martedì 13 marzo 2018

pc 13 marzo - Niger in piazza - Che vadano i soldati dell'imperialismo italiano... e che siano accolti come meritano!

Niger in piazza contro l’occupazione straniera e la legge finanziaria


Ieri il paese africano è stato attraversato da una grande mobilitazione popolare. Chi aveva pensato che si potesse andar lì – come potenze europee, con soldati, droni e carri armati – contando su un presidente corrotto e la silenziosa rassegnazione di una popolazione poverissima, aveva sbagliato i conti. E, qui in Europa, aveva raccontato menzogne.
La “narrazione” ammannita dai media di regime, in Italia quanto in Francia, parlava di una “richiesta di aiuto”, per “fermare i terroristi” e i “flussi migratori”. Non era vero niente, com’è ovvio. E’ semplicemente il ritorno al caro vecchio colonialismo. Che trova opposizione in chi dovrebbe soltanto subirlo, e tacere.

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Giornata di mobilitazione cittadina: Dichiarazione delle organizzazioni della società civile in occasione della manifestazione del giorno 11 marzo 2018
Cari fratelli e sorelle,
Cari compagni,
Consentitemi innanzi tutto di rendere omaggio alla vostra straordinaria giornata di mobilitazione cittadina di oggi, la sesta di questo tipo, che dimostra che il popolo del Niger è effettivamente deciso, come sottolinea il preambolo della nostra Costituzione, a
costruire uno Stato di diritto che garantisca l’esercizio dei diritti collettivi e individuali, la libertà, la giustizia, la dignità, l’uguaglianza, la sicurezza e benessere come valori fondamentali della nostra società.
La mobilitazione odierna testimonia il vostro impegno verso i principi della democrazia pluralista e ai diritti umani definiti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, dal Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, dal patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966 e dalla Carta africana sui diritti dell’uomo e dei popoli del 1981.
Questa mobilitazione è una prova aggiuntiva non solo del vostro impegno costante nei confronti del principio fondamentale della sovranità popolare, del carattere democratico e sociale della Repubblica, ma anche della vostra assoluta opposizione a qualsiasi regime politico basato sulla dittatura, l’arbitrarietà, l’impunità, l’ingiustizia, la corruzione, la concussione, il regionalismo, l’etnocentrismo, il nepotismo, il potere individuale e il culto della personalità.
Ad oggi, sono mesi che migliaia di persone, uomini e donne di tutte le età, manifestano regolarmente nelle strade delle principali città del nostro paese; e ciò non è né per il piacere di manifestare, né agli occhi di alcune figure della società civile o dell’opposizione, e né tantomeno per creare la ribellione e la discordia nel paese.
Noi manifestiamo contro l’ingiustizia, avendo la chiara coscienza che è questa che apre la via alla ribellione e alla discordia, ogni volta che uomini e donne per bene, piuttosto che prevenirla con le loro mani, di condannarla apertamente con le loro bocche o di screditarlo nei loro cuori, la osservano impassibilmente e lasciano che si diffonda ovunque fino a diventare una norma.
Dopo mesi in cui abbiamo manifestato, come la Costituzione del nostro paese ci dà il diritto di fare, le autorità preposte non hanno mai mostrato il minimo segno di una disponibilità al dialogo, al quale oggi alcune persone si appellano. La scorsa settimana, in questa stessa Place de la Concertation, i principali leader dei partiti membri della maggioranza presidenziale, così come quasi tutti i ministri, sono stati tutti come venti contrari, martellando sul fatto che nulla verrà ceduto riguardo alla legge di bilancio del 2018, che è uno degli argomenti delle nostre manifestazioni.
Di fronte a tutto il mondo, il presidente del PNDS-Tarayya [Partito nigerino per la Democrazia et il Socialismo, ndt], il signor Bazoum Mohamed, parlando a nome di tutta la maggioranza presidenziale, ha cercato di negare le conseguenze negative di questa legge finanziaria sulla situazione delle famiglie nigerine, in particolare le famiglie meno abbienti, coloro che stanno lottando contro la fame, per curarsi o per educare i propri figli. Questa legge – dice – non contiene nulla che possa giustificare la contestazione di cui è oggetto da parte della società civile e dell’opposizione.
Ricordiamo questo per dire alle nostre rispettabili associazioni islamiche quanto siamo stati sorpresi dalla loro dichiarazione di ieri con la quale affermano, cito: “Siamo preda di un diversivo di portata nazionale volto a distogliere la nostra attenzione dal vero problema che l’occupazione del territorio nazionale rappresenta”. Siamo sorpresi perché tutti sanno che noi, organizzazioni della società civile, siamo da tempo in prima linea per denunciare questa occupazione, che non è il risultato di una guerra di conquista, ma di accordi segreti firmati dalle autorità al governo.
Cari compagni,
voi che siete abituati a rispondere ogni volta all’appello della società civile, voi che seguite le nostre dichiarazioni da almeno un anno, sapete che la difesa della sovranità nazionale è al centro della nostra lotta; così come, del resto, la salvaguardia della nostra coesione nazionale in nome della quale alcuni vogliono che noi smettiamo di manifestare. La battaglia che stiamo portando avanti contro la legge finanziaria 2018 è una lotta contro l’ingiustizia; e di fronte all’ingiustizia, non c’è nulla di più legittimo di esercitare il proprio diritto di manifestare.
Noi affermiamo che questa legge finanziaria 2018 è una grave ingiustizia; perché concede sgravi fiscali alle società straniere e agli operatori nel settore degli idrocarburi, mentre i contribuenti meno abbienti sono oppressi da imposte e da tasse. Come le associazioni islamiche hanno sottolineato nella loro dichiarazione di ieri, “quello che la legge di bilancio 2018 potrebbe portare come risorse al bilancio dello Stato è una gestione efficiente delle nostre risorse naturali che contribuirebbe sicuramente di più”.
Questa verità è una tradizione delle organizzazioni della società civile di ricordarla continuamente; e per questo è da diversi anni che denunciamo gli accordi predatori firmati dai governanti che ci stanno sfidando insieme alle compagnie straniere. Ecco perché non comprendiamo che ci dice che il nostro dovere di cittadini non è di insorgere contro i dirigenti di governo, anche se sono ingiusti o si rifiutano di riconoscere i nostri diritti. La rassegnazione alla quale alcuni ci invitano non fa parte né delle nostre credenze religiose né delle nostre convinzioni personali.
Ecco perché, da dicembre 2016, abbiamo costituito una piattaforma di rivendicazione di cittadini attraverso la quale abbiamo chiaramente deciso di non rimanere impassibili di fronte a:
– l’arbitrario, l’impunità, l’ingiustizia, la corruzione, la corruzione e il nepotismo, che hanno raggiunto un livello senza precedenti nel paese, e vengono addirittura elevati a “norme” nella gestione degli affari pubblici a tutti i livelli;
– gli attacchi ai diritti economici e sociali dei cittadini attraverso, in particolare, misure di sfollamento forzato delle popolazioni, il divieto e la criminalizzazione delle attività economiche legali, la confisca e la distruzione senza indennità dei beni privati, la distruzione senza risarcimento delle strutture commerciali nei centri urbani, gli ostacoli e le restrizioni alla libera circolazione delle persone, l’espropriazione senza previa compensazione, ecc.;
– il deterioramento delle condizioni di vita delle popolazioni nigerine, sia nelle città che nelle campagne, a causa dell’estrema vulnerabilità dei sistemi produttivi agli shock climatici, della persistenza della disoccupazione di massa, in particolare tra i giovani e le donne, l’elevato costo dei prodotti alimenti di base, del decadimento e della mercificazione dei servizi essenziali;
– il declino graduale dei sistemi di istruzione e sanità, la bassa qualità e la mercificazione dei servizi, e l’aggravamento delle difficoltà di accesso per i più poveri, derivante dal basso livello dei finanziamenti pubblici;
– il deterioramento della situazione della sicurezza nel paese, che porta a un vero disastro umanitario, di enormi perdite di vite umane tra le fila delle forze di difesa e di sicurezza, di gravi violazioni dei diritti umani, un aumento senza precedenti delle spese militari e per la sicurezza, oltre a una maggiore presenza militare straniera che mina la sovranità del nostro paese.
Cari compagni,
Come abbiamo detto in tutte le nostre precedenti dichiarazioni, la nostra lotta è appena iniziata; continuerà e si intensificherà nel corso dei prossimi giorni. Fa paura, e ora sappiamo che non intimorisce solo quelli che ci contrastano, quelli che hanno rovinato e venduto il paese e che oggi vogliono che accettiamo le misure antisociali contenute nella legge finanziaria 2018 per permettere loro di mantenere il loro stile di vita. Questa lotta fa paura a tutti coloro che vogliono vedere il paese bloccarsi, la storia fermarsi; quelli che non vogliono vedere il popolo lottare per i suoi diritti, che pensano che i mercati ostacolino lo sviluppo più del saccheggio al quale i nostri governanti di dedicano, più delle ingiustizie che pullulano ovunque.
Il 28 febbraio 2018, il Ministro delle finanze, Hassoumi Massaoudou, l’uomo al centro del caso uraniumgate, proprio colui che ha patrocinato le trattative che hanno permesso ad AREVA [1] di beneficiare di un presunto accordo di partenariato strategico, consentendo di sfruttare il nostro uranio alle loro condizioni, ha dichiarato di fronte a un parterre di partner tecnici e finanziari che il governo non cederà nulla sulla legge finanziaria 2018. Il 4 marzo 2018, il ministro Bazoum Mohamed, ha detto, durante un meeting tenutosi proprio qui a Place de la Concertation, che il governo non farà alcun passo indietro di fronte al nostro movimento.
Bene, diciamo che a partire da oggi i vertici del regime di governo non hanno che una sola scelta: rivedere la loro legge finanziaria 2018 o andarsene.
Sappiamo che sono orgogliosi di esser riusciti a infrangere, nel corso degli ultimi sette anni, tutti i tabù, a cominciare dalla sacralità della vita umana. Nessun regime in Niger ha mai ucciso così tante persone durante le proteste di piazza; nessun regime ha mai arrestato e detenuto arbitrariamente così tante persone come in questi ultimi anni; nessun regime ha mai alienato così tanto la sovranità del paese invitando le forze straniere a stabilirsi nel paese; nessun regime si è mai mostrato così servile alle compagnie minerarie e petrolifere e alle multinazionali delle telecomunicazioni; nessun regime ha mai osato intraprendere una guerra così crudele contro i piccoli commercianti i cui chioschi vengono demoliti, contro i piccoli cercatori d’oro (orpailleurs [2]) spariti del tutto dai siti auriferi, contro i migranti cacciati e derubati; nessun regime ha osato mai intraprendere una delocalizzazione forzata di migliaia di persone come è stato nel caso del bacino del Lago Ciad [3]; nessun regime è mai riuscito a padroneggiare e strumentalizzare così tanto la giustizia; nessun regime è mai riuscito a seminare così tanta discordia ovunque e in tutti i campi, compresa la religione.
Sarebbe noioso citare qui tutte le cose che il regime al governo è riuscito a fare e che nessun altro non hanno nemmeno osato considerare; consentitemi solo, a nome di tutti e tutte voi, di mandare ai vertici del regime questo piccolo messaggio: “I nigerini e le nigerine hanno sopportato troppe ingiustizie per sette anni, avete imposto troppe prove e misure impopolari usando la forza; questa volta dovrete mettere da parte il vostro orgoglio e piegarvi di fronte alla loro mobilitazione contro questa diabolica legge finanziaria 2018 e la svendita della sovranità nazionale. Se questo non vi è possibile, allora andatevene, andatevene via velocemente.”
In ogni caso, è fissato un appuntamento per il 25 marzo 2018 per una Giornata di azione cittadina. Il 15 marzo 2018, Giornata internazionale dei consumatori, invitiamo tutti i cittadini ad osservare una giornata di blocco generale (journée ville morte [4]) in tutto il paese.
Tutti uniti vinceremo!
[1] Areva è una multinazionale francese che opera nel campo dell’energia, specialmente quella nucleare. Lo stato francese possiede più del 90% del capitale azionario.
[2] Persona che cerca di estrarre, mediante successivi lavaggi, scaglie d’oro dalla sabbia di certi fiumi.
[3] Con più di 2,7 milioni di persone sfollate di cui 1,5 milioni di bambini, il bacino del lago Ciad è attualmente sede di una delle più gravi crisi umanitarie del continente africano. Un insieme di fattori rendono, infatti, il contesto particolarmente precario: il cambiamento climatico che ha portato ad una forte siccità e a conseguenze negative sull’agricoltura; il forte aumento demografico (il Niger ed il Ciad hanno il tasso di fertilità più alto al mondo); la corruzione dilagante; la caduta del costo del petrolio al barile che ha fatto aumentare l’inflazione e il costo dei beni di prima necessità. A tutto ciò si aggiunge la presenza e i ripetuti attacchi di Boko Haram (gruppo dello Stato Islamico della Provincia Occidentale, ISWAP), che dal 2009-2010 ha intensificato gli attacchi nel nord est della Nigeria per poi espandersi nei Paesi limitrofi (Ciad, Niger e Camerun) con l’obiettivo di destabilizzare la zona, e della forte risposta militare da parte del governo. La violenza indiscriminata perpetrata dai gruppi armati di entrambe le fazioni ha avuto conseguenze dirette per la popolazione civile già vulnerabile, a causa inoltre di una grave insicurezza alimentare.
[4] L’espressione è nata e si riferisce nei primi anni ’90 con l’ampio movimento di democratizzazione dei paesi africani. I giovani partiti dell’opposizione, di fronte ai poteri autoritari di governo denunciavano la mancanza di interlocuzione. La principale soluzione adottata da questi gruppi è stata quella di chiamare la popolazione a uno sciopero generale, caratterizzato dalla chiusura di imprese, servizi e imprese. Esemplare è la mobilitazione in Camerun nel maggio del 1991, quando la forza dei giovani e degli attivisti organizzati in gruppi paralizzò l’intera città di Douala e i grandi agglomerati dell’ovest e della costa. La risposta da parte del governo fu inflessibile e di repressione generale.
Traduzione a cura di Andrea Mencarelli dell’articolo “Journée d’action citoyenne: Déclaration des organisations de la société civile à l’occasion de la manifestation du 11 mars 2018” pubblicato su: http://www.nigerdiaspora.net/index.php/politique-niger/3357-journee-d-action-citoyenne-declaration-des-organisations-de-la-societe-civile-a-l-occasion-de-la-manifestation-du-11-mars-2018

da contropiano

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