sabato 28 gennaio 2012
pc 27-28 gennaio - NO TAV Paura? …ma neanche per sogno!!!
Paura? …ma neanche per sogno!!! …8.000 in strada!!!
Buona notte popolo in lotta,
La giornata odierna è iniziata con decine di perquisizioni, arresti e provvedimenti cautelari a carico di persone che hanno partecipato e vissuto la lotta #NOTAV#. Le stelle della sera hanno visto:
- migliaia di persone sfilare con determinazione per le vie di Bussoleno.
- le luci dei negozi del piccolo paese valsusino tutte accese in segno di solidarietà.
- colleghi di un barbiere, che in queste ore langue in carcere, offrirsi di aprire la sua bottega, non pensando di rubargli i clienti ma rinunciando a parti del loro lavoro.
- decine di città coinvolte in manifestazioni di protesta.
- Sindaci che si sono dichiarati di nuovo disponibili a stare a fianco del loro popolo. Hanno visto tante cose e godono per la certezza che molte altre ancora ne vedranno.
Senza che nessuno lo chiedesse, il procuratore generale della repubblica di Torino Caselli ha ripetuto per tutto il giorno che non era un attacco al movimento NO-TAV e alla libertà di opporsi. Evidentemente il popolo non gli ha creduto e ha dimostrato che sa rispondere con forza agli attacchi che gli vengono portati. Tutto ciò è successo con buona pace dei mestatori politici che vanno da settimane blaterando che il movimento NO-TAV è ridotto a pochi pazzi senza seguito alcuno. Li invitiamo a guardare le immagini della fiaccolata di questa sera e delle manifestazioni di oggi e poi a pensare dove hanno sbagliato al di là della propaganda di cui sono maestri.
La lotta per la libertà dura da cinque lustri ma è come se fosse appena iniziata e difficilmente finirà prima della vittoria.
I pensieri e le emozioni di questa notte devono però essere tutti dedicati a chi è chiuso ingiustamente dentro le tristi mura del potere e domani il sole ci vedrà ancora una volta tutti insieme a faticare per ottenere ciò che ci è dovuto.
Palla di biliardo civico
Dopo gli arresti e le viscide dichiarazioni di Caselli, ecco la straordinaria risposta della Valle di Susa. Sbagliava di grosso chi credeva di dividerci in buoni e cattivi. 8000 le persone che hanno risposto all’appello lanciato solo oggi pomeriggio; come sempre il solito colorato mondo no tav con bambini, nonni, giovani studenti…tutti insieme per chiedere l’immediato rilascio di tutti gli arrestati. Da sottolineare poi la risposta dei commercianti di Bussoleno che in solidarietà a Mario, il barbiere arrestato, hanno tenuto i negozi aperti, nonostante l’ora, ed esposto bandiere no tav e locandine di solidarietà.
Etinomia, la neo-associazione che si batte per un economia etica al di fuori di grandi opere inutili e distruttive, ha in progetto di tenere aperto il negozio di Mario. I parrucchieri iscritti a Etinomia hanno già dato la loro disponibilità a turnare. Un gesto di straordinaria generosità che poteva avvenire solo in una valle come la nostra, dove al primo posto ci sono i rapporti umani, le relazioni tra paesani e non il profitto.
Un pensiero particolare va al nostro Guido. Per noi di Spinta dal bass è zio Guido, uno di famiglia con cui si è condiviso anni di lotta ma anche e sopratuttp di amicizia sincera. Zio Guido non è solo un volto conosciuto del movimento, non è solo un bravo consigliere comunale nè solo un presidiante di ferro…Zio Guido è una persona che sa farsi amare e noi lo rivogliamo immediatamente in mezzo a noi. Così come rivogliamo liberi tutti!
La lotta della Valle di Susa non si arresta!
comitato no tav spinta dal bass – Takuma
pc 27-28 febbraio - tutti alla manifestazione nazionale NOTAV a Torino -
25 febbraio manifestazione nazionale a TORINO
NO TAV
NO REPRESSIONE
NO STATO DI POLIZIA
NO GOVERNO DELLA DEVASTAZIONE AMBIENTALE
VIA IL GOVERNO DEI PADRONI E DELLE BANCHE
SIAMO TUTTI VALSUSINI-LIBERTA'PER I COMPAGNI - LIBERTA' PER LA VALLE
LA REPRESSIONE IN VAL SUSA E' GUERRA CONTRO IL POPOLO
LA RISPOSTA ALLA REPRESSIONE E' LA GUERRA DI POPOLO!
proletari comunisti- PCm Italia
28 gennaio 2011
pc 27-28 gennaio - oltre 10 mila in piazza Torino.. la repressione non ferma ma alimenta la ribellione - 25 febbraio manifestazione nazionale
In 10mila alla marcia dei No Tav
"La valle di Susa non si arresta"Il leader Perino: "Il 25 febbraio grande manifestazione in valle con l'Italia che dice 'no'". In piazza Castello i manifestanti rovesciano carriole di macerie del cantiere di Chiomonte. Fumogeni e momenti di tensione davanti alla Regione.
Un corteo pacifico aperto da sei carriole piene di macerie raccolte intorno al cantiere della Torino - Lione alla Maddalena a Chiomonte. In tanti hanno sfilato oggi, sotto neve e pioggia, per le vie del centro di Torino - 10 mila secondo gli organizzatori.
Partito da Porta Nuova intorno alle tre il corteo ha percorso via Roma verso piazza Castello. Qui i manifestanti hanno rovesciato le carriole lasciando le macerie davanti alla sede della Regione Piemonte. Un gruppo si è fermato sotto le finestre del palazzo sede del governo regionale presidiato dalle forze dell'ordine in tenuta anti- sommossa. Sono stati accesi alcuni fumogeni, ma dopo poco il corteo si è ricompattato proseguendo verso via Po e piazza Vittorio.
Qui si è tenuto una sorta di comizio e la maggior parte dei manifestanti è tornato verso casa. Un gruppo di 500 manifestanti è ha scelto di tornare in corteo verso Porta Nuova. Polizia e manifestanti si sono fronteggiati per qualche minuto piazza Castello, ma non si sono verificato incidenti. I manifestanti sono tornati scortati verso la stazione. Il prossimo appuntamento è per il 25 febbraio in Valsusa per "un corteo nazionale che - ha annunciato il leader del Movimento Alberto Perino - raccoglierà tutte le anime della lotta contro la Tav e tutte le resistenze d'Italia".
Il corteo è stato anticipato da una manifestazione che alcune centinaia di persone hanno tenuto la scorsa notte davanti al carcere delle Vallette, lanciando alcuni petardi contro la casa circondariale e danneggiandone il sistema antiscavalcamento.
No Tav: "10mila al corteo di Torino"
I muri del centro riempiti di scritte
18.30
E' tornata alla normalità la situazione davanti alla stazione di Porta Nuova a Torino, dove i manifestanti si stanno disperdendo e il traffico sta tornando regolare.
17.50
I manifestanti si stanno dirigendo verso la stazione di Porta Nuova. Le forze dell'ordine controllano la situazione
17.43
Il corteo composto dai manifestanti rimasti è stato bloccato dalle forze dell'ordine schierate.
17.22
Dopo un'assemblea in Piazza Vittorio 400 persone si sono rimesse in marcia. Alle 18 ci sarà un presidio sotto la Prefettura.
16. 38
Il corteo è arrivato in piazza Vittorio. I manifestanti stanno confluendo all'altezza di via Vanchiglia. «Siamo in diecimila», dicono gli organizzatori parlando di numeri.
16.27
Via Po piena di scritte. Imbrattate le colonne, nonostante l'invito a non farlo del leader dei No Tav Perino. Una piglia sì e una no frasi contro giornalisti e forze dell'ordine. Sulle colonne si legge, per esempio, «Caselli boia» e «Più Valle meno Monti uguale No Tav».
16.21
Le macerie del cantiere di Chiomonte sono state depositate a terra di fronte alla Regione. Il corteo adesso sta prendendo via Po per arrivare fino in piazza Vittorio.
16.13
Lanciati due fumogeni sotto la Regione.
16.10
La parte anarchica del corteo ha lanciato uove e vernice contro la ex sede de La Stampa in Via Roma, gridando slogan contro giornalisti e forze dell'ordine.
15.58
Il corteo è sotto la Regione. Stanno per scaricare le macerie del cantiere di Chiomonte. La zona è presidiata dalle forze dell'ordine. Blindati schierati davanti ai portici. Tutti gli agenti in tenuta antisommossa.
15.45
«è un'ottima manifestazione come lo è stata la fiaccolata di giovedì. Chi pensava che il popolo No Tav si sarebbe spaventato per gli arresti non ha capito niente. Sono vent'anni che abbiamo messo in conto di poter venire arrestati». Così Alberto. Perino, uno dei leader del movimento No Tav durante la manifestazione in corso a Torino. .
15.41
Scritte sui muri degli anarchici, in via Roma angolo via Arcivescovado e angolo via Cavour, contro giornalisti e polizia.
15.39
Lo striscione dei Centri sociali di Genova: "La resistenza non si arresta". Altri striscioni: "Il tempo dell'attesa è finito, blocchiamo tutto".
15. 18
Le macerie saranno scaricate davanti alla Regione.
15.03
Il corteo sta partendo da Piazza Carlo Felice. Davanti ci sono sei cariole che contengono le macerie del cantiere di Chiomonte: alberi tagliati, tegole, pezzi di barricate, filo spinato. "No Tav una garanzia per il futuro" è lo striscione che apre le file. Il corteo non finirà in Piazza Castello ma attraverserà via Po e terminerà in Piazza Vittorio. Tanta la gente presente.
14.57
Cinquecento valsusini arrivati a binario 14 con treno da Bardonecchia.
14.54
I manifestanti sfilano con lo slogan "La Valle non si arresta"
14.52
Alle ore 14.45 è stato bloccato Corvo Vittorio, mentre continua l'afflusso di manifestanti
14.50
Cinquecento valsusini arrivati a binario 14 con treno da bardonecchia
14.45
Treno da Asti alcune decine di manifestanti con cartello Samu libero.
14.29
I manifestanti che arrivano aPporta Nuova si fermano al banchetto ex dipendenti dei Wagon Lite e firmano petizione per il ripristino dei treni notte.
14.15
Arrivato al binario 15 treno da Susa con manifestanti e amministratori. Alcune centinaia di persone.
14.10
Un centinaio di No Tav arrivati con treno da Milano. La valsusa non si tocca la difenderemo con la lotta lo slogan urlato al binario 18.
pc 27-28 gennaio - da taranto per i no tav
pc 27-28 gennaio - NOTAV FERMARCI E’ IMPOSSIBILE
Sono ormai lontani gli anni in cui “No Tav” era uno slogan da spiegare ogni volta, il grido di guerra di un pugno di “indiani di valle” che, in un luogo poco conosciuto della provincia di Torino, dichiaravano una guerra persa in partenza. Da allora molta acqua è passata nei nostri torrenti; li abbiamo guadati sotto il sole estivo, al chiaro di luna, con la neve e il ghiaccio sotto gli scarponi, mille volte, e siamo diventati una piccola potenza: quelli che sono in grado di non far dormire la notte ministri dell’interno e delle infrastrutture, commissari dello stato e squali dell’impresa. Quelli che possono dire a tutti i resistenti d’Italia: fermarli è possibile. Sempre pronti, sempre in marcia; consapevoli che essere nel giusto è dura, in questo mondo che nulla sa della pulizia di una vita gradevole, del profumo di resistenza che ancora sprigionano queste montagne. Consapevoli che vale la pena di lottare, nonostante questo voglia dire, naturalmente, anche rischiare la galera, come avviene del resto in tutto il mondo. Oggi vorrebbero confinare i No Tav in carcere, ai domiciliari, al confino nelle loro città; si vorrebbero colpire la valle e il movimento di opposizione all’alta velocità/capacità tentando di terrorizzarli, di spaventarli e criminalizzarli, con gli agenti in borghese che stringono la pistola alla cintola e fanno irruzione nelle case, mettono le mani negli armadi e nei cassetti, trattano in tutta Italia come pericoli per la società persone colpevoli di aver manifestato contro la devastazione ambientale, contro l’incubo della militarizzazione delle nostre vite.
L’operazione poliziesca “Sì Tav” è anzitutto un messaggio politico, un messaggio mediatico. È rivolto, oltre che al movimento, all’intero paese. Si vuole dare una rappresentazione della lotta che ottenga l’obiettivo che la schiera di giornalisti prezzolati non è finora riuscita ad ottenere: rendere i No Tav antipatici alla massa dei telespettatori/elettori/consumatori (gli italiani, così come sono considerati dal potere). L’operazione poliziesca vorrebbe creare una rappresentazione secondo cui, dietro a una “etichetta”, il No Tav, esiste una rete nazionale di oppositori ideologici, estremisti, lontani dalla valle ma vicini ai fantasmi di cui lo stato ha sempre bisogno per sconsigliare ai cittadini di organizzarsi e resistere. I mezzibusti del tg sono stati ben attenti a qualificare gli arrestati non come No Tav “ordinari”, ma come “antagonisti No Tav”: non una parte del movimento, ma una parte estranea al movimento. Illusi. Loro stessi non credono più a ciò che dicono, si vergognano quasi nel dirlo, perché sanno di non essere più creduti. Ormai tutti sanno la terribile e splendida verità: questa valle, tutta la valle, ha preso la strada della resistenza. Le lobbies del Tav, non essendo riuscite quest’estate, proprio attraverso i giornalisti, a infinocchiare la Val Susa con la storia dei black bloc (la valle aveva risposto: “Siamo tutti black bloc!”), provano ora, in modo odioso e patetico, a infinocchiare il resto d’Italia attraverso i magistrati. La valle ha risposto ieri sera, con le fiaccole a Bussoleno: “Siamo tutti colpevoli!”.
Sanno che è un gioco rischioso: la solidarietà valligiana è in queste ore fortissima, quella nel resto d’Italia si sta dimostrando altrettanto estesa e determinata, in un momento in cui un numero sempre più alto di soggetti sociali si ribella alla politica dei sacrifici che vengono assurdamente chiesti per foraggiare la grande finanza. La situazione italiana parla di una degenerazione economica a sociale che è condanna storica del modello di sviluppo che i No Tav hanno sempre contestato; quel modello di cui il governo Monti è ultimo difensore, nel tentativo di arginare la crisi del neoliberismo rendendo l’Italia ancora più liberista. Il movimento No Tav è stato precursore dei conflitti sociali e delle critiche culturali e politiche che si affermeranno, che si stanno già affermando; per questo essere No Tav, per molti in questo paese, è l’ultima bandiera possibile, l’unica pulita: la prima, in verità, di un’epoca di cambiamento che è sempre più urgente veder arrivare.
Non è un caso che la magistratura, nel mettere le manette ai polsi ai No Tav, abbia scelto come volto pubblico il personaggio mediaticamente più spendibile, Giancarlo Caselli; spendibile perché, per la parte più distratta dell’opinione pubblica, può apparire come la persona “onesta” del sistema: quella che non ordinerebbe mai un arresto, se l’arrestato non fosse una persona pericolosa per la collettività. La storia professionale di Giancarlo Caselli è in realtà costellata di pagine tristi, odiose e autoritarie, che nulla hanno a che fare con la lotta contro i potenti, e molto con la lotta contro i movimenti; e questa è storia, anche se troppo poco conosciuta. Non è su questo, tuttavia, che vogliamo qui insistere riguardo alla sua figura. Caselli benedice i poliziotti che sorprendono i No Tav nel sonno perché i No Tav hanno mostrato che contro le mafie si vince davvero, e in maniera trasparente, se ci si organizza dal basso, insieme, in massa; soprattutto, se si evita di propinare una versione comoda e distorta della realtà, secondo cui lo stato e le mafie, all’atto di metter in piedi un cantiere supermiliardario, sarebbero due cose distinte. Caselli benedice le nostre manette perché siamo pericolosi; pericolosi, certo, perché abbiamo mostrato che non ci sono ideologie o partiti di cui abbiamo bisogno per ribellarci: gli schemi sono rassicuranti, noi, invece, imprevedibili. La valle e il Tav sono inconciliabili, così come la militarizzazione e la dignità, la politica cialtrona e l’intelligenza, i lacrimogeni e la libertà di manifestare. Né i valsusini, né coloro che con essi sono stati o sono solidali, in Italia e in Europa, sono uniti tra loro da un’ideologia: la realtà da combattere e quella da affermare sono un vincolo molto più solido, più comprensibile, e per nulla neutrale.
Mentre si svuotano le tasche dei pensionati in tutta la penisola, i pensionati della Val Susa vengono arrestati per essersi opposti alla consegna gratis ai privati di 23 mld di euro di denaro pubblico (previsioni della controparte, sicuramente al ribasso). Mentre il reddito degli italiani perde ogni giorno potere d’acquisto, lo stato spende giornalmente 90.000 euro per militarizzare la valle. Mentre il mondo ruggisce contro il vecchio sistema, e il vecchio sistema porta l’umanità alla rovina, politici e tecnocrati della finanza investono in tecnologie antiquate, in opere pubbliche inutili e dannose, in megatreni, inceneritori, nella privatizzazione dell’acqua (nonostante la voce del popolo!), dei servizi utili, delle risorse. Abbiamo mostrato come combattere contro il malaffare illegale e l’accumulazione capitalistica legale, la devastazione e il governo, gli intimidatori e i partiti, il PD e il PDL, confindustria e i sindacato giallo sia in ultima analisi la stessa cosa. In tutti questi anni il movimento ha affrontato il centro-destra e il centro-sinistra, soldati e mediatori, carrieristi e ruffiani, sindaci di Torino e commissari governativi, le imprese legate al Tav e i loro squallidi servi prezzolati, vergogna della classe operaia. È un movimento che ha visto cose che molti altri italiani non hanno (ancora) visto: la violenza sistematica e oltraggiosa delle divise, gli abusi quotidiani della digos e dei ros, la malafede conclamata della magistratura.
Abbiamo superato la fase difficile di Venaus, dove abbiamo ricacciato le truppe d’invasione con una spallata che impressionò l’Italia; quella di Susa e di Col di Mosso, dove abbiamo impedito la praticabilità del progetto complessivo delle trivellazioni; oggi rispondiamo all’aggressione poliziesca di Chiomonte e all’occupazione militare che ne è seguita con una delle mobilitazioni più grandi, estese ed emozionanti che questo paese ricordi, e che ricorderà in futuro. Ad oggi, non un chiodo per il progetto Tav è stato piantato. Questo è un movimento delle persone contro i robocop, dei beni comuni contro gli interessi privati, delle intelligenze contro la brutalità e l’arroganza che non conoscono discussioni; per questo ha potuto resistere vent’anni alla demonizzazione giornalistica, alle intimidazioni, alla disinformazione, agli incendi dei presidi, alle gomme tagliate, agli arresti, alle botte. Resisteremo anche alla retata della vergogna, alla retata del 26 gennaio. I No Tav non rischiano soltanto la galera, ma la vita durante le manifestazioni; c’è chi ha riportato ferite permanenti, chi ha rischiato e rischia la vista e l’udito, chi è finito in coma. Chi è stato in valle, chi ha visto e ha rischiato con noi, lo sa. Nella turbolenta fase 2 del governo Monti, in cui ministro-strozzino Passera ha dichiarato ancora che il Tav è opera prioritaria e irrinunciabile, affrontiamo 26 arresti, 41 provvedimenti giudiziari. Non abbiamo paura. I nostri compagni in carcere non hanno paura. Non cederemo di un millimetro, resisteremo un metro e un istante in più di loro. Che sarebbe stata dura, lo sapevamo e lo sappiamo; che sarà forse ancora più dura, in futuro, ce lo aspettiamo. Ma non ci arrenderemo, e l’Italia già se lo aspetta. Vinceremo noi, alla fine. L’Italia pronta a cambiare sarà dalla nostra parte, non dei nostri persecutori. Abbiamo resistito e resistiamo a tutto, perché non rinunciamo a nulla.
Fermarci è impossibile!
Comitato di lotta popolare No Tav – Bussoleno
pc 27-28 gennaio - riparte il movimento studentesco - Napoli
Lunedì 30 gennaio ci sarà un’assemblea pubblica alle ore 15:00, a palazzo Giusso dell’Università Orientale di Napoli per confrontarci su questo tema, capire che conseguenze ci saranno, in che quadro si innestano questi provvedimenti e per organizzarci affinché il nostro futuro non sia carta straccia!
Studentesse e studenti napoletani
Occupazione del rettorato dell’Università Federico II: il nostro futuro non è carta straccia!
Oggi, 27 gennaio, il giorno in cui il Consiglio dei Ministri dà il via alla discussione sul progetto di abolizione del valore legale dei titoli di studio, abolendo di fatto tutti gli sforzi, i sacrifici, le speranze di migliaia di studenti in tutta Italia, i ragazzi di “serie b”, quelli che non si possono permettere di accedere ai tanto decantati poli d’eccellenza, hanno deciso di mollare libri ed appunti e lanciare un segnale di rottura.
Questa mattina è stato occupato il rettorato dell’ Università Federico II di Napoli dal quale campeggia lo striscione “il nostro futuro non è carta straccia”, slogan che rimanda alle scorse mobilitazioni contro chi, da destra e da sinistra, riforma dopo riforma, ha provveduto a svendere la nostra formazione e la nostra vita fino ad arrivare a quest’ultimo affondo.
La proposta al vaglio dei distinti ministri dell’operoso Governo tecnico è quella di annullare il voto di laurea come criterio di valutazione e di modificare l’ accreditamento delle singole università italiane. L’obiettivo è quello di arrivare al perfezionamento del progetto di formazione di poli d’eccellenza inaccessibili agli “sfigati” che non possono permettersi di pagare le rette altissime o di sostenere lo spostamento da una parte all’ altra della penisola, ma i cui titoli si configurano l’unico ponte verso il mondo del lavoro, che non a caso, proprio in questo momento, è sotto attacco.
Anche questo provvedimento, infatti, si inserisce nelle innumerevoli riforme che stanno interessando l’Italia in queste settimane, da quelle del sistema pensionistico, agli attacchi al mondo del lavoro, che stanno creando un sistema in cui riesce a sopravvivere non chi è il più bravo, il self-made man (come loro vogliono farci credere parlando di “meritocrazia”), ma chi ha più possibilità economiche e chi è disposto ad abbassare la testa contro i soprusi e lo sfruttamento.
Ed è per questo che, stanchi di tutto ciò, abbiamo deciso di mettere in atto quest’azione simbolica: questo non basta. E’ necessario che tutti gli studenti si mettano in gioco ora in avanti contro l’ennesimo provvedimento che intensifica il processo di selezione di classe che da 15 anni vede la trasformazione delle università pubbliche. Seguiranno una serie di appuntamenti da organizzare e discutere tutti assieme affinché anche quest’ennesimo attacco ai nostri diritti non cada nell’indifferenza.
Lunedì 30 gennaio ci sarà un’assemblea pubblica alle ore 15:00, a palazzo Giusso dell’Università Orientale di Napoli per confrontarci su questo tema, capire che conseguenze ci saranno, in che quadro si innestano questi provvedimenti e per organizzarci affinché il nostro futuro non sia carta straccia!
Studentesse e studenti napoletani
Studentesse e studenti napoletani
Occupazione del rettorato dell’Università Federico II: il nostro futuro non è carta straccia!
Oggi, 27 gennaio, il giorno in cui il Consiglio dei Ministri dà il via alla discussione sul progetto di abolizione del valore legale dei titoli di studio, abolendo di fatto tutti gli sforzi, i sacrifici, le speranze di migliaia di studenti in tutta Italia, i ragazzi di “serie b”, quelli che non si possono permettere di accedere ai tanto decantati poli d’eccellenza, hanno deciso di mollare libri ed appunti e lanciare un segnale di rottura.
Questa mattina è stato occupato il rettorato dell’ Università Federico II di Napoli dal quale campeggia lo striscione “il nostro futuro non è carta straccia”, slogan che rimanda alle scorse mobilitazioni contro chi, da destra e da sinistra, riforma dopo riforma, ha provveduto a svendere la nostra formazione e la nostra vita fino ad arrivare a quest’ultimo affondo.
La proposta al vaglio dei distinti ministri dell’operoso Governo tecnico è quella di annullare il voto di laurea come criterio di valutazione e di modificare l’ accreditamento delle singole università italiane. L’obiettivo è quello di arrivare al perfezionamento del progetto di formazione di poli d’eccellenza inaccessibili agli “sfigati” che non possono permettersi di pagare le rette altissime o di sostenere lo spostamento da una parte all’ altra della penisola, ma i cui titoli si configurano l’unico ponte verso il mondo del lavoro, che non a caso, proprio in questo momento, è sotto attacco.
Anche questo provvedimento, infatti, si inserisce nelle innumerevoli riforme che stanno interessando l’Italia in queste settimane, da quelle del sistema pensionistico, agli attacchi al mondo del lavoro, che stanno creando un sistema in cui riesce a sopravvivere non chi è il più bravo, il self-made man (come loro vogliono farci credere parlando di “meritocrazia”), ma chi ha più possibilità economiche e chi è disposto ad abbassare la testa contro i soprusi e lo sfruttamento.
Ed è per questo che, stanchi di tutto ciò, abbiamo deciso di mettere in atto quest’azione simbolica: questo non basta. E’ necessario che tutti gli studenti si mettano in gioco ora in avanti contro l’ennesimo provvedimento che intensifica il processo di selezione di classe che da 15 anni vede la trasformazione delle università pubbliche. Seguiranno una serie di appuntamenti da organizzare e discutere tutti assieme affinché anche quest’ennesimo attacco ai nostri diritti non cada nell’indifferenza.
Lunedì 30 gennaio ci sarà un’assemblea pubblica alle ore 15:00, a palazzo Giusso dell’Università Orientale di Napoli per confrontarci su questo tema, capire che conseguenze ci saranno, in che quadro si innestano questi provvedimenti e per organizzarci affinché il nostro futuro non sia carta straccia!
Studentesse e studenti napoletani
pc 27-28 gennaio - Notav Sabato 28 gennaio 2012 ore 12:15 occupati i binari della stazione centrale di Napoli
Sabato 28 gennaio 2012 ore 12:15 occupati i binari della stazione centrale di Napoli
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Questa mattina all’alba, 26 Gennaio, un’imponente operazione poliziesca e mediatica contro il movimento No Tav ha portato all’arresto di 25 attivisti, ed a misure restrittive nei confronti di altri 14.
Il copione seguito è stato studiato a tavolino (6 mesi di gestazione); prevede un mix eterogeneo di arresti che coinvolgono attivisti di provenienti da tutta Italia ed appartenenti a diverse aree di movimento, che accorsero il 3 Luglio scorso in solidarietà con le popolazioni in lotta. Colpiti dalla repressione anche 3 Valsusini fra i più attivi nel movimento No Tav.L’obiettivo di Caselli, procuratore capo di Torino, è chiaramente quello di dividere il movimento e delegittimarlo agli occhi dell’opinione pubblica. Del resto, Caselli non e’ nuovo a simile operazioni di attacco dei movimenti; paladino della sinistra giustizialista, è tra coloro che portano avanti il primo attacco giudiziario nei confronti del movimento No Tav con l’inchiesta “Lupi Grigi” ) che portò alla morte per “suicidio” di Sole e Baleno, prima di essere smontata in cassazione. Un paio di anni fa invece porta avanti l’inchiesta sugli scontri al “G8 universitario” di Torino, inchiesta che porta ad arresti e perquisizioni in tutta italia. La sua dichiarazione: “non e’ un processo ai movimenti, ma agli individui”, quindi, non puo’ convincerci.
L’estrazione degli arrestati e fermati e’ esemplificativa dell’attacco brutale e scellerato che la giustizia di stato sta portando avanti: due cosiddetti “terroristi”, un giovane ventenne, due minorrenni, una ragazza incinta al settimo mese, un consigliere comunale (a cui sono state sequestrate le stampelle, sic!), alcuni redattori di Radio Blackout, gli immancabili “anarcoinsurrezionalisti”, i centri sociali.
È evidente che questa operazione repressiva punti a creare una divisione tra buoni e cattivi. Da un lato i bravi valligiani pacifisti e pacifici, che esprimono un legittimo dissenso (non resistenza, dissenso) e dall’altro i cattivi black bloc calati dall’esterno, i professionisti della violenza. È un trucchetto che è stato già sperimentato molte altre volte ma che si è dimostrato per quello che è: una menzogna buona per i media. Infatti il movimento No Tav ha sempre rifiutato questa divisione, rivendicando la diversità delle pratiche di lotta messe in campo ed esprimendo solidarietà a tutti gli arrestati e gli inquisiti, sempre e comunque.
L’abbiamo gia’ detto: l’unica violenza che vediamo è quella delle cosiddette forze dell’ordine a difesa di un cantiere inesistente, che sperpera denaro pubblico per un’opera dannosa e inutile ignorando i problemi per i quali in Italia si susseguono proteste e scioperi; e che militarizza, reprime, uccide chiunque vi si oppone.
Non possiamo, poi, non notare la vicinanza e le analogie con altre operazioni repressive effettuate recentemente; a brescia, l’antiterrorismo ha perquisito case di studenti medi, colpevoli di aver organizzato un corteo (autorizzato); a roma, ad un compagno sono state puntate le pistole per una folle perquisizione che ha aperto un processo per traffico di armi (sic!). Si tratta naturalmente di un diverso livello di attacco: da una parte una gogna mediatica, dall’altra intimidazioni in sordina.
Sulla resistenza in Val Susa:
Manifestazione nazionale 3/7/2011: http://italy.indymedia.org/node/86
Attacco al presidio della Maddalena: http://italy.indymedia.org/node/64 e http://italy.indymedia.org/node/62
Fratelli di Tav e I peccati della Maddalena
Iniziative
■Roma, ore 13, scienze politiche la sapienza: conferenza stampa sugli arresti di roma
■Occupazione tetto sede trenitalia a Roma: http://www.ondarossa.info/newsredazione/solidariet%C3%A0-notav-roma
■ore 14.30: conferenza stampa in valle: ascolta la registrazione (mettere link)
■milano 16 statale
■torino, 17 piazza castello
■cagliari 18
■padova 18.30 sotto prefettura
■Roma, ore 18, facolta’ di fisica della Sapienza: assemblea sulla questione https://roma.indymedia.org/articolo/41460/assemblea-pubblica-no-tav-3
■sabato h13: presidio sotto regina coeli
■Fiaccolata a Bussoleno stasera
■presidio sotto la sede di trenitalia
■ore 18 presidio ambasciata italiana Parigi
■18.30 presidio Padova
Raccolta video
■http://youtu.be/jJWCIld7r9o
■http://youtu.be/Cx_F_KrRELI
Corrispondenze radio
■http://www.inventati.org/radiodimassa/2012/01/26/radiodimassa-solidarieta-alla-notav-liberi-tutti-liberi-subito/
■ http://radioblackout.org/2012/01/6166/
■http://www.ondarossa.info/newsredazione/arresti-no-tav
Comunicati
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Questa mattina all’alba, 26 Gennaio, un’imponente operazione poliziesca e mediatica contro il movimento No Tav ha portato all’arresto di 25 attivisti, ed a misure restrittive nei confronti di altri 14.
Il copione seguito è stato studiato a tavolino (6 mesi di gestazione); prevede un mix eterogeneo di arresti che coinvolgono attivisti di provenienti da tutta Italia ed appartenenti a diverse aree di movimento, che accorsero il 3 Luglio scorso in solidarietà con le popolazioni in lotta. Colpiti dalla repressione anche 3 Valsusini fra i più attivi nel movimento No Tav.L’obiettivo di Caselli, procuratore capo di Torino, è chiaramente quello di dividere il movimento e delegittimarlo agli occhi dell’opinione pubblica. Del resto, Caselli non e’ nuovo a simile operazioni di attacco dei movimenti; paladino della sinistra giustizialista, è tra coloro che portano avanti il primo attacco giudiziario nei confronti del movimento No Tav con l’inchiesta “Lupi Grigi” ) che portò alla morte per “suicidio” di Sole e Baleno, prima di essere smontata in cassazione. Un paio di anni fa invece porta avanti l’inchiesta sugli scontri al “G8 universitario” di Torino, inchiesta che porta ad arresti e perquisizioni in tutta italia. La sua dichiarazione: “non e’ un processo ai movimenti, ma agli individui”, quindi, non puo’ convincerci.
L’estrazione degli arrestati e fermati e’ esemplificativa dell’attacco brutale e scellerato che la giustizia di stato sta portando avanti: due cosiddetti “terroristi”, un giovane ventenne, due minorrenni, una ragazza incinta al settimo mese, un consigliere comunale (a cui sono state sequestrate le stampelle, sic!), alcuni redattori di Radio Blackout, gli immancabili “anarcoinsurrezionalisti”, i centri sociali.
È evidente che questa operazione repressiva punti a creare una divisione tra buoni e cattivi. Da un lato i bravi valligiani pacifisti e pacifici, che esprimono un legittimo dissenso (non resistenza, dissenso) e dall’altro i cattivi black bloc calati dall’esterno, i professionisti della violenza. È un trucchetto che è stato già sperimentato molte altre volte ma che si è dimostrato per quello che è: una menzogna buona per i media. Infatti il movimento No Tav ha sempre rifiutato questa divisione, rivendicando la diversità delle pratiche di lotta messe in campo ed esprimendo solidarietà a tutti gli arrestati e gli inquisiti, sempre e comunque.
L’abbiamo gia’ detto: l’unica violenza che vediamo è quella delle cosiddette forze dell’ordine a difesa di un cantiere inesistente, che sperpera denaro pubblico per un’opera dannosa e inutile ignorando i problemi per i quali in Italia si susseguono proteste e scioperi; e che militarizza, reprime, uccide chiunque vi si oppone.
Non possiamo, poi, non notare la vicinanza e le analogie con altre operazioni repressive effettuate recentemente; a brescia, l’antiterrorismo ha perquisito case di studenti medi, colpevoli di aver organizzato un corteo (autorizzato); a roma, ad un compagno sono state puntate le pistole per una folle perquisizione che ha aperto un processo per traffico di armi (sic!). Si tratta naturalmente di un diverso livello di attacco: da una parte una gogna mediatica, dall’altra intimidazioni in sordina.
Sulla resistenza in Val Susa:
Manifestazione nazionale 3/7/2011: http://italy.indymedia.org/node/86
Attacco al presidio della Maddalena: http://italy.indymedia.org/node/64 e http://italy.indymedia.org/node/62
Fratelli di Tav e I peccati della Maddalena
Iniziative
■Roma, ore 13, scienze politiche la sapienza: conferenza stampa sugli arresti di roma
■Occupazione tetto sede trenitalia a Roma: http://www.ondarossa.info/newsredazione/solidariet%C3%A0-notav-roma
■ore 14.30: conferenza stampa in valle: ascolta la registrazione (mettere link)
■milano 16 statale
■torino, 17 piazza castello
■cagliari 18
■padova 18.30 sotto prefettura
■Roma, ore 18, facolta’ di fisica della Sapienza: assemblea sulla questione https://roma.indymedia.org/articolo/41460/assemblea-pubblica-no-tav-3
■sabato h13: presidio sotto regina coeli
■Fiaccolata a Bussoleno stasera
■presidio sotto la sede di trenitalia
■ore 18 presidio ambasciata italiana Parigi
■18.30 presidio Padova
Raccolta video
■http://youtu.be/jJWCIld7r9o
■http://youtu.be/Cx_F_KrRELI
Corrispondenze radio
■http://www.inventati.org/radiodimassa/2012/01/26/radiodimassa-solidarieta-alla-notav-liberi-tutti-liberi-subito/
■ http://radioblackout.org/2012/01/6166/
■http://www.ondarossa.info/newsredazione/arresti-no-tav
Comunicati
pc 27-28 gennaio - video e passaggi tg1-TG3 della manifestazione di roma del 27
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-06659719-31a4-429b-
aa95-d20d18d6a689-tg3.html#p=0
SERVIZIO SU RAI TRE - STRISCIONI DELLO SLAI SULLO SFONDO E PRIMO PIANO ALLA
PRECARIA ROSY DELLE COOP SOCIALI palermo
http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/edizioni/ContentSet-9b6e0cba-4bef-4aef-8cf0-9f7f665b7dfb-tg1.html
SERVIZIO TG1 SU SCIOPERO DEL 27 A ROMA AL MINUTO 14,05
http://www.youtube.com/watch?v=hyU2MgAF8E8&feature=BFa&list=PLDE3F52B277B066A8&lf=plpp_video
ricopiare per intero il link sulla barra indirizzi per vederlo
aa95-d20d18d6a689-tg3.html#p=0
SERVIZIO SU RAI TRE - STRISCIONI DELLO SLAI SULLO SFONDO E PRIMO PIANO ALLA
PRECARIA ROSY DELLE COOP SOCIALI palermo
http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/edizioni/ContentSet-9b6e0cba-4bef-4aef-8cf0-9f7f665b7dfb-tg1.html
SERVIZIO TG1 SU SCIOPERO DEL 27 A ROMA AL MINUTO 14,05
http://www.youtube.com/watch?v=hyU2MgAF8E8&feature=BFa&list=PLDE3F52B277B066A8&lf=plpp_video
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pc 27-28 gennaio - ROMA: LE LAVORATRICI, DISOCCUPATE...
LA FURIA DELLE DONNE SI DEVE SCATENARE, QUESTO GOVERNO SE NE DEVE ANDARE!
DONNE, DONNE, SCIOPERO TOTALE!
Questi due slogan, insieme a tanti altri, sono stati fortemente presenti
nella manifestazione nazionale dei sindacati di base del 27 gennaio.
Tantissime lavoratrici, tantissime precarie, disoccupate.
Le lavoratrici delle cooperative sociali, della scuola, le disoccupate di
Palermo, le disoccupate e lavoratrici delle pulizie di Taranto, le
lavoratrici immigrate di Marghera/Mestre, insieme ad altre lavoratrici dello
slai cobas per il sindacato di classe, sono state uno degli spezzoni più
combattivi nella manifestazione, notato anche dai giornali, Tv.
Hanno portato la carica delle lotte che hanno fatto nei giorni e settimane
precedenti il 27 gennaio: dai presidi e occupazioni dei Palazzi
Istituzionali a Palermo, alle iniziative e conquiste di parziali risultati a
Taranto.
Le compagne del Movimento Femminista proletario rivoluzionario, interne e
spesso promotrici di queste lotte, a Roma, hanno portato la doppia
determinazione ad andare molto più avanti; a fronte degli attacchi del
governo, Monti e dei padroni è necessario unire tutti gli spezzoni di lotta
delle lavoratrici, precarie, disoccupate, licenziate, e costruire con lo
sciopero totale delle donne una forte visibilità dell'intreccio
classe/genere che anche questi attacchi rendono chiaro, e un'effettiva
possibilità di contrastarli e rovesciarli.
Anche il 27 ha dimostrato che quando ci uniamo ci sentiamo e siamo più
forti. Ogni idea di farsi solo la propria lotta, è purtroppo impotente e
perdente.
La ribellione delle donne proletarie è ancora soffocata, ma se la
esprimiamo, allora saranno seri problemi, per padroni, governo, Stato,
sindacati asserviti, e tutto il corollario del maschilismo.
Le compagne del MFPR
pc 27-28 gennaio - PROLETARI COMUNISTI A ROMA
Proletari comunisti il 27 gennaio a Roma, unico partito dentro e alla testa del settore più classista e combattivo della manifestazione nazionale dei sindacati di base, quello dello slai cobas per il sindacato di classe.
La linea politica dell'unità-lotta per il sindacato di classe e dell'accumulazione della forza proletaria nazionale, diventa visibile, avanza e forma sul campo il suo contingente d'avanguardia.
La lotta contro la borghesia e il suo Stato, la lotta al governo, al moderno fascismo, al fascismo padronale, la solidarietà ai Not Tav arrestati, la via della rivolta proletaria con base al sud e nel proletariato avanzato, guida l'azione della costruzione del partito comunista maoista, reparto politico d'avanguardia organizzato del proletariato, in funzione del nuovo inizio, nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse.
Proletari comunisti - PCm Italia
28 gennaio 2012
pc 27-28 gennaio - Roma 27 gennaio: non è che l'inizio...
Riuscita manifestazione nazionale dei sindacati di base a Roma, come prima risposta proletaria al governo Monti.
Riuscita dello sciopero in molte realtà lavorative e in particolare nei trasporti, ferrovie, tram, ecc.
Insieme al grande partecipazione USB, folta e significativa partecipazione alla manifestazione dello Slai cobas per il sindacato di classe con grosse delegazioni da taranto,palermo, marghera, immigrati, donne,disoccupati - per il lavoro e il salario garantito, contro il fascismo padronale, per la rivolta proletaria - grande attenzione dei mass media presenti- interviste a giornali e tv.
Massima solidarietà ai NO TAV arrestati.
Intervento dal palco della coord. naz Margherita Calderazzi.
Imposto a fine manifestazione un incontro al Ministero del lavoro, ricevuta la delegazione Taranto e Palermo dello slai cobas per il sindacato di classe; questione
lavoro, sud, appalti, salario garantito, al centro dell'incontro.
Non è che l'inizio, la lotta continua!
L'assedio e cominciato...
Contro padroni, contro il governo Monti, contro ogni governo dei padroni,
contro il fascismo padronale... è ora, è ora potere a chi lavora!
Slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
28-1-2012
cobasta@libero.it
giovedì 26 gennaio 2012
pc 27-28 gennaio In Libia i mercenari italiani reprimono la rivolta. Livorno centro di reclutamento?
L'Italia imperialista in prima fila nella neocolonizzazione della Libia. Militari e mercenari al servizio degli interessi geopolitici e del profitto della ricostruzione per i padroni italiani.
dal sito senzasoste
In questi giorni apprendiamo da svariati organi di informazione ufficiali, come Al-jazeera, o meno ufficiali come twitter e altri siti indipendenti, la probabile presenza in Libia di cosiddetti contractors italiani a fianco della polizia e dell'esercito libico nella repressione delle rivolte popolari e a difesa delle numerose sedi di imprese Italiane nelle varie città dell'ex colonia. Come già accenato in precedenti articoli, gli interessi italiani in Libia sono molteplici.
L'italia è il primo partner commerciale Libico nonchè pricipale paese importatore di petrolio e gas naturale.
Sono numerose le imprese italiane che lavorano nel paese a cominciare dall'Eni e dall'Unicredit fino ad arrivare all'Impregilo (Marcegaglia) e Finmeccanica.
Il nostro paese ha quindi tutto l'interesse affinchè le rivolte vengano represse il prima possibile e la situazione torni alla normalità. Lo dimostra anche la posizione "neutra" assunta dal nostro ministro degli esteri in merito al bagno di sangue che si sta consumando.
In altre epoche un intervento diretto delle nostre forze armate sarebbe stato quasi immediato ma, come si sa, il diritto internazionale vieta questo tipo di interventi. Ma esistono altri modi per intervenire direttamente senza incorrere in violazioni e sanzioni. Uno di questi è appunto l'utilizzo di mercenari pagati da imprese private o addirittura dagli stessi stati.
Ma chi sono questi mercenari oppure contractors? (per utilizzare una terminologia meno "dispregiativa").
Nella maggior parte dei casi sono ex militari che si muovono tramite agenzie private che si occupano dell'addestramento e della gestione, appunto, dei contratti a favore di imprese private e società. In genere riscuotono un lauto compenso per i loro "servizi" e se si pensa che spesso vengono utilizzati in stati dove i diritti umani non sono proprio al primo posto dell'agenda politica, ci si può facilmente immaginare con quale disinvoltura essi operino nell'affrontare situazioni a rischio o quali metodi utilizzino. Dal 2003 al 2007 in Iraq sono morti 917 contractor. Inoltre spesso lavorano a stretto contatto con le forze di occupazione o con le polizie locali.
La questione mercenari conquistò le prime pagine di cronaca in Italia proprio durante la guerra in Irak. Quattro contractor italiani furono presi in ostaggio dalle forze ribelli irakene e uno di questi fu ucciso prima del rilascio. L'ex guardia del corpo in questione si chiamava Fabrizio Quattrocchi (vi ricordate la frase "Vi faccio vedere come muore un Italiano?).
Dai giornali locali venne fuori che svariati mercenari venivano addestrati e forse reclutati proprio a Livorno presso la sede della E.P.T.S. - Executive Protection Training School (http://www.epts.it/wmnews/wmview.php?ArtID=22). Uno di questi si chiama Salvatore Stefio, fondatore successivamente di una propia agenzia, e presente in Irak insieme agli atri tre rapiti durante il conflitto. Tutti e quattro i contractor italiani avevano svolto corsi per la protezione degli oleodotti. Questa "scuola" sembra ancora piuttosto attiva nel campo dell'addestramento. Al suo interno lavorano numerosi ex parà dei corpi speciali e vanta addestratori israeliani.
Ci chiediamo a questo punto, se non sia possibile, vista la presenza nella nostra città di numerosi ex parà e mebri dei corpi speciali, che questa agenzia operi ancora nel reclutamento o quanto meno nell'indirizzamento di alcuni dei suoi allievi verso agenzie internazionali operanti a questo scopo.
L'arruolamento di mercenari è illegale in italia (288 del codice penale, "arruolamento al servizio dello straniero") e a prescindere dall'eventuale utilizzo nelle rivolte libiche è grave che nella nostra città sia tollerata la presenza di "scuole" di questo tipo.
Non è da escludere quindi, che, proprio per i motivi precedentemente descritti, alcuni degli ipotetici mercenari presenti in Libia non siano "passati" dalla nostra città.
Naturalmente queste sono solo supposizioni, ma quello che è certo è che tutta la questione merita un interesse particolare in prospettiva anche di eventuali conferme da parte di organi di informazione ufficiale operanti sul posto.
pc 26 gennaio - Ancora arresti, condanne e manganelli a Roma, Modena, Torino.
Ci vuole una risposta unitaria e nazionale, un organismo proletario e di massa, una manifestazione contro lo Stato di Polizia
26 GENNAIO 2012
Roma: manganellate contro i movimenti del diritto alla casa
Nella giornata in cui dobbiamo registrare gli arresti e le denunce agli attivisti No Tav e dopo le cariche ai pescatori ieri in piazza Montecitorio, questa mattina al Campidoglio cariche e manganellate contro i movimenti per il diritto alla casa che hanno chiesto un incontro con il sindaco Alemanno in occasione della discussione del Piano casa in assemblea capitolina.
24 GENNAIO 2012
osservatoriorepressione
Torino: chieste 29 condanne per gli scontri al G8 universitario
Coprirsi il volto durante una manifestazione, vietato per legge, lederebbe anche il diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero di chi partecipa al corteo senza travisarsi. È la tesi sostenuta in aula dal pubblico ministero di Torino, Roberto Sparagna, davanti al giudice Alessandra Pfiffner nel chiedere condanne a un anno di reclusione per 29 delle oltre 30 persone a giudizio (per alcuni è stata chiesta l’assoluzione) per essersi travisati durante la manifestazione del G8 dell’Università che si svolse il 19 maggio 2009 a Torino.
Secondo l’accusa infatti l’articolo 5 delle Disposizioni a tutela dell’ordine pubblico del 22 maggio 1975 (la famigerata Legge Reale), che vieta il travisamento durante le manifestazioni in luogo pubblico, non sarebbe solo a tutela di eventuali danni contro il patrimonio o la persona, ma sarebbe una norma posta anche a garanzia del diritto di manifestare di tutti quelli che lo fanno a viso scoperto. Il procedimento è parallelo a quello in cui sono imputati una ventina di ragazzi per i disordini con la polizia che avvennero verso la fine della manifestazione.
Modena: 4 arresti e 10 obblighi di firma per gli antifscisti del Guernica
Martedi 24 gennaio con l'ennesima mossa repressiva, la forza pubblica di Modena ha nuovamente colpito il Guernica e il suo progetto sociale.
4 compagni agli arresti domiciliari e 10 compagni con l'obbligo di firma, tra cui due compagni di Rifondazione Comunista.
...Ci vengono contestati, insieme ad altre cose, i fatti del 28 di ottobre: dagli atti che ci hanno consegnato pare di capire che si deve riconoscere libertà di parola a coloro che fanno apologia di fascismo, visto che è scritto chiaramente che si svolgeva una commemorazione della marcia su Roma. In un documento del tribunale, in altri termini, pare che venga stracciata la costituzione di questa repubblica.
La contraddizione è talmente palese che lo stesso sindaco di Modena Pighi, nelle sue dichiarazioni in merito a quel convegno, aveva detto che non di doveva tenere.
Inoltre il potere locale modenese non si fa scrupoli nel rovinare la vita a singoli compagni, che dovrebbero essere considerati innocenti fino ad eventuale condanna e lo si capisce non solo con i domiciliari, che vengono comminati prima del processo per persone che abitano e vivono qui ed in nessun modo intendono fuggire e che qui studiano e lavorano, ma anche con l'imposizione dell'obbligo di firma alle ore 16,00, orario proibitivo per molti compagni che a differenza di quello che certi personaggi pensano, hanno un lavoro o una attività in proprio. In pratica viene negata a priori, prima del processo, la possibilità di questi compagni di recarsi a studiare e a lavorare. La loro vita è già rovinata, prima ancora che siano stati giudicati.
Diventa evidente a tutti dopo quello che è successo: a Modena si colpiscono progetti sociali e antifascisti, mentre si legittimano i responsabili di questa crisi e la libertà di sventolare l'apologia di fascismo.
Le compagne/i del Guernica
pc 26 gennaio - la risposta del governo alle proteste sociali è una sola. la repressione
arresti NOTAV, cariche ai pescatori in protesta a montecitorio, arresti di camionisti
sono fatti che messi insieme mostrano una sola cosa
il governo dei banchieri e dei padroni, sostenuto da pd-pdl , non intende fare marcia indietro su nulla e risponde alle proteste come nella sua natura. moderno fascismo, stato di polizia, governo tecnico nel senso non eletto da nessuno e
imposto con una tecnica da colpo di stato, da Napolitano e partiti parlamentari, nel quadro dei diktat europei di scaricamento della crisi sui proletari, masse popolari, inclusi settori di piccole imprese, commercio, ecc per salvaguardare solo e unicamente gli interessi del grande capitale industriale e finanziario
a questo governo bisogna rispondere intensificando e unendo la lotta, intorno agli interessi proletari, che facciano da riferimento a un fronte unito popolare di tutti coloro che sono colpiti dalla crisi
è questo il messaggio e l'impegno che deve risuonare forte e chiaro dallo sciopero del 27 promosso dai sindacati di base e dalla manifestazione nazionale a roma
intanto però
insieme solidarizziamo con tutti coloro che sono colpiti dalla repressione e ne rivendichiamo l'immediata scarcerazione
proletari comunisti
26 gennaio 2012
sono fatti che messi insieme mostrano una sola cosa
il governo dei banchieri e dei padroni, sostenuto da pd-pdl , non intende fare marcia indietro su nulla e risponde alle proteste come nella sua natura. moderno fascismo, stato di polizia, governo tecnico nel senso non eletto da nessuno e
imposto con una tecnica da colpo di stato, da Napolitano e partiti parlamentari, nel quadro dei diktat europei di scaricamento della crisi sui proletari, masse popolari, inclusi settori di piccole imprese, commercio, ecc per salvaguardare solo e unicamente gli interessi del grande capitale industriale e finanziario
a questo governo bisogna rispondere intensificando e unendo la lotta, intorno agli interessi proletari, che facciano da riferimento a un fronte unito popolare di tutti coloro che sono colpiti dalla crisi
è questo il messaggio e l'impegno che deve risuonare forte e chiaro dallo sciopero del 27 promosso dai sindacati di base e dalla manifestazione nazionale a roma
intanto però
insieme solidarizziamo con tutti coloro che sono colpiti dalla repressione e ne rivendichiamo l'immediata scarcerazione
proletari comunisti
26 gennaio 2012
pc 26 gennaio - sabato in piazza contro la repressione e la criminalizzazione del movimento notav
massima adesione e partecipazione
Il network NoTav. “Cosa sta succedendo in Val di Susa?”. “Perchè arrestano i nostri attivisti?”. “Cosa possiamo fare?”. Sul web il passaparola è immediato. Non appena iniziano a trapelare le prime informazioni sull’operazione di polizia che ha portato all’arresto di 26 militanti del movimento No Tav, il “network della Valle” si attiva in modo immediato. Si chiedono spiegazioni precise e dettagliate. Si cerca di organizzare presidi e manifestazioni di protesta. Tante le reazioni: “Dicono che hanno arrestato solo gli antagonisti. Ma è una vecchia storia, la Valle non si ferma”. Poi le domande: “Perché hanno arrestato un consigliere comunale?”.
Facebook e Twitter. La rete dei No Tav si riaccende all’istante. Commenti e post sono centinaia. Numerosi i paragoni con la protesta dei camionisti. Sotto accusa la “disparità di trattamento”. C’è chi scrive: “Perchè è più grave difendere un territotrio che bloccare un Paese intero?”. Ancora, c’è chi prova a rassicurare: “Nonostante gli arresti a raffica saranno pochissimi i reati che potranno contestare”. Ancora: “E’ allucinante che nell’Italia bloccata da forconi e tassisti, le forze dell’ordine non abbiano di meglio da fare che arrestare i No Tav”.
Sabato in piazza. E prende corpo l’idea di una manifestazione. La propone Vittorio Bertola, grillino e candidato sindaco a Torino nelle amministrative della scorsa primavera. Scrive: “Attendiamo di sapere di cosa sono accusati esattamente. Perché arrestare un consigliere comunale in carica solo per la sua partecipazione a una manifestazione politica sarebbe un atto da Ventennio. Sabato pomeriggio manifestazione in centro a Torino”. E in tanti annunciano, per oggi, un presidio a Villarfocchiardo, la città di Guido Fissore, il consigliere comunale arrestato. Poi il comunicato del Movimento No Tav: “Era da tempo nell’aria e questa mattina all’alba puntualmente è scatta un’oprazione di polizia contro il movimento notav. In Valle gli arresti sono due”.
Il network NoTav. “Cosa sta succedendo in Val di Susa?”. “Perchè arrestano i nostri attivisti?”. “Cosa possiamo fare?”. Sul web il passaparola è immediato. Non appena iniziano a trapelare le prime informazioni sull’operazione di polizia che ha portato all’arresto di 26 militanti del movimento No Tav, il “network della Valle” si attiva in modo immediato. Si chiedono spiegazioni precise e dettagliate. Si cerca di organizzare presidi e manifestazioni di protesta. Tante le reazioni: “Dicono che hanno arrestato solo gli antagonisti. Ma è una vecchia storia, la Valle non si ferma”. Poi le domande: “Perché hanno arrestato un consigliere comunale?”.
Facebook e Twitter. La rete dei No Tav si riaccende all’istante. Commenti e post sono centinaia. Numerosi i paragoni con la protesta dei camionisti. Sotto accusa la “disparità di trattamento”. C’è chi scrive: “Perchè è più grave difendere un territotrio che bloccare un Paese intero?”. Ancora, c’è chi prova a rassicurare: “Nonostante gli arresti a raffica saranno pochissimi i reati che potranno contestare”. Ancora: “E’ allucinante che nell’Italia bloccata da forconi e tassisti, le forze dell’ordine non abbiano di meglio da fare che arrestare i No Tav”.
Sabato in piazza. E prende corpo l’idea di una manifestazione. La propone Vittorio Bertola, grillino e candidato sindaco a Torino nelle amministrative della scorsa primavera. Scrive: “Attendiamo di sapere di cosa sono accusati esattamente. Perché arrestare un consigliere comunale in carica solo per la sua partecipazione a una manifestazione politica sarebbe un atto da Ventennio. Sabato pomeriggio manifestazione in centro a Torino”. E in tanti annunciano, per oggi, un presidio a Villarfocchiardo, la città di Guido Fissore, il consigliere comunale arrestato. Poi il comunicato del Movimento No Tav: “Era da tempo nell’aria e questa mattina all’alba puntualmente è scatta un’oprazione di polizia contro il movimento notav. In Valle gli arresti sono due”.
pc 26 gennaio - libertà per tutti i compagni arrestati no tav - Stato, governo del terrore antipopolare
Sono 26 gli arresti (uno dei quali ai domiciliari), tra loro anche l'ex brigatista Paolo Maurizio Ferrari, e - secondo quanto afferma lo stesso segretario provinciale di Rifondazione - anche il responsabile organizzativo del Prc torinese Andrea Vitali, e undici le persone appartenenti al mondo antagonista e anarchico denunciate in relazione agli incidenti avvenuti lo scorso 3 luglio a Chiomonte, in Val Susa, contro la linea ferroviaria Tav Torino-Lione.
Ore 12,00 - Caselli: "Azioni contro i singoli, non contro il movimento"
Nel corso della conferenza stampa in Procura il Procuratore Capo di Torino Gianfranco Caselli ha sottolineato che l'operazione svolta stamane dalle forze dell'ordine era mirata a colpire «singoli soggetti che si sono resi responsabili di azioni contro la legge». «Nessuna azione contro la Valle di Susa, il movimento contrario all'alta velocità o contro le mobilitazioni che si svolgono entro i confini della legge», precisa Caselli. E aggiunge: «Le forze dell'ordine hanno compiuto un'operazione di cesello su una materia incandescente. Dei 41 provvedimenti notificati, soltanto tre riguardano cittadini valsusini, ulteriore prova che questa operazione non è contro la Valle e nemmeno contro il dissenso quando questo resta circoscritto nei confini imposti della legge».
Ore 10,30 - Il sindacato di polizia: "Grande soddisfazione"
Riguardo all'operazione della Digos contro la frangia violenta del movimento No Tav, non tardano ad arrivare anche i commenti del sindacato di polizia. In particolare, il segretario provinciale del Siap, Michele Cerviere, dichiara: «Siamo davvero soddisfatti. Le decine di ordinanze di custodia cautelare in via di esecuzione confermano senza ombra di dubbio le denunce del nostro sindacato a partire dal 27 giugno. Per mesi abbiamo chiesto che venissero individuati e perseguiti i violenti del movimento No Tav, che oltre ad attentare direttamente alla vita di donne e uomini in divisa istigano alla violenza e vomitano insulti, su social network e siti internet, oltraggiando la dignità dei poliziotti e dello Stato che rappresentano». Il segtretario Cerviere prosegue: «Oggi lo Stato batte un colpo e comincia a rendere giustizia alle centinaia di feriti tra le forze di polizia causati dai vili attacchi di questi aspiranti omicida, che hanno messo in ombra la legittima e pacifica protesta di migliaia di manifestanti che non condividono la realizzazione della linea Tav».
Ore 9,45 - Arrestati anche due ex terroristi
Sono coinvolte anche due persone che in passato hanno militato in organizzazioni terroristiche nell’inchiesta sul movimento No Tav sfociata questa mattina in una serie di arresti. Si tratta di Maurizio Paolo Ferrari, 66 anni, cofondatore delle Brigate Rosse insieme a Renato Curcio, e Stefano Ginetti 58 anni, ex di Prima Linea.
Ore 9,15 - Conferenza stampa No Tav
Alle 14,30 il movimento No Tav ha convocato una conferenza stampa al presidio di Vaie.
Ore 12,00 - Caselli: "Azioni contro i singoli, non contro il movimento"
Nel corso della conferenza stampa in Procura il Procuratore Capo di Torino Gianfranco Caselli ha sottolineato che l'operazione svolta stamane dalle forze dell'ordine era mirata a colpire «singoli soggetti che si sono resi responsabili di azioni contro la legge». «Nessuna azione contro la Valle di Susa, il movimento contrario all'alta velocità o contro le mobilitazioni che si svolgono entro i confini della legge», precisa Caselli. E aggiunge: «Le forze dell'ordine hanno compiuto un'operazione di cesello su una materia incandescente. Dei 41 provvedimenti notificati, soltanto tre riguardano cittadini valsusini, ulteriore prova che questa operazione non è contro la Valle e nemmeno contro il dissenso quando questo resta circoscritto nei confini imposti della legge».
Ore 10,30 - Il sindacato di polizia: "Grande soddisfazione"
Riguardo all'operazione della Digos contro la frangia violenta del movimento No Tav, non tardano ad arrivare anche i commenti del sindacato di polizia. In particolare, il segretario provinciale del Siap, Michele Cerviere, dichiara: «Siamo davvero soddisfatti. Le decine di ordinanze di custodia cautelare in via di esecuzione confermano senza ombra di dubbio le denunce del nostro sindacato a partire dal 27 giugno. Per mesi abbiamo chiesto che venissero individuati e perseguiti i violenti del movimento No Tav, che oltre ad attentare direttamente alla vita di donne e uomini in divisa istigano alla violenza e vomitano insulti, su social network e siti internet, oltraggiando la dignità dei poliziotti e dello Stato che rappresentano». Il segtretario Cerviere prosegue: «Oggi lo Stato batte un colpo e comincia a rendere giustizia alle centinaia di feriti tra le forze di polizia causati dai vili attacchi di questi aspiranti omicida, che hanno messo in ombra la legittima e pacifica protesta di migliaia di manifestanti che non condividono la realizzazione della linea Tav».
Ore 9,45 - Arrestati anche due ex terroristi
Sono coinvolte anche due persone che in passato hanno militato in organizzazioni terroristiche nell’inchiesta sul movimento No Tav sfociata questa mattina in una serie di arresti. Si tratta di Maurizio Paolo Ferrari, 66 anni, cofondatore delle Brigate Rosse insieme a Renato Curcio, e Stefano Ginetti 58 anni, ex di Prima Linea.
Ore 9,15 - Conferenza stampa No Tav
Alle 14,30 il movimento No Tav ha convocato una conferenza stampa al presidio di Vaie.
pc 26 gennaio - Sabato 28 Gennaio manifestazione NO-TAV a Torino da piazza Carlo Felice a piazza Castello
manifestazione decisa prima degli arresti di oggi
Sabato 28 Gennaio iniziativa NO-TAV a Torino da piazza Carlo Felice a piazza Castello
NO TAV, UNA GARANZIA PER IL FUTURO
Noi vogliamo costruire un futuro per tutti
Politici, amministratori, affaristi tenetevi le vostre macerie
Ve le porteremo a Torino il 28 gennaio 2012.
Porteremo macerie della Maddalena di Chiomonte: pezzi di alberi tagliati per fare posto al
non cantiere, pezzi di recinzione, bossoli di lacrimogeni che hanno gasato e ferito persone
e piante, pietre lanciate, ecc…
Vi restituiamo le macerie che state creando.
Le macerie dell'informazione che spesso non è corretta, le macerie della libertà di tutti
ferita dalla militarizzazione di un'intera valle, le macerie del denaro pubblico che si sta
sprecando in una grande opera inutile e dannosa di cui approfitteranno soprattutto mafie e
affaristi, le macerie di quello che voi chiamate sviluppo e crescita e che invece porta crisi
sociale ed economica.
Noi non ci stiamo e continueremo ad opporci con la sola forza della nonviolenza
popolare con forme di disubbidienza civile, di boicottaggio, di non collaborazione, di
resistenza, di determinazione nella ricerca della giustizia.
Noi non ci stiamo e continueremo a impegnarci per costruire una società e un mondo
in cui le ricchezze siano redistribuite in modo più equo, in cui le risorse necessarie per il
bene di tutti si trovino tagliando le spese militari e colpendo le grandi ricchezze non
produttive, in cui i beni comuni siano al centro: lavoro, scuola, sanità, servizi per le
persone più fragili, trasporti locali, cultura…
Invitiamo i cittadini di Torino, della Valsangone, dei comuni della
Collina Morenica, della Val di Susa a ritrovarsi sabato 28 gennaio alle
h.14,30 in piazza Carlo Felice.
Per garantire gli affari all’alta velocità, si cancellano servizi, si impongono costi elevati ai
viaggiatori, si eliminano tratte, si peggiora il servizio per i pendolari, si licenziano lavoratori:
testimoniamo con la nostra presenza nell’area della stazione la nostra solidarietà ai
ferrovieri in lotta per difendere il proprio posto di lavoro.
Invitiamo tutti a portare o indossare un cartellone che esprima le ragioni contro il Tav ed un
messaggio costruttivo e di impegno per difendere le nostre colline, le nostre montagne, le
nostre città.
Cercheremo il dialogo con i cittadini per le strade del centro, i nostri cartelli parleranno
delle ragioni della nostra lotta, le performance teatrali che faremo in piazza Castello
porteranno sotto gli occhi di tutti la quotidianità di una valle militarizzata.
Al termine porteremo le macerie a chi le ha prodotte, a chi costruisce muri invece di
ascoltare, a chi vuole continuare a distruggere i beni comuni.
per info vai sui siti www.notav.eu - www.notav.info - www.notav-valsangone.eu
www.notavtorino.org - www.ambientevalsusa.it - www.lavallecheresiste.info
pc 26 gennaio - torino - Mambo libero…liberi tutti/e!Sempre resistenza No-Tav
Mambo libero…liberi tutti/e!Sempre resistenza No-Tav
Duro risveglio nell’occupazione di via Muriaglio stamane: gli sbirri sono arrivati con arroganza a svegliare gli/le occupanti alla ricerca di un “pericoloso” compagno del Gabrio e militante notav. Duro risveglio anche al Paso, al Mezcal, al Barrocchio, alla Credenza e in tante case di compagni e compagne, e subito corre la notizia: è partita la “grande operazione”, il “bliz” per gli scontri in valle, le perquise e gli arresti (a 6 mesi dai fatti!)… Duro risveglio tra telefonate e corse, per capire quanti sono, quanti siamo, chi si, chi no….. lo sappiamo gli arresti sono arbitrari, e alla fine vanno sempre a colpire dove fa più male, vanno a svegliare quelli/e a cui più vogliamo bene, scelgono tra i/le generosi/e, tra i compagni e le compagne sempre presenti, tra chi non si tira mai indietro, tra chi critica, chi si fa sentire, chi infastidisce….. E nello stesso tempo potrebbero arrestare chiunque di noi, perchè le idee sono proprio le stesse, le parole, le mani, i piedi che hanno scalato le montagne che amiamo. In valle abbiamo reagito insieme, alla stessa violenza, degli sbirri e della tav, sui corpi e sui territori, e abbiamo respirato gli stessi lacrimogeni, e subito gli stessi manganelli. Oggi è toccato a Mambo, Luca, Giorgio, Guido, Maya, Tobia… a 25 compagni e compagne, che con coraggio e determinazione insieme a noi han detto NO al tav per dire no alla mercificazione della terra, della salute, delle relazioni, per dire che le persone valgono più dei profitti, per dire che il “progresso” non è certo quello che ammazza una valle e i suoi abitanti. Loro sono in carcere, noi fuori non possiamo che continuare a lottare, abbiamo un motivo in più, credono di farci paura, non ci fermeranno mai. Mambo libero-liber* tutt*, sempre resistenza No-Tav
Duro risveglio nell’occupazione di via Muriaglio stamane: gli sbirri sono arrivati con arroganza a svegliare gli/le occupanti alla ricerca di un “pericoloso” compagno del Gabrio e militante notav. Duro risveglio anche al Paso, al Mezcal, al Barrocchio, alla Credenza e in tante case di compagni e compagne, e subito corre la notizia: è partita la “grande operazione”, il “bliz” per gli scontri in valle, le perquise e gli arresti (a 6 mesi dai fatti!)… Duro risveglio tra telefonate e corse, per capire quanti sono, quanti siamo, chi si, chi no….. lo sappiamo gli arresti sono arbitrari, e alla fine vanno sempre a colpire dove fa più male, vanno a svegliare quelli/e a cui più vogliamo bene, scelgono tra i/le generosi/e, tra i compagni e le compagne sempre presenti, tra chi non si tira mai indietro, tra chi critica, chi si fa sentire, chi infastidisce….. E nello stesso tempo potrebbero arrestare chiunque di noi, perchè le idee sono proprio le stesse, le parole, le mani, i piedi che hanno scalato le montagne che amiamo. In valle abbiamo reagito insieme, alla stessa violenza, degli sbirri e della tav, sui corpi e sui territori, e abbiamo respirato gli stessi lacrimogeni, e subito gli stessi manganelli. Oggi è toccato a Mambo, Luca, Giorgio, Guido, Maya, Tobia… a 25 compagni e compagne, che con coraggio e determinazione insieme a noi han detto NO al tav per dire no alla mercificazione della terra, della salute, delle relazioni, per dire che le persone valgono più dei profitti, per dire che il “progresso” non è certo quello che ammazza una valle e i suoi abitanti. Loro sono in carcere, noi fuori non possiamo che continuare a lottare, abbiamo un motivo in più, credono di farci paura, non ci fermeranno mai. Mambo libero-liber* tutt*, sempre resistenza No-Tav
pc 26 gennaio - LIBERI TUTTI ! LA VALLE NON SI ARRESTA !
dal sito NO TAV
Arresti #notav: operazione in tutta Italia
Submitted by notav_info on 26 gennaio 2012 – 08:41No Comment.Era da tempo nell’aria e questa mattina all’alba puntualmente è scatta un’oprazione di polizia contro il movimento notav. Le agenzie parlano di 32 arresti sparsi sul territorio nazionale e 11 denunce. In Valle gli arresti sono due e riguardano Giorgio del comitato di lotta popolare di Bussoleno e Askatasuna e Guido, consigliere comunale di VillarFocchiardo. Arresti anche a Torino tra Askatasuna e altre realtà.
Seguiranno aggiornamenti…Liberti tutti la Valle non si Arresta!
Arresti #notav: operazione in tutta Italia
Submitted by notav_info on 26 gennaio 2012 – 08:41No Comment.Era da tempo nell’aria e questa mattina all’alba puntualmente è scatta un’oprazione di polizia contro il movimento notav. Le agenzie parlano di 32 arresti sparsi sul territorio nazionale e 11 denunce. In Valle gli arresti sono due e riguardano Giorgio del comitato di lotta popolare di Bussoleno e Askatasuna e Guido, consigliere comunale di VillarFocchiardo. Arresti anche a Torino tra Askatasuna e altre realtà.
Seguiranno aggiornamenti…Liberti tutti la Valle non si Arresta!
pc 26 gennaio - giù le mani dal movimento NO TAV libertà per i compagni arrestati
Blitz anti-No Tav, raffica di arresti
torino
E' in corso dall'alba di questa mattina l'operazione coordinata dalla procura di Torino che ha portato all'arresto di oltre quaranta militanti del movimento No Tav coinvolti negli incidenti avvenuti a Chiomonte dalla notte del 23 maggio fino all'8 dicembre. I reati contestati sono lesioni, violenza e resistenza aggravata in concorso ai danni di pubblico ufficiale per gli incidenti nel quale rimasero feriti oltre 200 uomini delle forze dell’ordine e decine di manifestanti. Undici le persone indagate a piede libero.
Ore 8,50
Cominciano a filtrare i nomi degli arrestati nel corso dell'operazione scattata all'alba: tra questi figurano Tobia Imperato, uno degli esponenti di rilievo dell'area anarco insurrezionalista e Giorgio Rossetto, uno dei leader del centro sociale Askatasuna di Torino.
Ore 8,26
Perquisiti tre centri sociali nel Torinese: sono El Paso di Torino, il Mezcal di Collegno e il Barocchio di Grugliasco.
Ore 8,20
Tra gli arrestati anche Guido Fissore, consigliere comunale di Villar Focchiardo. Sul sito NoTav.info l'invito alla resistenza: «Liberi tutti la Valle non si Arresta»
Ore 8,06
La Questura di Torino ha emesso venticinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, quindici con obbligo di dimora, un provvedimento di arresti domiciliari e un divieto di dimora in provincia di Torino. Le città interessate dalla maxi operazione sono Torino, Asti, Milano, Trento, Palermo, Roma, Padova Genova, Pistoia, Cremona, Macerata, Biella, Bergamo, Parma, Modena e in Francia.
Ore 7,53
Il legal team del movimento No Tav sta seguendo lo svolgimento dell'operazione. In tarda mattinata, quando i numeri dell'operazione e i capi d'accusa saranno più chiari, si riuniranno per decidere le strategie difensive da adottare.
Ore 7,30
Alle 7,30 la prima macchina con uno degli arrestati è entrata in Questura a Torino. Intanto sui siti No Tav si sta diffondendo la notizia del maxi blitz della Polizia. Numerosi attivisti si stanno radunando a Villar Focchiardo. Già attivati i legali del Movimento. Nel corso della giornata si terrà probabilmente un raduno in Valsusa. E salgono i timori che la manifestazione di protesta in programma per sabato a Torino assuma i contorni di una rappresaglia nei confronti dell'operazione di questa mattina.
Ore 6,30
Il blitz è scattato questa mattina intorno alle 6. L'operazione si è svolta a Torino, in Valsusa e in alcune città del Nord Est e della Lombardia e in altre regioni italiane. L'inchiesta si è estesa anche a simpatizzanti residenti in altri paesi europei. L'operazione coordinata dai pm Manuela Pedrotta e Giuseppe Ferrando e sotto la supervisione del procuratore capo Giancarlo Caselli nasce in seguito alle indagini svolte dalla Digos di Torino, che attraverso l'uso di sofiscate tecnologie informatiche, ha ricostruito l'identità di chi ha partecipato attivamente agli scontri con le forze dell'ordine.
Operazione in tutta italia, ci sono anche 11 indagati
Valsusa, 26 arresti per gli scontri di luglio
Nel mirino leader dei No Tav e dell'area antagonista
I reati: lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale
Operazione in tutta italia, ci sono anche 11 indagati
Valsusa, 26 arresti per gli scontri di luglio
Nel mirino leader dei No Tav e dell'area antagonista
I reati: lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale
TORINO - Ci sono voluti sei mesi di indagini. E alla fine sono le 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 1 persona ai domiciliari, 15 obblighi di dimora. Questi i provvedimenti di un blitz cominciato all’alba per gli incidenti al cantiere Tav dello scorso luglio. Da Torino a Palermo, passando per Milano, Genova e Padova. La magistratura presenta dunque il conto per i violenti scontri del 3 luglio in Val di Susa, quando centinaia di militanti No Tav assalirono le forze dell’ordine che presidiavano il cantiere dell’Alta velocità Torino-Lione. I reati contestati sono resistenza, violenza, lesioni, danneggiamento aggravati in concorso.
L'AREA ANTAGONISTA- I nomi delle persone coinvolte, tutte accusate di aver preso parte direttamente alle violenze, sono di un certo spessore nell’area antagonista. Colpiti i vertici del movimento in Valle e a Torino, per alcuni c’è anche l’accusa di associazione a delinquere. In carcere esponenti dell’area antagonista di Milano, arresti anche in Toscana, Liguria, Emilia Romagna. Colpito il centro sociale torinese Askatasuna, considerato il braccio operativo del movimento No Tav. L’operazione di Polizia, che vede impegnati più di 150 agenti in tutta Italia, è in corso.
La battaglia di Chiomonte
L'EX BRIGATISTA - Nell’elenco delle persone oggetto di provvedimenti da parte dell’autorità giudiziaria figurano nomi che faranno molto discutere. Come Paolo Maurizio Ferrari, ex terrorista italiano appartenuto alle Brigate rosse. Mai pentito, mai dissociato, considerato l’ultimo degli irriducibili, aveva finito di scontare la pena nel 2004, dopo trent’anni di detenzione. Avrebbe partecipato in maniera attiva agli scontri del 3 luglio. Un altro personaggio di spicco coinvolto è Giorgio Rossetto, 52 anni, leader storico del centro sociale Askatasuna.
Gli scontri a Chiomonte/2
CONSIGLIERE COMUNALE- Nel blitz è stato coinvolto anche Guido Fissore, consigliere comunale di Villar Focchiardo. La polizia ha perquisito il suo appartamento e lo ha portato in questura. Fissore il dicembre scorso aveva accompagnato studenti in gita al cantiere. Nel paese è stato organizzato un presidio contro gli arresti.
Marco Imarisio
torino
E' in corso dall'alba di questa mattina l'operazione coordinata dalla procura di Torino che ha portato all'arresto di oltre quaranta militanti del movimento No Tav coinvolti negli incidenti avvenuti a Chiomonte dalla notte del 23 maggio fino all'8 dicembre. I reati contestati sono lesioni, violenza e resistenza aggravata in concorso ai danni di pubblico ufficiale per gli incidenti nel quale rimasero feriti oltre 200 uomini delle forze dell’ordine e decine di manifestanti. Undici le persone indagate a piede libero.
Ore 8,50
Cominciano a filtrare i nomi degli arrestati nel corso dell'operazione scattata all'alba: tra questi figurano Tobia Imperato, uno degli esponenti di rilievo dell'area anarco insurrezionalista e Giorgio Rossetto, uno dei leader del centro sociale Askatasuna di Torino.
Ore 8,26
Perquisiti tre centri sociali nel Torinese: sono El Paso di Torino, il Mezcal di Collegno e il Barocchio di Grugliasco.
Ore 8,20
Tra gli arrestati anche Guido Fissore, consigliere comunale di Villar Focchiardo. Sul sito NoTav.info l'invito alla resistenza: «Liberi tutti la Valle non si Arresta»
Ore 8,06
La Questura di Torino ha emesso venticinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, quindici con obbligo di dimora, un provvedimento di arresti domiciliari e un divieto di dimora in provincia di Torino. Le città interessate dalla maxi operazione sono Torino, Asti, Milano, Trento, Palermo, Roma, Padova Genova, Pistoia, Cremona, Macerata, Biella, Bergamo, Parma, Modena e in Francia.
Ore 7,53
Il legal team del movimento No Tav sta seguendo lo svolgimento dell'operazione. In tarda mattinata, quando i numeri dell'operazione e i capi d'accusa saranno più chiari, si riuniranno per decidere le strategie difensive da adottare.
Ore 7,30
Alle 7,30 la prima macchina con uno degli arrestati è entrata in Questura a Torino. Intanto sui siti No Tav si sta diffondendo la notizia del maxi blitz della Polizia. Numerosi attivisti si stanno radunando a Villar Focchiardo. Già attivati i legali del Movimento. Nel corso della giornata si terrà probabilmente un raduno in Valsusa. E salgono i timori che la manifestazione di protesta in programma per sabato a Torino assuma i contorni di una rappresaglia nei confronti dell'operazione di questa mattina.
Ore 6,30
Il blitz è scattato questa mattina intorno alle 6. L'operazione si è svolta a Torino, in Valsusa e in alcune città del Nord Est e della Lombardia e in altre regioni italiane. L'inchiesta si è estesa anche a simpatizzanti residenti in altri paesi europei. L'operazione coordinata dai pm Manuela Pedrotta e Giuseppe Ferrando e sotto la supervisione del procuratore capo Giancarlo Caselli nasce in seguito alle indagini svolte dalla Digos di Torino, che attraverso l'uso di sofiscate tecnologie informatiche, ha ricostruito l'identità di chi ha partecipato attivamente agli scontri con le forze dell'ordine.
Operazione in tutta italia, ci sono anche 11 indagati
Valsusa, 26 arresti per gli scontri di luglio
Nel mirino leader dei No Tav e dell'area antagonista
I reati: lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale
Operazione in tutta italia, ci sono anche 11 indagati
Valsusa, 26 arresti per gli scontri di luglio
Nel mirino leader dei No Tav e dell'area antagonista
I reati: lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale
TORINO - Ci sono voluti sei mesi di indagini. E alla fine sono le 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 1 persona ai domiciliari, 15 obblighi di dimora. Questi i provvedimenti di un blitz cominciato all’alba per gli incidenti al cantiere Tav dello scorso luglio. Da Torino a Palermo, passando per Milano, Genova e Padova. La magistratura presenta dunque il conto per i violenti scontri del 3 luglio in Val di Susa, quando centinaia di militanti No Tav assalirono le forze dell’ordine che presidiavano il cantiere dell’Alta velocità Torino-Lione. I reati contestati sono resistenza, violenza, lesioni, danneggiamento aggravati in concorso.
L'AREA ANTAGONISTA- I nomi delle persone coinvolte, tutte accusate di aver preso parte direttamente alle violenze, sono di un certo spessore nell’area antagonista. Colpiti i vertici del movimento in Valle e a Torino, per alcuni c’è anche l’accusa di associazione a delinquere. In carcere esponenti dell’area antagonista di Milano, arresti anche in Toscana, Liguria, Emilia Romagna. Colpito il centro sociale torinese Askatasuna, considerato il braccio operativo del movimento No Tav. L’operazione di Polizia, che vede impegnati più di 150 agenti in tutta Italia, è in corso.
La battaglia di Chiomonte
L'EX BRIGATISTA - Nell’elenco delle persone oggetto di provvedimenti da parte dell’autorità giudiziaria figurano nomi che faranno molto discutere. Come Paolo Maurizio Ferrari, ex terrorista italiano appartenuto alle Brigate rosse. Mai pentito, mai dissociato, considerato l’ultimo degli irriducibili, aveva finito di scontare la pena nel 2004, dopo trent’anni di detenzione. Avrebbe partecipato in maniera attiva agli scontri del 3 luglio. Un altro personaggio di spicco coinvolto è Giorgio Rossetto, 52 anni, leader storico del centro sociale Askatasuna.
Gli scontri a Chiomonte/2
CONSIGLIERE COMUNALE- Nel blitz è stato coinvolto anche Guido Fissore, consigliere comunale di Villar Focchiardo. La polizia ha perquisito il suo appartamento e lo ha portato in questura. Fissore il dicembre scorso aveva accompagnato studenti in gita al cantiere. Nel paese è stato organizzato un presidio contro gli arresti.
Marco Imarisio
pc 25 gennaio - infame operazione repressiva contro i NOTAV - 26 arresti - immediata solidarietà e mobilitazione
immediata solidarietà e mobilitazione
NO TAVBlitz all'alba contro l'ala antagonista
Ventisei arresti in mezza ItaliaLa polizia ha avviato l'operazione nei
confronti dei duri del movimento. Le manette sono scattate a Torino, in
Valsusa, a Milano e in altre zona d'Italia. In carcere uno dei leader di
Askatasuna, perquisiti altri tre centri sociali. Manifestazione a
Villarfioccardo sotto casa del consigliere comunale finito in celladi MEO
PONTE
La polizia ha avviato all'alba un'imponente operazione contro l'ala
antagonista del movimento No Tav preparata a lungo. Sono 26 gli arresti (uno
dei quali ai domiciliari) e undici le persone appartenenti al mondo
antagonista e anarchico denunciate in relazione agli incidenti avvenuti lo
scorso 3 luglio a Chiomonte, in Val Susa, contro la linea ferroviaria Tav
Torino-Lione. Negli scontri rimasero feriti duecento agenti delle forze
dell'ordine che presidiavano il cantiere.
Le manette, nell'aria da giorni, sono scattate non solo a Torino e in Val
Susa ma anche Asti, Milano, Trento, Palermo, Roma, Padova, Genova, Pistoia,
Cremona, Macerata,Biella, Bergamo, Parma e Modena. Un arresto è stato fatto
in Francia. Sono stati notificate anche 15 misure di obbligo di dimora e una
misura di divieto di dimora nella provincia di Torino. Sono stati anchye
perquisiti tre centri sociali: El Paso a Torino in via Passo Buole, il
Metzcal a Collegno e il Barocchio di Grugliasco
Già ieri sera un gruppo di anarchici aveva manifestato davanti al carcere
torinese delle Vallette contro il blitz annunciato. Le accuse vanno da
violenza e resistenza a pubblico ufficiale a lesioni e danneggiamenti in
concorso e aggravati. Tra i primi arrestati ad essere accompagnati in
questura c'è, Giorgio Rossetto uno dei leader del centro sociale torinese
Askatasuna, e Guido Fissore, consigliere comunale di Villarfioccardo.
Le ordinanze sono state emesse dal Gip di Torino, Federica Bompieri, su
richiesta del procuratore aggiunto Andrea Beconi, nell'ambito di
un'inchiesta condotta dalla questura del capoluogo piemontese. Il maggior
numero di provvedimenti riguarda persone residenti in Piemonte.
Attivisti del movimento No Tav hanno deciso di radunarsi a Villar Focchiardo
(Torino), dove abita Guido Fissore, consigliere comunale che è stato
condotto in Questura, a Torino, nell'ambito dell'operazione in corso in
tutta Italia. Lo annunciano gli stessi attivisti attraverso siti e social
network.
Gli avvocati del 'legal-team' del movimento No Tav - riferiscono gli stessi
attivisti - sono già al lavoro per assistere alcuni degli arrestati
(26 gennaio 2012)
NO TAVBlitz all'alba contro l'ala antagonista
Ventisei arresti in mezza ItaliaLa polizia ha avviato l'operazione nei
confronti dei duri del movimento. Le manette sono scattate a Torino, in
Valsusa, a Milano e in altre zona d'Italia. In carcere uno dei leader di
Askatasuna, perquisiti altri tre centri sociali. Manifestazione a
Villarfioccardo sotto casa del consigliere comunale finito in celladi MEO
PONTE
La polizia ha avviato all'alba un'imponente operazione contro l'ala
antagonista del movimento No Tav preparata a lungo. Sono 26 gli arresti (uno
dei quali ai domiciliari) e undici le persone appartenenti al mondo
antagonista e anarchico denunciate in relazione agli incidenti avvenuti lo
scorso 3 luglio a Chiomonte, in Val Susa, contro la linea ferroviaria Tav
Torino-Lione. Negli scontri rimasero feriti duecento agenti delle forze
dell'ordine che presidiavano il cantiere.
Le manette, nell'aria da giorni, sono scattate non solo a Torino e in Val
Susa ma anche Asti, Milano, Trento, Palermo, Roma, Padova, Genova, Pistoia,
Cremona, Macerata,Biella, Bergamo, Parma e Modena. Un arresto è stato fatto
in Francia. Sono stati notificate anche 15 misure di obbligo di dimora e una
misura di divieto di dimora nella provincia di Torino. Sono stati anchye
perquisiti tre centri sociali: El Paso a Torino in via Passo Buole, il
Metzcal a Collegno e il Barocchio di Grugliasco
Già ieri sera un gruppo di anarchici aveva manifestato davanti al carcere
torinese delle Vallette contro il blitz annunciato. Le accuse vanno da
violenza e resistenza a pubblico ufficiale a lesioni e danneggiamenti in
concorso e aggravati. Tra i primi arrestati ad essere accompagnati in
questura c'è, Giorgio Rossetto uno dei leader del centro sociale torinese
Askatasuna, e Guido Fissore, consigliere comunale di Villarfioccardo.
Le ordinanze sono state emesse dal Gip di Torino, Federica Bompieri, su
richiesta del procuratore aggiunto Andrea Beconi, nell'ambito di
un'inchiesta condotta dalla questura del capoluogo piemontese. Il maggior
numero di provvedimenti riguarda persone residenti in Piemonte.
Attivisti del movimento No Tav hanno deciso di radunarsi a Villar Focchiardo
(Torino), dove abita Guido Fissore, consigliere comunale che è stato
condotto in Questura, a Torino, nell'ambito dell'operazione in corso in
tutta Italia. Lo annunciano gli stessi attivisti attraverso siti e social
network.
Gli avvocati del 'legal-team' del movimento No Tav - riferiscono gli stessi
attivisti - sono già al lavoro per assistere alcuni degli arrestati
(26 gennaio 2012)
mercoledì 25 gennaio 2012
pc 25 gennaio - 27 a roma per unire il fronte di lotta contro padroni e governo Monti
Vi sono crescenti adesioni allo sciopero del 27 e vengono anche da componenti sindacali e politiche che non fanno parte dei sindacati di base promotori
dello sciopero e della manifestazione di Roma.
Questo è positivo,così come positivo sarebbe che tanti partecipino effettivamente
alla manifestazione di Roma, evitando in questo caso la frammentazione locale, che è una forma arretrata di partecipare, venata di localismo e distinguo autoreferenziali.
Certo a roma servirebbe ben più di una manifestazione di massa partecipata ma tradizionale.. ma sicuramente anche questo tipo di manifestazione serve, lancia un messaggio di presenza e autonomia dei lavoratori, quanto mai necessaria nel clima
di protesta sociale diffusa che i provvedimenti del governo Monti provocano.
LE PAROLE D'ORDINI DELLA MANIFESTAZIONE NECESSARIE SONO
- RESPINGERE LE MANOVRE DEL GOVERNO DEI PADRONI CHE SCARICANO LA CRISI SUI LAVORATORI
TASSE-ICI-AUMENTI IVA PER CAROVITA- PRIVATIZZAZIONI E LIBERALIZZAZIONI PER CONTO DEI GROSSI AI DANNI DEI PICCOLI
- RESPINGERE IL PIANO MARCHIONNE E LA SUA ESTENSIONE IN TUTTE LE FABBRICHE DEL PAESE
- RIVENDICARE LAVORO E SALARIO GARANTITO PER PRECARI E DISOCCUPATI
APPUNTAMENTO QUINDI A PIAZZA DELLA REPUBBLICA ORE 9.30 VENERDI 27
SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE
BUS DA PALERMO, TARANTO, PARTECIPAZIONE A BUS DA MILANO- BERGAMO
PARTECIPAZIONE DA ALTRE CITTA' NELLA MANIERA MIGLIORE POSSIBILE
SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE
COORDINAMENTO NAZIONALE
dello sciopero e della manifestazione di Roma.
Questo è positivo,così come positivo sarebbe che tanti partecipino effettivamente
alla manifestazione di Roma, evitando in questo caso la frammentazione locale, che è una forma arretrata di partecipare, venata di localismo e distinguo autoreferenziali.
Certo a roma servirebbe ben più di una manifestazione di massa partecipata ma tradizionale.. ma sicuramente anche questo tipo di manifestazione serve, lancia un messaggio di presenza e autonomia dei lavoratori, quanto mai necessaria nel clima
di protesta sociale diffusa che i provvedimenti del governo Monti provocano.
LE PAROLE D'ORDINI DELLA MANIFESTAZIONE NECESSARIE SONO
- RESPINGERE LE MANOVRE DEL GOVERNO DEI PADRONI CHE SCARICANO LA CRISI SUI LAVORATORI
TASSE-ICI-AUMENTI IVA PER CAROVITA- PRIVATIZZAZIONI E LIBERALIZZAZIONI PER CONTO DEI GROSSI AI DANNI DEI PICCOLI
- RESPINGERE IL PIANO MARCHIONNE E LA SUA ESTENSIONE IN TUTTE LE FABBRICHE DEL PAESE
- RIVENDICARE LAVORO E SALARIO GARANTITO PER PRECARI E DISOCCUPATI
APPUNTAMENTO QUINDI A PIAZZA DELLA REPUBBLICA ORE 9.30 VENERDI 27
SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE
BUS DA PALERMO, TARANTO, PARTECIPAZIONE A BUS DA MILANO- BERGAMO
PARTECIPAZIONE DA ALTRE CITTA' NELLA MANIERA MIGLIORE POSSIBILE
SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE
COORDINAMENTO NAZIONALE
pc 25 gennaio - Protesta dei Forconi... secondo intervento da Palermo
Dovevamo partecipare alle manifestazioni dei forconi?
I compagni del circolo di proletari comunisti di Palermo sono stati subito coinvolti in questa discussione tirata in ballo dai compagni del centro sociale Anomalia durante la riunione dell’“assemblea permanente” di mercoledì 12 gennaio, seconda riunione fissata per organizzare la prima manifestazione in un quartiere popolare della città.
Secondo un compagno dell’Anomalia, infatti, sarebbe stato utile “riattraversare” la giornata di protesta del movimento dei forconi indetta per il 16, entrarci con le nostre parole d’ordine; questi, diceva, sembra che non abbiano riferimenti espliciti verso partiti e sindacati ufficiali che anzi criticano, anche se vi sono presenti aspetti di qualunquismo, ma la forma con cui vogliono manifestare con blocchi di strade ecc. è buona così come alcune rivendicazioni...
Premettendo che la riunione in corso non era sui forconi, il compagno del circolo dice che sono ben visibili gli aspetti reazionari, a cominciare dalle rivendicazioni di tipo “protezionistico” e che comunque si tratta di appartenenti ad un’altra classe (agricoltori, piccoli padroni...) e che il problema che abbiamo adesso è di occuparci di quello che stiamo facendo e della nostra classe...
Ripetiamo in tono più colorito e grezzo la stessa cosa ad un giovane proletario che a fine riunione, in uno scambio di opinioni individuale, vuole ritornare sulla questione, e diciamo su per giù queste parole: “Perché dovremmo avere a che fare con questi? questa non è la nostra classe, si tratta di padroni e padroncini che sono incazzati per via della crisi e perché hanno perso in parte il referente politico “sicuro” e cioè quel Cuffaro che come assessore all’agricoltura siciliana prima e presidente della regione poi si era tenuto tutta questa clientela ben salda utilizzando i fondi statali ed europei... sono gli stessi che quando noi manifestiamo per il lavoro o altro ti passano sopra con i Tir e se ne fregano delle tue ragioni...”
Obiezione: sì però questi fanno casino, se si muovono che facciamo?”
Risposta: “Noi organizziamo le nostre forze, facciamo il nostro lavoro a cominciare da quello nei quartieri... poi se davvero avranno il coraggio di assaltare il palazzo vedremo in che modo partecipare...”; la conversazione finisce con un “Va bene...” e l’impegno ad organizzare la manifestazione a Ballarò.
Nemmeno la possibilità dell’“influenza” da contrapporre ai fascisti né la visibilità di una controazione possono riuscire dato che la protesta, abbiamo detto, assorbirà tutta l’attenzione mediatica.
Quindi, organizzare le forze, fare il nostro lavoro, prendere posizione e spiegare e rispiegare... cosa che soprattutto oralmente abbiamo fatto nei giorni seguenti in ogni occasione, abbiamo detto anche che se avessimo avuto la “forza d’urto” necessaria saremmo intervenuti anche subito per spostare il peso della protesta verso i palazzi, comunque stavamo organizzando una manifestazione sabato pomeriggio ma quel giorno i manifestanti non sono andati in piazza...
Non si trattava, quindi, di sostenere le tesi e le posizioni di questa classe, ma di additare come responsabile di tutto il governo, attaccare il governo, locale e nazionale, dicendo che non è in grado di risolvere i problemi sociali, né dei lavoratori e delle masse popolari, né delle piccole imprese come queste...
Sulla natura di classe del movimento dei forconi, quindi, avevamo già chiarito e crediamo che adesso sia più chiaro anche a tutti.
Quello che ci interessa qui è vedere meglio la questione delle prese di posizione e delle manifestazioni aperte di sostegno, soprattutto a livello locale, addirittura con la partecipazione attiva e l’invito a partecipare, al movimento dei forconi...
I fascisti di forza nuova in cerca di visibilità e di una “base reale” (anche elettorale) sulla quale contare hanno provato immediatamente ad intestarsi la protesta ai massimi livelli, mentre a livello locale hanno partecipato ai presidi prima con loro bandiera, poi anche senza, e la cosa ha sollevato una certa indignazione per cui anche gli esponenti dei forconi hanno dovuto, almeno pubblicamente, prendere le distanze, dicendo che non vogliono nessun partito...
La pretesa apartiticità è una scusa strumentale adoperata oramai da tempo dai fascisti che cercano di mascherarsi per conquistarsi le simpatie della “gente” che non ne può più, ecc. ecc.
Dall’altro lato i compagni dell’Anomalia hanno detto di voler partecipare ai loro presidi per contrastare esattamente questa influenza fascista, e per rafforzare il loro sostegno hanno organizzato una manifestazione studentesca… la loro partecipazione ha incuriosito prima, e preoccupato poi, la stampa borghese, in particolare quando durante il corteo è stata bruciata la bandiera italiana.
E la stampa ne ha riportato le posizioni e questo risalto che hanno avuto sui mezzi di informazione ha messo anche più in luce la loro posizione: parlando confusamente di antiglobalizzazione e portando la bandiera della Sicilia ecco cosa hanno riportato i giornali: “é un’occasione senza precedenti per questa terra, perché sono i ceti popolari ad affacciarsi per la prima volta alla scena politica in modo unito a apartitico, come risposta alla crisi. Ci unisce a loro il rifiuto dell’intera classe politica e la certezza della sua inadeguatezza in questo momento storico.”, “collettivo bisogno di riscatto e di ribellione, senza colore.”, “Siamo stati al fianco dei Forconi e abbiamo avuto la certezza che si tratta di un movimento popolare che porta avanti giuste rivendicazioni.”
Visto che nessun altra organizzazione di “sinistra” ha raccolto l’invito, i compagni dell’Anomalia si sono sentiti in dovere di criticare tutti quelli che “hanno paura”, non volevano “sporcarsi le mani”, ecc., ma non è sufficiente la voglia di “movimento” a tutti i costi per giustificare o addirittura pretendere di sostenere i piccoli padroni nelle loro rivendicazioni di tipo sindacale, manca l’orientamento nella posizione di classe, non si può in omaggio alla teoria delle lotte dei territori scendere sul terreno della destra.
Le intenzioni dei compagni possono essere anche buone, dicono di applicare il materialismo per capire meglio, ma non bastano le buone intenzioni per mettere in atto anche una pratica buona; un conto è cercare con la propria azione di approfondire il marasma generale... un conto è invece dire che le ragioni di questi forconi, ecc., sono giuste e addirittura lisciarne il pelo nella speranza di diventare in qualche modo interlocutori con l’assurda pretesa di contrastare il peso dei fascisti, perché questo significa sottovalutare il peso di questa classe, ridurla a “movimento”, e non vedere quali sono i loro normali referenti SEMPRE, e che i fascisti invece in questo si trovano come il pesce nell’acqua perché questa è la loro classe di riferimento; ancora peggio è usare argomentazioni di tipo “sicilianista” o “autonomista”... non è così che si strappa al nemico la bandiera della ribellione, civettando con il “separatismo”...
La protesta dei forconi e soprattutto degli autotrasportatori come si vede in questi momenti aveva in sé un portato non solo siciliano ma nazionale per quanto riguarda il prezzo del carburante, delle tariffe autostradali ecc. e non è la prima volta...
Infine il richiamo a Marx e a Lenin a sostegno delle proprie tesi da un lato ci dice che oramai per ogni spiegazione anche chi non è marxista o leninista fa ricorso ai massimi rivoluzionari... ma sulla correttezza e sull’efficacia del loro uso torneremo in seguito...
I compagni del circolo di proletari comunisti di Palermo sono stati subito coinvolti in questa discussione tirata in ballo dai compagni del centro sociale Anomalia durante la riunione dell’“assemblea permanente” di mercoledì 12 gennaio, seconda riunione fissata per organizzare la prima manifestazione in un quartiere popolare della città.
Secondo un compagno dell’Anomalia, infatti, sarebbe stato utile “riattraversare” la giornata di protesta del movimento dei forconi indetta per il 16, entrarci con le nostre parole d’ordine; questi, diceva, sembra che non abbiano riferimenti espliciti verso partiti e sindacati ufficiali che anzi criticano, anche se vi sono presenti aspetti di qualunquismo, ma la forma con cui vogliono manifestare con blocchi di strade ecc. è buona così come alcune rivendicazioni...
Premettendo che la riunione in corso non era sui forconi, il compagno del circolo dice che sono ben visibili gli aspetti reazionari, a cominciare dalle rivendicazioni di tipo “protezionistico” e che comunque si tratta di appartenenti ad un’altra classe (agricoltori, piccoli padroni...) e che il problema che abbiamo adesso è di occuparci di quello che stiamo facendo e della nostra classe...
Ripetiamo in tono più colorito e grezzo la stessa cosa ad un giovane proletario che a fine riunione, in uno scambio di opinioni individuale, vuole ritornare sulla questione, e diciamo su per giù queste parole: “Perché dovremmo avere a che fare con questi? questa non è la nostra classe, si tratta di padroni e padroncini che sono incazzati per via della crisi e perché hanno perso in parte il referente politico “sicuro” e cioè quel Cuffaro che come assessore all’agricoltura siciliana prima e presidente della regione poi si era tenuto tutta questa clientela ben salda utilizzando i fondi statali ed europei... sono gli stessi che quando noi manifestiamo per il lavoro o altro ti passano sopra con i Tir e se ne fregano delle tue ragioni...”
Obiezione: sì però questi fanno casino, se si muovono che facciamo?”
Risposta: “Noi organizziamo le nostre forze, facciamo il nostro lavoro a cominciare da quello nei quartieri... poi se davvero avranno il coraggio di assaltare il palazzo vedremo in che modo partecipare...”; la conversazione finisce con un “Va bene...” e l’impegno ad organizzare la manifestazione a Ballarò.
Nemmeno la possibilità dell’“influenza” da contrapporre ai fascisti né la visibilità di una controazione possono riuscire dato che la protesta, abbiamo detto, assorbirà tutta l’attenzione mediatica.
Quindi, organizzare le forze, fare il nostro lavoro, prendere posizione e spiegare e rispiegare... cosa che soprattutto oralmente abbiamo fatto nei giorni seguenti in ogni occasione, abbiamo detto anche che se avessimo avuto la “forza d’urto” necessaria saremmo intervenuti anche subito per spostare il peso della protesta verso i palazzi, comunque stavamo organizzando una manifestazione sabato pomeriggio ma quel giorno i manifestanti non sono andati in piazza...
Non si trattava, quindi, di sostenere le tesi e le posizioni di questa classe, ma di additare come responsabile di tutto il governo, attaccare il governo, locale e nazionale, dicendo che non è in grado di risolvere i problemi sociali, né dei lavoratori e delle masse popolari, né delle piccole imprese come queste...
Sulla natura di classe del movimento dei forconi, quindi, avevamo già chiarito e crediamo che adesso sia più chiaro anche a tutti.
Quello che ci interessa qui è vedere meglio la questione delle prese di posizione e delle manifestazioni aperte di sostegno, soprattutto a livello locale, addirittura con la partecipazione attiva e l’invito a partecipare, al movimento dei forconi...
I fascisti di forza nuova in cerca di visibilità e di una “base reale” (anche elettorale) sulla quale contare hanno provato immediatamente ad intestarsi la protesta ai massimi livelli, mentre a livello locale hanno partecipato ai presidi prima con loro bandiera, poi anche senza, e la cosa ha sollevato una certa indignazione per cui anche gli esponenti dei forconi hanno dovuto, almeno pubblicamente, prendere le distanze, dicendo che non vogliono nessun partito...
La pretesa apartiticità è una scusa strumentale adoperata oramai da tempo dai fascisti che cercano di mascherarsi per conquistarsi le simpatie della “gente” che non ne può più, ecc. ecc.
Dall’altro lato i compagni dell’Anomalia hanno detto di voler partecipare ai loro presidi per contrastare esattamente questa influenza fascista, e per rafforzare il loro sostegno hanno organizzato una manifestazione studentesca… la loro partecipazione ha incuriosito prima, e preoccupato poi, la stampa borghese, in particolare quando durante il corteo è stata bruciata la bandiera italiana.
E la stampa ne ha riportato le posizioni e questo risalto che hanno avuto sui mezzi di informazione ha messo anche più in luce la loro posizione: parlando confusamente di antiglobalizzazione e portando la bandiera della Sicilia ecco cosa hanno riportato i giornali: “é un’occasione senza precedenti per questa terra, perché sono i ceti popolari ad affacciarsi per la prima volta alla scena politica in modo unito a apartitico, come risposta alla crisi. Ci unisce a loro il rifiuto dell’intera classe politica e la certezza della sua inadeguatezza in questo momento storico.”, “collettivo bisogno di riscatto e di ribellione, senza colore.”, “Siamo stati al fianco dei Forconi e abbiamo avuto la certezza che si tratta di un movimento popolare che porta avanti giuste rivendicazioni.”
Visto che nessun altra organizzazione di “sinistra” ha raccolto l’invito, i compagni dell’Anomalia si sono sentiti in dovere di criticare tutti quelli che “hanno paura”, non volevano “sporcarsi le mani”, ecc., ma non è sufficiente la voglia di “movimento” a tutti i costi per giustificare o addirittura pretendere di sostenere i piccoli padroni nelle loro rivendicazioni di tipo sindacale, manca l’orientamento nella posizione di classe, non si può in omaggio alla teoria delle lotte dei territori scendere sul terreno della destra.
Le intenzioni dei compagni possono essere anche buone, dicono di applicare il materialismo per capire meglio, ma non bastano le buone intenzioni per mettere in atto anche una pratica buona; un conto è cercare con la propria azione di approfondire il marasma generale... un conto è invece dire che le ragioni di questi forconi, ecc., sono giuste e addirittura lisciarne il pelo nella speranza di diventare in qualche modo interlocutori con l’assurda pretesa di contrastare il peso dei fascisti, perché questo significa sottovalutare il peso di questa classe, ridurla a “movimento”, e non vedere quali sono i loro normali referenti SEMPRE, e che i fascisti invece in questo si trovano come il pesce nell’acqua perché questa è la loro classe di riferimento; ancora peggio è usare argomentazioni di tipo “sicilianista” o “autonomista”... non è così che si strappa al nemico la bandiera della ribellione, civettando con il “separatismo”...
La protesta dei forconi e soprattutto degli autotrasportatori come si vede in questi momenti aveva in sé un portato non solo siciliano ma nazionale per quanto riguarda il prezzo del carburante, delle tariffe autostradali ecc. e non è la prima volta...
Infine il richiamo a Marx e a Lenin a sostegno delle proprie tesi da un lato ci dice che oramai per ogni spiegazione anche chi non è marxista o leninista fa ricorso ai massimi rivoluzionari... ma sulla correttezza e sull’efficacia del loro uso torneremo in seguito...
martedì 24 gennaio 2012
pc 25 gennaio - Fuori l'Italia imperialista dalla Libia!
L'imperialismo italiano, dopo le bombe, passa all'incasso con il nuovo governo-fantoccio libico al servizio dell'imperialismo Nato/UE.
Il 21 gennaio il governo "tecnico" Monti ha incontrato a Tripoli il presidente "tecnico" del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, per rafforzare la presenza e difendere i profitti dei padroni italiani in Libia che la guerra imperialista ha ridimensionato a favore della Francia e dell'Inghilterra.
Oltre a Monti, la delegazione era composta dal ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata e quello della Difesa Gianpaolo Di Paola. Ovviamente il vero ministro degli esteri era l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, vero "dominus" delle questioni libiche. In ballo ci sono gli affari della ricostruzione, il petrolio e le partecipazioni libiche nei colossi industriali e finanziari italiani, Unicredit e Finmeccanica su tutti. Ma anche i respingimenti degli immigrati che sono stati sanciti dal Trattato d'amicizia del 2008, stipulato col governo Berlusconi. Non manca il sostegno attivo al governo filoimperialista libico da parte del governo italiano per la parte riguardante la formazione delle forze di polizia. Inoltre “ci accingiamo - ha riferito Di Paola - ad avviare una cooperazione nel settore della sicurezza e della difesa”. L’impegno riguarderà in particolare “l’addestramento, lo sminamento, la sorveglianza del territorio e la cessione di mezzi alle forze libiche”.
Per questo l'Italia imperialista invierà in Libia un contingente di 100 consiglieri militari e istruttori, 54 ufficiali e 46 sottufficiali. Il decreto che rinnova le missioni oltremare la chiama Operazione Cirene e costerà quest’anno 10 milioni di euro suddivisi in 7 milioni per il personale e 3 per il funzionamento.
L'aggressione alla Libia è "ha rappresentato per l’Aeronautica Militare italiana l’impegno più imponente dopo il secondo conflitto mondiale", come ha detto il capo di stato maggiore delle forze aeree, generale Giuseppe Bernardis. L’80% circa delle missioni aeree alleate sono partite da 7 basi italiane (Amendola, Aviano, Decimomannu, Gioia del Colle, Pantelleria, Sigonella e Trapani Birgi).
Inoltre, per "accecare" radar, intercettare convogli e bombardare il popolo libico, l'Italia imperialista ha sperperato non meno di 260 milioni.
Dopo l'attacco alle pensioni, l'aumento di tasse e tariffe, la negazione di fondi per il lavoro e quelli per la cassaintegrazione, il governo del "rigore ed equità", il governo Monti, continua a scaricare le scelte guerrafondaie della borghesia imperialista italiana sui lavoratori e masse popolari.
Via l'Italia dalla Libia!
Via il governo Monti, imperialista guerrafondaio!
Viva la resistenza del popolo libico!
pc 24 gennaio - solidarietà ai prigionieri politici maoisti in marocco
il messaggio ai meetings in francia a sostegno degli studenti maoisti marocchini del PCm Italia
testo in francese
Aux meeting de la journèe internationale
Chers camarades
Nos forts salutations à tous les partecipantes à la journèe de soutien internationale et à votre meeting.
En Italie aussi nous faisons deux initiatives a Milan et Palermo avec les ouvriers immigrèes d'origine arabe, les etudiants de l'universitè et dans les quartiers proletaires de ces villes.
Les prisoniers marxiste-leniniste-maoistes marocains ont donnès un grand example de resistence heroique qui encourage la lutte de liberation du peuple marocain et de tous les peuples du monde.
Le regime marocain supportè par l'imperialisme Usa et Europeen garde le silence sur la repression, la torture, l'oppression, mais la resistence et la liberation des prisonniers devient toujours plus un cri qui annonce la vague de la lutte du peuple qui va à avancer pour reverser le regime en Maroc.
La repression n'arrete mais aliment la rebellion.
Pour vaincre, il sert un parti revolutionaire de nouveau tipe, le parti marxiste leniniste maoiste, liè au mouvement communiste internationale. Pour cela notre parti soutient, particulierment, les efforts des camarades marocaines.
Nous sommes partitaires de l'internationalisme proletaire dans le sens de Lenin:
faire la revolution dans notre pays, soutenir qui veut faire la meme revolution dans tous les pays du monde.
Nous considerons les camarades dans les prisons du maroc, comme nos camarades et
cette journèe internationale l'occasion pour lutter ensemble contre les ennemies: l'imperialisme, le sionisme, les regimes et les etats reactionaires mais aussi le revisionisme et l'opportunisme
Vive la luttes des prisoniers revolutionaires et maoistes du Maroc !
Vive la costruction des partis communistes marxistes-leninistes-maoistes dans les pays arabes !
Vive la guerre populaire pour la victoire des proletaires et des peuples.
Partito Comuniste maoiste – Italie
24 janvier 2012
pc 24 gennaio - solidarietà con gli studenti della università Cadi Ayad di Marakesh
messaggio pervenutoci in via di traduzione
Les flics barricadent les portes du campus de Marrakech et arrêtent les militants !
Bas les pattes des luttes héroïques des étudiants au Maroc !
Depuis tôt ce matin, les flics assiègent le campus (Université Cadi Ayyad-Marrakech), avec leurs voitures à côté de la porte de la faculté de lettres ! Ils ont fait des barricades pour inspecter et menacer les étudiants, arrêter de nombreux militants dans une tentative de propager la peur et de forcer les étudiants à passer leurs examens. Malgré tout cela, les étudiants boycottent fermement les examens dans la continuité de leur lutte pour une meilleure éducation et la démocratie, réfutant la soi-disant "réforme de l'université", qui est un plan impérialiste et réactionnaire visant à privatiser le secteur de l'éducation et ouvrir ses portes au Capital avide, et à priver l'accès aux pauvres de l’éducation supérieure. Les étudiants se battent également pour la démocratie et un véritable changement politique.
Bas les pattes des étudiants, fils et filles des masses!
A bas le régime réactionnaire au Maroc, fidèle laquais de l'impérialisme !
Solidarité internationale avec les étudiants de l’université de Cadi Ayyad !
Vive les luttes de masse !
23 janvier
Les flics barricadent les portes du campus de Marrakech et arrêtent les militants !
Bas les pattes des luttes héroïques des étudiants au Maroc !
Depuis tôt ce matin, les flics assiègent le campus (Université Cadi Ayyad-Marrakech), avec leurs voitures à côté de la porte de la faculté de lettres ! Ils ont fait des barricades pour inspecter et menacer les étudiants, arrêter de nombreux militants dans une tentative de propager la peur et de forcer les étudiants à passer leurs examens. Malgré tout cela, les étudiants boycottent fermement les examens dans la continuité de leur lutte pour une meilleure éducation et la démocratie, réfutant la soi-disant "réforme de l'université", qui est un plan impérialiste et réactionnaire visant à privatiser le secteur de l'éducation et ouvrir ses portes au Capital avide, et à priver l'accès aux pauvres de l’éducation supérieure. Les étudiants se battent également pour la démocratie et un véritable changement politique.
Bas les pattes des étudiants, fils et filles des masses!
A bas le régime réactionnaire au Maroc, fidèle laquais de l'impérialisme !
Solidarité internationale avec les étudiants de l’université de Cadi Ayyad !
Vive les luttes de masse !
23 janvier
pc 24 gennaio - quanto mai necessario partecipare allo sciopero del 27 gennaio e alla manifestazione di roma
Che i provvedimenti del governo Monti, detti di liberazzazioni, avrebbero provocato una diffusa protesta dei settori colpiti, era inevitabile.
Il governo sceglie di scaricare la crisi anche su settori quali i padroni piccoli e medi del trasporto del mondo agricolo, del commercio,delle professioni.. e in alcune regioni del sud, Sicilia in testa, questo significa coinvolgere un ampio tessuto
produttivo e sociale, che alimenta chiusure, fallimenti, ridimensionamenti con effetti pesanti su settori proletari e poveri.
Le proteste e in particolare quelle contro il caro benzina, il carovita, lo strozzinaggio di Equitalia, sono quindi giustificate e legittime e in una certa misura vanno appoggiate, per indebolire il governo e smascherarne ulteriormente la vera natura.
Ciò non toglie che la testa della protesta sia presa da leaders e organizzazioni, preesistenti o create ad hoc che sono di destra, facenti parte del blocco elettorale che ha sostenuto in questi anni il governo Berlusconi e in alcuni casi da personaggi reazionari e fascisti esplicitamente.
E' chiaro che questi settori e personaggi hanno visto indebolirsi con il cambio di governo la sponda solida del governo, ministri, parlamentari berlusconiani, si sono in parte autonomizzati e premono sopratutto su questa parte perchè ne tuteli gli interessi particolari.
Anche se chi guida la protesta cerca di farsi paladino dei cittadini, della Sicilia ecc.sono assolutamente non credibili in questa veste e non vanno certo appoggiati, quanto smascherati.
Il governo dei padroni e dei banchieri gode del solido appoggio di PD-UDC e una attitudine dialogante delle confederazioni sindacali, questo favorisce la demagogia di destra e alimenta il segno di destra di queste proteste.
La rivolta popolare necessaria e urgente comunque non può in nessuna maniera pensare di far leva su queste forze e su questi settori.
Essa o è proletaria o non è...
Gettano confusione e disorientamento ideologico e politico quelle forze e organismi della nostra area che appoggiano le proteste in corso in forme acritiche e in alcuni casi entusiastiche, fino a civettare con gli esponenti di destra di essa e con l'indipendismo siciliano, da sempre di carattere reazionario.
In questo quadro acquista importanza lo sciopero del 27 gennaio che serve a rendere visibile e nazionale le lotte proletarie e di lavoratori che si oppongono al governo Monti, anche se non è certo la rivolta proletaria necessaria, per la quale bisogna unire forze radicate nelle lotte e uscire dai recinti degli scioperi e manifestazioni nazionali e assumere le forme dell'assedio dei palazzi, dei blocchi, del braccio di ferro con il governo dei padroni, con i partiti dell'unità nazionale in parlamento, il sindacalismo confederale colluso o dialogante che sia.
proletari comunisti
ro.red@libero.it
24 gennaio 2012
Il governo sceglie di scaricare la crisi anche su settori quali i padroni piccoli e medi del trasporto del mondo agricolo, del commercio,delle professioni.. e in alcune regioni del sud, Sicilia in testa, questo significa coinvolgere un ampio tessuto
produttivo e sociale, che alimenta chiusure, fallimenti, ridimensionamenti con effetti pesanti su settori proletari e poveri.
Le proteste e in particolare quelle contro il caro benzina, il carovita, lo strozzinaggio di Equitalia, sono quindi giustificate e legittime e in una certa misura vanno appoggiate, per indebolire il governo e smascherarne ulteriormente la vera natura.
Ciò non toglie che la testa della protesta sia presa da leaders e organizzazioni, preesistenti o create ad hoc che sono di destra, facenti parte del blocco elettorale che ha sostenuto in questi anni il governo Berlusconi e in alcuni casi da personaggi reazionari e fascisti esplicitamente.
E' chiaro che questi settori e personaggi hanno visto indebolirsi con il cambio di governo la sponda solida del governo, ministri, parlamentari berlusconiani, si sono in parte autonomizzati e premono sopratutto su questa parte perchè ne tuteli gli interessi particolari.
Anche se chi guida la protesta cerca di farsi paladino dei cittadini, della Sicilia ecc.sono assolutamente non credibili in questa veste e non vanno certo appoggiati, quanto smascherati.
Il governo dei padroni e dei banchieri gode del solido appoggio di PD-UDC e una attitudine dialogante delle confederazioni sindacali, questo favorisce la demagogia di destra e alimenta il segno di destra di queste proteste.
La rivolta popolare necessaria e urgente comunque non può in nessuna maniera pensare di far leva su queste forze e su questi settori.
Essa o è proletaria o non è...
Gettano confusione e disorientamento ideologico e politico quelle forze e organismi della nostra area che appoggiano le proteste in corso in forme acritiche e in alcuni casi entusiastiche, fino a civettare con gli esponenti di destra di essa e con l'indipendismo siciliano, da sempre di carattere reazionario.
In questo quadro acquista importanza lo sciopero del 27 gennaio che serve a rendere visibile e nazionale le lotte proletarie e di lavoratori che si oppongono al governo Monti, anche se non è certo la rivolta proletaria necessaria, per la quale bisogna unire forze radicate nelle lotte e uscire dai recinti degli scioperi e manifestazioni nazionali e assumere le forme dell'assedio dei palazzi, dei blocchi, del braccio di ferro con il governo dei padroni, con i partiti dell'unità nazionale in parlamento, il sindacalismo confederale colluso o dialogante che sia.
proletari comunisti
ro.red@libero.it
24 gennaio 2012
pc 24 gennaio - E IL GOVERNO LIBERALIZZA LE SCORIE RADIOATTIVE (DAL GIORNALE WEB L'INKIESTA)
E IL GOVERNO LIBERALIZZA LE SCORIE RADIOATTIVE (DAL GIORNALE WEB L'INKIESTA)
MAURO RAVARINO
Un piccolo comma nel decreto sulle liberalizzazioni riapre la questione delle scorie nucleari, stabilendo che il governo può installare dove vuole i depositi senza il parere ora discriminante delle istituzioni locali. Effetto nimby a parte, il problema è che così si rischia di andare verso la creazione di tanti depositi (in gran parte rendendo stabili quelli ora provvisori). Intanto i deputati del Pd della zona più sensibile, il vercellese (a Saluggia c’è l’85% delle scorie italiane) pur restando fedeli a Monti promettono battaglia, bollando la decisione come «inaccettabile». Sedata dopo il referendum, la bagarre sul nucleare sta per riaprirsi per un articolo contenuto nel decreto del governo Monti sulle liberalizzazioni. Nascosto tra articoli che hanno avuto finora più eco, c’è infatti spazio anche per l’atomo. Anzi, per i suoi scarti, le scorie. L’articolo 25 (accelerazione delle attività di disattivazione e smantellamento dei siti nucleari) vorrebbe dare impulso al decommissioning e rendere più facile l’autorizzazione di nuovi depositi nucleari, in deroga – se necessario – a procedure ordinarie. «Se fosse approvato autorizzerebbe i nuovi depositi nucleari nei siti a rischio», denuncia Gian Piero Godio, instancabile antinuclearista piemontese di Legambiente, che se non avesse setacciato ogni angolo del decreto non avrebbe scovato una norma sfuggita ai più.
Tra i siti meno idonei la palma d’oro spetta a Saluggia, in provincia di Vercelli, che delle scorie è la capitale (è qui stoccato l’85% dei rifiuti radioattivi del nostro Paese, tra cui oltre 300 metri cubi liquidi a più alta radioattività): depositi temporanei nella golena della Dora Baltea e a monte dell’acquedotto del Monferrato.
«L’articolo 25 toglierebbe ai Comuni la possibilità di decidere se un impianto nucleare può essere realizzato o meno», sottolinea Godio. Due parlamentari del Pd, Luigi Bobba e Roberto Della Seta (eletti nel vercellese) – che sostengono Monti come tutto il partito di Bersani – annunciano, però, battaglia: «Se passasse così com’è, Saluggia diventerebbe la discarica delle scorie nucleari italiane, senza bisogno di ottenere le autorizzazioni ambientali, urbanistiche e di sicurezza previste dalla legge per tutte le nuove infrastrutture. Per questo, proporremo al Senato e alla Camera modifiche radicali all’articolo e ci auguriamo che il governo non insista su una via totalmente inaccettabile».
Si tratta di una norma, che in termini diversi, era comparsa anche nel decreto Salva Italia, ma fu espunta dalle successive correzioni. Non è la prima volta che per mano governativa verrebbero rafforzati i poteri di Sogin (Società gestione impianti nucleari), successe già nel 2003 quando il governo Berlusconi decretò lo stato di emergenza sui siti nucleari, a causa – si disse – del pericolo di attentati terroristici. In sella, a quel tempo, c’era il generale Carlo Jean, che in qualità di commissario Sogin autorizzò a Saluggia (Vercelli) il contestato mega deposito D2 – di cui sono iniziati da poco i lavori – in virtù dei poteri speciali e in deroga alla normativa urbanistica.
È la prima parte del comma 4 quello che impensierisce maggiormente gli ambientalisti e che secondo loro «esautorerebbe i comuni e i sindaci»: una volta ottenuto l’ok del ministero dello Sviluppo economico, Sogin potrebbe operare senza ulteriori “ostacoli” burocratici. L’autorizzazione diventerebbe, infatti, variante, e sostituirebbe ogni provvedimento amministrativo.
Fatte salve le specifiche procedure previste per la realizzazione del Deposito nazionale e del Parco tecnologico richiamate al comma 3, l’autorizzazione alla realizzazione dei progetti di disattivazione rilasciata ai sensi dell’articolo 55 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n.230 nonché le autorizzazioni di cui all’articolo 6 della legge 31 dicembre 1962 n. 1860, e all’articolo 148, comma 1-bis, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, rilasciate a partire dalla data di entrata in vigore del presente decreto, valgono anche quale dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza, costituiscono varianti agli strumenti urbanistici e sostituiscono ogni provvedimento amministrativo, autorizzazione, concessione, licenza, nulla osta, atto di assenso e atto amministrativo, comunque denominati, previsti dalle norme vigenti costituendo titolo alla esecuzione delle opere.
«Così – sostiene Godio - si dà mano libera a Sogin di installare dove vuole i depositi senza il parere discriminante delle istituzioni locali. Tanti depositi renderanno meno esigente la costruzione di un vero deposito nazionale più sicuro, che per legge doveva essere pronto entro la fine del 2008. Sogin ha ultimamente chiesto l’autorizzazione per la costruzione di depositi, a sua detta temporanei, in ogni sito italiano, situati spesso in località illogiche». Solo in Piemonte sono previsti due depositi nucleari a Saluggia, altri due a Trino Vercellese e un deposito nucleare a Bosco Marengo (in fase di realizzazione). «I siti – conclude Godio – rischiano di diventare depositi di sé stessi, in barba al decommissioning che dovrebbe eliminare nei luoghi ogni vincolo derivante dalla presenza di radioattività».
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/mario-monti-scorie-radioattive#ixzz1kMbmLhv3
MAURO RAVARINO
Un piccolo comma nel decreto sulle liberalizzazioni riapre la questione delle scorie nucleari, stabilendo che il governo può installare dove vuole i depositi senza il parere ora discriminante delle istituzioni locali. Effetto nimby a parte, il problema è che così si rischia di andare verso la creazione di tanti depositi (in gran parte rendendo stabili quelli ora provvisori). Intanto i deputati del Pd della zona più sensibile, il vercellese (a Saluggia c’è l’85% delle scorie italiane) pur restando fedeli a Monti promettono battaglia, bollando la decisione come «inaccettabile». Sedata dopo il referendum, la bagarre sul nucleare sta per riaprirsi per un articolo contenuto nel decreto del governo Monti sulle liberalizzazioni. Nascosto tra articoli che hanno avuto finora più eco, c’è infatti spazio anche per l’atomo. Anzi, per i suoi scarti, le scorie. L’articolo 25 (accelerazione delle attività di disattivazione e smantellamento dei siti nucleari) vorrebbe dare impulso al decommissioning e rendere più facile l’autorizzazione di nuovi depositi nucleari, in deroga – se necessario – a procedure ordinarie. «Se fosse approvato autorizzerebbe i nuovi depositi nucleari nei siti a rischio», denuncia Gian Piero Godio, instancabile antinuclearista piemontese di Legambiente, che se non avesse setacciato ogni angolo del decreto non avrebbe scovato una norma sfuggita ai più.
Tra i siti meno idonei la palma d’oro spetta a Saluggia, in provincia di Vercelli, che delle scorie è la capitale (è qui stoccato l’85% dei rifiuti radioattivi del nostro Paese, tra cui oltre 300 metri cubi liquidi a più alta radioattività): depositi temporanei nella golena della Dora Baltea e a monte dell’acquedotto del Monferrato.
«L’articolo 25 toglierebbe ai Comuni la possibilità di decidere se un impianto nucleare può essere realizzato o meno», sottolinea Godio. Due parlamentari del Pd, Luigi Bobba e Roberto Della Seta (eletti nel vercellese) – che sostengono Monti come tutto il partito di Bersani – annunciano, però, battaglia: «Se passasse così com’è, Saluggia diventerebbe la discarica delle scorie nucleari italiane, senza bisogno di ottenere le autorizzazioni ambientali, urbanistiche e di sicurezza previste dalla legge per tutte le nuove infrastrutture. Per questo, proporremo al Senato e alla Camera modifiche radicali all’articolo e ci auguriamo che il governo non insista su una via totalmente inaccettabile».
Si tratta di una norma, che in termini diversi, era comparsa anche nel decreto Salva Italia, ma fu espunta dalle successive correzioni. Non è la prima volta che per mano governativa verrebbero rafforzati i poteri di Sogin (Società gestione impianti nucleari), successe già nel 2003 quando il governo Berlusconi decretò lo stato di emergenza sui siti nucleari, a causa – si disse – del pericolo di attentati terroristici. In sella, a quel tempo, c’era il generale Carlo Jean, che in qualità di commissario Sogin autorizzò a Saluggia (Vercelli) il contestato mega deposito D2 – di cui sono iniziati da poco i lavori – in virtù dei poteri speciali e in deroga alla normativa urbanistica.
È la prima parte del comma 4 quello che impensierisce maggiormente gli ambientalisti e che secondo loro «esautorerebbe i comuni e i sindaci»: una volta ottenuto l’ok del ministero dello Sviluppo economico, Sogin potrebbe operare senza ulteriori “ostacoli” burocratici. L’autorizzazione diventerebbe, infatti, variante, e sostituirebbe ogni provvedimento amministrativo.
Fatte salve le specifiche procedure previste per la realizzazione del Deposito nazionale e del Parco tecnologico richiamate al comma 3, l’autorizzazione alla realizzazione dei progetti di disattivazione rilasciata ai sensi dell’articolo 55 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n.230 nonché le autorizzazioni di cui all’articolo 6 della legge 31 dicembre 1962 n. 1860, e all’articolo 148, comma 1-bis, del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230, rilasciate a partire dalla data di entrata in vigore del presente decreto, valgono anche quale dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza, costituiscono varianti agli strumenti urbanistici e sostituiscono ogni provvedimento amministrativo, autorizzazione, concessione, licenza, nulla osta, atto di assenso e atto amministrativo, comunque denominati, previsti dalle norme vigenti costituendo titolo alla esecuzione delle opere.
«Così – sostiene Godio - si dà mano libera a Sogin di installare dove vuole i depositi senza il parere discriminante delle istituzioni locali. Tanti depositi renderanno meno esigente la costruzione di un vero deposito nazionale più sicuro, che per legge doveva essere pronto entro la fine del 2008. Sogin ha ultimamente chiesto l’autorizzazione per la costruzione di depositi, a sua detta temporanei, in ogni sito italiano, situati spesso in località illogiche». Solo in Piemonte sono previsti due depositi nucleari a Saluggia, altri due a Trino Vercellese e un deposito nucleare a Bosco Marengo (in fase di realizzazione). «I siti – conclude Godio – rischiano di diventare depositi di sé stessi, in barba al decommissioning che dovrebbe eliminare nei luoghi ogni vincolo derivante dalla presenza di radioattività».
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