martedì 7 giugno 2011

pc 7 giugno - muore sul lavoro al porto di genova - a giudizio la Compagnia Portuale



Morì in banchina
A giudizio la CulmvPer la morte di un operaio in porto tre anni fa, rinviato a giudizio per omicidio colposo il rappresentante della Compagnia responsabile di non aver applicato le misure di sicurezzadi MARCO PREVE

Oggi il gip Massimo Cusatti ha rinviato a giudizio il console della Culmv Antonio Benvenuti per omicidio colposo. La Procura -pm Biasgio Mazzeo e Piercarlo Degennaro - lo ritiene responsabile della morte di un camallo, socio della Compagnia, precipitato per 20 metri sulla banchina dal ponte della Mol Renaissance, una portacontainer con bandiera liberiana ormeggiata in porto il 29 febbraio 2008. "Non sono state applicate tutte le misure di sicurezza imposte dalla legge", sostiene il pm Di Gennaro.

Fabrizio Cannonero, 40 anni, era figlio di un camallo a sua volta morto sul lavoro. Come accertato subito dagli ispettori dell'Ufficio prevenzione della Asl, sulla nave non erano state applicate tutte le necessarie misure di sicurezza. La squadra stava procedendo al derizzaggio (sbloccare i fermi) dei container impilati.

Sul ponte a poppa Cannonero e un compagno stavano sganciando la "rizza" ovvero una lunga e pesante asta di ferro che assicura i contenitori. Cannonero, spostato sullo spigolo esterno, stava liberando l'ultimo fermo dell'asta quando ha probabilmente perso l'equilibrio. Se lungo il parapetto fossero state collocate tutte le ringhiere rimovibili, e non solo una, lui non sarebbe volato. Per l'incidente era stato iscritto nel registro degli indagati anche il console della Culmv, Paride Batini, responsabile della sicurezza della Compagnia.

Solo di recente, e dopo una dura lettera d'accusa spediat a Repubblica, la moglie e il figlio Alessio di 7 anni del camallo hanno ricevuto un risarcimento dalla compagnia assicuratrice della Culmv. Si parla di circa mezzo milione di euro.

pc 7 giugno - l'esercito contro i NOTAV

Il segretario alla Difesa Crosetto
"L'esercito per la Tav? E' pronto"Il sottosegretario alla Difesa e l'ipotesi che i militari presidino l'area del cantiere della Torino-Lione: "Il dialogo non può durare in eterno. Una minoranza non può fermare una grande opera"di MARCO TRABUCCO

"L'ESERCITO è uno strumento del Paese, se qualcuno chiede alle Forze Armate di intervenire, loro interverranno". Così, Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto commenta la richiesta del Pd favorevole di creare un "sito di interesse strategico nazionale", quindi presidiato dall'esercito, nella zona dove si dovrebbero aprire i cantieri della nuova ferrovia Torino-Lione.

Crosetto, se ne deduce che lei è d'accordo con il Pd?
"Attenzione, io ho dato una risposta scontata e anche banale: i soldati obbediscono e se lo Stato chiederà loro di intervenire lo faranno. Non ho detto che voglio mandare l'esercito a Chiomonte".

Si tira indietro?
"Calma, distinguiamo tra la mia posizione politica e il mio ruolo istituzionale. Se mi chiede cosa penso della Tav le rispondo che la Torino-Lione è un'opera essenziale per l'Italia e che grazie ad essa, la Valle di Susa avrà uno sviluppo di economia e di lavoro come nessuna altra parte del Paese".

I valsusini però sembrano pensarla diversamente, non crede?
"E io sono stufo di vivere in un Paese in cui la democrazia non esiste: la Tav ne è un esempio evidente. Una minoranza blocca la volontà della maggioranza. È esattamente il contrario del sistema democratico, pensare che se l1 o anche il 5 per cento si arrabbia possa bloccare le decisioni della maggioranza".

Quindi i tanti problemi sollevati dagli oppositori di quell'opera non sono reali ?
"Stiamo parlando di fare una ferrovia non una fabbrica che lavora scorie radioattive o una discarica di rifiuti speciali, I problemi di salute sono stati esclusi, l'impatto dell'opera sul territorio ridotto al minimo. Ci saranno disagi, ma per questo ci sono le compensazioni. So benissimo che dicendo questo mi metto nell'occhio del ciclone perché c'è gente che vive questa vicenda in modo eccessivo".

Chi?
"Ho l'impressione che dietro i valsusini ci siano i professionisti dell''antitutto", i centri sociali e i no global che vogliono che la società in cui viviamo sia uccisa. Rispetto il loro diritto a dirlo, ma non mi interessa. Si sono tirati dietro persone normali. Ormai però sono anni che gli enti locali e lo Stato stanno trattando per evitare che ci sia qualcosa di negativo per le popolazioni locali. C'è un momento però in cui il dialogo finisce. Quando si sono provate tutte le mediazioni resta solo la forza giusta dello Stato. Se non ragioniamo così non andiamo da nessuna parte".

È il via all'intervento dell'esercito?
"L'ho già detto e lo ripeto: le forze armate si muovono quando c'è un ordine dello Stato. Ma è l'ultima ratio. Io non solo mi auguro che non sia necessario, ma continuo a sognare di poter vivere in uno Stato in cui un'opera così parte con solo un vigile urbano che controlla la sicurezza. Vivere in un paese in cui qualsiasi opera pubblica diventa un'emergenza nazionale, dove devono intervenire polizia, carabinieri, esercito, significa vivere in un paese che non ha futuro. Dopodiché le forze armate intervengono a Napoli per l'emergenza rifiuti, lo fanno in caso di calamità naturali, vanno in Afghanistam. Faranno anche quello anche se non rientra nei loro compiti. Il semplice fatto che ci dobbiamo porre il problema è già un una cosa assurda".

pc 7 giugno - processo eternit.. un sindaco corrotto e di merda

Eternit, Schmidheiny versa 2 milioni
Cavagnolo ritira la parte
Rimasta senza il sindaco dimissionario Franco Sampò, agli arresti domiciliari perché coinvolto nell'ultima inchiesta sulla sanità, l'amministrazione comunale di Cavagnolo ha accettato l'offerta arrivata dai legali che difendono il multimiliardario svizzero Stephan Schmidheiny, a processo per la strage dell'Eternit assieme al barone belga Louis De Cartier: un assegno da due milioni di euro, ritirato ieri dal vicesindaco Massimo Fiorindo e depositato in tesoreria, in cambio della revoca della costituzione di parte civile. Il Comune resta parte civile contro il coimputato, così come i familiari dei 106 morti contati nel piccolo paese, i 56 malati, le decine di persone che chiedono di vedersi riconoscere il "danno di pericolo", lo stesso che hanno subito gli scampati della Thyssen.

"La proposta ci è arrivata qualche settimana fa - racconta il vicesindaco Fiorindo - e aveva una scadenza. Avremmo dovuto decidere entro il 14 giugno, quando il processo riprenderà con l'inizio della discussione da parte della pubblica accusa. Prendere o lasciare, insomma. Ci siamo consultati con il legale scelto dalla precedente amministrazione, Sergio Bonetto, e abbiamo deciso di accettare. Questi soldi, pari al nostro bilancio di un anno, ci sono sembrati un risultato concreto e tangibile. Verranno utilizzati per la bonifica. E la nostra revoca di parte civile, per un solo imputato, non incide per nulla sui diritti e sulle scelte dei singoli abitanti in giudizio".

La popolazione, per stessa ammissione del "reggente", non è stata consultata. L'arresto del primo cittadino, accusato di aver truccato un asta per favorire il re delle cliniche private Piero Camerlengo, ha solo rimandato l'ok. Sampò ha dato le dimissioni il 28 maggio, innescando il conto alla rovescia che porterà al commissariamento del comune. La giunta orfana del sindaco - "nel pieno possesso delle sue funzioni", garantisce il vice - si è riunita due giorni dopo e ha deliberato per l'accettazione del "risarcimento" e il passo indietro al processo. "Siamo vicini alla cifra che verosimilmente avremmo potuto ottenere in sentenza - aggiunge l'avvocato Bonetto - e non è poco, se consideriamo che per la strage della Thyssen al Comune di Torino è stato riconosciuto un milione e mezzo. Il denaro nel nostro caso c'è già, è pronto per essere investito a favore della collettività".

Soddisfatto è anche il legale che coordina il pool schierato a difesa di Schmidheiny, il professore Astolfo Di Amato di Roma, venuto a Torino per consegnare personalmente l'assegno al vicesindaco Fiorindo, arrivato in studio con un vigile urbano come scorta. "Il nostro cliente - prova a convincere il principe del foro - ha ritenuto semplicemente di fare un gesto giusto. No, il suo non è stato un calcolo cinico - respinge l'obiezione, visto che chi risarcisce i danni ha un'attenuante, in caso di condanna - L'obiettivo è la realizzazione di interventi di carattere sociale".

A Cavagnolo in pochi hanno accettato la somma offerta dall'imputato svizzero, mai personalmente, a familiari delle vittime e malati. In 300 hanno invece sottoscritto una petizione di sostegno al sindaco arrestato e dimissionario, che per colpa dell'amianto ha perso il padre, la madre e un fratello. "Raccoglievano le firme dal giornalaio - racconta il predecessore Remigio Lazzaro, dal '73 al '90 al timone del comune, 2.408 anime censite all'anagrafe - e ci ho aggiunto anche la mia".

pc 7 giugno - Aldrovandi...“I poliziotti uccisero un ragazzo indifeso”

Aldrovandi, il pg in Appello non fa sconti
“I poliziotti uccisero un ragazzo indifeso”

Il pg nella sua requisitoria chiede la conferma della pena e che non vengano concesse le attenuanti generiche. Inoltre parla di dolo eventuale: un'accusa che non può essere applicata visto che in primo grado non venne contestata, ma che inchioda comunque moralmente i quattro poliziotti
Nessuna riduzione di pena per i poliziotti accusati di aver ucciso il 25 settembre 2005 Federico Aldrovandi, chiamati a Ferrara, in via dell’Ippodromo, perché il ragazzo sarebbe stato in stato di agitazione. Quando arrivarono o sul ci fu un primo scontro e ne seguì un altro quando arrivò la seconda pattuglia, al termine del quale, dopo una serie di manganellate, il ragazzo morì.

Il procuratore generale della corte d’appello di Bologna Bambace chiede la conferma dunque della condanna di primo grado per gli agenti di polizia a 3 anni e mezzo e chiede che non vengano concesse le attenuanti generiche perché non avrebbe ravvisato nel comportamento degli imputati “elementi che le giustificassero”. In particolare non ha “ravvisato nessun atteggiamento di autocritica”. E ha ricordato come la realtà venne “alterata” fin dalle fase immediatamente successive all’omicidio del ragazzo. In fase conclusiva della requisitario il pg si è concentrato sulla sindrome da delirio sostenuta dalle difese dei poliziotti: “Non c’è alcun riscontro degli atti a questa ipotesi, mancano atti di autolesionismo del ragazzo, mancano evidenze medico scietifiche e non c’erano patologie in atto nel ragazzo. E soprattutto, Aldrovandi, non era un tossicodipendente”.

Più che colpa “si potrebbe parlare forse di dolo eventuale”. Di aver accettato che il proprio comportamento violento e il ritardo nella chiamata di un’ambulanza abbia provocato la morte di un ragazzo di 18 anni. Conclude così la sua requisitria Miranda Bambace. Il procuratore generale, come abbiamo detto, non fa sconti a Enzo Pontani, Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri, i quattro poliziotti condannati in primo grado a tre anni e mezzo per l’omicidio colposo di Federico.

Nell’ultima udienza, prima di quella di stamani, dove il pg ha tratto le conclusioni, l’atteso confronto tra i due esperti che doveva dirimere i dubbi sulle foto del cuore di Federico passa quasi in secondo piano. L’anatomo-patologo dell’università di Padova, Gaetano Thiene, rimane sulle sue posizioni: il giovane è morto per compressione meccanica del fascio di His, sorta di valvola elettrica del miocardio. Al consulente di parte, il cardiologo Claudio Rapezzi, non rimane che paventare la possibilità che quella foto mostri invece cose diverse: bande di contrattura che nasconderebbero un decesso da excited delirium syndrome, un modo tutto accademico per definire la morte “da crepacuore”.

Dopo il faccia a faccia si è passati subito alla fase della discussione. E, come detto, il pg non ha fatto un passo indietro rispetto alle accuse di primo grado. Anzi, forse uno in avanti, avanzando l’ipotesi di “dolo eventuale”. Interpretazione che ricorda le parole della sentenza di primo grado in cui il giudice Caruso parlava di “fattispecie tipica dell’omicidio preterintenzionale” in riferimento ai fatti del 25 settembre 2005. Ma oggi in appello si parla di colpa e il capo di imputazione, salvo revisione del processo, non può cambiare.

L’enfasi serve però alla Bambace per ricordare alla Corte che “gli elementi probatori raccolti sono tali e tanti che non possono non far propendere che per la loro colpevolezza”.

A partire dai danni subiti dall’auto di Alfa 3. “Le fotografie della scientifica, svolte su indicazione degli stessi imputati – sottolinea la pm -, non rilevano nessuna ammaccatura sul cofano compatibile con il balzo di cui si favoleggia che avrebbe fatto nel tentativo di colpirli. E un ragazzo alto 1 metro e 81 qualche traccia avrebbe lasciato”. Viene poi la tardiva chiamata dell’ambulanza. Al loro arrivo i sanitari troveranno i quattro agenti attorno al corpo di Federico, immobile, a terra, con le manette dietro la schiena.

C’è poi la testimonianza oculare di Anne Marie Tsegue, camerunense residente nella via. “Ho molta stima di questa donna – sottolinea la pm – che ha avuto il coraggio di farsi avanti, a differenza di molti suoi vicini, che pure hanno sentito la Segatto dire “attenti, ci sono delle luci accese”. La Tsegue vede inoltre i quattro manganelli, di cui due si rompono”.

C’è poi la famosa frase registrata di Pontani che al centralinista dice “lo abbiamo bastonato di brutto”. “Non importa a questo punto – prosegue la pm – sottolineare che l’imputato aggiunge “bastonato per mezzora”: in lui c’è la consapevolezza dell’aggressione”. E poi le ferite, ben 54, sul corpo di Federico, “tutte compatibili con l’uso dei manganelli e con i calci che Pollastri, visto dalla teste muoversi avanti e indietro tra il giovane disteso a terra e l’auto di pattuglia, gli avrebbe sferrato”.

Viene poi l’ammanettamento prolungato, nonostante poco prima, come sentito dai testimoni, il ragazzo chiedesse aiuto. “Adesso ti aiutiamo noi”, fu la risposta della Segatto – ricorda il procuratore -. Chiedeva aiuto a coloro che lo avevano aggredito, bloccato e mantenuto in una posizione che qualsiasi manuale di polizia sconsiglia se non per il tempo necessario al cessare della resistenza…”.

In attesa di sentire le requisitorie delle difese, l’accusa si congeda con una domanda: “Si può parlare con onestà intellettuale e dire che quattro persone che affrontano in quel modo un soggetto inerme possono essere assolti?”

pc 7 giugno -Genova 2011 - un film che s'a da fare !

'Diaz' il film che nessuno vuole
Sono scappati tutti: Rai, Mediaset, distributori, banche, istituzioni, privati. La pellicola della Fandango sul massacro del G8 è oggetto di un incredibile boicottaggio. E la produzione si è rifugiata a Bucarest. La denuncia del regista
(03 giugno 2011)

Daniele Vicari
Roma, quartiere Portonaccio. Sono in uno studio cinematografico per preparare "Diaz" e non avendo uno spazio per le prove con gli attori mi rivolgo al centro sociale Zona Rischio a pochi metri di distanza. Risposta: "Leggiamo in un comunicato del Comitato verità e giustizia che Fandango per produrre il film collabora con la Polizia, non siamo disponibili".

Resto senza fiato. Chiedo un colloquio con gli occupanti, vorrei capire fino in fondo. Accettano. A Cannes Domenico Procacci ha annunciato il via alle riprese, e ha aggiunto di non voler fare il film pregiudizialmente contro la Polizia, ma di aver chiesto un incontro con il prefetto Manganelli. Il Comitato verità e giustizia, con un automatismo stupefacente, ha emesso un comunicato durissimo accusandolo di aver fatto "analizzare" la sceneggiatura a Manganelli ma non a loro. I ragazzi del centro sociale sono ospitali e mi fanno molte domande. Non ho mai voluto parlare in pubblico del film perché sono troppo coinvolto, è un film difficile, e non voglio inutili discussioni. Ho incontrato tante persone travolte dalla vicenda, fortemente segnate. Il primo colloquio con Lorenzo Guadagnucci, uno dei firmatari del comunicato, mi ha convinto ad approfondire la ricerca. Lorenzo è una figura pubblica, ha scritto libri e articoli sulla Diaz.

Avevo bisogno di parlare con chi ha taciuto. Così ho incontrato decine di persone presenti nella scuola,
i loro avvocati, magistrati, giornalisti e anche poliziotti, seguendo uno schema di lavoro personale che ha portato me e Laura Paolucci a scrivere un film complesso. Perché non ho incontrato ufficialmente il Comitato? Perché ho preferito parlare con le persone singolarmente, anche quelle meno considerate: i tedeschi e i francesi, per esempio. Questo è il mio lavoro e serve per fare un film non un processo contro o a favore di qualcuno. Ma cosa racconterò? Non vicende private, farò un film corale con 140
personaggi ispirati alla realtà ma con nomi di fantasia.

Perché Procacci parla con la Polizia? Perché è un produttore, e chiunque in Italia (in Europa) faccia film raccontando Polizie o Forze Armate, per avere mezzi, divise o solo autorizzazioni deve farlo. Comunque fino ad oggi non c'è stata risposta: nessun incontro con Manganelli, nessuna collaborazione di alcun tipo e ormai è tardi, ci siamo organizzati. Procacci inoltre è un uomo libero e può permettersi di parlare con chi vuole, lasciando la sua libertà immutata. E anch'io, fino a prova contraria. Il problema è che "Diaz" è un film che in Italia nessuno vuole: nessun distributore, nessuna televisione, nessun finanziatore, nemmeno le banche e, ironia della sorte, ora anche il Comitato di verità e giustizia non è sicuro di volerlo. La cosa mi intristisce, ma credo faccia parte del prezzo che nel nostro Paese si paga sempre per la propria indipendenza di giudizio. L'entusiasmo e l'ammirazione che il progetto suscita fuori dall'Italia mi conforta
non poco.

I ragazzi di Zona Rischio sono impegnati nelle lotte per l'acqua pubblica, alcuni fanno teatro e sono stati a Genova nel 2001 e su quel G8 hanno messo in scena spettacoli. I loro testi li condividono con il movimento? No! Mi chiedono se ho ancora bisogno dello spazio. Peccato, non più. Ci lasciamo con la voglia di tornarci su ma uno di loro mi fa una domanda: "Che si può fare per eliminare certe distorsioni? Per uscire dalle secche di certe discussioni intestine?". La domanda apre un baratro nella mia coscienza, non riguarda solo i centri sociali, riguarda l'intero Paese. L'unica cosa seria che mi viene è questa: essere spietati anche con noi stessi, non solo con gli altri. E poi mettersi in gioco davvero.

Ma io sono un regista, e il mio compito è fare un buon film, evitando l'impasse in cui si può cadere quando si affrontano temi controversi: mediando per motivi produttivi con tutte le parrocchie, si finisce per non convincere nessuno, men che meno gli spettatori. Non è facile essere all'altezza del compito, ma vorrei almeno provarci.

Daniele Vicari è regista e sceneggiatore. Ha diretto "Il passato è una terra straniera" e "Velocità massima"

pc 7 giugno - Genova mentre gli sbirri del G8 non pagano e fanno carriera- si persegue chi lotta 33 denunce

genova 2001-2011

in piazza autonomamente dai notabili antiglobal
contro guerra e repressione
contro il fascismo e l'imperialismo
ora e sempre
è giusto ribellarsi !



Genova - 33 persone, appartenenti all’area anarchica e ai centri sociali, sono state identificate e denunciate dalla Digos di Genova per gli scontri del 6 maggio scorso, durante la manifestazione per lo sciopero generale organizzato dalla Cgil.

In quell’occasione un gruppo di 300 persone tra giovani dei centri sociali ed anarchici, al termine della manifestazione della Cgil alla quale aveva partecipato in modo autonomo e senza autorizzazione, aveva tentato di occupare i binari della stazione Principe ma si era trovato davanti uno schieramento di forze dell’ordine in tenuta antisommossa. L’accesso era stato loro impedito, ne era nato qualche contatto con le forze dell’ordine.

Un altro gruppo di contestatori aveva bloccato la Sopraelevata per alcuni minuti e lanciato uova piene di vernice contro alcuni negozi di marchi internazionali, in centro città. I reati contestati, a vario titolo, vanno dalla resistenza alle lesioni a pubblico ufficiale, passando per il lancio pericoloso di oggetti, il danneggiamento e l’invasione di terreni ed edifici pubblici. Di questi, tre hanno 16 anni e sono stati denunciati presso la procura del tribunale per i minorenni.

Il fascicolo è adesso in mano al procuratore capo facente funzioni Vincenzo Scolastico. «Dobbiamo valutare le singole posizioni - dice - ma non si può più tollerare che ogni volta alle manifestazioni vengano feriti poliziotti che sono lì solo per fare il loro dovere».

pc 7 giugno - nuovo suicidio in carcere a padova

Padova. Nuovo suicidio in carcere, muore inalando del gas

PADOVA. La lista dei morti si allunga ormai di mese in mese. Da aprile a oggi siamo al terzo decesso nella casa di reclusione di Padova «Due Palazzi», il carcere per i detenuti condannati in via definitiva. Un dato davvero preoccupante, anzi sconvolgente. Ieri pomeriggio si è suicidato un altro detenuto: ha atteso di essere da solo in cella, poi ha inalato del gas. Quando è stato trovato, ormai non c'era più nulla da fare per salvargli la vita. Alessandro Giordano, 38 anni, originario di Salerno, stava scontando da tempo la pena nel carcere padovano.

L'ultimo suicidio risale al 24 maggio scorso quando Walter Bonifacio, 40 anni veneziano, si è tolto la vita con la stessa tecnica. Eppure la struttura carceraria padovana è considerata una delle «migliori» carceri d'Italia.

Ad aprile, invece, era spirato un detenuto vicentino Federico Rigolon, 38enne di Montecchio Vicentino. La mattina del 17 aprile scorso stava male e le guardie lo avevano trasferito in infermeria. Dopo la visita medica, era stato rispedito in cella dove era morto qualche ora più tardi.

pc 7 giugno 15 giugno tutti in tribunale a roma

15 giugno, tutti in tribunale
Per Gigi, morto di carcere

Gigi è morto di carcere, luogo dove la violenza e il sopruso diventano norma.
Il carcere dove era rinchiuso Gigi è il famigerato Mammagialla di Viterbo dove in cinque stavano seguendo il processo a loro carico che si svolge al tribunale di Roma e dove non è disponibile una sezione AS2, il regime di alta sicurezza previsto per chi è accusato di associazione sovversiva.
Per questo erano detenuti in un reparto insieme ai comuni, ma senza poterli né incontrare e comunicarci, né accedere con loro agli spazi comuni. Secondo il regolamento carcerario, avrebbero quindi dovuto fare l’aria a turno, o i politici o gli altri; così, per evitare di gravare, loro cinque, su varie decine, ci hanno rinunciato, con il risultato che passavano le loro quattro ore quotidiane di socialità in un’unica cella, ma in quattro, escludendone uno a rotazione perché non è consentito, in ogni caso, starci in più di quattro alla volta.
In quello stesso carcere, il medico ha ritenuto che un infarto si curasse con un diuretico, un infarto, peraltro, dai sintomi tipici (dolori alla parte sinistra del petto e pressione arteriosa molto elevata)
Si potrebbero aggiungere al quadro molti altri elementi ed episodi quotidiani che fanno capire quanto il Mammagialla, come tutte le carceri, siano luoghi di tortura e che spesso non sono noti perché semplicemente compongono la materialità della vita dentro una prigione.

Per questo la morte di Gigi non è un fatto che interessa solo gli amici, ma colpisce tutti, consapevoli del fatto che il carcere, nato per nascondere alla società democratica le sue contraddizioni, è un luogo dove ogni giorno si perpetuano abusi e vessazioni, dove lo Stato esercita la sua violenza più pura, senza nemmeno tentare di nasconderla, annientando i pensieri e riducendo le volontà al silenzio, generando quell’abbrutimento per cui spesso nemmeno ci si batte di fronte alla bestialità.
Di tutto questo si nutrono quanti collaborano a questo sistema, di tutto questo sono complici.

E la nostra incapacità di reagire agli attacchi della repressione, non aiuta chi è dentro ed anzi ne facilita l’isolamento in cui la prevaricazione viene perpetrata senza conseguenze, se non per i detenuti.

Per Dino, Massimo, Gianfranco e Bruno, come per tutti coloro che devono passare una parte della loro vita rinchiusi, la condizione non è cambiata.

La scorsa udienza, i coimputati di Gigi non hanno voluto partecipare al rituale farsesco del processo, per protesta e per dolore.
La prossima si terrà il 15 giugno presso il tribunale di Roma in piazzale Clodio. Per chi volesse portare la propria solidarietà e la propria vicinanza con la presenza in aula, l’appuntamento è alle ore 9 davanti al tribunale.

Assemblea contro il carcere e la repressione

pc 7 giugno - 6 morti in un giorno per i profitti dei padroni

Continua la strage sul lavoro di lavoratori immigrati per i profitti dei padroni. Costruiamo una mobilitazione a Roma davanti ai palazzi del governo



Da un lato padroni sempre più arroganti che arrivano ad applaudire gli stragisti della Thyssen, freschi di condanna dal Tribunale, e che l'unico "interesse" che hanno verso i lavoratori è avere mano libera per i licenziamenti e un governo che gli amministra gli affari fatti sul sangue operaio, i sindacati confederali e di base immobili assieme la stampa asservita che ripete la solita menzogna sulle morti sul lavoro che sarebbero diminuite, dall'altra continua senza tregua la strage quotidiana di lavoratori nei luoghi di lavoro.

L'Osservatorio indipendente di Bologna sui morti sul lavoro ne ha contate 266 dall'inizio dell'anno, includendo la morte di chi va o torna dal lavoro si arriva a 505. Gli operai immigrati morti sono l'11 per cento del totale e le statistiche non tengono conto di chi lavora in nero.

Solo ieri ne sono morti 6, di cui 3 operai erano immigrati rumeni.

Bassi salari, precarietà, lavoro nero, aumento dei ritmi di lavoro fanno aumentare il rischio di lasciarci la pelle nei luoghi di lavoro. E per un immigrato i rischi aumentano ancora di più.

Su questo fronte la Rete nazionale per la sicurezza sui luoghi di lavoro è l’unica realtà che insiste per l'organizzazione di un appuntamento nazionale a Roma che preveda uno o più presidi ai ministeri e un incontro nazionale per fare uscire dall'invisibilità e conquistare diritti.



Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro

bastamortesullavoro@gmail.com

347-1102638

lunedì 6 giugno 2011

pc 6 giugno - PROCESSO CONTRO STRAUSS-KAHN: "VERGOGNA!"



"Vergogna!", "Vergogna!". Così decine e decine di lavoratrici, cameriere, immigrate, oggi all'apertura del processo hanno gridato con forza contro Dominique Strauss-Kahn.
Questa dimostrazione segue di pochi giorni quella fatta in Francia da donne, lavoratrici che hanno detto: "siamo tutte lavoratrici delle pulizie!".

E' un buon e giusto inizio del processo!
Un processo che non deve mai svolgersi "tranquillamente".
Perchè se così fosse la sentenza è nota: Strauss-Kahn ne uscirebbe innocente e il processo si trasformerebbe in un violento tentativo di infangare la lavoratrice dell'albergo.

Ma la rabbia, la combattività delle cameriere di oggi, dà fiducia che non finirà così

pc 6 giugno - nuova rivolta al cie di bari

BARI, 6 GIU - Undici cittadini extracomunitari sono stati arrestati da agenti di Polizia e dai carabinieri per disordini e un tentativo di fuga avvenuti tra la tarda serata di sabato e la prima mattina di ieri, nel Centro di Identificazione ed espulsione (Cie) nel quartiere San Paolo a Bari. Gli arrestati sono due marocchini, di 30 e 27 anni, e nove tunisini, di eta' compresa tra i 20 ed i 30 anni, accusati di resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. (ANSA).

pc 6 giugno - per l'unità nella lotta dei disoccupati organizzati di taranto e di napoli

A Taranto, sono diversi mesi che i Disoccupati Organizzati dello slai cobas per il
sindacato di classe lottano per un piano di raccolta differenziata porta a porta per tutta la città che dia occupazione a 200 disoccupati.
Questa lotta fatta di blocchi, occupazioni, scontri con la polizia si è imposta verso tutte le controparti: sono usciti fondi, corsi di formazione e nuovi posti di lavoro.
Siamo ancora lontani dalle nostre richieste, ma la strada si è aperta.
Abbiamo ottenuto attraverso i corsi di formazione un riconoscimento di fatto della lista di lotta e ora un tavolo con tutti Regione, Provincia, Comune si appresta a varare un piano che deve andare nella direzione delle nostre richieste.
Ora in particolare il Comune del Sindaco populista a parole, ma incapace nei fatti, Stefàno, i dirigenti della municipalizzata AMIU, i sindacati corporativi di questa capeggiati dalla CGIL vogliono ostacolare questa strada.
Vogliono i soldi per la raccolta differenziata ma non i disoccupati organizzati da occupare.
I Disoccupati Organizzati che in questi ultimi due mesi hanno raddoppiato gli iscritti, e ora affluiscono anche diversi giovani, sono pronti a scendere in una nuova fase di lotta dura e ce ne sarà per tutti.. sindaco, dirigenti amiu e sindacalisti confederali..
Nel frattempo a Napoli è su questa strada che si incanala la nuova fase della lotta dei disoccupati organizzati, precari Bros ecc tenendo conto delle promesse elettorali
del nuovo Sindaco De Magistris.
Questa situazione rilancia in condizioni migliori la battaglia comune almeno in tutto il sud per legare lavoro a raccolta differenziata porta a porta e a bonifiche ambientali.
E' stata questa battaglia parte importante della linea classista, combattiva, unitaria che Taranto ha proposto e che in una certa fase, con una grossa assemblea nazionale il 21 maggio 2010 a Napoli, fortemente partecipata anche da Palermo ed altre realtà della campania, è stata assunta unitariamente con Banchi Nuovi, con la formazione del coordinamento precari-disoccupati per il lavoro e il salario garantito.
Purtroppo questa linea è stata ad un certo punto rallentata dalla posizione dei dirigenti di banchi nuovi, che pur proseguendo a livello napoletano la lotta e fronteggiando una forte repressione, a livello nazionale si sono messi a cercare interlocutori improponibili e disparati con iniziative inutili, finite nel parlarsi addosso e nel nulla politico-organizzativo.
Ma la vertenza per il lavoro e salario garantito non può certo fermarsi e si imporrà sempre di più.
Nel mese di giugno da Taranto e Palermo sarà rilanciata anche a Napoli la battaglia nazionale, perchè evidentemente senza il movimento che lotta per il lavoro e salario garantito a napoli, non vi può essere un movimento nazionale; ma è altrettanto evidente che senza un movimento nazionale, fondato sulla lotta e le posizioni classiste, i precari e disoccupati non diventano la seconda gamba obbligata del movimento proletario nella crisi contro padroni, governo, stato dei padroni.

disoccupati organizzati
slai cobas per il sindacato di classe
6 giugno 2011

pc 6 maggio - parla il ragazzo afgano ferito dal carabiniere nel Panjshir

Una testimonianza e due agenzie a confronto. Rimane da capire cosa ci facesse il carabiniere Congiu nel Panjshir

La testimonianza: “Io ed un mio amico stavamo salendo dal bazar alla montagna con un asino carico di cibo. Il sentiero era stretto e dalla montagna al bazar stavano scendendo il carabiniere italiano e una donna. Quando ci siamo incrociati l’asino ha urtato la donna e ho tentato di spostare l’asino. Immediatamente l’ italiano ha tirato fuori la pistola. Quando ho visto l’ arma pensavo stesse scherzando… Invece mi ha sparato. l mio compagno è scappato ed è andato al bazar ad avvisare gli abitanti dell’accaduto. Dopo un po’ di tempo sono tornate altre persone che prima hanno picchiato con bastoni e pietre l’italiano, poi gli hanno sparato e se ne sono andati”.

La testimonianza l’ha resa Mohtaudin, 24 anni, ricoverato e operato di urgenza venerdì 3 giugno all’ospedale di Emergency di Anabah, nella valle del Panjshir, per lesioni di arma da fuoco al fegato e a un rene, che gli è stato asportato E’ lui il giovane afgano a cui Cristiano Congiu ha sparato.
Numerosi altri testimoni hanno raccontato che l’italiano e la cittadina statunitense erano andati a visitare le miniere di smeraldi della zona di Khinch, nel Panjshir .

pc 6 giugno - solidarietà con gli immigrati in lotta a Mineo-catania

Circa cento migranti ospiti del Villaggio della solidarietà di Mineo hanno occupato le due carreggiate della strada statale Catania-Gela per protestare contro presunti ritardi nell'insediamento delle commissioni che dovranno stabilire lo status di rifugiato politico dei richiedenti asilo.

Il traffico è stato bloccato nelle due direzioni di marcia e si sono formate lunghe code di veicoli. Sul posto polizia e carabinieri. Il Villaggio della solidarietà di Mineo ospita circa 2.000 migranti, la maggior parte dei quali sono dei richiedenti asilo e diversi di questi ultimi contestano la lentezza con cui procede l'iter burocratico per la concessione dello status di rifugiato politico. Alcuni maghrebini sostengono che aspettano da mesi. Il soggetto attuatore è la Protezione civile regionale siciliana.

"Il fatto che sia arrivato un decreto di riconoscimento Cara, non significa che il ministero dell'Interno abbia attivato tutte le procedure in ordine alla gestione del Centro. In questo mese questo centro dovrebbe passare sotto l'egida della protezione civile nazionale, ma ciò non è ancora avvenuto". Lo ha detto il sindaco di Caltagirone Pippo Pignataro, a proposito della protesta dei migranti ospitati a Mineo. "La protezione civile nazionale - ha aggiunto Pignataro - dovrebbe decidere se gestire direttamente o avviare una procedura di gara per affidarlo a soggetti terzi che realizzino tutte quelle attività che sono previste nei protocolli per un Cara.

Parliamo di formazione, attività di animazione, collegamenti viari, ovvero, tutta una serie di servizi che in qualche modo rendano sostenibile la vita all'interno del villaggio". Pignataro ha espresso "massima solidarietà ai migranti che non solo non intravedono una stabilità della loro posizione a causa dei ritardi e delle lungaggini burocratiche, ma devono anche fare i conti con l'assoluta insensibilità di coloro che ne hanno la responsabilità in ordine a servizi che erano stati promessi e ad attività che non si sono mai svolte".

Principio di rivolta, con lanci di bottiglie e atti di autolesionismo, ieri sera all'ex caserma "Barone" di Pantelleria dove sono ospitati, in padiglioni diversi, circa sessanta migranti tunisini, tra cui una donna e una decina di minorenni. Sei adulti, poi trasferiti all'ospedale "Bernardo Nagar", hanno dato vita a gesti di autolesionismo e si sono feriti al torace e alle braccia con i cocci di bottiglia. Gli immigrati arrivati sull'isola tra il 27 e il 28 maggio scorsi, chiedono di essere trasferiti a Trapani. La protesta è stata subito sedata dai carabinieri e dai finanzieri attualmente in servizio di vigilanza sul posto. Cinque tunisini sabato erano stati arrestati dalla guardia di finanza perché a loro carico è risultato un decreto di espulsione dal territorio italiano non ottemperato.

E l'emergenza sbarchi non si ferma. Quattordici tunisini, fra i quali una donna, sono stati sorpresi all'alba, in via Re Umberto, sull'isola di Linosa. Gli immigrati si aggiravano per il centro urbano quando sono stati bloccati dai carabinieri. Per il gruppo previsto l'imbarco sul traghetto di linea per raggiungere Porto Empedocle.


(06 giugno 2011)

pc 6 giugno - dichiarazione comune contro il vertice del World Economic Forum a Vienna, Austria, giugno 2011!

Attaccare il vertice del World Economic Forum a Vienna, Austria, giugno 2011!

Schiacciare l'imperialismo e tutte le sue istituzioni!

Dall'8 al 9 giugno il vertice del World Economic Forum (WEF) si terrà a Vienna, Austria. Qui più di 1000 rappresentanti di vari governi e aziende si incontreranno per coordinarsi su "aspetti economici, politici e accademici" e disegnare progetti comuni su questo. Già dalla lettura dell'autodefinizione di "appartenenza" al WEF si vede chiaramente chi incontra chi a questo vertice e quali sono le forze che vi convengono: "Una tipica società aderente è un'azienda globale, con un giro di affari di oltre 5 miliardi di dollari." Il vertice WEF è più di una semplice conferenza per la discussione, si tratta di un importante consiglio di coordinamento delle più grandi imprese monopolistiche (banche e fondi comuni) nel mondo che condividono i loro piani per ottimizzare sempre più i loro profitti. I governi dei paesi imperialisti così come i governi fantoccio installati dagli stessi nei paesi dipendenti partecipano alla riunione per garantirsi la traduzione dei loro piani in azione. Il contenuto dei loro piani coordinati sono i loro attacchi contro le masse dei popoli e la classe operaia. Si tratta degli interessi di chi produce programmi di austerità, tagli salariali, più ore di lavoro, abolendo i diritti politici e molto di più contro i lavoratori per creare condizioni migliori per i capitalisti. Si tratta dell'interesse di coloro che hanno de-industrializzato i Balcani e vi hanno distrutto i diritti sociali, che hanno trasformato la Grecia in una semplice colonia dell’imperialismo UE-USA. Si tratta dell'interesse di coloro che hanno distrutto l'ambiente facendo esaurire rovinosamente il suolo o con le centrali nucleari "gestite con profitto" (come in Giappone). Si tratta degli interessi di coloro che reprimono i popoli in tutto il mondo e istigano guerre imperialiste, per consentire loro di creare le condizioni utili al loro interesse di lucro.

Non è solo il WEF, ma una lunga serie di diverse organizzazioni internazionali e di cooperazione (es. Fondo Monetario Internazionale - FMI, Banca Mondiale, Accordo generale sul commercio e i servizi - AGCS, ecc) che sono molto importanti per l'interesse del capitale dei paesi imperialisti e sindacati e le Unioni (USA, UE, Russia, ...). Anche se il WEF non è il più importante incontro internazionale, non deve tuttavia essere sottovalutato. Dato che le sfere di sfruttamento e di influenza sono già state distribuite su scala globale i ladri imperialisti inevitabilmente entrano in conflitto tra di loro durante la loro caccia ai profitti. Queste contraddizioni che emergono dalla lotta per il massimo profitto portano a conflitti che arrivano fino alle guerre tra gli Stati contendenti per il dominio del mondo. Nel tentativo di rallentare l'ulteriore aggravamento di questi conflitti tra gli stati imperialisti, almeno per qualche tempo e per avere più spazio per le loro proprie manovre i rappresentanti del capitale sono portati ad un certo coordinamento internazionale. È transitorio perché i conflitti tra di loro si aggravano prima o poi ad un punto che per loro il coordinamento internazionale diventa più un ostacolo che un mezzo di vantaggio tattico. Dato che il WEF e altre istituzioni internazionali del capitale sono basate su tali fondamenti non può essere combattuto senza lottare allo stesso tempo contro l'imperialismo. Per i comunisti nei paesi imperialisti il ​​nemico principale è sempre nel loro “proprio” paese e loro "propria" borghesia imperialista, ed è il loro "proprio" stato che deve essere combattuto in primo luogo. Per coloro che vivono nei paesi dipendenti, la lotta contro l’oppressione da parte delle potenze imperialiste e le rispettive marionette dei governi installati da loro, è il compito più importante. In un modo o nell’altro il punto è che le forze rivoluzionarie possono vincere soltanto se il movimento della classe operaia dei paesi imperialisti si lega strettamente e si unisce con il movimento dei lavoratori e dei popoli dei paesi dipendenti. Questa unità si esprime politicamente nell’internazionalismo proletario, la salda unità rivoluzionaria della classe operaia e dei popoli che viene costruita contro l'ordine mondiale imperialista con gli elementi certi che attualmente stanno lavorando insieme a livello tattico o meno.

Attualmente i governi imperialisti riescono a calmare la classe operaia dei paesi imperialisti in larga misura per mezzo di extra-profitti spremuti dalle neocolonie, ma soprattutto le rivolte nelle periferie (Francia 2006), il movimento rivoluzionario nel Paese Basco, i movimenti militanti operai in Francia, Italia e altrove mostrano i rudimenti di una militante, radicale resistenza contro il capitalismo. I lavoratori e il movimento dei popoli dei paesi dipendenti però vanno oltre. Il proletariato greco che ancora resiste al deterioramento dettato dall'imperialismo, i lavoratori dell'Europa dell'Est, che resistono alla distruzione dei loro diritti sociali e politici, le guerre popolari rivoluzionarie dei popoli in India, Perù, Filippine, Turchia ..., le ribellioni popolari democratiche dei paesi arabi, ... – tutto ciò testimonia chiaro che i piani degli imperialisti, come quelli coordinati al vertice WEF e altrove trovano risposta da parte dei popoli, si scontrano con la resistenza rivoluzionaria.

Il tema del vertice WEF di Vienna è "l'Europa orientale e l’Asia centrale". Non è un caso che questo vertice si svolge a Vienna, se si tiene conto del ruolo dell'imperialismo austriaco soprattutto in Europa orientale e nei Balcani dove è pesante la sua influenza economica e politica. Fin dagli anni dopo la caduta del socialimperialismo russo nel 1991 il WEF si è regolarmente riunito a Vienna per coordinare lo sfruttamento imperialista dei Balcani. Questo punto focale del summit WEF è inoltre importante per il progetto imperialista dell'Unione europea di oggi, poiché stanno accordando il loro intervento politico, militare ed economico di questa regione con le più grandi società monopolistiche a livello mondiale, vale a dire niente altro che discutere fra imperialisti sulla questione di guadagnare più profitti provenienti dall'Europa dell'Est o dai Balcani, come spremere ancora di più i popoli sotto il tallone dell'imperialismo. È una situazione simile a quella dell’Asia centrale, dove la battaglia per le zone di influenza e dei mercati si aggrava tra gli imperialisti della Russia, UE, USA e Cina e gli interessi del capitale del gruppo di Shanghai 5. Lì però gli imperialisti si scontrano con ampi movimenti popolari e guerre popolari guidate dai maoisti mentre la resistenza dei popoli dei Balcani è ancora debole.

Sappiamo bene che sconvolgimenti radicali che portano alle rivoluzioni proletarie si sviluppano nel quadro delle nazioni, che le contraddizioni si sviluppano in modo ineguale e che quindi le forze rivoluzionarie si confrontano con le loro rispettive prossime fasi per risolvere i loro problemi, ma per andare oltre però deve avanzare e si deve rafforzare la cooperazione delle forze comuniste rivoluzionarie nelle nostre lotte. Riferendoci a questa occasione noi diciamo che il WEF è una espressione di obbiettiva necessità imperialista e di conseguenza dei loro interessi. Pertanto facciamo appello ad attivarsi contro di loro partecipando alle azioni contro il vertice del World Economic Forum nel giugno 2011 a Vienna. Vogliamo sviluppare la resistenza su un livello internazionalista e rivoluzionaria intendendo che anche una liquidazione del WEF non cambierebbe molto – dato che il capitalismo non fa errori, ma è l'errore! Né le organizzazioni e i forum internazionali del capitale, né il sistema imperialista globale può essere riformato o modellato secondo l'interesse delle masse. L'obiettivo non è una “più equa” distribuzione dei beni esistenti, ma portare la produzione e il potere politico nelle mani della classe operaia e delle masse popolari, e il primo passo per questo deve essere quello di spezzare l'apparato statale borghese. Contro l'imperialismo e tutte le sue istituzioni noi ci mettiamo in collegamento con la resistenza della classe operaia e le masse popolari contro le condizioni di vita prodotte dall’imperialismo e costruiamo la lotta contro il sistema capitalista-imperialista nel suo complesso, la lotta per la rivoluzione proletaria, per il comunismo.

Abbasso l'imperialismo e tutte le sue istituzioni!
Avanti con le rivoluzioni antimperialiste e democratiche popolari!
Avanti con la rivoluzione proletaria!

Red Action (Croatia)
Party of Labour (Serbia)
Communist Party of Greece (marxist-leninist)
maoist Communist Party (Italy)
Red Block (Youth League of the maoist Comunist Party of Italy)
Workers and Peastants Party Bulgaria
Maoist Communist Party - Turkey/Northern Kurdistan
Partizan (Turkey)
New-Democratic Youth
Serve the People – Communist League of Norway
Initiative for the Construction of a Revolutionary-Communist Party (Austria)
Revolutionary-Communist Youth League (Austria)

pc 6 giugno - Marlane: padroni assassini come alla Thyssen

Gli operai morti per tumore nell' ex stabilimento Marlane-Marzotto di Praia a Mare sono stati "uccisi come i lavoratori della Thyssen" e per questo motivo i legali di parte civile hanno chiesto alla Procura di Paola (Cosenza) di modificare il capo d'imputazione nel processo contro gli ex responsabili e dirigenti dell'azienda tessile.
Le motivazioni dell'istanza sono state illustrate stamane a Catanzaro nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato tutti i legali di parte civile. Il processo per la morte degli operai è in corso dinanzi ai giudici del tribunale di Paola e proseguirà il 24 giugno prossimo.
I 13 imputati sono accusati a vario titolo di omicidio colposo, lesioni colpose e disastro ambientale, sia per la morte di una cinquantina di operai sia per le patologie tumorali che hanno colpito un'altra cinquantina di ex dipendenti dello stabilimento.
"Esistono - hanno detto gli avvocati Lucio Conte e Salvatore Staiano - degli elementi pregnanti dai quali emerge che i dirigenti della Marzotto sin dal 1970 sapevano che l'uso delle sostanze tossiche avrebbe portato alla morte per tumore. Quindi c'é un comportamento doloso e per questo motivo riteniamo che il capo d'imputazione debba essere modificato da omicidio colposo plurimo ad omicidio volontario con dolo eventuale.
Gli operai di Praia a Mare, dunque, sono stati uccisi come quelli dello stabilimento della Thyssen Group di Torino".

http://www.nuovacosenza.com/

pc 6 giugno - continua la guerra di 'bassa intensità' alla fiat sata Melfi...ma scioperi operai rispondono a questa guerra

CRONACHE DA MELFI
E' sempre più insistente la voce che dallo stabilimento della Fiat di Melfi vorrebbero trasferire centinaia di operai presso lo stabilimento ex Itca.
Si dice che gli operai che verrebbero trasferiti sono quelli ammalati a causa dei continui aumenti dei ritmi e dei carichi di lavoro. La Fiat per il momento ha trasferito in realtà pochi di loro.
Nello stabilimento ex Itca, in realtà per il momento sono stati trasferiti alcuni attivisti sindacali, fra cui Donato Auria e Nicola Galasso.
Gli operai in forza presso lo stabilimento ex Itca nella notte fra Giovedì e Venerdì 3 giugno hanno scioperato per alcune ore proprio per protestare contro i trasferimenti attuati e che si vorrebbero porre in essere nei prossimi giorni dalla Fiat.
Lo sciopero indetto dai delegati della Fiom, ha avuto un consenso massiccio dei lavoratori.
Lunedì ci sarà un incontro con la Fiat, l'oggetto di discussione: il piano ferie di Agosto, la probabile chiusura collettiva dello stabilimento Fiat-SATA in corrispondenza dei referendum.
I delegati della Fiom sicuramente chiederanno chiarimenti circa gli eventuali spostamenti di operai dallo stabilimento Fiat-SATA allo stabilimento ex Itca ai confini della zona industriale di S. Nicola di Melfi.
Sono sempre più insistenti le voci di una probabile terziarizzazione degli operai che lavorano presso lo stabilimento ex Itca. La Fiat nella riunione sicuramente assicurerà i delegati RSU. Dirà loro che gli spostamenti sono dovuti solo a esigenze tecnico-organizzative. In alternativa potrà dire che la questione non è oggetto di discussione. Gli operai in verità potranno sapere quello che la Fiat sta pianificando solo nei prossimi mesi.
Toccherà a loro farsi sentire quando eventualmente le voci prenderanno forma.

notizie tratte da 'Operai contro'

domenica 5 giugno 2011

pc 4-5 giugno - la farsa elettorale in Perù nello scontro tra un candidato di ultra destra la Fujimori e l'ambiguo Humala



....Popolo peruviano, facciamo appello a boicottare queste elezioni che sono solo per cambiare chi deve sfruttare di più il popolo, chi deve opprimere e che sono una necessità del capitalismo burocratico che ci dice che ci sarà cambiamento, onestà, ecc. per nascondere i loro veri interessi di classe, di come impiantano il loro monopolio di generi alimentari, mantenere i suoi SERVISces per mantenere i bassi salari e una contesa tra borghesia compradora e burocratica e una lotta per chi deve opprimere il popolo, mascherandosi da difensori de popolo.
Diciamo basta.
ELEZIONI NO! GUERRA POPOLARE SI!


PCP – Comitato Centrale – Maggio 2011

pc 4-5 giugno - legami nucleare-ndrangheta nella denuncia di un giornalista su youtube

riceviamo dal comitato antinucleare di taranto

Da inoltrare a chi conoscete prima che lo oscurino.
Hanno oscurato il sito e il blog ma non il video. (per ora)
Accendere l'audio.

http://www.youtube.com/watch?v=qqQ0IqHrzII

pc 4-5 giugno - la morte del carabiniere in Afghanistan sembra davvero molto oscura

l'ufficiale dei carabinieri Cristiano congiu muore in afghanistan al centro di una vicenda la cui ricostruzione fa acqua da tutte le parti
per comprendere meglio è bene partire non dal racconto fantastico offerto dalle gerarchie militari alla stampa ma dalla biografia del suddetto ufficiale:
cacciatore di chi fumava spinelli, compiaciuto dal soprannome 'rambo' guarda caso muore in un conflitto con giovani afghani, dopo che ne ha aggredito uno..
per salvare una sua amica americana.., peraltro trattenuta dall'autorità afgane dopo il fatto..
anche le amiche americane non mancano nella biografia di Congiu.
in un trafiletto del Messaggero, si legge:
'negli anni 90, nel ruolo di comandante della compagnia del Rione Traiano a Napoli
viene trasferito, perchè risulta avere una love story con una soldatessa americana alla base Usa.. che frequentava anche Francesco Sandokan, boss dei casalesi e capo
del narcotraffico camorristico della zona...
tutte queste notizie non possono dare un a luce diversa a tutta la vicenda ?

proletari comunisti
5 giugno 2011

pc 4-5 giugno - Egitto: "stato di emergenza" contro le donne




“Test di verginità” nel nuovo Egitto - sabato 4 giugno 2011bdi Riccardo Noury


Alla fine, è arrivata l’ammissione: le 17 donne arrestate il 9 marzo a piazza Tahrir furono costrette a subire “test di verginità”. Lo ha detto alla Cnn, sotto condizione di anonimato, un generale delle forze armate egiziane. Dalle sue parole non traspare particolare pentimento: “Mica erano come sua figlia o mia figlia” – ha detto al giornalista. “Quelle ragazze stavano nelle tende insieme a dei manifestanti di sesso maschile”. Nella mentalità del generale egiziano, dunque, meritevoli di essere sottoposte a una forma di tortura qual è un “test di verginità” fatto sotto costrizione. Amnesty International aveva denunciato che le 17 donne avevano riferito di essere state picchiate, sottoposte a scariche elettriche, obbligate a denudarsi mentre i soldati le fotografavano e infine costrette a subire un “test di verginità”, sotto la minaccia di essere incriminate per prostituzione. Le testimonianze delle vittime erano state confermate anche dal Centro Al Nadeem per la riabilitazione delle vittime della violenza. Secondo il racconto di una diciottesima donna arrestata, la giornalista Rasha Azeb, le donne erano state inizialmente portate in un locale del Museo del Cairo, dove erano state ammanettate, picchiate con bastoni e tubi di gomma, colpite con l’elettricità al petto e alle gambe e chiamate “prostitute”. Prima di essere rilasciata, aveva potuto ascoltare le urla delle detenute mentre venivano torturate. Le altre 17 donne sono state trasferite nel carcere militare di El Heikstep. Salwa Husseini, 20 anni, aveva raccontato di essere stata costretta a togliersi tutti i vestiti e perquisita da una guardiana, in una stanza con due porte e una finestra aperte. Nel frattempo, i soldati entravano nella stanza per scattare foto. I “test di verginità” erano stati eseguiti in un’altra stanza da un uomo che indossava una giacca bianca. “Quelle trovate non vergini”, secondo la sua espressione, sarebbero state incriminate per prostituzione. Una donna, che aveva detto di essere vergine, è stata picchiata e sottoposta a scariche elettriche dopo che il test, secondo chi lo aveva eseguito, aveva provato il contrario. Le 17 donne detenute a El Heikstep sono comparse di fronte a un tribunale militare l’11 marzo e rilasciate due giorni dopo. Diverse di esse sono state condannate a un anno di carcere, con la sospensione della pena, per vari reati tra cui condotta disordinata, distruzione di proprietà pubblica e privata, ostacolo alla circolazione e possesso di armi. Per far finire una dittatura, la cosa paradossalmente meno complicata è deporre il dittatore. Non era pensabile che l’entusiasmo e il coraggio di milioni di egiziane ed egiziani potessero contemporaneamente modificare le leggi e cambiare prassi, procedure e abitudini abusive. Quello che è evidente è che, oggi, il nuovo Egitto trascina con se molto del vecchio: un trentennale stato d’emergenza ancora da abolire, diverse centinaia di persone ancora in detenzione amministrativa, nuovi casi di maltrattamenti e torture, leggi che penalizzano la libertà di sciopero e di manifestazione. Altre amene considerazioni dell’anonimo generale egiziano, a metà tra l’attitudine sessista e l’assurdità legale (“Abbiamo fatto il test perché non volevamo che ci accusassero di averle stuprate, e quindi volevamo dimostrare che non erano vergini”) ci dicono che ad essere abbattuta ora dev’essere la profonda discriminazione nei confronti delle donne. Più dannosa e pervasiva, forse, dello stesso stato d’emergenza.






http://lepersoneeladignita.corriere.it/2011/06/01/%E2%80%9Ctest-di-verginita%E2%80%9D-nel-nuovo-egitto/





Leggi anche: http://www.amnesty.it/generale-egiziano-ammette-17-donne-costrette-a-test-verginita



Amnesty International ha chiesto alle autorità egiziane di portare davanti alla giustizia coloro che hanno ordinato o eseguito "test di verginità" forzati, dopo che un generale egiziano ha riferito alla Cnn che 17 donne arrestate il 9 marzo in piazza Tahrir, al Cairo,erano state costrette a sottoporsi a "test di verginità"; il governo aveva precedentemente negato. [...] Amnesty International teme che gli atteggiamenti discriminatori e maschilisti nei confronti delle donne in Egitto ostacolino la piena partecipazione delle donne alle riforme.



Sebbene siano state in prima linea nelle proteste di massa che hanno portato alle dimissioni del presidente Hosni Mubarak, le donne sono assenti nel comitato per la riforma costituzionale e scarsamente rappresentate nel nuovo governo.




"Il governo egiziano deve sostenere i diritti di tutte le donne egiziane, che così tanto sono impegnate per le libertà del paese, e stare dalla parte di coloro che lottano per l'uguaglianza di genere e per i diritti delle donne" - ha concluso Amnesty International

pc 4-5 giugno - Grecia ..ATENE:RISOLUZIONE DELL’ASSEMBLEA POPOLARE DI PIAZZA DELLA COSTITUZIONE

RISOLUZIONE DELL’ASSEMBLEA POPOLARE DI PIAZZA DELLA COSTITUZIONE

Per lungo tempo sono state prese senza di noi le decisioni su di noi.

Siamo lavoratori, disoccupati, pensionati, giovani e veniamo in Piazza della Costituzione a lottare per la nostra vita e per il nostro futuro.

Siamo qui perché sappiamo che qualsiasi soluzione ai nostri problemi può arrivare soltanto da noi.

Invitiamo tutti gli ateniesi, i lavoratori, i disoccupati, i giovani in Piazza della Costituzione e la società intera a riempire ogni piazza e a prendere la loro vita nelle loro mani.

Lì, nelle piazze, daremo forma a tutte le nostre richieste e pretese.

Esortiamo tutti i lavoratori che saranno in sciopero nei prossimi giorni a venire e a rimanere in Piazza della Costituzione.

Non lasceremo le piazze finché non se ne vanno: i governi, i direttori di UE/FMI, le banche e tutti coloro che ci sfruttano. Mandiamo loro un messaggio: questo debito non è il nostro.

DEMOCRAZIA DIRETTA ORA!

UGUAGLIANZA-GIUSTIZIA-DIGNITA’!

L’unica lotta perduta è quaella che non è mai stata combattuta!

pc 4-5 giugno - Genova 2001-2011.. Mortola massacratore..te lo facciamo noi un bel processo

Due condanne, una carriera
Mortola promosso questore
Dieci anni dopo il G8, condannato a 3 anni e 8 mesi per i falsi verbali della Diaz. Il sindacato di polizia sulle barricate: "Siamo amareggiati e preoccupati"
di MARCO PREVE

Due condanne, una carriera Mortola promosso questore Spartaco Mortola

A dieci anni dal G8 di Genova viene promosso a questore il funzionario condannato in appello sia per la "macelleria messicana" della scuola Diaz che per la complicità con l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro nel falsare le deposizioni dei testi: Spartaco Mortola, dirigente Digos nel luglio 2001, è diventato questore. Il sindacato Silp-Cgil grida allo scandalo, ma la nomina rientra in una strategia ben precisa del Viminale e dei vertici della Ps.

Il messaggio che arriva da Roma, dal capo della polizia Antonio Manganelli in primis, è quello che conferma l'atteggiamento tenuto in questi dieci anni dai vertici del corpo, in barba al malessere di centinaia di funzionari e migliaia di agenti: "Quelli della Diaz non si toccano". Anche se si attende ancora il verdetto della Cassazione, le pesanti condanne di secondo grado (pene fino a 4 anni) non hanno mai, di fatto, interrotto la progressione delle carriere degli alti funzionari come Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Gilberto Caldarozzi, ai vertici dell'antiterrorismo e dell'antimafia.

Mortola fu condannato a tre anni e 8 mesi per i falsi dei verbali di arresto della scuola Diaz e a un anno e due mesi (due in meno di De Gennaro) per l'induzione alla falsa testimonianza dell'allora questore di Genova Francesco Colucci.

Roberto Traverso, segretario genovese del Silp Cgil firma un comunicato durissimo: "L'annuncio della nomina a Questore del dottor Mortola con decorrenza 1° gennaio 2011, non aiuta chi, come il Silp per la Cgil, si batte ogni giorno per l'immagine e i valori democratici della Polizia di Stato. Oggi siamo amareggiati e preoccupati, perché in un momento delicato e fondamentale per la nostra categoria, crediamo che il Dipartimento della Ps abbia perso un occasione per dare un segnale di rottura".

Traverso si fa portavoce del malessere di tanti poliziotti della truppa, di quelli che non appartengono ai gruppi di vertice e che anche nelle vicende G8 sono gli unici ad aver pagato un prezzo: "C'è una base che chiede finalmente tutela per coloro che appartengono alla "truppa" e che per responsabilità oggettive, sono stati abbandonati, parcheggiati in un "limbo" ammantato da una livida cappa a forma di "prescrizione" alla stessa stregua di chi di responsabilità, se non altro deontologiche, ne ha, eccome".

Sorprende il sindacato l'assoluta mancanza di senso dell'opportunità del Viminale: "Sarebbe stato importante attendere almeno l'esito della sentenza della Corte di Cassazione, visto che il dottor Mortola è stato condannato anche in appello all'interdizione dai pubblici uffici". Traverso, infine, auspica un ricongiungimento istituzionale tra Procura e Questura di Genova che certo non è avvenuto dopo le dichiarazioni del prefetto Manganelli improntate più alla rimozione che all'approfondimento. Infine una considerazione a pochi giorni dalle celebrazioni dei dieci anni dal G8 del 2001: "Scelte come questa non aiutano in particolare a Genova una città dove il tempo per certi argomenti sembra non voler scorrere e dove da tempo il Silp Cgil sta contribuendo con forza a prendere le distanze da chi non perde occasione per strumentalizzare e destabilizzare la piazza".

pc 4-5 giugno - nasce a firenze un comitato per '400 colpi'

400 colpi, nasce il Comitato dei genitori.
A Firenze, alle Piagge il 5 giugno incontro e cena di solidarietà

«Sono la mamma di una delle ragazze del Gruppo 400 Colpi…»
Così iniziava la lettera che qualche giorno fa annunciava alla nostra redazione la nascita del “Comitato Firenze 4 Maggio”. 4 maggio 2001, data in cui un blitz delle forze dell’ordine ha colpito duramente lo “Spazio liberato 400 colpi”, a Firenze, subito etichettato dai media locali e nazionali come un covo di pericolosi anarchici e potenziali criminali. A seguito dell’operazione, 78 persone, per la maggior parte studenti universitari, hanno subito accuse pesantissime e misure repressive o cautelari enormi rispetto all’entità dei fatti contestati.
Da subito il nostro giornale ha preso le distanze da certi toni trionfali, nutrendo qualche dubbio su operazioni di questo tipo, che vanno a colpire gli esponenti più giovani e forse più ingenui di un movimento di protesta ormai diffuso in tutto il paese.
Come si legge nella lettera, «quei ragazzi, così criminalizzati su tanti giornali e televisioni, non si sono occupati solo della Riforma Universitaria, ma hanno cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica su problematiche che spesso vengono ignorate: la casa, gli sfratti, l’apertura dei CIE, l’immigrazione, il lavoro precario…». In breve, potremmo dire, questi ragazzi fanno politica, dal basso, in autonomia, discutendo sui problemi e cercando soluzioni, «e probabilmente è stata proprio questa loro attività che si è cercato di fermare», conclude.
Perché allora un comitato? Il “Comitato Firenze 4 Maggio”, costituito da un gruppo di genitori dei ragazzi coinvolti, nasce con lo scopo di raccogliere fondi per sostenere le spese legali e processuali, ma potrà anche, come da statuto, “presentare denunce come parte offesa nonchè costituirsi parte civile nei procedimenti penali conseguenti alle accuse di presunta associazione a delinquere” verso gli inquisiti. Il Comitato si propone anche di promuovere “la riflessione e sensibilizzazione delle forze politiche e sociali cittadine sui temi oggetto delle manifestazioni politiche degli indagati” e “iniziative volte alla tutela delle vittime della repressione da parte di chicchessia nell’esercizio della manifestazione del pensiero”.
Insomma, i genitori scendono in piazza a fianco dei figli in difesa del diritto al dissenso, perché credono in una società più giusta e nel dovere di lottare per costruirla.
Importante ricordare l’articolo 3: “Il Comitato è contrario ad ogni forma di violenza nell’espressione del proprio pensiero politico e ritiene che le manifestazioni di dissenso debbano avvenire in forma non violenta”.
Per conoscere il Comitato e contribuire al suo finanziamento, la prima occasione utile è domenica 5 giugno: al Centro sociale delle Piagge si terrà infatti un incontro di condivisione e riflessione sull’accaduto, seguito da una cena di solidarietà, a sottoscrizione. Per concludere, proiezione del bellissimo film di Truffaut “I 400 colpi”.
Per informazioni e prenotazioni,
Centro sociale Il Pozzo 055 373737

pc 4-5 giugno - sciopero alla Fiat sata ...spostamenti sospetti e carichi di lavoro

Sata di Melfi
Fiom Sciopera il reparto lastrature
- Stanchi degli atteggiamenti «unilaterali» della Fiat che «continuaad aumentare i ritmi di lavoro, a non dare risposte sui temi della sicurezza (come il rispetto delle pause), dei provvedimenti disciplinari, che si sottrae alle domande fatte dai lavoratori e dai loro rappresentanti e che soprattutto continua negli spostamenti
“anomali” di lavoratori che si stanno verificando negli ultimi
tempi». Per questi motivi - come spiegato in una nota della rsu Fiom Cgil - ieri i
lavoratori della lastratura e dello stampaggio della Sata di Melfi (circa
una trentina) con adesione totale hanno proclamato lo sciopero, «liberamente
». Alla protesta - spiegano i delegati sindacali Fiom - l’azienda ha reagito con la sostituzione degli scioperanti con i lavoratori di altri reparti. E questo ha determinato lo sciopero per solidarietà anche in altri reparti della lastrature.
«Non vorremmo - spiega la nota del sindacato - che dietro questi comportamenti
ci sia un piano che possa mettere a rischio il futuro dei lavoratori.
Pertanto invitiamo i lavoratori a essere uniti e a continuare

pc 4-5 giugno- marchionne e bombassei, fascismo padronale prende le redini del gioco e mette all'incasso dal suo punto di vista, la crisi berlusconi

Fiat, Marchionne: "Restiamo a Torino
ma l'Italia deve cambiare atteggiamento

VENEZIA
Malgrado le rassicurazioni sulla permanenza a Torino del quartier generale della Fiat, dal manager italo candaese non sono mancate comunque le stoccate all'Italia. "Quanto è avvenuto negli Usa deve essere letto in Italia in modo positivo. Se è possibile farlo là è possibile farlo anche qui. Deve cambiare però l'atteggiamento". "Ieri la gente ringraziava per quello che è stato fatto, invece di insultare", ha aggiunto Marchionne.

Marchionne ha anche annunciato che "la Fiat ha offerto giovedì scorso 125 milioni di dollari al Tesoro canadese per la quota di Chrysler". Si tratta dell'1,7 per cento della quota nella casa automobilistica americana. Il manager ha aggiunto che se sarà raggiunto un accordo con il fondo Veba, Chrysler potrebbe fare a meno di quotarsi in Borsa.

Parlando più in generale delle prospettive di lungo termine, il manager ha sottolineato che "il mercato non è sano, c'è una svolta tecnica, il sistema non poteva reggere. Il tubo degli incentivi s'è svuotato e la domanda è arrivata a livelli naturali: 1,75/1,8 mln di auto. E siamo ritornati ai livelli del 1996". Marchionne ha definito i nuovi dati sulla ripresa delle immatricolazioni a maggio come "un'inversione di tendenza".


Quanto alle recenti polemiche con Confindustria, Sergio Marchionne ha precisato: "Non c'è alcuna ostilità, nonostante alcune battute fatte di recente. Dobbiamo salvaguardare l'industria Fiat e assicurare che il piano industriale, incluse le norme contrattate con la maggioranza dei lavoratori, venga rispettato. Non posso - ha aggiunto - difendere ogni volta le scelte fatte con il consenso della maggioranza dei lavoratori. Non posso accettare che l'appartenenza a Confindustria indebolisca la Fiat. Capisco le ragioni storiche, ma la Fiat viene prima di tutto".
(04 giugno 2011)


ROMA - "Le scelte di Confindustria sono ispirate all'unico criterio di creare le migliori condizioni perchè le aziende possano essere competitive oggi, nell'attuale contesto globale. Per questo nel 2009 abbiamo firmato il Protocollo sui livelli contrattuali al costo di una non facile rottura con la Cgil. Per questo diciamo da tempo che laddove, come nel caso della Fiat, vi sia un contratto aziendale che ha il consenso della maggioranza dei lavoratori, tale contratto deve essere considerato valido per tutti e deve poter sostituire il Ccnl". Così Alberto Bombassei, vice presidente di Confindustria per le Relazioni Industriali.

"Condividiamo pienamente la richiesta di Fiat di avere un sistema in cui i contratti stipulati con una maggioranza dei lavoratori siano pienamente vincolanti per tutte le organizzazioni presenti in azienda. Come noto, siamo anzi pronti a definire un accordo in questo senso con le organizzazioni sindacali che possa essere poi recepito dal legislatore. Sarebbe un passaggio importante nella modernizzazione delle relazioni industriali, cui contiamo di lavorare in piena sintonia con Fiat", aggiunge il vice presidente.

"Alla luce di queste considerazioni, riteniamo che l'appartenenza a Confindustria non indebolisca Fiat, anzi la rafforzi. Non vediamo controindicazioni, nè sul piano delle strategie di fondo nè sotto il profilo strettamente tecnico-giuridico. Al riguardo, facciamo notare che la Fiat, come qualunque altra azienda, può essere associata a Confindustria pur avendo un proprio contratto aziendale sostitutivo rispetto al Contratto collettivo nazionale di lavoro. Non lo impedisce nessuna regola interna al sistema Confindustria. Nè lo può impedire - conclude Bombassei - la legge o la giurisprudenza, dal momento che Confindustria è un'associazione del tutto volontaria".

"Confindustria finalmente getta le maschera: vuole cancellare i contratti nazionali nel nostro paese, e chiede una legge per permettere ad un'azienda di farlo. Vuole insomma un regolamento delle libertà": è questo il commento del segretario generale della Fiom Maurizio Landini alle affermazioni di Bombassei,

"Bombassei sta offrendo a Marchionne una cosa che sa che non vale, e chiede addirittura una legge che ora non esiste. Quindi chiede in sostanza di non rispettare le leggi attuali", spiega Landini aggiungendo che "se Bombassei pensa che ognuno può fare come gli pare, mi sembra che vada contro gli interessi degli associati di Confindustria e anche contro gli interessi del Paese

pc 4-5 giugno - INDIA, L'ESERCITO ENTRA NELLE AREE DEI MAOISTI


India: l'esercito entra nell'area maoista del Chhattisgarh


[Sempre di più, l'Operazione Green Hunt ha provocato l'opposizione di molti settori della società indiana - e anche l'opposizione internazionale. (Vedi www.icawpi.org per informazioni). Così diventa più difficile per il governo ottenere sostegno per la sanguinosa campagna sulla gente tribale. Come dimostrano questi articoli, l'esercito indiano e i loro media che se ne fanno portavoce ritraggono il più recente dispiegamento non in termini militari, ma per ottenere un vantaggio psicologico nei confronti dell'"eccessiva sicurezza" o dell'"audacia" maoista, e descrivono il dispiegamento come la creazione di campi di "addestramento" veramente inoffensivi e benevoli che attaccheranno solo "per autodifesa". - Frontlines ndr].

NDTV Corrispondente, 3 Giugno 2011, The Economist Magazine


Raipur: Per la prima volta, una brigata dell'esercito si è trasferita nella zona dominata dai maoisti, del Chhattisgarh - una mossa che potrebbe essere un colpo psicologico per i ribelli.


La 71a Brigata dell'Esercito indiano sotto il comando centrale si è spostata a Narayanpur nel Chhattisgarh. Tuttavia, il dispiegamento, dice l'esercito, è esclusivamente per scopi di addestramento.

Narayanpur è adiacente all'area forestale di Amujhmarh ed è completamente dominata dai maoisti.


Il Ministero dell'Interno ha formalizzato le regole di ingaggio in cui all'esercito è stato chiesto di non impegnarsi in scontri con i maoisti; possono sparare solo per legittima difesa.


da http://www.ndtv.com/article/india/army-moves-into-maoist-area-in-chhattisgarh-110054

500 uomini dell'esercito da addestrare nella zona rossa del Chhattisgarh, nel tentativo di colpire il morale dei maoisti


Giovedi, Jun 2, 2011


Luogo: Raipur | Agenzia: IANS


Oltre 500 militari dell'esercito sono arrivati ​​nel cuore di una zona di guerriglia maoista nella regione di Bastar nel Chhattisgarh per l'addestramento, una mossa che gli esperti della sicurezza sostengono psicologicamente può colpire i ribelli.


Il contingente del comando centrale dell'esercito a Lucknow si è inoltrato per la prima volta nel centro nevralgico maoista di Abujhmad, a circa 300 chilometri da Raipur. La maggior parte del territorio ricade nel distretto Narayanpur di Bastar.


Il governo del Chhattisgarh ha accettato di consegnare un terreno boscoso grande fino a 750 kmq per l'addestramento dell'esercito nella guerra nella giungla. Gli uomini dell'esercito sono arrivati martedì e mercoledì.


L'esercito ha messo in chiaro che è entrato nel territorio maoista solo per "l'addestramento nella guerra nella giungla e non per un'operazione anti-maoista".

Tuttavia, gli agenti di polizia e gli esperti dell'antiterrorismo dicono che avrà un grande impatto psicologico sui maoisti.


"I Maoisti risentiranno molto dell'entrata dell'esercito sul loro terreno, perché gli insorti avranno la sensazione che in ogni momento le tigri (gli uomini dell'esercito) sono posizionati appena fuori della loro tana", ha detto l'ufficiale di brigata in pensione BK Ponwar.


Ponwar è ora direttore del Counter Terrorism and Jungle Warfare College [Centro per la guerra nella giungla e l'antiterrorismo] nella regione di Bastar istituito dal governo del Chhattisgarh nel 2005 per addestrare i poliziotti a "combattere la guerriglia con i metodi della guerriglia".


"L'entrata dell'esercito nella zona rossa darà un grosso vantaggio psicologico sui maoisti che erano abituati a muoversi liberamente nella zona anche se il ruolo dell'esercito sarà limitata al Bastar," ha detto Ponwar all'agenzia IANS.


"La presenza dell'esercito sarà altamente significativa."


I soldati saranno sottoposti all'addestramento alla guerra nella giungla nel settore forestale di Abujhmad nella regione di Bastar, considerato un centro nevralgico di militanti maoisti dalla fine degli anni 1980.


"L'addestramento dei soldati si farà proprio sotto il naso dei maoisti. Gli uomini non effettueranno alcuna operazione anti-maoista, ma faranno fuoco contro i maoisti per legittima difesa in caso di attacco", ha affermato una fonte militare.


La base di addestramento dell'esercito sarà molto vicino alla zona dove si ritiene che i massimi dirigenti del Partito Comunista dell'India-maoista (CPI-maoista), messo al bando, siano stati rintanati per anni.


Il brigadiere Amrik Singh, comandante della sotto area del Chhattisgarh e Orissa, ha dichiarato a Raipur martedì che i soldati sono venuti a Bastar per ricevere l'addestramento in un terreno difficile come le foreste.


Questa è la stessa zona da dove i ribelli hanno effettuato una serie di attacchi alle forze di polizia, forze paramilitari e civili dal 2005, compreso il massacro di 76 poliziotti in un singolo attacco nel mese di aprile dello scorso anno.


"Loro (i maoisti) hanno commesso una serie di omicidi dal 2005 nel Bastar, hanno aumentato significativamente le loro aree di comando negli ultimi cinque-sei anni con il reclutamento di minori a migliaia oltre a combattenti pagati che hanno accesso ai lanciarazzi e mortai. Ma l'ingresso dell'esercito nella loro zona creerà un sacco di tensione per loro", ha detto un poliziotto di alto livello.

http://www.dnaindia.com/india/report_500-army-men-to-train-in-chhattisgarh-s-red-zone-in-a-bid-to-injure-maoists-morale_1550324

sabato 4 giugno 2011

pc 4-5 giugno - NOI NON DIMENTICHIAMO... verso Genova 2011!

A dieci anni dall'assassinio di Carlo Giuliani e della "macelleria messicana" delle giornate di Genova 2001, i responsabili non solo continuano a garantirsi l'impunità ma si promuovono…


***


Due condanne, una carriera- Mortola promosso questore


A dieci anni dal G8 di Genova viene promosso a questore il funzionario condannato in appello sia per la "macelleria messicana" della scuola Diaz che per la complicità con l'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro nel falsare le deposizioni dei testi: Spartaco Mortola, dirigente Digos nel luglio 2001, è diventato questore. Il sindacato Silp-Cgil grida allo scandalo, ma la nomina rientra in una strategia ben precisa del Viminale e dei vertici della Ps. Il messaggio che arriva da Roma, dal capo della polizia Antonio Manganelli in primis, è quello che conferma l'atteggiamento tenuto in questi dieci anni dai vertici del corpo, in barba al malessere di centinaia di funzionari e migliaia di agenti: "Quelli della Diaz non si toccano". Anche se si attende ancora il verdetto della Cassazione, le pesanti condanne di secondo grado (pene fino a 4 anni) non hanno mai, di fatto, interrotto la progressione delle carriere degli alti funzionari come Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Gilberto Caldarozzi, ai vertici dell'antiterrorismo e dell'antimafia. Mortola fu condannato a tre anni e 8 mesi per i falsi dei verbali di arresto della scuola Diaz e a un anno e due mesi (due in meno di De Gennaro) per l'induzione alla falsa testimonianza dell'allora questore di Genova Francesco Colucci. Roberto Traverso, segretario genovese del Silp Cgil firma un comunicato durissimo: "L'annuncio della nomina a Questore del dottor Mortola con decorrenza 1° gennaio 2011, non aiuta chi, come il Silp per la Cgil, si batte ogni giorno per l'immagine e i valori democratici della Polizia di Stato. Oggi siamo amareggiati e preoccupati, perché in un momento delicato e fondamentale per la nostra categoria, crediamo che il Dipartimento della Ps abbia perso un occasione per dare un segnale di rottura". Traverso si fa portavoce del malessere di tanti poliziotti della truppa, di quelli che non appartengono ai gruppi di vertice e che anche nelle vicende G8 sono gli unici ad aver pagato un prezzo: "C'è una base che chiede finalmente tutela per coloro che appartengono alla "truppa" e che per responsabilità oggettive, sono stati abbandonati, parcheggiati in un "limbo" ammantato da una livida cappa a forma di "prescrizione" alla stessa stregua di chi di responsabilità, se non altro deontologiche, ne ha, eccome". Sorprende il sindacato l'assoluta mancanza di senso dell'opportunità del Viminale: "Sarebbe stato importante attendere almeno l'esito della sentenza della Corte di Cassazione, visto che il dottor Mortola è stato condannato anche in appello all'interdizione dai pubblici uffici". Traverso, infine, auspica un ricongiungimento istituzionale tra Procura e Questura di Genova che certo non è avvenuto dopo le dichiarazioni del prefetto Manganelli improntate più alla rimozione che all'approfondimento. Infine una considerazione a pochi giorni dalle celebrazioni dei dieci anni dal G8 del 2001: "Scelte come questa non aiutano in particolare a Genova una città dove il tempo per certi argomenti sembra non voler scorrere e dove da tempo il Silp Cgil sta contribuendo con forza a prendere le distanze da chi non perde occasione per strumentalizzare e destabilizzare la piazza".




http://www.genova.rapubblica.it/




pc 4-5 giugno - FINCANTIERI: LE REAZIONI POLITICHE

Venerdì 3 giugno Fincantieri annuncia, davanti all'evidenza di una grossa mobilitazione operaia in corso a Roma, il ritiro dello schifoso piano industriale che prevedeva 2.551 licenziamenti, la chiusura degli stabilimenti di Castellammare di Stabia (NA) e Genova Sestri Ponente, ed il drastico ridimensionamento del sito di Riva Trigoso (GE).
Subito il mondo politico ne approfitta per fare a gara nel salire il più velocemente possibile sul carro del vincitore: si assiste ad un susseguirsi di dichiarazioni trionfali di vittoria degli operai, grazie al sostegno di questo o quel partito.
Il Governo ha la faccia di tolla di presentarsi alla stampa e far dichiarare, all'assai poco onorevole forzitaliota genovese Roberto Cassinelli: "Governo determinante per il ritiro del piano industriale che avrebbe causato alla Liguria un danno inaccettabile, con conseguenze drammatiche per i lavoratori".
Se qualcuno se ne fosse scordato, si tratta proprio dello stesso esecutivo il cui presidente del Consiglio dei ministri invitava la Fiat ad andarsene dall'Italia qualora gli operai di Mirafiori avessero respinto il ricatto dell'infame extracomunitario canadese; evidentemente allora le conseguenze sui lavoratori non interessavano il Padrino di Arcore ed il suo clan: sono lieto che abbiano cambiato idea, almeno all'apparenza.
I diversamente concordi del partito sedicente democratico mostrano soddisfazione, e si dichiarano pronti - per bocca del segretario genovese Victor Rasetto - a "discutere un piano serio di rilancio della cantieristica"; non ho dubbi che l'ignobile ad di Fincantieri, Giuseppe Bono, non avrà difficoltà ad accontentarli, purché si faccia come pretende lui: come ampiamente previsto, ecco che sta per arrivare il modello Fiat.
Il capo dei rinnegati di Sel, Nichi Vendola, si accoda alle dichiarazioni dei sedicenti democratici, esigendo "dal governo B. una politica industriale nel settore della cantieristica".
Il Pastore valdese, dal canto suo, dopo aver espresso - così come Vendola del resto - la propria soddisfazione "per il ritiro del piano e per la vittoria degli operai", chiede il "rilancio dell'intero comparto delle costruzioni navali".
Un po' fuori dal coro dei giubilanti è, infine, la voce di Csp: il segretario Marco Rizzo esprime soddisfazione per la vittoria degli operai, "come si vede solo la lotta paga", ma contemporaneamente invita i lavoratori a non fidarsi, mancando allo stato le garanzie per il futuro.

Genova, 04 giugno 2011

Stefano Ghio - Comitato promotore Circolo Proletari Comunisti Genova

venerdì 3 giugno 2011

pc 3 giugno - importante documento del CC del Partito Comunista del Perù - a seguire documento commento del PCm Italia

traduzione ufficiosa

VIVA IL 31° ANNIVERSARIO DELLA GP IN PERU'
Che il maoismo passi a comandare la nuova grande ondata della rivoluzione mondiale.

“Per fare c'è bisogno di un partito rivoluzionario. Senza un p. rivoluzionario creato sulla base della teoria rivoluzionaria ml e senza lo stile è impossibile guidare la classe operaia e le ampie masse popolari alla vittoria nella lotta contro l'imperialismo e i suoi lacchè.

In più di 100 anni trascorsi dalla nascita del marxismo, solo grazie all'esempio che diedero i bolscevichi russi nel dirigere la rivoluzione d'ottobre nella vittoria contro l'aggressione del fascismo, si sono formati e sviluppati nel mondo partiti rivoluzionari di nuovo tipo.
Con la nascita di partiti rivoluzionari di questo tipo è cambiata la fisionomia della rivoluzione mondiale. Il cambiamento è stato tanto grande che ha prodotto nel mezzo del fuoco e delle tempeste, trasformazioni del tutto inconcepibili per la gente della vecchia generazione...
Con la nascita del partito comunista la fisionomia della rivoluzione cinese ha preso una caratteristica interamente nuova. Per caso non è sufficientemente chiaro questo fatto?!
(Presidente Mao Tse Tung).

Il PCP riafferma in questo 31° anniversario della nostra gloriosa guerra popolare la sua soggezione incondizionata alla Direzione, al Presidente Gonzalo, al CC e a tutto il suo sistema di direzione, alla nostra Base di unità partitaria.
Il CC applicando il pensiero gonzalo con fermezza dei principi mantiene la rotta della rivoluzione.
Salutiamo il popolo peruviano e in particolare i contadini poveri che stanno definendo il nuovo potere, con eroismo, con l'impronta e il temperamento con cui ci ha forgiato il Presidente Gonzalo.
Denunciamo e riteniamo responsabile il governo Aprista per la salute del presidente Gonzalo. Pagherà con gli interessi l'isolamento e la tortura alle quali è sottomesso. Il miserabile sa che ogni comunista ha l'obbligo di eseguire ciò che ha sanzionato. Genocida, tempo più o tempo meno ti faremo sentire il nostro profondo odio di classe!

SITUAZIONE INTERNAZIONALE

Il Direttore della Cia, Leon Panetta, ha avvertito che la crisi economica può destabilizzare alcuni paesi dell'America Latina e dell'Europa (25.2.2009). E a tal proposito dice: “Dobbiamo assicurarci di non essere sorpresi dalle conseguenze della crisi economica globale e di come essa influenza i paesi del mondo “.
Chiedono di porsi a riparo, così come ai popoli del mondo spetta iniziare e sviluppare più guerre popolari, il nemico è preoccupato per il suo futuro nero e di quello dei suoi compari revisionisti.
Che i partiti comunisti passino a dirigere la gp, il popolo è pronto, con la nostra inarrestabile ideologia, il Marxismo Leninismo Maoismo, principalmente il Maoismo, a sviluppare la nuova Grande Ondata della Rivoluzione Proletaria Mondiale.

L'attuale crisi economica internazionale ha generato la terza più importante recessione dei secolo XX e XXI, dopo quelle avvenute negli anni '30 e alla fine della seconda Guerra Mondiale.
L'economia Usa è un'economia truccata. L'imperialismo continua a tentare da un po' di tempo di risollevare la propria economia in crisi, senza riuscirci; la sola cosa che fa è ampliare la sua capacità di indebitamento; è, come è logico, s'indebita e s'indebita sempre più. E tenendo conto della globalizzazione, trasferendo i suoi “costi finanziari” sul resto del mondo, principalmente sulle nazioni oppresse, coinvolgendo in questo modello economico la Comunità europea, vediamo: Grecia, Portogallo... Spagna, e chi seguirà nella lista...? Si fa da fallimento a fallimento.
Vediamo ciò che dice il genocida Obama: “Se gli investitori mondiali pensano che il credito e la buona fede degli Usa non sono rispettati, se pensano che possiamo retrocedere dai nostri accordi di credito, tutto il sistema finanziario può collassare”, e ha poi aggiunto “possiamo cadere in una recessione ancora peggiore di quella che abbiamo fronteggiato e in una crisi finanziaria ancora peggiore di quella che abbiamo passato”.
Concludiamo con Michel Camdessus che dice: “La deregulation finanziaria che ha dominato nel mondo dagli anni '80 è stata la causa della “peggior crisi che ha vissuto l'arena mondiale negli ultimi 80 anni”.
L'ondata di proteste in Medio Oriente, la guerra in Libia, Siria hanno causato che il prezzo degli alimenti sia andato ai livelli più alti dall'agosto del 2008, prima che si sviluppasse la crisi finanziaria. Per questo c'è un piano di riposizionamento egemonico.
La struttura internazionale si va dispiegando in maniera complessa e contraddittoria. L'imperialismo Usa si è deciso ad impiantare un riordinamento integrale del sistema mondiale. Riordinamento che ha avuto ed ha nell'Asia centrale e Medio Oriente i suoi primi e principali spazi di manifestazioni.
Le guerra in Afghanistan e Irak, in Medio Oriente gli hanno permesso una proiezione geopolitica unica in una parte del mondo dove è influente ma che non può essere territorialmente stabile.
La installazione di basi militari dal cuore dell'Asia centrale al Corno d'Africa e la ricerca del controllo delle principali fondi energetiche, ne affidano il ruolo di potenza asiatica.
Agli inizi del secolo XX divennero una potenza emisferica; dopo la seconda Guerra Mondiale si trasformarono in “potenza atlantica”, con la guerra fredda si è forgiata come “potenza del pacifico”, con ilo dopo guerra fredda è cresciuta la sua influenza in Africa, e ora si espande in Asia.
Gli Usa cercano di controllare col sangue e col fuoco il Medio Oriente per il suo petrolio. Questo è stato a base della Dottrina Truman, della Dottrina Eisenhower, e della Dottrina Carter. E' per questo che gli Statui Uniti hanno sostenuto il regime dell'apartheid in sud Africa per il loro interesse di controllo della conca del Pacifico. Finita la guerra mondiale nel '45, con Franklin D. Roosevelt cercano di controllare dai confini dell'Eurasia. La formazione della Nato, del piano Marshall e le alleanze militari con Giappone e Taiwan, avevano questo obiettivo di diventare gendarme unico. Dalla seconda Guerra Mondiale il centro fu nell'Est e Ovest dell'Eurasia, Giappone e il lontano Oriente.
Il progetto di Nuovo Secolo Americano,o Dottrina Wolfowitz, plasmò la strategia della guerra preventiva. L'imperialismo pianificava l'intervento militare degli Usa in qualsiasi luogo, di fronte a un nemico chiamato “terrorismo” o “narcotraffico”. Il Pakistan, Bin Laden sono stati l'ultima applicazione di questo.
L'imperialismo cerca una posizione dominante nella regione del Golfo persico che serva come punta di lancia per future conquiste e affermazione di potere nella regione. Puntano contro la Cina e la Russia, così come contro Siria e Iran. Hanno cominciato in Iraq e si sono impantanati, gli costa 10miliardi di dollari al mese e molte perdite, cui è seguito il fallimento. Nel suo affanno per mantenere la sua egemonia, si sono impegnati in differenti parti del mondo. Ci sta bene per colpirli lì, che venga con tutte le sue migliori forze che saranno colpite. Benvenuti.
In America Latina l'imperialismo sostiene “... la dottrina di Difesa e Sicurezza si deve rafforzare e riposizionarsi in quegli spazi strategici dove esiste una situazione “di insicurezza”. Negli “Stati falliti” che sono brodo di coltura di “terrorismo”, come l'Amazzonia, la Tripla Frontiera, la Patagonia, la zona andina e il Venezuela...”, dove vi sono ricchezze in biodiversità e ricchezze naturali. Questa regione in America Latina ha un potenziale strategico in termini di ricchezza gas, acqua, petrolio, alimentari, quasi senza eguali nel mondo.

LO SVILUPPO DELLE CONTRADDIZIONI DELL'IMPERIALISMO E DELLE POTENZE IMPERIALISTE

Il petrolio costituisce circa il 45% del consumo di energia a livello mondiale, questo è un ricorso limitato e concentrato in pochi produttori: Asia Centrale, Medio Oriente e in America Latina Messico, Venezuela, Ecuador. La crescita della domanda del petrolio è esponenziale in Cina e si stima che “nei prossimi 25 anni aumenterà la domanda del 60% e in India il suo modello energetico avrà una “crescita del 50% nei prossimi 8 anni....”.
La crescita della Cina che punta ad una cosiddetta “uguaglianza strategica” obbliga l'imperialismo Yankee ed alcuni paesi della UE a prendere posizioni ed iniziative neo strategiche che orientino all'ottenimento di posizionamento delle fonti di produzione di petrolio a livello mondiale; o a stabilire “relazioni” con paesi chiave che assicurino le loro richieste. Per questo ci sono i multimilionari investimenti della Chevron-Texaco in Kazakistan, Shell in Nigeria, la disputa tra Pechino e Tokyo per la costruzione dell'oleodotto dalla Siberia fino al mar del Giappone. E Taiwan, Corea del Sud, Corea del nord, Brasile, Venezuela, tra le altre, costituiscono posizioni strategiche che servano da “piattaforma di crescita” per le potenze imperialiste Usa, Cina, Giappone. Questi iniettano capitali e costruiscono un fittizio “livello di sviluppo economico” in maniera tale che non possano essere intercettate facilmente da posizionamenti strategici delle altre potenze imperialiste. Vediamo la Cina che investe 10 mila milioni di dollari in Corea del Nord e che questa approva la concessione di uso per 50 anni di due isole alle grandi imprese cinesi perchè trasferiscano una parte della propria produzione manifatturiera. Lo scenario tra Cina e Stati Uniti vanno in una franca battaglia per il posizionamento strategico delle forniture di gas e petrolio attraverso guerre di rapina.
Spetta ai partiti comunisti smascherare e combattere tutto questo sviluppando più guerra popolare. E' necessario rafforzare l'internazionalismo proletario e per questo l'MPP sta portando avanti la campagna internazionale: applicare il maoismo e schiacciare il revisionismo, concepito come parte del compito di servire e imporre il maoismo come unico comando e guida della rivoluzione proletaria mondiale, sviluppando il dibattito internazionale per incarnare il maoismo e schiacciare il nuovo revisionismo e servire così all'avanzamento del MRI. Con vittoriose giornate di lotta e conferenze realizzate nel 2010 che sui sono concluse in Germania.
Quest'anno l'MPP deve proseguire nello schiacciare i gruppetti neri di capitolatori e degenerati che pullulano all'estero e che vogliono trafficare con la gp, rieditando “nuova intervista”, come il mercenario Borja.
Occorre precisare che il Pcp ha servito lo sviluppo del MRI, sviluppando go, schiacciando le posizioni egemoniste del PcrUsa, con il maneggio magistrale della Lotta tra le 2 Linee del Presidente Gonzalo, ha portato che l'MRI avanzi fino ad assumere il maoismo come terza e superiore tappa della nostra ideologia.
Di fronte all'arresto della nostra Direzione le tendenze egemoniste nel Corim alzarono la testa. Il Corim, il PcrUsa e alcuni altri partiti dentro il RIM, invece di prendere ferma posizione e combattere la montatura delle “lettere”, “accordo di pace”, non diffusero la posizione del CC del PCP, dissero che “occorreva investigar”. Dopo nel '95 dissero “che Gonzalo poteva stare dietro le lettere” e abbandonarono successivamente la campagna per salvare la vita del Presidente Gonzalo.
La posizione del PCN, membro del RIM,per l'accordo di pace in Nepal e di integrazione nel vecchio stato sotto la direzione del c. Prachanda, con una capitolazione che serve solo il piano della reazione di frenare la gp, disarmarla, smobilitare l'esercito rivoluzionario e integrarlo nel vecchio stato. Il PCP fece appello alla sinistra in Nepal a respingere questo cammino e a continuare con la gp, mentre quelli che dirigevano il Corim una volta ancora conciliarono e capitolarono dalle proprie responsabilità sostenendo questo con delle ambiguità.
Successivamente in seno al RIM si impiantarono “la sintesi del c. avakian” e “il cammino del c. Prachanda”, contrastando l'imposizione nel mondo del maoismo, così come in concreto quando dovevano prendere chiare e ferme posizioni, se ne sono venuti con “condizioni nuove da analizzare”.
Il PCP ha sostenuto impulsare sempre più la gp per servire lo sviluppo del RIM e della rivoluzione mondiale e portare a fondo il dibattito internazionale, sull'applicazione di ciò che è fondamentale del maoismo, il Potere, sviluppare la lotta delle due linee contro la capitolazione in seno al RIM,così come combattere la miserabile LOD revisionista e capitolazionista perchè le sue azioni convergono con i piani della CIA. Come i fatti mostrano al mondo, Merino Barted, in complicità con Montesinos, hanno redatto le lettere dell'accordo di pace e che le cosiddette “autocritiche e presentazioni” (dei miserabili quali Nancy, La Pantoja, Morote e tutta la serie di capitolatori) sono state con le istruzioni e l'ausilio di Montesinos nei canali della televisione che controllava, come da prove. Chiamiamo il proletariato ad unirsi fermamente nel “applicare il maoismo, combattere implacabilmente il revisionismo, che l'MRI assuma le proprie responsabilità con fermezza, considerando che ha l'esperienza e l'appoggio di tutti i suoi membri nella convocazione di una riunione allargata per rafforzare l'internazionalismo proletaria. Il punto centrale è appoggiare le gp che si stanno sviluppando e iniziando.

LA SOCIETA' PERUVIANA. IL CAPITALISMO BUROCRATICO.

Durante i primi anni del governo del genocida e vendipatria Fujimori – per sviluppare il capitalismo burocratico, con la fazione della borghesia compradora e annientare la gp nell'equilibrio strategico, di fronte all'inefficiente e corrotta amministrazione dello Stato, così come per le pressioni “gremiales” della borghesia burocratica che mentre sosteneva i cambiamenti che promulgava il governo esigeva più misure economiche “protezioniste” - il fascista decide di fare un auto golpe chiamato di “ricostruzione nazionale” con il sostegno dell'imperialismo Yankee e il sostegno della Cia e delle forze armate.
L'arresto del Presidente Gonzalo porta al fatto che la borghesia compradora lo capitalizza e cerca di legittimarsi convocando il Congresso Costituente Democratico e in seguito rieleggendolo nel 1995. In mezzo a questo l'imperialismo Yankee con il suo sistema finanziario e la borghesia mostrano il loro totale compiacimento perchè considerano che questo assicurava continuità e approfondimento del capitalismo burocratico con maggiore reazionarizzazione dello Stato, optando per il regime fascista. Puntando all'”inserimento nel sistema internazionale” che non è altro che porsi al servizio del miglior offerente sul cammino per il TLC (Trattato di Libero Scambio), ponendosi in condizioni di esportatori di materie prime: minerali, gas, oro e tutto quello che si può vendere dalla costa alla sierra e alla selva. Oggi l'agente di Garcia dice che c'è bisogno di un sostegno politico con il “pappagallo dell'ortolano”, cosa che non è altro che l'ostentazione del proprio egocentrismo, nel grottesco ed estenuante sforzo di presentarsi come lacchè dell'imperialismo. Questa politica ha portato al fatto che la borghesia burocratica e compradora cerca di accomodarsi nella aggiustamento dei prezzi e nell'apertura dei mercati, nella vendita delle imprese pubbliche, nel pagamento delle obbligazioni dei tributi potenziando la SUNAT come Ente di ricatto poliziesco. La riduzione dell'inflazione costringe la borghesia compradora a concentrarsi nella ripartizione del mercato e ad impiantare misure per consolidarsi cercando capitali per sopravvivere, consolidandosi nell'apertura e deregulation dei mercati così come delle privatizzazioni. Essa sta cercando infruttuosamente finanziamenti internazionali per realizzare fusioni come “joint venture” con le imprese delle potenze imperialiste e mettersi in condizione di essere “mercato” della cosiddetta “globalizzazione mondiale”.
Questo porta a ridefinire il ruolo del vecchio Stato come promotore di regole economiche, di politiche sociali che portano la popolazione in estrema povertà nella sierra e nella selva (vedi proposta di Hernando De Soto per ottenere il tuo titolo “COFOPRI” e sollecita il credito e dopo di che mi rifaccio con il gas, l'oro, il rame, ecc...). Si impulsa l'aumento delle tasse alle imprese di servizi pubblici privatizzati di capitale straniero che godono di monopolio. La borghesia burocratica cerca di mantenere il vecchio regime di proprietà statale, combinandolo con l'economia di “organismi di credito multilaterali”. Attualmente in queste elezioni la borghesia compradora di presente con la figlia del genocida come sua maschera in una contesa con la borghesia burocratica (Humala). Entrambi sono per servire sempre di più il grande capitale e sono disposti a firmare qualsiasi compromesso che si presenta per continuare a sfruttare e opprimere il popolo.
Per questo il popolo ha un solo cammino, il cammino democratico, la guerra popolare, demolire il vecchio Stato. Non bisogna porsi alla coda di nessuna fazione come lo fanno apertamente i revisionisti, la LOD revisionista e capitolazionista con la sua proposta di capitolazione dell'accordo di pace. Nessuno ha ottenuto niente se non maggiore fame, più disoccupazione, più denutrizione, più repressione, da parte del vecchio Stato con la sua politica di criminalizzazione delle lotte e di schiacciamento con il sangue e con il fuoco di ogni protesta. Il capitalismo burocratico matura le condizioni per la rivoluzione e la sua vittoria.


LA GUERRA POPOLARE E LA LOTTA DEL POPOLO PERUVIANO

Noi riaffermiamo che “il partito deve organizzarsi sulla base del centralismo democratico, con Statuto unico e una disciplina uguale per tutti e... con un solo organo di direzione alla testa, vale a dire il Congresso del partito e, negli intervalli tra un congresso e l'altro, il Comitato Centrale, con la sottomissione della minoranza alla maggioranza, delle distinte organizzazioni agli organi centrali e delle organizzazioni inferiori alle superiori”.
Diffondere comprensione chiara della guerra popolare nel 31° anniversario, il nostro percorso, la situazione attuale e la prospettiva, perchè lo comprenda la classe, i contadini e le masse in generale. E' applicando le nostre leggi che arriveremo alla meta del comunismo. La rivoluzione si sostiene qui nel paese, l'appoggio internazionale è necessario, noi continueremo a combattere e ci prepariamo per ogni contingenza. Le vittoriose azioni dell'EPL che si sviluppano in lungo e in largo del paese, in legame con le lotte rivendicative delle masse sotto la direzione del partito. La classe, il popolo e le masse partecipano alla guerra popolare, caratterizzandola come guerra di massa e che si viene esprimendo in un salto nel legare la lotta rivendicativa alla lotta politica, smascherare il ruolo dello Stato reazionario, Stato che bisogna combattere con maggiore organicità, con piani e congiunture, per questo il partito è stato sempre con i minatori, gli insegnanti, con le comunità della selva, gli universitari, che sono sempre più disposti a dare la vita per difendere l'acqua dei propri villaggi, delle proprie terre, la giornata di lavoro, la stabilità lavorativa, a lottare contro la SERVIS. Come dice la parlamentare Gloria Ramos: “La principale causa dei conflitti nel nostro paese è il governo. Con la promulgazione del pacchetto di decreti legge nell'ambito dell'implantazione cdel TLC, si pretende di violare i territori dei villaggi contadini e indios e facilitare l'ingresso dei grandi capitali senza il consenso né il permesso delle comunità, i 99i decreti legislativi sono da rivedere, violano i territori dei villaggi indigeni, bisogna creare i meccanismi e le strategie necessarie per i,l compimento dell'accordo 169 della OIT e cercare di promuovere lo sviljuppo sostenibile delle comunità amazzoniche e andine”.
Nel Perù ci sono 233 conflitti sociali, di essi 159 sono “attivi” e dentro questo gruppo 92 si incontrano nel “processo di dialogo”, secondo l'ultimo rapporto dei Difensori del Popolo. Altri 74 sono nello stato “latente”. Dicono, quindi, attivi, dialogo e latenti e non vanno più in là nella comprensione. In realtà sono lotte rivendicative che avanzano nella comprensione e assumono un carattere politico, ci sono salti di qualità in rapporto agli anni '90 e vanno avanzando nella loro coscienza di classe. In accordo con il rapporto dei difensori del popolo “il maggior numero di conflitti sociali si colloca nel dipartimento di Ancahs (26 casi), Puno e Lima (21 casi).
I conflitti socio ambientali occupano il 50,2% (117 casi) del totale, seguono i conflitti per provvedimenti dei governi locali con l'11,2% (26 casi) e i conflitti per provvedimenti del governo nazionale con il 10,3% (24 casi).
In tutte queste lotte popolari le masse si rivoltano risolutamente affrontando leggi che danno carta bianca alla repressione di sparare per uccidere; la legge 29166 che stabilisce regole di impiego della forza da parte del personale delle forze armate nel territorio nazionale, la legge 28222 che nel 2007 il governo ha approvato con 11 decreti legislativi in materia di crimine organizzato e che sono in contrasto con la stessa Costituzione e che stabiliscono per esempio sanzioni per chi blocca una strada, licenziamento per funzionari pubblici che appoggino richieste lavorative, e che dichiarno non imputabuili membri delle Forze Armate e della polizia nazionale che causini lesioni o morte nel “compimento del loro dovere”, insieme ad altri, quali lo spionaggio dichiarato di giornalisti reazionari che filmano durante le lotte per dare i filmati alla polizia, persone che abbiamo già colpito come spetta a questi miserabili mangiapane. In concreto c'è un aumento e qualità delle lotte del popolo peruviano che si riaffermano nella violenza rivoluzionaria giusta e corretta per difendersi e conquistare le loro rivendicazioni, disposte a pagare un prezzo nelal chiarezza che lottano contro il vecchio Stato e che le trattative di dialogo sono anticamera di più repressione. Come dice il responsabile dell'area dei conflitti sociali dei Difensori del Popolo, Rolando Luque: “negli ultimi tre anni sono morte più di 80 persone e ci sono stai 1200 feriti”. Sono cifre al ribasso ma che si avvicinano alla realtà.
In concreto il popolo va elevando le proprie lotte rivendicative e il partito sempre si è trovato al suo fianco, per questo respingono e condannano i miserabili della LOD capitolatori che vogliono solo accomodarsi in poltrone e Comuni per avere l'autorità di continuare il loro rapporto con la polizia e porsi a disposizione delle fazioni del capitalismo burocratico.
Dall'altro lato, l'imperialismo e la reazione nel suo affanno di liquidare la gp usa le masse come carne da cannone. Si sviluppa quindi una contesa in cui le masse popolari prendono il loro posto nell'arena di questa contesa e si sviluppa in termini cruenta e completamente la contraddizione tra la reazione e l'imperialismo che vuole mobilitare le masse per la sua guerra antisovversiva e noi che le mobilitiamo per la guerra popolare.
Popolo peruviano, facciamo appello a boicottare queste elezioni che sono solo per cambiare chi deve sfruttare di più il popolo, chi deve opprimere e che sono una necessità del capitalismo burocratico che ci dice che ci sarà cambiamento, onestà, ecc. per nascondere i loro veri interessi di classe, di come impiantano il loro monopolio di generi alimentari, mantenere i suoi SERVIS ces per mantenere i bassi salari e una contesa tra borghesia compradora e burocratica e una lotta per chi deve opprimere il popolo, mascherandosi da difensori de popolo. Diciamo basta.
ELEZIONI NO! GUERRA POPOLARE SI!

VIVA IL 31° ANNIVERSARIO DELLA GUERRA POPOLARE!
VIVA IL GLORIOSO PARTITO COMUNISTA DEL PERU'!
VIVA IL PRESIDNETE GONZALO!
VIVA IL MARXISMO-LENINISMO-MAOISMO, PENSIERO GONZALO, PRINCIPALMENTE PENSIERO GONZALO!
ELEZIONI NO, GUERRA POPOLARE SI!

PCP – Comitato Centrale – Maggio 2011

Pubblichiamo l'ultimo importante documento del Comitato Centrale del Partito Comunista del Perù, ripreso dalla riproduzione ad opera del Movimento Popular Perù (MPP).
Si tratta del documento più sviluppato pervenuto negli ultimi anni, in cui viene elaborata un'analisi aggiornata della situazione internazionale, della lotta contro l'imperialismo e del movimento comunista internazionale; così come un'analisi puntuale della situazione nazionale nella contesa tra le due colline: quella del regime e dell'imperialismo, da un lato, quella delle masse popolari, dall'altro.
Si tratta di un documento da studiare e approfondire e con cui confrontarsi con precisione e puntualità, particolarmente importante nella fase che attraversa il movimento comunista internazionale, il Movimento Rivoluzionario Internazionalista, i partiti e le organizzazioni marxiste-leniniste-maoiste.
Noi sottolineiamo in particolare nella situazione internazionale l'analisi aggiornata dell'imperialismo americano nella fase della presidenza Obama, in cui viene messo in rilievo che “l'imperialismo USA ha deciso di costruire un riordinamento integrale del sistema mondiale”. Concetto che condividiamo e che permette di leggere correttamente gli attuali sviluppi della situazione internazionale, con riguardo – ad esempio – le rivolte in atto nel mondo arabo e Golfo Persico.
Nel documento viene sottolineata l'importanza che assume lo scenario della contesa tra Cina e Stati Uniti. Anche questo è da noi condiviso e permette la comprensione di numerose dinamiche in atto in Asia come nel mondo.
Nel tracciare i compiti dei comunisti e il ruolo del PCP, il partito rilancia la proposta di una Riunione Allargata del Movimento Rivoluzionario Internazionalista (MRI) per affermare il maoismo e combattere il revisionismo nelle forme attuali in cui esso si presenta in seno al MRI e che pone all'ordine del giorno lo sviluppo delle guerre popolari come punto chiave per lo sviluppo del MRI e della rivoluzione mondiale. Il nostro partito è da sempre impegnato su questa strada in questi anni, sia al fianco del Pcp, sia con la propria azione autonoma su scala mondiale per contribuire alla realizzazione effettiva di questi obiettivi. E' in questa chiave che bisogna comprendere l'importanza della Dichiarazione del 1° Maggio 2011, della campagna di sostegno alla guerra popolare in India, del raccordo in corso con partiti membri del MRI per realizzare questa riunione, della realizzazione di una nuova rivista internazionale, Maoist Road, con partiti e organizzazioni del MRI e con partiti e organizzazioni fuori dal MRI, per sviluppare un dibattito internazionale, documentato, aperto, necessario nella costruzione di una nuova conferenza internazionale che costituisce un secondo passo in avanti in direzione dell'Internazionale comunista.
In questo ribadiamo al PCP e al MPP che le proprie responsabilità bisogna assumerle realmente, non basta fare appelli e promuovere proprie conferenze, bisogna prendere posizione nel percorso che permette di realizzare gli obiettivi dell'appello. Lanciare appelli e non fare passi pratici è un modo nel nostro movimento già criticato da Marx, Lenin, Mao. Per cui non è giustificato la mancata firma del PCP, finora, della Dichiarazione del 1° Maggio, né l'assunzione assai parziale, da parte del MPP, della campagna di appoggio alla guerra popolare in India.
Ora è necessario aderire, pur secondo le proprie posizioni, alla proposta di partiti e organizzazioni del MRI di convocazione della Riunione Allargata; condurre la lotta contro il revisionismo, rappresentato essenzialmente dal PcrUsa e dalla direzione di Prachanda del PCNUm, una lotta che va combinata contro il liquidazionismo e il rivoluzionarismo piccolo borghese, presente in internet e nell'area america latina che dietro le bandiere del mlm combina fraseologia mlm e pratica opportunista nei confronti dei processi effettivi delle rivoluzioni e delle guerre popolari.
Questa battaglia non si conduce solo attraverso la pubblicazione dei propri documenti sui propri organi di stampa e blog, ma creando qui ed ora delle sedi e degli strumenti comuni di questo dibattito. Questo è per esempio il ruolo che vuole svolgere Maoist Road, di cui è in uscita, dopo il numero '0', il 1° numero.

Il documento del PCP sulla situazione nazionale rende chiara la posizione del partito nell'attuale fase rispetto alle elezioni, rispetto allo sviluppo attuale della guerra popolare, rispetto al ruolo e alla fase delle lotte rivendicative e sociali dei proletari e delle masse popolari peruviane, mostrando con chiarezza cosa significa guerra popolare come guerra delle masse, anche in una fase complessa e difficile come quella che attraversa il PCP e il suo CC negli anni dell'uscita del recodo, della lotta contro la Lod, ma anche nella fase in cui la ricostruzione e sviluppo del partito e della guerra popolare viene messa in discussione e ostacolata dalla presenza di gruppi in Perù di stampo caudilleros che non contribuiscono cero allo sviluppo del partito e della gp ma che convergono con le teorie dell'imperialismo e del regime, volte a seminare confusione, divisione e liquidazione del partito Comunista del Perù e del suo Comitato Centrale.
Di qui l'importanza che ha il sostegno internazionalista al PCP e al suo CC e all'essenziale di questo documento in questa fase. Di qui l'entusiasmo con cui assolviamo al compito internazionale di pubblicarlo, diffonderlo e sostenerlo in tutte le forme che sarà necessario, e in stratta e costante, indistruttibile relazione con il Partito, la sua Direzione, il suo organismo generato per l'attività all'estero, l'MPP.

VIVA IL 31° ANNIVERSARIO DELLA GUERRA POPOLARE!
VIVA IL GLORIOSO PARTITI COMUNISTA DEL PERU'!”
VIVA IL MARXISMO-LENINISMO-MAOISMO!
VIVA L'INTERNAZIONALISMO PROLETARIO!
GUERRA POPOLARE FINO AL COMUNISMO!

Pcm – Italia

3.6.2011