sabato 22 dicembre 2012

pc 22 dicembre - a proposito di Monti .. interventi e polemiche


Monti, presentato come l’uomo della Provvidenza,s’è invece ulteriormente “sporcato” mani. Meno forte,  sarà  il montismo in Parlamento.. e più agevolmente costruiremo la resistenza. Quale resistenza? Non è detto che la partita sia parlamentare. Condivido ciò che scrive Cremaschi sulla scelta di Monti: si candidi in prima persona o pensi di prestare il suo nome immacolato alla marmaglia adunata attorno a quella Confindustria che foraggiò il “duce” e alla finanza impunita per gli amorazzi fascisti, il tecnico “super partes” ha gettato la maschera. Presentato come l’uomo della Provvidenza, il terzo, dopo Mussolini e Berlusconi, tutto casa, famiglia, Europa e Vaticano, consacrato da Napolitano, immancabile comunista pentito, aveva promesso di tornare alla Bocconi, come Garibaldi a Caprera e ai suoi campi Cincinnato, ma s’è invece ulteriormente “sporcato” mani già grondanti del sangue dei diritti ammazzati. Sceso dall’Empireo dove l’ha messo la stampa – peggio non fecero ai tempi loro Interlandi e Spampanato – ha voluto aprire a Melfi la sua campagna elettorale, per mostrare l’intesa che lo lega a Marchionne, un manager cui calza a pennello la miserabile tradizione dell’impresa italica, fotocopia ritoccata in peggio del fascista Valletta, finito su un nobile scranno al Senato della Repubblica, accanto ai capi partigiani. Qui da noi s’usa così e il giurista Azzariti, presidente del tribunale della razza, s’insediò senza problemi sulla poltrona di primo presidente della smemorata Corte Costituzionale.
Marchionne e la Fiat, quindi, una versione se possibile peggiorata delle visite di Mussolini, al quale, però, poteva anche capitare di trovarsi di fronte al gelido silenzio operaio, quando il gerarca di turno lanciava il suo “viva il duce” e gli rispondeva solo la “brigata balilla” puntualmente mobilitata. Monti non rischia e Marchionne è una tigre di carta: il primo soffio di vento lo sbianca e gli pare tempesta. Modificato il protocollo fascista, il dissenso s’è tenuto lontano e in fabbrica sono entrati i balilla. Qualcuno autentico e tutti gli altri solo sventurati che la fame ha piegato.
Per quel che s’è visto, l’adunata s’è svolta secondo le regole del gioco e il “film Luce”, ieri come oggi, ha narrato più verità di quante volesse mostrarne. C’è un Paese che non è domato: la FIOM, messa alla porta, sbatteva sul muso dei complici cronisti le sentenze dei giudici ignorate, gli operai illegalmente licenziati ma non ancora rasseganti, reagivano alla rappresaglia con la lotta. Il conflitto, insomma, ancora presente dietro la sceneggiata del consenso.
E’ difficile dire se, di qui a qualche decennio, storici compiacenti e “liberali” sosteranno di nuovo le banalità di Mosse, ignorando  bastone, carota e fabbrica del consenso, e racconteranno che “se non c’è un’attesa, un desiderio da parte delle masse, non c’è propaganda che tenga“. Nel dubbio, meglio esser chiari: fu il sangue di Amendola e Mattotti, non il “listone” a decidere del “consenso” e oggi c’est la meme chose: quelle che ci attendono, più che elezioni politiche, potrebbero essere il primo atto di una rinnovata tragedia. Vada come vada, con Bersani nella trincea neoliberista, dalle urne Monti uscirà  probabilmente vittorioso comunque. Se è vero, però, come pare incontestabile, che il “professore” ha fatto impunemente ai diritti e alla democrazia ciò che Marchionne ha fatto alla Fiat, non avremo di fronte un blocco di potere clerico-moderato. Quando il vincitore non riconosce il sindacato ed è pronto ad affermare, costi quel che costi e con ogni mezzo, la preminenza dell’Esecutivo sul Parlamento, l’appoggio del Vaticano e dei cattolici della CISL sono solo un dei rovesci della medaglia: la sua anima clericale. Ciò che rende Monti l’avversario più insidioso e ambiguo che abbiano avuto i lavoratori dalla nascita della repubblica ad oggi è la filosofia della storia e la natura eversiva d’una guerra di classe scatenata dall’alto, che supera di molto e anzi trascende il berlusconiano disprezzo per la democrazia. Una filosofia inconciliabile col ruolo storico dei “moderati”. Gli operai della Fiom tenuti a forza fuori i cancelli della fabbrica, sono il biglietto da visita di una borghesia mossa da una visione politica autenticamente e pienamente reazionaria.
E’ vero, la messa in scena dello scontro tra una destra che si finge moderata e una formazione  interclassista di comunisti pentiti e cattolici neoliberisti più papalini del papa, privi dell’anima sociale e delle radici popolari della sinistra democristiana, può dar vita, per dirla con Cremaschi, a un Parlamento che più montiano non si può. Non è tutto, però, manca il secondo volto della medaglia. Da elezioni politiche svolte in un clima di ricatto greco, con la legge Calderoli che rende accettabile persino la memoria di Acerbo, un Parlamento più montiano di Monti può essere solo espressione di un fascismo riveduto e corretto. L’Europa non consentirebbe? Non è così. Il rischio, se mai, viene proprio dai carnefici della Grecia. Meno forte, perciò, sarà  il montismo in Parlamento, più debole sarà la reazione in Europa e più agevolmente costruiremo la resistenza. Quale resistenza? Questo è il punto: non è detto che la partita sia parlamentare.

* storico, università di Napoli


Sabato 22 Dicembre 2012 09:23

Monti è l’avversario più pericoloso per il mondo del lavoro, dello stato sociale, dei beni comuni. Molto più pericoloso del ridicolo ritorno in campo di Berlusconi....costruiamo una resistenza antimontiana destinata a diffondersi e a durare anche e soprattutto dopo le elezioni.

 

Mario Monti ha iniziato alla Fiat di Melfi la sua campagna elettorale. Lo ha fatto assieme ad una pletora di suoi ministri per ricevere il pubblico sostegno di Marchionne.

Mentre la FIOM gli ricorda che la Fiat non rispetta la sentenza della magistratura che impone il reintegro di tre lavoratori licenziati per rappresaglia e mentre i lavoratori subiscono angherie e cassa integrazione continue, il presidente del Consiglio benedice il padrone più bugiardo d’Italia.

La cosa ha una sua logica, Monti ha fatto al paese quello che Marchionne ha fatto alla Fiat. Entrambi hanno avuto a cuore solo gli interessi e gli utili degli azionisti di riferimento, in parte gli stessi, promettendo un radioso futuro e intanto realizzando disoccupazione e super sfruttamento. Ora entrambi spiegano e spiegheranno che la causa di questi danni collaterali è il mancato completamento delle riforme. Si dice che il presidente del Consiglio abbia paragonato la sua azione a quella di una trivella che abbia scavato per trenta metri, mentre si dovrà arrivare a trecento. Ci vorrà l’intervento di Greenpeace!

Monti è l’avversario più pericoloso per il mondo del lavoro, dello stato sociale, dei beni comuni. Molto più pericoloso del ridicolo ritorno in campo di Berlusconi, che non ha alcuna possibilità di vincere e che viene soprattutto usato dal partito montiano, che domina davvero i mass media, come spauracchio. Uno spread mediatico che urla: hai paura del ritorno del boss di Arcore, vota chi ci ha reso rispettabili in Europa.

Monti è l’avversario più pericoloso perché il suo programma di massacro sociale continuo ha il sostegno della CISL di Bonanni e del Vaticano di Ratzinger, cioè di forze oggi profondamente conservatrici, che vogliono conciliare il liberismo economico con un restaurato potere temporale della Chiesa. Egli rappresenta il clerico liberismo.

Monti è l’avversario più pericoloso non solo perché i voti che prenderà saranno pesati e non contati dai poteri forti che lo hanno lanciato e da un Presidente della Repubblica a cui deve la nomina. Lo è anche perché il suo principale contendente, favorito oggi dai sondaggi, lo ha sostenuto per un anno e ora gli è totalmente subalterno.

Se Monti parte da Melfi, Bersani ha iniziato la campagna elettorale a Bruxelles, chiedendo udienza ai vertici dell’Europa. Così infatti da noi sono presentati i leader della destra conservatrice a capo delle istituzioni continentali: essi sono l’ Europa, quella che guarda un po’ vuole Monti.

Incontrando i capi della destra europea Bersani li ha rassicurati sul fatto che un suo governo manterrà tutti gli impegni, cioè fiscal compact, tagli e austerità. Il barone Junker, capo dell’eurozona, alla fine ha sorriso al candidato del centrosinistra, affermando: tra lui e Monti ci sono solo sfumature. Siamo d’accordo.

Dal finto scontro tra centro sinistra e nuovo centro può dunque venir fuori un parlamento che più montiano non si può.

Naturalmente c’è il voto di mezzo e bisogna operare e fare il possibile perché tutte le forze democratiche e di sinistra che davvero sono contro entrambi i due principali contendenti abbiano successo, meno sarà forte il montismo nelle prossime camere e meglio sarà per tutti noi. Però bisogna anche prevedere che Monti Marchionne e …Merkel, non mollino la presa tanto facilmente, così come le classi e gli interessi che li sostengono, in Italia ed in Europa. Per questo costruiamo una resistenza antimontiana destinata a diffondersi e a durare anche e soprattutto dopo le elezioni.

pc 22 dicembre - UNA POESIA DI BERTOLD BRECHT DI STIMOLO PER IL NUOVO ANNO

LODE DELL’IMPARARE

Impara quel che è più semplice! Per quelli
il cui tempo è venuto
non è mai troppo tardi!
Impara l’abc; non basta, ma
imparalo! E non ti venga a noia!
Comincia! devi sapere tutto, tu!
Tu devi prendere il potere.
Impara, uomo all’ospizio!
Impara, uomo in prigione!
Impara, donna in cucina!
Impara, sessantenne!
Tu devi prendere il potere.
Frequenta la scuola, senzatetto!
Acquista il sapere, tu che hai freddo!
Affamato, afferra il libro: è un’arma.
Tu devi prendere il potere.
Non avere paura di chiedere, compagno!
Non lasciarti influenzare,
verifica tu stesso!
Quel che non sai tu stesso,
non lo saprai.
Controlla il conto,
sei tu che lo devi pagare.
Punta il dito su ogni voce,
chiedi: e questo, perché?
Tu devi prendere il potere.

Bertolt Brecht

pc 22 dicembre - Il governo Monti si è dimesso.. ma sono tutti impegnati nel costruire le condizioni di un nuovo governo dei padroni peggiore di questo

L'agenda Monti - che si candidi o no - è l'agenda di tutti da Bersani a Berlusconi, e tutti sono impegnati ad imporla - con le buone o con le cattive se proletari e masse non ci stanno.
Le elezioni servono a scegliere chi deve farlo, in un clima comunque da unità nazionale post elettorale.
Grillo, Ingroia, ecc. servono a dimostrare che le elezioni sono democratiche e che quindi è il popolo che ha scelto.
Proletari e masse non ci possono stare, hanno già dato; ma hanno una sola forma per farlo sentire: la lotta e il boicottaggio attivo delle elezioni.
I comunisti, i proletari d'avanguardia, il movimento studentesco, l'opposizione politica e sociale reale devono mettere le loro energie al servizio di questa battaglia.
Solo questa è una base di unità.
Chi nel nostro campo invece fa altro - liste, appoggio a liste esplicito o implicito - diserta le file del proletariato e delle masse, ne alimenta illusioni e arretratezze e aiuta il fronte del nemico di classe: padroni, Stato dei padroni, partiti parlamentari, sindacati di regime e di collaborazione.
Questo elemento di chiarezza spetta soprattutto a proletari comunisti- PCm Italia portarlo, nel fuoco della lotta di classe, in stretto legame con la lotta delle masse.
Questo è il nostro compito e ruolo in queste elezioni.
Chi lo condivide si unisca a noi.

proletari comunisti - PCm Italia 
pcro.red@libero.it
22 dicembre 2012

venerdì 21 dicembre 2012

pc 21 dicembre - blitz all'ambasciata di spagna a roma - contro l'estradizione degli indipendentisti baschi

Blitz ieri, Giovedì 20 dicembre 2012, all'ambasciata di Piazza di Spagna a Roma. Per opporsi all'estradizione di Lander Fernandez e dire basta alla persecuzione della sinistra indipendentista basca.

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8 GENNAIO
PRESIDIO A ROMA A PIAZZALE CLODIO
CONTRO L'ESTRADIZIONE DI LANDER FERNANDEZ

Di seguito il comunicato del comitato di solidarietà con Lander Fernandez:

Questa mattina alcune decine di uomini e donne aderenti al Comitato Un Caso Basco a Roma hanno occupato simbolicamente la sede delle rappresentanze diplomatiche spagnole nel famoso palazzo di Piazza di Spagna. L’azione del Comitato (nato intorno alla campagna di solidarietà per Lander Fernandez Arrinda, detenuto ingiustamente per infondate accuse di terrorismo) ha voluto ribadire nuovamente la complicità che lega la persecutoria politica repressiva di Madrid nei confronti dei militanti politici baschi, oltre a porre l’accento sulla situazione di Lander F. Arrinda, ormai al sesto mese di domiciliari e in attesa dell’udienza che dovrà decretare la fine del procedimento di estradizione che è stato istruito a suo carico. Il prossimo 8 gennaio, infatti, il Comitato ha convocato un presidio nel giorno dell’udienza del processo a Piazzale Clodio. L’azione di questa mattina vuole lanciare l’ennesimo invito di mobilitazione a tutte le forze democratiche affinché la piazza del prossimo 8 gennaio decreti senz’appello da che parte si trova la verità e la giustizia; non è un caso, infatti, che personaggi della politica ed eminenti personalità del diritto internazionale abbiano ravvisato un’incompatibilità costituzionale  con riferimento alle misure cui è costretto Lander, e per questo abbiano deciso di dichiarare pubblicamente il loro sostegno a questa battaglia di democrazia.

Verso l’8 gennaio, verso la libertà di Lander…
NO PASARAN LE BUGIE DI MADRID!

LANDER LIBERO, LANDER ASKATU!

pc 21 dicembre - il natale degli immigrati .ancora Bologna“Celere e arroganza accolgono i profughi in Regione”

Ieri molti migranti inseriti nel Piano di accoglienza Nord Africa sono arrivati in viale Aldo Moro da Bologna e da diverse città dell’Emilia-Romagna. Da Melting Pot: “Bloccati da scudi e manganelli”.

21 dicembre 2012

Il sotto-segretario della Presidenza Regionale: “I profughi ci devono ringraziare”

I migranti inseriti nel Piano di Accoglienza Nord Africa sono arrivati da Bologna, Reggio Emilia, Rimini e Parma per reclamare cittadinanza e diritti alla Cabina di Regia che si riuniva oggi pomeriggio (ieri, ndr) in Regione per definire l’exit strategy dall’emergenza. Ad attenderli hanno invece trovato i reparti della celere di Carabinieri e Polizia che si sono schierati con scudi e manganelli per bloccarli in cima alla scala della sede dell’Assemblea Legislativa Regionale, mostrando da subito l’atteggiamento di superiorità e prepotenza che ha poi contraddistinto anche la discussione con i membri della Cabina di Regia quando finalmente una delegazione ha potuto essere ricevuta.

I migranti hanno esposto problematiche e criticità, spiegando che in questi lunghi mesi hanno ricevuto un’accoglienza senza prospettive, spesso disumanizzante ed assistenzialista che non ha permesso di sviluppare percorsi di autonomia, aggravata dalla totale incertezza rispetto alla propria condizione giuridica. Alla civiltà e sincerità dei migranti è stato invece risposto con toni aggressivi e provocatori, specialmente nella persona del sotto-segretario alla Presidenza della Regione Bertelli, che ha affermato “Dovete ringraziare i Comuni che di tasca propria hanno garantito la vostra accoglienza”. Come se i Comuni fossero di proprietà di Sindaci ed Assessori.

Ma non è dovere delle istituzioni accogliere chi fugge dalle guerre, chi chiede protezione internazionale? E non ci sono forse standard di accoglienza dei richiedenti asilo fissati dalle normative europee? Gli amministratori che abbiamo incontrato oggi non ne sono sembrati coscienti, dal momento che continuavano ad esigere manifestazioni di gratitudine e riconoscimento ai “profughi”, lasciando intendere che accoglienza e diritti non sono affatto scontati, ma dipendono dalla generosità delle istituzioni e dal buon cuore di chi le presiede. Un piano di discussione inaccettabile, che ha raggiunto il punto più basso quando il sotto-segretario Bertelli ha ammonito i presenti dicendo che dalla loro condotta sarebbe dipesa la scelta futura di accogliere o meno i migranti che oggi arrivano a Lampedusa, svelando quindi la propria concezione di accoglienza: un dono da elargire premiando i meritevoli e non un dovere dello Stato Italiano verso chi fugge da conflitti e povertà.

La discussione si è svolta nella sede di una regione amministrata dal centro sinistra, ma lo spirito che ha contraddistinto l’atteggiamento degli amministratori è stato quello del pensiero leghista, che sembra ormai permeare i ragionamenti e la cultura di chi governa questi territori. Il terrore del confronto, il desiderio di poter gestire le questioni senza interlocuire e senza dover risponderne verso i diretti interessati è stato evidente, dapprima con lo schieramento dei reparti antisommossa di Polizia e Carabinieri e poi con i toni infastiditi e supponenti del sotto-segretario alla Presidenza. E come se non bastasse, anche tanta irritazione nel sentirsi ricordare il vergognoso operato della Croce Rossa Italiana nella gestione di Prati di Caprara a Bologna.

I manifestanti si sono infatti presentati con un grande assegno di 3 milioni di euro versato dalla Repubblica Italiana ai Prati di Caprara e le foto della struttura, per chiedere chiarezza rispetto ai 46 euro giornalieri erogati dallo Stato agli enti gestori, soldi che la CRI non ha certo speso per l’accoglienza dei migranti.

In questa settimana dove in molte città italiane si sono mobilitati i richiedenti asilo fuggiti dalla guerra in Libia, i migranti hanno espresso desiderio di cittadinanza e partecipazione, come recitava lo striscione “2013, un’altra accoglienza è possibile”, mentre chi decide del loro futuro ha invece confermato la propria miopia e inadeguatezza. Quello che è certo che queste persone torneranno a farsi sentire, malgrado la politica faccia di tutto per cancellarli.

(da Melting Pot)

pc 21 dicembre - ILVA Taranto - cos'è il fascismo padronale e il moderno fascismo in fabbrica


pc 21 dicembre - Fiat Sata Melfi - cos'è il fascismo padronale e il moderno fascismo in fabbrica !



pc 21 dicembre - il natale degli immigrati.. a Parma tutti lavorano per la prescrizione di sbirri antidonne e razzisti

reati verso la prescrizione? L'udienza è stata rinviata a fine giugno 2013
Promette di andare per le lunghe il processo per la pubblicazione delle dichiarazioni rilasciate alla polizia municipale da una donna ecuadoregna sul caso della donna nigeriana fotografata nella cella di sicurezza del comando, dopo una retata dei vigili. E' possibile che la prescrizione scatti prima della sentenza definitiva.
 il 3 ottobre 2008 venne pubblicato un verbale su presunte pressioni da parte del giornalista di Repubblica Parma che scattò la foto, in seguito completamente scagionato. Per quella vicenda l'ex comandante della Municipale Giovanni Maria Jacobazzi è stato rinviato a giudizio per diffusione di atti e concorso in pubblicazione di notizie d'ufficio e per violazione della legge sulla privacy, mentre il direttore della Gazzetta di Parma Giuliano Molossi deve rispondere solo dell'ultimo reato ).

Oggi si è aperto il processo dibattimentale davanti al collegio di giudici presieduto da Pasquale Pantalone. Il pm Fabrizio Pensa e gli avvocati difensori hanno presentato una lista di testimoni, complessivamente quattordici, e si sono riservati di produrre prove documentali durante il dibattimento. Subito dopo l'udienza è stata rinviata al 28 giugno 2013, tre sette mesi. Considerato che il limite di prescrizione del reato è di sette anni e mezzo, è possibile che questa intervenga prima della sentenzadefinitiva.

pc 21 dicembre - il natale degli immigrati - rivolta al Cara di Mineo -sicilia

Scontri nel Cara di Mineo

Le condizioni nel Cara sono difficili anche a causa del sovraffollamento della struttura: il centro accoglie 2.700 migranti, ma dovrebbe ospitarne 1800. Ieri al circa venti stranieri ospiti del Centro, armati di pietre e assi di legno, si sono scagliati contro le forze dell'ordine

di ANNALISA CANGEMI
Le condizioni nel Cara sono difficili anche a causa del sovraffollamento della struttura: il centro accoglie 2.700 migranti, ma ha dovrebbe ospitarne1800. Ieri al circa venti stranieri ospiti del Centro, armati di pietre e assi di legno, si sono scagliati contro le forze dell'ordine, addette al servizio di sicurezza. I migranti richiedenti asilo erano in attesa dello status di rifugiato politico. I tafferugli sarebbero scoppiati proprio per i presunti ritardi nella consegna di questi documenti. Un gruppo di connazionali dei violenti avrebbe cercato di contrastare l'assalto agli uffici, mentre gli altri ospiti del centro assistevano impotenti alla scena. Il bilancio degli scontri è di dieci feriti, tutti militari della guardia di finanza. Tre di loro sono finiti in ospedale a Caltagirone. La protesta si è placata solo dopo l'esplosione di alcuni lacrimogeni, che hanno fatto rientrare le tensioni.

Il direttore del Cara di Mineo, Sebastiano Maccarrone, si è detto "profondamente rammaricato e rattristato dall'episodio di violenza che ha minato ieri l'atmosfera di serenità che da un anno circa si respira" al centro richiedenti asilo. Maccarrone ha espresso vicinanza ai militari "che ogni giorno prestano servizio per garantire la sicurezza di tutti quelli che lavorano a un progetto di integrazione ed educazione alla legalità, che non deve essere messo in discussione per un atto di esasperazione deprecabile e insensato. I militari sono persone come noi, e come noi sono attente alla dignità di ogni altra persona. La nostra solidarietà, e quella degli stessi richiedenti, va a coloro che, tra polizia di Stato e guardia di finanza, si sono trovati coinvolti e sono rimasti feriti e contusi per garantire la sicurezza e la serenità di tutti. Il rilascio del permesso di soggiorno non deve essere strumentalizzato da chi vuole fomentare il disordine e la violenza, proprio perché il nostro progetto è quello di sottrarre persone inermi, uomini donne e bambini, alla violenza e alla persecuzione dei propri paesi di origine".



pc 21 dicembre - il natale degli immigrati - protesta a Bologna

Regione, irrompono profughi e militanti

Un gruppo di nordafricani e attivisti dei centri socili hanno fatto irruzione nella sede di viale Aldo Moro per protestare contro l'inadaguatezza dei centri di accoglienza

Una cinquantina tra militanti dei centri sociali e profughi del Nord Africa provenienti da varie città della regione sono entrati, nel primo pomeriggio di giovedì, nella sede della giunta dell'Emilia-Romagna. Lo scopo: incontrare i partecipanti alla cabina di regia tra Regione, Comuni e Province, che si stava occupando di gestire la fine dell'emergenza umanitaria iniziata nel marzo del 2011.


I manifestanti sono entrati nell'atrio dello stabile e sono saliti sulla scala che porta al piano ammezzato. Lì sono stati fermati da poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa. Dopo alcuni momenti di tensione e l'intervento dell'assessore regionale alle Politiche sociali, Teresa Marzocchi, una delegazione è stata fatta salire.

Al termine della riunione, un gruppo di richiedenti asilo e di attivisti del centro sociale Tpo, è intervenuto spiegando le ragioni della protesta, in particolare denunciando l'inadeguatezza della Croce rossa nel gestire alcuni centri e i problemi particolari nelle ex caserme dei Prati di Caprara a Bologna. Marzocchi, ha ricordato le decisioni prese nei giorni scorsi a Roma in vista della scadenza della fase emergenziale (il 31 dicembre): un periodo ponte di altri due mesi, all'inizio del passaggio di competenza dalla Protezione civile al Ministero dell'Interno con la gestione delle Prefetture, che lavoreranno in accordo con la Regione e le istituzioni locali.

Alle critiche di attivisti e profughi sull'operato della cabina di regia, ha risposto il sottosegretario alla presidenza della Regione, Alfredo Bertelli che ha rivendicato - non senza battibecchi con i suoi interlocutori - il ruolo avuto dai Comuni che hanno accolto i migranti "senza sponda alcuna e senza garanzia alcuna sulla copertura. Noi - ha detto - siamo andati avanti, abbiamo lottato sui tavoli nazionali per avere garanzie.
State attenti a scaricare responsabilità su questo tavolo".

Dopo l'incontro, poca la soddisfazione da parte dei manifestanti. In totale sono 1.416 le persone richiedenti asilo o rifugiati ancora ospitate in Emilia-Romagna.

pc 21 dicembre - il natale degli immigrati nell'inferno CIE di Bari

Bari, l'inferno del Cie: ''Qui diventiamo pazzi''

Un detenuto su quattro assume psicofarmaci, almeno una decina di migranti avrebbe i sintomi della scabbia e solo i bagni di un modulo sono stati rifatti, mentre gli altri versano in condizioni indecenti. Questa la fotografia al termine di un’ispezione nel Cie di Bari, il centro di identificazione e espulsione per migranti al quartiere San Paolo, condotta dagli attivisti delle campagne “Class Action Procedimentale” e “LasciateCientrare”. Giornalisti e avvocati sono entrati nella struttura dove ci sono 108 migranti, per lo più tunisini e marocchini, in attesa di essere espulsi. Ancora visibili, nonostante i lavori in corso, i segni delle rivolte, con le bruciature sul soffitto e sulle mura. “Questo luogo va chiuso – ha spiegato l’avvocato Luigi Paccione, legale della class action – non si possono tenere rinchiuse persone che non hanno commesso reati. Aspettiamo fiduciosi il pronunciamento del tribunale di Bari”. Dentro il centro ci sono i migranti trovati senza documento e senza permesso di soggiorno. "Qui dentro non sappiamo che fare - denunciano i detenuti - diventiamo pazzi. Persino il carcere è meglio".
vedi video su repubblica Bari

pc 21 dicembre - Napoli da 'giggino a purpett' a 'giggino u' mbrugghion' sgomberato dal Sindaco il presidio disoccupati Bros al Comuneo


Stanotte sono stati sgomberati da vigili urbani e digos un gruppo di precari BROS che dalla mattina avevano occupato un sala di Palazzo San Giacomo per protestare contro i ritardi e le lungaggini che, da tempo, caratterizzano l'operato delle amministrazioni locali in materia di lavoro e progetti occupazionale.
 
Ancora una volta Giggino De Magistris predica bene...ma agisce male! 
 
Dopo aver dato, attraverso alcuni suoi assessori, assicurazioni circa l'"ospitalità" che l'amministrazione avrebbe dato a questa delegazione dei Precari BROS, improvvisamente ha invocato la Questura ed imposto lo sgombero dei precari.
 
Stamattina, in occasione di una seduta del consiglio comunale, i Precari BROS presidiano Palazzo San Giacomo ed attendono una presa di posizione ufficiale, a partire dai gruppi politici che si richiamano alla sinistra, contro questo sgombero e per rilanciare la Vertenza BROS.
 
Tutto ciò dopo la giornata di lotta di ieri che ha attraversato la città di Napoli con il blocco della stazione di Napoli Centrale da parte dei Precari BROS ed altri blocchi, come quello alle rampe della Tangenziale di Fuorigrotta, messo a segno dai lavoratori dell'EAV in lotta contro la dismissione del trasporto pubblico locale

giovedì 20 dicembre 2012

pc 19-20 dicembre - strage di viareggio del 29 giugno 2009 - finalmente si arriva al processo e c'è anche l'amministratore delegato delle ferrovie Moretti

Strage di Viareggio
32 richieste di rinvio a giudizio

Trasmesse oggi al Gup le richieste della Procura di Lucca per il rinvio a giudizio per 32 persone e 9 società, indagate nell’inchiesta sulla strage di Viareggio, Tra questi anche l’ad di Fs Mauro Moretti.
Viareggio, 20 dicembre 2009 - Un altro passo verso il processo per la strage ferroviaria di Viareggio, avvenuta come non dimenticheremo mai, la sera del 29 giugno 2009 e cha ha causato la morte di 32 persone, il ferimento di altre centinaia di cittadini e la distruzione di un intero quartiere. Un evento tragico che ha messo in evidenza gravissime lacune nella sicurezza del trasporto ferroviario, italiano ed europeo, liberalizzato e privatizzato portando alla luce la rete di interessi composta della potente lobby politico industriale presente nel settore ferroviario su scala internazionale.
A PRIMAVERA IL PROCESSO - Dopo la conclusione di tutta la complessa fase delle indagini preliminari e dell'incidente probatorio, durata tre anni e mezzo, la procura di Lucca ha chiesto al Gup, il Giudice dell'udienza preliminare, il rinvio a giudizio per i soggetti ritenuti a vario titolo responsabili della strage. Quest'ultimo deve ora fissare la data per l'udienza nella quale si deciderà se le persone fisiche e le società coinvolte saranno processate. Da quel momento le posizioni di ciascun indagato potranno differenziarsi e percorrere strade diverse. Dal tribunale di Lucca si ipotizza che la prima udienza si svolgerà con ogni probabilità nella prossima primavera. La nostra rivista è presente al processo in qualità di parte lesa, sebbene Trenitalia abbia tentato invano, con una maldestra iniziativa intimitadoria, di tenerci fuori diffidando dal proseguire nell'incarico il nostro collega macchinista ed RLS, Filippo Cufari, individuato come nostro consulente di parte nella fase dell'incidente probatorio.
LE PERSONE INDAGATE - Mauro Moretti, amministratore delegato del Gruppo; Michele Mario Elia, amministratore delegato di Rfi; Vincenzo Soprano, amministratore delegato di Trenitalia; Gilberto Galloni, amministratore di Fs logistica; Mario Castaldo, direttore della Divisione Cargo di Fs; Calogero Di Venuta, responsabile Direzione compartimentale Firenze Movimento e infrastruttura, che all'epoca del disastro si era appena insediato; Angelo Pezzati, predecessore di Di Venuta. Emilio Maestrini, all'epoca del disastro era il responsabile della Direzione ingegneria, sicurezza e qualità di Trenitalia. Enzo Marzilli è a capo di una direzione tecnica di Rfi e responsabile del progetto Frecciarossa.
E ancora per RFI: Giorgio Di Marco, ex direzione tecnica; Mario Testa, direzione tecnica; Giovanni Costa, management direzione tecnica; Alvaro Fumi, responsabile dell'Istituto sperimentale di Rfi; Francesco Favo, direzione tecnica Rfi-Cesifer (Certificazione sicurezza imprese ferroviarie); Stefano Rossi, microstruttura materiali d'armamento Rfi; Giulio Margarita, all'epoca del disastro direzione tecnica Rfi. Oggi passato all'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria. Per le altre società del Gruppo, sono indagati: Salvatore Andronico, divisione logistica di Trenitalia; Giuseppe Farneti, sindaco revisore di Fs (bilancio 2007), e di Italferr (bilancio 2009). Alla Cima riparazioni appartengono Giuseppe Pacchioni, amministratore delegato e Paolo Pizzadini, tecnico Cima riparazioni. Tra gli indagati stranieri i dirigenti di Gatx Austria, Gatx Germania, Gatx Polonia, e Officina Jungenthal di Hannover: Johannes Mansbart, amministratore delegato Gatx Rail Europe e presidente Gatx Rail Germany; Peter Linowski, responsabile tecnico della Gatx Rail Germany; Roman Mayer, responsabile tecnico Gatx Rail Austria; Matthias Barth, Gatx Rail Poland; Rainer Kogelhaiede, manager Gatx Beteiligungs Gmbh Hannover; Andreas Carlsson, manager Jungenthal Waggon Gmbh di Hannover; Uwe Kriebel, officina Jungenthal di Hannover; Andreas Schroter, officina Jungenthal di Hannover; Joachim Lehamann, officina Jungenthal di Hannover. Indagati anche Daniele Gobbi Frattini, Massimo Vighini, Andreas Barth,Uwe Koennecke.
LE SOCIETA' INDAGATE - Sono indagate per le responsabilità amministrative, ai sensi della legge 231/2001, anche Gatx Austria, Gatx Germania, Gatx Company, Officina Jungenthal, Gruppo Ferrovie dello Stato,R.F.I., Trenitalia, FS Logistica e Cima Riparazioni. Rispetto a quanto emerso in fase di chiusura delle indagini prelimari, tra le società indagate si è aggiunta la  Gatx Company, holding che controlla Gatx, la proprietaria del vagone che deragliando il 29 giugno 2009 causò la morte di 32 persone.
LA PROCURA: SQUARCIO PROVOCATO DAL PICCHETTO. "Siamo convinti, cosi' come sostiene il nostro consulente, che lo squarcio sulla cisterna fu provocato da un picchetto». Lo ribadisce il procuratore di Lucca, Aldo Cicala, in merito alle richieste di rinvio a giudizio inoltrate al gup per 32 persone nell'ambito dell'inchiesta sulla strage di Viareggio. Adesso il giudice dovrà fissare la data dell'udienza preliminare. «Rispetto all'avviso chiusura indagini del giugno scorso - spiega Cicala - non ci sono cambiamenti. In questi mesi, nove indagati, tutti delle ditte tedesche, hanno chiesto di essere interrogati, ma la nostra ricostruzione resta la stessa. Per le richieste di rinvio a giudizio abbiamo dovuto attendere anche che l'avviso chiusura indagini, un atto piuttosto corposo, venisse tradotto in tedesco». Cicala conferma che la procura ha chiesto il rinvio a giudizio anche per l'Ad di Fs Mauro Moretti. Nell'avviso chiusura indagini era spiegato, tra l'altro, che in qualità di ad prima di Rfi - dal 2001 al 2006 - e poi di Fs, non avrebbe valutato i pericoli e i rischi del passaggio di treni carichi di sostanze pericolose da stazioni come quella di Viareggio (Lucca), circondata da case.
LE FERROVIE ATTACCANO I MAGISTRATI CHE LI ACCUSANO. Come già visto fare negli ultimi anni in Italia da altri personaggi 'potenti', il gruppo ferrovie Spa, con una nota sul rinvio a giudizio per Moretti, attacca la Procura di Lucca per il solo fatto che sia stato dato l'annuncio dell'invio della richiesta.  "A nome dei legali del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, prendiamo atto che in rete sono diffuse notizie e commenti circa la notifica di una richiesta di rinvio a giudizio per 32 indagati, tra i quali l’amministratore delegato, Mauro Moretti, per l’incidente di Viareggio. Prendiamo anche atto che la notifica ai diretti interessati o ai loro avvocati non è ancora avvenuta e che l’eco mediatica è più importante del rispetto delle regole". Dichiarazioni paradossali riguardo il rispetto delle regole - trattandossi di legittimo esercizio del diritto di cronaca su fatti gravissimi di interesse generale - da parte di chi possiede potentissimi strumenti di comunicazione e che finge di ignorare le regole della comunicazione: come se la notizia, in se, non rivestisse uno straordinario interesse per l'opinione pubblica e, soprattutto, per i familiari della  vittime in attesa della verità sulla morte di loro cari

pc 19-20 dicembre - India... la vera causa della violenza contro lo donne è lo Stato borghese

Quanto ipocriti e falsi risuonano “gli interventi” del primo ministro indiano Manmohan Singh e della  leader del partito del Congresso, Sonia Gandhi, in merito all’ennesimo brutale episodio violenza sessuale contro una giovane donna accaduto a Delhi, in India.

Il ministro Singh , la Gandhi,  nonostante sulla carta l’India sia definita “la più grande democrazia del mondo”,  rappresentano invece uno dei governi borghesi tra i più reazionari del mondo che da anni sta mettendo in atto un vero e proprio genocidio contro il suo stesso popolo, un miliardo e duecento milioni di abitanti, di cui la maggioranza vive con circa 50 centesimi al giorno mentre le grandi ricchezze sono concentrate in pochi uomini della grande borghesia e dei latifondisti. E’ un governo che permette il massiccio sfruttamento e rapina delle risorse e materie prime del paese da parte delle “multinazionali” dei paesi imperialisti libere di operare in esso senza vincoli, che costringe  milioni di persone allo stato di  profughi nel loro paese, espulsi dalla terra dove i loro antenati hanno sempre vissuto, ad una condizione di pesantissima oppressione e  cancellazione dei diritti anche più basilari, che  in particolare per le donne si trasforma in una tripla, quadrupla oppressione, di classe, di genere, di casta, religiosa… di cui la violenza sessuale è la piaga più tragica.

Ma di contro da anni contro tutto questo  il più grande partito rivoluzionario del mondo, il partito comunista maoista indiano,  guida una grande “guerra di popolo” per mettere fine a questa barbarie che si traduce in continui morti per fame, suicidi e uccisioni da parte di polizia ed esercito governativi contro chi si ribella, una guerra popolare in cui le donne, le compagne maoiste, partecipano a migliaia, donne per le quali in molteplici casi  la violenza e gli stupri subiti, usati dal governo come arma di repressione di stato, si sono trasformati in  leva per ribellarsi e unirsi ad una guerra di popolo che avanza giorno dopo giorno, come la più grande  parte della generale corrente rivoluzionaria che infine rovescerà  l’attuale sistema sociale capitalista e imperialista. 

Movimento femminista proletario rivoluzionario

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Benvenuto

ESTERI


IL MONDO / esteri / 19 Dicembre 2012

India/ Stupro ragazza a Delhi, interviene anche premier Singh

23enne violentata da un branco di uomini ubriachi su un autobus


Nuova Delhi, 19 dic. Dopo la leader del partito del Congresso, Sonia Gandhi, anche il primo ministro indiano Manmohan Singh è intervenuto sulla vicenda della giovane indiana stuprata da un branco su un autobus. Singh ha condannato "l'odiosa" violenza di sei uomini ubriachi su una ragazza, stuprata ripetutamente, e sul suo fidanzato. "Queste violenze non devono essere solo condannate, è necessario uno sforzo concertato per combatterle", ha scritto Gandhi in una lettera inviata al governatore di Delhi, Sheila Dikshit.
La polizia ha arrestato quattro persone, tre delle quali hanno confessato e sono rimaste in carcere. Il capo della polizia di Delhi, definita la "capitale degli stupri", ha chiesto che questo crimine, ora punibile con pene massime di dieci anni di carcere, venga sanzionato con la pena di morte. Altri due stupratori sono
ricercati.
Il governo sta tentando di placare gli animi degli indiani annunciando una serie di misure di sicurezza. Ma le
manifestazioni di protesta si sono ripetute a Nuova Delhi e in altre città dell'India contro la violenza sulla donne. La polizia è anche intervenuta con i cannoni ad acqua per disperdere la folla.
Anche l'attore superstar di Bollywood, Amitabh Bachchan, ha invitato tutti gli indiani sulla sua pagina Facebook a "diventare vigili, dei soldati per una lotta forte e convinta contro queste
violenze".
In India i casi di stupro sono raddoppiati dal 1990 al 2008 e di 256.329 casi di violenza registrati lo scorso anno, 228.650 sono stati subìti da donne.

AFP
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A seguire stralci dell’intervento delle compagne del movimento femminista proletario rivoluzionario alla Conferenza Internazionale del 24 Novembre ad Amburgo a sostegno della guerra popolare in India

“…Domani è il 25 novembre, la giornata internazionale contro la violenza sulla donne, e visto che questa conferenza cade proprio a ridosso di questa giornata di lotta auspichiamo che attraverso di essa si crei una sorta di ponte: vogliamo portare da qui, come compagne del Mfpr, organismo generato del Pcm Italia, a tutte le donne indiane che fanno la guerra popolare la nostra solidarietà e sostegno. Questo significa sia far conoscere alle masse proletarie e popolari femminili nel nostro paese la guerra del popolo indiano e il protagonismo diretto in essa delle tante compagne e migliaia di donne indiane, sia trovare forza e esempio per fare avanzare anche nel nostro paese il processo rivoluzionario che veda protagoniste le donne, in particolare le proletarie.
n queste iniziative di lotta abbiamo fatto appello alle donne, che si stanno mobilitando in Italia intorno a questa giornata del 25 novembre, a mandare il loro saluto e solidarietà alle donne indiane che lottano nella guerra popolare oggi più grande e incisiva che dà una risposta liberatrice anche alla condizione di dura violenza sessuale e oppressione, che in India le donne - e nel mondo - subiscono in maniera feroce.

In India molti stupri sono di guerra, compiuti da militari e paramilitari per reprimere ed annichilire la rabbia e la forza delle donne. Ma per tantissime donne la violenza e gli stupri subiti sono diventati una leva per ribellarsi per unirsi alla guerra popolare trasformandosi, in combattenti in “prima linea” del Partito Comunista maoista nella lotta rivoluzionaria, per la “rivoluzione nella rivoluzione”; e molte donne oggi hanno ruoli di dirigenti nella guerra e nel partito, ed esse sono un forte esempio per le donne in ogni parte del mondo.
“O vincono loro, l'imperialismo, lo Stato, i governi, i padroni… o vinciamo noi!” abbiamo detto in un'assemblea nazionale di donne proletarie che si è tenuta a Palermo nell'8 marzo scorso. E noi dobbiamo per forza vincere, costi quel che costi, perché siamo nel giusto, perché attraverso la "rivoluzione nella rivoluzione" noi donne dobbiamo lottare per una nuova società, una società socialista, per una nuova umanità. E la grande lotta delle compagne e donne indiane questo dice con forza: non solo di una lotta "per sé" si tratta, ma di una lotta complessiva che chiami a fare i conti con che tipo di nuova società si vuole costruire.
Dall'India al mondo intero… scateniamo la ribellione delle donne come forza poderosa della rivoluzione!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario - Italia 

Amburgo 24.11.2012

 

pc 19-20 dicembre - LA STRATEGIA DEL PARLAMENTO E GOVERNO DEI PADRONI E LA STRATEGIA DEI PROLETARI

La trasversalità del voto a favore del decreto salva-Riva alla Camera e che si ripeterà sicuramente al Senato, mostra senza ombra di dubbio che l'interesse di fondo di tutti i partiti di destra, di centro o di falsa "sinistra", del parlamento, è quello della difesa degli interessi del capitale. La diversità e le contese tra i partiti sono su chi debba gestire il potere politico della  borghesia, tant'è che tutte queste diversità, litigi, vengono meno appena l'interesse superiore (quello dell'economia, dei profitti dei padroni) si impone chiaro.
Il voto sul decreto non testimonia un menefreghismo verso le realtà del sud o verso Taranto, per cui la risposta dovrebbe essere più parlamentari jonici nel prossimo parlamento, ma una politica nazionale che quando si fa sul serio, quando si passa dalle chiacchiere e promesse alla realtà, si mostra chiara per quello che è e non può non essere in questo sistema: contro gli interessi degli operai, dei proletari e delle masse popolari, tutte e in tutti le città e posti di lavoro.
I pochissimi voti contrari non solo sono assolutamente innocqui, ma avvalorano la necessità di abbandonare ogni illusione (anche nelle prossime elezioni) che mandando una "persona brava" in parlamento cambi qualcosa.

Al di là del merito del provvedimento salva-Riva del governo tecnico Monti/Clini (e su questo fino in fondo appoggiato dal 'prode' Napolitano, verso cui però ancora si scrivono, anche da Taranto, inutili lettere per inutili e indegne risposte), ciò che ne mostra la natura di dittatura è proprio la forma del decreto, l'imposizione, la blindatura. Una volta che l'Ilva viene considerata nei fatti "sito di interesse nazionale strategico", sono gli interessi strategici dei padroni, nazionali e internazionali, che devono imporsi sempre e comunque.
Il decreto, quindi, è contro una messa a norma e un risanamento ambientale che metta in discussione la libertà di produrre e soprattutto il profitto di Riva; il decreto stabilisce un lavoro forzato sotto padrone e sotto controllo dello Stato, in una fabbrica resa franca da norme e diritti, prima di tutto dei lavoratori.

Ma, a "strategia" di dittatura dei padroni, a una politica che fa carta straccia delle sue stesse regole e leggi, non si può a questo punto rispondere con una lotta "normale" come se le regole vengano rispettate da tutti, o solo denunciando le "regole" infrante; si deve a questo punto rispondere con altrettanta battaglia "strategica". E quella dei lavoratori e delle masse popolari deve avere come obiettivo il potere proletario, attraverso il rovesciamento di questo parlamento, questi governi comitati d'affari dei padroni, questo sistema basato sul profitto, sullo sfruttamento e l'attacco alla vita dei proletari. Occorre una lotta prolungata, di operai e masse popolari unite, che inizi proprio col rompere quelle "Regole", sia negli obiettivi che nelle forme di lotta, con la guerra di classe in fabbrica e la rivolta popolare e proletaria in città.
Su questo gli operai e le masse popolari di Taranto possono scrivere una pagina positiva, possono dare un contributo nazionale, possono far diventare "Taranto strategica" di una via diversa e vincente della battaglia per il lavoro e la salute, SE SI LIBERANO DI FALSE IDEE E FALSE GUIDE.

pc 19-20 dicembre - Ilva Taranto.. Ferrante chiama alle 'armi' i suoi quadri

Ferrante- attuale amministratore delegato dell'Ilva e portavoce di padron Riva, ieri ha fatto un comizio ai suoi dirigenti e capi di pesante attacco alla Magistratura, insieme a minacciare che, proseguendo così, gli stipendi non ci saranno.
Una chiamata alle armi di stampo aziendalista e corporativa, che dimostra che padron Riva non si è ancora rassegnato a pagare il prezzo necessario per conservare la fabbrica e che lo stesso decreto pro Riva approvato in parlamento non gli basta.
Ma a questa adunata non ha chiamato gli operai.. questo è un segno di debolezza.
Gli operai in maggioranza oggi non sono d'accordo con Ferrante-RIVA, come forse era il 30 marzo scorso,
ma non sono nè possono esserlo con l'ambientalismo antioperaio, che ha una sola soluzione - una pseudo soluzione - la chiusura della fabbrica.., nè sono e nè possono essere mobilitati dall'ideologia e la prassi dei cittadini liberi e pensanti.
Gli operai hanno bisogno del sindacato di classe e di massa, come trincea organizzata di resistenza e lotta di classe in fabbrica e punto di riferimento della lotta delle masse popolari contro padron Riva, governo e Stato dei padroni, partiti parlamentari,sindacalisti confederali filoriva; così come senza rivolta popolare..'non pacifica' è impossibile fermare l'azione di governo, istituzioni, ecc a sostegno di Riva
Non è solo questione di numeri, ma di linea e prassi e anche su questo la lotta continua.

proletari comunisti -PCm Italia
pcro.red@gmail.com
20-12-2012

pc 19-20 dicembre - la guerra dello stato e governo dei padroni al movimento NOTAV

post — 19 dicembre 2012 at 21:45

Il min. Cancellieri dice alla Camera che il Tav non può cedere a piazza

L’ammodernamento della rete trasportistica italiana ”non puo’ dismettere i suoi progetti di sviluppo sotto l’influenza della pressione della piazza senza autocondannarsi ad un futuro di declino”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri parlando, in un’audizione alla prima commissione della Camera, delle manifestazioni No Tav in Val di Susa. La Valsusa per il ministro e’ ”il focolaio che impegna piu’ aspramente le forze di polizia” (Ansa).
Non avevamo dubbi sulla fedeltà della Cancellieri e del governo dei Tecnici alla lobby del Tav, del resto il governo ha stanziato 2 miliardi per il tav (in 13 anni) e rischio default per le universita italiane, quindi capiamo bene da che parte sta. Dopo la macellerie sociale inaugurata da un ano a questa parte ecco gli utlimi favori alla lobby del Tav.
Il vero problema ministro, è che il “focolaio” non impegna solo le forze di polizia, ma tutta la classe politica italiana, che aspettiamo anche alle prossime elezioni, del resto, lo diciamo a lei e ai suoi colleghi, minsitri dell’interno e presidente del consiglio ne abbiamo visti tanti e tutti a raccontare le stesse cose, però noi ci siamo ancora e continuiamo ad essere un problema per quelli come lei (che tra poco sarà sostituita dal suo alter ego di turno), e una speranza per la maggior parte degli italiani e delle italiane.

pc 19-20 dicembre - sgomberi polizieschi a Bologna

Questa mattina, con 3 camionette della polizia, è stata sgomberata l’occupazione dell'ex istituto Beretta in via XXI aprile. Tutti sotto la Prefettura contro gli sgomberi e per il diritto alla casa.
 
 Lo sgombero è stato eseguito tramite un decreto di sequestro d’urgenza della procura con la ridicola scusa di imminente pericolo strutturale dello stabile, fatto che non sussiste ed ottimo alibi per lavarsi la coscienza buttando in mezzo la strada 30 famiglie.
Naturalmente sono stati denunciati i 12 occupanti trovati all’interno dell’edificio per invasione, ricordiamo che l’edificio “pubblico” era lasciato a marcire da 5 anni senza che da parte “Pubblica”, comune e ausl, fosse portato nessun progetto di ristrutturazione o di recupero.
Il sequestro ora dovrà essere convalidato dal gip entro 48 ore. Una famiglia rumena con tre bambini, che occupava l’ex Beretta di via XXI Aprile, è stata presa in carico dai servizi sociali, probabilmente sarà ospitata a Villa Aldini. Per tutti gli altri sgomberati, l’unica soluzione che l’assessora Frascaroli ha saputo prospettare è di ricorrere ai posti resi disponibili per il piano freddo,quando il comune si fa Caritas in inverno poi tutti sbattuti in strada.
E' cominciato in risposta un presidio sotto la Prefettura di Bologna , indetto dal Sindacato ASIA/USB e USB Migranti di Bologna per chiedere per l’ennesima volta che il problema delle case sotto le due torri non venga ,ancora una volta, trattato come un fatto di ordine pubblico o criminale in linea con le politiche romane per affrontare la crisi e spiazzando i politicismi di una amministrazione locale che ogni giorno di più si perde in inutili “onanismi” elettorali non risolvendo i problemi posti dai cittadini. E poi partito un corteo si è concluso di fronte alla Procura di Bologna: Vergogna a quel magistrato che ha deciso lo sfratto. Vergogna agli agenti che lo hanno eseguito. Buttare gente in mezzo alla strada non è né giusto né lecito. Quello stabile era inutilizzato. Che senso ha uno sfratto?”
Ult

pc 19-20 dicembre - torna la lotta dei disoccupati a Napoli


Oggi seconda giornata di proteste e di gravi disagi nei servizi di trasporto pubblico, a Napoli. Dopo il blocco quasi totale degli autobus della Anm un gruppo di disoccupati della sigla "Precari Bros" ha occupato alcuni binari della stazione ferroviaria nel tratto tra la stazione centrale di Napoli e Gianturco.
Nello stesso momento, dal lato opposto della città, i dipendenti Eavbus, società regionale di trasporto pubblico dichiarata fallita nelle settimane scorse, hanno bloccato e poi liberato l'ingresso della tangenziale a Fuorigrotta dopo che ieri avevano piazzato autobus sulle carreggiate di diverse strade e occupato i binari.

mercoledì 19 dicembre 2012

pc 19-20 dicembre - Il parlamento si allinea al Governo Monti-Clini e approva il decreto salva Riva

La manifestazione di 10.000 persone a Taranto di sabato 15, la diffusa opposizione esistente tra gli operai
verso il decreto e in particolare da parte delle forze organizzate di essi, Usb, slai cobas per il sindacato di classe, operai del 'comitato liberi e pensanti',  non ha fermato la marcia del governo che definisce strategico l'impianto di Taranto e con il decreto riconsegna la fabbrica nelle mani di padron Riva e di conseguenza gli operai alla lunga mano dell'azienda tra i  lavoratori - i sindacati confederali FIM-UILM e con qualche mal di pancia inoffensivo FIOM.
Le forze maggioritarie del parlamento, le istituzioni locali regione,provincia,comune, i sindacati confederali nazionali e locali appoggiano il decreto e di conseguenza la soluzione padronale alla crisi dell'Ilva .
Tutto questo arco di forze e di interessi non può essere fermato, nè battuto dai giudici, nè dalle attuali forze e forme dell'opposizione in fabbrica e in città.
In fabbrica serve il sindacalismo di classe e la lotta di classe che organizzi gli operai stabilmente a livello di massa e ne faccia i primi oppositori dei piani di Riva e del governo.
In città serve la rivolta popolare che si esprima in forme adeguate e sia un fattore di unità tra operai e masse popolari nella difesa della salute e del lavoro.
La linea dell'ambientalismo antioperaio e l'ideologia e prassi dominante nel 'comitato liberi e pensanti' non aiuta lo sviluppo in termini di rivolta operaia e popolare della situazione cittadina.
La linea di classe in fabbrica e quella della rivolta popolare in città, deve essere decisamente sostenuta e appoggiata a livello nazionale, se si vuole fare realmente di Taranto e dell'Ilva una questione nazionale.
Il tempo è ora.

proletari comunisti
pcro.red@gmail.com
19 dicembre 2012


martedì 18 dicembre 2012

pc 18 dicembre - IL CONCORSONE: REGISTI "I SOLITI IDIOTI"?

Al di là delle basse ragioni economiche di tagli e di intruppamento politico/ideologico della scuola, per cui è stato fatto questo concorsone della scuola che in 50 minuti vuole tagliare il presente e il futuro di migliaia di insegnanti, l'aspetto che aggiunge oscenità alla vicenda è il modo idiota, offensivo verso l'intelligenza dei lavoratori, lavoratrici, con cui è stata fatta la prima prova di selezione. Non si uccide così un minimo di istruzione, di cultura! Test, hanno scritto alcuni giornalisti, da 'settimana enigmistica', ma, aggiungiamo, al cui confronto la settimana enigmistica sembra un alto testo di filosofia, matematica, italiano... 
Per tornare, a poter pensare, riportiamo stralci dalla denuncia del "concorsone", fatta dal Coordinamento 3 Ottobre di Milano.

"Non un concorso, ma solo il rifinanziamento della scuola pubblica può risolvere la piaga del precariato. Il problema dell’esistenza di graduatorie inesauribili dipende dai tagli dissennati perpetrati dagli ultimi governi ai danni della scuola pubblica, con la perdita di 150 mila posti di lavoro, e realizzati con scriteriate riduzioni del quadro orario, con la pratica delle classi-pollaio e con il blocco dei pensionamenti. Per non parlare della fittizia divisione tra organico di diritto e organico di fatto...
...I docenti che sono nelle Graduatorie di merito e/o in quelle ad esaurimento hanno già superato un concorso (un concorso ordinario e/o la SSIS che, va ricordato, conferiva un'abilitazione con valore concorsuale) e dopo anni di insegnamento non è tollerabile cancellare un diritto acquisito
Il concorso costerà 130 milioni di euro e sarà bandito per un numero irrisorio di posti rispetto alle reali necessità delle nostre scuole. Vista la situazione di miseria in cui versa la scuola italiana questo sì che è un inutile spreco di risorse.
Basta con la retorica del “merito” e del “largo ai giovani” (i quali, se intesi come neolaureati, a questo concorso non potranno nemmeno partecipare!). Se il governo perseguisse davvero questi obiettivi: A) non imposterebbe la preselezione su ridicoli test a crocette (peraltro sbagliati); B) non avrebbe aumentato l’età pensionabile...".

pc 18 dicembre - ancora un documento dal movimento studentesco - CDUP - Politecnico, Napoli



"Sta venendo meno ogni funzione sociale dell’Università e ogni suo carattere di massa; è la selezione di classe che la fa da padrone". Le mobilitazioni studentesche nelle ultime settimane si sono indubbiamente intensificate e radicalizzate. E’ finalmente emersa (o riemersa) la rabbia della nostra generazione, oramai condannata in maniera conclamata  a non avere prospettive future degne.
La crisi del capitalismo, prima latente per diversi decenni, poi esplosa nel 2007,  si acuisce sempre di più e non vi è alcuna via di uscita, se non la distruzione progressiva di forze produttive (fallimenti aziendali, dismissioni industriali, perdita di posti di lavoro, ecc), con il conseguente impoverimento di fasce sempre maggiori di popolazione.
In tal senso vanno le politiche di austerità che unitariamente (anche se con qualche piccolo distinguo)  i tre principali organismi finanziari sovranazionali imperialisti, ovvero l’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, stanno imponendo oramai non più solo ai paesi del cosiddetto terzo mondo, ma anche a quelli a capitalismo maturo; come si sa, in Europa sono finiti “sulla graticola” in maniera particolare i cosiddetti PIIGS, fra cui l’Italia. Il tutto, naturalmente, non accenna nemmeno ad aprire nuove prospettive di sviluppo, ma serve solo a porre rimedio (senza possibilità di avere successo a breve-medio termine) alla crisi di valorizzazione dei grandi capitali europei e mondiali, che è accompagnata ad un intenso processo di centralizzazione e di inasprimento della competizione globale, sull’altare della quale vengono giustificate le oramai ventennali politiche di smantellamento del welfare e , in particolare,dell’Istruzione Pubblica; tali politiche, se in precedenza, quando la crisi era ancora latente, avanzavano in maniera relativamente lenta, ora, con l’esplosione di essa, stanno ricevendo un’accelerazione costituente, incarnata in Italia dal Governo Monti, diretta emanazione dei grandi monopoli finanziari.
Tornando all’ Istruzione Pubblica, essa, a seguito delle imponenti mobilitazioni che hanno avuto luogo negli anni ’60 e ’70, è giunta ad avere, nei decenni successivi, un carattere relativamente di massa; tuttavia, tale tendenza si è progressivamente invertita da circa 20 anni. Dall’inizio degli anni ’90, infatti, si è succeduta una serie di leggi, molte delle quali imposte dall’Unione Europea,  promulgate  da governi sia di centrodestra sia di centrosinistra sia dell’ultima fase del “pentapartito” , volte a definanziare l’Università Pubblica a beneficio di quella privata e ad introdurvi elementi di aziendalizzazione,  con lo scopo dichiarato di privilegiare la concorrenza fra Atenei, cui è stata concessa l’autonomia; gli effetti sortiti sono: una divisione di classe nella componente studentesca fra le varie Università, che si vanno dividendo fra istituti di serie B, utili ai padroni a scaricare i costi della formazione di base, e istituti riservati alle elite ricche e l’enorme aumento delle cricche baronali.
In sostanza, sta venendo meno ogni funzione sociale dell’Università e ogni suo carattere di massa; è la selezione di classe che la fa da padrone. In questo senso, i dati sulla diminuzione delle immatricolazioni parlano chiaro.
 Si aggiunga che, in parallelo alle tendenze descritte riguardo l’Università Pubblica, si sta verificando il processo di progressiva precarizzazione del mondo del lavoro (cui è stata piegata anche la didattica universitaria, con l’introduzione dei crediti e del il 3+2) e allora si capisce bene l’origine delle proteste studentesche che periodicamente esplodono dando vita a dimostrazioni di sacrosanta e degna rabbia.
Tuttavia il problema delle nostre mobilitazioni sta proprio qui: ci si ferma spesso alla rabbia e non vi è alcuna parola d’ordine o base programmatica minima per sensibilizzare masse crescenti di altri studenti e sedimentare il conflitto. Inoltre, vi è scarsa coscienza (al di là delle enunciazioni di principio) della necessità di saldare le lotte studentesche con quelle dei lavoratori.
A questo proposito, riteniamo che le strutture politiche che animano il movimento studentesco devano finalmente iniziare a dare contenuti politici concreti alla loro protesta, redigendo una serie di rivendicazioni, anche minime, riguardanti, ad esempio, il tema del Diritto allo Studio, che nelle condizioni attuali è ridotto ai minimi termini e tocca in maniera diretta le condizioni materiali di molti studenti.
Siamo consapevoli che del carattere assolutamente parziale e transitorio che  possono avere le rivendicazioni minime, stante l’attuale situazione di persistenza del capitalismo, seppure in piena fase putrescente e, soprattutto, senza possibilità di benché minima mediazione sociale. Tuttavia, come già rimarcato, siamo convinti che anche solamente pretendere il rispetto di diritti in parte garantiti in passato (e anche attualmente garantiti in altri paesi capitalistici in crisi) sia essenziale per dare finalmente un volto politico alle mobilitazioni e aprire la strada alla sedimentazione del conflitto e all’elevazione della coscienza media degli studenti appartenenti alle classi disagiate. Oltre a ciò, le istituzioni ed i rappresentanti politici della borghesia verrebbero messi inequivocabilmente di fronte alla loro responsabilità di non essere capaci di garantire diritti dovuti in un sistema liberal-democratico e strati maggiori di opinione pubblica inconsapevole o confusa potrebbero rendersene conto ed elevare anch’essi il loro livello di coscienza.
In concreto, i punti di rivendicazione più immediati che abbiamo individuato, senza pretendere ion alcun modo di essere esaurienti, sono i seguenti:
-gratuitità assoluta dell’istruzione universitaria, eccezion fatta per gli studenti dai redditi più alti e dai possedimenti più cospicui;
-abolizione delle barriere all’ingresso dell’Università (quiz di ammissione);
-servizio mensa gratuito garantito per tutta la “popolazione studentesca”;
-spazi-studio garantiti in numero congruo in rapporto con il numero di studenti di ciascuna sede universitaria;
-alloggio gratuito garantito a tutti i fuorisede, utilizzando anche le milioni di case sfitte o abbandonate che non vengono utilizzate;
-restituzione dell’Università agli studenti, con possibilità di tenerla aperta in fasce orarie più estese di quelle riguardanti la didattica e di utilizzarla, così, come luogo di discussione e aggregazione sociale;
-istituzione di assemblee studentesche autogestite con compiti di controllo diretto sull’operato di tutte le istituzioni universitarie o che hanno a che fare con l’Università; è necessario sostituire con un tale sistema le attuali rappresentanze studentesche vuote, inutili, se non dannose.
Come si vede, sono tutte rivendicazioni non massimaliste, ma riguardanti diritti interni  anche al quadro costituzionale dato nel nostro paese; essi, tuttavia, non sono rispettati quasi per nulla o sono rispettati con pesanti squilibri sul territorio nazionale, anche a causa del decentramento regionale del Diritto allo Studio.
Sicuramente esse vanno affiancate ad altre rivendicazioni riguardanti  il welfare, il mondo del lavoro e l’economia. In tal senso, ribadiamo la nostra adesione alla piattaforma del comitato no-debito, che, pur essendo anch’essa parziale, transitoria e da approfondire e migliorare, con i suoi 5 punti (relativi, si ricorda al non pagamento del debito pubblico  e nazionalizzazione senza indennizzo delle banche, alla cessazione delle missioni di guerra e taglio delle spese militari, all’abolizione delle forme di contratto precario, blocco dei licenziamenti e maggiore uguaglianza retributiva, all’instaurazione di un nuovo modello di sviluppo basato sul welfare universale, sulla compatibilità ambientale e sulla proprietà pubblica delle principali infrastrutture, all’allargamento delle forme di partecipazione democratica diretta) disegna un quadro entro il quale anche la nostra piattaforma va a collocarsi in maniera non velleitaria o isolata e può dar luogo alla più vasta unità dei settori sociali proletari o in fase di proletarizzazione maggiormente colpiti dalla crisi.