mercoledì 17 giugno 2020

pc 17 giugno - L'Italia imperialista nel Sahel ben rappresentata dall'export di armi di Leonardo e Iveco del gruppo FIAT

Burkina Faso. Efferati crimini contro l’umanità ma l’Italia fa accordi militari
di Antonio Mazzeo (sito)

Addestrare e armare un paese poverissimo del continente africano le cui forze armate sono impegnate in una sporca guerra al “terrorismo” e perpetuano stragi e inaudite violazioni dei diritti umani? L’Italia lo fa in Niger e Mali e quando il Parlamento ratificherà l’accordo di cooperazione militare firmato il 1° luglio 2019 dai rappresentanti dei due governi, anche il Burkina Faso rientrerà tra i partner strategici del complesso militare-industriale nazionale.

Come se niente accadesse nell’inferno del Sahel, da qualche mese è approdato alle due Camere il disegno di legge approvato il 12 dicembre 2019 dal Consiglio dei ministri (proponenti il titolare degli
Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e quello della Difesa, Lorenzo Guerini) di ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il governo della Repubblica italiana e il governo del Burkina Faso relativo alla cooperazione nel settore della difesa. “L’accordo firmato a Roma il 1° luglio 2019 - spiega la Presidenza del Consiglio - è volto a fornire un’adeguata cornice giuridica per l’avvio di forme strutturate di cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei due Stati contraenti, al fine di consolidare le rispettive capacità difensive, di migliorare la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza, nonché di indurre positivi effetti, indiretti, nei settori produttivi e commerciali coinvolti dei due Paesi”.
Lunghissima la lista dei sistemi di guerra che, secondo l’art. 6 dell’Accordo, potranno essere esportati alle forze armate del paese africano: aeromobili ed elicotteri militari, sistemi aerospaziali e relativo equipaggiamento; carri e veicoli armati; armi da fuoco automatiche e relative munizioni; armamento di medio e grosso calibro e relativo munizionamento; bombe, mine (“eccetto quelle anti-uomo”), missili, razzi e siluri; polveri, esplosivi e propellenti; sistemi elettronici, elettro-ottici e fotografici; materiali speciali blindati; sistemi e attrezzature per la produzione, il collaudo e il controllo delle armi e delle munizioni.

“Il reciproco approvvigionamento dei suddetti materiali potrà avvenire con operazioni dirette tra i due Stati oppure tramite società private autorizzate dai rispettivi Governi, mentre l’eventuale riesportazione del materiale acquisito verso Paesi terzi potrà essere effettuata solo con il preventivo benestare della Parte cedente”, si legge ancora all’art. 6. “Le attività nel settore dell’industria della difesa e della politica degli approvvigionamenti, della ricerca, dello sviluppo degli armamenti e delle apparecchiature militari potranno assumere le seguenti modalità: ricerca scientifica, prove e progettazione; scambio di esperienze nel settore tecnico; produzione congiunta, modernizzazione e servizi tecnici; supporto alle industrie della difesa e agli enti statali al fine di avviare la cooperazione nel settore della produzione di materiali militari”. Considerato il palese squilibrio economico-industriale e accademico tra le due Parti, è ovvio che il trasferimento di tecnologie belliche sarà unilaterale, da Roma a Ouagadougou, mentre a beneficiarne saranno solo le aziende italiane, Leonardo-Finmeccanica e Iveco DV in testa.

L’Accordo di cooperazione bilaterale è stato firmato al Circolo dell’Esercito “Pio IX” di Roma dall’allora ministra della Difesa, Elisabetta Trenta (M5S) e dal ministro della Difesa Nazionale e dei Veterani del Burkina Faso, Moumina Chériff Sy.

Otto giorni dopo il vertice di Roma, il 9 luglio 2019, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri, l’italiana Federica Mogherini, annunciava che l’Ue avrebbe sostenuto la forza militare congiunta antiterrorismo G5 Sahel con un finanziamento aggiuntivo di 138 milioni di euro.

Il 25 febbraio 2020 a Nouakchott, capitale della Mauritania, si sono tenuti il Vertice dei Capi di Stato G5 e la prima Assemblea Generale dell’Alleanza Sahel, organizzazione internazionale di cui è partner anche l’Italia e che sostiene economicamente e militarmente i Paesi del G5 Sahel. A rappresentare il nostro paese ai lavori, la vice ministra degli Affari esteri Emanuela Del Re, sociologa e parlamentare pentastellata. “L’Italia attribuisce una grande importanza al Burkina Faso per la stabilizzazione del Sahel ed esprime grande soddisfazione per la recente firma dell’accordo di cooperazione in materia di difesa"

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