giovedì 26 settembre 2024

pc 26 settembre - Sciopero della Stellantis e dell’automotive: manifestazione a Roma il 18 ottobre - Ma la linea di Fim-Fiom-Uilm non migliorerà la situazione per gli operai

Dalla stampa - Le posizioni dei sindacati confederali puntano a dare "soluzioni" ai padroni (cambiamenti tecnologici, messa a disposizione di risorse pubbliche, difesa delle aziende della componentistica), legando a queste il destino degli operai.

"La protesta parte dalle previsioni in calo rispetto a quanto promesso della produzioni di veicoli nell’anno 2024 che si ferma a 500.000 rispetto al milione promesso da Carlos Tavares, ad di Stellantis.
Nonostante gli incentivi statali, le immatricolazioni per i veicoli elettrici sono in calo rispetto al 2023 con una flessione del 36%, mentre considerando solo l’Unione Europea la flessione è del 43,9%.
Una delle situazioni più difficili è quella di Mirafiori: “fino a settembre – spiega la Fiom – sono state prodotte 18.500 auto contro le 52.000 dello stesso periodo del 2023, l’83% in meno e la carrozzeria è ferma fino all’11 ottobre”. La richiesta dei sindacati è di “imprimere più forza ai cambiamenti tecnologici, accompagnando la transizione con un serio e deciso piano di salvaguardia occupazionale. Il Governo deve dare concretezza al confronto iniziato più di un anno fa al Mimit. È necessario che, oltre al confronto in corso con Stellantis e agli impegni già presi, si attui un piano strategico con azioni mirate anche per le aziende della componentistica”. Il ministero “deve mettere a disposizione risorse pubbliche, vincolate a precisi impegni di tenuta occupazionale da parte delle imprese"

Da un volantino dello Slai cobas sc diffuso a Mirafiori e a Melfi

Il quadro è fin troppo chiaro. Stellantis sta mandando a casa un numero impressionante di lavoratori in tutti gli stabilimenti, con un quadro che si aggiorna giorno dopo giorno ed è sempre in peggio. Parla di “uscite volontarie” ma sono esuberi strutturali veri e propri: 1560 a Torino, 850 a Cassino, 500 a Melfi, 424 a Pomigliano, 121 a Termoli, 100 a Pratola Serra, 30 a Cento, 23 ad Atessa, 12 a Verrone, 173 a Modena. Un totale di circa 4mila lavoratori, oltre l’8%.

E non è che l’inizio, dato che la crisi di mercato e di modelli a livello mondiale non fa che

approfondirsi e Stellantis cerca di risolverla spostando le produzioni laddove, si dichiara, “il clima è più favorevole”, dal Brasile al nord Africa all’Est Europa. E anche negli stabilimenti europei e americani la situazione non è senza conseguenze.

Tavares continua a presentarci un futuro radioso e ad annunciare modelli su modelli, volto a giustificare il presente e volto a chiedere al governo un completo allineamento alle sue richieste. Gli incontri stabilimento per stabilimento finora sono serviti solo a Stellantis e a quella parte dei sindacati disponibile ad accettare tutto. 

Il governo finora, al di là delle sparate, nella sostanza non da alcuna garanzia per il futuro e contribuisce a questa falsa dialettica: Stellantis che annuncia esuberi, il governo che annuncia incentivi o minaccia di toglierli. Ma dal punto di vista degli operai non si vede nulla. Le condizioni di chi lavora continuano ad essere all’insegna di spremere per incrementare i profitti; aumento della produzione con meno operai. In alcuni stabilimenti – denunciano gli operai – si lavora come animali, senza neanche la possibilità di bere acqua, con ritmi in cui la salute e sicurezza sono ogni giorno a rischio; aumentano gli Rcl, che poi vengono messi di fatto in lista di attesa con i cosiddetti “esodi incentivanti”. Circa queste uscite “volontarie” sappiamo tutti che volontarie non sono. Nell’accordo firmato da Fim, Uilm, ecc. si sostiene che “vale il criterio di non opposizione”; ma quotidianamente premono su quelli che vogliono far uscire in maniera che se ne facciano una ragione. “L’azienda ci individua come licenziabili e poi dobbiamo noi proporci per il licenziamento incentivato”. E finora è la strategia del padrone e la falsa contesa con il governo che ha pagato. 

La risposta non può che essere la lotta. E’ necessario certamente opporsi stabilimento per stabilimento, ma siamo dentro un quadro generale di piani di padroni e governo e di rapporti di forza ad essi favorevoli. E, quindi, non si può vincere stabilimento per stabilimento, e bisogna senz’altro evitare che la situazione degeneri in concorrenza tra i vari stabilimenti, che porta solo alla divisione tra gli operai.

Tavares in una intervista parla dell’Italia come uno dei pilastri della crescita nel mondo insieme a Francia e Stati Uniti, e dice di aver investito 5miliardi nel nostro paese di cui 2 a Torino, ma la logica è che per mantenere questi impegni governo, sindacati e operai si devono allineare all’interesse dell’azienda che è volta solo al profitto. Stellantis ha chiuso il 2023 con 11 miliardi di profitto, ha dato ad Elkan 4,8 milioni nel 2023 e a Tavares un compenso record di 36,49 milioni di euro. Mentre gli operai hanno visto ridotti dalla cassintegrazione i loro salari.

La vicenda Stellantis è legata alla situazione mondiale caratterizzata dalla crisi economica scaricata su operai, lavoratori e popoli oppressi nel mondo; crisi che alimenta il pericolo di una nuova guerra, crisi che si trasforma in spaventosa crescita delle spese militari e in una generale “economia di guerra”. L’economia di guerra lega le fabbriche dei diversi settori in ogni paese e in tutto il mondo. Sono legate ad esempio la crisi dell’auto con la crisi siderurgica; il sostegno dei governi e lo schieramento di essi con le potenze imperialiste che si contendono l’economia mondiale, il costo dell’energia e delle materie prime, la produzione dei componenti, agli effetti di tutto questo nella produzione reale. Quindi tutta la situazione dell’auto non può essere affrontata e risolta solo nel quadro di quello che succede nel settore auto. 

Gli operai devono comprendere la partita in gioco. Gli operai sono una classe internazionale, e gli operai dell’auto in particolare sono presenti in tutte le parti del mondo. La loro lotta ha un peso internazionale non solo nella tutela del lavoro, delle condizioni di lavoro e dei salari, ma nell’opposizione ai piani dei padroni, dei loro Stati e loro governi nei confronti della guerra, “economia di guerra” e delle conseguenze generali sui lavoratori e le masse popolari.

L’autonomia operaia, l’organizzazione di classe sindacale e politica, la lotta di classe sono le scelte che come operai dobbiamo fare. Ricostruire dal basso il sindacato di classe, ma anche e soprattutto ricostruire il partito politico della classe operaia e inserire la lotta rivendicativa nella prospettiva della lotta per il potere operaio. 

Da un operaio della Stellantis di Pomigliano (stralci)

Un noto film americano si intitolava “Il silenzio degli innocenti” mentre a Pomigliano d’Arco così come nel resto degli stabilimenti in Italia assistiamo a ben altro, un “film” che va ben oltre l’innocenza.
Un film che racconta della continua “uccisione” degli operai; un film da genere horror e drammatico, se si pensa che il ruolo degli “assassini” sarebbe quello di tutelare i lavoratori...
Una classe operaia sempre più abbandonata al suo triste destino e purtroppo passiva davanti a tutte queste ingiustizie che continua a subire giorno dopo giorno.
Siamo andati in vacanza con una programmazione di cassa integrazione che vedeva un giorno di fermo ad agosto e quattro a settembre. Siamo ritornati dalle vacanze e subito ci hanno comunicato altre quattro giornate di cassa per il mese di ottobre. Ormai conviviamo con questa maledetta cassa integrazione da una vita e a nessuno sembra importare e tranne una piccolissima parentesi, si continuerà con questo andazzo chissà per quanto altro tempo ancora, anzi molto probabilmente peggiorando anche questo trend...
con la comunicazione delle quattro giornate di cassa per ottobre sarebbe dovuta arrivare anche la comunicazione di un aumento della produzione di ben 80 auto a turno ed invece questa ufficialità ci viene data direttamente sul campo di battaglia dal nostro superiore e così chi lavora in Panda si becca l’aumento della produzione con un giorno di cassa integrazione a settimana. E’ alquanto particolare ricorrere agli ammortizzatori sociali e contemporaneamente aumentare la produzione. Le due cose sembrano proprio che non possano coesistere... 
Il silenzio del sindacato è assordante e dice tutto. Un silenzio su questa situazione e soprattutto sul futuro di noi operai nella crisi dell’automotive, che oserei dire è anche imbarazzante, ma i sindacalisti non conoscono la parola vergogna. Un silenzio che per assurdo li inorgoglisce pure, in fondo così il padrone è contento. È proprio questo silenzio che li rende complici dalla base (i delegati di fabbrica) ai vertici (i segretari nazionali)... Ma noi sappiamo che a rompere il silenzio, e forse anche altro onestamente, dobbiamo essere noi. Gli operai, che in questo film sono la vittima sacrificale per il profitto del padrone e per la convenienza del sindacato, si devono trasformare in protagonisti e rialzare la testa smettendola di essere masochisti appoggiando i propri carnefici.

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