sabato 29 gennaio 2011

pc quotidiano 29 gennaio - oggi a Bergamo presidio a sostegno delle masse arabe in lotta ..tunisia

CON LA TUNISIA IN RIVOLTA…PERCHÉ QUESTA SCINTILLA DIA FUOCO A TUTTA LA PRATERIA!
“Continueremo a combattere, continueremo la nostra rivoluzione, non accettiamo questo nuovo governo pieno dei
vecchi ministri”.
Così dicono oggi coloro che continuano a combattere per le strade della Tunisia dopo aver vinto la prima battaglia
e cioè quella di scacciare con la forza delle mobilitazioni popolari il rappresentante del vecchio regime e parte della
sua cricca.
Continua dunque la rivolta del popolo tunisino che non accetta un governo che conferma il precedente potere con i
suoi vecchi ministri, non possono bastare i contorsionismi dei nuovi governanti per far accettare chi si è sporcato
le mani del sangue dei lavoratori, dei giovani e degli oppositori in tutti questi anni, non basteranno i contorsionismi
della “diplomazia occidentale” e cioè dei paesi imperialisti di tutto il mondo, Italia compresa, che in tutti questi anni
hanno appoggiato il governo di Ben Ali e adesso sono prontissimi, basta che possano continuare a fare affari, ad
appoggiare un governo di coalizione nazionale.
Questa rivolta proletaria e popolare con la larga partecipazione di giovani studenti e lavoratori rappresenta un forte segnale
di riscossa contro il regime Tunisino ed ha immediatamente contagiato altri paesi vicini come Algeria, Giordania ed ora
Egitto che come quello tunisino da decenni sono soggiogati da vere e proprie dittature che traggono forza dalla complicità
dei governi imperialisti occidentali in primis quello francese e italiano.
In questi paesi la borghesia locale al potere fa affari con le borghesie imperialiste svendendo le risorse nazionali come il
petrolio mentre il popolo vive nella miseria, in Tunisia il 70% della popolazione è formata da giovani di cui il 30% è
disoccupata. A tutto questo si aggiunge l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità come pane e olio che rende
veramente difficile la sopravvivenza della popolazione.
Mentre i capitalisti europei e americani sostengono queste dittature che, mantenendo la popolazione alla fame,
garantiscono loro un infinito bacino di manodopera a basso costo sia sul posto che nei propri paesi .
Infatti spesso l’unica alternativa per i giovani maghrebini è l’emigrazione.
I giovani maghrebini che giungono in Italia o in altri paesi dell’UE trovano ad “accoglierli” leggi razziste, vengono rinchiusi in
centri di detenzione e veri e propri lager chiamati CIE con la sola colpa di essere “clandestini”.
La scintilla che ha dato l’avvio alla rivolta, è stata la tragica morte del giovane Mohamed Bouazizi 26 anni laureato che,
costretto per vivere a fare il venditore ambulante, ha scelto di darsi fuoco come estremo gesto di protesta contro la polizia
che gli aveva ha sequestrato il carretto con la merce.
In un primo momento il presidente tunisino Zine al-Abidine Ben Ali e il suo governo hanno accusato i manifestanti di essere
dei “terroristi”, ma i veri terroristi sono i governi della borghesia che impongono al popolo una vita di stenti e che hanno
ordinato ai loro servi in divisa di sparare sulla folla.
La nostra solidarietà verso questa rivolta deve necessariamente avere come obiettivo principale della nostra lotta il governo
Berlusconi, fedele alleato di questi regimi in quanto partner economico. In questo le dichiarazioni del Ministro degli Esteri
Frattini sono andate ben oltre le ipocrite dichiarazioni dei funzionari U.S.A. che hanno condannato formalmente la
repressione e le violenze come se fossero sullo stesso piano. Frattini ha dato pieno appoggio al regime tunisino dichiarando
di: "condannare senza se e senza ma ogni forma di violenza contro civili innocenti, ma anche di sostenere un governo
come la Tunisia che ha pagato un prezzo di sangue per il terrorismo: noi siamo sempre dalla parte della lotta al terrorismo".
Davanti alla censura e alle falsità dei media italiani e necessario estendere l’informazione e la solidarietà su questa
questione tra gli studenti, gli operai e i lavoratori perché si prenda coscienza che qui come in Tunisia per far si che non si
paghi la crisi dei padroni ci vogliono decine e centinaia di queste rivolte che rappresentano un primo passo verso la
rivoluzione politica e sociale per mettere fine a questo barbaro sistema basato sul profitto dell’uomo sull’uomo.
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