anti-popolare e antinazionale. Non è che il modello degli imperialisti che mirano a sfruttare, opprimere e reprimere le masse lavoratrici del nostro paese.
(Abhay)
Portavoce,
Comitato Central, PCI (Maoista)

pc 7 dicembre - 2 - India il sostegno del PCI maoista alle lotte operaie in corso

from India - Press statement- support the All India protests of Working class 5 Dec. 2014- OSC CPI (maoist) and Mazdur protest OSC Poster Hindi

भारत की कम्युनिस्ट पार्टी  (माओवादी)
ओड़िशा राज्य कमेटी
प्रवक्ता- शरतचंद्र माझी    प्रैस स्टेटमेंट दिनांक- 18 नवंबर 2014
5 दिसंबर 2014 को मजदूर प्रदर्शनों का हम समर्थन करते हैं
नरेंद्र मोदी की साम्राज्यवाद, बड़े पूंजीपतियों के हक में किये गये 'श्रम सुधारों' के विरुध लड़ाकू संघर्षों का निर्माण करो. शासक वर्गिय व दलाल ट्रेड युनियनों से सावधान रहो.
जीना है तो मरना सीखो - कदम-कदम पर लड़ना सीखो.
5 दिसंबर 2014 को देश की विभिन्न ट्रेड युनियनों, मजदूर युनियनों ने नरेंद्र मोदी की मजदूर विरोधी नीतियों के खिलाफ, श्रम कानूनों में पूंजीपतियों के हक में बदलावों के खिलाफ राष्ट्रीय स्तर पर प्रदर्शनों का निर्णय लिया है. हमारी भाकपा (माओवादी) की ओड़िशा राज्य कमेटी पूरी तरह से देश के मजदूरों के साथ खड़ी है. उनकी तमाम जायज मांगों का समर्थन करती है. ओड़िशा के तमाम किसानों, कर्मचारियों, व्यापारियों, छात्र-बुद्धिजीवियों से अपील करते हैं कि अपने-अपने काम बंद करके मजदूरों के प्रदर्शनों, रैलियों, जुलूसों में भागीदारी करे.
संशोधन बिल 2014 (एपरेंटिटिस) लोकसभा में 10 अक्तुबर को पास हो गया है। जुलाई में फेक्ट्री एक्ट, लेबर एक्ट भी पास हे चुके हैं। इसके बाद महिलाओं का रात की पालियों (शिफ्टों) में काम करना लागू हो जायेगा। ओवर टाईम के घंटे दो गुने हो जायेंगे। कोई भी कंपनी मजदूरों से 12 घंटों तक काम ले सकेगी। कंपनियां स्थाई मजदूरों की जगह ज्याद से ज्यादा प्रशिक्षू मजदूरों को काम पर रख सकेगी।
मोदी सरकार ने देशी-विदेशी लुटेरों के लिए “अच्छे दिन” लाने के अपने वादे को निभाने के लिए उनकी राह में सबसे बड़ी बाधा, यानी देश में मज़दूरों के अधिकारों की थोड़ी-बहुत हिफ़ाज़त करने वाले श्रम क़ानूनों को भी किनारे लगाने की शुरुआत कर दी है।
करीब 25 वर्ष पहले जब उदारीकरण-निजीकरण की नीतियों को बड़े पैमाने पर लागू करने की शुरुआत हुई तभी से पूँजीपतियों की संस्थाएँ और उनके भाड़े के क़लमघसीट पत्रकार और अर्थशास्त्री चीख़-पुकार मचा रहे हैं कि श्रम क़ानूनों को 'लचीला' बनाया जाना चाहिये
श्रम क़ानूनों को लागू करवाने वाली संस्थाओं को एक-एक करके इतना कमज़ोर और लचर बना दिया गया है कि क़ानून के खुले उल्लंघन पर भी वे कुछ नहीं कर सकतीं। लेकिन इतने से भी पूँजीपतियों को सन्तोष नहीं है। वे चाहते हैं कि मज़दूरों को पूरी तरह से उनके रहमो-करम पर छोड़ दिया जाये। जब जिसे चाहे मनमानी शर्तों पर काम पर रखें, जब चाहे निकाल बाहर करें, जैसे चाहे वैसे मज़दूरों को निचोड़ें, उनके किसी क़दम का न मज़दूर विरोध कर सकें और न ही कोई सरकारी विभाग उनकी निगरानी करे।
अब देश के सारे बड़े लुटेरों ने (अडानी, अंबानी, टाटा, बिरला, जिंदल, मित्तल, एस्सार आदि) मिलकर मोदी सरकार बनवायी इसीलिए है ताकि वह हर विरोध को कुचलकर मेहनत की नंगी लूट के लिए रास्ता बिल्कुल साफ़ कर दे। अपने को ‘मज़दूर नम्बर 1’ बताने वाला नरेन्द्र मोदी फ़ौरन इस काम में जुट गया है।
मज़दूरों के लिए यूनियन बनाना और भी मुश्किल कर दिया गया है। मूल क़ानून के अनुसार किसी भी कारख़ाने या कम्पनी में 7 मज़दूर मिलकर अपनी यूनियन बना सकते थे। फिर इसे बढ़ाकर 15 प्रतिशत कर दिया गया। यानी किसी फैक्टरी में काम करने वाले मज़दूरों का कोई ग्रुप अगर कुल मज़दूरों में से 15 प्रतिशत को अपने साथ ले ले तो वह यूनियन पंजीकृत करवा सकता है। मगर अब इसे बढ़ाकर 30 प्रतिशत कर दिया गया है। मतलब साफ़ है कि अगर फैक्टरी मालिक ने अपनी फैक्टरी में दो-तीन दलाल यूनियनें पाल रखी हैं तो एक नयी यूनियन बनाना बहुत कठिन होगा और फैक्टरी जितनी बड़ी होगी, यूनियन बनाना उतना ही मुश्किल होगा।
एक और ख़तरनाक क़दम के तहत इण्डस्ट्रियल डिस्प्यूट एक्ट 1947 में संशोधन करके अब कम्पनियों को 300 या इससे कम मज़दूरों को निकाल बाहर करने के लिए सरकार से अनुमति लेने से छूट दे दी गयी है, पहले यह संख्या 100 थी। यानी अब किसी पूँजीपति को अपनी ऐसी फैक्टरी जिसमें 300 से कम मज़दूर काम करते हैं, को बन्द करने के लिए सरकार से पूछने की ज़रूरत नहीं है।
फैक्टरी से जुड़े किसी विवाद को श्रम अदालत में ले जाने के लिए पहले कोई समय-सीमा नहीं थी, अब इसके लिए भी तीन साल की सीमा तय कर दी गयी है। और बेशर्मी की हद यह है कि ये सब “रोज़गार” पैदा करने तथा कामगारों की काम के दौरान दशा सुधारने तथा सुरक्षा बढ़ाने के नाम पर किया जा रहा है।
सरकार का कहना है कि इससे ज़्यादा निवेश होगा तथा ज़्यादा नौकरियाँ पैदा होंगी। असल में कहानी रोज़गार बढ़ाने की नहीं, बल्कि पूँजीपतियों को मज़दूरों की लूट करने के लिए और ज़्यादा छूट देने की है। ये तो अभी शुरुआत है, श्रम क़ानूनों को ज़्यादा से ज़्यादा बेअसर बनाने की कवायद जारी रहने वाली है.
हम तमाम मजदूरों से अव्हान करते हैं कि वह मार्क्सवाद-लेनिनवाद-माओवाद की राह पर अपना आंदोलन तेज करें. अब तक शासक वर्गिय व दलाल ट्रेड युनियनों मजदूर आंदोलनों के साथ धोका ही किया है. केवल एक दिन की हड़ताल या प्रदर्शनों से मजदूरों को अपने असली हक नहीं मिल सकते, मजदूरों के श्रम की लूट नहीं मिट सकती. देश को साम्राज्यवाद, बड़े पूंजीपतियों व सामंतवादियों को उखाड़ कर ही आपकी सच्ची मुक्ति संभव है. माओवादी पार्टी आपसे आव्हान करती है कि उठो और पूरी व्यवस्था को चुनोती दे दो. ये कल कारखाने, फेक्ट्रियां, कंपनियां आपके खून पसीने बनी हैं, इन पर केवल और केवल आपका ही अधिकार है.
देश में आदिवासी-किसान हमारी पार्टी के नेतृत्व में अपने जल-जंगल-जमीन के लिये, साम्राज्यवाद, सांतवाद व दलाल नौकरशाह पूंजिपतियों को उखाड़ कर नव जनवादी भारत के निर्माण के लिये लोकयुध्द के पथ पर आगे बढ़ रही है. वह लड़ाई आपकी भी लड़ाई है. आपरेशन ग्रीनहंट के तीसरे चरण को चालू कर अपने ही देश की जनता पर मोदी ने नाजायज युध्द को और तेज कर दिया है. मोदी की का ग्रीनहंट हर उस व्यक्ति के खिलाफ है जो उसके खिलाफ बोलेगा, जो पूंजी की लूट के आड़े आयेगा, इसलिये यह आपके ऊपर भी युध्द है. हम पूरे मजदूर वर्ग से अपील करते हैं कि व्यापक रुप से एकजुट होकर इसका विरोध करे.
नरेंद्र  मोदी के सारी नाटकीय भाषणगिरी साम्राज्यवादी कारपोरेट घरानों का हित साधने वाली है. साम्राज्यवादी भूमंडलीकरण की नीतियों को पहली सरकारों से ज्यादा अक्रामक रूप से लागू कर रही है. जनता से अपील है कि उसके मोहजाल में मत फसे. उसकी असलियत को पहचान कर उसकी जन विरोधी नीतियों का मुंहतोड़ जवाब दें.
क्रांतिकारी अभिवादन के साथ
प्रवक्ता
शरतचंद्र माझी
ओड़िशा राज्य कमेटी
भाकपा (माओवादी)

pc 7 dicembre - 1 - India, ancora sulle lotte operaie indiane in corso

nuovo appello degli operai e operaie in lotta 
[ASTI Theka Mazdoor Sangharsh Samiti, Manesar, Gurgaon]
3 Dicembre 2014
Noi lavoratori e lavoratrici precari dello stabilimento Asti Electronics della IMT di Manesar, Gurgaon siamo in Dharna (mobilitazione permanente) dal 3 novembre e 7 di noi sono dal 25 novembre in sciopero della fame a oltranza per le nostre giuste rivendicazioni contro la de-contrattualizzazione, il licenziamenti illegali e lo sfruttamento.
Il 2 dicembre, Abbiamo tenuti degli incontri a tre con l’azienda e il ministero del lavoro prima.
La direzione della ASTI ha insistito nel suo inflessibile atteggiamento anti-operaio, e ha partecipato alla riunione attraversi i gli appaltatori. Il DLC (Vice Commissario al Lavoro) di Gurgaon, JC Mann, ha parlato la stessa lingua dei padroni e ci ha detto che non c'è lavoro, perciò siamo state licenziate. Noi non abbiamo accettato i loro falsi argomenti e abbiamo detto che la maggior parte di noi hanno lavorato in fabbrica negli ultimi 4-5 anni sempre allo stesso lavoro alla catena di montaggio. Piuttosto avremmo dovuto essere stabilizzate per legge, dato che in realtà si tratta di finti appalti. Dal tavolo a tre non è uscita nessuna soluzione e anzi il DLC, invece che darci una qualsiasi prospettiva concreta, ha passato la pratica all’ALC (Assistente Commissario al Lavoro) di Gurgaon.
Loschi figuri aizzati dai padroni  hanno continuato a provocarci, per informare di ciò, sempre ieri una delegazione di operai ha incontrato anche il commissario di polizia di Gurgaon, ma la polizia non ha preso nessun provvedimento se non ergere una barricata a protezione degli uffici della direzione concreto davanti alla fabbrica.
La salute delle 5 lavoratrici e 2 lavoratori in sciopero della fame a morte dal 25 novembre si sta deteriorando, come testimoniano le tracce di ketone ritrovate nei loro campioni di sangue. Ma a tutt’oggi la direzione non si è curata di mandare neppure un medico ne ha fornito qualsiasi forma di assistenza medica alla sede del dharna. Un gruppo di lavoratori del Theka Mazdoor Sangharsh Samiti della ASTI ha incontrato anche il DC (vice commissario) di Gurgaon perché riferisse all’azienda e la richiamasse alle sue responsabilità, ma senza ricevere attenzione.
... facciamo appello a tutte le forze e singoli che stanno dalla parte dei lavoratori a unirsi in solidarietà con noi all’incontro con il DC di Gurgaon.
Siamo entusiasmati della la solidarietà ricevuta dai lavoratori della cintura industriale.
Ma la nostra continua ancora a scontrarsi con le gravi manovre antioperaie attuate in combutta da padroni e polizia. Attraversiamo una grave crisi finanziaria, che sta diventando un problema per sostenere la nostra lotta. Facciamo appello a tutte le forze e singoli dalla parte dei lavoratori a venire alla sede del nostro sito dharna e anche di contribuire finanziariamente alla nostra lotta.

Inviate il vostro contributo a:
Raghuvendra Pratap
State Bank of India,
Settore 10A, Gurgaon Branch,
Numero conto 34189662682
CIF No. 87673860011

Per altre info: Shivani e Raghuvendra (ASTI Theka Mazdoor Sangharsh Samiti): 09555671885; 9654553194, 9971735073

KRANTIKARI NAUJAWAN SABHA invita a un incontro pubblico dove prenderanno la parole operai delle lotte in corso nella cintura industriale di Gurgaon-Manesar
parleranno

Raghuvender: Presidente, ASTI Theka Mazdoor Sangharsh Samiti
Shivani: Segreterio Organizzativo, ASTI Theka Mazdoor Sangharsh Samiti
Abhishesh: Segretario Generale, Munjal Kiriu Employees Union
Manjeet: Presidente, Baxter India Employees Union
Khusiram: lavoratore licenziato, Maruti Suzuki Workers Union e Segretario Generale, Workers Solidarity Center Gurgaon

A Gurgaon, cuore del “modello di sviluppo” di Modi, 7 lavoratori precario sono oggi al decimo giorno di sciopero della fame a oltranza. Un mese fa, il 1 ° novembre, la combattiva lotta guidata dalle lavoratrici precarie contro la de-contrattualizzazione e licenziamento illegale di 310 lavoratori precari alla ASTI Electronics di Manesar.
Uniamoci in solidarietà con le lavoratrici ASTI!

Sono 70 giorni che i lavoratori della Munjal Kiriu sono in sciopero davanti ai cancelli della fabbrica contro la cessazione illegale dei contratti 29 lavoratori precari e l’attacco al diritto di organizzarsi e formare un sindacato.
Uniamoci in solidarietà con i lavoratori della Munjal Kiriu!

Dopo 2 mesi di sciopero, alla fabbrica della Baxter Farmaceutica continua la lotta contro la cessazione dei contratti di 21 operai precari e contro la continua repressione e sfruttamento in fabbrica.
Uniamoci in solidarietà con i lavoratori della Baxter!

147 lavoratori della Maruti Suzuki sono in prigione da 3 per aver denunciato l'attacco ai diritti dei lavoratori. Nessuna libertà su cauzione, nessun giusto processo, continuano gli attacchi degli apparati poliziesco / governativo /giudiziario. 2500 licenziati.
Uniamoci in solidarietà con i lavoratori con i lavoratori della Maruti Suzuki!

Fai sentire la voce in solidarietà con i lavoratori in lotta nella cintura industriale!
Basta col regime di sfruttamento-repressione a Gurgaon-Manesar-Dharuhera-Bawal!
Viva l'unità della classe operaia e la lotta contro l'attacco dei padroni e del loro governo!

KRANTIKARI NAUJAWAN SABHA

per Contatti e informazioni:
Nayanjyoti: 8130589127
Anshita: 9910648641

pc 7 dicembre - Viva i 10 anni dell’eroico Partito Comunista d’India Maoista PCI(M)! - Dichiarazione congiunta di Partiti e organizzazioni maoiste



Proletari di tutti i paesi, unitevi!

Viva i 10 anni dell’eroico Partito Comunista d’India Maoista PCI(M)!

Il 21 de settembre 2004 è accaduto un evento importante, che ha contribuito all’avanzamento delle forze rivoluzionarie in India e in tutto il mondo, la fondazione del Partito Comunista d’India (Maoista). Questo evento è fonte di ispirazione per i rivoluzionari di tutto il mondo perché dimostra che è possibile realizzare una unità solida e di principio a livello politico attraverso la lotta delle due linee basata sul marxismo-leninismo-maoismo e la strategia della guerra popolare di lunga durata.
L'India è il secondo paese più popoloso del mondo. È un paese semi-coloniale e semi-feudale. La presenza maoista in India, è importante. Infatti, aree del territorio indiano sono controllate dalle forze rivoluzionarie maoiste. Il PCI (Maoista) è l’autentico partito del proletariato e delle masse oppresse e sfruttate dell'India. I reazionari che detengono il potere politico in India vedono nella guerra popolare di lunga durata la principale minaccia alla loro sicurezza.
I Maoisti di tutto il mondo salutano il Partito Comunista dell'India (Maoista), l’Esercito Popolare Guerrigliero di Liberazione e le masse popolari dell'India, che stanno conducendo una lotta eroica per la costruzione di un nuovo potere e una nuova società.
Il regime reazionario ha scatenato una repressione terribile e brutale contro i maoisti e le masse che si trovano, si identificano e combattono con loro. Inoltre, il regime ha preso a bersaglio la direzione del partito e la sua struttura organizzata, uccidendo o arrestando i principali quadri e attivisti. Allo stesso tempo, sono suo bersaglio le masse e il movimento democratico che condannano la repressione dei maoisti, per isolare il partito e impedirgli che avanzi e si sviluppi.
Grazie all'onnipotenza della guerra popolare di lunga durata e all’applicazione di una corretta linea politica, la rivoluzione in India sta avanzando. I maoisti non si impauriscono di fronte alla repressione.
La rivoluzione in India è una speranza per le masse oppresse e sfruttate del mondo. Le masse rivoluzionarie dell'India, il loro esercito rivoluzionario, le loro organizzazioni di massa e il loro partito meritano nostro sostegno. Sono le nostre truppe e dobbiamo fare di tutto per sostenerle. L’internazionalismo proletario ci impone di mobilitare le forze popolari e democratiche in ogni paese, in particolare per combattere la Operazione Green Hunt – la campagna repressiva scatenata dal governo indiano.
Il governo indiano odia e teme le masse, particolarmente gli operai e i contadini, le nazionalità oppresse, gli adivasi, i dalit e le donne. Il marxismo-leninisno-maoismo è quello che meglio sintetizza le loro esperienze e aspirazioni. Il governo indiano non vuole che le masse organizzino il loro potere politico; il suo unico scopo è quello di servire l'imperialismo, il capitalismo burocratico e i latifondisti feudali. I maoisti indiani ci chiedono di denunciare alle masse di tutti i paesi il carattere reazionario del regime indiano e di chiamarle ad agire in solidarietà con le masse che aspirano a costruire un nuovo futuro.
È nostro dovere sostenere tutte le campagne internazionali a sostegno delle masse indiane e opporci alla repressione reazionaria da parte dello stato indiano.
Occorre anche che prendiamo esempio dalla guerra popolare in India per il suo sforzo di applicazione del maoismo autentico, secondo le condizioni concrete di ciascun paese. Lottare contro l'imperialismo ovunque noi siamo è un altro modo di sostenere la rivoluzione e le masse indiane che lottano contro il semi-colonialismo, l'imperialismo e la semi-feudalità.

Viva il Partito Comunista dell'India (Maoista)!
Viva la guerra popolare in India!
Condanniamo la repressione genocida in India!
Seguiamo l'esempio del Partito Comunista dell'India (Maoista)!

Fronte Popolare Rivoluzionario di Bolivia – MLM (FPR-MLM)
Frazione Rossa del Partito Comunista del Cile – FRPCCh
Movimento Popolare Perù (Comitato Riorganizzatore) – MPP (CR)
Organizzazione Maoista per la Ricostituzione del Partito Comunista di Colombia - OMRPCC
Partito Comunista del Brasile (Frazione Rossa) – PCB (FV)
Partito Comunista dell’Ecuador Punka Inti – PCE SR
Partito Comunista maoista – PCm Italia
Partito Comunista Rivoluzionario – PCR-RCP Canada

pc 7 dicembre - DELEGAZIONE INTERNAZIONALE DI DONNE A ROJAVA NEL 25 NOVEMBRE - IL COMUNICATO

Salutiamo con gioia la delegazione internazionale di donne andata in Rojava il 25 novembre e riportiamo il loro comunicato. 

In esso e nella conoscenza diretta la delegazione parla che questa rivoluzione in corso in Rojava "sta realizzando nella pratica un'elaborazione teorica molto avanzata di messa in discussione in modo profondo di tutte le forme di oppressione di genere, di classe, provenienza culturale ed etnica...". 

Questa elaborazione, come abbiamo scritto nel testo "Ocalan, la capitolazione affascinante" mostra "...il legame organico, molto evidenziato dalle compagne curde, tra movimento/organizzazione delle donne e Partito, in cui l'organizzazione delle donne è frutto dell'applicazione della linea, strategia, concezione di partito di cui le compagne sono parte determinante...".
Questa elaborazione è importante e va analizzata, anche perchè come dicono le donne nel comunicato: "La resistenza delle donne è una lotta per la libertà delle donne kurde, arabe, siriane e di tutte le donne del mondo. È una lotta per la dignità e l'umanità".
Per questo noi l'abbiamo analizzata, mettendo in evidenza, proprio nel rispetto e nella chiarezza che vi deve essere tra forze rivoluzionarie, sia ciò che condividiamo sia le teorie che invece critichiamo.
Invitiamo, pertanto, per chi non l'avesse fatto, a leggere questo testo, pubblicato in questo blog il 30 novembre e ripreso dal sito UIKI (Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia).

Comunicato della delegazione internazionale 
 di donne in Rojava per il 25 novembre 2014
Siamo appena tornate dal Rojava, la regione liberata del Kurdistan nel nord della Siria, e vogliamo innanzitutto dirvi che le donne e gli uomini hanno fatto e stanno facendo la rivoluzione femminista. Le donne hanno assunto un ruolo centrale nella costruzione della nuova società democratica radicale, che è basata sulla liberazione delle donne e sulla costruzione di nuovi soggetti liberi. Questa rivoluzione sta realizzando nella pratica un’elaborazione teorica molto avanzata di messa in discussione in modo profondo tutte le forme di oppressione di genere, classe, provenienza culturale ed etnica, in collegamento con un’analisi radicale degli ultimi 5000 anni di civiltà e di storia delle donne e con una prospettiva di autorganizzazione contro gli interessi del potere colonialista, imperialista e guerrafondaio.
La delegazione di donne è nata per iniziativa dal movimento delle donne kurde in Europa, in collaborazione con il movimento femminista autorganizzato. In 7 donne, femministe e lesbiche, da Italia, Germania, Austria e Francia, di età compresa tra i 25 ed i 75 anni, siamo andate in Kurdistan irakeno e in Rojava, dal 22 al 29 novembre.
Mentre in Europa le donne sono scese in piazza in molte città per il 25 novembre - giornata internazionale di lotta contro la violenza maschile sulle donne - abbiamo voluto portare la nostra solidarietà concreta alla rivoluzione delle donne in Rojava e alla resistenza di Kobane. Abbiamo anche portato i messaggi di solidarietà al movimento delle donne in Rojava da parte di 12 organizzazioni di donne e gruppi femministi.
La delegazione di donne è stata bloccata per due giorni al confine da parte del governo regionale kurdo nel nord dell’Iraq.
In Rojava il movimento delle donne ha organizzato per il 24 novembre un congresso in cui hanno partecipato circa 300 donne e il 25 novembre ci sono state manifestazioni di donne in tutte le città dei tre cantoni. Il nostro scopo, come delegazione di donne, è stato quello di incontrare le donne e conoscere le strutture delle organizzazioni delle donne e capire le loro analisi, richieste e prospettive.
Siamo andate in Rojava con la consapevolezza che nelle guerre in Medio Oriente e contro la libertà del movimento kurdo sono coinvolti gli interessi del potere politico ed economico dell'Ue, che traggono vantaggi dalla guerra, dall'esportazione di armi e dallo sfruttamento del petrolio. Siamo andate sapendo che nei mass-media europei le donne kurde combattenti nella resistenza armata sono fatto oggetto dello sguardo sessista, piuttosto che come soggetti in lotta per la democrazia radicale, basata sulla liberazione delle donne.
La resistenza delle donne è una lotta per la libertà delle donne kurde, arabe, siriane e di tutte le donne del mondo. È una lotta per la dignità e l'umanità. Le donne combattono al fronte, come forza armata indipendente, contro Daesh/Is, e combattono contro il sistema patriarcale all’interno delle strutture tradizionali delle società kurda, yazida e siriana, così come nelle strutture patriarcali moderne che esistono in Siria e in Europa. La loro resistenza sfida radicalmente e profondamente il razzismo e l'eurocentrismo.
Grazie all'impegno di una di noi, partecipante alla delegazione come avvocata per i diritti delle donne e per i diritti umani, a Erbil/Hawler, capitale del governo regionale autonomo del Kurdistan nel nord dell’Iraq, abbiamo incontrato un rappresentante della comunità yazida e una donna yazida fuggita dalla prigionia del Daesh/Is. Dalle prime indagini risulta che sono scomparse tra le 2 e le 7 mila donne e ragazze yazida, mentre 305 donne sono riuscite a fuggire dalla prigionia di Daesh/Is e dalla schiavitù sessuale. La loro liberazione e la loro fuga sono parte della resistenza nella regione.
Il primo giorno in Rojava abbiamo visitato il campo rifugiati Newroz, in cui vivono 5-6 mila yazidi. Il campo ha una struttura autorganizzata, ma mancano alcuni beni di prima necessità, per esempio stufe per le tende, visto che l’inverno sta arrivando, e macchine da cucire per aggiustare i vestiti. Molti generi di soccorso e soldi promessi dall'Europa e dall’Onu non sono mai arrivati al campo.
Negli altri quattro giorni, in collaborazione con una rappresentante del movimento delle donne, abbiamo visitato varie strutture del movimento delle donne. Tutte le donne che abbiamo incontrato si definiscono femministe. Abbiamo incontrato le rappresentanti di Yakadiya Star, le lavoratrici di una cooperativa tessile di donne, le compagne di una delle Case delle donne NPZJ (Navenda Perwerde û Zaniksta Jin), che sono state costruite in ogni distretto, l'organizzazione delle donne Sara contro la violenza maschile sulle donne, le rappresentanti dell'Accademia delle donne Star e dell'Accademia di giurisprudenza per la democrazia e la libertà, le donne della prima università in lingua kurda, una unità di Asayisa Jiné (le forze di sicurezza di donne nella società) e una unità delle YPJ (Unità di protezione delle donne). Tutte le rappresentanti, attiviste e combattenti non prendono soldi per il loro lavoro e ricevono ciò di cui hanno bisogno dalle strutture collettive.
Abbiamo visto la decostruzione dei ruoli di genere e la costruzione della nuova società femminista, con le sue ripercussioni nelle case, nelle relazioni, nel modo di reagire alle violenze, negli atteggiamenti degli uomini, nell’assunzione cosciente dei ruoli di potere affinché non diventino di prevaricazione, nelle strutture organizzative sociali che permettono di prendere coscienza, studiare, riconoscere, reagire, inventare...
Siamo state ospiti delle famiglie e abbiamo vissuto con loro la vita quotidiana, comunicando con gesti e risate, parlando del lavoro quotidiano, dei cambiamenti nella vita quotidiana delle donne e delle storie di carcere e di resistenza.
Siamo molto impressionate e commosse dagli incontri e ringraziamo tutte le compagne che abbiamo incontrato per il loro impegno e ospitalità.
La rivoluzione delle donne è possibile.
Il movimento delle donne in Europa si deve impegnare nella solidarietà con il Rojava e per sviluppare la lotta comune per la rivoluzione sociale basata sulla liberazione delle donne.
Le donne in Rojava stanno facendo la loro parte, adesso tocca a noi.
Jin jiyan azadî (le donne vivono in libertà)

pc 7 dicembre - GLI SGOMBERI DEGLI IMMIGRATI FONTE DI GUADAGNI...

(Da Il Manifesto) - Quando qual­cuno stre­pita in nome della sicu­rezza, si sente inva­ria­bil­mente odore di cor­ru­zione. Vi ricor­dare Penati, lo sce­riffo di Sesto san Gio­vanni osses­sio­nato dalla lega­lità e sal­vato dalla pre­scri­zione? E che dire di Bossi, l’uomo che si faceva rifare la casa con i rim­borsi elet­to­rali, men­tre sca­gliava la Lega con­tro gli immi­grati? La sto­ria d’Italia degli ultimi ven­ti­cin­que anni abbonda di epi­sodi come que­sti...
(A Roma)... Una gang gui­data da uno della Magliana si infil­tra nell’amministrazione locale in col­la­bo­ra­zione con uomini delle coo­pe­ra­tive «rosse» e del terzo set­tore. Que­sta gente di «sotto» col­la­bora nella terra di «mezzo» (ter­mi­no­lo­gia di Tol­kien presa da qual­che nostal­gico dei campi Hob­bit) per fare affari con quelli di «sopra», ovvero poli­tici fasci­sti, pid­dini e pidiel­lini incar­di­nati nei luo­ghi di potere. La mera­vi­gliosa foto­gra­fia in cui si vede Poletti par­lare cheek to cheek con Buzzi, l’omicida redento, davanti ad Ale­manno, descrive per­fet­ta­mente la com­pa­gnia: terzo set­tore, destra, sini­stra, ammi­ni­stra­tori locali e, sullo sfondo, uno della banda Casa­mo­nica. E qual è il busi­ness di que­ste alle­gre tavo­late? L’accoglienza dei rifu­giati, la gestione dei campi rom, la spaz­za­tura e le case sfitte, insomma i pro­blemi umani e sociali delle periferie.
E ora fac­ciamo qual­che passo indie­tro. A metà novem­bre i fasci­sti aiz­zano la gente di Tor Sapienza con­tro i rifu­giati, i quali sono col­pe­voli solo di essere tali... Pochi giorni dopo, Casa­Pound e Blocco stu­den­te­sco mani­fe­stano davanti a una scuola, impe­dendo l’accesso ai bam­bini rom. E poi, nel giro di una set­ti­mana, esplode la bugna di mafia Capi­tale. Coincidenze?

Non c’è biso­gno di essere com­plot­ti­sti per com­pren­dere che l’ossessione dell’emergenza ha pro­dotto denaro sonante. Ale­manno si è cir­con­dato di fasci­sti affa­ri­sti. Ma già Rutelli e Vel­troni ali­men­ta­vano la para­noia sgom­brando gli inse­dia­menti e lan­ciando cam­pa­gne con­tro i romeni e rom. Ora salta fuori che sgom­brare era un dop­pio affare per i cor­rotti del comune. Chiuso un campo, se ne apriva un altro, e poi lo si faceva mar­cire, inta­scando i soldi delle rette di adulti e minori, lucrando sui pasti e lasciando la gente tra i topi, in con­tai­ner ghiac­ciati d’inverno e bol­lenti d’estate. Natu­ral­mente, se que­sti pove­racci accen­de­vano un fuoco, il quar­tiere pro­te­stava con­tro il puzzo.

Alla luce di tutto que­sto, l’ipotesi ini­ziale va cam­biata. Le destre mani­fe­stano con­tro gli stra­nieri, facen­dosi rap­pre­sen­tare magari in tv da ragaz­zetti inva­sati. L’emergenza cre­sce. A que­sto punto, pezzi del terzo set­tore si atti­vano. I soldi fini­scono nelle tasche di gang­ster e poli­tici. E le vit­time devono scap­pare dai quar­tieri scor­tate dalla poli­zia. Per ritro­varsi magari in un Cie, in cui qual­cuno di una coo­pe­ra­tiva li sot­to­pone a una doc­cia con­tro la scab­b..."

pc 7 dicembre - TI SPIO, TI DEQUALIFICO E POI TI CACCIO: COME CAMBIA IL LAVORO AL TEMPO DEL JOBS ACT

PER UN IMPRENDITORE SARÀ PIÙ FACILE TENERE SOTTO SCACCO I DIPENDENTI E COSTRINGERLI AD ACCETTARE TAGLI E CAMBI DI FUNZIONI

Dal controllo a distanza al declassamento fino al licenziamento (e riassunzione a metà stipendio): addio ai privilegi per i lavoratori...
(Marco Palombi per il "Fatto quotidiano")

"E io contavo i denti ai francobolli, dicevo grazie a dio, buon natale". A differenza dell'impiegato di Fabrizio De André, questa storia non inizia col maggio francese e non finisce con la bomba che debutta in società: questa è la storia di un impiegato nel mondo della Leopolda, quello in cui il Jobs Act è il nuovo Statuto dei lavoratori, una storia di quando il futuro sarà il presente.
Avvertimento preliminare: tutto quello che verrà raccontato è coerente con le disposizioni del ddl delega sul lavoro che diventerà legge la prossima settimana.

SUL LUOGO DI LAVORO STALIN NON TI VEDE, L'IMPRENDITORE SÌ
Milano. Interno giorno. Un classico ufficio, tre postazioni di lavoro, una grande finestra, è l'ora di pranzo e un uomo solo guarda verso l'esterno. È Carlo G., laurea in Economia e Commercio, 45 anni, impiegato da sette alla XXX SPA, media società che fornisce servizi logistici, sposato, due figlie. Carlo G. è un amministrativo e si occupa di preparare le buste paga: da contratto lavora sette ore e 12 minuti al giorno, che poi nella realtà sono spesso più di otto, guadagna 1.950 euro netti al mese, non è iscritto a nessun sindacato e non s'è mai lamentato, i suoi capi lo apprezzano. Oggi, però, l'impiegato Carlo G. è preoccupato. Gli è arrivata una email dalla direzione: "Stante che un Dpcm del 2015 (governo Renzi) ci autorizza a utilizzare forme di controllo a distanza sui dispositivi aziendali, questa direzione è qui a chiederle informazioni sul suo comportamento del 15 novembre u.s. Dai dati raccolti sul suo Pc risulta infatti che le operazioni di compilazione delle buste paga siano state interrotte senza apparente motivo tra le ore 15:12 e le ore 16:03. Come risulta inoltre dalla telecamera puntata sulla sua postazionee non su di lei, ovviamente, come prescrive il Dpcm citato lei si è assentato dalla postazione non solo in quel lasso di tempo, ma anche per mezz'ora nel pomeriggio di due giorni dopo". Carlo G. suda freddo e ricorda. Nel primo caso era dovuto correre a prendere la bambina a scuola senza aver tempo di avvisare nessuno; la seconda era stato colto da una fastidiosa indigestione: "Mandare quelle spiegazioni al direttore sarà un po' imbarazzante, persino un po' indecoroso, ma mica posso perdere il lavoro per vergogna...".

COSA NON CAPIVO QUANDO SI PARLAVA DI DEMANSIONAMENTO
Interno giorno. Mattina. Sono passati quasi due mesi. È gennaio e l'incidente delle assenze ingiustificate è passato senza lasciare traccia.
O almeno così pare. Il capo del settore amministrativo è nell'ufficio e sta spiegando le novità a un attonito Carlo G.: "L'azienda ha deciso di riorganizzare i propri assetti interni e così l'amministrativo verrà fuso col commerciale per realizzare economie di scala ed evitare lungaggini e inutili duplicazioni di funzioni. Purtroppo, caro G., la sua posizione non è più disponibile e dunque lei in  futuro si occuperà di alcune esigenze operative dell'ufficio". "Cioè?". "Qualunque cosa serva: dal fare le fotocopie al distribuire la posta fino a occuparsi di qualche pratica all'esterno". "Ma io sono laureato, sono inquadrato in una categoria più alta e ci sono almeno tre postazioni libere del mio livello... Voi non potete...". "In realtà possiamo eccome: se lo ricorda il Jobs Act? Ovviamente, se lei volesse privarci del suo contributo ne saremmo addolorati, ma è un suo diritto e sui diritti non si scherza, per carità..."
.
ADDIO AI PRIVILEGI: IL NIENTE CHE RESTA DELL'ARTICOLO 18
Alla fine Carlo G. non si è dimesso, ma ad aprile è depresso, svogliato, tormentato da piccoli malanni. Ormai la riorganizzazione è completata e lui, dal colletto bianco con buone speranze di carriera che era, si ritrova galoppino dei suoi ex colleghi. L'unica cosa buona è che almeno ha mantenuto lo stipendio: cioè quasi, qualche indennità di responsabilità in meno gli ha tolto quasi 80 euro netti al mese.
Oggi l'ha chiamato il capo del personale: "Vede G., noi siamo come una famiglia, ma la crisi economica e la competizione internazionale ci costringono a essere molto attenti ai costi, anche a quello del lavoro. E qui veniamo a lei, caro G.: lei ultimamente è svogliato, dal dispositivo Gps del suo telefonino aziendale risulta che quando esce per servizi esterni si attarda senza motivo al bar dall'altra parte della strada. E poi, vede, un dipendente che svolge il suo lavoro guadagna netti 1.300 euro, lei sfiora i 1.900. Capisce che per noi non è razionale, quindi avremmo deciso di fare a meno
dei suoi servigi...". "Ma come? Mi licenziate su due piedi per una pausa di dieci minuti al bar? Ma voi non potete...". "In realtà possiamo. Anzi no: per caso lei è gay?". "No". "Allora non può neanche accusarci di discriminazione, possiamo: si ricorda il Jobs Act? Per legge le dobbiamo solo un indennizzo".

COM'È DI SINISTRA IL SALARIO MINIMO. OPPURE NO?
Milano. Esterno giorno. Agosto. Carlo G. s'avvia al lavoro: è presto ma vuole arrivare mezz'ora prima dell'inizio. Da un paio di settimane l'hanno assunto in una ditta che lavora nell'indotto della XXX Spa, sempre settore della logistica: fa di nuovo il galoppino, solo che invece dei 1.900 euro che erano il suo stipendio prima e dei 1.300 che il Contratto nazionale prevede per quella posizione, ne guadagna 900.
Quando ha provato a farlo notare al capo del personale, però, quello ha ritirato fuori il Jobs Act: "Se lo ricorda? La nostra associazione datoriale non ha firmato il rinnovo del Ccnl e quindi il Jobs Act ci consente di applicare il salario minimo stabilito per legge, che fa appunto 900 euro. Fortunato lei, anzi, l'hanno appena alzato di 50 centesimi l'ora...".
E così Carlo G. si ritrova a guadagnare 900 euro, come quando faceva il cameriere per mantenersi all'università, ha paura di tutto, soprattutto delle telecamere che lo riprendono tutto il giorno, ma sta zitto perché almeno non è disoccupato. Il suo unico problema è quella strana parentela chesente tra le frasi "se lo ricorda il Jobs Act?" e "qui chi non terrorizza, si ammala di terrore" (De André).

pc 7 dicembre - ATENE BRUCIA, 10 MILA MANIFESTANTI, DURISSIMI SCONTRI, FERITI E FINORA 200 ARRESTI




(da un compagno di Milano ad Atene) 

"Manifestazioni in diverse città della Grecia per l’anniversario dell’omicidio di Alexis Grigoropuolos e per sostenere la lotta di Nikos Romanos in sciopero della fame in carcere. Migliaia in piazza ad Atene e Salonicco, cariche violente della polizia, arresti e feriti, mentre scrivo da Atene la polizia continua ad attaccare spazi sociali e stazioni della metro con lacrimogeni e idranti.
In questi giorni segnati da un clima di tensione crescente dovuto allo sciopero della fame (che sta arrivando alle estreme conseguenze, ha annunciato oggi di interrompere anche l’assunzione di acqua oltre che di cibo) del giovane detenuto anarchico Nikos Romanos le mobilitazioni per ricordare l’omicidio del quindicenne Alexis Grigoropulos, ucciso sei anni fa dalla Polizia ad Exarchia, hanno assunto una nuova e straordinaria importanza. Il suo omicidio scatenò in Grecia una vera e propria ondata insurrezionale, all’inizio della crisi. Manifestazioni e occupazioni si susseguono da giorni in tutta la Grecia, con sedi di sindacati, municipi e sedi istituzionali occupate da studenti e movimenti sociali in lotta. Oggi duri scontri ad Atene, Salonicco e Volos, ma le mobilitazioni si sono svolte in diverse altre città compresa Creta.

Oggi ad Atene era attesa una grande manifestazione: oltre 10.000 persone hanno sfilato la mattina e il pomeriggio, per richiedere il permesso di studio per Nikos Romanos e per ricordare Alexis. La coda del corteo è stata caricata dagli idranti e a colpi di granate stordenti e lacrimogeni. Diversi fermi effettuati soprattutto da squadre di agenti infiltrati incappucciati, le ultime news parlano di oltre 120 arrestati solo ad Atene, mentre continuano i raid della polizia nelle vie limitrofe al corteo ed in particolare ad Exarchia e Omonia, dove sono stati lanciati lacrimogeni in metropolitana mentre le persone cercavano riparo, contemporaneamente alle cariche con idranti e lacrimogeni in diversi quartieri della città.
Poco fa le squadre Delta (squadre di poliziotti in moto) hanno tranciato in due lo spezzone che si dirigeva verso Exarchia, ma la resistenza, con molotov e barricate, continua in via Stournari e in altre parti del quartiere, soprattutto intorno al Politecnico, dove la polizia carica ancora con gli idranti.
Decine di Delta appostati nei vicoli sono pronti a entrare a Exarchia e nella zona vicino al Politecnico, assieme a loro ci sono due camion Toma (con i cannoni ad acqua). Il rischio più grande riguarda le decine di agenti perfettamente camuffati che si isolano coi gruppi in ritirata e arrestano i compagni. Pochi minuti fa hanno circondato la nuova occupazione realizzata per Romanos e stanno per entrare. Attacchi con lacrimogeni alla sede GSEE, gli scontri continuano ad Exarchia e nei quartieri limitrofi. Mentre la polizia irrompe nella piazza di Exarchia, gli abitanti la respingono lanciando molotov dai balconi. In questo momento si parla di più di 200 arresti.

Giornata di lotta anche a Salonicco, dove fin da stamattina in migliaia sono scesi in piazza: anche qui la polizia ha spezzato il corteo, attaccando il blocco antiautoritario e sparando lacrimogeni, i compagni hanno resistito e alla fine hanno scelto di occupare la sede dei sindacati per una grande assemblea. Pochi minuti fa la polizia ha fatto irruzione, con lacrimogeni e cariche, proprio nella sede dei sindacati occupata dai movimenti.

(dalla stampa)
Atene, 6 dicembre 2014 - ...Migliaia di manifestanti stanno sfilando nelle vie della città, danneggiando le vetrine dei negozi e le fermate dei bus. Secondo la polizia circa 5 mila persone sono scese in strada questa sera. Il corteo ha oltrepassato il Parlamento greco e si sta adesso dirigendo verso il luogo dove venne ucciso Grigoropoulos. Ad un certo punto della manifestazione le persone sono entrate in un negozio Zara, hanno portato i vestiti in strada e li hanno dati alle fiamme. 
Scontri in Grecia,ad Atene e a Salonicco tra manifestanti e polizia durante un corteo per ricordare l'uccisione, 6 anni fa, da parte di un agente del 15enne,disarmato, Alexis Grigoropoulus... 
La morte di Alexandros Grigoropoulos scatenò le proteste più violente in Grecia da vent'anni, che durarono settimane e misero a ferro e fuoco la capitale. Dimostrazioni si tennero anche in altre città europee, incluse alcune italiane. Grigoropoulos era uscito con amici ad Atene quando vene colpito a morte il 6 dicembre 2008, a seguito di una lite verbale con la polizia.
L'anniversario di quest'anno arriva in un momento nel quale quasi ogni sera si tengono proteste violente da parte dei sostenitori di uno degli amici di Grigoropoulos, Nikos Romanos, 21 anni... Romanos era presente quando Grigoropoulos venne ucciso. Adesso è in sciopero della fame per chiedere di poter lasciare il carcere per partecipare alle lezioni universitarie, dopo aver passato il test di ammissione. Romanos, che ora è ricoverato in ospedale e sorvegliato dalla polizia, è in sciopero della fame dal mese scorso. 
I medici hanno fatto sapere che la sua salute sta peggiorando. Il giovane è stato incarcerato insieme ad altri tre ragazzi dopo una rapina in banca nel febbraio del 2013, nella quale avevano preso un ostaggio mentre cercavano di scappare. All'epoca la polizia aveva diffuso foto segnaletiche dei quattro modificate, per rimuovere i segni di diversi lividi facciali provocati dall'arresto, suscitando sdegno. Il primo ministro della Grecia Antonis Samaras lunedì mattina incontrerà i genitori di Romanos, a seguito di una richiesta formulata attraverso il loro avvocato oggi, secondo quanto ha riferito il governo... 
Intanto il governo ha presentato in parlamento per permettere lo studio a distanza in carcere. Ma Romanos, che è stato ricoverato in ospedale, avrebbe rifiutato questa possibilità. 

... Almeno 21 persone sono state arrestate. Le violenze sono avvenute dopo che ore prima circa 8mila persone avevano ricordato Grigoropulos in maniera pacifica nel centro della capitale greca. Scontri, ma di intensità minore, sono avvenuti anche a Salonicco...
Questo è un week end ad alta tensione per Atene, dove oggi si è conclusa la visita del primo ministro turco Ahmed Davutoglu e domani sono previste manifestazioni di protesta dei sindacati contro le richieste dei creditori internazionali della troika.