martedì 24 giugno 2014

pc 24 giugno - A proposito del processo Ilva di Taranto - note e commenti dal blog tarantocontro

Il processo Ilva a Potenza sarebbe solo frutto di una (in)giustizia di un potere molto in alto...

Il Sole 24 Ore del 20 giugno mette sottilmente in discussione che ci sarà l'effettiva nuova udienza preliminare il 16 settembre, dato che scrive: “dovrebbe la Cassazione pronunciarsi”, cosa che evidentemente non può stabilire la Giudice Gilli.
Scrive, inoltre, la Gazzetta del Mezzogiorno. “se entro quella data la Cassazione non avrà ancora affrontato la questione, il giudice Gilli non potrà che rinviare ulteriormente”.
Quindi la battaglia su questo fronte è appena incominciata e richiede un'estrema rigidità della Procura nel sostenere le proprie ragioni. Essa ha confutato con decisione le tesi dei difensori degli imputati contenute nell'istanza di trasferimento, non solo ma ha inserito giustamente il fatto che gli imputati stanno cercando in tutti i modi di sottrarsi al processo citando esplicitamente che uno dei firmatari dell'istanza di remissione è il latitante Fabio Riva tuttora a Londra.
Ma, aggiungiamo noi, proprio questo rende necessaria la mobilitazione di operai, cittadini e di tutte le parti lese che devono rovesciare con chiarezza l'assunto dello spostamento, affermando che allarme, tensioni saranno molto di più se il processo venisse trasferito, rispetto alle legittime presenze che ci potranno e ci dovranno essere se esso si tiene a Taranto.

Diciamo chiaro, noi che non abbiamo problemi di galateo giudiziario, che se la sentenza della Cassazione sarà per il trasferimento, sarà una sentenza tutta politica, pilotata dall'alto e non esiteremmo a parlare qui di “molto in alto”, e quindi frutto della “giustizia del potere”... 
E non ci si parli di leggi!

Processo Ilva a Potenza? Nella palude democristiana...

Un articolo del Corriere della Sera ricorda che un protagonista centrale dell'installazione del Centro siderurgico a Taranto è stato l'onorevole deputato, presidente del consiglio della DC, Emilio Colombo, deputato di Potenza...
Portare il processo a Potenza avrebbe effettivamente il valore simbolico di 'riportarlo a casa', in quella palude democristiana che, come ieri benedì la nascita del Centro, oggi in un certo senso ne benedirebbe la morte con un'assoluzione tutta democristiana dei responsabili di essa.

Il Comune si costituisce al processo Ilva e chiede 10 miliardi di risarcimento... MA "SIETE LO STESSO COINVOLTI..."

Dice che si costituisce anche contro lo stesso Sindaco Stefano, imputato nel processo ("perchè pur avendo una cognizione delle gravissime attività inquinanti svolte dallo stabilimento Ilva... non adottava provvedimenti contingibili ed urgenti al fine di prevenire o di eliminare le criticità a lui note...") ma non è certo in questo modo che il Comune, la Giunta con i suoi assessori possono lavarsi la coscienza...
Loro dove stavano quando il Sindaco non faceva nessun provvedimento contro i Riva, quando prendeva consigli/ordini da Archinà, quando al massimo scriveva e scrive lettere? Eppure come assessori potevano presentare e far approvare atti in consiglio comunale. Niente! Nè nessuno si ricorda neanche un qualche distinguo o prese di distanza dal silenzio e complicità di fatto e morale del Comune verso l'Ilva...
Ora chiedono addirittura 10 miliardi di risarcimento...
Questo Comune, tutto, non rappresenta affatto questa città, la città delle morti per il profitto padronale non messo in discussione da alcuna Istituzione, la città delle sofferenze sul fronte della salute e del lavoro, la città delle ribellioni - poche ancora - contro Riva e chi li proteggeva e li trattava coi guanti bianchi.

Dalla stampa: la presenza della Rete per la sicurezza e il presidio dello slai cobas il 19

"... Gaglio segue le emergenze del nord e Sciortino del Sud, ma il destino comune li porta a Mezzogiorno, a Taranto, lì dove sono tutti i nodi d'acciaio che imbrigliano e imbroglio. Lì dove 5 anni fa nel 2009, proprio la Rete celebrò, dopo la morte all'Ilva di Antonino Mingolla, una grande manifestazione per la sicurezza e la salute sul lavoro partita dal quartiere Tamburi e conclusasi in piazza Garibaldi con le toccanti e sferzanti parole di Francesca Caliolo, vedova dell'operaio... "perchè è la "madre di tutti i processi? Perchè - spiega Sciortino - è la battaglia più importante ingaggiata in difesa del diritto alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro... Noi vogliamo giustizia, vogliamo che le accuse di omicidio volontario non siano derubricate in omicidio colposo..."
Avv. Bonetto di Torino che segue la costituzione delle parti civili dello slai cobas: "...Quando abbiamo aperto il processo Eternity sono venuti in migliaia dalla Francia, dal Belgio e da tutt'Italia. E nessuno ha sollevato dubbi su dove celebrarlo.".... l'Avvocato Bonetto rappresenta i Cobas ma anche tutte le persone che si sono associate al sindacato di base per presentare la costituzione di parte civile. Ci sono residenti dei Tamburi, i lavoratori cimiteriali, quelli delle imprese d'appalto. Un centinaio in tutto. "Abbiamo preso una serie di casi che rappresentano il disastro ambientale. Una tavolozza dai colori più cupi" aggiunge il legale..."

"... Slai cobas e Rete nazionale sulla sicurezza sul lavoro accolgono le macchine che sfilano con alcuni striscioni: "A Ravenna, Taranto, Torino basta morti per il profitto dei padroni". Ci sono cartelli con le facce di Claudio Marsella e Francesco Zaccaria, operai morti per incidenti all'Ilva..."


Ilva... ridevano e ridono...


Questa è la faccia che ha tenuto sempre Landini durante il processo Ilva del 19 scorso... Che aveva da essere sempre ridente? Lui col codazzo di dirigenti Cgil e Fiom locali e regionali ha fatto la sua presenza ipocrita entrando in pompa magna nell'aula del processo, tutti in gruppo per mostrarsi alle telecamere.
Quando un lavoratore Ilva gli ha detto: "E' da sei mesi che non vieni alla fabbrica, avevi promesso di tornare...", Landini gli ha risposto liquidatorio: "verrò...", per poi girarsi sempre sorridente al giornalista di turno...

MA RICORDIAMO ALTRE RISATE...
Vendola

"Nell’intercettazione, il governatore di Puglia ride di gusto dicendo ad Archinà di aver apprezzato “lo scatto felino”. Confessa di essersi divertito insieme al suo capo di gabinetto. Definisce una “scena fantastica” l’immagine di Archinà che impedisce al giornalista di intervistare Emilio Riva. Il leader di Sel, ridendo, rivolge anche i suoi “complimenti” ad Archinà. Non solo. Riferendosi al giornalista lo definisce una “faccia di provocatore”. Vendola, che afferma di aver fatto davvero le battaglie a difesa della vita e della salute, suggerisce di “stringere i denti” di fronte a questi improvvisatori “senza arte né parte”. E aggiunge: “Dite a Riva che il presidente non si è defilato”.

Operai Ilva e popolazione devono liberarsi anche dell' "inquinamento mentale"

"Trasferire altrove il suo processo catarsi sarebbe l'ultimo oltraggio alla città del “cimitero rosa”, così chiude il suo articolo di analisi Goffredo Buccini sul Corriere della Sera del 20.6.14.
Condividiamo questa affermazione anche se l'impianto che la regge resta quello di una città tutta colpevole, di operai tutti complici, di politici e sindacati tutti dentro non solo ad una responsabilità ma a un'idea, un'idea di sviluppo/industrializzazione che avrebbe prodotto questo disastro, di cui il processo viene ad essere appunto la “catarsi”.
Le cose non stanno così. Se si cancella che tutto questo è successo perchè siamo in un sistema capitalista, gestito da sempre da governi e Stato del capitale, al cui centro c'è la produzione per il profitto come 'madre' di tutte le conseguenze che Taranto duramente paga con morti e devastazioni, si vuole nascondere la vera realtà.
Senza eliminare la causa vera non c'è nessuna 'catarsi' ma c'è il riprodursi in altre forme di un nuovo disastro, quello che Bagnoli ad esempio sta già molto bene a rappresentare. Operai e masse popolari vanno liberate a Taranto dalla cappa non solo dell'inquinamento ambientale, ma dall'inquinamento mentale prodotto da simili tesi falso populiste ma in realtà interessate che anche grazie agli intermediari popolari, da ambientalisti a Liberi e Pensanti, vengono diffuse nelle fila degli operai e del popolo. Il loro scopo è cancellare la lotta di classe, cancellare la storia della lotta di classe a Taranto e affermare la storia degli attuali vincitori della contesa.
Sta ai comunisti, ai proletari, agli operai e cittadini che non hanno mandato il cervello all'ammasso sottrarsi a questa vecchia-nuova ideologia e rompere la cappa del doppio inquinamento, con una nuova ideologia, quella della rivolta proletaria, quella della costruzione di un'alternativa, non alle fabbriche ma al capitale.

Bisogna sognare!!

"... i Cobas capitanati dal sognatore Ernesto Palatrasio alla perenne ricerca della rivoluzione proletaria , accolgono due amici arrivati da Palermo e Milano... Rosario Sciortino venuto qui a capire "perchè questo processo racchiude tutti i casi italiani, Eternit, Thyssen e il caso Fincantieri di Palermo..."... Giuseppe Gaglio lavora da diciassette anni all'Istituto tumori di Milano dove ha conosciuto Stefano Delli Ponti, operaio dell'Ilva aiutato dalle collette dei colleghi per curarsi e poi morto di cancro. "Di Taranto ne incontro tanti. Non chiedono niente per loro, chiedono giustizia e un futuro per i figli...".

L'articolo del Corriere del Mezzogiorno del 20 giugno, a firma di Ottino, nell'indicare la presenza dello Slai cobas e della Rete, al processo Ilva il 19 giugno, utilizza espressioni di colore parlando di: “sognatori alla perenne ricerca della rivoluzione proletaria”.

In effetti è così. Va aggiunto che evidentemente in chi attivamente li interpreta non si tratta di 'sogno' ma di quotidiana e attiva lotta tra gli operai, i lavoratori, i cittadini perchè si traduca in realtà. Ma non è solo questo.
La rivoluzione proletaria è l'unica soluzione non solo ai problemi dell'Ilva, del disastro ambientale, del futuro di questa città, ma è l'unica soluzione al problema al centro del processo: saranno davvero puniti i padroni assassini e i loro complici? Sarà cancellato quel sistema che ha prodotto gli imputati? Avrà giustizia Stefania Corisi, moglie di Nicola D'Arcante, operaio Ilva ucciso dal tumore? Avrà giustizia Aurelio Rebuzzi, papà del piccolo Alessandro il cui ritratto campeggiava davanti alla caserma dove si teneva il processo Ilva? Avrà giustizia Amedeo, padre di Francesco Zaccaria? Avranno giustizia Stefano Delli Ponti, Claudio Marsella, Ciro Moccia, i cui ritratti campeggiavano al presidio della Rete?
Ecco, caro Ottino, chi darà giustizia a tutti questi? E avere il sogno di darla realmente questa giustizia non dovrebbe essere considerato un obiettivo per cui vale la pena di lottare?

Il sogno è l'alternativa all'incubo, senza i sogni mai nessuna realtà sarebbe stata trasformata e la storia del mondo andrebbe riscritta.
Ma poi come non riconoscere che il “sogno” della rivoluzione proletaria scaturisce dall'analisi scientifica, storico materialistica, seria, documentata del modo di produzione in cui viviamo, in cui vivono la maggiorparte degli operai, degli sfruttati, dei poveri del mondo che con le loro lotte alimentano quotidianamente questo bi/sogno della rivoluzione.
La fine del “sogno” della rivoluzione proletaria e l'ironia su di essa è una ideologia che interpreta e vuole esorcizzare la rivolta degli oppressi.
Preferiamo più che essere sognatori, rendere costante e permanente quello che per la borghesia è l'incubo principale
.
Lenin scriveva nel "Che Fare?": 
"Bisogna sognare!"... "C’è contrasto e contrasto – scriveva Pisariev a proposito del contrasto fra il sogno e la realtà. – Il mio sogno può precorrere il corso naturale degli avvenimenti, ma anche deviare in una direzione verso la quale il corso naturale degli avvenimenti non può mai condurre. Nella prima ipotesi, non reca alcun danno; anzi, può incoraggiare e rafforzare l’energia del lavoratore... In quei sogni non c’è nulla che possa pervertire o paralizzare la forza operaia; tutt’al contrario. Se l’uomo fosse completamente sprovvisto della facoltà di sognare in tal maniera, se non sapesse ogni tanto andare oltre il presente e contemplare con l’immaginazione il quadro compiuto dell’opera che è abbozzata dalle sue mani, quale impulso, mi domando, l’indurrebbe a cominciare e a condurre a termine grandi e faticosi lavori nell’arte, nella scienza e nella vita pratica?... Il contrasto tra il sogno e la realtà non è affatto dannoso se chi sogna crede sul serio al suo sogno, se osserva attentamente la realtà, se confronta le sue osservazioni con le sue fantasticherie, se, in una parola, lavora coscienziosamente per attuare il suo sogno. Quando vi è un contatto tra il sogno e la vita, tutto va per il meglio".
Di sogni di questo genere ve ne sono disgraziatamente troppo pochi nel nostro movimento. E ne hanno colpa soprattutto i rappresentanti della critica legale e del "codismo" illegale, che fanno pompa della loro ponderatezza, del loro "senso del concreto".   

pc 24 giugno - Brasile – la repressione di Stato non può fermare la ribellione!



Campagna di menzogne, criminalizzazione e arresti arbitrari di manifestanti
Anovademocracia

i materiali "sospetti": volantini

La mattina del 23 maggio, poliziotti incappucciati e armati di mitragliatore hanno invaso contemporaneamente le case di giovani attivisti a Goiânia - GO. L'azione di polizia denominata "Operazione R$ 2,80" mirava a portare a termine i mandati di ricerca e sequestro nei confronti di attivisti che, secondo il capo della polizia civile, Alexander Lourenco, della sezione Polizia di Stato per la repressione delle azioni criminali organizzate (Draco), sarebbero sospettati di "derubare almeno 100 autobus del trasporto pubblico nella capitale durante le manifestazioni nelle ultime settimane."

Tre attivisti sono stati arrestati, i loro computer e altri oggetti sequestrati.
"Vogliamo fermare il vandalismo. Avevano già pronti altri atti questa settimana"- ha detto il delegato ai media dopo gli arresti.
Negli ultimi mesi, Goiânia, e molte altre capitali e città del paese, è stata teatro di proteste contro l'aumento del prezzo dei biglietti del trasporto pubblico e contro il suo pessimo servizio. In alcune di queste proteste, il popolo arrabbiato si è scagliato contro i bus. A Rio de Janeiro, per esempio, durante uno sciopero dei lavoratori della strada in maggio ed altre proteste in periferia, la furia della popolazione ha portato a più di 700 veicoli del monopolio del trasporto con i vetri rotti o addirittura incendiati.
A Goiania, in particolare, la popolazione protesta contro il nuovo aumento del biglietto dell'autobus che passa da R$ 2,70 a R$ 2,80. La rivolta è grande contro i pessimo servizio di trasporto pubblico e, lo scorso anno, un incremento era già stato bloccato da una grande lotta degli studenti che sono scesi in piazza e hanno affrontato la brutale repressione poliziesca.
Il Fronte di lotta per il Trasporto Collettivo di Goiania, un'organizzazione che partecipa attivamente alle lotte contro l'aumento dei biglietti, manifesta con dichiarazioni che richiedono "Libertà immediata per i prigionieri politici" e "fine di tutti i processi."

"Contrariamente a quanto è stato detto, non siamo una 'gang' o una 'banda criminale', composta da persone che mirano ad incitare, a titolo gratuito, ad atti di vandalismo. Gli attacchi agli autobus, in generale, sono il risultato dell'insoddisfazione degli utenti per il sovraffollamento dei trasporti pubblici e i ritardi, cioè, con la scarsa qualità del servizio, in cambio del pagamento di una tariffa altamente abusiva decisa da loro. Si tratta di una forma di resistenza agli abusi commessi dalle aziende di trasporto pubblico, che non sono adeguatamente indagati e puniti dalla stessa magistratura che criminalizza attualmente le manifestazioni popolari"- afferma il Fronte delle Lotte.


Bus incendiato durante la protesta nella capitale del Goiás

La nota di protesta del Fronte delle Lotte sottolinea che "è importante ribadire che quello che abbiamo qui, sono prigioni politiche che tendono a moltiplicarsi in varie città, dato che viviamo in un tempo di intensificazione delle lotte popolari e criminalizzazione di queste lotte" .
Il Movimento Studentesco Popolare Rivoluzionario (MEPR) - una delle organizzazioni attaccate dal monopolio delle comunicazioni per aver preso parte alle proteste – anch'essa in una dichiarazione, ha detto che "oltre agli esempi di escalation fascista che accompagna l'arrivo della Coppa, le ultime settimane ci hanno dato prova di questa truffa che è lo Stato democratico di diritto, che cerca di spacciare per democrazia alle masse quando è feroce dittatura di classe! A partire dal nome dell'operazione, chiamata '2,80', come per mettere in guardia le persone che la tariffa del trasporto pubblico sarà 2,80 e per chi protesta, prigione!
Già il 16 maggio, quando ci furono diverse proteste spontanee nel terminal bus a causa dello sciopero degli autisti, 17 manifestanti sono stati arrestati. La delegata del 5° DP, dove sono stati portati, ha deciso cauzioni tra R$ 1400 e R$ 2980 per i giovani, per esempio, che sopravvivono con borse di studio da $ 400 presso l'Università. I crimini di alcuni di essi, registrato nel BO, sarebbero stati "essersi sdraiati sull'asfalto" e "chiamare persone a manifestare" con l'aggravante che "non viviamo in un paese comunista." Da allora, un giovane - Mike - rimane in carcere, con cauzione di quasi $ 3.000,00"!
"Come può un gruppo di persone depredare 104 autobus?" – si domanda il MEPR affermando che le accuse formulate dalla polizia "sono totalmente infondate, sulla base di 'prove', come volantini, striscioni, poster e garze! La maggior parte di questi oggetti potrebbe essere trovata su qualsiasi studente che ha ricevuto un volantino. Coloro che studiano nel campus 2 UFG e passano attraverso il cortile della FACOMB (FIC) conoscono i disegni, e come indicato nel bollettino possono essere acquistati lì a 2 reales o meno. E le garze sequestrate erano quelle portate da un manifestante come forniture di primo soccorso lo scorso 8 maggio, per proteggersi dal gas lacrimogeno, e serviva a fermare l'emorragia di un ragazzo che è stato picchiato da poliziotti in borghese."
"Non c'è nessuna indagine concreta, l'inchiesta è stata fatta attraverso Facebook. Ci sono le loro immagini postate su Facebook nelle indagini. Che inchiesta è questa?"- così ha prrotestato Natália Oliveira, l'avvocato impegnata della difesa degli attivisti arrestati.


Protesta per la libertà dei giovani che sono stati arrestati in GO

L'avvocato ha anche denunciato di sospettare persecuzione degli avvocati della difesa nel caso. Ha detto che una vettura occupata da due persone è rimasta due ore davanti alla sua residenza. Altri avvocati che cercavano informazioni presso la stazione di polizia dove sono stati presi i prigionieri sono stati anche oggetto di intimidazioni.
Gli avvocati hanno presentato una richiesta per il rilascio dalla prigione (che è stato negato) anche il giorno 23. Il 26 gli avvocati hanno presentato una richiesta di habeas corpus.
Il 27, centinaia di persone hanno protestato per le strade di Goiania contro l'arresto degli attivisti. I manifestanti si sono riuniti in Piazza dell'Università e poi camminato per le strade della capitale fino a quando la Corte di giustizia (CG) nello Stato di Goias dove continuarono chiedendo l'abrogazione degli arresti degli attivisti.
Il pomeriggio del 29 maggio, un giudice federale Avelirdes Almeida Pinheiro Lemos, 1° Sezione penale della Corte di Goiás (GO-TJ), ha disposto la liberazione dei tre attivisti arrestati. Con habeas corpus, Heitor Vilela, Ian e John Caetano Marques Aguiar sono stati liberati intorno alle 21, lo stesso giorno. Madureira Tiago Araújo, che era considerato "fuorilegge", ha ricevuto un salvacondotto, che gli garantisce la libertà.
Al fine delle indagini, gli attivisti sono costretti a rispettare "misure precauzionali" come la non-partecipazione e il coinvolgimento in "disordini" e rincasare dalle 23 fino alle 6.

Provocazione criminale del monopolio

Con l'esplosione delle proteste popolari, nel giugno dello scorso anno, il monopolio della stampa, mostrandosi come servitore delle classi reazionarie, manifesta la sua bipolarità, cercando prima di indirizzare le manifestazioni con il pacifismo, poi attaccarli con rabbia come atti di "banditi" e "teppisti".
Ad ogni protesta, uno dei portavoce delle classi reazionarie è messo avanti a chiedere al vecchio stato e ai suoi dirigenti più repressione contro il popolo in lotta.
Il 31 maggio, il quotidiano dello Stato di S. Paulo ha pubblicato sul suo sito web un documento apocrifo che affermava che "i black bloc promettono caos durante la coppa con l'aiuto del PCC" cercando, ancora una volta, di collegare la protesta popolare con azioni criminali.
Il 1° giugno, lo stesso giornale tornò di nuovo alla carica, utilizzando un colloquio con il ministro della Giustizia, Luiz Eduardo Cardozo, per dire che "è inammissibile unirsi per il crimine."
La notizia costruita ad arte fatta dal portavoce della borghesia di São Paulo, vecchia di 400 anni, che dice di aver sentito "16 di questi black bloc", lungi dall'essere una notizia, è più una provocazione, senza fatti, prove o argomenti. Si tratta di un vano tentativo di rafforzare l'isteria che il monopolio intende provocare tra la popolazione, nel tentativo di creare "opinione pubblica" contro le proteste che si svolgono in tutto il paese.

pc 24 giugno - Pillole comuniste

La teoria rivoluzionaria non è una coperta che si può tirare da tutte le parti, ma è innanzitutto quella verificata e consacrata dalla esperienza storica della lotta di classe - la Comune di Parigi,la Rivoluzione d'Ottobre, la Rivoluzione Cinese, la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria - è questa che va applicata e sviluppata, perchè non è un dogma e una ricetta

da Pillole comuniste - 1 -
28-7-2013

lunedì 23 giugno 2014

pc 24 giugno - Gli armadi dei padroni di Confindustria sono pieni zeppi di scheletri... altro che vittime!

Rispetto agli scheletri ci limitiamo in questa sede al caso riportato dalla Repubblica di oggi che nell'inserto Affari&Finanza ricorda ai padroni che non hanno nessun diritto di rivendicare un “paese normale” e prende in esame in particolare il “falso in bilancio” che per forza di cose, e cioè, i continui “scandali” di ogni tipo che toccano i rappresentanti della borghesia, è tornato all'ordine del giorno. Infatti, in particolare dopo gli scandali Expo e Mose “l’establishment politico economico annuncia e invoca all’unisono urgente bonifica.” E “ Dopo numerosi rinvii, il governo fissa per lunedì 30 giugno il Consiglio dei ministri che dovrebbe varare l’attesa riforma della giustizia, comprensiva delle revisioni della legge penale che non sono finite nel pacchetto «super-poteri» al commissario Raffaele Cantone.”

Dopo omertosi ritardi – ci ricorda il giornalista - la Confindustria chiede tolleranza zero contro i corrotti e norme severe contro i mazzettari che alterano la concorrenza e danneggiano le imprese.”

Ma in questa tardiva e corriva riscoperta del principio di legalità c’è un aspetto che tradisce una coda di paglia lunga giusto un paio di decenni. Almeno per la parte che riguarda l’etica del capitalismo, una delle leggi più scandalose è quella sulla depenalizzazione del falso in bilancio. La volle Berlusconi, naturalmente, che da premier imputato è intervenuto sul tema ben tre volte: con legge delega del 3 ottobre 2001, con decreto legislativo dell’11 aprile 2002, con legge ordinaria del 28 dicembre 2005. Mossa felicissima per lui (gli ha consentito di evitare la condanna in almeno 5 processi). [I padroni le leggi se le sanno fare e come!]
Ma mossa utile per tutti (da allora non esiste in Italia un solo caso di imprenditore condannato in via definitiva o multato dal Prefetto per il reato di falso in bilancio). Dunque, ecco la coda di paglia. La scopre proprio il presidente dell’Autorità anticorruzione Cantone, che giovedì scorso a Napoli tuona: «Il falso in bilancio è stato depenalizzato perché una parte rilevante dell’imprenditoria italiana voleva che fosse così». La depenalizzazione, ha aggiunto, non è stata solo «un’operazione politica» voluta dall’ex Cavaliere, perché «quella norma è stata accolta con entusiasmo da pezzi significativi della classe dirigente». Oggi è troppo facile buttare tutto intero il peso della croce sulle spalle del condannato di Arcore. Prima è necessario che l’elitè spalanchi i suoi armadi, e tiri fuori i suoi scheletri. La battaglia degli industriali contro il falso in bilancio risale addirittura al 17 aprile 1997, quando ben 45 tra i più bei nomi dell’imprenditoria italiana scrivono una lettera aperta al Sole 24 Ore, chiedendo una norma che escluda «dal perimetro delle responsabilità operative i fatti che abbiano una rilevanza marginale rispetto alle dimensioni dei conti dell’impresa». Quella missiva la firmava gente come Antoine Bernheim e Ennio Doris, Luigi Lucchini e Alfio Marchini, Letizia Moratti e Andrea Riffeser. Da allora le pressioni non si sono più fermate. Fino al traguardo finale, tagliato «con successo» nella legislatura berlusconiana 2001/2005. Questa è la storia. Ognuno ne tragga il suo bilancio. Possibilmente vero.”

pc 23 giugno - INDIA: I maoisti stanno diventando una forza parallela...

Pubblicato da ICSWP  12 giugno 2014
Contrariamente alla rivendicazione del governo UPA [United Progressive Alliance - governo formato dai partiti cosiddetti di centrosinistra] che la crescita dei Naxaliti [maoisti] venga contenuta, le recenti statistiche presentate dalle forze di sicurezza al ministro degli interni dell'Unione Rajnath Singh mostrano che il PCI(Maoista) è diventato quasi una forza parallela nelle "zone rosse". Centomila quadri, 2.080 membri di dalam (unità militari), più di due dozzine di "plotoni" e "conpagnie" di 3.000 naxaliti con armi regolari e 3.000 con armi sofisticate come LMGs, AK-47, fucili INSAS,  SLR e mortai sono parte di un formidabile esercito maoista. I Rossi hanno legami importanti con l'ELP di Manipur, RPF e NSCN-IM: così ha riferito il ministero degli interni a Singh. La nota segreta, predisposta dal ministero degli affari interni (MAI), avverte anche che i maoisti saranno più attivi sposando la causa del Kashmir e lavorano per un "Fronte Unito" strategico nel tentativo di contrastare la dura spinta anti-Naxalita prevista dal nuovo governo BJP (Bharatiya Janata Party, il partito del reazionario Modi).
Le forze Naxalite hanno costruito una potenza formidabile e hanno elaborato un piano dettagliato di dispiegamento attraverso il corridoio rosso, rendendo difficile per le forze di sicurezza o di qualsiasi macchina governativa penetrarvi, come hanno detto fonti governative. Essendo Bihar, Chhattisgarh, Orissa, Jharkhand, Andhra Pradesh, Maharashtra e West Bengal loro aree di attività, il piano di dispiegamento delimita queste aree principali. Nella regione del Dandkaranya, due "battaglioni" e 22-25 "plotoni" sono stati dispiegati, rendendola una delle regioni più difficili per la penetrazione della macchina statale. La zona Jharkhand/Chhattisgarh ha almeno 12 "battaglioni" e circa 45.000 armi. Il comitato speciale zonale Andhra-Orissa-Bihar dei maoisti ha almeno le "compagnie" (180 quadri) distribuite nelle zone di confine.


http://www.asianage.com/india/naxals-becoming-parallel-force-mha-086

pc 23 giugno - Licenziamenti all'Aquila - tra cui Luigia De Blasi, RSA SLAI COBAS SC Brico e attivista MFPR - massima solidarietà!

QUESTI LICENZIAMENTI DEVONO ESSERE RITIRATI!
parla la compagna RSA licenziata


«L'azienda ha ieri sancito una prima fase di "licenziamenti plurimi  individuali" per "/giustificato motivo oggettivo" (ossia per motivi economici-organizzativi) manifestando anche un'ingiustificata rigidità nell'adozione di strumenti che avrebbero consentito il mantenimento del livello occupazionale e una proporzionale riduzione dei costi sostenuti. Ma facciamo un passo indietro, lo facciamo non solo per i lavoratori licenziati, ma per quelli che restano e per i consumatori dell'Aleandri Bricolage srl, che quando entreranno al negozio troveranno ancora meno personale a servirli, ancora meno merce sugli scaffali, ancora prezzi troppo alti. Agitando lo spauracchio della "cassa integrazione", a gennaio di quest'anno l'azienda ha deciso in maniera unilaterale di applicare una "riduzione orizzontale dell'orario di lavoro" e concentrando il carico di lavoro. Le ore di permesso maturate dai lavoratori sono stati assorbiti dall'azienda e la possibilità di organizzare il proprio tempo libero è diventata un sogno. Alla richiesta di un confronto con i lavoratori e le relative O.S. nel tentativo di disciplinare questa flessibilità, l'azienda ha risposto con inspiegabile rigidità e invece di considerare almeno la ricerca di "ammortizzatori sociali" per evitare i licenziamenti, è passata direttamente alle misure repressive, con l'applicazione della flessibilità selvaggia e questo primo ciclo di licenziamenti. Per ammissione aziendale in sede conciliativa, forse non basteranno neanche i 4 licenziamenti a "sanare" l'azienda! Come dire che al 'Brico io' si licenza a tempo indeterminato. Il rifiuto aziendale di ogni forma di soluzione alternativa per il recupero di un'attività che rappresenta una risorsa importante nel tessuto sociale ed economico di questo territorio, vuole unicamente scaricare sui lavoratori i costi di una crisi di cui i lavoratori non hanno colpa.

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe respinge con forza questa manovra, impugnerà i licenziamenti e darà battaglia affinché vengano ritirati, in quanto li consideriamo illegittimi e ingiusti.
Al messaggio di "speranza", lanciato dal padrone A. Aleandri come una estrema unzione alla commissione di conciliazione ("Speriamo che il mercato riparta e se riparte, i lavoratori licenziati saranno i primi ad essere
riassorbiti") rispondiamo che "La speranza è una trappola inventata dai padroni" (M. Monicelli) e invitiamo tutti i lavoratori alla lotta e alla solidarietà con gli operai licenziati».  
L'Aquila giugno 2014
Slai Cobas per il sindacato di classe, RSA: Luigia De Biasi


SOLIDARIETA' E SOSTEGNO A LUIGIA E ALLE ALTRE LAVORATRICI E AI LAVORATORI, DEL "BRICO ALEANDRI" DELL'AQUILA, INGIUSTAMENTE LICENZIATI

Luigia De Biasi, RSA SLAI Cobas s.c. dell'azienda commerciale "Brico Aleandri", nella giornata dello SCIOPERO GENERALE E NAZIONALE DELLE DONNE del 25 novembre 2013, aveva organizzato un'importante e particolare iniziativa di lotta all'interno e fuori dal negozio Brico io, appendendo striscioni e drappi rossi all'esterno del predetto locale commerciale, e cartelli rossi nei vari reparti, contro femminicidi e stupri, e per il cambiamento di tutta la vita delle donne, distribuendo, inoltre, alle clienti, i volantini contenenti la piattaforma dello sciopero.
Si è trattato di uno sciopero simbolico, come hanno affermato allora Luigia e le lavoratrici che hanno dato vita alla singolare iniziativa, ma "tinto di rosso, come il sangue e il dolore delle donne uccise e violentate dagli
uomini che odiano le donne, ma anche come il colore della passione della lotta"
Evidentemente la cosa ha parecchio infastidito l'azienda, tanto che tra i 4 licenziamenti, già annunciati lo scorso mese di gennaio, vi è proprio quello della lavoratrice e rappresentante sindacale in oggetto, aderente al MFPR.
La cosa altrettanto grave è che non solo non vi era alcun giustificato motivo oggettivo per licenziare, ma l'amministrazione aziendale non ha voluto fare neanche ricorso agli ammortizzatori sociali previsti per legge, onde evitare di buttare in mezzo ad una strada lavoratrici e lavoratori.
IL POSTO DI LAVORO NON SI TOCCA, LO DIFENDEREMO CON LA LOTTA!
CONTRO IL MODERNO FASCISMO PADRONALE, PIENAMENTE LEGITTIMATO DAL GOVERNO RENZI, MODERNO FASCISTA, CHE COLPISCE DOPPIAMENTE LE DONNE, SERVE ED URGE LA SOLIDARIETA', L'UNITA' DI CLASSE E LA MOBILITAZIONE DI TUTTE LE LAVORATRICI, OPERAIE, PRECARIE,DISOCCUPATE, GIOVANI.
LICENZIAMO. I PADRONI E IL GOVERNO RENZI, GOVERNO DEI PADRON
Pa, 20.06.2014
Lavoratrici SLAI Cobas s.c./Policlinico Palermo


CHE ERA SUCCESSO IL 25 NOVEMBRE:

L'AQUILA - "le lavoratrici del Brico io si sono "tinte" di rosso, hanno appeso striscioni e drappi rossi fuori dal negozio, cartelli rossi nei reparti, dove ognuna ha scritto la sua. Abbiamo messo spillette con su scritto "sciopero delle donne, contro femminicidi e stupri tutta la vita deve cambiare" e distribuito alle clienti (purtroppo molto poche in realtà), volantini con la piattaforma dello sciopero delle donne. Alle h 10:00, 12:00 e 16:00 è stato letto un breve comunicato, riscuotendo, con nostra sorpresa, rispetto e attenzione da parte dei colleghi maschi. Quel comunicato è stato inviato al centro (giornale locale) per la pubblicazione. Vedremo domani se lo pubblicheranno:
"Giornata mondiale contro la violenza sulle donne Le lavoratrici del brico io di L'Aquila aderiscono allo sciopero delle donne indetto per il 25 novembre 2013 contro femminicidi e stupri. Il nostro sarà uno sciopero simbolico, ma si tingerà di rosso come in tutta Italia. Rosso come il sangue e il dolore delle donne uccise e violentate dagli uomini che odiano le donne, ma anche come il colore della passione e della lotta...
... Immaginate un giorno senza le donne e forse imparerete a rispettarci

SOLIDARIETA' DA COMPAGNE DI BOLOGNA

Esprimiamo la nostra solidarieta' e il nostro sostegno ai lavoratori e lavoratrici licenziate. Basta licenziamenti. Basta con questo governo fascista e con tutti i governi. Basta. Le proletarie/i i lavoratori le donne che lavorano nOn sono e nOn devono piu' essere carne da macello.
Vicine a Luigia e alle altre/i.
COLLETTIVO STELLA LA ROSSA di Bologna

pc 23 giugno - VIDEO INTERVISTA A MARIAN BOTTA, DELLO SLAI COBAS SC DI BERGAMO

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/06/21/bergamo-sindacalista-denuncia-sono-stato-picchiato-per-proteste-che-porto-avanti/285145/

Bergamo, sindacalista denuncia: “Preso a sprangate per le proteste che porto avanti”

È l’alba dello scorso sabato, in un paesino vicino Bergamo. Marian Botta, magazziniere di origini rumene, entra in auto per andare al lavoro, insieme a sua moglie. Entrambi sono impiegati nel magazzino Kuehne Nagel di Brignano Gera d’Adda, e Marian, in particolare, è un delegato del sindacato Slai Cobas, cui è iscritta la gran parte dei 230 operai del sito logistico. Poco prima di partire, la coppia vede avvicinarsi tre uomini – di cui due a volto coperto – che spaccano il vetro dal lato del conducente. Afferrano Marian, lo trascinano fuori dall’abitacolo e lo picchiano selvaggiamente. Le urla della moglie richiamano l’attenzione dei vicini che mettono in fuga i tre uomini. Il sindacalista resta a terra con la gamba gonfia e il corpo pieno di contusioni ed escoriazioni. Questa la ricostruzione che Botta ha rilasciato a ilfattoquotidiano.it, spiegando che “si tratta dell’ennesimo pestaggio a danno di un sindacalista del settore logistico, che negli ultimi anni è stato scosso da picchetti, scioperi e vertenze molto aspre, soprattutto in Lombardia ed Emilia Romagna. Lo scopo – sottolinea – è impedirmi di tornare al lavoro”. Anche due anni fa Marian è stato minacciato sotto casa con un’arma da fuoco. “Sono convinto che si tratti di un avvertimento legato alla mia attività sindacale” sostiene Marian che aggiunge: “Prima che arrivasse il sindacato avevamo delle buste paga del tutto irregolari, senza ferie, malattia o Tfr. A volte si lavorava quattro ore, altre volte 17 ore, in base ai carichi di merce. Ci trattavano come degli schiavi. In passato mi è stato persino offerto del denaro, per smettere di fare il sindacalista. Ovviamente, ho sempre rifiutato”, conclude Botta  di Maria Elena Scandagliato

domenica 22 giugno 2014

pc 23 giugno - Femminicidi, violenza sessuale è questo il sistema del capitale... la ribellione e lotta delle donne non si deve fermare! Sit-in ieri pomeriggio a Palermo


Sit-in ieri pomeriggio a Palermo promosso dal Mfpr contro i femminicidi, gli stupri e la violenza contro le donne, una barbarie sociale senza fine, con una profonda rabbia mista anche al dolore nella giornata in cui si sono svolti i fenerali di Cristina e dei suoi piccoli figli uccisi in modo feroce dal marito e padre che si voleva liberare di loro per riottenere la sua "libertà".







Un sit-in a cui hanno risposto diverse donne partecipando attivamente nella denuncia,  nel diffondere i volantini, nel parlare con la gente in una piazzetta molto frequentata.








IN NOME DI TUTTE LE DONNE UCCISE, STUPRATE, OFFESE SI E' RIBADITA LA NECESSITA' NON SOLO DELLA DENUNCIA MA ANCHE E SOPRATTUTTO DELLA LOTTA CHE NOI DONNE, LA MAGGIORANZA DELLE DONNE, DOBBIAMO METTERE IN CAMPO.

Porre la questione della violenza e dei femminicidi solo come questione culturale senza guardare alla natura sistemica di essi non basta, così come errato è pensare che la soluzione sia unicamente l'aumento delle misure repressive, lo dimostra la realtà di tante donne le cui denunce sono rimaste in molti casi non risolutive o che non hanno ricevuto dalla magistratura di questo Stato vera giustizia, così come ha raccontato con molta sofferenza ieri in piazza una giovane donna vittima di un marito violento.

Serve una lotta diretta delle donne contro e fuori il sistema, vera causa delle uccisioni delle donne senza delegare alle istituzioni e alla politica, una lotta in cui le donne siano protagoniste e  prendano in mano la lotta, la impugnino direttamente contro quelle stesse istituzioni, mass media, società  che sono la causa e non la soluzione di violenza e femminicidi e di tutta la condizione generale di oppressione delle donne




Il 25 novembre 2013, è stato ricordato con forza, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne si è svolto LO SCIOPERO DELLE DONNE, un evento storico nel nostro paese, che aveva come primo punto di lotta la questione dei femminicidi e della violenza e che ha visto la partecipazione di migliaia di donne, lavoratrici, giovani, questo sciopero  è stato una tappa importante del percorso che le donne necessariamente sono chiamate a fare di doppia lotta in funzione di un vero cambiamento sociale.



Le uccisioni delle donne, gli stupri, la violenza sulla donne sono una barbarie sociale a cui non ci si deve "abituare" nè nel nostro paese nè nel mondo intero, tantissime donne nel mondo lottano perchè questo non accada!




http://livesicilia.it/2014/06/21/donne-contro-il-femminicidio-non-ci-si-abitui-alle-violenze_507151/

http://ilquotidianodipalermo.wordpress.com/2014/06/21/mai-piu-femminicidi-il-grido-del-movimento-femminista-proletario-nel-sit-in-di-protesta-oggi-a-palermo/

FEMMINCIDI, STUPRI, VIOLENZA SULLE DONNE
NON CI SI PUO' E NON CI SI DEVE "ABITUARE"
A QUESTA BARBARIE SOCIALE!

Continua la mattanza delle donne, in questi ultimi giorni altre tre donne sono state uccise dalla ferocia degli uomini che odiano le donne, mariti, compagni, conviventi che uccidono all'interno della famiglia divenuta vero e proprio luogo di morte per tante donne uccise, sgozzate, massacrate, fatte a pezzi, cosparse di benzina e bruciate ancora in vita con un odio terribile che questi uomini assassini scagliano contro le “loro” donne considerate un possesso, oggetti su cui avere la proprietà unica, da uccidere se le mogli, compagne... decidono di rompere il rapporto familiare ma da uccidere anche se l'uomo vuole disfarsene per riottenere “la libertà” , così come successo con Cristina di Pavia, uccisa dal marito perchè la voleva lasciare, tagliandole la gola ma non è bastato! ha ucciso anche i due figlioletti, il più piccolo di appena 20 mesi!

Femminicidi, mattanze compiute all'interno della “sacra” famiglia, una famiglia che è il puntello di questa società, la cellula base di un sistema barbaro e marcio fin dalle radici, fondato sull'oppressione e sullo sfruttamento e che con la crisi mostra sempre più il suo vero volto, di barbarie e di orrore, di morte.
Tutte queste donne e bambini uccisi gridano che questo sistema è irriformabile e deve essere sradicato.

Come donne dobbiamo dobbiamo dare vita ad una lotta dura con la nostra rabbia e la nostra ribellione contro questa società che produce ed è la madre di tutte le violenze contro le donne.

Siamo al fianco delle donne che hanno subito e subiscono violenza e portiamo nel cuore tutte le donne uccise.
Noi diamo voce a CARMELA di Taranto, uccisa prima dagli uomini che l'hanno violentata ad appena 13 anni e poi dallo Stato/istituzioni che invece di aiutarla l'hanno colpevolizzata, strappata alla famiglia e rinchiusa in una casa famiglia dove veniva imbottita di psicofarmaci.
A CRISTINA E I SUOI FIGLI uccisi per mano di un marito “serio e onesto discreto e preciso” che voleva solo disfarsi della donna che aveva vicino
 A CARMELA PETRUCCI uccisa per mano del fidanzato della sorella
A FLORIANA UCCISA DAL "fidanzatino" 15 enne bruciata viva … e a tutte le altre donne uccise, violentate, offese...

PERCHE' NESSUNA DONNA E' PROPRIETA' DI UN UOMO,   perche nessun uomo si deve sentire libero di disfarsi di  una  donna perchè considerata una proprietà

PERCHE' TUTTO QUESTO NON DIVENTI UN'ABITUDINE, UNA NORMALITA'!

PERCHE'  OGNI VOLTA CHE VIENE COLPITA UNA DONNA TUTTE  DOBBIAMO SENTIRCI FERITE A MORTE NEL CORPO E NELLA MENTE 1 PERCHE'  PER OGNI DONNA STUPRATA UCCISA E OFFESA SIAMO TUTTE PARTE LESA

PERCHE' QUESTA SOCETA' PUTRIDA LURIDA E MARCIA  DOBBIAMO RIVOLTARE SENZA DELEGARE A GOVERNI E ISTITUZIONI CHE CON LE LORO POLITICHE DI ATTACCO AI DIRITTI ANCHE PIU' BASILARI, SESSISTE E REAZIONARIE, CI UCCIDONO OGNI GIORNO

Facciamo sentire forte la nostra rabbia e la nostra ribellione, ORGANIZZIAMOCI NELLA LOTTA

FEMMINICIDI, STUPRI, VIOLENZA SESSUALE QUESTO E' IL SISTEMA DEL CAPITALE!
RIBELLARSI E LOTTARE DOPPIAMENTE CONTRO QUESTA SOCIETA' CHE PRODUCE I FEMMINICIDI , LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE E' GIUSTO E NECESSARIO

movimento femminista proletario rivoluzionario









pc 22 giugno - FRONTE LAVORATORI - L'UNICO LAVORO E' A TERMINE E PRECARIO. MENTRE NELLA GRANDI AZIENDE COMPETITIVITA' VUOL DIRE DARE IL "CULO"

"Primi effetti del Decreto Poletti che ha liberalizzato i contratti a termine e semplificato l'apprendistato... nel secondo trimestre 2014 sono a "tempo" + 7,3%... E a schizzare verso l'alto sono, in particolare, i contratti a termine "acausali" (il dl 34 ha elevato questo requisito da 12 a 36 mesi, con la possibilità di cinque proroghe... di questi c'è un aumento del 21,5% rispetto allo stesso periodo (aprile-giugno) del 2013...
Aumento del 6% per i contratti di apprendistato... (MA) i programmi di assunzione, in questo periodo, sono orientati in vista dell'estate (quindi dopo l'estate torneranno questi giovani disoccupati- ndr)...
Anche i rapporti di lavoro interinali (somministrazione) semplificati di Poletti segnano una crescita tendenziale del 28,2%..." (fonte- Sole 24 Ore)

A fronte di queste cifre, i contratti a tempo indeterminato sono, invece, solo aumentati del 1,7% (tendenziale...), ma soprattutto nelle imprese di minori dimensioni (quindi dove è più facile il licenziamento).

Nello stesso tempo la Cgil denuncia "un esercito di 570mila persone in cassa integrazione a "zero ore" (cioè assenti completamente dall'attività produttiva. E dall'inizio anno una perdita di reddito di 1,8 miliardi di euro, pari a 3.300 euro netti in meno in busta paga...".

MA COME STA LA SITUAZIONE PER GLI OPERAI CHE LAVORANO A TEMPO INDETERMINATO NELLA GRANDI AZIENDE?

L'esempio della Dalmine spa: 
Il 14 giugno c'è stato un accordo - sottoscritto senza problemi da Fim, Fiom e Uilm - in cui l'azienda ha presentato un "PROGETTO DI COMPETITIVITA'" che farà sicuramente scuola, in cui per supportare il piano di consolidamento della propria posizione commerciale ed economica e di differenziazione rispetto alla concorrenza, per la presenza sul mercato internazionale di nuovi e più forti competitori (cinesi e coreani)... "occorre - dice padron Rocca - mettere in campo nuove iniziative che riguardano anche aspetti della flessibilità della prestazione di lavoro,della organizzazione del lavoro e della produzione..."

Vale a dire: "per difendermi dalla competitività e per salvare i miei profitti, cari operai, vi devo sfruttare di più..."

pc 22 giugno - FRONTE PADRONALE 2 - LE RIFORME DI RENZI AL SERVIZIO DEI PADRONI, CHE RINGRAZIANO MA VOGLIONO DI PIU'

Marchionne: "...C'è un filo conduttore fra le posizioni di Mario Monti, Dick Parsons e Fabrizio Saccomani, che sono intervenuti a un brain storming sull'economia organizzato a New York per gli ex allievi della Bocconi e le posizioni di un industriale, Sergio Marchionne, che ha parlato alla cena conclusiva al Mandarin Hotel riprendendo gli stessi temi: «L'ho già detto quando alla presidenza del Consiglio c'era Monti, l'ho confermato quando c'era Letta, lo confermo con Renzi: qualsiasi piano che va a cambiare il sistema di regole del gioco che non sono più competitive, io personalmente lo appoggio totalmente» ha detto Marchionne. Ora forse, con Renzi qualcosa può succedere: «L'appoggio in pieno mi sembra che abbia preso la strada giusta» ha detto ancora Marchionne...

CHE SIGNIFICA COMPETITIVITA' PER MARCHIONNE LO SANNO PURTROPPO BENE GLI OPERAI FIAT; lo sanno gli operai di Termini Imerese buttati fuori dalla fabbrica; lo sanno gli operai di Melfi,di Pomigliano... che si sono visti tagliare diritti fondamentali (dalla malattia, alle pause...), il salario, operai da cui non basta che Marchionne si sia preso il corpo, la salute, ma si prende anche la dignità; lo sa Maria e tanti altri operai in cassintegrazione da anni che non ce l'hanno fatta più e si sono suicidati...

Squinzi: “Dateci un paese normale” - Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, dal Made Expo di Milano ha rilanciato l'appello alla stabilità perché «mancando la stabilità politica perderemmo un altro punto di Pil rispetto alle previsioni che comunque stavano migliorando».
«Abbiamo bisogno di stabilità e di semplificazioni», ha sottolineato il presidente degli industriali. «Dateci un Paese normale e vi faremo vedere noi cosa siamo capaci di fare». C'è infatti bisogno di normalità perché «si possa programmare l'attività e fare gli investimenti» così che «gli italiani ritrovino la fiducia». Squinzi ha detto che non si possono «accettare supinamente che non vengano fatti i passi decisi che io ho chiesto nella direzione giusta»...
...Sui provvedimenti varati venerdì in materia fiscale Squinzi ha detto che “ci sono cose interessanti, non tutto quello che avevamo chiesto ma può andare... Stiamo continuando a sottoporre proposte, riflessioni, informazioni necessarie al governo per modulare la propria azione, abbiamo un dialogo quotidiano con i ministeri...

IL LORO "PAESE NORMALE" E' IL PAESE IN CUI POSSONO TRANQUILLAMENTE FARE PROFITTI SULLO SFRUTTAMENTO DEGLI OPERAI E SUL TAGLIO DEL COSTO DEL LAVORO - TUTTO GARANTITO PER LEGGE. 
Come dice chiaramente il presidente della Confindustria: i padroni danno proposte, riflessioni, informazioni e il governo deve eseguire...

pc 22 giugno - FRONTE PADRONALE 1 - LE 8 PROPOSTE DI PRODI PER LA RINASCITA DEI PADRONI


Primo: LEGGI PER DARE PIU' SOLDI AI CAPITALISTI (mentre i lavoratori possono accontentarsi delle 80 euro e per i disoccupati non c'è alcun reddito):
"Occorre una legislazione volta ad aumentare la convenienza ad apportare capitale proprio nelle imprese mentre, nello stesso tempo, le associazioni imprenditoriali debbono spingere i loro associati a mettere più soldi nelle aziende. Avere imprese povere e padroni ricchi non giova né al proprietario né all’impresa, che si indebolirà nel tempo e sarà incapace di affrontare la normale concorrenza e gli inevitabili periodi di crisi..."

Secondo: LEGGE PER INCENTIVARE FUSIONI E CONCENTRAZIONI (che sempre portano a taglio di posti di lavoro):
"...In secondo luogo in un paese in cui sono scomparse tutte le imprese manifatturiere di grandi dimensioni dobbiamo aumentare la forza e la dimensione delle aziende minori. Una legge ed una serie di buone politiche pubbliche e bancarie volte a incentivare fusioni e concentrazioni appare quindi lo strumento necessario per rendere le strutture produttive in grado di competere nei nuovi mercati globali..."

Terzo: LEGGI PER LA CONTINUITA' DELLE IMPRESE FAMILIARI (con invito ai padroni a preparare bene la successione tra padri e figli, perchè il padre padrone può morire ma la proprietà privata è eterna):
"...Come terzo obiettivo una buona politica industriale deve tenere conto del fatto che le nostre imprese sono in generale imprese familiari, con i grandi vantaggi e le debolezze che questo comporta...
Dal potere pubblico ci si attende una legislazione volta a facilitare (sull'esempio della Germania) la nascita di fondazioni che, mantenendo il ruolo proprietario della famiglia, garantiscano la continuità dello sviluppo dell'azienda anche nei momenti di crisi familiari o di passaggi generazionali...
Da parte privata ci aspettiamo un'opera di formazione e convinzione riguardo all'importanza delle risorse dirigenziali esterne alla famiglia e riguardo alla necessità di preparare bene e per tempo la successione, in modo da fare fronte a qualsiasi evento. Non solo molti politici ma anche molti imprenditori si credono immortali e, purtroppo, non lo sono..."

Quarto: LEGGI PER FAVORIRE GLI IMPRENDITORI FALLITI (perchè continuino a fare guai):
"...In quarto luogo occorre revisionare alcune leggi che... disciplinano il fallimento... modificare alcune norme che scoraggiano le possibili nuove iniziative di un imprenditore che è fallito in buona fede e nel rispetto delle leggi..."

Quinto: LEGGI PER ATTRARRE LE MULTINAZIONALI RENDENDO IL LAVORO PIU' FLESSIBILE (rendendo più possibile intensificare lo sfruttamento dei lavoratori):
"...Come quinto obiettivo occorre una politica di attrazione delle multinazionali tenendo presente che, mentre molte di esse fuggono atterrite da una burocrazia invincibile e da regole sulle modalità di prestazione del lavoro spesso incomprensibili... Perché questa tendenza possa generalizzarsi, la priorità principale non è diminuire il costo del lavoro orario ma renderne più flessibili, più cooperative e più logiche le modalità di prestazione. Elemento oggi molto più importante della pur necessaria flessibilità in entrata e in uscita e del costo orario del lavoro..."

Settimo: LEGGI PER RIDURRE I COSTI NELL'ACQUISTO DI MATERIE PRIME E FONTI ENERGETICHE:
"...Un settimo obiettivo riguarda gli orientamenti della politica energetica sia come fonte di investimenti e di occupazione sia come strumento di equilibrio della bilancia commerciale, che vede la nostra voce passiva più pesante nell'acquisto di materie prime e di fonti energetiche..."

Ottavo: LEGGI PERCHE' LE SCUOLE PREPARINO LE "RISORSE UMANE" (forza lavoro da sfruttare) AL SERVIZIO DEL CAPITALE:
"...L'ultimo ma più importante capitolo di politica industriale riguarda le risorse umane. Nessuno degli obiettivi di sviluppo che ci proponiamo può essere raggiunto senza un piano globale di valorizzazione delle risorse umane. Ricerca e Sviluppo, formazione e istruzione sono l'unico reale strumento di crescita in un paese con popolazione in costante diminuzione...
Per fortuna che si è, pur in modo non ancora operativo, rimesso sul tavolo il tema dell'apprendistato, che è il passaggio obbligatorio per imparare seriamente le regole di un mestiere.
E' urgente una strategia a livello nazionale in materia di preparazione delle nuove risorse umane, in primo luogo per fare capire a tutti gli italiani, anche con un'esplicita campagna pubblicitaria, il ruolo chiave dell'istruzione applicata in un mondo moderno e per dettare quindi alle regioni le linee-guida per mettere in atto un grande progetto di rilancio dell'istruzione tecnica..."

pc 22 giugno - il processo contro i padroni assassini Ilva aTaranto - nelle cronache e commenti su tarantocontro.blogspot.com

  • il processo ilva è seguito nei vari aspetti dal blog tarantocontro
  • pubblicheremo i vari pezzi a poco a poco
cominciamo dal resoconto dall'interno
di Margherita Calderazzi rappresentante come parte civile dello slai cobas per il sindacato e di classe e militante di proletari comunisti

Resoconto dall'interno del processo Ilva

Ieri un presidio con grandi striscioni e cartelli organizzato dallo Slai cobas per il sindacato di classe, con la presenza di una rappresentanza dal nord e dalla Sicilia della Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori, ha “accolto” l'inizio del processo Ilva.
“Dedicato a Claudio, Francesco, Ciro, Nicola...”, “Giustizia per i nostri morti”, “Padroni in galera – operai in fabbrica” - questo è stato il messaggio del presidio, insieme alla forte denuncia del sistema Riva e dei governi che difendono i profitti padronali sulla pelle e la vita degli operai e della popolazione.
Solo lo Slai cobas ieri c'era a manifestare. Il fatto che nessun altra realtà né sindacale, né ambientalista, né 'Liberi e pensanti', abbiano organizzato nulla è dovuto ad una linea, confermata poi in alcune discussioni all'interno durante il processo, che sostiene direttamente o comunque accetta la logica del “silenzio”, del “non disturbare il manovratore” (i giudici), del mostrare una “città tranquilla, che non protesta”, per non dare alibi agli avvocati dei Riva che hanno presentata istanza di trasferimento del processo da Taranto.
Una scelta sbagliatissima che invece di fare di questo processo un “processo popolare” in cui i nostri morti “vivano” e gli operai e i cittadini siano loro i protagonisti, delegano di fatto la “giustizia” ai giudici e alle loro norme e codicilli, ai passaggi farraginosi, lunghi e burocratici - di cui già ieri si è visto un esempio lampante. Una scelta, quindi, suicida, perchè se questo processo, il suo percorso, deve dipendere solo dalla bontà dei magistrati, abbiamo già perso.
Questa scelta è stata confermata anche in aula processuale, dove per esempio l'Usb aveva mandato solo il proprio avvocato, e sia l'Usb che il Comitato Liberi e Pensanti non hanno organizzato la costituzione di parte civile di operai, cittadini, ma solo della loro di associazione.
Appena si sono avvicinati all'ingresso della Caserma dei Vigili del fuoco (dove si teneva il processo) l'avvocato Bonetto di Torino, legale insieme ad altri avvocati di Taranto per le parti civili dello Slai cobas, e la coordinatrice Calderazzi Margherita, si è visto subito e sentito un preoccupato movimento della Digos per la presenza della coordinatrice, a cui è seguita una mal digerita sorpresa e un comico imbarazzo quando hanno dovuto prendere atto che la coordinatrice (“quella che spesso fa iniziative di protesta”) era legittimata ad entrare, perchè parte civile per lo slai cobas.
All'interno le presenze erano principalmente di avvocati, oltre un centinaio per gli imputati, più quelli delle parti civile. Un “mercato” affollato di avvocati di grido, o di avvocaticchi che cercano il loro momento di scena e che, per “andare sul sicuro”, concentrano le parti civili solo su persone morte o ultramalate, su condomini.
L'avvocato Nevoli, sia del Usb che del Comitato Liberi e pensanti, ha contestato la nostra linea della costituzione di parte civile che mette al centro la questione del “pericolo certo” per cui anche chi non è malato ma sta a rischio perchè operaio dell'Ilva o abitante dei Tamburi o lavoratore e operatore al Cimitero (abbiamo concentrato in questi settori le parti civili), può presentarsi. Questa, tra l'altro, abbiamo detto, è la linea dell'inchiesta Todisco e della stessa Procura e discende dalla positiva esperienza Eternit. Questa è la linea corretta, rispetto all'andazzo di avvocati e avvocaticchi che si vanno a cercare il morto o l'ammalato.
Consideriamo invece sbagliata e debole la costituzione come associazioni di USB e Liberi e pensanti, è troppo poco il tempo della loro esistenza (poco più di un anno e mezzo), perchè possano essere legittimate ad essere riconosciute come realtà impegnate sul tema della salute e sicurezza. I Liberi e pensanti poi rispetto alla fabbrica teorizzano addirittura il non impegno perchè l'Ilva deve solo chiudere. Inoltre, è sbagliata l'idea che le organizzazioni sostituiscano il protagonismo dei lavoratori e della gente al processo.
Prima dell'inizio del processo, durante le due lunghe pause di “ritiro del giudice”, parlando con Ranieri, il portavoce dei Liberi e Pensanti, abbiamo criticato i suoi discorsi disfattisti, che alimentano solo sfiducia e pessimismo tra gli operai. Discorsi sul fatto che non c'era nessuna realtà fuori dal processo – quando questo non era vero: c'era il presidio dello slai cobas e della Rete! E I Liberi e pensanti, come altre forze, hanno scelto volutamente di non esserci!; sul fatto che "la città non risponde", che i “tarantini vengono al concerto ma qui non ci sono” - quando la concezione e la pratica dei Liberi e pensanti è fino in fondo causa e parte di questo problema; sul fatto che gli operai dell'Ilva sarebbero una massa di pecoroni, ignoranti – discorsi di bassa macellazione, che vogliono trovare facile consenso, quando proprio i Liberi e Pensanti e i loro principali rappresentanti, operai dell'Ilva, teorizzano che in fabbrica non serve l'organizzazione degli operai, la battaglia sindacale di classe. Lo slai cobas per il sindacato di classe ha anche ieri attaccato queste posizioni che fanno il gioco di chi vuole gli operai impotenti; gli operai quando si organizzano come classe sono invece una forza, mentre senza organizzazione non esistono, e gli operai organizzati sono e possono essere il cuore, l'avanguardia di tutta la città. E questo lo ha dimostrato lo stesso Ranieri (ricordato ieri da lui stesso) che, durante il brevissimo periodo in cui è stato iscritto allo Slai cobas, lui organizzò tra i suoi compagni operai al porto il rifiuto a partecipare alla marcia aziendale pilotata del 30 marzo del 2012; una iniziativa importante, controcorrente, una linea che poteva e doveva continuare; ma che invece fu da lui subito abbandonata arrivando poi a “sputare sentenze” sugli stessi operai.
Ora anche perchè e come si sta in questo processo è una linea di demarcazione. Ieri è stato dimostrato che senza costituire centinaia e centinaia di parti civili “la citta non risponde”.
La Cgil e la Fiom ieri hanno fatto la loro presenza ipocrita in pompa magna: è sceso Landini, si è rivisto Rappa, poi Gino D'Isabella, e l'imbarazzante Stefanelli. Tutti entrati in gruppo per mostrarsi alle telecamere. Questi hanno avviato all'ultimo momento una raccolta di costituzioni di operai (cosa per lo meno sospetta, è stata la costituzione di parti civili dello Slai cobas a metterli in allarme?), e in un'unica costituzione presentano CGIL, Fiom e 160 operai. Se teniamo conto che lo Slai cobas presenta circa 100 parti civili, si tratta per tutto il mega apparato di Cgil, Fiom, di numeri decisamente scarsi.
Ma la prima preoccupazione dell'Avv. Del Vecchio della Cgil/Fiom è stata quella di dirci che “non era il caso di mettere gli striscioni...”, almeno fino a quando la Cassazione non si pronuncia.
La nostra risposta è stata che semmai sono purtroppo troppo pochi gli operai e cittadini che si fanno sentire e che su questo la Fiom è un ostacolo tra i lavoratori; che lasciare in pace la Magistratura è la via per perdere; che tanti altri processi, invece, hanno dimostrato il contrario: dal processo Eternit (a cui ad ogni udienza partecipavano migliaia di lavoratori e familiari e vi erano presidi fuori dal tribunale), al processo Thyssen (in cui sempre vi erano manifestazioni fuori dal tribunale, molte organizzate dalla rete per la sicurezza), agli stessi processi a Taranto “ex Nuova Siet” contro l'Ilva, sulla Palazzina Laf, ecc. - questa presenza di lavoratori, presidi ai processi ha eccome positivamente influenzato le sentenze di condanne dei padroni, hanno fanno trovare ai giudici la strada per darle.
Noi useremo questo tempo prima della prossima udienza perchè gli operai e gli abitanti dei tamburi siano ancora più numerosi sia dentro l'aula che fuori del processo. Senza il presidio dello Slai cobas e della Rete questo processo sarebbe stato solo una vicenda giudiziaria.
Ma la realtà, sentendo alcuni legali, che molti di questi, anche avvocati delle parti civili, danno già per molto probabile il trasferimento del processo Ilva da Taranto e non ne sono affatto dispiaciuti, considerandolo anch'essi legittimo. A questi abbiamo risposto a “muso duro” che con questa logica anche tanti altri processi dovrebbero essere spostati: i processi per mafia non potrebbero essere fatti a Palermo, e così via; così come è pericoloso il discorso che i giudici potrebbero aver subito effetti negativi dall'inquinamento e quindi non essere imparziali, perchè con questo stesso discorso si finisce per mettere “sotto processo” l'ideologia, le concezioni politiche di un giudice... E quindi si fa di fatto il discorso alla Berlusconi, che i padroni, gli imputati si devono scegliere città e giudici...
La realtà, abbiamo denunciato, che se questo processo si sposta, vuol dire solo che non lo si vuole fare seriamente o che lo si vuole fare per assolvere i Riva e gli altri imputati. Proprio le 190 pagine di motivazioni dell'istanza di ricusazione, dicono uno per uno i motivi per cui questo processo si deve fare a Taranto e perchè noi dobbiamo trasformarlo in una battaglia che deve e può finire male per Riva e complici.
La giornata di ieri ha confermato che affidare burocraticamente un processo a un giudice di turno è assurdo. Lo ha dimostrato la gestione approssimativa delle notifiche, che fino al giorno prima si confermava essere andate tutte a buon fine e poi al processo viene fuori che 5 erano irregolari.
Lo ha dimostrato la “dimenticanza” della prossima scadenza dei termini di custodia cautelare di alcuni imputati; con conseguenze anche per la presentazione delle parti civili.
Lo ha dimostrato la prima decisione della giudice Gilli, per cui, chi voleva... poteva procedere comunque con il deposito puramente tecnico delle costituzioni di parti civili senza presentarne le motivazioni e senza contraddittorio – a questo la maggiorparte dei legali si è opposta.
Tra gli avvocati dello Slai cobas a questo punto vi è stata una discussione per decidere la soluzione più giusta: depositare subito nel modo indicato dalla Gilli le nostre parti civile, mentre altri le avrebbero presentate alla seconda udienza, poteva dare un vantaggio alle controparti; nello stesso tempo, presentarle dopo non ci poneva subito come parte protagonista nel processo; decidere che alcuni nostri avvocati le presentavano, mentre altri attendevano la nuova udienza; presentare subito la costituzione dello Slai cobas e dopo quella delle parti civili di lavoratori e cittadini...
Lo Slai cobas a questo punto ha posto alcuni punti fermi: la presentazione e i tempi della stessa dovevano tenere in considerazione soprattutto il messaggio politico verso i lavoratori e i cittadini; le parti civili dovevano essere presentate tutte insieme; la presentazione dello Slai cobas avviene insieme a quella dei lavoratori e abitanti dei Tamburi, perchè lo slai cobas ha lavorato e lavora soprattutto per la presentazione associata di operai Ilva, lavoratori cimiteriali e abitanti dei Tamburi, che con la loro presenza nel processo devono far sentire il “fiato sul collo” fin dentro l'aula. La presentazione dello slai cobas è opportuna e necessaria (oltre che chiaramente legittima perchè è dal 1993 che lavora in Ilva e in città con una montagna di iniziative, la cui documentazione riempirebbe tutta una stanza) per poter stare anche all'interno dell'aula processuale e svolgere una funzione orientativa e unificante sia verso le nostre parti civili che verso il pool di nostri avvocati. Per questo non poteva essere accettabile presentare lo slai cobas in un momento diverso dagli altri lavoratori.
Il nostro “pool di avvocati” ha ben funzionato in maniera collettiva. Gli avvocati di Taranto riconoscono l'esperienza di riferimento del processo Eternit di Torino dell'Avv. Bonetto, si consultano e tengono conto di quello che dice e decide lo slai cobas. In particolare, comprendono che noi siamo portatori di una doppia esigenza, quella legale (che deve essere fatta bene perchè vogliamo che tutte le nostre parti civili siano accolte) e quella sindacale-politica che va oltre e non si fa “incatenare” dalle sole questioni tecnico-legali, ma tiene conto dell'importanza di questa battaglia per i lavoratori e la popolazione di Taranto.
La questione dei tempi di presentazione delle parti civili è stata sciolta, dalla stessa giudice che, andata finalmente a leggersi gli articoli di legge, ha deciso che tutto veniva sospeso (anche la scadenza dei termini di custodia cautelare), e si rinviavano le presentazioni delle parti civili nei modi dovuti, alla prossima udienza che sarà il 16 settembre.

Ma questo processo ha anche subito mostrato il rischio di diventare un circo, con tempi inimmaginabili. Solo per fare l'appello degli imputati, con i relativi avvocati, ci sono voluti quasi 2 ore. E il problema si presenterà ancora di più nelle prossime udienze, in cui dovranno essere chiamate anche le parti civili.
Male anche la gestione e l'organizzazione della struttura dei Vigili del fuoco: utilizzata solo mezza palestra, poche sedie con tante persone costrette a stare in piedi, niente aria condizionata, anche l'acqua e il mini bar è stato messo solo dopo alcune ore.
Chiaramente vi erano decine e decine di giornalisti e operatori tv nazionali e locali, che dopo un po' sono stati messi fuori anche dall'anticamera dell'aula processuale. Questi giornalisti puntavano ovviamente ad intervistare i grossi nomi. Ma alcuni hanno intervistato l'Avv. Bonetto, la rappresentante dello Slai cobas e soprattutto i rappresentanti della Rete nazionale per la sicurezza presenti al presidio.
PROSSIMO APPUNTAMENTO PROCESSUALE: 16 SETTEMBRE.

pc 22 giugno - da Il Quotidiano di Palermo - Mai più fenmminicidi

Basta stupri e violenze sulle donne. alle 17.30 sabato 21 giugno, in piazzetta Generale Magliocco, per un sit-in contro i femminicidi, promosso dalMovimento femminista proletario rivoluzionario di Palermo. «Continua la mattanza delle donne – tuonano le promotrici dell’iniziativa – e ce lo dice il fatto che, proprio in questi ultimi giorni, altre tre donne sono state uccise dalla ferocia di uomini che odiano le donne. Mariti, compagni, conviventi, che esprimono tutta la loro lucida follia all’interno della famiglia, divenuta vero e proprio luogo di morte per tante, troppe: sgozzate, massacrate, fatte a pezzi, cosparse di benzina e bruciate ancora in vita». Il tutto, immerso in un odio terribile, che questi uomini assassini scagliano contro le “loro” compagne di vita, considerate un possesso, oggetti su cui avere la proprietà unica, da uccidere se decidono di rompere il rapporto. Ma da eliminare anche se l’uomo vuole disfarsene per riottenere “la libertà”. Così come successo a Cristina, alla quale il marito ha tagliato la gola perché era più semplice e definitivo di una separazione. Non gli è, però, bastato, così ha eliminato anche i due figlioletti, il più piccolo dei quali di appena 20 mesi. Anche nel loro caso perché, se avesse scelto la strada normale, quella del divorzio, i figli sarebbero comunque rimasti, e per lui sarebbe stato un problema insopportabile. Ora avrà tutta una vita per cercare di eliminare il pensiero di quanto fatto. Femminicidi, mattanze compiute all’interno della “sacra” famiglia, puntello di questa società, cellula base di un sistema barbaro e marcio fin dalle radici, fondato sull’oppressione e sullo sfruttamento e che, specialmente con la crisi, mostra sempre più il suo vero volto, di barbarie e di orrore, di morte. Tutte queste donne e bambini uccisi gridano che questo sistema è irriformabile e deve essere sradicato. Il Movimento femminista proletario rivoluzionario di Palermo è da sempre al fianco delle donne che hanno subito e subiscono violenza, ricordando continuamente tutte quelle che hanno perso la vita a causa di un marito, un fidanzato, un compagno, un pretendente violento. «Noi diamo voce a Carmela di Taranto – proseguono le aderenti al movimento – uccisa prima dagli uomini che l’hanno violentata ad appena 13 anni, poi dallo Stato e dalle tante istituzioni che, invece di aiutarla, l’hanno colpevolizzata, strappandola infine ai genitori e rinchiudendola in una casa famiglia dove veniva imbottita di psicofarmaci. A Cristina e ai suoi figli, uccisi per mano di un marito “serio e onesto, discreto e preciso” che voleva solo disfarsi della donna che aveva vicino; a Carmela Petrucci, “fatta fuori” dal fidanzato della sorella; a Floriana, bruciata viva dal fidanzatino 15enne; a tutte le altre donne, che non ce l’hanno fatta o che subiscono ancora le conseguenze di quanto successo loro, dedichiamo questa e tante altre giornate del genere». Iniziative come quella di questo pomeriggio, quindi, sono estremamente importanti, perché nessuna donna debba o possa essere proprietà di nessuno, tanto meno di un uomo; perché tutto questo non diventi un’abitudine, una normalità; perché, ogni volta che viene colpita una donna, tutti possiamo sentirci feriti a morte nel corpo e nella mente. Per questo, è importante che in via Generale Magliocco, alle 17.30, ci siano tantissime persone, magari più uomini che donne, tutti decisi a ribellarsi e lottare contro una società che, bisogna dirlo, produce continui femminicidi attraverso l’indifferenza e la solitudine in cui relega entrambi i sessi indistintamente. Per informazioni, si può chiamare il cell. 340.8429376, scrivere all’e-mail mfprpa@libero.it o cliccare l’indirizzo webhttp://femminismorivoluzionario.blogspot.it/.

pc 22 giugno - Pillole comuniste

Nel sistema imperialista i governi 'progressisti' sono quelli che cercano di fare le stesse cose dei governi reazionari con il consenso del popolo e sono quindi esempi concreti di dispotismo sopratutto in materia di autoritarismo poliziesco e interventismo militare

da  Pillole comuniste - 1 -
9-6-2013