sabato 9 ottobre 2010
pc quotidiano 9 ottobre - migliaia al funerale per sarah
"PER SARAH, E' GIUSTO RIBELLARCI!
BASTA CON LE VIOLENZE/UCCISIONI CONTRO LE DONNE"
partecipazione larga, silente e commossa al corteo per sarah
cerimonia religiosa per spegnere e pacificare..
ma la rabbia e mobilitazione popolare e giovanile hanno lasciato un segno nelle coscienze
visibile, ricca di attenzione e sostegno la partecipazione della delegazione delle lavoratrici e disoccupate slai cobas per il sindacato di classe
aderente al movimento femminista proletario rivoluzionario
pc quotidiano 9 ottobre - Palermo, la polizia ostacola e carica il presidio antifascista all'Umberto , 4 studenti fermati
PALERMO. Quattro studenti sono stati condotti in Questura da agenti della
Digos intervenuti davanti il liceo Umberto a Palermo dove era in corso un
presidio antifascista della rete "Red block". La Questura ha spiegato che gli
agenti sono intervenuti per impedire che i manifestanti venissero in contatto
con simpatizzanti di destra che contestavano l'iniziativa.
L'intervento della polizia è stato contestato dai promotori del presidio. "La
polizia ha chiesto i documenti agli studenti che stavano manifestando in modo
pacifico - racconta Valerio Francesco Lo Cascio, che ha assistito alla scena -.
I ragazzi si sono rifiutati a quel punto gli agenti hanno sequestrato alcuni
striscioni, c'é stata tensione. La polizia ha caricato in auto 4 dei circa
venti studenti che manifestavano".
Gli studenti condotti dalla Digos in Questura per accertamenti sono
complessivamente sei. La loro posizione è al vaglio degli investigatori.
L'intervento della polizia è stato sollecitato dal preside dell'istituto. Gli
agenti, alcuni dei quali sono rimasti lievemente contusi, hanno impedito il
contatto fisico tra gli studenti di sinistra della Rete "Red Block" e i
simpatizzanti di destra di "Casa
Pound".
Digos intervenuti davanti il liceo Umberto a Palermo dove era in corso un
presidio antifascista della rete "Red block". La Questura ha spiegato che gli
agenti sono intervenuti per impedire che i manifestanti venissero in contatto
con simpatizzanti di destra che contestavano l'iniziativa.
L'intervento della polizia è stato contestato dai promotori del presidio. "La
polizia ha chiesto i documenti agli studenti che stavano manifestando in modo
pacifico - racconta Valerio Francesco Lo Cascio, che ha assistito alla scena -.
I ragazzi si sono rifiutati a quel punto gli agenti hanno sequestrato alcuni
striscioni, c'é stata tensione. La polizia ha caricato in auto 4 dei circa
venti studenti che manifestavano".
Gli studenti condotti dalla Digos in Questura per accertamenti sono
complessivamente sei. La loro posizione è al vaglio degli investigatori.
L'intervento della polizia è stato sollecitato dal preside dell'istituto. Gli
agenti, alcuni dei quali sono rimasti lievemente contusi, hanno impedito il
contatto fisico tra gli studenti di sinistra della Rete "Red Block" e i
simpatizzanti di destra di "Casa
Pound".
pc quotidiano 9 ottobre -milano - cronaca ragionata della giornata dell'8 ottobre
cronaca ragionata della giornata dell'8 ottobre
h 8.00 circa.. picchetto minimalista davanti a festa del perdono.. siamo troppo pochi per bloccare per davvero. siamo qualche studente e qualche lavoratore.
dai primi istanti si capisce che gli universitari saranno i grandi assenti della giornata. per la prossima volta: non faremo un picchetto con le persone, la muriamo proprio l'università.
h. 8.40 piùomeno.. il corteo del berchet ci "passa a prendere " davanti all'università. Sospiro di sollievo, loro sono una cifra e pieni di gioia. Si parte.
h. 9.00 circa.. si parte..lungo la strada per cairoli incontriamo all'altezza di via torino l'agnesi, na cifra anche loro. Poi il brera e l'itis. Il brivido ad ogni incontro è una vibra che si può tagliare con il coltello.. capiamo subito che i numeri per la giornata ci sono tutti.
.. in cairoli c'è già un fiume di gente. tenca boccioni e tanti altri sono già lì. Ci sono gli studenti di saronno e quelli di varese, e di un sacco di altre parti.
una certa marea si comincia ad assembrare intorno a lunghe aste con il vessillo dei pirati...
i numeri sono enormi... la percezione comune è che potremmo ribaltare la città , se solo lo volessimo.
h.10.00 suppergiù.. all'altezza di piazza missori la fi-umana devia dal percorso prestabilito. La maggior parte del corteo si stacca dal percorso autorizzato e si dirige verso l'università statale, ci sono i collettivi della scuole, i lavoratori della statale, gente varia e indefinibile. migliaia di persone. è evidente sin da subito che la musica in città sta cambiando. non ne vuole più sapere nessuno delle passeggiate, delle pantomime, delle vetrine mediatiche. Ora siamo in tanti a non farci più ingannare dal folklore protestatario. Vi sono alcuni, patetici, tentativi di "riportare l'ordine" ma nessuno si è cacato di striscio gli strilloni che cercavano di impedire la deviazione.
h.10.30 circa... invadiamo in massa la statale, striscioni appaiono all'esterno e all'interno. uno dice: "il nostro programma è semplice: costituirsi in forza organizzata-riprenderci spazi e tempi nella metropoli-sbarazzarci del denaro e della polizia-costruire un movimento rivoluzionario".il sacro chiostro centrale è profanato da migliaia di studenti che bivaccano. il mummifco rettore ingiuriato e sbeffeggiato. faceva sorridere vedere il volto di molti studenti-per-bene della statale, un ibrido tra lo stupore la sorpreso e lo scandalo. ecco quello che intendiamo per fare irruzione nella normalità. abituatevi , cari studentelli ligi alla disciplina del civile convivere automizzato. quest'anno irromperemo nella vostra triste, monotona, noiosa normalità quotidiana tutte le volte che potremo.
l'idea era quella di dar vita ad un assemblea in cui elaborare una strategia comune. e poi ripartire mettendo in atto da subito quella strategia. ma l'aria era troppo frizzante. la voglia era quella di non fermarsi neanche un attimo.. si è potuto sentire, ed è stato emozionante, che la volontà collettiva era quella di tornare nelle strade. l'ideale sarebbe stato uscire in tanti gruppi e dar vita a blocchi, occupazione, ed azioni diffuse in tutta l città. la prossima volta non mancheremo...
h.11.00 circa... la folla caccia in malo modo la digos dall'università e qualche funzionario si prende un paio di tompoloni. Immaginiamo lo stupore. in questi anni ci si è abituati alla malsana idea che la digos stia "normalmente in mezzo ai cortei e alle assemblee. Non ci stanchiamo di ripeterlo. La musica deve cambiare e da questo punto di vista sta cambiando. Apprendiamo dai giornali che un funzionario sia stato colpito da spray urticante negli occhi.
h. 12.00 circa.. decidiamo di uscire di nuovo in strada.. abbiamo parlata per mesi di blocco dei flussi. in molti vorrebbero cominciare a metterlo in pratica.
alcuni studenti si dirigono verso largo treves, dove a sede l'assessorato all'edilizia pubblica.altri sono già da tempo davanti al provveditorato ad inscenare un rituale simbolico\pantomimico.. inutile folklore secondo noi. Abbiamo in testa un obbiettivo: quello di dotare il movimento di una sede. Abbiamo una fottuta voglia: paralizzare questa città di merda. Ci proviamo ma i numeri non sono più quelli del mattino. C'è chi dice "andiamo alla borsa", chi dice "blocchiamo la stazione centrale". Ottimi spunti per il futuro prossimo. Ci imbottigliano all'altezza di piazza missori. Qualcuno, e sono in tanti, dice: "sono in venti bastonari, perchè non gli passiamo sopra?" . Altri sono più titubanti. Parte una carica quasi a freddo e si tenta di respingerli. Ora lo sappiamo. Dobbiamo dotarci dei mezzi materiali e delle conoscenze per impedire a chiunque di raggiungere i nostri obbiettivi. In certi casi lo scontro non è più un velleità estetica o uno sfogo per pochi. E' talvolta una necessità. L'espressione di una volontà determinata non farsi fermare. Che tutti ci riflettano. Dobbiamo imparare a non avere più paura della polizia. dobbiamo essere pronti a travolgere chiunque si mette tra noi e i nostri obbiettivi.
h. 13.00 piùomeno.. la situazione si sblocca, ripartiamo in corteo verso la statale. Rimane l'idea di tentare l'occupazione di un posto li nei pressi, ma è presidiato dalle camionette. siamo in 400 ormai. e di molto affamati. la mensa dell'università viene saccheggiata dalla sotto gli occhi allibiti e schifati degli studenti per bene. un idrante mosso da improvviso senso di solidarietà decide di partecipare a modo suo alla giornata di lotta e scarica tutta la sua potenza dentro la libreria cusl, feudo di comunione e liberazione dentro la statale. già tristemente nota alle cronache milanesi per aver fatto arrestare degli studenti della statale per aver "rapinato" delle fotocopie. Nessuno dimentica l'infamia. i Ciellini si rinchiudono all'interno mentre il livello dell'acqua sale insieme con quello della tensione.
h. 14.30 circa Terminiamo la giornata con un assemblea in un aula.. ci lasciamo con un appuntamento fisso, ogni mercoledì h 15,30 assemblea cittadina appuntamento in statale (atrio).. e sopratutto con la voglia di ritornare nelle strade, di intensificare l'azione.
Questa è stata sola la prima di una lunga serie di giornate di lotta.
MAI PIU' PECORE AL PASCOLO
FACCIAMO DELL'UNIVERSITA' UNA FABBRICA DI CONFLITTO METROPOLITANO
DOTIAMOCI DEI MEZZI , DEI LUOGHI, DELLE CONOSCENZE NECESSARIE
GENERALIZZIAMO LO SCIOPERO UMANO
BLOCCHIAMO TUTTO
PC quotidiano 9 ottobre - Abruzzo, la politica pagata dai padroni
PESCARA. Un benefattore bipartisan che pagava tutti, o quasi, dai partiti di destra a quelli di estrema sinistra. Rodolfo Di Zio, - imprenditore ai domiciliari per corruzione, peculato, abuso e istigazione alla corruzione - una specie di mecenate con la passione della politica (dei politici?), pagava, e lo faceva legalmente, con tanto di giustificativi sui partitari contabili della sua azienda, la Deco.
Leggi Business dell'immondizia, 12 gli indagati
I FONDI. Ben 267.300 euro elargiti nel 2008, 110mila l'anno successivo. Altri 30mila sono transitati sui conti correnti dei politici dalla Ecologica Sangro srl. Tutto scritto nero su bianco sui partitari (le schede che riportano i movimenti contabili di un'azienda). Di Zio lo ha sempre detto e lo ha ripetuto ai magistrati che indagano: «Io sono apolitico, ho rapporti con tutti». Quel «tutti» effettivamente abbraccia l'intero arco istituzionale, che va da Alleanza nazionale al circolo Lenin di Tocco da Casauria.
Si tratta di fondi leciti, è bene precisarlo ulteriormente, perché contabilizzati come erogazioni liberali. Si va dal finanziamento della campagna elettorale al sostegno economico a un singolo evento. Di Zio conosce tutti e si mostra generoso. L'impressione è che l'entità del contributo venga determinata in base alla consistenza del partito. Si spiega forse così la differenza tra gli 800 euro a Rifondazione comunista il 24 gennaio 2008 rispetto ai 25mila erogati a favore del Partito democratico il 2 aprile 2008 passando per i 20mila del Popolo della Libertà il 28 maggio del 2009.
LE COINCIDENZE. Spulciando le donazioni non può non saltare all'occhio che gran parte delle erogazioni avviene in corrispondenza delle scadenze elettorali: nel 2008 si vota per la Provincia di Teramo e per le Politiche. In questo periodo la parte del leone la fa il Partito Democratico che incassa tranche importanti con la punta di 25mila euro per il partito regionale e altrettanti per quello provinciale di Chieti.
Esattamente un anno dopo si concentra un altro periodo di erogazioni volontarie. In poco più di una settimana, nell'imminenza del voto per le provinciali, le amministrative di Teramo e Chieti e le Europee, dalle casse della Deco escono 110mila euro.
Nello stesso periodo un'altra tranche di finanziamenti, tre tranche da 10mila per un totale di 30mila euro, parte dalla Ecologica Sangro: in due casi si tratta di contributi elettorali (il primo a favore di Enrico Di Giuseppantonio, candidato alla presidenza della Provincia di Chieti, uno a Crescenzio Rivellini, candidato del Pdl alle Europee, e una erogazione volontaria, sempre di 10mila euro, al Partito democratico, coordinamento provinciale di Chieti).
I NOMI ECCELLENTI. Si va dal sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia (Pdl) che riceve 10mila euro senza neanche saperlo, come risulta da un'intercettazione telefonica, al candidato alle elezioni europee del Pd, Marco Verticelli (anche per lui 10mila euro). Si nota la presenza anche di Claudio Ruffini (Pd), ex sindaco di Giulianova e attuale consigliere regionale.
Curiosamente, in cima alla lista delle dazioni del 2008, primo solo in ordine cronologico, una erogazione liberale di 800 euro alla federazione di Pescara di Rifondazione comunista.
Scorrendo la lista si notano 20mila euro al mandatario elettorale del senatore Fabrizio Di Stefano, vicecoordinatore regionale del Pdl, i tremila al mandatario elettorale di Marinella Sclocco, attuale consigliere regionale del Partito democratico.
LA TESI DELLA PROCURA. I magistrati che indagano sull'affare rifiuti ipotizzano che dietro le elargizioni del re abruzzese dei rifiuti agli indagati (vedi pezzo a fianco) ci sia un «do ut des», uno scambio di favori per ottenere come contropartita dei vantaggi nella sua attività di imprenditore.
La difesa di Venturoni sostiene al contrario che l'ex assessore regionale non ha mai ricevuto soldi e che non esistono prove che dimostrino il contrario.
Dalla società di Rodolfo Di Zio, nell'arco di un anno escono complessivamente oltre 377mila euro dalla società Deco, altri 30mila dalla Ecologica Sangro, una società a responsabilità limitata il cui capitale sociale è rappresentato al 95 per cento dalla stessa Deco.
Leggi Business dell'immondizia, 12 gli indagati
I FONDI. Ben 267.300 euro elargiti nel 2008, 110mila l'anno successivo. Altri 30mila sono transitati sui conti correnti dei politici dalla Ecologica Sangro srl. Tutto scritto nero su bianco sui partitari (le schede che riportano i movimenti contabili di un'azienda). Di Zio lo ha sempre detto e lo ha ripetuto ai magistrati che indagano: «Io sono apolitico, ho rapporti con tutti». Quel «tutti» effettivamente abbraccia l'intero arco istituzionale, che va da Alleanza nazionale al circolo Lenin di Tocco da Casauria.
Si tratta di fondi leciti, è bene precisarlo ulteriormente, perché contabilizzati come erogazioni liberali. Si va dal finanziamento della campagna elettorale al sostegno economico a un singolo evento. Di Zio conosce tutti e si mostra generoso. L'impressione è che l'entità del contributo venga determinata in base alla consistenza del partito. Si spiega forse così la differenza tra gli 800 euro a Rifondazione comunista il 24 gennaio 2008 rispetto ai 25mila erogati a favore del Partito democratico il 2 aprile 2008 passando per i 20mila del Popolo della Libertà il 28 maggio del 2009.
LE COINCIDENZE. Spulciando le donazioni non può non saltare all'occhio che gran parte delle erogazioni avviene in corrispondenza delle scadenze elettorali: nel 2008 si vota per la Provincia di Teramo e per le Politiche. In questo periodo la parte del leone la fa il Partito Democratico che incassa tranche importanti con la punta di 25mila euro per il partito regionale e altrettanti per quello provinciale di Chieti.
Esattamente un anno dopo si concentra un altro periodo di erogazioni volontarie. In poco più di una settimana, nell'imminenza del voto per le provinciali, le amministrative di Teramo e Chieti e le Europee, dalle casse della Deco escono 110mila euro.
Nello stesso periodo un'altra tranche di finanziamenti, tre tranche da 10mila per un totale di 30mila euro, parte dalla Ecologica Sangro: in due casi si tratta di contributi elettorali (il primo a favore di Enrico Di Giuseppantonio, candidato alla presidenza della Provincia di Chieti, uno a Crescenzio Rivellini, candidato del Pdl alle Europee, e una erogazione volontaria, sempre di 10mila euro, al Partito democratico, coordinamento provinciale di Chieti).
I NOMI ECCELLENTI. Si va dal sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia (Pdl) che riceve 10mila euro senza neanche saperlo, come risulta da un'intercettazione telefonica, al candidato alle elezioni europee del Pd, Marco Verticelli (anche per lui 10mila euro). Si nota la presenza anche di Claudio Ruffini (Pd), ex sindaco di Giulianova e attuale consigliere regionale.
Curiosamente, in cima alla lista delle dazioni del 2008, primo solo in ordine cronologico, una erogazione liberale di 800 euro alla federazione di Pescara di Rifondazione comunista.
Scorrendo la lista si notano 20mila euro al mandatario elettorale del senatore Fabrizio Di Stefano, vicecoordinatore regionale del Pdl, i tremila al mandatario elettorale di Marinella Sclocco, attuale consigliere regionale del Partito democratico.
LA TESI DELLA PROCURA. I magistrati che indagano sull'affare rifiuti ipotizzano che dietro le elargizioni del re abruzzese dei rifiuti agli indagati (vedi pezzo a fianco) ci sia un «do ut des», uno scambio di favori per ottenere come contropartita dei vantaggi nella sua attività di imprenditore.
La difesa di Venturoni sostiene al contrario che l'ex assessore regionale non ha mai ricevuto soldi e che non esistono prove che dimostrino il contrario.
Dalla società di Rodolfo Di Zio, nell'arco di un anno escono complessivamente oltre 377mila euro dalla società Deco, altri 30mila dalla Ecologica Sangro, una società a responsabilità limitata il cui capitale sociale è rappresentato al 95 per cento dalla stessa Deco.
pc quotidiano 9 ottobre - Ilva taranto.. due giovani operai rischiano la morte...
Poteva essere una morte orribile per i due giovani operai della SEMAT. Sono
riusciti a mettersi in salvo grazie anche all'aiuto dei compagni e dei
Vigili del Fuoco.
Ieri mattina si è sfiorata la tragedia all'ILVA Taranto. Due operai della
ditta d'appalto stavano pulendo un silos nel reparto cokeria, all'improvviso
è caduta su di loro una vera e propria valanga di carbone che era rimasta
attaccata alla parte superiore del silos.
Il primo operaio è stato seppellito subito e rischiava il soffocamento. I
compagni di lavoro sono stati pronti a tirarli fuori ed è stato necessario
l'intervento dei Vigili del Fuoco.
E' scandaloso che siano mandati gli operai a pulire il silos senza
controllare che fosse vuoto. Non ci doveva essere carbon coke.
Le risposte delle organizzazioni sindacali sono assolutamente insufficienti
e timide. Il segretario della Uilm ringrazia la "buona sorte"; quello della
Fim non dice neanche una parola, sta aspettando forse la versione
dell'azienda per ripeterla; quello della Fiom esprime in un linguaggio
sindacalese: "le cause sono oggetto di valutazione che saranno chieste in un
incontro specifico:::", bal, bla, bla...
La verità è che nelle ditte dell'appalto la situazione di insicurezza è
generale, tra contratti precari e tagli massicci degli organici, corsa al
massimo ribasso, stiamo tornando indietro di anni, tutto nell'interesse e
per i profitti dell'Ilva. E su questo tutti tacciano e l'Ilva va cianciando
che la sicurezza è migliorata.
Non bisogna aspettare morti e tragedie Bisogna subito fermare l'appalto e
monitorare Ditta per Ditta, reparto per reparto lo stato della sicurezza;
altro che "affidarsi alla buona sorte".
SLAI COBAS per il sindacato di classe ilva- appalto taranto
cobasta@libero.it 347-1102638
TA. 9.10.10
riusciti a mettersi in salvo grazie anche all'aiuto dei compagni e dei
Vigili del Fuoco.
Ieri mattina si è sfiorata la tragedia all'ILVA Taranto. Due operai della
ditta d'appalto stavano pulendo un silos nel reparto cokeria, all'improvviso
è caduta su di loro una vera e propria valanga di carbone che era rimasta
attaccata alla parte superiore del silos.
Il primo operaio è stato seppellito subito e rischiava il soffocamento. I
compagni di lavoro sono stati pronti a tirarli fuori ed è stato necessario
l'intervento dei Vigili del Fuoco.
E' scandaloso che siano mandati gli operai a pulire il silos senza
controllare che fosse vuoto. Non ci doveva essere carbon coke.
Le risposte delle organizzazioni sindacali sono assolutamente insufficienti
e timide. Il segretario della Uilm ringrazia la "buona sorte"; quello della
Fim non dice neanche una parola, sta aspettando forse la versione
dell'azienda per ripeterla; quello della Fiom esprime in un linguaggio
sindacalese: "le cause sono oggetto di valutazione che saranno chieste in un
incontro specifico:::", bal, bla, bla...
La verità è che nelle ditte dell'appalto la situazione di insicurezza è
generale, tra contratti precari e tagli massicci degli organici, corsa al
massimo ribasso, stiamo tornando indietro di anni, tutto nell'interesse e
per i profitti dell'Ilva. E su questo tutti tacciano e l'Ilva va cianciando
che la sicurezza è migliorata.
Non bisogna aspettare morti e tragedie Bisogna subito fermare l'appalto e
monitorare Ditta per Ditta, reparto per reparto lo stato della sicurezza;
altro che "affidarsi alla buona sorte".
SLAI COBAS per il sindacato di classe ilva- appalto taranto
cobasta@libero.it 347-1102638
TA. 9.10.10
pc quotidiano 9 ottobre -Taranto - assolti il sindaco e la giunta dei ladri e del malaffare che hanno portato la città al dissesto
Di Bello-Tucci e gli uomini del malaffare, i ladri del
nostro futuro sono stati scandalosamente assolti nel processo di appello per
i bilanci falsi negli anni 2001-2005, quelli che hanno provocato il
dissesto, gli stipendi d'oro, il sistema scientifico degli appalti truccati
o deviati, quelli che hanno fatto ricchi gli uomini del malaffare e poveri i
cittadini e in primis quelli che poveri erano già, operai,
precari,disoccupati,pensionati, piccoli commercianti, impiegati ecc.
'il fatto non costituisce reato'
senza pudore e vergogna si è scritta una pagina nera, il porto delle nebbie
della nostra città ha funzionato benissimo
chi è onesto e chi ha cercato di esserlo, anche nella pubblica
amministrazione è un fesso!
messaggio di giustizia negata non poteva essere più chiaro.
la macchina che ha funzionato in tangentopoli e che funziona tuttora di
fronte al malaffare nazionale è ben in azione nella nostra città.
e non ci vengano a dire che le sentenze vanno rispettate
di fronte alla giustizia negata occorre ribellarsi
noi riteniamo che sia giunto il tempo di pensare a una giustizia altra a
una giustizia nelle mani del popolo
proletari comunisti fa appello a tutti gli operai, i
lavoratori, i precari, i disoccupati, alla gente onesta di questa città a
indignarsi, protestare , manifestare ai tribunali, alla corte di appello,
nelle piazze e sotto le sedi delle istituzioni.
martedì 12 conferenza stampa sotto la prefettura alle ore 12
per annunciare le iniziative sia sociali, sia politiche anche clamorose che
organizzeremo già per la prossima settimana
verso una grande manifestazione cittadina
proletari comunisti
circolo di taranto
347-5301704
nostro futuro sono stati scandalosamente assolti nel processo di appello per
i bilanci falsi negli anni 2001-2005, quelli che hanno provocato il
dissesto, gli stipendi d'oro, il sistema scientifico degli appalti truccati
o deviati, quelli che hanno fatto ricchi gli uomini del malaffare e poveri i
cittadini e in primis quelli che poveri erano già, operai,
precari,disoccupati,pensionati, piccoli commercianti, impiegati ecc.
'il fatto non costituisce reato'
senza pudore e vergogna si è scritta una pagina nera, il porto delle nebbie
della nostra città ha funzionato benissimo
chi è onesto e chi ha cercato di esserlo, anche nella pubblica
amministrazione è un fesso!
messaggio di giustizia negata non poteva essere più chiaro.
la macchina che ha funzionato in tangentopoli e che funziona tuttora di
fronte al malaffare nazionale è ben in azione nella nostra città.
e non ci vengano a dire che le sentenze vanno rispettate
di fronte alla giustizia negata occorre ribellarsi
noi riteniamo che sia giunto il tempo di pensare a una giustizia altra a
una giustizia nelle mani del popolo
proletari comunisti fa appello a tutti gli operai, i
lavoratori, i precari, i disoccupati, alla gente onesta di questa città a
indignarsi, protestare , manifestare ai tribunali, alla corte di appello,
nelle piazze e sotto le sedi delle istituzioni.
martedì 12 conferenza stampa sotto la prefettura alle ore 12
per annunciare le iniziative sia sociali, sia politiche anche clamorose che
organizzeremo già per la prossima settimana
verso una grande manifestazione cittadina
proletari comunisti
circolo di taranto
347-5301704
pc quotidiano 9 ottobre - OGGI TUTTE CON SARAH
"PER SARAH, E' GIUSTO RIBELLARCI!
BASTA CON LE VIOLENZE/UCCISIONI CONTRO LE DONNE"
Oggi pomeriggio andiamo in tante al funerale di Sarah, portando da Taranto questo striscione.
Da due giorni le lavoratrici, disoccupate del Mfpr e tante altre lavoratrici dello slai cobas stanno investendo tutta la città con questo messaggio.
Abbiamo affisso centinaia di manifesti per Sarah in tutti i quartieri, al centro di Taranto, anche all'Ilva; ieri alcune lavoratrici delle pulizie sono andate a portare il volantino, locandine alla manifestazione degli studenti e oggi in tutte le scuole, soprattutto quelle con più presenza di ragazze, sono affisse sui portoni di ingresso, all'interno delle scuole queste locandine, portate
dalle stesse studentesse; e questa volta, a differenza di altre occasioni, i presidi non hanno osato staccarle.
Porteremo oggi ad Avetrana anche i messaggi che sono arrivati da altre città, di compagne, lavoratrici: da Bologna a Palermo, ecc. Li affiggeremo su un grande pannello, per Sarah, per tutte le ragazze di Avetrana, per tutte le donne dal nord al sud che subiscono doppia oppressione, violenza, soffocamento dei loro bi-sogni di libertà; perchè nessuna sia sola e insieme possiamo lottare per spezzare le doppie catene.
Invitiamo anche altre realtà di compagne, lavoratrici, studentesse a inviare entro le 13 dei brevi messaggi per portarli ad Avetrana.
C'è una grandissima mobilitazione della gente di Avetrana, e dei paesi vicini e in particolare dei ragazzi e le ragazze della scuola di Sarah.
le lavoratrici, disoccupate del
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto
Slai cobas per il sindacato di classe
le lavoratrici, disoccupate del
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto
Slai cobas per il sindacato di classe
BASTA CON LE VIOLENZE/UCCISIONI CONTRO LE DONNE"
Oggi pomeriggio andiamo in tante al funerale di Sarah, portando da Taranto questo striscione.
Da due giorni le lavoratrici, disoccupate del Mfpr e tante altre lavoratrici dello slai cobas stanno investendo tutta la città con questo messaggio.
Abbiamo affisso centinaia di manifesti per Sarah in tutti i quartieri, al centro di Taranto, anche all'Ilva; ieri alcune lavoratrici delle pulizie sono andate a portare il volantino, locandine alla manifestazione degli studenti e oggi in tutte le scuole, soprattutto quelle con più presenza di ragazze, sono affisse sui portoni di ingresso, all'interno delle scuole queste locandine, portate
dalle stesse studentesse; e questa volta, a differenza di altre occasioni, i presidi non hanno osato staccarle.
Porteremo oggi ad Avetrana anche i messaggi che sono arrivati da altre città, di compagne, lavoratrici: da Bologna a Palermo, ecc. Li affiggeremo su un grande pannello, per Sarah, per tutte le ragazze di Avetrana, per tutte le donne dal nord al sud che subiscono doppia oppressione, violenza, soffocamento dei loro bi-sogni di libertà; perchè nessuna sia sola e insieme possiamo lottare per spezzare le doppie catene.
Invitiamo anche altre realtà di compagne, lavoratrici, studentesse a inviare entro le 13 dei brevi messaggi per portarli ad Avetrana.
C'è una grandissima mobilitazione della gente di Avetrana, e dei paesi vicini e in particolare dei ragazzi e le ragazze della scuola di Sarah.
le lavoratrici, disoccupate del
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto
Slai cobas per il sindacato di classe
le lavoratrici, disoccupate del
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto
Slai cobas per il sindacato di classe
pc quotidiano 9 ottobre - studenti a palermo, unità e lotta di linea in una giornata di sciopero riuscita
resoconto da red block studenti palermo
8 ottobre
La manifestazione di oggi a Palermo è andata bene sia per quanto riguarda il coordinamento universitario in lotta che per il coordinamento studenti medi. Ci sono stati 2 cortei, uno partiva dal politeama e l'altro da lettere e filosofia. Nei giorni precedenti il coordinamento universitario in lotta è stato indirettamente attaccato da altre realtà probabilmente perchè hanno perso l'egemonia del movimento. Oggi da lettere si è mosso uno spezzone che da diverse fonti abbiamo saputo che erano meno di 100. Noi siamo partiti dal politeama ed erano presenti un migliaio di studenti. Noi come coordinamento universitario eravamo dai 50 agli 80, il coordinamento studenti medi veramente tanti. Siamo stati al centro della lotta, sia per quanto concerne gli universitari che i medi: red block studenti, cail e 20 luglio sono stati in prima linea nel nostro spezzone mentre giurisprudenza si accoda e medicina presenza limitata ma buona. A un certo punto si è avvicinato un gruppetto dell'udu e li abbiamo invitati ad allontanarsi, hanno fatto storie e gli abbiamo detto che quello che dovevamo dirgli l'abbiamo detto, meglio che se ne vanno.
Per tutto il corteo slogan uno dietro l'altro: "chiediamo istruzione ci danno polizia è questa la loro democrazia", "se questa riforma non sarà bloccata ogni facoltà sarà una barricata", "occupì occupà occupiamo la città", "se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città", "fuori la cgil dal corteo", "fuori la digos dal corteo", "ma quale pacifismo ma quale non violenza ora e sempre resistenza, resistenza...", "tremonti,berlusconi, gelmini bossi e fini farete la fine di mussolini", "il sapere non è una mercanzia tremonti gelmini vi spazzeremo via" ecc.
Per quanto concerne gli studenti medi sono stati unitari e ben guidati per tutto il corteo.
Siamo passati dalla prefettura e abbiamo proseguito fino al rettorato. Il coordinamento universitario ha rallentato per fare ingresso più eclatante nella piazza dove già erano presenti gli altri studenti. Passando al centro della strada e bloccando il traffico delle auto gli slogan: "case, lavoro servizi sociali, nei quartieri popolari", " tasse,tasse,tasse le pagano le masse milioni di milioni li rubano i padroni" tutto ciò tra gli sguardi sorridenti degli abitanti del quartiere.
In piazza alcuni di noi sono stati intervistati e siamo andati in onda alle 14.15 su tv 7.
pc quotidiano 9 ottobre - Kalifoo - un grande sciopero degli immigrati in campania
Oggi si è fermato il mercato delle braccia in Campania! Si sono fermati migliaia di migranti costretti a lavorare in nero principalmente in edilizia e in agricoltura con paghe sempre più basse (ormai anche sotto i 20 euri a giornata) e condizioni di sicurezza inesistenti.
E tantissimi hanno deciso di metterci la faccia contro il lavoro in nero e la discriminazione, scendendo in piazza con cartelli e volantini in quegli stessi luoghi dove ogni giorno caporali e padroncini reclutano i propri Kalifoo (lett. "schiavo a giornata").
Lo sciopero dei "Kalifoo" si è così palesato nei principali siti del lavoro nero (almeno venti in tutta la provincia di Napoli e di Caserta), da Casal di Principe a Baia Verde (Castelvolturno), da Villa Literno a Licola, Afragola, Scampia, Quarto, Caivano, Qualiano, Marano, Villaricca e Giugliano.... Con il supporto sul campo degli antirazzisti campani.
Un evento per certi aspetti storico, perchè mai prima d'ora in Campania (e in Italia), gli immigrati sfruttati in nero avevano scioperato così massicciamente, decidendo coraggiosamente di mostrarsi, col rischio di rappresaglie dei caporali o di compromettere il rapporto di lavoro con il padroncino di turno.
Una scelta fatta per rivendicare diritti e dignità, salario e sicurezza, a partire da quel permesso di soggiorno senza il quale è impossibile sfuggire ai ricatti e molto spesso trasforma le vittime in colpevoli: sono clamorosi infatti gli effetti della cosiddetta "direttiva Maroni contro il lavoro nero", che invece di colpire i caporali e lo sfruttamento, si è tradotta in retate di massa contro i lavoratori immigrati!
Regolarizzazione, allargamento dell'articolo 18, recepimento coraggioso della direttiva europea sull'emersione del lavoro nero: sono tanti gli strumenti possibili ma finora elusi da un governo attestato su posizioni ideologiche e repressive. Per non parlare della condizione sempre più precaria dei tantissimi che in Italia sono rifugiati o hanno chiesto protezione umanitaria.
Lo sciopero di oggi dice a tutti che il lavoro immigrato in Campania non è solo quello di colf e badanti e chiede una presa di posizione decisa di tutti gli attori sociali e politici veramente democratici. In un territorio devastato dal lavoro nero come da una piaga secolare, i migranti hanno dato a tutti, anche agli autoctoni, un segnale di coraggio importante! Allo stesso modo bisogna rispondere: basta repressione, basta leggi xenofobe, si alla regolarizzazione e ai diritti!
La mobilitazione continuerà domani con il corteo a Caserta insieme alle iniziative che si tengono in tutta italia e che termineranno il 15 ottobre in un presidio nazionale sotto il ministero dell'Interno, per poi partecipare, il giorno dopo, al corteo dei metalmeccanici.
Movimento degli Immigrati e dei Rifugiati
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E tantissimi hanno deciso di metterci la faccia contro il lavoro in nero e la discriminazione, scendendo in piazza con cartelli e volantini in quegli stessi luoghi dove ogni giorno caporali e padroncini reclutano i propri Kalifoo (lett. "schiavo a giornata").
Lo sciopero dei "Kalifoo" si è così palesato nei principali siti del lavoro nero (almeno venti in tutta la provincia di Napoli e di Caserta), da Casal di Principe a Baia Verde (Castelvolturno), da Villa Literno a Licola, Afragola, Scampia, Quarto, Caivano, Qualiano, Marano, Villaricca e Giugliano.... Con il supporto sul campo degli antirazzisti campani.
Un evento per certi aspetti storico, perchè mai prima d'ora in Campania (e in Italia), gli immigrati sfruttati in nero avevano scioperato così massicciamente, decidendo coraggiosamente di mostrarsi, col rischio di rappresaglie dei caporali o di compromettere il rapporto di lavoro con il padroncino di turno.
Una scelta fatta per rivendicare diritti e dignità, salario e sicurezza, a partire da quel permesso di soggiorno senza il quale è impossibile sfuggire ai ricatti e molto spesso trasforma le vittime in colpevoli: sono clamorosi infatti gli effetti della cosiddetta "direttiva Maroni contro il lavoro nero", che invece di colpire i caporali e lo sfruttamento, si è tradotta in retate di massa contro i lavoratori immigrati!
Regolarizzazione, allargamento dell'articolo 18, recepimento coraggioso della direttiva europea sull'emersione del lavoro nero: sono tanti gli strumenti possibili ma finora elusi da un governo attestato su posizioni ideologiche e repressive. Per non parlare della condizione sempre più precaria dei tantissimi che in Italia sono rifugiati o hanno chiesto protezione umanitaria.
Lo sciopero di oggi dice a tutti che il lavoro immigrato in Campania non è solo quello di colf e badanti e chiede una presa di posizione decisa di tutti gli attori sociali e politici veramente democratici. In un territorio devastato dal lavoro nero come da una piaga secolare, i migranti hanno dato a tutti, anche agli autoctoni, un segnale di coraggio importante! Allo stesso modo bisogna rispondere: basta repressione, basta leggi xenofobe, si alla regolarizzazione e ai diritti!
La mobilitazione continuerà domani con il corteo a Caserta insieme alle iniziative che si tengono in tutta italia e che termineranno il 15 ottobre in un presidio nazionale sotto il ministero dell'Interno, per poi partecipare, il giorno dopo, al corteo dei metalmeccanici.
Movimento degli Immigrati e dei Rifugiati
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pc quotidiano 9 ottobre - Il programma del nuovo governo Lombardo?
Comincia con una parola molto in voga di questi tempi: TAGLI! E che tagli!
Visti i tagli del governo ai fondi per le regioni e gli enti locali in generale “Saremo costretti a fare dei tagli e non potremo non prevedere l'abolizione di tutti gli enti regionali. Dobbiamo ridurre le spese per investire risorse nello sviluppo”.
Chiusura di tutti gli enti regionali, dunque, a cominciare dalle Province, per la maggior parte nelle mani dei suoi avversari politici, per contenere le spese di un bilancio sempre più ristretto, e annullamento della gara per l'assegnazione della realizzazione dei termovalorizzatori (con cui Cuffaro si preparava a fare affari d’oro).
Al posto delle Province dovrebbero essere creati liberi consorzi tra i comuni con poteri sovracomunali. Il decentramento di poteri dalla Regione ai Comuni comporterà la riorganizzazione del personale, la delegificazione e la semplificazione burocratica.
Per continuare ad avere a disposizione soldi il presidente ha bisogno anche di una banca, alla vecchia maniera, e visto che Unicredit, che ha inglobato il Banco di Sicilia, ha deciso di dismettere la sua partecipazione “abbiamo bisogno di istituto bancario più vicino al territorio.”
E parte all’attacco anche del governo come Orlando furioso: “Il discorso del presidente del Consiglio sul tema della fiscalità non è stato soddisfacente”, dice Lombardo, perché “eliminare l'Irap non è sufficiente”. “Noi chiediamo per la Sicilia la fiscalità di vantaggio”, aggiunge, anticipando, insieme ad Armao, che le regioni del Sud faranno fronte comune nella conferenza Stato-Regione per i decreti attuativi del federalismo fiscale. “Stamattina chiederò che il Consiglio dei ministri sblocchi fondi per 430 milioni per la Sanità siciliana. E vogliamo partecipare al Consiglio dei ministri perché ci spetta per Statuto. Solleciterò il presidente del Consiglio per rivedere questa situazione”. E a proposito della questione fondi Fas, sulla quale ieri al Senato c'è stata una querelle tra Berlusconi e il senatore del Mpa Pistorio, Lombardo accusa Roma. “Gran parte delle risorse Fas non sono state spese ma sono state date in mano ad Anas e Ferrovie. Quelle rimaste sono state rastrellate con delibera Cipe del 30 luglio per rimpolpare il fondo per il Sud”.
Sono stati finanziati i percorsi formativi triennali. (Regno di grandi carrozzoni clientelari nelle mani dei sindacati confederali). E' stato approvato il nuovo Piano energetico e ambientale che e' stato consegnato all'assessore dell'Energia, Giosue' Marino, per un esame prima di riportarlo in giunta.
A fronte di questo pomposo programma cosa cambia per i disoccupati e le disoccupate con numeri da record, i lavoratori, i giovani, le donne, le masse popolari in Sicilia? A fronte di questo “regolamento di conti” tra settori della borghesia siciliana e un tentativo di riassetto burocratico generale rimangono sul tappeto i problemi di sempre, le statistiche che inchiodano la Sicilia agli ultimi posti di qualsiasi cosa, il programma non prevede infatti innanzi tutto IL LAVORO e LA CASA, per non parlare della sanità, della scuola, dei disastri ambientali che fanno scomparire interi paesi…
Troppo facile in nome della “lotta al malaffare” far finta di dimenticare tutto questo.
Pensiamo che le masse (che danno qualche segnale importante anche con una crescente astensione elettorale) stanche di aspettare miracoli da santa Rosalia, sant’Agata o dal papa di turno, passeranno ad organizzarsi per una opposizione capace di strappare conquiste serie.
Visti i tagli del governo ai fondi per le regioni e gli enti locali in generale “Saremo costretti a fare dei tagli e non potremo non prevedere l'abolizione di tutti gli enti regionali. Dobbiamo ridurre le spese per investire risorse nello sviluppo”.
Chiusura di tutti gli enti regionali, dunque, a cominciare dalle Province, per la maggior parte nelle mani dei suoi avversari politici, per contenere le spese di un bilancio sempre più ristretto, e annullamento della gara per l'assegnazione della realizzazione dei termovalorizzatori (con cui Cuffaro si preparava a fare affari d’oro).
Al posto delle Province dovrebbero essere creati liberi consorzi tra i comuni con poteri sovracomunali. Il decentramento di poteri dalla Regione ai Comuni comporterà la riorganizzazione del personale, la delegificazione e la semplificazione burocratica.
Per continuare ad avere a disposizione soldi il presidente ha bisogno anche di una banca, alla vecchia maniera, e visto che Unicredit, che ha inglobato il Banco di Sicilia, ha deciso di dismettere la sua partecipazione “abbiamo bisogno di istituto bancario più vicino al territorio.”
E parte all’attacco anche del governo come Orlando furioso: “Il discorso del presidente del Consiglio sul tema della fiscalità non è stato soddisfacente”, dice Lombardo, perché “eliminare l'Irap non è sufficiente”. “Noi chiediamo per la Sicilia la fiscalità di vantaggio”, aggiunge, anticipando, insieme ad Armao, che le regioni del Sud faranno fronte comune nella conferenza Stato-Regione per i decreti attuativi del federalismo fiscale. “Stamattina chiederò che il Consiglio dei ministri sblocchi fondi per 430 milioni per la Sanità siciliana. E vogliamo partecipare al Consiglio dei ministri perché ci spetta per Statuto. Solleciterò il presidente del Consiglio per rivedere questa situazione”. E a proposito della questione fondi Fas, sulla quale ieri al Senato c'è stata una querelle tra Berlusconi e il senatore del Mpa Pistorio, Lombardo accusa Roma. “Gran parte delle risorse Fas non sono state spese ma sono state date in mano ad Anas e Ferrovie. Quelle rimaste sono state rastrellate con delibera Cipe del 30 luglio per rimpolpare il fondo per il Sud”.
Sono stati finanziati i percorsi formativi triennali. (Regno di grandi carrozzoni clientelari nelle mani dei sindacati confederali). E' stato approvato il nuovo Piano energetico e ambientale che e' stato consegnato all'assessore dell'Energia, Giosue' Marino, per un esame prima di riportarlo in giunta.
A fronte di questo pomposo programma cosa cambia per i disoccupati e le disoccupate con numeri da record, i lavoratori, i giovani, le donne, le masse popolari in Sicilia? A fronte di questo “regolamento di conti” tra settori della borghesia siciliana e un tentativo di riassetto burocratico generale rimangono sul tappeto i problemi di sempre, le statistiche che inchiodano la Sicilia agli ultimi posti di qualsiasi cosa, il programma non prevede infatti innanzi tutto IL LAVORO e LA CASA, per non parlare della sanità, della scuola, dei disastri ambientali che fanno scomparire interi paesi…
Troppo facile in nome della “lotta al malaffare” far finta di dimenticare tutto questo.
Pensiamo che le masse (che danno qualche segnale importante anche con una crescente astensione elettorale) stanche di aspettare miracoli da santa Rosalia, sant’Agata o dal papa di turno, passeranno ad organizzarsi per una opposizione capace di strappare conquiste serie.
venerdì 8 ottobre 2010
pc quotidiano 8 ottobre - lotte studentesche e linea di lotta giusta devono andare insieme
grossa partecipazione oggi degli studenti alla giornata di lotta
cortei numerosi a milano, roma e in altre città
presenza dei precari della scuola
scarsa invece dei lavoratori della scuola
la linea di udu-link-cgil non è condivisibile
non basta lottare - conta la linea e gli obiettivi per cui si lotta
riportiamo qui il documento a cura di
Red-Net rete delle realtà studentesche autorganizzate
red-net.it per sviluppare il dibattito
L’AUTUNNO CI (A)SPETTA!
ANALISI CRITICA DEL DDL 1905 E DELLA RIFORMA GELMINI
Per il prossimo autunno, temporali su tutto il territorio italiano ma la stagione si preannuncia molto calda.
Le prime avvisaglie sono soltanto le conseguenze della crisi economica che ha investito (e continua a farsi
sentire nonostante le dichiarazioni del Governo e di Confindustria) l'Italia e il mondo intero negli ultimi anni
e che ha ovviamente colpito le classi più deboli: migliaia di lavoratori saranno costretti a rimanere a casa,
altri non riceveranno più la cassa integrazione, nuovi tagli sono in arrivo per tutti i settori del welfare state,
dalla sanità ai trasporti, passando – ovviamente – per la scuola pubblica. Di fronte alla crisi economica
dilagante la strategia utilizzata dai governi è sempre la stessa: tagliare ciò che resta dello stato sociale
sacrificando servizi, salari, pensioni – e persino diritti! – in favore di banche, imprese e speculatori di tutti i
tipi, generando così un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita delle classi subalterne.
In questo scenario di manovre economiche volte al “risparmio” (leggi: sacrifici per noi, profitti per loro) non
poteva non essere compresa anche l’Università, coinvolta in tale strategia con il Decreto Di Legge 1905,
ulteriore tassello della Riforma Gelmini.
Il DDL in questione è stato già approvato dal Senato a fine luglio e, al di là del voto contrario della
cosiddetta “opposizione”, pare proprio che i suoi principi ispiratori siano condivisi da tutti: sono infatti gli
stessi affermati prima dalla riforma del sistema universitario avviata da Ruberti nel 1990 e poi dalle riforme
che si sono susseguite con il Processo di Bologna (1999), fossero esse proposte da governi di centro-destra
(Moratti) o di centro-sinistra (Berlinguer, Zecchino). D'altra parte la politica universitaria europea è definita
dall'ERT (European round table of industrialists – una potente lobby economica in Europa) e applicata al
contesto nazionale da Confindustria, ai cui dettami i governi sono da sempre sottomessi.
È quindi logico aspettarsi che il DDL passi alla Camera, magari con qualche modifica marginale, fra
novembre o dicembre, dopo l’approvazione della prossima finanziaria. E perciò solo chi lavora e vive
l'Università può impedire quest'ennesima controriforma, volta a smantellare un settore pubblico già
bersagliato e sottofinanziato!
Ma vediamone meglio i dettagli, perché ci sono tanti provvedimenti che ci riguardano da vicino, e
cerchiamo di capire come contrastarla...
1. Aziendalizzazione
Il processo di privatizzazione e di aziendalizzazione di cui il movimento studentesco dell’Onda parlava nel
2008 si sta concretizzando. “Privatizzazione” non significa solo un aumento della presenza dei privati negli
organi decisionali delle università, ma anche e soprattutto l’adozione di strumenti, logiche e pratiche tipici
del settore privato. L'Università, il cui scopo dovrebbe essere formare degli individui consapevoli e critici,
abituati a cooperare per il progresso materiale e spirituale della maggioranza della società, si sta
trasformando in un'azienda con un manager-rettore ed un Consiglio di Amministrazione che devono fare
cassa, vendendo la merce-cultura e raggiungendo in ogni modo obiettivi di produttività. Questo processo
rafforza le gerarchie interne agli atenei, peggiora i corsi di studio ed i servizi agli studenti, determina un
asservimento acritico all'ideologia del profitto1.
1 Questo processo di aziendalizzazione l'abbiamo ad esempio già visto all'opera nelle riforme sanitarie degli anni '90, e con il
passaggio alle ASL (non a caso “Aziende Sanitarie”), che rispondono innanzitutto a logiche “costi/benefici” indipendentemente dai
Vediamo ad esempio la struttura organizzativa degli organi di gestione prevista dal DDL. Diventa più netta
la separazione di competenze tra Senato Accademico (SA) e Consiglio d’Amministrazione (CdA).
Quest’ultimo dovrà prevedere almeno tre membri esterni (art.2.2.i) e, cosa ancor più rilevante, si appresta
a diventare l’organo preponderante di governo universitario. Il DDL assegna infatti al Senato Accademico
(SA) “la competenza a formulare proposte e pareri in materia di didattica e di ricerca” (art.2.2.e) e al CdA la
funzione di “indirizzo strategico”, “programmazione finanziaria” nonché “l’attivazione o la soppressione di
corsi e sedi” (art.2.2.h).
L’eliminazione di un corso, quindi, non risponderà a criteri didattici ma solo a criteri finanziari, e i corsi
ritenuti “improduttivi” saranno soppressi, mentre tenderanno ad aumentare corsi rispondenti a precise
esigenze provenienti dall'esterno. Alcune aziende potranno decidere di finanziare intere cattedre
(art.9.2.h), reclutando docenti e ricercatori perché preparino personale specializzato da utilizzare nella
propria impresa2.
Rispondendo alla stessa logica dell’“economicità” (leggi: tagli e licenziamenti) che diventerà ormai il
principio guida del funzionamento dell’università, il DDL parla anche di “razionalizzazione” dell’offerta
formativa. “Razionalizzazione” che inevitabilmente si concretizza in ulteriori tagli, o fusioni o federazioni,
di corsi o intere facoltà. L’unico motivo per cui queste dovrebbero avere luogo, infatti, sarebbe un
risparmio sulla spesa complessiva, senza alcun riferimento ad esigenze di carattere didattico e formativo e
quindi senza alcun miglioramento della qualità dell’istruzione. Ancora una volta sono le esigenze
particolaristiche e di azienda che orientano il cambiamento dell’Università e non le esigenze degli studenti3.
2. Ricercatori e docenti
Dietro la bandiera di un'ideologica guerra ai “fannulloni” (come se poi i politici o i top manager si
ammazzassero di lavoro!), il DDL fa sì che la già enorme schiera di precari rimanga tale. Il contratto a tempo
indeterminato per i ricercatori sparisce del tutto e sarà possibile avere solo contratti a tempo determinato
di 3 anni rinnovabili di altri 3! A condizione ovviamente che il lavoro svolto in questo lasso di tempo sia
“produttivo” (ci sorge spontanea un’altra domanda: produttivo per chi? In base a quali criteri sarà giudicato
il lavoro di un giovane ricercatore?).
Dopo i sei anni di precariato (da aggiungere ai 5 universitari, ai 3 di dottorato, ai 5 in media passati fra altre
borse e contratti precari), cioè intorno ai quarant'anni, i ricercatori dovranno conseguire l’abilitazione
scientifica per diventare professori associati. Ma siccome i posti sono pochi, passano solo quelli portati
avanti da baroni o politici di turno; gli altri ritornano a far parte della schiera dei precari, percependo nel
migliore dei casi stipendi ridicoli che non coprono neanche il “rimborso spese”!
In questo modo ad essere colpiti non sono i famosi “fannulloni” e gli incompetenti, spesso protetti da
docenti molto influenti all’interno dell'ateneo, ma i lavoratori che già sono in una condizione di
precariato e che non sono legati a nessuna “cordata”. Tale ddl, infatti, per quanto riguarda il reclutamento
dei ricercatori, rinforza la cooptazione universitaria e con essa i rapporti baronali. Perdono di importanza le
posizioni di ruolo (le uniche figure di ruolo saranno i professori ordinari e associati), lasciando spazio agli
incarichi a tempo determinato, a ridotta autonomia e meglio governabili dalle gerarchie baronali. Tra gli
attuali ricercatori di ruolo e i futuri ricercatori a tempo determinato si innesca una forte competizione per
l’entrata nel ruolo dei professori associati: i ricercatori a tempo determinato sono “privilegiati” in questa
competizione perché possono essere reclutati tramite chiamata diretta, senza dover passare per il concorso
nazionale. Quel che realmente si nasconde sotto questa operazione è una ridefinizione nel senso della
bisogni e dai diritti dei cittadini, lasciando ampi margini di manovra a politici, Direttori Sanitari, case farmaceutiche e privati,
generando così un visibile peggioramento del servizio, fenomeni di corruzione ed un aumento esponenziale dei casi di malasanità.
2 Un caso limite di questa tendenza, ancora poco diffuso in Italia, è costituito dalla corporate university, strutture accademiche
interamente finanziate e gestite da imprese private.
3 Un esempio recente è la “fusione” del corso di Scienza Politica fra l’Università di Macerata e quella di Camerino, dettato non dalla
qualità dell’offerta formativa ma, come recita il DDL, dalla necessità di “razionalizzare “le spese. Così un corso che funzionava è
stato semplicemente soppresso da una delle Università, con conseguente danno di lavoratori e studenti.
privatizzazione di quello statuto giuridico che l’art. 34 del DPR 382 del 1980 (“Disciplina dello stato giuridico
dei ricercatori universitari”) ha lasciato in sospeso da oltre trent’anni. Il ricercatore a contratto è infatti una
figura di diritto privato e come tale si troverà ad essere semplice controparte (debole e frammentata)
all’interno di una logica generale di confronto di interessi privati. Nessuna autonomia didattica! Nessuna
ricerca al di fuori degli interessi industriali e di parte a cui i ricercatori saranno infine inevitabilmente
piegati!
Non a caso, allora, l’unico emendamento al DDL che andava minimamente ad intaccare il potere baronale
(quello che prevedeva per i docenti l’abbassamento dell’età pensionabile a 65 anni), è stato rigettato. Prof
in pensione a 70 anni, cioè altri cinque anni di “lavoro” poco usurante e di mantenimento della propria
posizione di potere e del proprio status all’interno e all’esterno dell’università...
La conseguenza è che, se nel sistema attuale – non certo idilliaco – i ricercatori godono, almeno in linea
teorica, di ampi margini di autonomia (compromessi dal ruolo di portaborse che essi svolgono assai spesso
nei confronti dei loro protettori), ora i nuovi ricercatori saranno ricattabili dai loro protettori locali lungo
tutta la durata dei loro contratti (che rimangono assegnati su base cooptativa e non da una commissione
nazionale), prima per l'ottenimento del rinnovo, poi ai fini della chiamata diretta. Bel modo per avere una
ricerca indipendente, creativa, incentivata e tutelata!
3. Aumento delle tasse
Un dato quantitativo: il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che insieme alle contribuzioni
studentesche e alle “donazioni” di privati costituisce fonte di entrata per le università, subirà un taglio di
1,3 miliardi di euro. Per compensare la perdita è quasi inevitabile che saranno le tasse degli studenti ad
aumentare4, causando un ulteriore disagio a quegli studenti che non hanno le possibilità economiche di
sostenere le già ingenti spese per i loro studi. Studi che vedono già moltissimi ostacoli nella carenza di
servizi come borse di studio, mense pubbliche, residenze, biblioteche, etc.
4. Diritto allo studio
Nel DDL il concetto stesso di “diritto allo studio” subisce una radicale trasformazione. Se prima questo,
almeno sulla carta, era legato soprattutto a criteri di reddito con l’obbiettivo di garantire la possibilità di
studiare anche agli studenti provenienti dalle fasce meno agiate, ora saranno esclusivamente criteri di
“merito” a determinare l’erogazione di borse di studio. Assistiamo ad esempio all’istituzione del
cosiddetto “Fondo per il merito”, destinato a fornire “buoni studio” di cui una quota “da restituire a partire
dal termine degli studi” e a garantire “finanziamenti” (prima del passaggio in Senato si parlava
esplicitamente di “prestiti d’onore”) (art.4.1.b e c). Come dire: nessuno ti regala niente, devi ridare indietro
tutto, esattamente come in banca!
Sembra inutile sottolineare come il concetto di merito, soprattutto in una società in cui ciascuno parte da
condizioni economiche e culturali assai differenti, sia solo un paravento ideologico dietro cui nascondere
la volontà di preservare le differenze esistenti. La “qualità” e l'“efficienza” diventano i nuovi valori per
imporre la logica imprenditoriale alla politica universitaria (e, più in generale, all'intera pubblica
amministrazione), ma che non si tratti di valori assoluti è evidente. Uno stesso strumento può essere
efficiente e di buona qualità se valutato rispetto a determinati obiettivi e inefficiente e di bassa qualità se
valutato rispetto ad obiettivi diversi. Un'università che fornisce gli strumenti critici ai propri studenti può
essere considerata efficiente e di buona qualità se valutata rispetto agli obiettivi dell'emancipazione
individuale e sociale, mentre appare senz'altro inefficiente e di bassa qualità se l'obiettivo è quello di
4 Inutile dire che l’aumento sarà più consistente nelle università del Sud, ed è già effettivo nel caso dell’Università di Reggio Calabria
e in quello dell’Orientale di Napoli...
formare studenti pronti ad obbedire ed eseguire i compiti che verranno loro affidati da qualche datore di
lavoro...
In un contesto ideologico e culturale egemonizzato dal mercato e dalla cultura d'impresa, non è difficile
capire quali siano gli obiettivi sottintesi da Tremonti, Brunetta e Gelmini quando parlano di qualità ed
efficienza: indirizzare la ricerca scientifica e l'offerta formativa verso traiettorie utili, direttamente o
indirettamente, ai profitti delle imprese. E se individui o università vogliono fare di testa loro, si tagliano
loro i viveri.
Ma chi finanzierebbe questo Fondo per il merito? Qui la Gelmini (una che per passare il concorso da
avvocato ha dovuto cambiare residenza) centra il ridicolo: una parte verrà dalla contribuzione studentesca
alla prova nazionale standard (art.4.4), che individua gli studenti “eccellenti” che possono accedere al
Fondo, un’altra parte dalle “donazioni” di privati, che potranno effettuare i loro versamenti “a titolo
spontaneo e solidale […] anche vincolati, nel rispetto delle finalità del fondo, a specifici usi” (art.4.7.a).
Insomma, non solo gli studenti in cerca di una borsa devono pagare la prova (e quanti non possono e
quindi non concorreranno?), ma questa tassa va a finanziare gli studenti meritevoli (quasi certamente
ricchi o benestanti). Un perverso Robin Hood, che ruba ai poveri per dare ai ricchi, non è all'opera solo nella
Finanziaria, ma anche all'Università... Quale solidarietà potrà poi avere un imprenditore a finanziare un
ateneo non l’abbiamo ancora capito. Spirito caritatevole cristiano?
A tutto ciò bisogna aggiungere i nuovi tagli, denunciati a fine agosto anche da vari giornali: se nel 2009-10 i
finanziamenti per le borse erano in calo di 146 milioni, per l’annata 2010-11 è previsto un ulteriore taglio
di 24 milioni5.
Riprendiamoci quello che ci hanno preso!
L'istruzione pubblica (ma purtroppo anche la privata) è finanziata con le tasse, ovvero con i soldi del lavoro
dipendente, visto che gli imprenditori, i palazzinari, i commercianti le tasse in Italia non le pagano... Ogni
provvedimento che smantella il settore pubblico è dunque un attacco diretto alle nostre condizioni di
vita, è un uso improprio dei nostri soldi, che vanno a finire nelle tasche dei più ricchi! Ora con la scusa della
crisi, e agitando lo spauracchio della Grecia, il Governo prova a tagliare tutto il settore pubblico,
impedendone il funzionamento, in modo poi da poterlo vendere pezzo per pezzo ai privati; Confindustria
accelera l’attacco al Contratto collettivo nazionale (CCLN) puntando alla frammentazione dei lavoratori,
spalleggiata come sempre dall’esecutivo che per di più si permette di dichiarare un “lusso” la legge sulla
sicurezza sul lavoro (la famosa 626/1994) - così “lussuosa” che l’Italia è il Paese dell’UE con la media annua
più alta di morti sul posto di lavoro - e di potenziare i ricatti, le logiche gerarchiche e di controllo per
impedire che ci si possa ribellare.
Si tratta quindi di riprendersi ciò che in questi anni ci hanno rubato, prima che sia troppo tardi, e ci
ritroviamo ancora più deboli, ancora più soli, ancora più in guerra l'uno contro l'altro!
Che ci sia malessere nei confronti della Riforma Gelmini e di questi ulteriori provvedimenti, è evidente: in
tutto il comparto formativo, e in maniera trasversale – dagli studenti alle maestre, dagli insegnanti precari
ai ricercatori... Anche prima dell’approvazione del DDL da parte del Senato, in molte università alcuni hanno
cominciato ad opporsi al disegno di legge6, e la protesta in questi primi giorni di settembre sembra
allargarsi a macchia d’olio con la mobilitazione dei precari scuola. In tutta Italia infatti sono tante le scuole
(dagli istituti materni alle scuole superiori) che hanno cominciato il primo giorno di lezioni e attività in un
vento di proteste: decine e decine sono le azioni di protesta che ogni giorno simultaneamente vengono
5 Su questo vedi gli articoli e le tabelle pubblicate nel nostro speciale sull'Università su http://www.rednet.
it/index.php?option=com_content&view=article&id=385:speciale-ddl-1905-lautunno-ci-aspetta&catid=48:scuola-euniversita&
Itemid=59. Il Sole24Ore, ad esempio, sostiene che al Sud percepiscono borse di studio solo il 60% degli aventi diritto.
Cioè sei povero e meritevole, hai ragione, ma i fondi non ci sono! Senza contare la situazione disastrosa delle residenze
universitarie, in cui sono ospitati solo il 20% degli aventi diritto (al Sud l'11,4%)!
6 Dai dati raccolti in 44 atenei (sui 66 totali che esistono in Italia) risulta che, su 15856 ricercatori, 9969 di questi (pari al 62.87%) si
sono dichiarati indisponibili alla didattica non obbligatoria per legge (dati in aggiornamento su http://www.rete29aprile.it).
portate avanti dai precari della scuola, sia perché rischiano il licenziamento sia perché rischiano di non
essere assunti. Dai presidi nelle maggiori piazze di varie città italiane, alle occupazioni dei provveditorati
fino ad arrivare al blocco dello Stretto di Messina di lunedì 13 settembre. Anche se la mobilitazione per ora
riguarda solo un settore specifico dell’università e degli istituti, quello che il DDL rappresenta è un attacco
generalizzato al diritto allo studio ed è per questo che anche la componente studentesca non può restare
indifferente al processo di smantellamento dell’università pubblica e al progressivo assoggettamento di
questa agli interessi aziendali e di chi vuole gestire tempi, modi e spazi del nostro studio e della nostra vita.
La nostra risposta, per avere forza effettiva, deve essere adeguata alla natura di ogni attacco sferrato alle
fasce più deboli della società, sotto qualsiasi forma esso si presenti. Per vincere dobbiamo unire le lotte di
chi ha tutto da perdere nell'attuale stato di cose. Il grembo che partorisce questi provvedimenti è sempre
lo stesso, che si concretizzi in licenziamenti di massa, nella privatizzazione di servizi essenziali come l’acqua,
i trasporti o la sanità, che faccia sì che il sistema di istruzione pubblica accentui la selezione di classe o che
esso neghi i diritti dei migranti creando falsi problemi e alimentando il razzismo.
È contro la matrice capitalista che bisogna impegnarsi, iniziando dai luoghi che viviamo, contrastando ogni
immobilismo, disfattismo e il “moderatismo” che tanti danni hanno fatto per vent'anni, con la
consapevolezza che l’unico sbocco reale che la nostra lotta può avere è proprio nel collegamento con
tutte le altre lotte che si sviluppano sul territorio!
cortei numerosi a milano, roma e in altre città
presenza dei precari della scuola
scarsa invece dei lavoratori della scuola
la linea di udu-link-cgil non è condivisibile
non basta lottare - conta la linea e gli obiettivi per cui si lotta
riportiamo qui il documento a cura di
Red-Net rete delle realtà studentesche autorganizzate
red-net.it per sviluppare il dibattito
L’AUTUNNO CI (A)SPETTA!
ANALISI CRITICA DEL DDL 1905 E DELLA RIFORMA GELMINI
Per il prossimo autunno, temporali su tutto il territorio italiano ma la stagione si preannuncia molto calda.
Le prime avvisaglie sono soltanto le conseguenze della crisi economica che ha investito (e continua a farsi
sentire nonostante le dichiarazioni del Governo e di Confindustria) l'Italia e il mondo intero negli ultimi anni
e che ha ovviamente colpito le classi più deboli: migliaia di lavoratori saranno costretti a rimanere a casa,
altri non riceveranno più la cassa integrazione, nuovi tagli sono in arrivo per tutti i settori del welfare state,
dalla sanità ai trasporti, passando – ovviamente – per la scuola pubblica. Di fronte alla crisi economica
dilagante la strategia utilizzata dai governi è sempre la stessa: tagliare ciò che resta dello stato sociale
sacrificando servizi, salari, pensioni – e persino diritti! – in favore di banche, imprese e speculatori di tutti i
tipi, generando così un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita delle classi subalterne.
In questo scenario di manovre economiche volte al “risparmio” (leggi: sacrifici per noi, profitti per loro) non
poteva non essere compresa anche l’Università, coinvolta in tale strategia con il Decreto Di Legge 1905,
ulteriore tassello della Riforma Gelmini.
Il DDL in questione è stato già approvato dal Senato a fine luglio e, al di là del voto contrario della
cosiddetta “opposizione”, pare proprio che i suoi principi ispiratori siano condivisi da tutti: sono infatti gli
stessi affermati prima dalla riforma del sistema universitario avviata da Ruberti nel 1990 e poi dalle riforme
che si sono susseguite con il Processo di Bologna (1999), fossero esse proposte da governi di centro-destra
(Moratti) o di centro-sinistra (Berlinguer, Zecchino). D'altra parte la politica universitaria europea è definita
dall'ERT (European round table of industrialists – una potente lobby economica in Europa) e applicata al
contesto nazionale da Confindustria, ai cui dettami i governi sono da sempre sottomessi.
È quindi logico aspettarsi che il DDL passi alla Camera, magari con qualche modifica marginale, fra
novembre o dicembre, dopo l’approvazione della prossima finanziaria. E perciò solo chi lavora e vive
l'Università può impedire quest'ennesima controriforma, volta a smantellare un settore pubblico già
bersagliato e sottofinanziato!
Ma vediamone meglio i dettagli, perché ci sono tanti provvedimenti che ci riguardano da vicino, e
cerchiamo di capire come contrastarla...
1. Aziendalizzazione
Il processo di privatizzazione e di aziendalizzazione di cui il movimento studentesco dell’Onda parlava nel
2008 si sta concretizzando. “Privatizzazione” non significa solo un aumento della presenza dei privati negli
organi decisionali delle università, ma anche e soprattutto l’adozione di strumenti, logiche e pratiche tipici
del settore privato. L'Università, il cui scopo dovrebbe essere formare degli individui consapevoli e critici,
abituati a cooperare per il progresso materiale e spirituale della maggioranza della società, si sta
trasformando in un'azienda con un manager-rettore ed un Consiglio di Amministrazione che devono fare
cassa, vendendo la merce-cultura e raggiungendo in ogni modo obiettivi di produttività. Questo processo
rafforza le gerarchie interne agli atenei, peggiora i corsi di studio ed i servizi agli studenti, determina un
asservimento acritico all'ideologia del profitto1.
1 Questo processo di aziendalizzazione l'abbiamo ad esempio già visto all'opera nelle riforme sanitarie degli anni '90, e con il
passaggio alle ASL (non a caso “Aziende Sanitarie”), che rispondono innanzitutto a logiche “costi/benefici” indipendentemente dai
Vediamo ad esempio la struttura organizzativa degli organi di gestione prevista dal DDL. Diventa più netta
la separazione di competenze tra Senato Accademico (SA) e Consiglio d’Amministrazione (CdA).
Quest’ultimo dovrà prevedere almeno tre membri esterni (art.2.2.i) e, cosa ancor più rilevante, si appresta
a diventare l’organo preponderante di governo universitario. Il DDL assegna infatti al Senato Accademico
(SA) “la competenza a formulare proposte e pareri in materia di didattica e di ricerca” (art.2.2.e) e al CdA la
funzione di “indirizzo strategico”, “programmazione finanziaria” nonché “l’attivazione o la soppressione di
corsi e sedi” (art.2.2.h).
L’eliminazione di un corso, quindi, non risponderà a criteri didattici ma solo a criteri finanziari, e i corsi
ritenuti “improduttivi” saranno soppressi, mentre tenderanno ad aumentare corsi rispondenti a precise
esigenze provenienti dall'esterno. Alcune aziende potranno decidere di finanziare intere cattedre
(art.9.2.h), reclutando docenti e ricercatori perché preparino personale specializzato da utilizzare nella
propria impresa2.
Rispondendo alla stessa logica dell’“economicità” (leggi: tagli e licenziamenti) che diventerà ormai il
principio guida del funzionamento dell’università, il DDL parla anche di “razionalizzazione” dell’offerta
formativa. “Razionalizzazione” che inevitabilmente si concretizza in ulteriori tagli, o fusioni o federazioni,
di corsi o intere facoltà. L’unico motivo per cui queste dovrebbero avere luogo, infatti, sarebbe un
risparmio sulla spesa complessiva, senza alcun riferimento ad esigenze di carattere didattico e formativo e
quindi senza alcun miglioramento della qualità dell’istruzione. Ancora una volta sono le esigenze
particolaristiche e di azienda che orientano il cambiamento dell’Università e non le esigenze degli studenti3.
2. Ricercatori e docenti
Dietro la bandiera di un'ideologica guerra ai “fannulloni” (come se poi i politici o i top manager si
ammazzassero di lavoro!), il DDL fa sì che la già enorme schiera di precari rimanga tale. Il contratto a tempo
indeterminato per i ricercatori sparisce del tutto e sarà possibile avere solo contratti a tempo determinato
di 3 anni rinnovabili di altri 3! A condizione ovviamente che il lavoro svolto in questo lasso di tempo sia
“produttivo” (ci sorge spontanea un’altra domanda: produttivo per chi? In base a quali criteri sarà giudicato
il lavoro di un giovane ricercatore?).
Dopo i sei anni di precariato (da aggiungere ai 5 universitari, ai 3 di dottorato, ai 5 in media passati fra altre
borse e contratti precari), cioè intorno ai quarant'anni, i ricercatori dovranno conseguire l’abilitazione
scientifica per diventare professori associati. Ma siccome i posti sono pochi, passano solo quelli portati
avanti da baroni o politici di turno; gli altri ritornano a far parte della schiera dei precari, percependo nel
migliore dei casi stipendi ridicoli che non coprono neanche il “rimborso spese”!
In questo modo ad essere colpiti non sono i famosi “fannulloni” e gli incompetenti, spesso protetti da
docenti molto influenti all’interno dell'ateneo, ma i lavoratori che già sono in una condizione di
precariato e che non sono legati a nessuna “cordata”. Tale ddl, infatti, per quanto riguarda il reclutamento
dei ricercatori, rinforza la cooptazione universitaria e con essa i rapporti baronali. Perdono di importanza le
posizioni di ruolo (le uniche figure di ruolo saranno i professori ordinari e associati), lasciando spazio agli
incarichi a tempo determinato, a ridotta autonomia e meglio governabili dalle gerarchie baronali. Tra gli
attuali ricercatori di ruolo e i futuri ricercatori a tempo determinato si innesca una forte competizione per
l’entrata nel ruolo dei professori associati: i ricercatori a tempo determinato sono “privilegiati” in questa
competizione perché possono essere reclutati tramite chiamata diretta, senza dover passare per il concorso
nazionale. Quel che realmente si nasconde sotto questa operazione è una ridefinizione nel senso della
bisogni e dai diritti dei cittadini, lasciando ampi margini di manovra a politici, Direttori Sanitari, case farmaceutiche e privati,
generando così un visibile peggioramento del servizio, fenomeni di corruzione ed un aumento esponenziale dei casi di malasanità.
2 Un caso limite di questa tendenza, ancora poco diffuso in Italia, è costituito dalla corporate university, strutture accademiche
interamente finanziate e gestite da imprese private.
3 Un esempio recente è la “fusione” del corso di Scienza Politica fra l’Università di Macerata e quella di Camerino, dettato non dalla
qualità dell’offerta formativa ma, come recita il DDL, dalla necessità di “razionalizzare “le spese. Così un corso che funzionava è
stato semplicemente soppresso da una delle Università, con conseguente danno di lavoratori e studenti.
privatizzazione di quello statuto giuridico che l’art. 34 del DPR 382 del 1980 (“Disciplina dello stato giuridico
dei ricercatori universitari”) ha lasciato in sospeso da oltre trent’anni. Il ricercatore a contratto è infatti una
figura di diritto privato e come tale si troverà ad essere semplice controparte (debole e frammentata)
all’interno di una logica generale di confronto di interessi privati. Nessuna autonomia didattica! Nessuna
ricerca al di fuori degli interessi industriali e di parte a cui i ricercatori saranno infine inevitabilmente
piegati!
Non a caso, allora, l’unico emendamento al DDL che andava minimamente ad intaccare il potere baronale
(quello che prevedeva per i docenti l’abbassamento dell’età pensionabile a 65 anni), è stato rigettato. Prof
in pensione a 70 anni, cioè altri cinque anni di “lavoro” poco usurante e di mantenimento della propria
posizione di potere e del proprio status all’interno e all’esterno dell’università...
La conseguenza è che, se nel sistema attuale – non certo idilliaco – i ricercatori godono, almeno in linea
teorica, di ampi margini di autonomia (compromessi dal ruolo di portaborse che essi svolgono assai spesso
nei confronti dei loro protettori), ora i nuovi ricercatori saranno ricattabili dai loro protettori locali lungo
tutta la durata dei loro contratti (che rimangono assegnati su base cooptativa e non da una commissione
nazionale), prima per l'ottenimento del rinnovo, poi ai fini della chiamata diretta. Bel modo per avere una
ricerca indipendente, creativa, incentivata e tutelata!
3. Aumento delle tasse
Un dato quantitativo: il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che insieme alle contribuzioni
studentesche e alle “donazioni” di privati costituisce fonte di entrata per le università, subirà un taglio di
1,3 miliardi di euro. Per compensare la perdita è quasi inevitabile che saranno le tasse degli studenti ad
aumentare4, causando un ulteriore disagio a quegli studenti che non hanno le possibilità economiche di
sostenere le già ingenti spese per i loro studi. Studi che vedono già moltissimi ostacoli nella carenza di
servizi come borse di studio, mense pubbliche, residenze, biblioteche, etc.
4. Diritto allo studio
Nel DDL il concetto stesso di “diritto allo studio” subisce una radicale trasformazione. Se prima questo,
almeno sulla carta, era legato soprattutto a criteri di reddito con l’obbiettivo di garantire la possibilità di
studiare anche agli studenti provenienti dalle fasce meno agiate, ora saranno esclusivamente criteri di
“merito” a determinare l’erogazione di borse di studio. Assistiamo ad esempio all’istituzione del
cosiddetto “Fondo per il merito”, destinato a fornire “buoni studio” di cui una quota “da restituire a partire
dal termine degli studi” e a garantire “finanziamenti” (prima del passaggio in Senato si parlava
esplicitamente di “prestiti d’onore”) (art.4.1.b e c). Come dire: nessuno ti regala niente, devi ridare indietro
tutto, esattamente come in banca!
Sembra inutile sottolineare come il concetto di merito, soprattutto in una società in cui ciascuno parte da
condizioni economiche e culturali assai differenti, sia solo un paravento ideologico dietro cui nascondere
la volontà di preservare le differenze esistenti. La “qualità” e l'“efficienza” diventano i nuovi valori per
imporre la logica imprenditoriale alla politica universitaria (e, più in generale, all'intera pubblica
amministrazione), ma che non si tratti di valori assoluti è evidente. Uno stesso strumento può essere
efficiente e di buona qualità se valutato rispetto a determinati obiettivi e inefficiente e di bassa qualità se
valutato rispetto ad obiettivi diversi. Un'università che fornisce gli strumenti critici ai propri studenti può
essere considerata efficiente e di buona qualità se valutata rispetto agli obiettivi dell'emancipazione
individuale e sociale, mentre appare senz'altro inefficiente e di bassa qualità se l'obiettivo è quello di
4 Inutile dire che l’aumento sarà più consistente nelle università del Sud, ed è già effettivo nel caso dell’Università di Reggio Calabria
e in quello dell’Orientale di Napoli...
formare studenti pronti ad obbedire ed eseguire i compiti che verranno loro affidati da qualche datore di
lavoro...
In un contesto ideologico e culturale egemonizzato dal mercato e dalla cultura d'impresa, non è difficile
capire quali siano gli obiettivi sottintesi da Tremonti, Brunetta e Gelmini quando parlano di qualità ed
efficienza: indirizzare la ricerca scientifica e l'offerta formativa verso traiettorie utili, direttamente o
indirettamente, ai profitti delle imprese. E se individui o università vogliono fare di testa loro, si tagliano
loro i viveri.
Ma chi finanzierebbe questo Fondo per il merito? Qui la Gelmini (una che per passare il concorso da
avvocato ha dovuto cambiare residenza) centra il ridicolo: una parte verrà dalla contribuzione studentesca
alla prova nazionale standard (art.4.4), che individua gli studenti “eccellenti” che possono accedere al
Fondo, un’altra parte dalle “donazioni” di privati, che potranno effettuare i loro versamenti “a titolo
spontaneo e solidale […] anche vincolati, nel rispetto delle finalità del fondo, a specifici usi” (art.4.7.a).
Insomma, non solo gli studenti in cerca di una borsa devono pagare la prova (e quanti non possono e
quindi non concorreranno?), ma questa tassa va a finanziare gli studenti meritevoli (quasi certamente
ricchi o benestanti). Un perverso Robin Hood, che ruba ai poveri per dare ai ricchi, non è all'opera solo nella
Finanziaria, ma anche all'Università... Quale solidarietà potrà poi avere un imprenditore a finanziare un
ateneo non l’abbiamo ancora capito. Spirito caritatevole cristiano?
A tutto ciò bisogna aggiungere i nuovi tagli, denunciati a fine agosto anche da vari giornali: se nel 2009-10 i
finanziamenti per le borse erano in calo di 146 milioni, per l’annata 2010-11 è previsto un ulteriore taglio
di 24 milioni5.
Riprendiamoci quello che ci hanno preso!
L'istruzione pubblica (ma purtroppo anche la privata) è finanziata con le tasse, ovvero con i soldi del lavoro
dipendente, visto che gli imprenditori, i palazzinari, i commercianti le tasse in Italia non le pagano... Ogni
provvedimento che smantella il settore pubblico è dunque un attacco diretto alle nostre condizioni di
vita, è un uso improprio dei nostri soldi, che vanno a finire nelle tasche dei più ricchi! Ora con la scusa della
crisi, e agitando lo spauracchio della Grecia, il Governo prova a tagliare tutto il settore pubblico,
impedendone il funzionamento, in modo poi da poterlo vendere pezzo per pezzo ai privati; Confindustria
accelera l’attacco al Contratto collettivo nazionale (CCLN) puntando alla frammentazione dei lavoratori,
spalleggiata come sempre dall’esecutivo che per di più si permette di dichiarare un “lusso” la legge sulla
sicurezza sul lavoro (la famosa 626/1994) - così “lussuosa” che l’Italia è il Paese dell’UE con la media annua
più alta di morti sul posto di lavoro - e di potenziare i ricatti, le logiche gerarchiche e di controllo per
impedire che ci si possa ribellare.
Si tratta quindi di riprendersi ciò che in questi anni ci hanno rubato, prima che sia troppo tardi, e ci
ritroviamo ancora più deboli, ancora più soli, ancora più in guerra l'uno contro l'altro!
Che ci sia malessere nei confronti della Riforma Gelmini e di questi ulteriori provvedimenti, è evidente: in
tutto il comparto formativo, e in maniera trasversale – dagli studenti alle maestre, dagli insegnanti precari
ai ricercatori... Anche prima dell’approvazione del DDL da parte del Senato, in molte università alcuni hanno
cominciato ad opporsi al disegno di legge6, e la protesta in questi primi giorni di settembre sembra
allargarsi a macchia d’olio con la mobilitazione dei precari scuola. In tutta Italia infatti sono tante le scuole
(dagli istituti materni alle scuole superiori) che hanno cominciato il primo giorno di lezioni e attività in un
vento di proteste: decine e decine sono le azioni di protesta che ogni giorno simultaneamente vengono
5 Su questo vedi gli articoli e le tabelle pubblicate nel nostro speciale sull'Università su http://www.rednet.
it/index.php?option=com_content&view=article&id=385:speciale-ddl-1905-lautunno-ci-aspetta&catid=48:scuola-euniversita&
Itemid=59. Il Sole24Ore, ad esempio, sostiene che al Sud percepiscono borse di studio solo il 60% degli aventi diritto.
Cioè sei povero e meritevole, hai ragione, ma i fondi non ci sono! Senza contare la situazione disastrosa delle residenze
universitarie, in cui sono ospitati solo il 20% degli aventi diritto (al Sud l'11,4%)!
6 Dai dati raccolti in 44 atenei (sui 66 totali che esistono in Italia) risulta che, su 15856 ricercatori, 9969 di questi (pari al 62.87%) si
sono dichiarati indisponibili alla didattica non obbligatoria per legge (dati in aggiornamento su http://www.rete29aprile.it).
portate avanti dai precari della scuola, sia perché rischiano il licenziamento sia perché rischiano di non
essere assunti. Dai presidi nelle maggiori piazze di varie città italiane, alle occupazioni dei provveditorati
fino ad arrivare al blocco dello Stretto di Messina di lunedì 13 settembre. Anche se la mobilitazione per ora
riguarda solo un settore specifico dell’università e degli istituti, quello che il DDL rappresenta è un attacco
generalizzato al diritto allo studio ed è per questo che anche la componente studentesca non può restare
indifferente al processo di smantellamento dell’università pubblica e al progressivo assoggettamento di
questa agli interessi aziendali e di chi vuole gestire tempi, modi e spazi del nostro studio e della nostra vita.
La nostra risposta, per avere forza effettiva, deve essere adeguata alla natura di ogni attacco sferrato alle
fasce più deboli della società, sotto qualsiasi forma esso si presenti. Per vincere dobbiamo unire le lotte di
chi ha tutto da perdere nell'attuale stato di cose. Il grembo che partorisce questi provvedimenti è sempre
lo stesso, che si concretizzi in licenziamenti di massa, nella privatizzazione di servizi essenziali come l’acqua,
i trasporti o la sanità, che faccia sì che il sistema di istruzione pubblica accentui la selezione di classe o che
esso neghi i diritti dei migranti creando falsi problemi e alimentando il razzismo.
È contro la matrice capitalista che bisogna impegnarsi, iniziando dai luoghi che viviamo, contrastando ogni
immobilismo, disfattismo e il “moderatismo” che tanti danni hanno fatto per vent'anni, con la
consapevolezza che l’unico sbocco reale che la nostra lotta può avere è proprio nel collegamento con
tutte le altre lotte che si sviluppano sul territorio!
pc quotidiano 8 ottobre - varese nazisti legati al Pdl
Inchiesta sui nazisti in prov di Varese. 22 indagati e c'è di mezzo un
consigliere PDL
Chiusa l'inchiesta sull'estrema destra: 22 indagati
Archiviate le posizioni degli aderenti al Partito Nazional Socialista, ma la kermesse alla birreria di
Buguggiate è una istigazione all'odio razziale e si andrà davanti al giudice
E’ terminata l’inchiesta sull’estremismo di destra in provincia di Varese: la procura chiederà il rinvio
a giudizio per 22 indagati, accusati di istigazione all’odio razziale e alla discriminazione. Ma la
chiusura dell’indagine ha riservato qualche sorpresa rispetto alle premesse iniziali. Sono state infatti
tutte archiviate le posizioni in ordine alla costituzione di un partito di ispirazione nazista, il
movimento dei lavoratori nazional socialisti, una gruppo che si era presentato in alcune elezioni
comunali, nel 2006, e che nel nome richiamava quello del primo partito di Adolf Hitler. La Digos, due
anni dopo, aveva eseguito una serie di perquisizioni di persone che detenevano adesivi, bandiere e
materiale propagandistico, a vario titolo (nella foto). Ma per tutti i pm Luca Petrucci e Maurizio Grigo
hanno chiesto l’archiviazione: non hanno istigato a commettere alcun reato.
Seguendo questo filone, tuttavia, la polizia era arrivata a mettere sotto controllo una festa, il 23
aprile del 2007, alla birreria Rivendell di Buguggiate, dove un gruppo musicale ribattezzatosi «99
fosse» suonò tutta la sera canzoni, cantate in coro dai presenti, che inneggiavano , queste sì, allo
sterminio degli ebrei: «Sei milioni di ebrei, lo rifarei» era uno dei ritornelli agli atti della Digos. Solo
per questo episodio, gli inquirenti chiedono adesso il processo per 22 persone, molti anche di fuori
provincia, tra cui i gestori del locale Rainaldo Graziani e il consigliere comunale del Pdl di Busto
Arsizio Checco Lattuada, citati anche dal gruppo musicale con una dedica prima di cantare una di
queste canzoni. Tra le intercettazioni agli atti anche un dialogo tra due soggetti che dicono di non
poter fare la festa per il compleanno di Hitler, il 20 aprile, giorno esatto della nascita del leader
nazista, poiché il locale era aperto al pubblico. In alternativa, aspettando la festa vera e propria, si
accordano per una bella cenetta in onore del Fuhrer. Un terzo filone riguarda invece l’attentato
incendiario contro la birreria di Buguggiate e contro una baita in Piemonte (forse una vendetta
contro Lattuada e Graziani, ma per motivi da chiarire), un evento collaterale, diciamo così, all’interno
di frequentazioni di reduci dell’estrema destra anni Settanta. Solo per questi episodi attendono il
processo i due indagati, Carlo Ariosto e Alessandro Campesi.
6/10/2010
Roberto Rotondo
1
consigliere PDL
Chiusa l'inchiesta sull'estrema destra: 22 indagati
Archiviate le posizioni degli aderenti al Partito Nazional Socialista, ma la kermesse alla birreria di
Buguggiate è una istigazione all'odio razziale e si andrà davanti al giudice
E’ terminata l’inchiesta sull’estremismo di destra in provincia di Varese: la procura chiederà il rinvio
a giudizio per 22 indagati, accusati di istigazione all’odio razziale e alla discriminazione. Ma la
chiusura dell’indagine ha riservato qualche sorpresa rispetto alle premesse iniziali. Sono state infatti
tutte archiviate le posizioni in ordine alla costituzione di un partito di ispirazione nazista, il
movimento dei lavoratori nazional socialisti, una gruppo che si era presentato in alcune elezioni
comunali, nel 2006, e che nel nome richiamava quello del primo partito di Adolf Hitler. La Digos, due
anni dopo, aveva eseguito una serie di perquisizioni di persone che detenevano adesivi, bandiere e
materiale propagandistico, a vario titolo (nella foto). Ma per tutti i pm Luca Petrucci e Maurizio Grigo
hanno chiesto l’archiviazione: non hanno istigato a commettere alcun reato.
Seguendo questo filone, tuttavia, la polizia era arrivata a mettere sotto controllo una festa, il 23
aprile del 2007, alla birreria Rivendell di Buguggiate, dove un gruppo musicale ribattezzatosi «99
fosse» suonò tutta la sera canzoni, cantate in coro dai presenti, che inneggiavano , queste sì, allo
sterminio degli ebrei: «Sei milioni di ebrei, lo rifarei» era uno dei ritornelli agli atti della Digos. Solo
per questo episodio, gli inquirenti chiedono adesso il processo per 22 persone, molti anche di fuori
provincia, tra cui i gestori del locale Rainaldo Graziani e il consigliere comunale del Pdl di Busto
Arsizio Checco Lattuada, citati anche dal gruppo musicale con una dedica prima di cantare una di
queste canzoni. Tra le intercettazioni agli atti anche un dialogo tra due soggetti che dicono di non
poter fare la festa per il compleanno di Hitler, il 20 aprile, giorno esatto della nascita del leader
nazista, poiché il locale era aperto al pubblico. In alternativa, aspettando la festa vera e propria, si
accordano per una bella cenetta in onore del Fuhrer. Un terzo filone riguarda invece l’attentato
incendiario contro la birreria di Buguggiate e contro una baita in Piemonte (forse una vendetta
contro Lattuada e Graziani, ma per motivi da chiarire), un evento collaterale, diciamo così, all’interno
di frequentazioni di reduci dell’estrema destra anni Settanta. Solo per questi episodi attendono il
processo i due indagati, Carlo Ariosto e Alessandro Campesi.
6/10/2010
Roberto Rotondo
1
pc quotidiano 8 ottobre - India - attacchi della popolare alle forze di sicurezza indiane e sostegno nel mondo che si allarga
notizie in spagnolo dai siti di controinformazione e sostegno
a cura del csgpIndia@gmail.com
Cuatro agentes de seguridad , entre ellos dos del personal Fuerza de Reserva Central de Policía , murieron cuando naxalitas provocaron una potente explosión de un artefacto explosivo en el pueblo de Perilimili en el distrito de Gadchiroli de Maharashtra, cuando estaban de compras .
El personal de seguridad fueron de compras a un mercado local en la zona cuando la explosión tuvo lugar alrededor de 16:30 , matando a dos hombres CRPF y dos agentes de policía en el lugar.
Los dos hombres CRPF han sido identificados como Inspector Nauroti Yadav y policía Anand Kumar del batallón 9 de la CRPF.
Dos subinspectores de la Policía de Maharashtra - Shashi Más y Mangul Mahendra - también murieron en el ataque , dijo la policía , agregando su vehículo sufrió graves daños en la explosión.
Funcionarios de alto rango dijeron que un equipo de rescate y refuerzos adicionales han sido enviados al lugar para rastrear los otros policías que los acompañaban y lanzar una operación de rastreo para localizar a los rebeldes maoístas .
Gadchiroli : seis policías heridos en explosión de vehículo por mina terrestre
Seis policías resultaron heridos el martes cuando maoístas hicieron explotar un vehículo anti - minas y abrieron fuego indiscriminado sobre ellos en el área de Perimili del distrito de Gadchiroli , en Maharashtra.
El incidente ocurrió alrededor de las 08:30-09 a.m. en Taluka Aheri del distrito , cuando la parte que la policía estaba en camino de recuperar los cuerpos de cuatro hombres de seguridad , entre ellos un inspector de CRPF , que murieron en la explosión de una mina terrestre el lunes en la misma zona .
Los maoístas abrieron fuego sobre vehiculo de la policía, dejando a seis policías heridos . Los policías heridos fueron identificados como Ramesh Lama, Korame Umesh , el jeque Imran , Bhalame Suresh , Malgune Sagar y Rohankar S .
Korame y Rohankar fueron llevados a la sede del distrito de Gadchiroli para el tratamiento mientras que los restantes estaban siendo tratados en Aheri , dijo la policía .
pc quotidiano 8 ottobre - Il flop dei pretoriani italiani pro-Israele
Il governo Berlusconi ha provato a mettere in piedi ieri a Roma una ridicola manifestazione al chiuso a sostegno del suo grande amico, lo stato d'Israele. Tutti interventi istituzionali e bipartisan per dare voce ai pretoriani d'Israele, da esponenti della maggioranza al Pd, accorsi in difesa del diritto all'"autodifesa" dello stato terrorista Israeliano. Un "diritto" che i nazisionisti mettono in pratica con i genocidi, gli omicidi mirati, la repressione, l'embargo e i bombardamenti a Gaza, gli insediamenti, la violazione delle risoluzioni Onu.
Quello che chiamano "diritto" lo stato d'Israele e i suoi sostenitori istituzionali italiani è quello che le masse di tutto il mondo sanno ormai da anni e lo chiamano invece con il suo nome giusto: crimine contro l'umanità, nei confronti del popolo palestinese e delle masse arabe della regione.
In piazza si sarebbe visto il fiasco totale di questa pagliacciata organizzata da Fiamma Nierenstein, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera e dal solito Ferrara.
Quindi i filoterroristi si sono ritrovati al chiuso a parlarsi addosso, da Mieli a Fassino, dalla ministra Carfagna che loda lo stato d'Israele perchè "resiste al Medioevo in cui sono costrette le donne della regione" (evidentemente per la ministra l'apartheid e la colonizzazione israeliani, il disegno di legge razzista sulla cittadinanza di Netanyahu-Lieberman che obbliga a prestare giuramento a "Israele, Stato ebraico", sono quanto di più moderno l'imperialismo abbia creato), dalla videointervista di Saviano ad Elkann, dall'ex ministro della difesa, Martino, a Rutelli fio ad Aznar.
L'ennesimo tentativo di coprire i crimini israeliani ha lasciato in solitudine e nel ridicolo i suoi sostenitori italiani al vertice delle istituzioni e nei mass media.
Per il movimento antimperialista a sostegno della causa palestinese diventa sempre più chiaro che la lotta è anche contro i nemici del popolo palestinese di casa nostra.
prolcomra
pc quotidiano 8 ottobre - processo per i lavoratori immigrati della coop.Papavero - Milano
Prima udienza per il reintegro dei lavoratori immigrati
della Cooperativa Papavero.
Presenti una 50ntina di lavoratori del Si Cobas, militanti del Vittoria e
del comitato antirazzista, dello slai cobas per il sindacato di classe milano che hanno portato la solidarietà ai lavoratori colpiti dalla repressione padronale. Da subito è stato visibile, così come durante la dura lotta portata davanti i cancelli della GLS, la presenza intimidatoria e sproporzionata, di digos-poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa, che con la scusa che l'aula del tribunale fosse piccola hanno limitato una presenza più consistente dentro il tribunale. E' chiaro che questo è un ulterirore tentativo per cercare di isolare i lavoratori. I
legali della cooperativa hanno posto tre pregiudiziali 1) che la richiesta di procedura d'urgenza per discriminazione non era da ritenersi valida; 2) che il tribunale competente doveva essere quello di Firenze (presso cui è stata presentata già istanza per decidere della legittimità della sospensione dei lavoratori); 3) la cooperativa non riconosce il sindacato che segue i lavoratori e di cui non si voleva la sua presenza davanti al giudice.
La sensazione è stata che la presenza solidale abbia creato un clima
favorevole, prossima udienza fissata per il 15 ottobre.
della Cooperativa Papavero.
Presenti una 50ntina di lavoratori del Si Cobas, militanti del Vittoria e
del comitato antirazzista, dello slai cobas per il sindacato di classe milano che hanno portato la solidarietà ai lavoratori colpiti dalla repressione padronale. Da subito è stato visibile, così come durante la dura lotta portata davanti i cancelli della GLS, la presenza intimidatoria e sproporzionata, di digos-poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa, che con la scusa che l'aula del tribunale fosse piccola hanno limitato una presenza più consistente dentro il tribunale. E' chiaro che questo è un ulterirore tentativo per cercare di isolare i lavoratori. I
legali della cooperativa hanno posto tre pregiudiziali 1) che la richiesta di procedura d'urgenza per discriminazione non era da ritenersi valida; 2) che il tribunale competente doveva essere quello di Firenze (presso cui è stata presentata già istanza per decidere della legittimità della sospensione dei lavoratori); 3) la cooperativa non riconosce il sindacato che segue i lavoratori e di cui non si voleva la sua presenza davanti al giudice.
La sensazione è stata che la presenza solidale abbia creato un clima
favorevole, prossima udienza fissata per il 15 ottobre.
pc quotidiano 8 ottobre - Firenze -7 ANNI DI CONDANNA PER AVER PROTESTATO CONTRO LA GUERRA IN JUGOSLAVIA
7 ANNI DI CONDANNA PER AVER PROTESTATO CONTRO LA GUERRA IN JUGOSLAVIA
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13 MAGGIO 1999
I MANIFESTANTI CHE PROTESTAVANO CON TRO LA GUERRA VENIVANO CARICATI E
PESTATI DA POLIZIA E CARABINIERI SOTTO IL CONSOLATO USA DI FIRENZE
29 GENNAIO 2008
DOPO QUASI DIECI ANNI IL TRIBUNALE DI FIRENZE STRAVOLGENDO IN MANIERA
VERGOGNOSA LA REALTA' E LE TESTIMONIANZE SIA VIDEO CHE DELLE PERSONE
PRESENTI EMANAVA LA SENTENZA: 13 CONDANNE A 7 ANNI PER "RESISTENZA
PLURIAGGRAVATA"
05 NOVEMBRE 2010
LA CORTE DI APPELLO DI FIRENZE HA FISSATO L'UDIENZA DI SECONDO GRADO
CHE DOVRA' ESAMINARE IL RICORSO PRESENTATO DALLA DIFESA DEGLI IMPUTATI
----------------------------------------------
23 OTTOBRE 2010
GIORNATA DI SOLIDARIETA' E CONTROINFORMAZIONE
----------------------------------------------
ORE 16.30 ASSEMBLEA DIBATTITO con l' Avv. Giuseppe Pelazza
ORE 21.00 CENA DI SOLIDARIETA'
ORE 22.30 CONCERTO
CENTRO POPOLARE FI - SUD
VIA VILLAMAGNA 27A - FIRENZE
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13 MAGGIO 1999
I MANIFESTANTI CHE PROTESTAVANO CON TRO LA GUERRA VENIVANO CARICATI E
PESTATI DA POLIZIA E CARABINIERI SOTTO IL CONSOLATO USA DI FIRENZE
29 GENNAIO 2008
DOPO QUASI DIECI ANNI IL TRIBUNALE DI FIRENZE STRAVOLGENDO IN MANIERA
VERGOGNOSA LA REALTA' E LE TESTIMONIANZE SIA VIDEO CHE DELLE PERSONE
PRESENTI EMANAVA LA SENTENZA: 13 CONDANNE A 7 ANNI PER "RESISTENZA
PLURIAGGRAVATA"
05 NOVEMBRE 2010
LA CORTE DI APPELLO DI FIRENZE HA FISSATO L'UDIENZA DI SECONDO GRADO
CHE DOVRA' ESAMINARE IL RICORSO PRESENTATO DALLA DIFESA DEGLI IMPUTATI
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23 OTTOBRE 2010
GIORNATA DI SOLIDARIETA' E CONTROINFORMAZIONE
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ORE 16.30 ASSEMBLEA DIBATTITO con l' Avv. Giuseppe Pelazza
ORE 21.00 CENA DI SOLIDARIETA'
ORE 22.30 CONCERTO
CENTRO POPOLARE FI - SUD
VIA VILLAMAGNA 27A - FIRENZE
giovedì 7 ottobre 2010
pc quotidiano 7 ottobre - l'udienza al tribunale di melfi per i licenziati-reintegrati della fiat sata
nel commento del quotidiano della basilicata
Vertenza Sata, al via il ricorso della FiatIl giudice del tribunale di Melfi dovrà decidere se accettare o meno la richiesta avanzata dei legali del Lingotto di ascoltare come testimone il segretario nazionale della Fismic, Roberto Di Maulo. 07/10/2010 Amerigo Palma, il giudice che stabilirà se nella notte tra il 6 e 7 luglio ci fu sabotaggio nella Fiat di Melfi, dovrà innanzitutto sciogliere un nodo: decidere se accettare o meno la richiesta avanzata dei legali del Lingotto di ascoltare come testimone il segretario nazionale della Fismic, Roberto Di Maulo. Non più di due settimane fa il leader sindacale aveva chiesto e ottenuto di essere ascoltato dal sostituto procuratore di Melfi, Renato Arminio, nell'ambito del procedimento penale che vede i tre operai della Sata accusati di “turbativa di attività industriale e violenza privata”. Al pm aveva parlato di un «pesante clima di intimidazioni e omertà» all'interno dello stabilimento. E soprattutto aveva confermato la ricostruzione degli eventi di quella sera fatta dal settimanale Panorama. I tre «agitatori» avrebbero cercato di bloccare la produzione «perché lo sciopero stava andando male». Di Maulo quella notte non era presente in fabbrica. Ma la sua “verità” sarebbe stata ricostruita sulla base «delle dichiarazioni di alcuni delegati - aveva detto il segretario durante la conferenza stampa - presenti quella notte». Sulla base di queste dichiarazioni i legali Fiat hanno chiesto che Di Maulo venga ascoltato dal giudice per fare i nomi di chi ha parlato con la stampa, chiedendo l'anonimato, ma che non avrebbero trovato il coraggio di presentarsi davanti al magistrato nel corso del procedente procedimento civile, che si è concluso con una condanna a Fiat per “condotta antisindacale”. Ora, quegli operai, sarebbero pronti a raccontare la loro verità in cambio di garanzie «contro eventuali ritorsioni». Secondo gli avvocati del Lingotto le testimonianze sarebbero destinate a ribaltare il primo verdetto del giudice Minio. Niente di più “sbagliato” per i colleghi della Fiom. «I delegati presenti quella notte e a cui fa riferimento di Maulo - spiega l'avvocato Paolo Pesacane - per un'evidenza logica non possono essere altro che coloro già indicati come testimoni dalla stessa Fiom nel corso del primo procedimento. E che, quella stessa notte del 6 e 7 luglio scorso, hanno firmato, subito dopo il blocco della produzione, un documento in cui si dichiarava la regolarità dello sciopero, si condannava l'atteggiamento del gestore operativo e si esprimeva solidarietà ai tre lavoratori sospesi». Solo nei prossimi giorni il giudice scioglierà la riserva sull'ammissibilità di nuovi testimoni e documenti. Anche nel caso in cui il magistrato dovesse accogliere le richieste della Fiat «siamo certi - aggiunge Pesacane - che non si potrà dimostrare una verità diversa da quella già emersa».
Ma la notizia del nuovo rinvio, che inevitabilmente dilata i tempi del procedimento, lascia un po' di amarezza in Giovanni Barozzino, Marco Pignatelli e Antonio Lamorte che hanno atteso l'esito della prima udienza. «Siamo al paradosso»: così Pignatelli commenta la richiesta della Fiat e l'eventualità che «il segretario Di Maulo, non presente quella notte, possa essere ascoltato come testimone». Barozzino incalza: «Quello che si sta cercando di fare è sotto gli occhi di tutti gli italiani. Non c'è bisogno di aggiungere nulla». Per il segretario regionale della Fiom, Emanuele De Nicola «quella di Di Maulo non è altro che voglia di esibirsi in un nuovo show individuale».
«Ci auguriamo - ha detto il segretario regionale della Cgil, Antonio Pepe - che la riserva del giudice venga sciolta quanto prima. Confidiamo pienamente nell'operato della magistratura. Inoltre siamo convinti che la richiesta della controparte dei legali dell'azienda sia solamente un diversivo utile ad allungare i tempi di soluzione della vicenda». Insieme a Marco, Antonio e Giovanni, hanno atteso l'esito della prima udienza molti delegati e iscritti al sindacato delle fabbriche del potentino.
Mariateresa Labanca
Vertenza Sata, al via il ricorso della FiatIl giudice del tribunale di Melfi dovrà decidere se accettare o meno la richiesta avanzata dei legali del Lingotto di ascoltare come testimone il segretario nazionale della Fismic, Roberto Di Maulo. 07/10/2010 Amerigo Palma, il giudice che stabilirà se nella notte tra il 6 e 7 luglio ci fu sabotaggio nella Fiat di Melfi, dovrà innanzitutto sciogliere un nodo: decidere se accettare o meno la richiesta avanzata dei legali del Lingotto di ascoltare come testimone il segretario nazionale della Fismic, Roberto Di Maulo. Non più di due settimane fa il leader sindacale aveva chiesto e ottenuto di essere ascoltato dal sostituto procuratore di Melfi, Renato Arminio, nell'ambito del procedimento penale che vede i tre operai della Sata accusati di “turbativa di attività industriale e violenza privata”. Al pm aveva parlato di un «pesante clima di intimidazioni e omertà» all'interno dello stabilimento. E soprattutto aveva confermato la ricostruzione degli eventi di quella sera fatta dal settimanale Panorama. I tre «agitatori» avrebbero cercato di bloccare la produzione «perché lo sciopero stava andando male». Di Maulo quella notte non era presente in fabbrica. Ma la sua “verità” sarebbe stata ricostruita sulla base «delle dichiarazioni di alcuni delegati - aveva detto il segretario durante la conferenza stampa - presenti quella notte». Sulla base di queste dichiarazioni i legali Fiat hanno chiesto che Di Maulo venga ascoltato dal giudice per fare i nomi di chi ha parlato con la stampa, chiedendo l'anonimato, ma che non avrebbero trovato il coraggio di presentarsi davanti al magistrato nel corso del procedente procedimento civile, che si è concluso con una condanna a Fiat per “condotta antisindacale”. Ora, quegli operai, sarebbero pronti a raccontare la loro verità in cambio di garanzie «contro eventuali ritorsioni». Secondo gli avvocati del Lingotto le testimonianze sarebbero destinate a ribaltare il primo verdetto del giudice Minio. Niente di più “sbagliato” per i colleghi della Fiom. «I delegati presenti quella notte e a cui fa riferimento di Maulo - spiega l'avvocato Paolo Pesacane - per un'evidenza logica non possono essere altro che coloro già indicati come testimoni dalla stessa Fiom nel corso del primo procedimento. E che, quella stessa notte del 6 e 7 luglio scorso, hanno firmato, subito dopo il blocco della produzione, un documento in cui si dichiarava la regolarità dello sciopero, si condannava l'atteggiamento del gestore operativo e si esprimeva solidarietà ai tre lavoratori sospesi». Solo nei prossimi giorni il giudice scioglierà la riserva sull'ammissibilità di nuovi testimoni e documenti. Anche nel caso in cui il magistrato dovesse accogliere le richieste della Fiat «siamo certi - aggiunge Pesacane - che non si potrà dimostrare una verità diversa da quella già emersa».
Ma la notizia del nuovo rinvio, che inevitabilmente dilata i tempi del procedimento, lascia un po' di amarezza in Giovanni Barozzino, Marco Pignatelli e Antonio Lamorte che hanno atteso l'esito della prima udienza. «Siamo al paradosso»: così Pignatelli commenta la richiesta della Fiat e l'eventualità che «il segretario Di Maulo, non presente quella notte, possa essere ascoltato come testimone». Barozzino incalza: «Quello che si sta cercando di fare è sotto gli occhi di tutti gli italiani. Non c'è bisogno di aggiungere nulla». Per il segretario regionale della Fiom, Emanuele De Nicola «quella di Di Maulo non è altro che voglia di esibirsi in un nuovo show individuale».
«Ci auguriamo - ha detto il segretario regionale della Cgil, Antonio Pepe - che la riserva del giudice venga sciolta quanto prima. Confidiamo pienamente nell'operato della magistratura. Inoltre siamo convinti che la richiesta della controparte dei legali dell'azienda sia solamente un diversivo utile ad allungare i tempi di soluzione della vicenda». Insieme a Marco, Antonio e Giovanni, hanno atteso l'esito della prima udienza molti delegati e iscritti al sindacato delle fabbriche del potentino.
Mariateresa Labanca
pc quotidiano 7 ottobre - L'Aquila .. ancora una inchiesta e sono 200.. avranno mai gli aquilani giustizia ?...
L'AQUILA. Sono sei le persone finite sotto inchiesta per il filone del crollo dell'ospedale regionale "San Salvatore" all'Aquila: la Procura della Repubblica dell'Aquila che sta coordinando la maxinchiesta sul terremoto, dopo avere esaminato la perizia dei consulenti tecnici, ha emesso gli avvisi di garanzia che saranno notificati nella giornata di oggi. Il reato ipotizzato è di concorso in disastro colposo.
Le sei persone sotto inchiesta sono Marcello Vittorini, ingegnere progettista e direttore dei lavori dell'opera negli anni '70; Gaspare Squadrilli, ingegnere strutturista e redattore dei calcoli negli anni '70 e direttore dei lavori della struttura; Michele Tundo, geometra e direttore del cantiere della struttura dal '72 al '74; Domenico Ciccocioppo, geometra e direttore del cantiere negli anni '73-'79; Giorgio Innamorati, presidente della commissione di collaudo nominata il 29/11/79; Luciano Rocco, componente della stessa commissione di collaudo. Si tratta di tecnici, progettisti e collaudatori dell'opera la cui realizzazione è cominciata negli anni '70.
Le notifiche degli avvisi di garanzia sono in corso da parte della Guardia di Finanza. La Procura della repubblica dell'Aquila ha comunicato agli indagati anche l'avviso di conclusione delle indagini.
Il terremoto del 6 aprile 2009 ha provocato il crollo di parti della struttura provocando disagi e polemiche con la conseguenza che molti dei feriti sono stati addirittura curati e medicati nelle parti all'aperto adiacenti alle strutture pericolanti.
Dai crolli a «quelli della cricca», dalle truffe per avere le case antisismiche alle infiltrazioni malavitose fino alle contestate rassicurazioni della commissione Grandi rischi: a un anno e mezzo dalla tragedia del 6 aprile sono non meno di 200 i filoni d'indagine che la procura della Repubblica del capoluogo di regione sta portando avanti. È vero che alcune, come quelle sugli appalti delle macerie, sono sempre più destinate a finire in archivio, come anche per alcuni crolli, per i quali non ci sono responsabili, ma esistono anche nuovi fascicoli aperti sulle vicende più disparate.
CROLLI. Almeno per i morti nei crolli la Cassazione ha tolto un dubbio: i processi si svolgeranno all'Aquila dopo la recente decisione sui procedimenti per la Casa dello studente e il Convitto nazionale per cui alcuni legali chiedevano lo spostamento altrove. Al momento sono circa 150 i procedimenti ancora aperti, a fronte di una cinquantina di vicende sulle quali i pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti hanno ritenuto inutile indagare trattandosi di crolli di edifici vecchi di secoli, oltre a palazzi, pur danneggiati, ma per i quali sembra che siano state adottate tutte le prescrizioni previste dalla legge. Le indagini più avanzate sono tre: Casa dello studente (8 morti) con 11 richieste di rinvio a giudizio per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni gravi; Convitto nazionale (tre vittime minorenni) con due richieste di rinvio a giudizio per omicidio colposo e lesioni gravi; sede della facoltà di Ingegneria a Roio dove non ci sono stati morti ma che vede sette imputati per i quali è stato chiesto il processo per disastro colposo. Nessuno di questi procedimenti, per quanto in fase avanzata, potrà definirsi con un rinvio a giudizio o archiviazione entro l'anno, visto che sono previste delle perizie disposte dal giudice. Tra gli altri procedimenti avviati, ma lontani dalla definizione, i crolli dei palazzi di via D'Annunzio; via XX Settembre 123 e 79; via Generale Rossi; via Sturzo e via Cola dell'Amatrice, palazzi crollati con decine di vittime.
GRANDI RISCHI. Ci sono sette richieste di rinvio a giudizio, per omicidio colposo plurimo, anche per i componenti della commissione Grandi Rischi accusati di aver fatto dichiarazioni rassicuranti, in occasione di una riunione a fine marzo 2009, quando poi, pochi giorni dopo, ci fu la tragedia. Quelle frasi, giudicate avventate dalle parti civili, avrebbero indotto molte vittime a restare in casa dopo le prime due scosse nella stessa notte, che precedettero quella catastrofica delle 3,32, in luogo di scelte diverse. Il 10 dicembre udienza preliminare per Franco Barberi e gli altri imputati.
APPALTI. La Procura indaga sui risvolti aquilani dell'indagine su G8 e Grandi eventi nata a Firenze e trasferita a Perugia e quindi a Roma, che ha messo in luce una fitta rete di rapporti tra politica e imprenditoria ai più alti livelli. S'indaga in relazione ai lavori svolti dal raggruppamento che annovera la toscana Btp insieme alle ditte aquilane «Fratelli Ettore&Carlo Barattelli srl», «Vittorini Emidio costruzioni srl» e «Marinelli ed Equizi srl». L'ex capo di Btp, Riccardo Fusi, ha evitato l'arresto, chiesto dai pm e non concesso dal gip. Nella vicenda sono indagati per corruzione, tra gli altri, l'imprenditore aquilano Ettore Barattelli e il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini. L'inchiesta nasce dalle intercettazioni. Finora sono stati ascoltati all'Aquila, come persone informate dei fatti, il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, il commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi e il direttore della Carispaq Rinaldo Tordera.
INFILTRAZIONI MAFIA. L'offensiva delle mafie nel cantiere più grande d'Europa è un problema reale: la Procura distrettuale antimafia, rafforzata da componenti della direzione nazionale, sta intensificando le indagini per scovare eventuali infiltrazioni nei lavori per la ricostruzione. Le attenzioni sono rivolte verso possibili intromissioni, negli appalti, di camorra (finora contrastata con arresti della Procura di Napoli) e 'ndrangheta. C'è anche una pista, che porta a Reggio Emilia, di imprese legate alla mala calabrese. Sarebbero queste le aree da cui è partita l'offensiva verso L'Aquila dove arriveranno ingenti fondi. Nel mirino i subappalti, dove i controlli
info a cura di proletari comunisti
ro.red@libero.it
Le sei persone sotto inchiesta sono Marcello Vittorini, ingegnere progettista e direttore dei lavori dell'opera negli anni '70; Gaspare Squadrilli, ingegnere strutturista e redattore dei calcoli negli anni '70 e direttore dei lavori della struttura; Michele Tundo, geometra e direttore del cantiere della struttura dal '72 al '74; Domenico Ciccocioppo, geometra e direttore del cantiere negli anni '73-'79; Giorgio Innamorati, presidente della commissione di collaudo nominata il 29/11/79; Luciano Rocco, componente della stessa commissione di collaudo. Si tratta di tecnici, progettisti e collaudatori dell'opera la cui realizzazione è cominciata negli anni '70.
Le notifiche degli avvisi di garanzia sono in corso da parte della Guardia di Finanza. La Procura della repubblica dell'Aquila ha comunicato agli indagati anche l'avviso di conclusione delle indagini.
Il terremoto del 6 aprile 2009 ha provocato il crollo di parti della struttura provocando disagi e polemiche con la conseguenza che molti dei feriti sono stati addirittura curati e medicati nelle parti all'aperto adiacenti alle strutture pericolanti.
Dai crolli a «quelli della cricca», dalle truffe per avere le case antisismiche alle infiltrazioni malavitose fino alle contestate rassicurazioni della commissione Grandi rischi: a un anno e mezzo dalla tragedia del 6 aprile sono non meno di 200 i filoni d'indagine che la procura della Repubblica del capoluogo di regione sta portando avanti. È vero che alcune, come quelle sugli appalti delle macerie, sono sempre più destinate a finire in archivio, come anche per alcuni crolli, per i quali non ci sono responsabili, ma esistono anche nuovi fascicoli aperti sulle vicende più disparate.
CROLLI. Almeno per i morti nei crolli la Cassazione ha tolto un dubbio: i processi si svolgeranno all'Aquila dopo la recente decisione sui procedimenti per la Casa dello studente e il Convitto nazionale per cui alcuni legali chiedevano lo spostamento altrove. Al momento sono circa 150 i procedimenti ancora aperti, a fronte di una cinquantina di vicende sulle quali i pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti hanno ritenuto inutile indagare trattandosi di crolli di edifici vecchi di secoli, oltre a palazzi, pur danneggiati, ma per i quali sembra che siano state adottate tutte le prescrizioni previste dalla legge. Le indagini più avanzate sono tre: Casa dello studente (8 morti) con 11 richieste di rinvio a giudizio per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni gravi; Convitto nazionale (tre vittime minorenni) con due richieste di rinvio a giudizio per omicidio colposo e lesioni gravi; sede della facoltà di Ingegneria a Roio dove non ci sono stati morti ma che vede sette imputati per i quali è stato chiesto il processo per disastro colposo. Nessuno di questi procedimenti, per quanto in fase avanzata, potrà definirsi con un rinvio a giudizio o archiviazione entro l'anno, visto che sono previste delle perizie disposte dal giudice. Tra gli altri procedimenti avviati, ma lontani dalla definizione, i crolli dei palazzi di via D'Annunzio; via XX Settembre 123 e 79; via Generale Rossi; via Sturzo e via Cola dell'Amatrice, palazzi crollati con decine di vittime.
GRANDI RISCHI. Ci sono sette richieste di rinvio a giudizio, per omicidio colposo plurimo, anche per i componenti della commissione Grandi Rischi accusati di aver fatto dichiarazioni rassicuranti, in occasione di una riunione a fine marzo 2009, quando poi, pochi giorni dopo, ci fu la tragedia. Quelle frasi, giudicate avventate dalle parti civili, avrebbero indotto molte vittime a restare in casa dopo le prime due scosse nella stessa notte, che precedettero quella catastrofica delle 3,32, in luogo di scelte diverse. Il 10 dicembre udienza preliminare per Franco Barberi e gli altri imputati.
APPALTI. La Procura indaga sui risvolti aquilani dell'indagine su G8 e Grandi eventi nata a Firenze e trasferita a Perugia e quindi a Roma, che ha messo in luce una fitta rete di rapporti tra politica e imprenditoria ai più alti livelli. S'indaga in relazione ai lavori svolti dal raggruppamento che annovera la toscana Btp insieme alle ditte aquilane «Fratelli Ettore&Carlo Barattelli srl», «Vittorini Emidio costruzioni srl» e «Marinelli ed Equizi srl». L'ex capo di Btp, Riccardo Fusi, ha evitato l'arresto, chiesto dai pm e non concesso dal gip. Nella vicenda sono indagati per corruzione, tra gli altri, l'imprenditore aquilano Ettore Barattelli e il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini. L'inchiesta nasce dalle intercettazioni. Finora sono stati ascoltati all'Aquila, come persone informate dei fatti, il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, il commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi e il direttore della Carispaq Rinaldo Tordera.
INFILTRAZIONI MAFIA. L'offensiva delle mafie nel cantiere più grande d'Europa è un problema reale: la Procura distrettuale antimafia, rafforzata da componenti della direzione nazionale, sta intensificando le indagini per scovare eventuali infiltrazioni nei lavori per la ricostruzione. Le attenzioni sono rivolte verso possibili intromissioni, negli appalti, di camorra (finora contrastata con arresti della Procura di Napoli) e 'ndrangheta. C'è anche una pista, che porta a Reggio Emilia, di imprese legate alla mala calabrese. Sarebbero queste le aree da cui è partita l'offensiva verso L'Aquila dove arriveranno ingenti fondi. Nel mirino i subappalti, dove i controlli
info a cura di proletari comunisti
ro.red@libero.it
pc quotidiano 7 ottobre - la posizione di landini non è giusta e gli operai fiom in larga parte non sono d'accordo con essa
Landini (Fiom): “Netta contrarietà agli episodi di intolleranza contro le sedi della Cisl”
COMUNICATO STAMPA
Sindacato. Landini (Fiom): “Netta contrarietà agli episodi di intolleranza contro le sedi della Cisl” Il Segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.
“La Fiom esprime la più netta contrarietà agli episodi di intolleranza che, nella giornata di oggi, hanno interessato sedi della Cisl.”“Sono atti sbagliati e inaccettabili che contrastano con le regole democratiche del nostro Paese, che colpiscono sedi sindacali che rappresentano il mondo del lavoro.”
“La Fiom ribadisce che tra gli obiettivi al centro della manifestazione del 16 ottobre vi è la richiesta di una piena pratica democratica nei luoghi di lavoro e nel Paese. Del resto la democrazia è diventata in questi anni un tratto d’identità della Fiom stessa.”
“Chi non condivide questo tratto caratteristico e non assume la pratica democratica quale elemento distintivo della propria azione si pone al di fuori della piattaforma che è alla base della manifestazione del 16 ottobre a Roma e dello spirito che la anima. La partecipazione a questa mobilitazione si basa sulla condivisione e sulla pratica della democrazia.”
“Il modo per difendere il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a decidere sul proprio contratto è quello di affermare in ogni luogo e in ogni momento la pratica democratica, unico strumento capace di evitare la realizzazione di accordi separati.”
Fiom-Cgil/Ufficio stampa
Roma, 6 ottobre 2010
la posizione di proletari comunisti
l'estensione di queste contestazioni, da noi sostenute sin dalla prima ora, sono giuste e sacrosante e stanno finalmente ponendo chiaro la situazione e la lotta
non c'è lotta contro i padroni senza lotta contro i suoi servi
ma non c'è solo la cisl
bisogna sotto e contro le sedi uil-ugl e fismic
il sindacalista della uilm palombella segr. nazionale dopo i servigi resi all'Ilva di taranto è sostanzialmente l'estensore materiale e massimo sostenitore delle deroghe al contratto metalmeccanici per renderle compatibili con il piano marchionne e l'accordo pomigliamo
la fismic e ugl agiscono da spie interne alle fabbriche e intimidiscono gli operai e gli attivisti sindacali in maniera mirata
la lotta va fatta verso tutti perchè ognuno svolge il suo ruolo importante nell'attacco violento e fascista contro gli operai, i diritti, lo statuto dei lavoratori, la costituzione
e questo va fatto anche alla manifestazione nazionale di roma del 16 ottobre presso le sedi nazionali, se vogliamo che non sia una massiccia ma tranquillizzante processione
proletari comunisti
COMUNICATO STAMPA
Sindacato. Landini (Fiom): “Netta contrarietà agli episodi di intolleranza contro le sedi della Cisl” Il Segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.
“La Fiom esprime la più netta contrarietà agli episodi di intolleranza che, nella giornata di oggi, hanno interessato sedi della Cisl.”“Sono atti sbagliati e inaccettabili che contrastano con le regole democratiche del nostro Paese, che colpiscono sedi sindacali che rappresentano il mondo del lavoro.”
“La Fiom ribadisce che tra gli obiettivi al centro della manifestazione del 16 ottobre vi è la richiesta di una piena pratica democratica nei luoghi di lavoro e nel Paese. Del resto la democrazia è diventata in questi anni un tratto d’identità della Fiom stessa.”
“Chi non condivide questo tratto caratteristico e non assume la pratica democratica quale elemento distintivo della propria azione si pone al di fuori della piattaforma che è alla base della manifestazione del 16 ottobre a Roma e dello spirito che la anima. La partecipazione a questa mobilitazione si basa sulla condivisione e sulla pratica della democrazia.”
“Il modo per difendere il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a decidere sul proprio contratto è quello di affermare in ogni luogo e in ogni momento la pratica democratica, unico strumento capace di evitare la realizzazione di accordi separati.”
Fiom-Cgil/Ufficio stampa
Roma, 6 ottobre 2010
la posizione di proletari comunisti
l'estensione di queste contestazioni, da noi sostenute sin dalla prima ora, sono giuste e sacrosante e stanno finalmente ponendo chiaro la situazione e la lotta
non c'è lotta contro i padroni senza lotta contro i suoi servi
ma non c'è solo la cisl
bisogna sotto e contro le sedi uil-ugl e fismic
il sindacalista della uilm palombella segr. nazionale dopo i servigi resi all'Ilva di taranto è sostanzialmente l'estensore materiale e massimo sostenitore delle deroghe al contratto metalmeccanici per renderle compatibili con il piano marchionne e l'accordo pomigliamo
la fismic e ugl agiscono da spie interne alle fabbriche e intimidiscono gli operai e gli attivisti sindacali in maniera mirata
la lotta va fatta verso tutti perchè ognuno svolge il suo ruolo importante nell'attacco violento e fascista contro gli operai, i diritti, lo statuto dei lavoratori, la costituzione
e questo va fatto anche alla manifestazione nazionale di roma del 16 ottobre presso le sedi nazionali, se vogliamo che non sia una massiccia ma tranquillizzante processione
proletari comunisti
pc quotidiano 7 ottobre - Milano ... processi contro l'antirazzismo e contro gli operai immigrati
Giovedi 7 ottobre: due appuntamenti.
- Ore 9,30 C.so di Porta Vittoria per il processo a Zavoian.
- Ore 17,30 via Pace per l'udienza dei licenziati della "Papavero"
- Il primo appuntamento è per giovedì mattina alle 9,30 al Palazzo di
Giustizia, dove si terrà lil processo contro Zavoian, un anziano abitante del
campo di Triboniano, accusato di aver pestato, due o tre sbirri durante gli
scontri del 19 maggio, quando i rom barricarono la via in seguito al blocco
operato dalla polizia per impedire loro di manifestare sotto palazzo Marino a
sostegno della propria piattaforma rivendicativa
La nostra presenza, anche come testimoni dei fatti, prescinde dall'andamento
specifico degli avvenimenti, ma non si può fare a meno di intervenire nel
merito degli avvenimenti e dei contenuti delle denuncia con cui le forze
dell'ordine stanno cercando di incastrare Zavoian.
Come molti sapranno in quell'occasione la polizia forzo il blocco stradale
travolgendolo con i propri blindati, lanciando lacrimogeni e poi entrando
manganelli e scudi alla mano all'interno dei campi per una vera e propria
caccia all'uomo. Sfortunatamente per loro la resistenza dei rom si è
manifestata anche all'interno del campo ed è allora che gli sbirri, con il
coraggio che da sempre li contraddistingue non hanno saputo far di meglio che
accanirsi con un anziano che non è riuscito a ripegare con gli altri. Il
risultato appare chiaro anche dal referto medico in possesso di Zavoian che
parla chiaro: fratture multiple dovute a percosse, incompatibili con la
versione sbirresca che parla di "aggressione del rom e di lesioni da lui subite
in seguito ad una caduta". Come sempre è del tutto secondario (ma non per
questo ininfluente) la ricostruzione tecnica dei fatti. Ciò che è importante è
il fatto che, alla viglia di uno sgombero preannunciato entro fine ottobre (ma
la cui realizzazione è resa alquanto incasina dai dissidi interni alle varie
istituzioni), la difesa politica delle barricate di autodifesa di maggio è un
tutt'uno con la prospettiva di una ferma opposizione agli intenti anbti-zingaro
di stampo italiota di fronte ai quali le misure razziste di Sarkozy appaiono
addirittura morbide e benevolenti
- Il secondo appuntamento riguarda invece gli operai della cooperativa
"Papavero" licenziati ad agosto tramite un'azione di rappresaglia politica per
tagliare la testa all'autorganizzazione interna allo stabilimento GLS di Cerro
al Lambro che aveva prodotto forti ondate di sciopero nel mese di febbraio,
facendo da eco alle lotte di Origgio e Turate prima e di Brembio poi.
A sostegno degli operai licenziati si è aperta una campagna di solidarietà
militante sia di carattere economico (una raccolta fondi che è giunta a circa
5000€ attraverso iniziative sparse in tutto il territorio milanese e non solo)
che politico puntando alla mobilitazione a fianco degli operai licenziati e per
esùtendere la lotta in altre cooperative del territorio.
Giovedì pomeriggio alle 17,30, in via Pace a Milano (sul retro dello stesso
Palazzo di giustizia) si terrà la prima udienza relativa alla causa intentata
dagli operai licenziati; in particolare il giudice è chiamato a pronunciarsi
sull'esistenza o meno di una discriminazione nell'attuazione dei licenziamenti.
Da notare che tutti i licenziati appartengono al S.I. Cobas e che su di loro
sono state fatte moltemplici pressioni affinchè rientrassero nell'alveo dei
sindacati confederali e che i licenziamenti sono avvenuti oltre sei mesi dopo
gli episodi che sono stati loro contestati (sciopero non autorizzato e lesione
dell'immagine aziendale a causa delle varie interviste da loro rilasciate)
Per quanto non siamo sostenitori di alcuna forma di giustizialismo nè
riponiamo alcuna fiducia nell possibilità che la magistratura possa difendere i
diritti proletari, così come nel recente passato in occasione dei processi ai
ribelli di Corelli, riteniamo che anche il Tribunale sia un terreno di scontro
di classe e che quindi una presenza politica sia doverosa oltre che
possibilmente utile
Comitato antirazzista milanese.
- Ore 9,30 C.so di Porta Vittoria per il processo a Zavoian.
- Ore 17,30 via Pace per l'udienza dei licenziati della "Papavero"
- Il primo appuntamento è per giovedì mattina alle 9,30 al Palazzo di
Giustizia, dove si terrà lil processo contro Zavoian, un anziano abitante del
campo di Triboniano, accusato di aver pestato, due o tre sbirri durante gli
scontri del 19 maggio, quando i rom barricarono la via in seguito al blocco
operato dalla polizia per impedire loro di manifestare sotto palazzo Marino a
sostegno della propria piattaforma rivendicativa
La nostra presenza, anche come testimoni dei fatti, prescinde dall'andamento
specifico degli avvenimenti, ma non si può fare a meno di intervenire nel
merito degli avvenimenti e dei contenuti delle denuncia con cui le forze
dell'ordine stanno cercando di incastrare Zavoian.
Come molti sapranno in quell'occasione la polizia forzo il blocco stradale
travolgendolo con i propri blindati, lanciando lacrimogeni e poi entrando
manganelli e scudi alla mano all'interno dei campi per una vera e propria
caccia all'uomo. Sfortunatamente per loro la resistenza dei rom si è
manifestata anche all'interno del campo ed è allora che gli sbirri, con il
coraggio che da sempre li contraddistingue non hanno saputo far di meglio che
accanirsi con un anziano che non è riuscito a ripegare con gli altri. Il
risultato appare chiaro anche dal referto medico in possesso di Zavoian che
parla chiaro: fratture multiple dovute a percosse, incompatibili con la
versione sbirresca che parla di "aggressione del rom e di lesioni da lui subite
in seguito ad una caduta". Come sempre è del tutto secondario (ma non per
questo ininfluente) la ricostruzione tecnica dei fatti. Ciò che è importante è
il fatto che, alla viglia di uno sgombero preannunciato entro fine ottobre (ma
la cui realizzazione è resa alquanto incasina dai dissidi interni alle varie
istituzioni), la difesa politica delle barricate di autodifesa di maggio è un
tutt'uno con la prospettiva di una ferma opposizione agli intenti anbti-zingaro
di stampo italiota di fronte ai quali le misure razziste di Sarkozy appaiono
addirittura morbide e benevolenti
- Il secondo appuntamento riguarda invece gli operai della cooperativa
"Papavero" licenziati ad agosto tramite un'azione di rappresaglia politica per
tagliare la testa all'autorganizzazione interna allo stabilimento GLS di Cerro
al Lambro che aveva prodotto forti ondate di sciopero nel mese di febbraio,
facendo da eco alle lotte di Origgio e Turate prima e di Brembio poi.
A sostegno degli operai licenziati si è aperta una campagna di solidarietà
militante sia di carattere economico (una raccolta fondi che è giunta a circa
5000€ attraverso iniziative sparse in tutto il territorio milanese e non solo)
che politico puntando alla mobilitazione a fianco degli operai licenziati e per
esùtendere la lotta in altre cooperative del territorio.
Giovedì pomeriggio alle 17,30, in via Pace a Milano (sul retro dello stesso
Palazzo di giustizia) si terrà la prima udienza relativa alla causa intentata
dagli operai licenziati; in particolare il giudice è chiamato a pronunciarsi
sull'esistenza o meno di una discriminazione nell'attuazione dei licenziamenti.
Da notare che tutti i licenziati appartengono al S.I. Cobas e che su di loro
sono state fatte moltemplici pressioni affinchè rientrassero nell'alveo dei
sindacati confederali e che i licenziamenti sono avvenuti oltre sei mesi dopo
gli episodi che sono stati loro contestati (sciopero non autorizzato e lesione
dell'immagine aziendale a causa delle varie interviste da loro rilasciate)
Per quanto non siamo sostenitori di alcuna forma di giustizialismo nè
riponiamo alcuna fiducia nell possibilità che la magistratura possa difendere i
diritti proletari, così come nel recente passato in occasione dei processi ai
ribelli di Corelli, riteniamo che anche il Tribunale sia un terreno di scontro
di classe e che quindi una presenza politica sia doverosa oltre che
possibilmente utile
Comitato antirazzista milanese.
pc quotidiano 7 ottobre - contestazione di merate alla Cisl - i fatti non sono come dice Rota...
MERATE: NESSUN “ASSALTO ALLA SEDE CISL”.
LO DICONO I FATTI, NON LA FIOM
dichiarazione di Mirco Rota, segretario generale Fiom Lombardia
Da questa mattina si susseguono lanci di agenzie, riprese dai giornali telematici, dai titoli a dir poco inquietanti.
“Merate, assalto Fiom alla sede Cisl”: è questo che sta rimbalzando on line e che sta suscitando un coro di reazioni.
Fosse vero, si tratterebbe di un atto gravissimo.
Ma a Merate, questa mattina, le cose sono andate in tutt’altro modo. Lo dicono i fatti, non la Fiom.
Dal momento che le campagne medianiche (soprattutto in questo periodo) troppo spesso oscurano o deformano la realtà, distorcono gli eventi quando addirittura non li creano, noi vogliamo provare a raccontare cosa è accaduto questa mattina a Merate, senza aggiunte ed omissioni.
Attorno alle 10.00, 4 (quattro) lavoratori – di cui due delegati della Fiom - si sono presentate davanti alla sede della Cisl. Dopo aver preavvisato le forze dell’ordine, due di loro – sotto gli occhi della forza pubblica - sono entrati nei locali e hanno consegnato un volantino. Gli altri due sono rimasti all’esterno.
La storia è finita.
Non abbiamo altro da aggiungere, se non il nostro profondo dissenso verso qualunque forma di protesta non civile, sbagliata e dannosa.
Chiediamo alle lavoratrici ed ai lavoratori metalmeccanici (a quelli iscritti e non alla Fiom) di evitare qualunque gesto possa essere utilizzato per occultare la pesantissima offensiva in atto contro i loro diritti (a partire dalla distruzione del contratto nazionale).
Chiediamo a tutti gli altri di non trasformare le legittime proteste e mobilitazioni dei metalmeccanici in atti che nulla hanno a che vedere con la storia e con il presente delle lavoratrici, dei lavoratori e della Fiom.
Sesto San Giovanni, 6 ottobre 2010
segue una delle cronache della protesta contro la Cisl a Merate da altra fonte
Clamorosa contestazione alla Fim – Cisl di Merate.
E’ mancato solo il lancio delle uova. Per il resto la protesta davanti alla Fim – Cisl di Merate (Lecco) è arrivata pienamente a segno, centrando l’obbiettivo, ovvero:
1) contestare la Fim – Cisl per gli accordi separati e le deroghe al contratto nazionale di lavoro, firmati senza consultare le assemblee in fabbrica, e senza sottoporli al voto operaio.
2) Gridare fuori dai denti: “fuori la Fim- Cisl dalle fabbriche”.
La delegazione operaia del meratese arriva ben motivata davanti alla sede della Fim –
Cisl della cittadina brianzola, insolita a questo tipo di manifestazioni.
Con striscioni, bandiere e stendardi gli operai spiegano al megafono il perché della contestazione, e le ragioni riassunte anche nel volantino distribuito alla gente incuriosita che si ferma.
Altri tirano dritto ma anche tra questi c’è chi esprime solidarietà gridando, “spaccategli il culo”, e ancora “traditori, ci avete pugnalato alle spalle”.
Lo speakeraggio denuncia come gli accordi firmati dalla Fim – Cisl, peggiorino e appesantiscano il lavoro per gli operai: più carichi di lavoro, più ritmi, meno pause, salari fermi, sciopero solo se va bene al padrone. All’occorrenza fare lo straordinario invece della pausa mensa. E poi altri esempi tra cui l’accordo capestro alla Fiat di Pomigliano, firmato dalla Fim – Cisl, ed il comportamento di questo sindacato nei confronti dei 3 operai licenziati a Melfi.
Quando la gente che si è fermata entra con gli operai nell’androne ristrutturato con annesso cortile, partono apprezzamenti coloriti, verosimilmente indirizzati ai signori che chiamati in causa non escono, vengono scanditi slogan tra i quali: “merde siete e merde resterete”.
Durante tutta la contestazione è stato più volte rinfacciato alla Fim – Cisl, che firma accordi senza consultare e far decidere gli operai.
Gli operai del meratese si erano dati appuntamento stamani in strada, davanti alle due fabbriche metalmeccaniche di Osnago, una di fronte all’altra, la Fomas e la Calvi, per lo sciopero indetto dalla Fiom, contro gli accordi separati. Mentre la manifestazione proseguiva, una delegazione si è recata a far visita alla Fim – Cisl, come detto sopra.
Solidali saluti da Merate
da 'operaicontro'
LO DICONO I FATTI, NON LA FIOM
dichiarazione di Mirco Rota, segretario generale Fiom Lombardia
Da questa mattina si susseguono lanci di agenzie, riprese dai giornali telematici, dai titoli a dir poco inquietanti.
“Merate, assalto Fiom alla sede Cisl”: è questo che sta rimbalzando on line e che sta suscitando un coro di reazioni.
Fosse vero, si tratterebbe di un atto gravissimo.
Ma a Merate, questa mattina, le cose sono andate in tutt’altro modo. Lo dicono i fatti, non la Fiom.
Dal momento che le campagne medianiche (soprattutto in questo periodo) troppo spesso oscurano o deformano la realtà, distorcono gli eventi quando addirittura non li creano, noi vogliamo provare a raccontare cosa è accaduto questa mattina a Merate, senza aggiunte ed omissioni.
Attorno alle 10.00, 4 (quattro) lavoratori – di cui due delegati della Fiom - si sono presentate davanti alla sede della Cisl. Dopo aver preavvisato le forze dell’ordine, due di loro – sotto gli occhi della forza pubblica - sono entrati nei locali e hanno consegnato un volantino. Gli altri due sono rimasti all’esterno.
La storia è finita.
Non abbiamo altro da aggiungere, se non il nostro profondo dissenso verso qualunque forma di protesta non civile, sbagliata e dannosa.
Chiediamo alle lavoratrici ed ai lavoratori metalmeccanici (a quelli iscritti e non alla Fiom) di evitare qualunque gesto possa essere utilizzato per occultare la pesantissima offensiva in atto contro i loro diritti (a partire dalla distruzione del contratto nazionale).
Chiediamo a tutti gli altri di non trasformare le legittime proteste e mobilitazioni dei metalmeccanici in atti che nulla hanno a che vedere con la storia e con il presente delle lavoratrici, dei lavoratori e della Fiom.
Sesto San Giovanni, 6 ottobre 2010
segue una delle cronache della protesta contro la Cisl a Merate da altra fonte
Clamorosa contestazione alla Fim – Cisl di Merate.
E’ mancato solo il lancio delle uova. Per il resto la protesta davanti alla Fim – Cisl di Merate (Lecco) è arrivata pienamente a segno, centrando l’obbiettivo, ovvero:
1) contestare la Fim – Cisl per gli accordi separati e le deroghe al contratto nazionale di lavoro, firmati senza consultare le assemblee in fabbrica, e senza sottoporli al voto operaio.
2) Gridare fuori dai denti: “fuori la Fim- Cisl dalle fabbriche”.
La delegazione operaia del meratese arriva ben motivata davanti alla sede della Fim –
Cisl della cittadina brianzola, insolita a questo tipo di manifestazioni.
Con striscioni, bandiere e stendardi gli operai spiegano al megafono il perché della contestazione, e le ragioni riassunte anche nel volantino distribuito alla gente incuriosita che si ferma.
Altri tirano dritto ma anche tra questi c’è chi esprime solidarietà gridando, “spaccategli il culo”, e ancora “traditori, ci avete pugnalato alle spalle”.
Lo speakeraggio denuncia come gli accordi firmati dalla Fim – Cisl, peggiorino e appesantiscano il lavoro per gli operai: più carichi di lavoro, più ritmi, meno pause, salari fermi, sciopero solo se va bene al padrone. All’occorrenza fare lo straordinario invece della pausa mensa. E poi altri esempi tra cui l’accordo capestro alla Fiat di Pomigliano, firmato dalla Fim – Cisl, ed il comportamento di questo sindacato nei confronti dei 3 operai licenziati a Melfi.
Quando la gente che si è fermata entra con gli operai nell’androne ristrutturato con annesso cortile, partono apprezzamenti coloriti, verosimilmente indirizzati ai signori che chiamati in causa non escono, vengono scanditi slogan tra i quali: “merde siete e merde resterete”.
Durante tutta la contestazione è stato più volte rinfacciato alla Fim – Cisl, che firma accordi senza consultare e far decidere gli operai.
Gli operai del meratese si erano dati appuntamento stamani in strada, davanti alle due fabbriche metalmeccaniche di Osnago, una di fronte all’altra, la Fomas e la Calvi, per lo sciopero indetto dalla Fiom, contro gli accordi separati. Mentre la manifestazione proseguiva, una delegazione si è recata a far visita alla Fim – Cisl, come detto sopra.
Solidali saluti da Merate
da 'operaicontro'
pc quotidiano 7 ottobre - Andro .. il minimo da esigere dal sindaco leghista di andro
Il minimo da esigere dal sindaco di Adro.
Gentile Direttore
Tra le varie usurpazioni di Oscar Lancini il sindaco di Adro, c’è pure quella di aver
fatto lavorare senza regolare gara di appalto, i suoi amici artigiani e piccoli
imprenditori per fare le dime, i calchi, gli stampi col sole delle alpi, usati per
“marchiare” la scuola che ospita ragazzi delle elementari e della media inferiore.
Un piccolo scambio elettorale: commesse di lavoro in cambio del voto.
Il sindaco di Adro:
- deve sciogliere il consiglio comunale.
- deve addossarsi a proprie spese, il costo della rimozione dei simboli e della
risistemazione della scuola.
- deve restituire di propria tasca alla comunità, i soldi dei costi degli
“ornamenti”, i 700 sole delle alpi.
- deve risarcire di propria tasca, per danni e violenza morale sui minori, i genitori
dei ragazzi che frequentano la scuola.
- deve risarcire per danni materiali, morali e all’immagine, la popolazione di Adro.
- deve essere interdetto a vita dai pubblici uffici, insieme ai consiglieri di
maggioranza.
Questo è il minimo che si possa esigere da questo personaggio e dai consiglieri di
maggioranza.
Non sappiamo chi potrà imporgli questo, ma per noi è il minimo che gli si possa
imporre.
Cittadini di un Comune vicino ad Adro
-preso da 'operai contro'
Gentile Direttore
Tra le varie usurpazioni di Oscar Lancini il sindaco di Adro, c’è pure quella di aver
fatto lavorare senza regolare gara di appalto, i suoi amici artigiani e piccoli
imprenditori per fare le dime, i calchi, gli stampi col sole delle alpi, usati per
“marchiare” la scuola che ospita ragazzi delle elementari e della media inferiore.
Un piccolo scambio elettorale: commesse di lavoro in cambio del voto.
Il sindaco di Adro:
- deve sciogliere il consiglio comunale.
- deve addossarsi a proprie spese, il costo della rimozione dei simboli e della
risistemazione della scuola.
- deve restituire di propria tasca alla comunità, i soldi dei costi degli
“ornamenti”, i 700 sole delle alpi.
- deve risarcire di propria tasca, per danni e violenza morale sui minori, i genitori
dei ragazzi che frequentano la scuola.
- deve risarcire per danni materiali, morali e all’immagine, la popolazione di Adro.
- deve essere interdetto a vita dai pubblici uffici, insieme ai consiglieri di
maggioranza.
Questo è il minimo che si possa esigere da questo personaggio e dai consiglieri di
maggioranza.
Non sappiamo chi potrà imporgli questo, ma per noi è il minimo che gli si possa
imporre.
Cittadini di un Comune vicino ad Adro
-preso da 'operai contro'
pc quotidiano 7 ottobre - CIE.. nessuna dica non sapevo
C'è qualcuna che sostiene che i CPT-CIE sono come i campi di internamento ed altre che trovano eccessivo ed improprio il paragone.
I campi di internamento alla fine degli anni '30 furono introdotti in italia non per persone che avevano commesso reati, ma per persone che avevano un determinato status.
Infatti, i primi ad esserci rinchiusi furono i nomadi italiani. Allora Rom e Sinti stranieri non ce n'erano.
Non a caso ,la regione con il maggior numero di campi di internamento e la prima dove furono istituiti fu l'abruzzo,dove la comunità di nomadi italiani era più numerosa.
A questi, nel corso degli anni,si aggiunsero tanti altri italiani la cui unica colpa era quella di appartenere ad un'etnia .
Fra questi, occorre ricordare gli slavi che abitavano in italia.
L'italia votava alla società delle nazioni (l'ONU di allora) tutte le mozioni a tutela delle minoranze e sottoscriveva tutti i più nobili protocolli a tutela delle stesse,salvo disattenderli sistematicamente.
In questo notiamo che non c'è nessuna differenza fra ieri e oggi.
Però, faceva un'eccezione per la minoranza di lingua tedesca,guarda caso,per via dell'alleanza con la germania.
Anche in questo caso non c'è nessuna differenza. I diritti umani, l'asilo politico, i protocolli internazionali sono subordinati ad alleanze ed interessi.
Battezzati con i Rom, i campi di internamento cominciarono a proliferare in tutta italia; ce ne furono anche per sole donne,naturalmente con direttrici donne!!
Allora, emerge chiara una prima similitudine: l'internamento nei campi di ieri e nei CIE di oggi, non è per reato, ma per condizione.
Anche allora,commissioni di vario tipo visitavano i campi , prime fra tutte quelle della croce rossa che,almeno allora,si asteneva dal gestirli direttamente.
Trovavano sempre tutto in ordine, non si scandalizzavano della loro esistenza (ma,già, non era il loro compito) ma,proprio perchè va detto tutto,una volta, in un campo,consigliarono l'aumento della razione quotidiana di spaghetti e, in un altro, un cambio di lenzuola di più al mese.
Tante persone lavoravano per e intorno ai campi: dalla polizia che andava a prendere a casa o per strada le persone da internare e svolgeva opera di controllo, al personale,spesso civile,dal direttore/direttrice a tutte le altre figure e alle ditte che fornivano il necessario per il funzionamento degli stessi.
Anche qui non notiamo nessuna differenza.
E c'era la stampa che,da una parte,demonizzava le pericolose figure degli internati e,dall'altra,faceva finta di non sapere dell'esistenza dei campi, se non quando raccontava le lamentele e le paure dei cittadini che avevano "la sventura",poverini, di viverci accanto.
Ma c'erano anche professori,accademici e persone che si rappresentavano come intellettuali e come tali venivano accreditati, che davano ,sulla validità dell'internamento,motivazioni importanti,degne del loro ruolo,fino al delirio delle teorie sulla superiorità della razza.
Alcuni di questi faranno una brillante carriera e uno diventerà presidente del consiglio nell'italia repubblicana.
La stragrande maggioranza dei professori universitari e degli intellettuali di allora brillerà per il silenzio.
Però, poi, alcuni,scriveranno dei dotti saggi sulle brutture dei campi di internamento,con relativi convegni e carriere, sempre nell'italia repubblicana.
E infine,tutti insieme,ognuno nel suo ambito,i poliziotti nel picchetto d'onore, i politici scoprendo le targhe,i professori con la lettura delle prolusioni (hummm,però!) parteciperanno alle iniziative in ricordo.
Chi ci sarà fra trent'anni vedrà questo anche per i CIE.
Fino a qui è tutto uguale.
Però una differenza c'è. La storia non è ragioneria ,ma qualche volta i conti bisogna farli.
Nella nostra democratica repubblica, nei CIE, c'è un numero considerevole e spaventoso di pestaggi,all'ordine del giorno,numerosi casi di morte,sempre rubricata come naturale,di suicidi e di gesti dolorosi di autolesionismo.
Qui hanno ragione quelle/i che dicono che non è fattibile un paragone fra CIE e campi di internamento.
Questi di oggi sono infinitamente più disumani.
Chi si infligge orrende mutilazioni,come quella donna che si è cucita la bocca, siccome siamo tanto civili e progredite/i, viene portata/o nel reparto di neurologia e psichiatria di un ospedale perchè qualche esperto/a ci deve mettere a posto con la coscienza e dirci che non è disperata/o ,ma soltanto pazza/o.
Dopo la guerra,gli operatori dei campi di internamento, chiamati a rispondere del loro lavoro ( continuano a chiamarlo così!) si sono prodigati a raccontare quanto erano buoni e quanto bene avevano fatto.
Qui c'è una differenza: gli attuali operatori, già adesso,senza aspettare domani, ci raccontano quanto bene fanno e quanto sono buoni.
Si,è vero, i CIE non sono come i campi di internamento. Sono molto peggio.
A tutto questo va aggiunto che (cifre ufficiali) 52.000" irregolari" sono stati ricondotti forzatamente nel loro paese. Non ci vuole molta fantasia per immaginare in quale inferno li abbiamo gettati.
Nessuna dica non sapevo, non immaginavo, non credevo.
Non ci sono zone neutre: o si è contro o si è complici. E chi è contro,ognuna nel suo ambito e con le modalità che le sono più congeniali, faccia qualche cosa.
Elisabetta
I campi di internamento alla fine degli anni '30 furono introdotti in italia non per persone che avevano commesso reati, ma per persone che avevano un determinato status.
Infatti, i primi ad esserci rinchiusi furono i nomadi italiani. Allora Rom e Sinti stranieri non ce n'erano.
Non a caso ,la regione con il maggior numero di campi di internamento e la prima dove furono istituiti fu l'abruzzo,dove la comunità di nomadi italiani era più numerosa.
A questi, nel corso degli anni,si aggiunsero tanti altri italiani la cui unica colpa era quella di appartenere ad un'etnia .
Fra questi, occorre ricordare gli slavi che abitavano in italia.
L'italia votava alla società delle nazioni (l'ONU di allora) tutte le mozioni a tutela delle minoranze e sottoscriveva tutti i più nobili protocolli a tutela delle stesse,salvo disattenderli sistematicamente.
In questo notiamo che non c'è nessuna differenza fra ieri e oggi.
Però, faceva un'eccezione per la minoranza di lingua tedesca,guarda caso,per via dell'alleanza con la germania.
Anche in questo caso non c'è nessuna differenza. I diritti umani, l'asilo politico, i protocolli internazionali sono subordinati ad alleanze ed interessi.
Battezzati con i Rom, i campi di internamento cominciarono a proliferare in tutta italia; ce ne furono anche per sole donne,naturalmente con direttrici donne!!
Allora, emerge chiara una prima similitudine: l'internamento nei campi di ieri e nei CIE di oggi, non è per reato, ma per condizione.
Anche allora,commissioni di vario tipo visitavano i campi , prime fra tutte quelle della croce rossa che,almeno allora,si asteneva dal gestirli direttamente.
Trovavano sempre tutto in ordine, non si scandalizzavano della loro esistenza (ma,già, non era il loro compito) ma,proprio perchè va detto tutto,una volta, in un campo,consigliarono l'aumento della razione quotidiana di spaghetti e, in un altro, un cambio di lenzuola di più al mese.
Tante persone lavoravano per e intorno ai campi: dalla polizia che andava a prendere a casa o per strada le persone da internare e svolgeva opera di controllo, al personale,spesso civile,dal direttore/direttrice a tutte le altre figure e alle ditte che fornivano il necessario per il funzionamento degli stessi.
Anche qui non notiamo nessuna differenza.
E c'era la stampa che,da una parte,demonizzava le pericolose figure degli internati e,dall'altra,faceva finta di non sapere dell'esistenza dei campi, se non quando raccontava le lamentele e le paure dei cittadini che avevano "la sventura",poverini, di viverci accanto.
Ma c'erano anche professori,accademici e persone che si rappresentavano come intellettuali e come tali venivano accreditati, che davano ,sulla validità dell'internamento,motivazioni importanti,degne del loro ruolo,fino al delirio delle teorie sulla superiorità della razza.
Alcuni di questi faranno una brillante carriera e uno diventerà presidente del consiglio nell'italia repubblicana.
La stragrande maggioranza dei professori universitari e degli intellettuali di allora brillerà per il silenzio.
Però, poi, alcuni,scriveranno dei dotti saggi sulle brutture dei campi di internamento,con relativi convegni e carriere, sempre nell'italia repubblicana.
E infine,tutti insieme,ognuno nel suo ambito,i poliziotti nel picchetto d'onore, i politici scoprendo le targhe,i professori con la lettura delle prolusioni (hummm,però!) parteciperanno alle iniziative in ricordo.
Chi ci sarà fra trent'anni vedrà questo anche per i CIE.
Fino a qui è tutto uguale.
Però una differenza c'è. La storia non è ragioneria ,ma qualche volta i conti bisogna farli.
Nella nostra democratica repubblica, nei CIE, c'è un numero considerevole e spaventoso di pestaggi,all'ordine del giorno,numerosi casi di morte,sempre rubricata come naturale,di suicidi e di gesti dolorosi di autolesionismo.
Qui hanno ragione quelle/i che dicono che non è fattibile un paragone fra CIE e campi di internamento.
Questi di oggi sono infinitamente più disumani.
Chi si infligge orrende mutilazioni,come quella donna che si è cucita la bocca, siccome siamo tanto civili e progredite/i, viene portata/o nel reparto di neurologia e psichiatria di un ospedale perchè qualche esperto/a ci deve mettere a posto con la coscienza e dirci che non è disperata/o ,ma soltanto pazza/o.
Dopo la guerra,gli operatori dei campi di internamento, chiamati a rispondere del loro lavoro ( continuano a chiamarlo così!) si sono prodigati a raccontare quanto erano buoni e quanto bene avevano fatto.
Qui c'è una differenza: gli attuali operatori, già adesso,senza aspettare domani, ci raccontano quanto bene fanno e quanto sono buoni.
Si,è vero, i CIE non sono come i campi di internamento. Sono molto peggio.
A tutto questo va aggiunto che (cifre ufficiali) 52.000" irregolari" sono stati ricondotti forzatamente nel loro paese. Non ci vuole molta fantasia per immaginare in quale inferno li abbiamo gettati.
Nessuna dica non sapevo, non immaginavo, non credevo.
Non ci sono zone neutre: o si è contro o si è complici. E chi è contro,ognuna nel suo ambito e con le modalità che le sono più congeniali, faccia qualche cosa.
Elisabetta
pc quotidiano 7 ottobre - milano -studenti in piazza per l'8 ottobre
C’è un certo percepire che si aggira per le strade dell’Europa…
Un’aria strana che entra dentro le stanze della gente e rompe tutte le
consuetudini…
Uun certo sentire, qualcosa di simile ad alito di vento, un sussurro.
Un fremito che aspetta solo di diventare uragano.
L’abbiamo sentito forte e chiaro nelle strade di Barcellona e di Madrid.
Abbiamo visto come sia in grado di rompere ogni clichè, abbiamo visto le
volanti della polizia in fiamme, come un segnale da cogliere. Le pietre che
volavano sopra i porci che bastonavano, come al solito, solo gli inermi. A
Barça dove un luogo, occupato in piazza Catalunya, si fa crepa e scompagina
la cartografia di uno sciopero generale trasformandolo in uno sciopero umano
e metropolitano..
Abbiamo colto il messaggio care sorelle e fratelli della Grimalla, abbiamo
colto…
L’abbiamo assaporato a lungo, in Exarchia, al Politecnico di Atene, a
Salonicco.
Le vele rigonfie hanno preso il largo, e nell’ora della rivolta non si
capiva più chi c’èra in mezzo. Saranno studenti? Anarchici? Comunisti?
Disoccupati? Immigrati? E chi se ne frega … non c’era nemmeno tempo per
capirlo, eravamo troppo presi ad insorgere insieme. E qui dicevamo “i fuochi
della Grecia riscaldano il nostri inverno”
Tempo prima ha sospinto le nostre vele in lungo e in largo nelle terre di
Francia, dai boulevard lussuosi di Parigi fino ai vicoli e ai tetti della
Saine-Saint-Denis.. come due cumuli di polvere diversi che mischiati dal
vento danno origine alla dinamite. Così è stato l’incontro tra la rabbia
ingovernabile della racaille di periferia ed il moto ondoso non-
solo-studentesco del cpe. L’abbiamo capito, complici ed amanti della prima
ora , che d’ora innanzi faremo di ogni movimento sociale un trincea. Di ogni
crisi un incendio, come scrivete voi da qualche parte. Tutti dicevano “Fare
come in Francia” ma non sapevano cosa davvero significasse.
Chissà da quante altre parti, in quante altre occasioni si è potuto sentire
questo vento strano. Nel gelo di Amburgo Bruxxels e Berlino, tra le foreste
della Russia o nelle foreste di mangrovie nel delta del Niger.
Questa sensazione che ti entra dentro, ti sale dalla schiena e ti si
appiccica in testa .. un misto tra l’adrenalina prima di un azione e un
orgasmo collettivo e prolungato.
Chissà quando lo sentiremo di nuovo soffiare,proprio qui nella nostra
città…
c’è qualcuno che giura di vederne già i primi , timidi, segnali.
C’è chi si sta già preparando alle più pazze scampagnate.
C’è anche chi dice che qui da noi non verrà mai a soffiare, e si chiude in
casa triste e solo.
Noi , dal canto nostro, abbiamo una finestra sempre aperta..
Alle volte, prima di dormire, ci affacciamo e annusiamo l’aria. Si , la
schifosissima e putrida aria di Milano-di-merda.
Che il vento della rivolta generalizzata si porti via lo smog delle
fabbriche-galera, delle università-azienda delle scuole-caserma. Che un
tornado di sciopero umano seppellisca la quiete delle merci e della
polizia.
Noi, che abbiamo il sole nel cuore, saremo sempre pronti a procurar tempesta
*VENERDì 8 OTTOBRE SPEZZONE UNITARIO E DIROMPENTE*
*INVADIAMO IN MASSA L’UNIVERSITA’ STATALE E FACCIAMONE UNA FABBRICA
COLLETTIVA DI CONFLITTO METROPOLITANO. SEGUITE LA BANDIERA PIRATA*
Un’aria strana che entra dentro le stanze della gente e rompe tutte le
consuetudini…
Uun certo sentire, qualcosa di simile ad alito di vento, un sussurro.
Un fremito che aspetta solo di diventare uragano.
L’abbiamo sentito forte e chiaro nelle strade di Barcellona e di Madrid.
Abbiamo visto come sia in grado di rompere ogni clichè, abbiamo visto le
volanti della polizia in fiamme, come un segnale da cogliere. Le pietre che
volavano sopra i porci che bastonavano, come al solito, solo gli inermi. A
Barça dove un luogo, occupato in piazza Catalunya, si fa crepa e scompagina
la cartografia di uno sciopero generale trasformandolo in uno sciopero umano
e metropolitano..
Abbiamo colto il messaggio care sorelle e fratelli della Grimalla, abbiamo
colto…
L’abbiamo assaporato a lungo, in Exarchia, al Politecnico di Atene, a
Salonicco.
Le vele rigonfie hanno preso il largo, e nell’ora della rivolta non si
capiva più chi c’èra in mezzo. Saranno studenti? Anarchici? Comunisti?
Disoccupati? Immigrati? E chi se ne frega … non c’era nemmeno tempo per
capirlo, eravamo troppo presi ad insorgere insieme. E qui dicevamo “i fuochi
della Grecia riscaldano il nostri inverno”
Tempo prima ha sospinto le nostre vele in lungo e in largo nelle terre di
Francia, dai boulevard lussuosi di Parigi fino ai vicoli e ai tetti della
Saine-Saint-Denis.. come due cumuli di polvere diversi che mischiati dal
vento danno origine alla dinamite. Così è stato l’incontro tra la rabbia
ingovernabile della racaille di periferia ed il moto ondoso non-
solo-studentesco del cpe. L’abbiamo capito, complici ed amanti della prima
ora , che d’ora innanzi faremo di ogni movimento sociale un trincea. Di ogni
crisi un incendio, come scrivete voi da qualche parte. Tutti dicevano “Fare
come in Francia” ma non sapevano cosa davvero significasse.
Chissà da quante altre parti, in quante altre occasioni si è potuto sentire
questo vento strano. Nel gelo di Amburgo Bruxxels e Berlino, tra le foreste
della Russia o nelle foreste di mangrovie nel delta del Niger.
Questa sensazione che ti entra dentro, ti sale dalla schiena e ti si
appiccica in testa .. un misto tra l’adrenalina prima di un azione e un
orgasmo collettivo e prolungato.
Chissà quando lo sentiremo di nuovo soffiare,proprio qui nella nostra
città…
c’è qualcuno che giura di vederne già i primi , timidi, segnali.
C’è chi si sta già preparando alle più pazze scampagnate.
C’è anche chi dice che qui da noi non verrà mai a soffiare, e si chiude in
casa triste e solo.
Noi , dal canto nostro, abbiamo una finestra sempre aperta..
Alle volte, prima di dormire, ci affacciamo e annusiamo l’aria. Si , la
schifosissima e putrida aria di Milano-di-merda.
Che il vento della rivolta generalizzata si porti via lo smog delle
fabbriche-galera, delle università-azienda delle scuole-caserma. Che un
tornado di sciopero umano seppellisca la quiete delle merci e della
polizia.
Noi, che abbiamo il sole nel cuore, saremo sempre pronti a procurar tempesta
*VENERDì 8 OTTOBRE SPEZZONE UNITARIO E DIROMPENTE*
*INVADIAMO IN MASSA L’UNIVERSITA’ STATALE E FACCIAMONE UNA FABBRICA
COLLETTIVA DI CONFLITTO METROPOLITANO. SEGUITE LA BANDIERA PIRATA*
pc quotidiano 7 ottobre - armando pizzinato artista comunista
07-10-2010
CENTO ANNI FA NASCEVA ARMANDO PIZZINATO, GRANDE ARTISTA, COMUNISTA SCOMODO NEL TEMPO DELLE GUERRE IMPERIALISTE E NEOCOLONIALISTE DI RAPINA DELLE FONTI ENERGETICHE AVVIATE DALL'IMPERIALISMO AMERICANO E DALLA NATO SIN DAL 17 GENNAIO 1991, UN CARO AMICO E COMPAGNO http://www.lavoroliberato.org/Pizzinato.htm -
Il Circolo Armando Pizzinato di Mestre lo commemorerà il 24 ottobre.
CENTO ANNI FA NASCEVA ARMANDO PIZZINATO, GRANDE ARTISTA, COMUNISTA SCOMODO NEL TEMPO DELLE GUERRE IMPERIALISTE E NEOCOLONIALISTE DI RAPINA DELLE FONTI ENERGETICHE AVVIATE DALL'IMPERIALISMO AMERICANO E DALLA NATO SIN DAL 17 GENNAIO 1991, UN CARO AMICO E COMPAGNO http://www.lavoroliberato.org/Pizzinato.htm -
Il Circolo Armando Pizzinato di Mestre lo commemorerà il 24 ottobre.
pc quotidiano 7 ottobre - sarah uccisa e violentata dalla 'famiglia'- occorre dire basta !
Di fronte alla notizia della uccisione di Sarah da parte dello zio dopo che aveva tentato di violentarla, che speravamo fino all'ultimo di non dover sentire, esprimiamo la nostra profonda tristezza e la nostra rabbia.
Le lavoratrici, le disoccupate del Movimento Femminista Proletario di Taranto saranno ai funerali di Sarah, per starle vicino in questo bruttissimo giorno.
Ma anche per dire: basta con le violenze e le uccisioni!, basta con questi sporchi, neri, oppressivi, violenti legami familiari; ribelliamoci, prima di tutto le ragazze dicano mai più! Perchè la vita e la morte di Sarah affondano nella condizione di vita e di relazione di tante ragazze di questo paese come di tante realtà del sud, e si muovono nel contesto generale della doppia oppressione che si vive e del bi-sogno di ribellarsi e fuoriuscirne.
MovimentoFemministaProletarioRivoluzionario Taranto
7.10.10
Le lavoratrici, le disoccupate del Movimento Femminista Proletario di Taranto saranno ai funerali di Sarah, per starle vicino in questo bruttissimo giorno.
Ma anche per dire: basta con le violenze e le uccisioni!, basta con questi sporchi, neri, oppressivi, violenti legami familiari; ribelliamoci, prima di tutto le ragazze dicano mai più! Perchè la vita e la morte di Sarah affondano nella condizione di vita e di relazione di tante ragazze di questo paese come di tante realtà del sud, e si muovono nel contesto generale della doppia oppressione che si vive e del bi-sogno di ribellarsi e fuoriuscirne.
MovimentoFemministaProletarioRivoluzionario Taranto
7.10.10
pc quotidiano 7 ottobre - Fiat Termini Imerese: rilanciare l'iniziativa contro la chiusura
Non basta la buona speranza di Landini, segretario della Fiom, che dice che la partita sullo stabilimento Fiat di Termini Imerese non è ancora chiusa “anzi, a partire dall’ultimo incontro che non è stato positivo, c’è bisogno di rilanciare una iniziativa su Termini. Noi non siamo d’accordo che quel sito chiuda e non siamo disponibili a un totale disimpegno della Fiat visto che la stessa Fiat ha avuto una serie di contributi per il sito siciliano.”
Non siamo d’accordo che il sito chiuda, ci mancherebbe, e c’è bisogno di rilanciare una iniziativa su Termini, certo!
Non siamo d’accordo che il sito chiuda, ci mancherebbe, e c’è bisogno di rilanciare una iniziativa su Termini, certo!
Ma a gelare ogni aspettativa dei 2000 operai e di Landini ci pensa la Fiat di Marchionne che conferma ad ogni incontro come la pensa su Termini Imerese: chiusura! Quindi ci vuole ben altro!
Nell’incontro del 5 ottobre ribadisce infatti tutta la propria fermezza sulle decisioni generali che accompagnano il progetto FABBRICA ITALIA che intende «consolidare e rilanciare la propria struttura produttiva automobilistica» in Italia con un programma di investimenti da 20 miliardi di euro ma che non partirà se non ci sarà un impegno formale delle organizzazioni sindacali ad assumersi precise responsabilità per la riuscita del progetto».
Ancora un fermo ricatto, quindi, ribadito al termine dell'incontro con Fiom, Fim, Uilm e Fismic sul piano industriale.
Ma quale piano industriale!? La Fiat vuole la sicurezza della “governabilità degli stabilimenti” (chiamano così il moderno fascismo padronale) e non è più soddisfatta nemmeno dell’accordo separato e della nascita della newco!
«L'avvio del progetto - ha ribadito l'azienda - è subordinato all'esistenza di condizioni preliminari, che assicurino il quadro di certezze necessario per la sua realizzazione». Secondo l'azienda, «l'importanza delle scelte di destinazione dei nuovi modelli e il volume degli investimenti previsti richiedono un elevato livello di garanzia in termini di governabilità degli stabilimenti e di utilizzo degli impianti».
Questo in generale appunto e quindi non basta rivolgersi alla Regione Siciliana, come fa ancora una volta Mastrosimone, segretario provinciale Fiom, perché “si apra un tavolo di confronto per definire in tempi brevi una soluzione produttiva nell’ambito automobilistico” e non capiamo assolutamente Giovanna Marano, segretario regionale Fiom, quando dice che fino ad ora la Regione sulla Fiat di Termini ha lavorato bene(!), ma che si adesso si deve occupare anche delle tante altre vertenze aperte in tutta la Sicilia!
La speranza che la partita si riapra sono gli operai e le loro mobilitazioni e non certo il “nuovo governo” Lombardo!
pc quotidiano 7 ottobre - La Sicilia come laboratorio politico? Il quarto governo Lombardo e la guerra tra bande borghesi
"Siamo al centro di un fuoco incrociato": usa parole forti Lombardo, il presidente della Regione Sicilia che martedì scorso ha presentato il suo quarto governo (quattro governi in soli due anni alla faccia della stabilità) e il relativo programma.
È nato tra pesanti insulti e accuse di ribaltonismo da parte dei suoi ex amici di governo. E gli uni hanno rinfacciato agli altri di non essere coerenti.
Questi “balletti” da pupi siciliani che fanno sempre molto rumore sulla stampa e creano confusione, sono il famoso “laboratorio politico”?
Proviamo a ricapitolare l’essenziale di questa “guerra tra bande” della borghesia siciliana.
L’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, è costretto a dimettersi, nel gennaio 2008, perché accusato e condannato per associazione mafiosa. Raffaele Lombardo (Movimento per l’Autonomia) diventa il candidato di tutto il centrodestra alle elezioni regionali del 2008, che vince nello scontro con la rappresentante del Partito democratico, Anna Finocchiaro; Lombardo forma un governo composto da membri del suo partito l’Mpa, dal partito di Berlusconi, il Pdl, e dal Partito di Cuffaro, l’Udc (Unione di centro); dal 2008, però il Presidente della Regione Lombardo ha modificato per ben 4 volte alleanze.
1°- Aprile 2008-maggio 2009: Mpa, Pdl, Udc
2°- Maggio 2009-dicembre 2009: Mpa, Pdl
3°- Dicembre 2009-settembre 2010 Mpa, Pdl Sicilia, Pd appoggio esterno
4°- Settembre 2010 – ? Mpa, Pd, Api, Fli, Udc Casini
Dopo il primo anno Cuffaro litiga con Lombardo perché quest’ultimo con la “riforma” della sanità cerca di togliergli il regno del potere e della migliore clientela/mafiosa portatrice di voti; e Lombardo è un esperto costruttore di clientele.
L’uscita dell’Udc e di una parte del Pdl dal governo (anche questi insoddisfatti della piega che prende Lombardo che vuole come assessori due ex magistrati) costringe Miccichè a fare una scelta: Miccichè decide di continuare ad appoggiare il governo (cioè a continuare ad occupare poltrone) “sopportando” l’appoggio esterno del Pd (Partito democratico) che in teoria dovrebbe stare all’opposizione, ma che si fa “convincere” da Lombardo sia perché ha allontanato Cuffaro che per la “rivoluzione” in corso in Sicilia con la riforma della sanità e quella sui rifiuti.
A questo punto una parte del Pdl rompe con Miccichè che intraprende con Lombardo la strada della creazione del “Partito del sud” nella comune convinzione che è necessario chiedere più soldi al governo centrale; ma pretende coerenza sul vecchio programma (le riforme!) e rimane perché vuole evitare di essere accusato di ribaltonismo, tenendo quindi formalmente fuori il Pd che sostiene il governo.
Lombardo, per tenere in vita il governo (e vuole occupare tutti i posti di potere utili allo sviluppo della propria clientela) propone la formazione di un “governo tecnico” così che i partiti formalmente sono tutti fuori “e si fa solo il bene della Sicilia” portando avanti le famose riforme.
A questa proposta aderiscono il Pd, la nuova formazione di Rutelli, l’Api (Alleanza per l’Italia), la nuova formazione di Fini, Fli (Futuro e libertà per l’Italia) e l’Udc di Casini (Cuffaro e Mannino escono dal partito e ne formano un altro!).
Miccichè a questo punto decide di non aderire perché effettivamente si tratta di ribaltone, come lo chiamano i borghesi, e cioè quelli che avevano vinto le elezioni sono fuori e quelli che le avevano perse sono dentro con i loro assessori di riferimento, e questa non sarebbe coerenza.
E infatti tutta questa “coerenza” viene messa alla prova durante il voto di fiducia al governo Berlusconi del 29 settembre scorso: mentre in Sicilia quindi l’MPA estromette dal governo il Pdl, a livello nazionale vota a favore del governo Berlusconi. E usa parole grosse e appassionate come si addice a chi sta per intraprendere una strada difficile, parla di una autonomia mai veramente realizzata (come certi parlamentari parlano spesso di una costituzione mai veramente realizzata…!); nel nome degli interessi dei siciliani, perché vuole rappresentare le istanze territoriali, ecc. ecc.
In tutta questa faccenda si può parlare di “coerenza” solo nel senso che tutti cercano disperatamente di restare coerentemente attaccati alla poltrona, sede “naturale” di potere.
E il programma?
È nato tra pesanti insulti e accuse di ribaltonismo da parte dei suoi ex amici di governo. E gli uni hanno rinfacciato agli altri di non essere coerenti.
Questi “balletti” da pupi siciliani che fanno sempre molto rumore sulla stampa e creano confusione, sono il famoso “laboratorio politico”?
Proviamo a ricapitolare l’essenziale di questa “guerra tra bande” della borghesia siciliana.
L’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, è costretto a dimettersi, nel gennaio 2008, perché accusato e condannato per associazione mafiosa. Raffaele Lombardo (Movimento per l’Autonomia) diventa il candidato di tutto il centrodestra alle elezioni regionali del 2008, che vince nello scontro con la rappresentante del Partito democratico, Anna Finocchiaro; Lombardo forma un governo composto da membri del suo partito l’Mpa, dal partito di Berlusconi, il Pdl, e dal Partito di Cuffaro, l’Udc (Unione di centro); dal 2008, però il Presidente della Regione Lombardo ha modificato per ben 4 volte alleanze.
1°- Aprile 2008-maggio 2009: Mpa, Pdl, Udc
2°- Maggio 2009-dicembre 2009: Mpa, Pdl
3°- Dicembre 2009-settembre 2010 Mpa, Pdl Sicilia, Pd appoggio esterno
4°- Settembre 2010 – ? Mpa, Pd, Api, Fli, Udc Casini
Dopo il primo anno Cuffaro litiga con Lombardo perché quest’ultimo con la “riforma” della sanità cerca di togliergli il regno del potere e della migliore clientela/mafiosa portatrice di voti; e Lombardo è un esperto costruttore di clientele.
L’uscita dell’Udc e di una parte del Pdl dal governo (anche questi insoddisfatti della piega che prende Lombardo che vuole come assessori due ex magistrati) costringe Miccichè a fare una scelta: Miccichè decide di continuare ad appoggiare il governo (cioè a continuare ad occupare poltrone) “sopportando” l’appoggio esterno del Pd (Partito democratico) che in teoria dovrebbe stare all’opposizione, ma che si fa “convincere” da Lombardo sia perché ha allontanato Cuffaro che per la “rivoluzione” in corso in Sicilia con la riforma della sanità e quella sui rifiuti.
A questo punto una parte del Pdl rompe con Miccichè che intraprende con Lombardo la strada della creazione del “Partito del sud” nella comune convinzione che è necessario chiedere più soldi al governo centrale; ma pretende coerenza sul vecchio programma (le riforme!) e rimane perché vuole evitare di essere accusato di ribaltonismo, tenendo quindi formalmente fuori il Pd che sostiene il governo.
Lombardo, per tenere in vita il governo (e vuole occupare tutti i posti di potere utili allo sviluppo della propria clientela) propone la formazione di un “governo tecnico” così che i partiti formalmente sono tutti fuori “e si fa solo il bene della Sicilia” portando avanti le famose riforme.
A questa proposta aderiscono il Pd, la nuova formazione di Rutelli, l’Api (Alleanza per l’Italia), la nuova formazione di Fini, Fli (Futuro e libertà per l’Italia) e l’Udc di Casini (Cuffaro e Mannino escono dal partito e ne formano un altro!).
Miccichè a questo punto decide di non aderire perché effettivamente si tratta di ribaltone, come lo chiamano i borghesi, e cioè quelli che avevano vinto le elezioni sono fuori e quelli che le avevano perse sono dentro con i loro assessori di riferimento, e questa non sarebbe coerenza.
E infatti tutta questa “coerenza” viene messa alla prova durante il voto di fiducia al governo Berlusconi del 29 settembre scorso: mentre in Sicilia quindi l’MPA estromette dal governo il Pdl, a livello nazionale vota a favore del governo Berlusconi. E usa parole grosse e appassionate come si addice a chi sta per intraprendere una strada difficile, parla di una autonomia mai veramente realizzata (come certi parlamentari parlano spesso di una costituzione mai veramente realizzata…!); nel nome degli interessi dei siciliani, perché vuole rappresentare le istanze territoriali, ecc. ecc.
In tutta questa faccenda si può parlare di “coerenza” solo nel senso che tutti cercano disperatamente di restare coerentemente attaccati alla poltrona, sede “naturale” di potere.
E il programma?
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