venerdì 16 agosto 2013

pc 14-15-16 agosto - i macellai militari egiziani sparano e bombardano le masse in lotta - come Pinochet, al servizio dell'imperialismo e il sionismo - massima solidarietà alle masse in lotta - colpire gli interessi egiziani in tutto il mondo- denunciare e colpire i complici imperialisti e sionisti nel mondo - denunciare, isolare, rompere con i luridi cani anche di 'sinistra' e di 'estrema sinistra' ma di vera destra, che coprono giustificano i boia militari egiziani anche nel nostro paese - si tratta di servi dell'imperialismo


pc 14-15-16 agosto - il blog proletari comunisti ha una sospensione di 15 giorni - ma se ci sono avvenimenti importanti riprende le pubblicazioni

pc 14-15-16 agosto - India l'espansione della guerra popolare e il crescente ruolo delle donne in articoli della stampa indiana in via di traduzione - 21 settembre - si riunisce il comitato internazionale di sostegno per sviluppare la nuova fase della mobilitazione dopo la giornata internazionale di sostegno del 1 luglio - info csgpindia@gmail.com

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IB sounds alert in Red Corridor, the Reds observing ID Day as a Black Day
The Intelligence Bureau has sounded an alert across Maoist-affected states, asking states to be ready to the Reds attacking security forces, schools and rail tracks as part of its effort to observe Independence Day as a “Black Day”. “The outfit may resort to demonstrative acts of violence by targeting security forces and government properties including roads, railways and telecommunication infrastructure,” a senior security officer said, citing an intelligence alert.
The alert – based on a string of inputs received over the past few days – has also listed locations that were on the radar of the Maoists who have killed 237 people this year. “If the Independence Day is a Black Day, do the Maoists want the Britishers to the country,” the official asked. The officer pointed to a campaign by the Maoists to try to hoist black flags and banners on government buildings as well as force people to carry out torch light processions against the State in its strongholds, particularly in Bihar, Chhattisgarh, Jharkhand, Maharashtra and Odisha.
Maoists lodged in jails are also expected to boycott Independence Day celebrations inside jail premises. Government sources indicated that there were reports of mobilisation of Maoists in Bijapur and Kanker districts of Chhattisgarh and block roads in Bastar district too. Senior security officials overseeing the anti-Maoist operations said there were reports of mobilisation by the Maoist cadres and their front organisations in five districts of Jharkhand including West Singhbhum, Bokaro, Dhanbad, Giridih, and Koderma district.“The idea is to make their presence felt and they could target trains passing through the state,” one of them said.
http://www.hindustantimes.com/India-news/NewDelhi/IB-sounds-alert-in-Red-Corridor-the-Reds-observing-ID-Day-as-a-Black-Day/Article1-1108125.aspx
Rise in women cadre involved in Maoist attacks
NEW DELHI: The number of women cadres of the CPI-Maoist involved in attacks and encounters with security forces has increased perceptibly. Women constitute about 30% of Maoist members. About one-third of the Maoists killed in encounters with security forces this year are women.
Of the 65 Maoists killed by security forces this year, 23 are women, said a source. Replying to a question in the Lok Sabha on Tuesday, minister of state for home affairs R P N Singh said, “In recent incidents of Naxal attacks, participation of a substantial number of female cadres has been observed. A large number of female cadres have also died in exchanges of fire with the security forces.” The Maoist unit that attacked a train in Bihar killing three persons comprised a large number of women cadres.

pc 14-15-16 agosto - manifesto nazionale di proletari comunisti per l'Egitto


mercoledì 14 agosto 2013

pc 14-15-16 agosto - Egitto - la dittatura militare dei nuovi Pinochet massacra nelle piazze - al servizio dell'imperialismo americano e del sionismo israeliano - manifestiamo in tutte le forme possibili la nostra solidarietà alle masse represse

La polizia sgombera con la forza i sit-in dei manifestanti favorevoli al deposto presidente. Lanci di lacrimogeni, ruspe sulle tende. I Fratelli musulmani: "Più di 2.000 vittime". Uccisi due giornalisti. L'esercito al fianco della polizia, misure straordinarie "per un mese"




Egitto, assalto ai campi pro-Morsi: 124 morti.  Il governo dichiara stato d'emergenza
L'esercito blocca l'accesso alle aree dei sit-in sgomberate (foto da Twitter) 
La polizia sgombera con la forza i sit-in dei manifestanti favorevoli al deposto presidente. Lanci di lacrimogeni, ruspe sulle tende. I Fratelli musulmani: "Più di 2.000 vittime". Uccisi due giornalisti. L'esercito al fianco della polizia, misure straordinarie "per un mese"
IL CAIRO - Assalto all'alba ai campi dei manifestanti pro-Morsi: almeno 124 morti secondo la France Press, che ha contato i cadaveri in tre diversi obitori improvvisati. Ma il bilancio è molto diverso a seconda delle fonti. Per i Fratelli musulmani le vittime sono oltre 2.000, con 10.000 feriti. Al-Jazeera, citando fonti sanitarie, parlava nelle prime ore di 120 morti, mentre il ministero della salute aveva sostenuto che i morti erano solo 15, per poi alzare il bilancio a 56 e infine a 95. Sei le vittime confermate tra le forze di sicurezza.

I Fratelli Musulmani hanno chiesto alla popolazione di scendere in piazza "contro il massacro" e manifestanti si stanno organizzando a Suez, ad Alessandria, a Minya e ad Assiut. E per tutta risposta le autorità statali hanno dichiarato "lo stato d'emergenza dalle 14 ora di Greenwich" (le 16 in Italia) e "per la durata di un mese".

Preceduta dal lancio dei lacrimogeni, la polizia egiziana ha fatto irruzione all'alba nelle tendopoli di piazza al-Nahda, nel quartiere orientale di New Cairo, e di piazza Rabaa al-Adawiyah, nel sobborgo settentrionale di Nasser City dove vi sarebbero state la maggior parte delle vittime. Ma gli scontri non si sono fermati con lo sgombero, e sono andati avanti anche dopo, con le forze di sicurezza che hanno aperto il fuoco contro la folla.

I giornalisti sul posto parlano intimidazioni
da parte dell'esercito, che costringono i fotografi a cancellare le foto scattate come condizione per il rilascio. Negli scontri sono rimasti uccisi due reporter: si tratta di Habiba Ahmed Abd Elaziz, giornalista di Gulf News, e di Mick Deane, cameraman di Sky News.

In alcune zone del Paese i manifestanti stanno attaccando per ritorsione negozi, case e chiese dei copti cristiani: in fiamme la chiesa di San Giorgio a Sohag. Numerose le vittime anche fuori dal Cairo.



I buldozer rimuovono le barricate. «È un massacro». Migliaia i feriti.

UCCISE LE FIGLIE DEI LEADER
Fonti dei Fratelli musulmani hanno riferito che Asma El Beltagui, figlia del segretario generale del partito Giustizia e libertà dei Fratelli musulmani, e Hasfa Shater, con suo marito, figlia del numero 2 della confraternita religiosa, Khairaht Shater, ora in prigione, sarebbero state uccise negli scontri in piazza Rabaa el Adawiya.

LO SGOMBERO DELLE PIAZZE
La polizia, sostenuta dall’esercito, ha sferrato l’assalto a inizio mattina su due piazze che i pro Morsi occupavano da oltre un mese con donne e bambini. Dopo l’irruzione in piazza Rabaa al-Adawiya un’analoga operazione per disperdere i manifestanti pro Morsi è scattata a piazza al-Nahda, l’altro luogo dove si è concentrata la protesta dei Fratelli Musulmani che chiedono il reintegro di Morsi. Nelle ore precedenti all’inizio del blitz, la polizia egiziana ha annunciato che non sarebbero stati arrestati i dimostranti che avessero lasciato volontariamente le piazza. Alcuni residenti nelle zone del blitz hanno riferito che le strade intorno alle aree dei due sit-in sono bloccate. Le operazioni delle forze di sicurezza egiziane sono scattate dopo che ieri alcuni media egiziani, citando fonti delle guardie di Morsi, hanno riferito che il deposto presidente avrebbe minacciato lo sciopero della fame nel caso in cui le autorità ad interim avessero deciso di ricorrere alla forza per sgombrare i sit-in dei suoi sostenitori. Le forze di sicurezza egiziane si servono di veicoli blindati e buldozer. Un-video giornalista della televisione di Associated Press presente sulla scena di uno dei campi più grandi ha dichiarato di aver sentito grida di donne. Il giornalista ha riferito che un buldozer dell’esercito stava rimuovendo cumuli di sacchi di sabbia e muri di mattoni costruiti dai manifestanti come linea difensiva nell’accampamento di Nasr City. Le forze dell’esercito tuttavia non partecipavano all’operazione. La televisione Al-Arabiya sta mostrando immagini di tende distrutte e pneumatici bruciati nell’accampamento di Nasr City. Sul posto si vedono anche ambulanze e manifestanti arrestati e portati via dai soldati.

martedì 13 agosto 2013

pc 13 agosto - il blog proletari comunisti avrà una sospensione di 15 giorni - ma se ci saranno avvenimenti importanti riprenderà le pubblicazioni


pc 13 agosto - basta impunità per i picchiatori in divisa !

Sito web sotto indagine per appello contro l'assoluzione dei poliziotti

Sito web sotto indagine per appello contro l'assoluzione dei poliziotti
Venerdi 9 Agosto 2013, uno dei responsabili del nostro sito e dell’Associazione “DALLA PARTE DEL TORTO” è stato convocato, di prima mattina, negli uffici della Polizia per rispondere in merito al sito dallapartedeltorto.tk e di alcuni contenuti pubblicati su di esso.
Siamo quindi venuti a conoscenza di un indagine condotta dalle forze dell’ordine nei confronti del nostro progetto, e dell’attività ad esso correlata, a causa di una querela sporta verso la nostra Redazione per un presunto articolo diffamatorio, per altro ripreso da un altro sito, pubblicato in merito al processo per il caso dell’Ultras del Brescia, Paolo Scaroni.
Dalle informazioni in nostro possesso, in pratica, abbiamo saputo che qualcuno, ritenendo diffamatorio e lesivo per la sua persona l’articolo intitolato “VII REPARTO MOBILE DI BOLOGNA – APPELLO ALLA SOCIETA’ CIVILE“, abbia deciso di presentare una querela nei nostri confronti e nei confronti dei nostri responsabili.
Per questo motivo è scaturita una vera e propria indagine in merito all’attività della nostra testata giornalistica e della nostra Associazione Culturale.
Il nostro collaboratore è, nel frattempo, già tornato a casa e noi abbiamo già provveduto a contattare i nostri legali al fine di tutelare il nome e l’attività del progetto “dallapartedeltorto.tk”.
Approfittiamo per ringraziare tutti coloro i quali hanno manifestato, e lo stanno facendo tutt’ora, vicinanza e solidarietà al nostro progetto, alla nostra redazione e al nostro collaboratore, anche con un semplice messaggio, una mail o un commento sulla nostra pagina facebook, e sottolineiamo a voce alta che se qualcuno stesse cercando di intimorirci o di farci tacere in qualche modo, non riuscirà assolutamente nel suo intento!
Fieri di essere apertamente schierati DALLA PARTE DEL TORTO!

pc 13 agosto - Appello internazionale contro la criminalizzazione del movimento No Tav

Appello internazionale contro la criminalizzazione del movimento No Tav
Ringraziamo con calore tutte le firmatarie e tutti i firmatari, e in particolare Silvia Federici (della Hofstra University, New York) per aver promosso questo appello.
Pubblichiamo la traduzione italiana dell’appello e di seguito la versione originale.
Movimento NO TAV di nuovo sotto attacco
Da vent’anni nelle montagne del nord-ovest Italia, non lontano da Torino, un potente movimento è cresciuto, resistendo al piano del governo italiano di costruire una linea ferroviaria ad alta velocità che, oltre ad essere molto costosa ed economicamente inutile, distruggerebbe certamente l’ambiente montano. Più e più volte il movimento NO TAV, ormai ben conosciuto in tutta Europa, è stato oggetto di attacchi da parte delle forze dell’ordine e dell’esercito, oltre ad essere oggetto di una campagna denigratoria da parte dei politici di praticamente ogni colore. Tuttavia, così forte è stata la determinazione del popolo della Val di Susa e dei suoi numerosi sostenitori nel resistere a questo attacco alla loro terra e alle loro vite, che finora nessuna vera costruzione ha avuto luogo e tutto ciò che le aziende responsabili del progetto hanno raggiunto è stato quello di recintare migliaia di ettari di terra, appartenenti alla popolazione locale, con filo spinato e poliziotti.
E’ ormai generalmente riconosciuto, anche a livello dell’UE, che la costruzione della linea ad alta velocità sia inutile, al punto che alcuni  dei paesi partecipanti si sono già ritirati dal progetto. Tuttavia, il governo italiano ha ulteriormente intensificato il suo attacco contro la resistenza al TAV, con la piena militarizzazione della Val di Susa. Come hanno più volte denunciato gli abitanti di questa bellissima valle storica, situata vicino al confine con la Francia e centro della resistenza partigiana al Fascismo e al Nazismo negli anni ’40, nessuno sforzo è stato risparmiato per reprimere ideologicamente e fisicamente la legittima protesta dei residenti della valle, la quale dovrebbe sopportare ogni giorno le conseguenze del TAV. Il territorio della Val di Susa è già stato interamente ricoperto di gas lacrimogeni, e molti sono stati arrestati, feriti, e alcuni sono addirittura morti a causa della scandalosa determinazione del governo nel completare questo lavoro indipendentemente dalle sue conseguenze devastanti per la popolazione della valle.
Ora un nuovo violento attacco contro il movimento No Tav è in corso, il che richiede una risposta chiara da parte di tutti coloro che, dentro e fuori l’Italia, credono che la distruzione sistematica del nostro ambiente e la violazione dei bisogni e delle esigenze più elementari della gente siano crimini che riguardano tutti e tutte noi e che non dobbiamo tollerare.
Lunedì mattina, 29 luglio, la DIGOS – il ramo politico della polizia – ha fatto irruzione in decine di abitazioni a Torino e in Val di Susa. Dodici compagni e compagne sono stati costretti ad aprire le loro case agli agenti, che hanno poi proceduto nella ricerca di materiali compromettenti, presumibilmente legati alla loro protesta contro la recinzione dei terreni della valle con reti di filo spinato. Incaricata di cercare esplosivi e altre armi, la polizia ha fallito in questo obiettivo, ma ha sequestrato tutti i materiali audiovisivi e atti alla telecomunicazione che potevano trovare, chiaramente il vero obiettivo della ricerca. Come ha detto uno degli attivisti perquisiti: “Sono venuti per le armi, se ne sono andati con i computer e telefoni”.
L’operazione ha incluso il ristorante La Credenza – un nome che in italiano significativamente indica sia ‘fede’ che ‘dispensa’ – un luogo pubblico di incontro e di aggregazione per i No Tav in Val di Susa, dove si trovano anche i sindacati dei lavoratori e le associazioni politiche . Questo è un luogo dove ogni giorno le persone si incontrano per discutere di attualità, soprattutto in riferimento alla lotta, così come per condividere del cibo e un bicchiere di vino. Chiunque vada a Bussoleno, il cuore della lotta NO TAV, vi ci passa, per avere la possibilità di parlare con la gente locale, informarsi sugli eventi in corso e gustare un’ottima cena. Ma i magistrati lo dipingono come un luogo di cospirazione, per sostenere l’accusa che motiva l’operazione: coinvolgimento in “attacchi con finalità terrorista e sovversiva”.
Chiunque sia stato in Val di Susa o abbia seguito la lunga storia della protesta che la sua gente ha lanciato contro il TAV, sa che questa accusa è falsa, oltraggiosa, ed è un classico esempio di come incolpare le vittime. Non sorprende che le “prove” siano fabbricate.
In una delle case perquisite, è stata trovata una mappa della valle con dei marcatori di segno su di essa. La giovane donna che vi abita è un membro del Legal Team per il movimento, e la mappa è parte del materiale che doveva sottoporre alla difesa nei processi che sono già in atto nei confronti di alcuni dei suoi membri. Su di essa sono contrassegnati i luoghi dove nel 2011 diverse persone sono state brutalizzate dalla polizia. Ma, secondo gli inquirenti, la mappa dimostra l’esistenza di un movimento di guerriglia organizzato militarmente.
Allo stesso modo, bottiglie di birra presumibilmente trovate nell’area del cantiere vengono presentate come evidenza della presenza di bombe molotov, senza che vi sia alcuna prova che abbiano mai contenuto altro che birra. Anche le magliette nere sono state sequestrate, anche se è difficile immaginare che cosa potrebbero provare. Ma il significato dell’operazione di polizia viene fuori più sfacciatamente laddove i magistrati affermano che i perquisiti sono indagati come sospettati di “attacchi con finalità terroristica.”
In sintesi, l’obiettivo di questa nuova operazione è quello di aumentare l’attacco al movimento rappresentandolo, legalmente e attraverso i media, come un movimento “terrorista” – una mossa che ha evidentemente l’intento di spaventare i suoi sostenitori, scagliare l’opinione pubblica contro il popolo della Val di Susa e legittimare ogni violenza che lo stato ritiene opportuna per scatenarsi contro di loro.
Non pensiamo che questa operazione avrà successo. Gli abitanti della Val di Susa hanno combattuto i fascisti, hanno combattuto i nazisti e per 20 anni sono stati in grado di respingere il tentativo del governo italiano di distruggere le loro montagne, già attraversato da numerose linee ferroviarie e da una strada di recente costruzione. Tuttavia non dobbiamo sottovalutare la volontà del governo di schiacciare questo movimento. Questo fatto sembra essere l’obiettivo primario di questa operazione, dato che i rapporti indicano che, anche da un punto di vista capitalistico, il progetto TAV è destinato a rivelarsi economicamente irrealizzabile. Perché perseguirlo poi con così tanta ostinazione, fino al punto di calpestare la vita di migliaia di persone? Forse perché il governo italiano non può ammettere che quando la gente lotta in modo unito può vincere? O è che i profitti che le aziende private farebbero avrebbero più importanza del fallimento del progetto di portare alcun beneficio al paese nel suo insieme e inoltre superare così l’immensa agonia e la perdita inflitta al popolo della Val di Susa?
La politica in questi giorni ha un carattere surreale. Menzogne, distorsioni, discussioni motivate ​​esclusivamente dai più stretti motivi economici privati ​​sono all’ordine del giorno. Ma il carattere fittizio delle accuse mosse contro le vittime delle perquisizioni non deve ingannarci circa i danni che possono infliggere. Come minimo questi attacchi stanno costringendo un movimento a ri-incanalare le proprie energie dalla lotta contro il TAV  alla difesa di coloro sotto attacco.
Questo è il motivo per cui dobbiamo sostenere gli attivisti NO TAV sotto inchiesta, dobbiamo allargare il nostro sostegno per la lotta NO TAV e inviare un chiaro messaggio di protesta al governo italiano, chiedendo che cessi la persecuzione degli attivisti No TAV e che ponga fine al progetto del TAV stesso.
Si prega di firmare la dichiarazione-affiliazione seguente solo a scopo di identificazione:
Chiediamo con forza al governo e alla magistratura di:
* Terminare il suo uso arbitrario della legge per perseguitare gli attivisti No TAV;
* Cessare le indagini contro le dodici persone le cui case sono state perquisite;
* Fermare la militarizzazione della Val di Susa;
* Ascoltare la legittima protesta del popolo della Val di Susa e abbandonare il progetto TAV, che ha già causato tante sofferenze a tante persone.
Alexander Anievas, Research Fellow, Cambridge University, U
Dr. Dario Azzelini, Johannes Kepler Universität, Linz  (Austria)
Erika Biddle-Stavrakos, York University, Toronto. Canada
Prof. Dusan Bjelic, University of Southern Maine
Werner Bonefeld, University of York, UK
Michaela Brennan, Ann Harbor, USA
George Caffentzis, Professor Emeritus, University of Southern Maine, USA
Chris Carlsson, Shaping San Francisco, San Francisco, CA, USA
Irina Ceric, Osgoode Hall Law School, York University,Toronto.
Harry Cleaver, Emeritus, University of Texas, Austin, USA
William T. Cleaver, Austin, Texas, USA
Mitchel Cohen, Brooklyn Greens, Green Party, Former Chair WBAI Radio. N.Y., USA
Laura Corradi, Universita’ della Calabria
Dan Coughlin, New York, USA
Patrick Cuninghame, Sociology Lecturer, Universidad Autonoma Metropolitana, Mexico City
Massimo De Angelis, The commoner.uk, London, UK
Federico Demaria, Universitat Autònoma de Barcelona, Spain
Dagmar Diesner, The commoner.uk, London, UK
Salvatore di Mauro, editor, Capitalism, Nature and Socialism. USA
Anna Dohm, Interventionist Left Germany
Silvia Federici, Emerita, Hofstra University, Hempstead, N.Y.
Jim Fleming, Autonomedia, New York.
Michael Hardt, Duke Univerity, Durham, North Carolina
Dr David Harvie, University of Leicester, UK
Conrad M. Herold, Dept of Economics, Hofstra University, Hempstead, N.Y.
John Holloway, Professor, Benemérita Universidad Autónoma de Puebla, Mexico
Brian Holmes, art and cultural critic, Chicago
Andrej Hunko, MP for the German Bundestag
Fiona Jeffries, Simon Fraser University, Vancouver, Canada
Lewanne Jones, Autonomedia, New York. USA
Nancy Kelley, HIRC of Harvard Law School, Cambridge, Massachussetts
Sabu Khoso, New York. USA
Peter Linebaugh, Toledo, USA
Federico Luisetti, University of North Carolina at Chapel Hill, North Carolina
Mari Lukkari, journalist, Finland
Caitlin Manning, California State University, Monterey Bay.
Barry Hamilton Maxwell, Cornell University, Ithaca, N.Y., USA
Massimo Modonesi, Coordinador del Centro de Estudios Sociológicos, Facultad de Ciencias Políticas y Sociales Universidad Nacional Autónoma de México
Donald Monty Neill, Boston, USA
John Malamatinas, Cologne-Germany
Pablo Mendez, University of British Colombia, Vancouver
Cristina Rousseau, Doctoral Candidate, York University, Toronto.
Stevphen Shukaitis, University of Essex, UK
Marina Sitrin, CUNY Graduate Center, N.Y. USA
Konstantine Stavrakos, environmental lawyer, Toronto.
Alberto Toscano, London, UK
Kevin Van Meter, Team Colors Collective & University of  Minnesota (Graduate Student), Minneapolis, MN
Chris Vance, Vancouver, Canada
John Willshire-Carrera, HIRC of Harvard Law SchoolCambridge, Massachussetts.
da NoTav.info

pc 13 agosto - Napolitano, speranza, baluardo e servo di Berlusconi-


ROMA - Ormai ha messo a punto le sue valutazioni, dopo lunghe giornate di riflessioni, incontri, telefonate, e al massimo fra due giorni Giorgio Napolitano scioglierà la "riserva" e spiegherà come la pensa sul braccio di ferro ingaggiato da Berlusconi per rivendicare un salvacondotto nonostante la sentenza della Cassazione. E sarà una dichiarazione ufficiale quella in cui, fra oggi e domani, il capo dello Stato metterà in fila gli aspetti e le possibilità formali di sua competenza sul caso, rispondendo così alla richiesta avanzata dal Pdl di un intervento per salvare l'ex premier.

Manca un unico tassello per completare il quadro che il presidente della Repubblica ha ormai quasi definito sul suo tavolo: un incontro a quattrocchi con Gianni Letta, l'uomo di collegamento fra il Colle e il Cavaliere, che con tutta probabilità varcherà domani i cancelli della tenuta di Castelporziano, dove Napolitano sta trascorrendo il periodo di vacanze estive.

È possibile perciò che proprio dopo questo incontro decisivo, che fa seguito a quelli con Brunetta-Schifani e con i vertici del Pd, arrivi la tanto attesa nota del Colle. Il capo dello Stato, stretto fra il pressing del Pdl e il no del Pd, anche dopo aver sentito gli uffici giuridici del Quirinale che gli hanno preparato un dossier, ha deciso dunque di rompere il silenzio e di farlo con una dichiarazione: pubblicamente, per sottrarsi al balletto di indiscrezioni, ipotesi, trame, alle mille voci sulle intenzioni del presidente della Repubblica che scuotono i partiti e mettono in affanno il governo. Una prima valutazione, magari non risolutiva, in cui il Colle farà il punto sotto il profilo formale, senza accogliere i diktat del Pdl ma magari rinviando alcuni aspetti a ulteriori approfondimenti. Con la necessità politica di tenere il governo al riparo dalle ritorsioni.

Sentiero stretto, col centrodestra che invece minaccia rappresaglie sull'esecutivo in caso di decadenza di Berlusconi (e anche questo aspetto il capo dello Stato vuol chiarire con Gianni Letta), ma al Colle le soluzioni fin qui prospettate per non far uscire di scena l'ex premier apparirebbero non praticabili. A cominciare dall'arma più forte e definitiva, quella della grazia, che il capo dello Stato può concedere solo in casi ben precisi. E adesso non è certo quello del Cavaliere, come probabilmente il Quirinale stesso s'incaricherà di chiarire nelle sue valutazioni.

Tante e troppe, poi, le delicate questioni ancora aperte per non far apparire un intervento pro-Berlusconi come una vera e propria ingerenza di Napolitano sulla magistratura e anche sul Parlamento. Non sono ancora note nemmeno le motivazioni della Cassazione (con la polemica in corso sul presidente Esposito), resta ancora da ricalcolare la pena accessoria dell'interdizione davanti alla corte d'Appello di Milano, deve riunirsi ai primi di settembre la giunta per le elezioni del Senato sull'incandidabilità. Ecco perché, con una situazione "processuale" del Cavaliere non definita e tanto complicata, per il Quirinale metterci la mani appare un'operazione impossibile e fuori dalle regole.

I

pc 13 agosto - i carc- nPCI una banda di utili idioti del teatrino della borghesia, estranei al movimento comunista marxista-leninista-maoista e a tutti i combattenti del movimento operaio e della rivoluzione socialista nel nostro paese

una  critica ad essi pervenuta

Per voi “passare all’offensiva” è instaurare un governo “popolare” composto da… Beppe Grillo, Antonio Di Pietro, Giorgio Cremaschi… e tanti altri noti “rivoluzionari” che hanno sempre cavalcato le lotte degli altri e il disagio dei lavoratori per costruirsi una credibilità politica da spendere nelle aule parlamentari o nei vertici del sindacato concertativo”.

lunedì 12 agosto 2013

pc 12 agosto - lotta No Muos... liberare il campo dagli opportunisti... a proposito di un comunicato del Pdac Sicilia

Abbiamo ricevuto segnalazione di un documento del Pdac Sicilia che gira su Facebook nel quale si afferma che i loro militanti erano presenti e nel quale si dà una versione dei fatti del 9 agosto al corteo No Muos a Niscemi che, dato che noi eravamo presenti, critichiamo riportando un commento a caldo di una nostra compagna che ci sembra abbastanza chiaro:

***
... innanzitutto questi del Pdac non erano affatto visibili negli scontri perché se c'erano non avevano bandiera;
avevo visto nei giri che facevo di perlustrazione essendo un po' più arretrata, quando eravamo sotto le antenne, dopo i tentativi di cariche della polizia e lo sfondamento di alcune reti e la salita nella base, da una parte un gruppo di persone che parlavano con la digos, e mi hanno detto che forse stavano trattando... poi ho avvisato gli altri
 ma questo non cambia la sostanza delle cose... e cioè il fatto che tutta la parte più agguerrita entrata nella base compreso noi non aveva nessuna intenzione di tornare indietro (trattative eventuali o no di alcuni!) e si voleva andare avanti ... cosa che si sarebbe fatta lo stesso...;


va bè poi c'è tutta la parte cobas e Milazzo opportunista di m. che è salita e si è messa avanti dopo che non c'era alcun pericolo... questi del PdAC dicono pure cose estremiste tipo occupazione a oltranza;

ma poi è un comunicato che offende (non mi viene altro termine in questo momento) anche tutta la gente “normale” niscemese e dintorni che invece si è incoraggiata ed è salita nella base proprio nella zona delle antenne e più avanti abbiamo rincontrato le famiglie niscemesi che avevamo conosciuto,
agguerritissime, senza alcuna paura, che ci hanno raccontato di come in alcune occasioni si organizzano nella azioni ecc.



.. e un'altra cosa...troppo facile criticare post in questi termini da dietro il pc
, perché non si andavano a “sciarriare” lì sul campo e non denunciavano la cosa apertamente lì sul campo?





infine sulla questione eventuali trattative
 sono quelle contraddizioni che rientrano nei giochi dialettici dei rapporti di forza che di volta in volta si presentano;
 ma il passaggio verso i tralicci dei manifestanti, nonostante lo schieramento delle forze “dell'ordine” è stato una vittoria perché per come erano messe le cose a mio avviso digos e polizia ci hanno dovuto riflettere;
 erano non tantissimi rispetto alle forze in campo, poi è salita buona parte del corteo, mamme, bimbi, giovani, anziani.... e avrebbero dovuto aumentare subito i numeri per contrastare il passaggio, il campo era apertissimo e anche un accerchiamento gli veniva difficile per quanti erano, c'era peraltro tutto un lato con un fossato che non coprivano assolutamente... 
ma pure alcuni articoli di giornali borghesi hanno scritto che le forze dell'ordine hanno desistito (testuali parole!) alla fine perché di fronte alle tante persone presenti avrebbero dovuto mettere in campo una repressione più forte...


insomma un comunicato di m. quello del PdAC che sminuisce del tutto l'azione di lotta "DELLE MASSE"
..."LA SQUALLIDA RESA" è' quella loro con queste posizioni!



***

Quindi, non solo non hanno partecipato ai momenti più importanti che hanno aperto la strada all'occupazione stando nei fatti e in ogni senso alla coda di tutta la manifestazione, ma si vorrebbero dare un tono dicendo fesserie, descrivendo dinamiche che non si sono verificate e che i telegiornali e la stampa borghese hanno mostrato e detto in mille modi; fanno gli estremisti parolai, “non si doveva trattare”, “nessuna occupazione ad oltranza”, dimostrando, nel caso fossero sinceri, una totale ignoranza delle dinamiche della lotta delle masse! E una spocchiosa accusa ad altri militanti, accusati di mancanza di democrazia (!)

Per quanto ci riguarda, l'obbiettivo che strada facendo si è meglio chiarito, è stato quello di saggiare la forza del nemico per riprendersi i compagni sui tralicci con un'azione di forza sottraendoli alla ritorsioni della repressione. Obbiettivo pienamente riuscito!
E bisognava vedere la contentezza nelle facce di tutti, il senso di liberazione e le parole piene di gioia dei niscemesi, innanzi tutto, delle donne, mamme... degli anziani che dicevano“è un fatto storico”, “non è mai accaduto prima”, “adesso la lotta cambierà...” per rendersene conto!



Circolo proletari comunisti Palermo




pc 12 agosto - NO TAV . lo stato di polizia e di guerra contro il movimento , non ferma la lotta

Storie di ordinaria repressione in Val Susa


altPubblichiamo due testimonianze relative all'ennesimo episodio di abusi e violenza da parte della polizia nel territorio ormai completamente militarizzato della Val Susa. Quanto accaduto ieri, al ritorno della manifestazione in cui centinaia di persone, per lo più over 50 si sono dirette alle reti del cantiere di Chiomonte, è un grave episodio che seppure singolare non si può ritenere isolato ed eccezionale, anzi, sempre più spesso diventa ordinarietà nelle strade della Val Susa.
Sabato 10 agosto, ore 19,40 circa, all'imbocco della strada per susa da giaglione, dopo il bivio per venaus: stiamo tornando a casa dopo la manifestazione degli over 50 alle reti. Vediamo un'automobile bloccare improvvisamente dopo la curva un'altra macchina. È una macchina della digos, lo capiamo perchè riconosciamo 2 soggetti che erano all'interno del cantiere oggi. Uno dei diue cerca di afferrare uno dei due ragazzi fatti scendere dalla macchina, spingendolo violentemente verso il guardrail e insultandolo pesantemente.
Noi, come altre macchine di notav, vista la scena, ci fermiamo poco oltre, appena possible e accorriamo sul posto, per capire cosa succede: arrivati vicino ai ragazzi, sentiamo uno della digos minacciare uno dei due giovani fermati, mentre l'altro controlla i documenti.
Alla nostra  richiesta del perchè di questo controllo, ci vene malamente risposto che i due ragazzi erano stati riconosciuti tra i manifestanti intorno alle reti,... accusandoli anche di averli apostrofati, nonostante i ragazzi negassero il fatto. Intanto sono anche accorsi due abitanti della casa di fronte, evidentemente indignati di quanto stava succedendo.
Soltanto la nostra presenza ha fatto sì che la digos decidesse di cambiare parzialmente atteggiamento e se ne andasse, dopo aver restituito i documenti.
Domanda: cosa sarebbe successo se questo fosse accaduto alla sera tardi senza spettatori indesiderati? Questo è il clima che ci vogliono imporre? Quando  capiranno questi signori che la valle vigila e non  permetterà loro di fare ciò che vogliono, perchè l'indifferenza e l'egoismo qui non è di casa?

Questo è il racconto di Marco, uno dei ragazzi fermati:
I ragazzi in questione siamo io e mio cognato Stefano, con noi era presente anche mia madre. L'auto della digos (fuoristrada Hyundai Terracan verde targato *******) ci ha affiancato occupando la corsia opposta ,nel momento in cui sopraggiungeva un'altra vettura, sfiorando di poco un incidente, e mi ha tagliato la strada costringendomi a fermarmi.
Sono scesi, erano in borghese e non si sono identificati, hanno cercato di forzare le portiere, scesi dalla macchina hanno afferrato violentemente mio cognato e mettendogli le braccia dietro la schiena lo hanno sbattuto prima sul cofano della macchina e poi su un muretto, ci sottopongo a una perquisizione in cui ci ritirano i documenti e ci insultano dicendoci che siamo delle merde, nullità, dicono a mia madre di vergognarsi per come mi ha allevato e che devo portargli rispetto perché dice potrebbe essere mio padre, al che gli rispondo che mio padre mai farebbe un lavoro tanto ignobile.
Ci fotografano e minacciano di denunciarci e arrestarci sul momento, ma poi si accorgono che stavano arrivando molti altri compagni no tav a soccorrerci e allora sorpresi fuggono velocemente... È stata una vera e propria aggressione!
Ringrazio tutti coloro che si sono fermati ad aiutarci, non so cosa sarebbe successo altrimenti...

pc 12 agosto - il Parlamento diretto da Napolitano e Letta con il sostegno determinante del PD non vuole lavorare per mettere fuori gioco Berlusconi

Decadenza B, si discute ad agosto? No di Stefàno a richiesta M5S

La richiesta avanzata dal capogruppo in giunta elezioni al Senato, Roberto Giarrusso: "I venti giorni per la difesa scadono il 28, dal giorno dopo vogliamo essere in aula". A motivarla, il sospetto che il Pdl punti a temporeggiare e far cadere prima il governo per lasciare l'ex premier al suo posto. Ma il presidente Stefàno frena

Silvio Berlusconi
Le ferie agostane non placano il dibattito sulla decadenza di Silvio Berlusconi. La seduta della giunta per le elezioni ed immunità del Senato è stata convocata per il prossimo 9 settembre, come effetto della concessione del termine a difesa di venti giorni. Ma il Movimento 5 stelle vuole stringere i tempi. Il capogruppo in giunta, Michele Giarrusso, ha infatti chiesto al presidente in quota Sel, Dario Stefàno, di anticipare, già ad agosto, la discussione della posizione dell’ex premier. “La giunta ha concesso a Berlusconi un periodo di pausa per preparare la sua difesa, non per sfasciare il Paese”, spiega Giarrusso. “Se questa è la sua strategia, anche noi cambiamo la nostra”. Ipotesi subito scartata da Stéfano che ha ribadito come all’unanimità la giunta abbia deciso di riunirsi il 9 settembre prossimo: “La vicenda Esposito e quella della decadenza da senatore di Berlusconi sono due vicende distinte. Ciò che accadrà al Csm non interesserà l’attività della giunta ne può modificare gli atti in nostro possesso come la sentenza della Corte Costituzionale che ci ha indicato la strada della incandidabilità e dell’eventuale decadenza “.
A scatenare la reazione del M5s sono state le ultime iniziative del Pdl: l’accerchiamento nei confronti del giudice della Cassazione Antonio Esposito, sulla cui intervista al Mattino si stanno muovendo parallelamente sia il Ministero della Giustizia (con il Guardasigilli, Anna Maria Cancellieri, che ha dato mandato di ‘approfondire’ il caso), sia il Csm (sulla pratica c’è stata un’accelerazione e verrà discussa nei prossimi giorni). Ma anche la “melina” sulla decadenza. E non da ultimo l’attacco diretto sul tema dell’Imu, che comincia ad aprire le prime crepe in maggioranza. Il timore è che il Popolo delle Libertà punti a dilatare al massimo i tempi della procedura di espulsione e interrompere prima la legislatura, così da potersi ripresentare alle urne lasciando Berlusconi sulla sua poltrona di senatore (a cui però, a rigor di legge, l’ex premier non potrebbe essere in ogni caso ricandidabile).
Il sospetto, però, è bastato ad indurre il Movimento 5 stelle a passare al contrattacco. Spiega Giarrusso: ”I venti giorni, a partire dall’8 agosto, scadono il 28. Quindi noi, dal giorno dopo, chiederemo che si tenga subito la seduta, e che all’indomani sia convocata subito l’aula”. Per il momento, però, il presidente di giunta Stefàno si mantiene prudente: ”Non dobbiamo mai dimenticarci che siamo un organismo para giudiziario, non politico, quindi dobbiamo rispettare la legge, noi per primi. I venti giorni per il diritto alla difesa sono obbligatori, a Berlusconi non potevamo negarli. Il calendario rispetta la procedura, in cui ai venti giorni si aggiunge qualche ora al relatore Augello per studiare anche la memoria difensiva che Berlusconi presenterà”.
La questione, comunque, pare solo rimandata di poche ore. Non resta che attendere: fine agosto, probabilmente inizio settembre. Poi il dibattito sulla decadenza di Silvio Berlusconi s’infiammerà. A metterà a dura prova la tenuta del governo. L’ultimo monito in ordine di tempo al Partito Democratico arriva dall’ex presidente del Senato, Renato Schifani, dalle pagine del Corriere della Sera: ”Temo che il Pd non abbia valutato a fondo le conseguenze di questa sua intransigenza”, avverte. Un’allusione, neanche troppo velata, alla ricaduta politica del tira e molla su Berlusconi. Appunto.

pc 12 agosto - l'autunno che ci serve è di organizzazione e lotta politica

Scioperi generali come quello del 18 ottobre già dichiarati e da fare, manifestazioni nazionali di movimento già programmate, da vedere nei contenuti e forme se sostenere o meno, ripresa e proseguimento delle lotte operaie, proletarie, sociali - vedi casa-, partecipazione e sostegno ai movimenti NOTAV- NOMUOS-NOF35... tutte iniziative giuste, ma per noi questo autunno è importante che i comunisti autentici- che per noi sono e devono essere marxisti-leninisti-maoisti - scendano in campo costruendo o contribuendo a costruire il nuovo partito rivoluzionario del proletariato agente - che per noi significa Partito Comunista di tipo nuovo, partito comunista maoista-, costruire il fronte unito nell'azione politica di avanguardia e di massa contro la borghesia, i suoi governi , il suo stato, esercitare, imparare a nuotare nuotando, la forza necessaria per porre con chiarezza la via della rivoluzione, contro tutte le varianti della via elettorale, per l'obiettivo del potere operaio e proletario.
Il lavoro teorico-formativo estivo è in funzione di questo programma.

proletari comunisti - PCm Italia
agorto 2013

domenica 11 agosto 2013

pc 11 marzo - NO MUOS - crocetta fai schifo !

Le mamme No Muos a Crocetta: “la mafia porta la cravatta”

Le mamme No Muos a Crocetta: “la mafia porta la cravatta”

Mentre alcune procure siciliane cercano di creare allarme sulle “infiltrazioni degli anarco-insurrezionalisti” tra i manifestanti che venerdì pomeriggio hanno invaso a migliaia la base militare statunitense di contrada Ulmo e annunciano inchieste, il governatore Crocetta ha fatto ieri parlare di sé dichiarando che tra i No Muos ci sono anche dei mafiosi. 
Lo smacco per l’ex eroe dei siciliani è palese: nonostante il periodo festivo e nonostante la calura a migliaia sono arrivati da tutta la Sicilia, e non solo, a Niscemi per dire no al mostro a stelle e strisce, e la posizione del governatore – prima PCI, poi PRC, poi ancora Verdi, in seguito Pdci e ora Pd (!) – diventa sempre più scomoda dopo il suo voltafaccia sull’autorizzazione alla costruzione del mega impianto radar che secondo numerosi studi scientifici avrà enormi effetti nocivi sull’ambiente e sulla popolazione dei territori circostanti. E così ecco tirar fuori da parte del navigato leader politico l’accusa di mafiosità per chi si oppone a un progetto, dice Crocetta, che dobbiamo accettare perché la legge lo impone. Nulla di più facile, in Sicilia, che dare del mafioso a qualcuno, ottenendo così per tutta la giornata di ieri le prime pagine dei quotidiani e dei siti di informazione. Già lo scorso 4 agosto scorso il presidente della Regione in un'intervista concessa alla “Voce di New York” aveva accusato i suoi critici di ''disonestà'', dicendo che all’interno del movimento contro la base USA ''gli attivisti intransigenti, i No Muos, alcuni No Global, parte degli anarco-insurrezionalisti ed esponenti di ambienti mafiosi''. Accuse poi ribadite in un'intervista pubblicata ieri sul quotidiano “La Repubblica” in cui ha affermato: ''In una realtà come quella di Niscemi é scontato che anche gli ambienti della criminalità organizzata si approprino di una vicenda del genere, e credo che il dissenso nei miei confronti oltre che da qualche componente ideologica provenga da quegli ambienti''.
Ma i portavoce del Movimento No Muos hanno risposto per le rime allo spregiudicato governatore. La coordinatrice delle ''Mamme No Muos'' di Niscemi, Concetta Gualato, ha subito replicato: ''Crocetta si inventa la presenza della mafia tra i No-Muos perché non sa come giustificare il suo voltafaccia con il provvedimento della revoca delle autorizzazioni agli americani. Piuttosto, c'é da dire che la mafia - aggiunge - parte dai palazzi del potere e sta facendo gli interessi degli americani. I mafiosi oggi indossano la cravatta e non sono certo tra i manifestanti No Muos che sono gente semplice e generosa''. Sul proprio sito poi i No Muos scrivono: ''Venga a Niscemi, il governatore, come fece in campagna elettorale, fiero di roboanti promesse. Venga a raccontare la verità sugli squallidi maneggi che lo hanno convinto ad annullare le revoche''.

pc 11 agosto - NO TAV l'assedio continua e scarcerati e compagni

Valsusa: gli over 50 assediano il cantiere. Scarcerati i tre arrestati
Armate di martelli di gommapiuma e tamburi, alcune centinaia di No Tav hanno sfilato nel pomeriggio di ieri tra Giaglione e Chiomonte, fino a raggiungere le reti del cantiere della Torino-Lione a Maddalena di Chiomonte. Una manifestazione goliardica e rumorosa, che ha voluto simulare i World Master Games, i giochi per over 35 in corso a Torino nella giornata dedicata dai No Tav ai manifestanti ‘Over 50’. I manifestanti, armati di martelli di gommapiuma e tamburi, hanno simulato l'abbattimento dei muretti eretti a difesa del cantiere.
Un resoconto della giornata lo fornisce il sito NoTav.info insieme alla buona notizia della scarcerazione dei tre attivisti arrestati alcuni giorni fa, a parziale smentita dei teoremi accusatori della Procura di Torino che ha voluto accusare il movimento di metodi eversivi e terroristici.
Centinaia in Clarea e reti tagliate, il patto tra generazioni No Tav!

Quella di oggi è stata una splendida risposta che il movimento No Tav ha dato alle ultime settimane di attacco frontale da parte della lobby del Tav e in centinaia, moltissimi valsusini over 50 ma anche parecchi giovani che a casa non riescono a stare, si è tornati in Clarea.
Se ieri leggendo i giornali  quell’angolo di valle sembrava interdetto definitivamente ai non autorizzati,  ecco che proprio li oggi son tornati a risplendere i volti, le voci e i colori No Tav.
Una manifestazione colorata e festosa che però ha dichiarato da subito la sua determinazione nel voler arrivare nel cuore della Clarea, a ridosso del cantiere della devastazione, dove si sta scavando un buco che, già si sa, non porterà da nessuna parte.
Abbattere il muro della menzogna, gettare su tutti loro la vergogna ma, soprattutto, stringere una volta di più quel patto generazionale tra gli anziani (perdonateci il termine) e i giovani del movimento, quelli che la magistratura ha messo sotto attacco e che all’interno del movimento hanno trovato e troveranno sempre immensa solidarietà.
Non dimentichiamo, infatti, gli arresti degli ultimi mesi, i fogli di via, le botte, le molestie, le perquisizioni con accusa di terrorismo e rivediamo nello spirito della manifestazione di oggi un rifiuto a tutti quei divieti e al tentativo di dividerci tra buoni e cattivi.
La marcia, partita da Giaglione alle 16.30 ha visto da subito in prima fila gli over 50 con i martelli per abbattere il muro della vergogna, quello del cantiere Tav.
Mentre i primi arrivavano alle reti, altri gruppi di No Tav sopraggiungevano dai vari punti della Clarea. Quest’oggi non c’erano visibili posti di blocco, solo degli idranti posizionati al di la delle reti che non sono stati messi in funzione e, ovviamente, numerosa polizia all’interno del fortino.
Importante la presenza delle donne, in prima fila e determinate, all’indomani di quella vergogna che passerà alla storia come decreto contro il femminicidio, trasformato strada facendo in decreto sulla sicurezza per la quantità di argomenti che strumentalmente hanno inserito al suo interno.
In diversi punti del cantiere le reti sono state tagliate, perché li non c’è nulla di sacro o inviolabile, e poi con calma la marcia si è diretta verso il campeggio di Chiomonte dov’è tutt’ora in corso una grigliata e si fa festa.
Prosegue così l’estate di lotta, col campeggio oramai stabilito a Chiomonte e molte altre iniziative in programma.
E’ il summer time, è il tempo della lotta!
Scarcerazione per i 3 No Tav arrestati durante lo sgombero del Vernetto
Questa la decisione con cui ieri il Gip ha respinto la richiesta del pubblico ministero Rinaudo che ne richiedeva la custodia in carcere. Ennesimo rimando negativo per il pm con l’elmetto quindi, che insieme al leghista Padalino, sarebbe la punta di diamante del pool che la Procura di Caselli ha istituito contro il Movimento No Tav.
E mentre La Stampa prova trasformare in trionfo una notizia che in realtà ha un significato diverso, i nostri fanno ritorno a casa con la misura dell’obbligo di dimora.
L’ennesima forzatura cercata da parte della magistratura quindi cade, portandosi dietro una lunga scia di vittorie cantate poi trasformate in pive nel sacco.
Ieri diverse persone ad accogliere i 3 attivisti fuori dal carcere, che stanno bene e non si sono fatti intimidire.
In attesa di ritrovarvi nelle nostri valli, un abbraccio a Gaia, Domenico e Gabriele!

Forza No Tav!

pc 11 agosto Belfast riprende la rivolta contro la repressione imperialista inglese

Belfast, notte di violenze:
56 poliziotti feriti negli scontri

I disordini sono scattati durante una marcia repubblicana organizzata per commemorare la data del 9 agosto 1971, quando entrò in vigore la Internement Law, legge permetteva alla polizia di arrestare e trattenere a tempo indeterminato i sospettati di legami con il terrorismo
BELFAST - Notte di violenze a Belfast, a margine di una marcia repubblicana per commemorare la data del 9 agosto 1971, quando cominciarono gli arresti senza processo in Irlanda del Nord (Internement Law, la legge, approvata durante uno dei momenti di maggiore violenza politica in Irlanda del Nord, permetteva alla polizia di arrestare e trattenere a tempo indeterminato i sospettati di legami con il terrorismo): cinquantasei poliziotti sono rimasti feriti negli scontri.

Cinque agenti sono stati ricoverati in ospedale, ha riferito la polizia di Belfast, che è stata attaccata con lanci di mattoni, pezzi di metallo, petardi e pinte di birra. Gli scontri sono scoppiati quando alcune centinaia di protestanti hanno voluto bloccare il corteo di repubblicani.

pc 11 agosto - Rimini manifestazione degli immigrati contro vigili e commercianti razzisti


Rimini, rivolta dei venditori abusivi
contro le ronde di vigilantes in spiaggia

In cento hanno fatto una manifestazione non autorizzata contro le nuove misure volute dal Comune per limitare il fenomeno degli ambulanti. Turisti spaventati

RIMINI - Questa mattina sulle spiagge di Rimini, complice il cielo grigio, il clima era insolitamente inquietante: decine di uomini delle forze dell’ordine in tenuta militare a presidio degli stabilimenti, numerosi venditori ambulanti riuniti in gruppo a discutere, turisti che osservavano sospettosi l’evolversi della situazione. In questa atmosfera hanno esordito le ronde anti-abusivi, i gruppi di vigilanti privati chiamati dal Comune per contrastare il commercio illegale e fatti partire in tutta fretta all’indomani di diversi episodi di violenza, in particolare nella zona di Rimini Sud, nell’ultimo dei quali è stato coinvolto anche un bagnino, colpito da un ambulante che, in fuga da una retata dei carabinieri, ha iniziato a brandire lettini e ombrelloni. Circa sessanta uomini si sono distribuiti tra il bagno 60 e il 150, la zona più calda della costa, per iniziare a “dissuadere” i venditori abusivi. Dopo poco tempo, però, alcuni degli ambulanti hanno deciso di reagire, improvvisando una protesta sulla spiaggia: all’altezza dei bagni 120-121, a Rivazzurra, un fitto gruppo di nordafricani, senegalesi e cingalesi - circa 150 persone in tutto - ha organizzato una manifestazione, percorrendo il lungomare tra lo sconcerto dei turisti al grido di “lavoro, lavoro”, e “assegno di disoccupazione”.  Durissima la posizione dei bagnini: “Mi fanno ridere: il popolo senegalese protesta perché pretende il diritto di vendere oggetti contraffatti”, dice Andrea Manfroni, titolare dei bagni 119/120, fratello del bagnino colpito da un lettino la
scorsa notte. “Peccato che poi ci sia poco da ridere. Il problema è serio: i clienti sono
indignati, qualcuno ha deciso di non scendere più in spiaggia, per noi la situazione è
veramente grave”, afferma. “Io ho due bambini, non mi sento per niente sicura qui”,
gli fa eco una turista.

P

pc 11 agosto - egitto i militari golpisti marciano verso il bagno di sangue

Sisi non è un 'nuovo Nasser' ma un nuovo Pinochet Ultimatum dei generali

la protesta

...Un campo vasto, simile a un campo trincerato, attorno alla moschea di Rabaa Al-Adawiya, nel quartiere di Medinet Nasr; e un altro sulla piazza Al-Nahda, in prossimità dell'Università del Cairo. Più che due enormi sit-in di protesta, sono due aree autonome, dissidenti, popolate da decine di migliaia di uomini e donne. Intere famiglie con vecchi e bambini arrivate dai sobborghi della capitale o da lontane province dell'Egitto rurale....Sono ormai comunità organizzate, con mercati, ospedali d'emergenza, vigili che regolano il traffico e servizio di sicurezza. L'accesso ai due accampamenti, delimitati in più punti da sacchi di sabbia, è regolato come se si trattasse di isole territoriali indipendenti. ... La sfida è chiara ed è rivolta all'esercito, e in particolare al generale Abdel Fattah Al-Sisi, l'uomo forte del momento: vice primo ministro, ministro della difesa e soprattutto capo del Consiglio supremo delle forze armate. ...E gli ordini di sgombero emessi dal primo ministro sono caduti nel vuoto. La stessa fine potrebbe fare l'ultimatum di 24 ore appena lanciato dai generali. Sia pure con variabile fermezza, la gente arroccata nei due accampamenti si dichiara pronta ad affrontare un intervento dell'esercito.
Ma il generale Sisi non può impegnare tanto facilmente i suoi soldati in un'operazione che metterebbe a repentaglio la vita di migliaia di donne e bambini. E comunque di decine di migliaia di persone che si presume siano disarmate.. e il bagno di sangue sarebbe inevitabile. Per abbattere le barricate sarebbe necessario l'impiego di mezzi pesanti. .. C'è chi non esclude che si arrivi a privare d'acqua ed elettricità i due accampamenti. Una soluzione estrema che appare improbabile. Un liberale come il vice presidente Mohammed El-Baradei, e tanti altri esponenti dell'esecutivo, non autorizzerebbero un'azione del genere. Lo stesso vale per l'esercito, che si dichiara "del popolo". Le reazioni dei soldati, in larga parte coscritti e non insensibili ai richiami religiosi, sarebbero del resto imprevedibili.

pc 11 agosto - documento del PCm Nepal maoista per il boicottaggio delle elezioni

Condurre attivamente e con forza il movimento di boicottaggio con la larga partecipazione delle masse!

Scriviamo la Costituzione della Repubblica Popolare Federale attraverso il movimento di massa!


Amate masse del nostro popolo, con la regia del governo non politico guidato dal più alto magistrato in carica, è stato messo in scena il dramma della seconda elezione dell'assemblea costituente, prevista per il 19 Novembre 2013, seguendo i piani e diktat dell'imperialismo e dell'espansionismo e per impulso del patto di sindacato di quattro partiti per mettere da parte i ventiquattro partiti che si oppongono, sui trentadue parti presenti nella disciolta AC.
Non siamo contrari in assoluto alle elezioni dell’CA, ma queste elezioni non si tengono per scrivere una costituzione per il popolo, ma sono piuttosto parte del piano di portare il paese verso la Sikkimizzazione. Perciò il nostro partito, il Partito Comunista del Nepal-maoista, ha deciso di boicottare attivamente e con determinazione questa cosiddetta seconda elezione. La decisione si basa sugli interessi e l'opinione del popolo. Facciamo accorato appello alle amate masse del nostro popolo a rendere il movimento di boicottaggio efficace e un grande successo.
Sono le Masse le creatrici della storia, il popolo nepalese ha sempre lottato per salvaguardare l'indipendenza nazionale, la democrazia e per risolvere i problemi fondamentali della vita della gente. Tantissimo sangue e sudore è stato versato nei movimenti, prima e dopo il 1951. La questione della scrittura di nuova costituzione attraverso l’elezione dell’AC era già all'ordine del giorno nel 1951. Diversi movimenti popolari di massa sono esplosi nel 1979-1980 e 1990-1991 per liberare il paese dalla morsa di una condizione semi-feudale, semi-coloniale e neo-coloniale e per scrivere una nuova costituzione. In questo processo alcuni partiti politici hanno anche intrapreso lotte armate.
In questo processo il nostro partito, il PCN (Maoista), ha condotto per 10 anni la grande guerra popolare, dal 13 febbraio 1996 ed è entrato nel processo di pace per scrivere la costituzione popolare attraverso l'Assemblea costituente. Finalmente si tennero le elezioni per l'Assemblea Costituente hanno e sono furono fatti grandi sforzi per scrivere una costituzione per il popolo. Perché alla fine non si è riusciti a scrivere la Costituzione? Perché le forze regressive, anti-popolari e i difensori dello status quo non ha voluto scrivere una costituzione popolare. Anche una parte del partito maoista, il gruppo dei neo-revisionisti, ha capitolato e si è accordato con il nemico di classe.
Da ultimo l’AC è stata sciolta. Ancora una volta nella storia nepalesi sono stati gravemente ingannati. È stato un grave tradimento e disonore, contro i desideri, le aspirazioni, lo spirito, i sogni e gli ideali espressi nel corso delle lotte delle masse, nelle lotte armate e in particolare nei dieci anni della grande guerra popolare, dai valorosi martiri e da chi è e scomparso, dai combattenti ferito e mutilati e dalle grandi masse. Questo tradimento e umiliazione non potrà mai essere accettato. Vendicando questo tradimento e l'umiliazione, il popolo nepalese alla fine prevarrà e creerà un nuovo Nepal. Noi staremo in prima linea in questa grande campagna.
Per cambiare, amate masse. Ora il paese è in una condizione semi-feudale e semi-coloniale. I problemi dell’indipendenza nazionale, della democrazia e della vita del popolo hanno assunto dimensioni gravi. Il paese sta affrontando una grave oppressione a causa del trattato del 1950 e degli iniqui trattati con l'India. Il popolo nepalese è stata assalito dalle frontiera con intrusioni, terrore, saccheggi nelle zone di confine per l’intervento dell'India. Tutto il Terai è inondato dalle piene causate dall’alta diga e dagli sbarramenti del Koshi, unilateralmente costruiti dall’India. Non solo Koshi e Gandak ma anche i giganteschi impianti idroelettrici dell’Alto Karnali, l’Alto Marsyangdi e Arun III siano stati ceduti alle società estere. La responsabilità della costruzione e la sicurezza degli aeroporti tra cui l'Aeroporto Internazionale di Tribhuwan sono stati ceduti alle classi dominanti indiane.
Da un lato, ancora non si riconosce il diritto di cittadinanza a dei veri cittadini nepalesi, dall'altra, sono in corso cospirazioni per concedere la cittadinanza ad immigrati di origine straniera. L'oppressione del paese da parte dell'imperialismo e dell'espansionismo nel campo dell'economia, della cultura, della politica e della società si è intensificata e il paese marcia verso la Sikkimizzazione. In questa situazione, la questione dell'indipendenza nazionale si è fatta grave.
Cos’ come la condizione del popolo, gli operai, i contadini, le donne, i dalit, le nazionalità indigene, i Madhesi, i musulmani e i popoli delle regioni oppresse sono soppressi dal feudalesimo, dal patriarcato, dal brahmanesimo feudale, dallo sciovinismo del Tarai ecc I problemi dei loro diritti democratici sono sempre più gravi. Perfino la questione della sopravvivenza ha assunto dimensioni gravi per il popolo. I problemi dei contadini poveri, del lavoro forzato, dei braccianti senza terra sono irrisolti.
Il compito della riforma agraria rivoluzionaria e dell’edificazione di un’economia nazionale è stato trascurato. Il paese annaspa nella povertà. Dilagano corruzione e mercato. Il nostro movimento di boicottaggio è indissolubilmente legato alla soluzione di questi problemi. Perché il boicottaggio delle cosiddette elezioni? Il nostro partito sta boicottando la cosiddetta seconda elezione dell'Assemblea Costituente, Perché? A che serve questo boicottaggio?
  • Le elezioni hanno lo scopo di portare il paese sotto il dominio delle potenze straniere e verso la Sikkimizzazione, secondo i di alcuni dei centri di potere internazionali, mettendo da parte i partiti che facevano parte della disciolta AC, e gli altri parti politiche coinvolti nel movimento.
  • Si cerca di portare il paese verso un sistema senza partiti e poi verso il fascismo, con la negazione del ruolo dei partiti nel sistema politico. è stato calpestato perfino lo stesso concetto borghese della separazione dei poteri e dell’indipendenza della magistratura.
  • L'elezione si svolge sotto la guida di un governo fantoccio che agisce sotto la guida delle forze su mandato e agli ordini di centri di potere stranieri, preferito a un governo che rappresenti il popolo nella scrittura di una costituzione popolate attraverso l'AC.
  • Questo meccanismo politico è stato imposto dagli stessi leader che non sono riusciti a scrivere la costituzione nella precedente AC e da chi ne ha provocato lo scioglimento.
  • Non c’è nessun presupposto e possibilità di scrivere una costituzione popolare con elezioni che si tengono sulla base del decreto regressiva del 14 marzo 2013, adottato in deroga e violazione della Costituzione ad interim, in modo anticostituzionale e antidemocratico.
  • Le richieste avanzate dal nostro ed altri partiti che stanno guidando la lotta in corso, tra cui l'annullamento del decreto regressivo del 14 marzo 2013 e la formazione di un governo di unità nazionale, basato sul consenso tra i partiti attraverso una tavola rotonda, sono ignorate.
  • È diventato imperativo scrivere una costituzione popolare in sintonia con il mandato, la volontà e lo spirito del popolo espressisi attraverso il movimento popolare. Per tutte queste ragioni il boicottaggio della cosiddetta seconda elezione del CA è necessario. Nella situazione attuale, non c’è alternativa al movimento per il boicottaggio.
Nel rispetto dell'indipendenza nazionale e del popolo, stiamo lottando tenacemente a difesa dell’indipendenza nazionale del paese e dei diritti democratici del popolo. Anche col movimento del boicottaggio anche, assumiamo di fronte alle masse il nostro impegno a:
  • Porre fine allo stato reazionario e stabilire lo stato della Repubblicano Popolare Federale.
  • Difendere l'indipendenza e la sovranità del paese e abolire tutti i trattati iniqui, compreso quello del 1950, e ottenere nuovi trattati basati sulla parità e i reciproci interessi.
  • Affermare i diritti dei lavoratori, contadini, donne, dalit, nazionalità indigene, Madhesi, musulmani, popoli delle regioni oppresse e della borghesia nazionale e garantire il pieno funzionamento di un sistema elettorale rappresentativo proporzionale e inclusivo in tutti gli organi dello Stato per le classi e comunità oppresse. Garanzia delle prerogative di donne, dalit e musulmani. Stabilire il federalismo delle l'identità nazionali oppresse, la loro autonomia nazionale e il riconoscimento del diritto all'autodeterminazione e il primato delle masse locali sulle risorse naturali.
  • Risolvere i problemi fondamentali della vita del popolo, tra cui l'istruzione, la salute, l’autosufficienza alimentare, il lavoro e la casa.
  • Costruire un’economia nazionale indipendente, mettere finire al latifondo feudale della terra e realizzare la riforma agraria rivoluzionaria.
  • Tutelare l'interesse e il diritto di studenti, insegnanti, professori, intellettuali, funzionari pubblici e forze dell’ordine, scrittori, artisti e giornalisti.
  • Stabilire un’educazione democratica, un sistema giudiziario e la laicità, edificare una cultura nazionale, democratica e scientifica. In accordo con le aspettative, aspirazioni, volontà e spirito del grande popolo nepalese, è necessario incorporare tutte queste questioni fondamentali suddetti nel contenuto della nuova costituzione e il nostro partito si impegna totalmente a farlo. Il nostro movimento di boicottaggio si basa su questo impegno.

La nostra posizione per una soluzione politica

Il consenso politico di una volta si è dissolto. Il gruppo del partito maoista che aveva condotto la guerra popolari e gli altri partiti politici sono completamente screditati. La volontà e i sentimenti del popolo vengono completamente negati. In questa situazione serve un nuovo consenso politico. per ottenere una via d’uscita politica durevole, è necessario annullare il decreto regressive del 14 marzo 2013, tenere Conferenza di tavola rotonda di tutti i partiti, formare un Governo di unità nazionale con tutti partiti politici e avere consenso generale sulle questioni di fondo della costituzione. Se questo non si realizza, la costituzione popolare andrà scritta attraverso il movimento di massa e nelle piazze.
Il nostro movimento di boicottaggio va in questa direzione. Nessun riuscirà a confondere il popolo e spingere indietro la storia in alla vecchia maniera. Amate masse, che volte la liberazione, ci siamo impegnati ad avanzare risolvendo i problemi dell’indipendenza nazionale, della democrazia e della vita del popolo. Il nuovo Nepal non potrà prendere forma senza lottare contro gli elementi impegnati a trascinare indietro il paese, che vogliono consegnare il Paese alla reazione straniera, che vogliono rendere le masse loro schiave, che vogliono infrangere i sogni della gente e sentimenti manifestati nei movimenti di massa e nella guerra popolare e che, infine, non vogliono scrivere una costituzione popolare.
Per boicottare la seconda elezione dell’AC e scrivere una costituzione popolare, il nostro partito fa specialmente appello a partecipare al movimento di massa con tutta la determinazione per liberazione masse. Facciamo anche un appello a tutte le forze politiche patriottiche, repubblicane e di sinistra ad aderire al movimento di boicottaggio.

Boicottiamo l’anti-nazionale, anti-popolare e regressiva seconda elezione della Costituente! Conduciamo attivamente e con forza il movimento di boicottaggio, con la massiccia partecipazione del popolo!

Scriviamo la nuova costituzione col nuovo movimento di massa!

Parole d’ordine

  • Difendere l'indipendenza nazionale!
  • Abolire i 25 punti del decreto anti-nazionale e antipopolare del 14 marzo 2013!
  • Boicottiamo la cosiddetta seconda elezione della Costituente!
  • Le elezioni in questa situazione sono una truffa!
  • Diritto di cittadinanza per tutti i veri nepalesi!
  • Cancellare il decreto anti-nazionale sulla cittadinanza!
  • Sciogliere il governo fantoccio dei burocrati!
  • Formare un governo di unità nazionale!
  • Costruire nuovo consenso politico attraverso la tavola rotonda di tutti i partiti!
  • Scrivere la costituzione della repubblicana popolare federale!
  • Garantire la piena rappresentanza proporzionale in tutti gli organi dello Stato!
  • Risolvere i problemi della vita del popolo!
  • Facilitare subito e calmierare i prestiti e l’acquisto di mangimi, attrezzature agricoli, sementi per i contadini!
  • Combattere duramente la corruzione, mercato nero e caro-vita!
  • Soccorrere le vittime di inondazioni e frane!
  • Implementazione completa del sistema elettorale proporzionale!
  • Rompere il patto di sindacato dei quattro parti!
  • Abrogare tutti i trattati ineguali, compreso quello del 1950!
  • Abrogare tutti gli accordi sull’Alto Karnali, Arun III e la diga di Koshi, che sono contro l'interesse nazionale!
  • Abrogare il BIPPA e revocare la decisione di cedere all'India la gestione dell'emigrazione, compreso l'aeroporto internazionale di Tribhuwan,!
  • Revocare il permesso di apertura degli uffici emigrazione indiani a Lumbini e Pashupatinagar!
  • Abbasso il revisionismo di destra!
  • Abbasso il feudalesimo, l'imperialismo e l'espansionismo!
  • Viva la rivoluzione di nuova democrazia!
  • Unire tutte le forze patriottiche, repubblicane e di sinistra!
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CC del PCN-M, 25 luglio 2013

pc 11 agosto - riprendono per iniziativa del nuovo Partito Comunista maoista in Nepal le occupazioni delle terre

Il Nepal resta un paese semi-feudale, anche nel 21° secolo, dopo la proclamazione della Repubblica. I rapporti di produzione feudale non sono ancora dissolti. La cosa più sconcertante cosa è che l'ordine del giorno più atteso, quelli di una riforma scientifica e rivoluzionario della terra è dimenticato. La cricca Prachanda-Baburam ha adottato una linea revisionista/riformista per risolvere il problema. Pensano di formare delle brigate di produzione per aumentare la produzione. Vogliono sviluppare la forza produttiva del capitalismo e sperano di rimuovere così i rapporti di produzione feudali. Ma questa è solo una riforma, è l'ordine del giorno del partito della borghesia, non dei comunisti rivoluzionari.
I comunisti rivoluzionari e il popolo del Nepal avevano il sogno e la fiducia che l'ultima Assemblea Costituente potesse risolvere il problema della terra del Nepal, applicando le misure per una riforma agraria scientifica nella nuova costituzione. Purtroppo la questione non è stata contemplata nell’AC, a causa dell’inettitudine della dirigenza parlamentare dell’allora Partito Comunista Unificato del Nepal (maoista), né esiste più la Costituente. Al contrario, il PCN (maoista) aveva iniziato a piegarsi ai proprietari terrieri ancor prima della scissione. Prachanda e Baburam hanno perfino tentato di restituire le terre sequestrate al tempo della guerra popolare.
Nonostante i loro tentativi di perpetrare questo crimine nei distretti che ritenevano di avere in tasca, nel Bardia, il popolo e i quadri si sono ribellati costringendo i loro spudorati dirigenti a fare marcia indietro. Il PCN-maoista ha sollevato la questione della riforma scientifica e rivoluzionario della terra come eredità del movimento comunista nepalese, in particolare della grande guerra popolare. In quel periodo,il Partito aveva sequestrato a vantaggio del popolo grandi quantità di terre ai proprietari terrieri feudali e distribuite ai coltivatori secondo il programma della riforma agraria rivoluzionaria. Di recente, il PCN-maoista ha sequestrato diversi ettari di terreni di proprietà di neo-feudatari, capitalisti burocratici e compradores. Riportiamo qui alcune azioni di confisca di terreni.


1. Sequestro delle terre del Primo Ministro del Governo ad Interim

I contadini rivoluzionari del PCN-Maoista hanno sequestrato, tra le altre terre, circa 22 ettari di proprietà Khil Raj Regmi, presidente del Consiglio dei ministri ad interim, parte del totale di 75 ettari di terreni sequestrati in Bardiya, Nepal occidentale, il 2 aprile 2013. nel corso delle manifestazioni contro il governo per la formazione di un nuovo governo a guida politica, la sezione locale de Bardiya del CPN-M ha occupato a Khairi Chandanpur, distretto 8 di Bardiya, le terre di proprietà di Regmi, del suocero Laxmi Prasad Updhyaya e di un latifondista locale, Yubaraj Sharma. Centinaia di persone locali si erano raccolte a Khairi Chandanpur-8 mentre il segretario del CPN-M di Bardiya, Drabya Shah e Aryal, comandante delle regione centro-occidentale piantavano insieme sui terreni sequestrati la bandiera rossa del partito, quella dell’Associazione Contadini e dell’Associazione Occupanti di tutto il Nepal.
Un’azione in linea con l’orientamento centrale del partito. Dharmendra Bastola, dell’ufficio politico del CPN-M, ha dichiarato che l'azione in Bardiya è parte della campagna straordinaria contro-regressiva lanciata dal partito contro l’accordo preso tra i 4 maggiori partiti per nominare il primo ministro ed emarginare gli altri partiti politici. Ha aggiunto che '' l’occupazione delle terre è simbolo del movimento di lotta alla mossa dei quattro partiti politici, che abbiamo definito un colpo di stato politico, in quanto la formazione del governo provvisorio presieduto dal Presidente della Corte Suprema Khilraj Regmi ha sospeso circa 25 articoli della Costituzione ad interim del 2006”. Lo stesso terreno di proprietà di Khilraj Regmi era stato sequestrato negli anni della Guerra Popolare, e restituito con la forza da Prachanda-Baburam.

2. Azioni contro I neo-feudali e compradoress del PCUN(Maoista)

Quadri rivoluzionari del CPN-maoista hanno sequestrati terreni di proprietà del dirigente locale del PCUN (maoista) del distretto di Banke, Nepal occidentale. È l’amara dimostrazione che i dirigenti del PCUN (maoista) hanno cambiato il loro carattere di classe. In passato erano autori delle stesse azioni di cui sono oggi bersaglio. Quadri e militanti del PCN-Maoista guidati dal membro del CC del partito, IP Kharel, hanno sequestrato circa 30 ettari di terre di proprietà di due leader maoisti locali e le bandiere di partito sono state piantate all’ingresso. La squadra ha sequestrato circa 17 ettari di proprietà di Prakash Subedi, dirigente del PCUN (maoista) di Banke e di sua moglie Purna Subedi, nel VDC-3 di Fattepur. Allo stesso modo, sono state occupate anche le terre registrate a nome Sukai Lal Birmania, del comitato del PCUN (maoista) di Tharuwan e della moglie Ûrmilâ Devi sezione 7 dello stesso VDC. Purna Subedi è il membro del comitato centrale del PCUN (maoista), ed è stato il vice-presidente della prima Assemblea Costituente.

3. anche un altro feudale travestito da comunista perde terre

Il 6 aprile nel distretto di Bhojpur, VDC di Mulpani, quadri del CPN-Maoista hanno sequestrato le terre di Ninu Chapagain, uomo forte del PCN (maoista), e quelle di altri feudali di nome Gayatri Chapagain, Nabaraj Chapagain, Tika Chapagain, Shanti Bahadur Basnet, Mahendra Basnet, Dambar Bahadur Basnet e Kosh Bahadur Basnet. Prima di questa azione, il 18 marzo, il partito aveva catturato 932 acri di terra appartenenti a Shadananda Sitaram Guthi nei VDC di Mulpani e Tungecha in Mulpani e Keurepani.

4. Terre riconfiscate nel distretto di Kailali.

Quadri del CPN-Maoista hanno sequestrati 60 ettari di terreni appartenenti Dev Bahadur Malla a KaiLali Dododhara e Tulsipur nel Kotatulsipur, Kailali, Nepal occidentale.
Una squadra di 150 quadri maoisti guidati dal responsabile per l'area Kshitiz hanno occupato i terreni, issando le bandiere del partito sui suoli sequestrati. "Il nostro partito ha piantato le bandiere del partito in cinque terreni", ha dichiarato Bikku Chaudhary, responsabile nel VDC di Dododhara. Chaudhary ha aggiunto che il suo partito aveva sequestrato la terra dopo che è venuto a sapere che la dirigenza locale del PCUN (maoista) stava vendendo la terra intascandone le commissioni. La terra era dal 1996sotto il controllo dell’allora PCN (Maoista). Chaudhary ha denunciato che il PCUN (maoista) aveva scacciato i contadini senza terra e sgomberato i terreni sotto sequestro per venderlo su commissione.
“ci siamo accordati con i senza terra e liberato l’area. Non era giusto vendere quelle terre per le commissioni. Abbiamo catturato la terra come parte della politica centrale del partito”ha spiegato Chaudhary. In precedenza, il CPN-maoista aveva sequestrato 15 ettari di terreni di proprietà Gajendra Chand nel VDC di Kailali Lalbojhi. Chand ha comunicato che altre terre sarebbero state sequestrato nei giorni successivi.

5. Contadini occupano le terre del cartello Guthi

“contadini senza e gente comune del distretto di Nawalparasi, Nepal centro-occidentale, hanno sequestrato 32 ettari di terra appartenenti a una Ram Lakshman del cartelli Guthi a Gunarnel VDC 4 di Agyauli. Il terreno è stato catturato da un gruppo guidato dall’Associazione (rivoluzionaria) dei contadini di tutto il Nepal. Tutte le terre sequestrate sono state distribuite a chi in realtà la coltiva. Queste sono tutte azioni simboliche per rivendicare in Nepal una riforma agraria rivoluzionaria e scientifica.
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