sabato 15 luglio 2017

pc 15 luglio - Corrispondenze dalla Tunisia – Mai fidarsi dei padroni, Coreplast licenzia tutti i 400 lavoratori a Kef.

È di una decina di giorni fa la notizia che la multinazionale tedesca Coreplast, che produce cavi per automobili, non mantenendo la parola data, ritorna sui propri passi e licenzia tutti i 400 lavoratori per chiudere battenti con l’intenzione di aprire un altro stabilimento nei pressi di Hammamet.

Appresa la notizia decine di lavoratori hanno bloccato la strada adiacente alla fabbrica che era già stata teatro di un sit-in permanente e di scontri con la polizia qualche mese fa quando l’azienda aveva annunciato per la prima volta la sua decisione.

Dopo quella forte protesta operaia l’azienda aveva annunciato di fermare l’iter della chiusura, licenziando pero’ una cinquantina di lavoratori precari, invece adesso dopo che gli animi si sono calmati, se cosi si puo’ dire dato che ancora si lottava per la reintegrazione dei lavoratori licenziati e in piena estate, arriva la doccia gelata di altri 400 licenziamenti, ovvero dei restanti lavoratori. Inoltre quest’ultimi ancora non hanno ricevuto il salario del mese di Giugno.

Il motivo è semplice il nuovo sito individuato dall'azienda è vicino al porto in acque profonde di Enfidha (il più grande porto commerciale del paese) ciò permette di abbattere i costi di trasporto dei prodotti diretti all'esportazione.

I lavoratori dal 4 luglio scorso sono in sit-in permanente davanti la sede del governatorato di Kef.


Infatti Coreplat cosi come quasi tutte le aziende straniere in Tunisia è off-shore cioè produce solo per l’esportazione e non per il mercato tunisino godendo di privilegi fiscali enormi da parte dello Stato tunisino, tra cui principalmente, il fatto di non pagare le tasse per i primi dieci anni e di pagarne in maniera molto ridotta per i successivi dieci. Inoltre queste aziende sono libere di comprare materie prime e attrezzature anche in altri paesi.

Nonostante tutti questi vantaggi l’azienda per risparmiare i costi di trasporto da Kef a Enfidha (200 km) lascia 400 operai senza lavoro.

Questa la dice lunga sull'utilità degli investimenti stranieri nei paesi oppressi dall'imperialismo e dalle semi-colonie come la Tunisia.

Ciò dimostra anche come le elites locali (la borghesia compradora e i suoi rappresentanti al governo) perseguano la via di attrarre investimenti stranieri solo per una ragione: come una sorta di ammortizzatore sociale per evitare le inevitabili rivolte e quietare per un po’ le persone con un lavoro.

Anche se ciò è assolutamente un palliativo temporaneo sia perché il capitalista straniero spesso passati i primi 10 anni esentasse si sposta in un altro paese (magari in uno confinante dove godrà degli stessi privilegi) sia perché come in questo caso in una ricerca continua del ribasso dei costi di produzione, il padrone non esita a licenziare centinaia di lavoratori. Coreplast produce anche in Cina, Polonia, USA, Messico e Moldova ad esempio.

Vedremo come proseguirà questa vicenda mentre sembra riaccendersi la lotta nella regione meridionale petrolifera di Tataouine, continua il blocco dei pozzi petroliferi a Kebili e i contadini dell’oasi “occupata” di Jemna (Kebili) incassano una vittoria legale. Tutte questioni su cui torneremo nei prossimi giorni...


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