Mariopaolo Sami
APPELLO ALLA DIRIGENZA DELL'UNIONE
SINDACALE DI
BASE IN MERITO ALLA DECISIONE DEL
CONSIGLIO
NAZIONALE CONFEDERALE DI ADERIRE AL
TESTO
UNICO SULLA RAPPRESENTANZA DEL 10
GENNAIO 2014
Quello del 10 gennaio 2014 fra
Confindustria e sindacati confederali (Cgil,
Cisl, Uil) denominato “Testo Unico
sulla Rappresentanza”
è l'accordo sindacale più
corporativo del secondo dopoguerra.
Con esso la minoranza di ogni RSU deve
sottomettersi alle decisioni della
maggioranza, a pena di sanzioni, anche
economiche. Ciò significa che, se
la maggioranza della RSU sigla un
accordo aziendale peggiorativo per i lavoratori,
i delegati della minoranza non
possono indire scioperi contro di esso.
Il Testo Unico stabilisce poi che
possano far parte delle RSU e godere
delle cosiddette prerogative sindacali
solo i sindacati che lo sottoscrivono.
Infine conferma la
lavoro, su quasi tutte le materie,
sancendone la demolizione.
Naturalmente, un sindacato che non
sottoscrivesse tale accordo,
sarebbe libero di organizzare
scioperi,
senza dover sottomettersi al volere
della RSU ma si troverebbe
privato delle prerogative sindacali,
cioè i
cosiddetti “diritti del sindacato in
azienda”: partecipazione alla RSU,
permessi sindacali, possibilità di
indire
assemblee sul luogo e in orario di
lavoro, disponibilità della
bacheca sindacale, riscossione delle
quote
sindacali col metodo della delega
(l'azienda preleva dal salario del
lavoratori la quota sindacale e la
gira al
sindacato). Questo a meno che no
n abbia la forza di costituire, contro
l'azienda e i sindacati firmatari del
Testo Unico sulla Rappresentanza, una
RSA.
Il sindacalismo di base inizialmente
ha rigettato il Testo Unico compattamente.
Successivamente, però, vi hanno
aderito la Confederazione Cobas e pochi giorni
fa l'ORSA.La motivazione adotta è
semplice: si ritiene che non sia possibile
svolgere attività sindacale senza le
prerogative sindacali sopra
menzionate.
La storia del movimento operaio e
sindacale fornisce invece
l'insegnamento opposto. Il
sindacalismo di
classe è nato e cresciuto senza
questi “diritti del sindacato in azienda”:
le assemblee si svolgevano nella
sede territoriale del sindacato, le
Camere del Lavoro, sacrificando il
tempo libero, lontano dagli occhi
delle spie padronali, in riunioni che
coinvolgevano i lavoratori al di sopra
delle divisioni aziendali, rafforzando così
i legami di fratellanza di classe; i
militanti sindacali svolgevano la loro attività
senza permessi ed erano un
esempio di dedizione e sacrificio per
la
causa di fronte agli altri lavoratori;
le quote d'iscrizione al sindacato
erano raccolte direttamente dai
militanti sindacali in fabbrica, con una rete di
cosiddetti “collettori”, senza
che i soldi del sindacato, e la lista
dei suoi iscritti, passassero in
mano all'azienda.
Le grandi conquiste del secondo
dopoguerra sono state frutto di una
forza operaia costruita con questo
sindacalismo,
negli anni '50 e '60, in virtù della
tradizione classista della parte
più combattiva della classe
operaia, inquadrata al
lora nella CGIL, che affondava le sue
radici nelle grandi battaglie
degli anni di fuoco
della lotta di classe, in Italia e nel
mondo, successivi alla prima
guerra mondiale.
I diritti sindacali in fabbrica sono
giunti quando la forza della classe
operaia era al suo apice, proprio allo
scopo di allontanarla dalle sue
tradizioni e dai metodi della lotta di classe.
Infatti, se da un lato questi
“diritti” hanno agevolato
l'attività sindacale all'interno delle aziende, dall'altro
essi hanno agito come forza
corru
ttrice, sono stati la base materiale
del sindacalismo collaborazionista, concertativo,
aziendalista e non
sono serviti a difendere le passate
conquiste ottenute con la forza, che ora
il padronato sta sottraendo una
ad una alla classe lavoratrice.
L'estromi
ssione del sindacalismo di base da
queste prerogative, con
l'Accordo del 10 gennaio 2014, se
costituirà in un primo momento un
nuovo muro eretto a difesa
del sindacalismo di regime,
successivamente, col ritorno dei
lavoratori alla lotta sotto la spinta
materiale del peggioramento delle
condizioni di vita causato dalla crisi
mondiale del capitalismo,
agirà in senso positivo perché
instraderà il
sindacalismo conflittuale in modo più
deciso verso i sani metodi
del sindacalismo classista:
organizzazione
territoriale del sindacato contro
l'aziendalismo, ritorno alla riscossione
diretta delle quote sindacali.
L'USB, con delibera del Consiglio
Nazionale Confederale di sabato
23 maggio, ha deciso di sottoscrivere
anch'essa il Testo Unico sulla
Rappresentanza. Riteni
amo questa decisione gravissima.
Nel comunicato si afferma che
“praticamente quasi tutti i sindacati italiani
hanno aderito all'accordo del 10
Gennaio subito dopo la sua definizione
ed altre li hanno seguiti dopo poco tempo”.
Il Consiglio Nazionale Confederale di
USB parla adesso genericamente
di “sindacati italiani”! Non
distingue più fra sindacati di
Al Testo Unico hanno aderito subito
tutti i sindacati di
regime. Tra i sindacati di base CUB,
SI Cobas, S
lai Cobas e USI sono fermi nella
decisione di respingerlo.
I dirigenti di USB temono, non
aderendo all'accordo, venendo
perciò estromessi dalle RSU e
privati delle
prerogative sindacali, di perdere
iscritti. Ciò, forse, in parte è vero.
Ma lo è nella misura in cui l'USB ha
attirato questi lavoratori non in
quanto sindacato di lotta ma in
quanto sindacato che sta ai tavoli, un
po'
più radicale della CGIL.
Se molti lavoratori abbandoneranno
l'USB in quanto privata dei
“diritti sindacali in azienda” è
perché l
'USB
ha insegnato loro a riporre troppa
fiducia in questi strumenti e
poca in ciò che realmente conta: la
forza,
ossia la capacità di dispiegare veri
scioperi.
Fare un passo indietro allora, se
forse comporterà la riduzione
della propria base di iscritti,
sarebbe però
salutare perché significherebbe
tornare ad impostare il lavoro sindacale
in modo classista.
Al contrario, aderire all'Accordo del
10 gennaio 2014 significherà legare
USB mani e piedi al carro del
sindacalismo di regime, di CGIL, CISL
e UIL. E
significherà d'altronde perdere
un'altra fetta di iscritti, forse
minoritaria quantitativamente ma
superiore qualitativamente:
quella interessata non a un sindacato
che
sta ai tavoli ma non può lottare, a
cui delegare la propria difesa,
bensì che vuole par
tecipare alla vita del
sindacato per organizzare vere lotte.
Infine, va sottolineato come il
Consiglio Nazionale Confederale
della USB ha deciso di sottoscrivere
il Testo
unico all'insaputa della grandissima
maggioranza degli iscritti e
dei militanti del sindacato, e solo a
posteriori propone una discussione
all'interno dell'organizzazione!
I firmatari di questo appello
richiedono alla dirigenza USB di
fare marcia indietro e non firmare il
Testo
Unico sulla rappresentanza perché
considerano questo atto
l'ennesimo passo verso il rinnegamento
del
sindacalismo di classe ed una
capitolazione di fronte al
sindacalismo concertativo e di regime.
Lunedì 1° giugno 2015
PRIMI FIRMATARI
Fabio Bertelli
–
MiBACT
–
Opificio Pietre Dure
–
Firenze
Mariopaolo Sami
–
Vigili d
el Fuoco
–
Genova
Roberto Rinaldi
–
Vigili del Fuoco
–
Genova
Piero Favetta
–
Comune di Genova
Annamaria Rosaspini
–
Comune di Genova
Brunella Bensi
–
Comune di Genova
Federico Menegazzi
–
USB Trentino
Maria Rosaria Romano
–
Autoferrotranviere ANM
-
Napo
li
Maria D'Alessandro
–
Autoferrotranviere ANM
-
Napoli
Antonio Trimarco
–
Autoferrotranviere ANM
-
Napoli
Antonio Barbato
–
Autoferrotranviere ANM
–
Napoli
Achille Mastrojanni
–
Autoferrotranviere ANM
–
Napoli
Umberto Cesarano
–
Autoferrotranviere ANM
–
Napoli
Lama Giuseppe
–
Autoferrotranviere ANM
–
Napoli
Antonio Morra
–
Autoferrotranviere ANM
–
Napoli
Sergio Romano
–
EAV
–
Benevento
Augusto Mancini
–
Autoferrotranviere ATAC
–
Roma
Roberto Mazzarello
–
KME Serravalle Scrivia (Alessandria)
* * *
Dom
enico Travaglini
–
Fondazione S. Maugeri Tradate
Enzo Saraco
–
USB Lavoro Privato
–
Torino
Bruno Springolo
–
Arka Service
–
Buttigliera Alta (Torino)
Yenny Gonzalez
–
Cooperativa Royal
–
Livorno
Sacha Lenzi
–
COTRAL spa
–
Lazio
Stefania Vassura
-
Cort
e dei conti Roma
Fabio Cocco
–
Esecutivo USB Regione Abruzzo
Pia Potenza
–
MiBACT
–
Segretariato Regionale Emilia Romagna
(Bologna)
Luigi Fucchi
–
Ospedale di Assisi Asl Umbria 1
(Perugia)
Carmine De Lucia
–
autoferrotranviere
–
Anm Napoli
Antonio Mammo
ne
-
Reggia di Venaria
-
Torino
Veniero Santin
–
MiBACT
–
Istituto Superiore per la Conservazione
e il Restauro
–
Roma
Fabio Bencivenni
–
MiBACT
–
Galleria Estense
–
Ferrara
Diego Busdon
–
Vigile del Fuoco
–
Udine
Serafini Brunella
–
coop
–
Civita Caste
llana (Viterbo)
Carlo Lorenzi
–
Luxottica
–
Trento
Sacha Contu
–
Reggia di Venaria
–
Torino
Sergio Mattiello
–
coordinamento provinciale USB Lavoro
Privato Trentino
Monica Bresciani
–
RSA Gruppo Orvea
–
Trento
Pasquarelli Romeo
–
Sevel spa
–
Atessa (Chi
eti)
Per aderire scrivere a
notestounico@gmail.com
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