SABATO 04 FEBBRAIO 2012
Per future «guerre preventive» in Medio Oriente, Africa, Est Europa, gli Usa e la Nato varano uno dei più costosi programmi nella storia dell'alleanza. Solo 13 paesi contribuiranno, Francia e Gran Bretagna restano ai margini, Spagna e Polonia si tirano fuori. L'Italia al centro del progetto. Altro che rinunciare agli F35...
«È un buon accordo, un grande accordo, un accordo ben fatto». Non nasconde la sua soddisfazione il segretario della difesa Leon Panetta: la Nato si doterà entro il 2017 di un nuovo sistema di sorveglianza terrestre, l'AGS (Alliance Ground Surveillance) e il suo centro di comando e di controllo verrà installato nella base siciliana di Sigonella. La lunga ed estenuante trattativa tra i partner ha visto però ridurre progressivamente a 13 il numero di paesi che contribuiranno a quello che si preannuncia come uno dei più costosi programmi della storia dell'Alleanza atlantica. Oltre a Stati uniti e Italia, Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Romania, Slovacchia e Slovenia. Un contributo operativo specifico verrà comunque da Francia e Gran Bretagna che metteranno a disposizione i propri sistemi French Heron Tp (coprodotti con Israele) e Uk Sentinel. Restano fuori Spagna e Polonia, candidatesi inizialmente con l'Italia per ospitare l'AGS con i cinque velivoli senza pilota del tipo "Global Hawk" che la Nato acquisterà dalla statunitense Northrop Grumman.
«L'accordo è un passo fondamentale verso un sistema di sorveglianza dell'Alleanza in grado di dare ai comandanti una fotografia precisa di qual è la situazione sul terreno», ha dichiarato il segretario generale Nato, Anders Fogh Rasmussen. «E la recente operazione in Libia ha dimostrato quanto importante sia questa capacità». Durante i mesi del conflitto libico, proprio a Sigonella l'US Air Force aveva schierato due "Global Hawk" e un imprecisato numero di droni MQ-1 Predator, utilizzati in particolare per individuare gli obiettivi e dirigere i bombardamenti dei caccia della coalizione a guida Nato. Nei programmi del Pentagono, la base siciliana è destinata a fare da vera e propria capitale mondiale dei velivoli senza pilota: entro il 2015 dovrà ospitare un reparto di Us Air Force con 4-5 "Global Hawk", più altri 4 droni in via di acquisizione della Marina Usa.
Un accordo di massima per la trasformazione di Sigonella in «principale base operativa» del sistema AGS era stato raggiunto a Cracovia il 19 e 20 febbraio 2009, durante il vertice dei ministri della difesa della NATO. «Abbiamo scelto questa struttura dopo un'attenta valutazione e per la sua centralità strategica nel Mediterraneo che le consentirà di concentrare in quella zona le forze d'intelligence italiane, della Nato e internazionali», dichiarò a margine dell'incontro l'allora capo di stato maggiore della difesa, generale Vincenzo Camporini. Ancora più esplicito il vicesegretario generale per gli investimenti alla difesa dell'Alleanza, Peter C. W. Flory: «L'AGS è essenziale per accrescere la capacità di pronto intervento in supporto delle forze Nato per tutta le loro possibili future operazioni». Un sistema destinato non solo alle attività d'intelligence o alla raccolta ed elaborazione dati, ma che consentirà la realizzazione dei futuri piani di «guerra preventiva» e di first strike in Africa, est Europa e Medio oriente.
Antonio Mazzeo
tratto da Il Manifesto del 4 febbraio 2012