sabato 13 giugno 2015

pc 13 giugno - IL NUOVO MODELLO CONTRATTUALE DI POLETTI/RENZI INSTITUZIONALIZZA IL FASCISMO PADRONALE, DANDO AMPI POTERI AI SINGOLI CAPITALISTI

L'elemento principale e unificante dei decreti attuativi del Jobs act è il rafforzamento della contrattazione decentrata, esercitata a livello aziendale o territoriale.
Questo rafforzamento non solo ha l'evidente scopo di peggiorare le condizioni contrattuali dei lavoratori, togliere diritti, comunque finora tutelati nazionalmente al di là della politica della singola azienda, dividere quindi i lavoratori per indebolirne la forza contrattuale, ma ciò che forse è la cosa più pesante e strategica dal punto di vista della lotta di classe è il potere che viene dato ai singoli capitalisti e lo stato di dipendenza/ricattatorio degli operai, una volta spezzata l'unità di classe.
E' lo "stiamo nella stessa barca" che diventa fascismo, dittatura del padrone, che con il jobs act ha ora la possibilità di imporre condizioni contrattuali peggiorative e differenti da quelle nazionali e/o di altre aziende.
E' il piano Marchionne che sempre più viene istituzionalizzato dal suo amico Renzi.
E' il concetto stesso di "classe operaia", come classe nazionale, anzi internazionale, a cui in questo modo il governo vuole dare una definitiva batosta. E una volta che gli operai sono cancellati come classe unica, gli operai devono essere alla mercè del padrone, e ogni peggioramento, ogni attacco è possibile.

Infatti - spiega un articolo de Il Sole 24 Ore: "...Non a caso un articolo a parte del decreto è dedicato a specificare che per contratti collettivi si intendono non solo i contratti nazionali firmati dai sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale, ma anche quelli territoriali o aziendali stipulati dalle rappresentanze sindacali aziendali (Rsa) o dalle rappresentanze sindacali unitarie (Rsu). In concreto, in Fca si potrà raggiungere un accordo con i sindacati rappresentati nelle Rsa (tra loro non figura la FiomCgil) e modificare i limiti di utilizzo dei contratti a termine o stabilire differenti ipotesi per il demansionamento...". 

Questo spiega anche la rinuncia del governo ad intervenire con un Dlgs sul salario minimo (o meglio sul compenso orario minimo); visto che un Dlgs su questa materia - al di là del fatto che anch'esso vuole essere solo e soltanto a favore del padronato e per favorire la concorrenza delle imprese grandi che comunque applicano retribuzioni contrattuali rispetto alle imprese medie o piccole che danno sottosalari -  comunque darebbe una misura nazionale in contrasto con la volontà di lasciare alla contrattazione aziendale ogni materia contrattuale.

Nessun commento:

Posta un commento