sabato 20 settembre 2014
pc 20 settembre - UN DELINQUENTE NEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA?
Luigi
Vitali è un affiliato alla co... - pardon, alla formazione politica -
forzitaliota; in questi ultimi giorni è assurto agli onori delle
cronache per essere stato candidato per il posto di membro laico (ossia
non togato) del Consiglio Superiore della Magistratura, che è l'organo
di autocontrollo dei giudici presieduto da Re Giorgio II, in qualità di
capo della Stato.
Già il fatto che un tirapiedi del Delinquente di Arcore possa sedere in questo organismo - che è composto da coloro che dovrebbero perseguire e giudicare anche i reati commessi dai politicanti - è una vergogna, ma lo è ancora di più il fatto che costui si possa permettere di insultare impunemente coloro che avrebbero potuto diventare suoi colleghi.
Mi domando con quale diritto un 'signore' che è oggetto di una richiesta di rinvio a giudizio per falso ideologico - il 24 ottobre 2011 ha spacciato la sedicente giornalista Annalisa Chirico, corrispondente della cloaca chiamata Panorama, per una sua collaboratrice con rapporto stabile e continuativo, permettendole così di entrare a fare un servizio all'interno del carcere di Poggioreale a Napoli - si possa presentare per ricoprire il ruolo di controllore di coloro che devono giudicarlo.
Capisco che, se si escludono i pregiudicati, non restano molti politicanti forzitalioti candidabili per questo ruolo: ciò però non significa potersi permettere di imbucare un delinquente acclarato all'interno del Consiglio Superiore della Magistratura.
Genova, 20 settembre 2014
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova
http://pennatagliente.wordpress.com
Già il fatto che un tirapiedi del Delinquente di Arcore possa sedere in questo organismo - che è composto da coloro che dovrebbero perseguire e giudicare anche i reati commessi dai politicanti - è una vergogna, ma lo è ancora di più il fatto che costui si possa permettere di insultare impunemente coloro che avrebbero potuto diventare suoi colleghi.
Mi domando con quale diritto un 'signore' che è oggetto di una richiesta di rinvio a giudizio per falso ideologico - il 24 ottobre 2011 ha spacciato la sedicente giornalista Annalisa Chirico, corrispondente della cloaca chiamata Panorama, per una sua collaboratrice con rapporto stabile e continuativo, permettendole così di entrare a fare un servizio all'interno del carcere di Poggioreale a Napoli - si possa presentare per ricoprire il ruolo di controllore di coloro che devono giudicarlo.
Capisco che, se si escludono i pregiudicati, non restano molti politicanti forzitalioti candidabili per questo ruolo: ciò però non significa potersi permettere di imbucare un delinquente acclarato all'interno del Consiglio Superiore della Magistratura.
Genova, 20 settembre 2014
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova
http://pennatagliente.wordpress.com
pc 20 settembre - E VI POTETE FIDARE DI QUESTO TRUFFATORE?
Renzi sulla sua bella famiglia, in cui "il più sano ha la rogna", chiede silenzio e i filo renziani al massimo derubricano la bancarotta del padre a "fatto privato" e, comunque, Matteo Renzi proprio non c'entra o è un complotto dei magistrati fatto uscire al momento opportuno... - MA PROPRIO UGUALE, UGUALE A COME FACEVA BERLUSCONI....
In realtà Matteo Renzi c'entra eccome e ne ha tratto benefici fino a poco tempo fa da questa "impresa della truffa" messa su dalla sua famiglia, con tutto il contorno di contributi pubblici e Tfr per il Matteo truffati, utilizzo di immigrati a nero, ecc.
(da Il Fatto Quotidiano) - "... Secondo i pm, il padre del premier avrebbe svuotato
un’azienda attraverso una vendita ritenuta fittizia, che avrebbe
consentito alla famiglia di sottrarre ai creditori le attività più
redditizie. Alla società, così divenuta poco più di una scatola vuota
affidata a un ex socio che l’ha portata al fallimento, sarebbe invece
rimasto un passivo di oltre un milione di euro...
...schema tipico di tante bancarotte fraudolente: cioè un debitore che
attraverso vendite più o meno fasulle lascia a bocca asciutta i
creditori...
...Tutto ruota attorno ad alcune
società della famiglia di Matteo Renzi: Chil Post ed Eventi 6. Società
di cui, fra l’altro, il presidente del Consiglio è stato prima socio e
poi unico dipendente, assunto pochi giorni prima la sua elezione alla
guida della Provincia di Firenze che ha dovuto, come il Comune una volta
diventato sindaco, versare i contributi previdenziali per il boy scout
di Rignano. Matteo Renzi viene ceduto insieme alla parte sana della Chil
Post del padre Tiziano Renzi alla Chil Promozioni, poi trasformata in
Eventi6, della madre Laura Bovoli. Il contratto viene firmato l’8
ottobre 2010. Tiziano Renzi cede alla moglie auto, furgoni, muletti,
capannoni e altri beni per 173 mila euro complessivi e uno stato
patrimoniale con 218.786 euro in attivo e 214.907 in passivo: la
differenza ammonta a 3.800 euro, prezzo che viene corrisposto per la
cessione. Dopo appena sei giorni, il 14 ottobre 2010, Tiziano Renzi
torna dal notaio e trasferisce la sede della Chil Post srl a Genova, si
dimette da presidente e nomina suo sostituto Antonello Gabelli di
Alessandria. Passano altre tre settimane e il 3 novembre 2010 cede
l’intera proprietà della società a Gian Franco Massone, (un prestanome, che al massimo andava in giro a lavorare col suo baracchino - ndr). Ma l’azienda è
ormai priva di beni ed è gravata da un passivo di un milione e 100 mila
euro di cui 496 mila euro di esposizione con la banca Credito
Cooperativo di Pontassieve guidata da Matteo Spanò, uno dei fedelissimi
di Matteo Renzi che lo ha nominato prima alla guida della Florence
Multimedia e poi al Museo dei Ragazzi del Comune di Firenze e da qui,
Spanò, ha affidato appalti alla sua società, Dotmedia. Sia l’esposizione
con la banca sia i debiti verso i fornitori non vengono ripianati e
Massone dichiara il fallimento della Chil Post nel 2013... LA PROCURA DI GENOVA nel corso delle indagini ha
individuato anche vecchi creditori della Chil Post che hanno raccontato
di aver tentato di farsi pagare le fatture arrivando a presentarsi nella
sede genovese della Chil Post, trovando però due stanze vuote e
abbandonate invece degli uffici. Neanche una scrivania...
....Un minuto prima di cedere la Chil Post il
ramo d’azienda che faceva marketing editoriale, viene ceduto alla Chil
Promozioni, nata 3 anni prima, che resterà dei Renzi cambiando nome in
Eventi6. Matteo Renzi... allora sindaco di Firenze viene tirato in salvo dal
babbo come dipendente in aspettativa sulla scialuppa di Eventi6 mentre
la nave di Chil salpa verso il naufragio di Genova. E insieme a lui si
salvano anche il tfr accumulato e il diritto ai contributi figurativi
che continueranno a essere versati dal Comune di Firenze fino al 2013,
come prima aveva fatto la Provincia, a partire dal 2004. IL RAMO
D’AZIENDA ceduto dalla società poi fallita, compreso il dipendente-sindaco e il furgoncino Pavesi simbolo della campagna elettorale del
2009, viene pagato dalla Eventi6 solo 3 mila e 878 euro...
...Tutto nella Chil profuma di
Matteo... nel 1994, a 19
anni, vince 48 milioni di vecchie lire alla Ruota della Fortuna... Matteo mette i soldi nella società di
papà e mamma, creata sei mesi prima. Grazie anche ai soldi di Canale 5,
Chil diventa una delle maggiori società italiane nella vendita dei
giornali con gli strilloni ai semafori. Il giovane Matteo negli anni ’90
è socio al 40 per cento mentre la sorella maggiore Benedetta detiene il
restante 60 per cento. La madre è presidente, babbo Tiziano è l’anima.
Matteo Renzi in uno dei suoi primi curriculum si spaccia per dirigente e
fondatore in realtà sul piano formale era un co.co.co. e guadagnava 14
mila euro all’anno fino all’ottobre 2003, quando la Margherita lo
candida alla Provincia. Un giorno prima dell’annuncio del suo partito
il 27 ottobre 2003 la Chil trasforma il suo contratto da co.co.co. a
dirigente mentre le sorelle Matilde e Benedetta sono co.co.co. ancora
oggi. La famiglia paga lo stipendio e i contributi a Renzi per pochi
mesi poi, dopo l’elezione, sono i contribuenti a pagare per 9 anni a
Renzi i contributi pensionistici...
...Tutte le
mattine Matteo andava in auto all’alba al garage Europa di Borgo
Ognissanti con il suo furgone e consegnava agli strilloni della Chil i
pacchi dei giornali e le istruzioni per la giornata. Chil ha smesso di
fare strillonaggio proprio quando Renzi è diventato presidente della
Provincia. C’erano troppi strilloni extra comunitari. Tra questi il
celebre Manuel: un peruviano con 27 cugini, tutti senza permesso di
soggiorno. Prendeva i giornali, li portava alla stazione di Firenze,
girava l’angolo e li dava a un extracomunitario irregolare a cui
consegnava la casacchina. Non era il massimo per un presidente della
Provincia..."
pc 20 settembre - OPERAI... DA "PILLOLE COMUNISTE" - 1
Operai senza organizzazione di classe e senza coscienza di classe sono alla mercè del capitale, ma non solo.
Sono usabili contro sè stessi con una certa facilità, come soldati di un esercito sono vittime e carnefici per conto dei loro nemici.
da Pillole comuniste - 1
4.6.2013
Questo è la conseguenza più nefasta della linea, concezione e pratica portata avanti dalla Cgil/Fiom, in questi anni.
Ma è anche responsabilità di tutte quelle forze, che si dicono rivoluzionarie e/o comuniste, che al massimo chiamano gli operai ad una lotta economica e ad un'organizzazione sindacale più coerente con i loro interessi immediati di classe, ma che nulla fanno, anzi spesso agiscono nella classe da controcorrente, per organizzare il partito della classe, comunista di tipo nuovo e per dare coscienza politica del ruolo storico della classe.
Sono usabili contro sè stessi con una certa facilità, come soldati di un esercito sono vittime e carnefici per conto dei loro nemici.
da Pillole comuniste - 1
4.6.2013
Questo è la conseguenza più nefasta della linea, concezione e pratica portata avanti dalla Cgil/Fiom, in questi anni.
Ma è anche responsabilità di tutte quelle forze, che si dicono rivoluzionarie e/o comuniste, che al massimo chiamano gli operai ad una lotta economica e ad un'organizzazione sindacale più coerente con i loro interessi immediati di classe, ma che nulla fanno, anzi spesso agiscono nella classe da controcorrente, per organizzare il partito della classe, comunista di tipo nuovo e per dare coscienza politica del ruolo storico della classe.
pc 20 settembre - E' VERO, IL JOBS ACT HA UN SIGNIFICATO IDEOLOGICO... PER TUTELARE L'ULTRAMATERIALE PROFITTO DEI PADRONI
Il significato del jobs act, con al centro la cancellazione dello Statuto dei lavoratori e dell'art. 18, è voluto dai commis del capitale per una ragione prettamente di salvaguardia del profitto padronale: tagliare il costo del lavoro per i padroni, dare a loro, dando una nuova e pesante stangata ai diritti dei lavoratori, ancor più il potere di utilizzo selvaggio della forza lavoro - quando e dove serve - in entrata e soprattutto in uscita e chiaramente durante il rapporto di lavoro.
Chiamano - e se non fosse tragico sarebbe da ridere - questa riforma del rapporto di lavoro "a tutele crescenti", lì dove una volta arrivati (ammesso che si arrivi...) alla soglia in cui dovrebbero "crescere" queste tutele, l'azienda si libera di quel lavoratore senza problemi e ricomincia con le "tutele inesistenti".
Se il Ddl passa il capitalista farà legalmente quello che in buona parte già fa (con qualche fastidio a volte di controlli, vertenze, sentenze della magistratura); quindi il governo Renzi (la cui famiglia di "truffe" è ben esperta - lasciatecelo dire...) non sta facendo altro che innalzare a "dignità di legge" il basso banditismo, l'andazzo truffaldino dei padroni grandi o piccoli.
Ma tutto questo Renzi e la sua corte lo sta facendo vestendolo di roboanti frasi ideologiche, dell' "alto significato sociale" che avrebbe il jobs act...; portando avanti un finto "scontro ideologico" che cerca di coprire solo e soltanto questo basso (ma per loro "alto") interesse del capitale e dell'Italia capitalista che sgomita con molta difficoltà nella concorrenza sul mercato mondiale.
Detto questo, l'operazione politico-ideologica, però, non va sottovalutata.
E in questo, l'attacco allo Statuto dei lavoratori, e all'art. 18, sia pur ormai ampiamente svuotato, mostra, più di altri punti della controriforma, come la questione al centro sia la rideterminazione del rapporto capitale/lavoro salariato.
Questa "riforma" trasuda tutto il disprezzo delle condizioni dei lavoratori, come dei giovani (mai così nominati impropriamente) come persone, della loro fatica, delle loro disperazioni, delle loro angosce, delle loro vite, ma viene portata avanti con un'operazione verso l'opinione pubblica, e gli stessi lavoratori e i giovani, di inganno, che rovescia le questioni, che vuole far passare il "male" per "bene" e il "bene" per "male".
La salvaguardia di residui diritti, che non sono mai per sè ma per l'intera classe dei lavoratori attuali e futuri - basti vedere le lotte degli anni '70 che hanno strappato diritti di cui per almeno un paio di decenni hanno usufruito le nuove generazioni, viene chiamata "egoismo", "ideologismo"; di contro, la riduzione del salario e delle condizioni di lavoro al livello più basso possibile per tutti, viene innalzata a "uguaglianza tra vecchi e nuovi lavoratori"; la condizione ultraprecaria dei giovani - che dalla Legge 30 in poi, da Biagi a Treu, ecc., i vari governi (siano stati di centrosinistra o di centrodestra) hanno voluto e creato, viene addebitata ad una sorta di corporativismo ideologico dei lavoratori; e via di questo passo.
Dentro il mondo del lavoro sta avvenendo quello che Marx descriveva, l'uso dei disoccupati per ricattare gli operai, per togliere loro diritti, per dequalificarli, per abbassare il salario di tutti, per poter liberamente licenziare questa forza lavoro e sostituirla con quelli che bussano alle porte delle aziende.
Addirittura vogliono coprire l'attacco a diritti intoccabili - come le ferie, per cui uno dovrebbe rinunciare alle sue ferie per aumentare quelle del suo compagno di lavoro - strumentalizzando vigliaccamente il normale senso di unità tra i lavoratori,
Ma dietro queste false parole, appare senza orpelli la realtà nuda e cruda, ineliminabile, dell'antagonismo di classe, da un lato la classe dei padroni, con i loro governi, le loro leggi che per la difesa di un pugno di persone sta portando ad un moderno schiavismo gli operai, i lavoratori, e ha reso il lavoro un "privilegio" e il futuro dei giovani un buco nero; dall'altra la classe dei proletari (lavoratori, licenziati, disoccupati, giovani, donne) che per difendere o avere un lavoro e un salario minimamente decente, per avere una vita dignitosa per sè e per le generazioni future non ha altra strada che liberarsi delle catene dei padroni e del loro sistema.
Chiamano - e se non fosse tragico sarebbe da ridere - questa riforma del rapporto di lavoro "a tutele crescenti", lì dove una volta arrivati (ammesso che si arrivi...) alla soglia in cui dovrebbero "crescere" queste tutele, l'azienda si libera di quel lavoratore senza problemi e ricomincia con le "tutele inesistenti".
Se il Ddl passa il capitalista farà legalmente quello che in buona parte già fa (con qualche fastidio a volte di controlli, vertenze, sentenze della magistratura); quindi il governo Renzi (la cui famiglia di "truffe" è ben esperta - lasciatecelo dire...) non sta facendo altro che innalzare a "dignità di legge" il basso banditismo, l'andazzo truffaldino dei padroni grandi o piccoli.
Ma tutto questo Renzi e la sua corte lo sta facendo vestendolo di roboanti frasi ideologiche, dell' "alto significato sociale" che avrebbe il jobs act...; portando avanti un finto "scontro ideologico" che cerca di coprire solo e soltanto questo basso (ma per loro "alto") interesse del capitale e dell'Italia capitalista che sgomita con molta difficoltà nella concorrenza sul mercato mondiale.
Detto questo, l'operazione politico-ideologica, però, non va sottovalutata.
E in questo, l'attacco allo Statuto dei lavoratori, e all'art. 18, sia pur ormai ampiamente svuotato, mostra, più di altri punti della controriforma, come la questione al centro sia la rideterminazione del rapporto capitale/lavoro salariato.
Questa "riforma" trasuda tutto il disprezzo delle condizioni dei lavoratori, come dei giovani (mai così nominati impropriamente) come persone, della loro fatica, delle loro disperazioni, delle loro angosce, delle loro vite, ma viene portata avanti con un'operazione verso l'opinione pubblica, e gli stessi lavoratori e i giovani, di inganno, che rovescia le questioni, che vuole far passare il "male" per "bene" e il "bene" per "male".
La salvaguardia di residui diritti, che non sono mai per sè ma per l'intera classe dei lavoratori attuali e futuri - basti vedere le lotte degli anni '70 che hanno strappato diritti di cui per almeno un paio di decenni hanno usufruito le nuove generazioni, viene chiamata "egoismo", "ideologismo"; di contro, la riduzione del salario e delle condizioni di lavoro al livello più basso possibile per tutti, viene innalzata a "uguaglianza tra vecchi e nuovi lavoratori"; la condizione ultraprecaria dei giovani - che dalla Legge 30 in poi, da Biagi a Treu, ecc., i vari governi (siano stati di centrosinistra o di centrodestra) hanno voluto e creato, viene addebitata ad una sorta di corporativismo ideologico dei lavoratori; e via di questo passo.
Dentro il mondo del lavoro sta avvenendo quello che Marx descriveva, l'uso dei disoccupati per ricattare gli operai, per togliere loro diritti, per dequalificarli, per abbassare il salario di tutti, per poter liberamente licenziare questa forza lavoro e sostituirla con quelli che bussano alle porte delle aziende.
Addirittura vogliono coprire l'attacco a diritti intoccabili - come le ferie, per cui uno dovrebbe rinunciare alle sue ferie per aumentare quelle del suo compagno di lavoro - strumentalizzando vigliaccamente il normale senso di unità tra i lavoratori,
Ma dietro queste false parole, appare senza orpelli la realtà nuda e cruda, ineliminabile, dell'antagonismo di classe, da un lato la classe dei padroni, con i loro governi, le loro leggi che per la difesa di un pugno di persone sta portando ad un moderno schiavismo gli operai, i lavoratori, e ha reso il lavoro un "privilegio" e il futuro dei giovani un buco nero; dall'altra la classe dei proletari (lavoratori, licenziati, disoccupati, giovani, donne) che per difendere o avere un lavoro e un salario minimamente decente, per avere una vita dignitosa per sè e per le generazioni future non ha altra strada che liberarsi delle catene dei padroni e del loro sistema.
pc 20 settembre - Processo NOTAV - mani libere alla procura per la criminalizzazione - solidarietà di soccorso rosso proletario - srpitalia@gmail.com
Processo ai No Tav per terrorismo, sì all'intercettazione degli anarchici
Alla ripresa del dibattimento, la Corte ha deciso di acquisire agli atti la conversazione tra tre esponenti in cui rievocavano il blitz al cantiere Tav del maggio 2013.
Finisce agli atti del processo per terrorismo la lunghissima intercettazione ambientale, registrata in un ristorante cinese di Milano, che ha portato all'arresto di tre militanti dell'area anarchica milanese a luglio Lo ha deciso la corte presieduta da Pietro Capello accogliendo la richiesta dei pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo questa mattina appena ripreso, dopo la pausa estiva, il processo con l'accusa di terrorismo a Mattia Zanotti, Chiara Zenobi, Claudio Alberto e Niccolò Blasi. . Oltre una cinquantina di persone, del movimentono tav ma anche amici e parenti dei quattro ragazzi imputati, sono rimasti a lungo in attesa sotto la pioggia davanti all'aula bunker di poter entrare ad assistere tra il pubblico a una parte dell'udienza. Poiché le forze dell'ordine non acconsentivano alla richiesta quelli che si trovavano fuori hanno reagito battendo oggetti contro le cancellate e scandendo slogan. Anche gli attivisti che erano riusciti a entrare sono usciti. Ma gli agenti si sono schierati in mezzo ai due gruppi per fare in modo che i due gruppi non potessero incontrarsi.
pc 20 settembre - Contro i padroni assassini - la Cassazione consolida l'orientamento di 'riduzione del danno' per i padroni, con una sentenza tecnico politica che attacca l'inchiesta e la sentenza di Torino
Strage alla Thyssen, la Cassazione: le condanne non aumenteranno
I giudici hanno fissato alcuni paletti in vista del processo d'appello.
Nel nuovo processo d'appello per il caso Thyssenkrupp le condanne inflitte agli imputati dovranno essere ridefinite ma non potranno aumentare. Lo ha scritto esplicitamente nelle motivazioni della sentenza la Corte di Cassazione. In appello, a Torino, ai sei imputati per il rogo che nel 2007 uccise sette operai erano state inflitte condanne fra i dieci e i sette anni di reclusione. Lo scorso 25 aprile la Cassazione ha ordinato un nuovo processo di secondo grado per rideterminare le pene processo nel quale "le sanzioni già inflitte - si legge nella sentenza - non potranno essere aumentate".
Leggi: la sentenza di aprile, Cassazione: non fu omicidio volontario
E questa esplicita indicazione dei giudici supremi sembra evidentemente una risposta a quel che aveva dichiarato la procura di Torino proprio il 25 aprile quando da Roma era arrivata la notizia che il processo d'appello era da rifare. Il procuratore Guariniello infatti aveva prefigurato che una nuova sentenza potesse, in realtà, ritorcersi contro i manager della Thyssen: "Chiederemo un aumento delle pene, perché non c'è un solo reato ma due reati", aveva detto. Secondo i giudici romani i manager della fabbrica sono colpevoli, ma si dovranno ristabilire i gradi di responsabilità di ciascuno in quella strage, in un nuovo processo da celebrare davanti a una nuova corte. Parzialmente annullate dunque le condanne stabilite dalla Corte d'assise d'appello di Torino e, soprattutto, esclusa l'ipotesi di omicidio volontario contestata dal procuratore all'ex ad Harald Espenhahn.
Ma Guariniello replicava spiegando che le contestazioni della Cassazione aprivano la strada alla richiesta di pene più severe: una parte della sentenza esclude infatti l'"assorbimento" del reato di disastro colposo in quello di rimozione dolosa di cautele antinfortunistiche. "Era ciò che avevamo sostenuto nel nostro ricorso e i giudici hanno accolto la nostra tesi - aveva detto il procuratore -: i due reati resistono come reati autonomi, dunque è possibile applicare pene più severe". Ora, nelle motivazioni di quel pronunciamento i giudici chiudono definitivamente la possibilità di percorrere questa strada
Thyssen: Cassazione, ecco perché le condanne non aumenteranno
Le motivazioni della sentenza: cooperazione
colposa, l’adozione di tutte le cautele avrebbe certamente evitato il drammatico
esito, ma il dolo eventuale è inapplicabile
I familiari delle vittime nell’aula del Tribunale di Torino con le foto dei morti |
18/09/2014
In particolare, la Suprema Corte (sentenza 38343) nelle 211 pagine di motivazioni depositate oggi scrive che «il giudice di merito dovrà rimodulare le pene tenendo conto da un lato dell’esclusione delle aggravanti e dall’altro del riassetto delle relazioni tra gli illeciti». In questo modo, «le sanzioni già inflitte non potranno essere aumentate». I supremi giudici confermano la responsabilità dei sei manager, Harald Espenhan (ex ad della Thyssen condannato in appello a dieci anni di reclusione), Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Daniele Moroni, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri (avevano condanne comprese tra i 7 e i 9 anni) e dà atto che «l’adozione di tutte le cautele doverose, primarie e secondarie, avrebbe certamente evitato il drammatico esito». Detto questo, la Cassazione rileva che l’ex ad Esphenan è in definitiva «il massimo autore delle violazioni antinfortunistiche che hanno causato gli eventi di incendio e morte». «L’amministratore - scrive in proposito il relatore Rocco Marco Blaiotta - è il primo indiscusso protagonista, ma attorno a lui si muovono gli altri imputati»
La prevenzione
Nelle motivazioni della sentenza si parla anche di prevenzione, ottolineando che la holding Thyssenkrupp, dopo un disastroso incendio del 2006 in Germania, «aveva avviato una decisa campagna di lotta senza quartiere al fuoco»: così, riferendosi alla questione dei focolai che si verificavano negli stabilimenti dell’acciaieria durante le lavorazioni, si è pronunciata la Corte di Cassazione. I supremi giudici hanno sviluppato questa considerazione nel passaggio in cui espongono il motivo per il quale l’amministratore delegato Harald Espenhahn non può, a differenza di quanto ha sempre sostenuto la procura di Torino, essere condannato per omicidio volontario con dolo eventuale, ma per omicidio colposo. «Il fatto - scrivono - è che la holding aveva avviato una decisa campagna di lotta senza quartiere al fuoco. Espenhahn era un importante dirigente, al quale era stato affidato un ruolo di grande rilievo: nulla induce a ritenere che egli abbia scientemente disatteso tale forte indicazione di politica aziendale».
Prescrizione e nuovo processo
I giudici, ordinando un nuovo processo d’appello che dovrà essere celebrato a Torino, hanno sancito «la responsabilità di tutti gli imputati» per rimozione volontaria di cautele contro gli incidenti, omicidio colposo e incendio. «Dalla data della presente sentenza il decorso del tempo è irrilevante ai fini della prescrizione».
«I giudici non siano protagonisti»
Arriva anche un ammonimento ai giudici dalla sentenza della Cassazione: «il giudice sia immune dalla tentazione di farsi protagonista di scelte politico-criminali che non gli competono» è l’ammonimento che la Cassazione lancia nella sentenza-Thyssenkrupp. Le Sezioni unite della Suprema Corte, nella sentenza Thyssenkrupp, tracciano il confine fra dolo eventuale e colpa cosciente, individuando i criteri che i giudici dovrebbero seguire quando si trovano ad affrontare casi del genere in cui è necessario addentrarsi nell’atteggiamento mentale, nella «sfera psichica» dell’imputato.
La Corte sottolinea «la fallacia dell’opinione che identifica il dolo eventuale con l’accettazione del rischio», un’espressione «fra le più abusate, ambigue, non chiare dell’armamentario lessicale della materia in esame». Inoltre invita il giudice a maturare la consapevolezza «del proprio ruolo di professionista della decisione», coltivando ed esercitando «i talenti che tale ruolo richiedono», analizzando i fatti con un atteggiamento di «purezza intellettuale che consenta di accogliere e accettare senza pregiudizi il senso delle cose» rifuggendo da «interpretazioni precostituite» e «di maniera»
venerdì 19 settembre 2014
pc 19 settembre - JOBS ACT A "TUTELE INESISTENTI"
Dicono che questo ddl favorisce l'occupazione stabile...
Intanto per tre anni, ma stanno facendo di tutto perchè lo sia anche dopo, si può essere sempre licenziati, e l'azienda non ti deve spiegare neanche il motivo; viene esteso l'impiego del voucher - quasi un'elemosina, in tutti i settori produttivi; alla flessibilità dell'orario ora si aggiunge la flessibilità delle mansioni, il demansionamento, e chi non lo accetta, via; si introduce pure il superamento del divieto delle tecnologie di controllo a distanza, per controllare in ogni momento i lavoratori e tenerli sotto la spada di Damocle di essere sbattuti fuori in ogni momento.
Intanto per tre anni, ma stanno facendo di tutto perchè lo sia anche dopo, si può essere sempre licenziati, e l'azienda non ti deve spiegare neanche il motivo; viene esteso l'impiego del voucher - quasi un'elemosina, in tutti i settori produttivi; alla flessibilità dell'orario ora si aggiunge la flessibilità delle mansioni, il demansionamento, e chi non lo accetta, via; si introduce pure il superamento del divieto delle tecnologie di controllo a distanza, per controllare in ogni momento i lavoratori e tenerli sotto la spada di Damocle di essere sbattuti fuori in ogni momento.
E la loro "equità" sta nel dare a tutti la stessa opportunità di essere licenziati, sempre e comunque, abolendo definitivamente l'art.18 - già di fatto reso innocuo - e sostituendolo con qualche soldo di indennizzo.
Vogliono attuare ciò che i padroni da anni reclamano: abolire definitivamente lo Statuto dei Lavoratori e sostituirlo con lo "Statuto del Lavoro", che potremmo benissimo chiamare lo "Statuto dello sfruttamento e della difesa dei profitti delle aziende".
Hanno in questi anni preparato il terreno e ora vogliono raccoglierne i frutti.
Cgil, Cisl, Uil strillano, ma loro sono stati i primi a preparare nelle fabbriche, sui posti di lavoro una situazione di perdita via via dei diritti e insieme a questi della resistenza vera dei lavoratori.
I lavoratori sono stati messi nelle condizioni di non poter impedire affatto questo attacco alle conquiste ottenute negli anni '70 con le grandi lotte.
Ma gli stessi lavoratori non possono trovare scuse, nè solo lamentarsi.
E' l'ora di rimboccarsi realmente le maniche e usare i muscoli.
pc 19 settembre - Pillole comuniste - la fase attuale
Siamo in una fase attuale della guerra di classe dove il fronte principale è la teoria e l'ideologia,
la pratica deve essere sintonizzata su questo
da Pillole comuniste -2 -
5-9-2013
la pratica deve essere sintonizzata su questo
da Pillole comuniste -2 -
5-9-2013
pc 19 settembre - 17 COMPAGNI DI TARANTO CONDANNATI PER UNA MOBILITAZIONE DI SOLIDARIETA' AI NO TAV DEL MARZO 2012 - TRA ESSI IL DIRIGENTE DI PROLETARI COMUNISTI
NOI INVECE RIVENDICHIAMO PIENAMENTE QUELLA MANIFESTAZIONE!
Il 29 febbraio 2012 vi fu una lunga notte di lotta e resistenza in Val Susa battaglia in val susa - pochi giorni prima era caduto dal traliccio Luca a rischio di morire. Alla immediata mobilitazione la polizia, i carabinieri risposero con lo sgombero dei blocchi, cariche violentissime, caccia all'uomo, irruzione in bar e pizzerie della statale da parte della polizia, vetrate dei bar distrutti, per un rastrellamento di antica memoria, e si videro i poliziotti sfoderare anche le armi. Ci furono fermati anche arresti.
A Taranto vi fu un presidio in prefettura e poi corteo improvvisato per le vie del centro, bloccando per oltre un'ora il traffico cittadino e un quarto d'ora il ponte girevole, al grido: Siamo tutti No Tav... "assassini! La repressione alimenta la ribellione"...
Ma queste condanne gli si devono rivoltare contro, chiamiamo tutti i compagni condannati a respingerle insieme.
Vediamoci MARTEDI' 23 SETT. ORE 18 v. Rintone, 22.
I compagni di proletari comunisti - Taranto
pc 19 settembre - Contro la disoccupazione i giovani lanciano l'appello ad organizzarsi
Giorno 16/09/2014 si è tenuta presso la sede dello Slai
Cobas per s.c. a Palermo la prima riunione di giovani disoccupati. La riunione si è aperta con la ripresa dell'appello lanciato per convocarla, sottolineandone la necessità. Non eravamo in tanti ma non è qualcosa per cui scoraggiarsi perché tante lotte cominciano così...
E' stato detto che a fronte di numeri davvero impressionanti in merito alla disoccupazione giovanile nel nostro paese, solo in Sicilia su quasi un milione di disoccupati quasi la metà sono giovani, necessario e più che giusto per ogni giovane è iniziare ad organizzarsi , perché ormai non abbiamo più
un futuro davanti, ce lo hanno cancellato, i governi fino all'attuale che al di là di ipocrite affermazioni sull'emergenza della disoccupazione a livelli mai visti non fa nulla per risolvere il problema anzi agisce per aumentare a dismisura la precarietà nel mondo del lavoro e provocare nuova disoccupazione...
Quando oggi ci propongono un lavoro o si tratta della solita
presa in giro, di svariati colloqui truffa dove ti propongono anche di lavorare gratis, o di lavori ultraprecari in cui sei sfruttato al massimo per quattro spiccioli.
Su questo tema si sono espressi tutti i giovani presenti che hanno raccontato le proprie esperienze e non esperienze lavorative confermando con rabbia questa
situazione ormai persistente da anni.
Si è quindi tirata in ballo nella discussione la questione del Piano
Giovani Sicilia della Regione di Crocetta e della sua "amichetta" Scilabra come l’ennesima indegna truffa verso i giovani che disperatamente cercano un minimo di
occupazione. Anche su questo tema i giovani hanno dato le loro opinioni dicendosi d’accordo che non si può più stare senza fare nulla o ad aspettare "un miracolo", occorre comunque iniziare a fare qualcosa per sensibilizzare altri giovani e su questo le forma possono essere varie, sia online ma soprattutto concretamente iniziando a fare per esempio dei volantinaggi, attacchinaggi...
Cominciare a lavorare senza
preoccupazione, si è detto, per far conoscere, far sapere ad altri giovani al fine di organizzarsi per FARSI
SENTIRE E LOTTARE!
Si è deciso collettivamente infine di rivederci a breve propagandando la nuova riunione con un comunicato aggiornato, con comunicati stampa... e poi si parte!
Saluti di lotta
pc 19 settembre - Canneto in Sicilia... fenomeni elettromagnetici o esercitazioni militari Usa a danno della popolazione?
A Canneto di Caronia (Sicilia) si sperimenta sulla pelle dei cittadini! Tutto prende fuoco all’improvviso (auto,case ecc) per via di una nuova arma militare?
Un mistero fitto, inspiegabile, che ha richiamato l’attenzione di centinaia di scienziati da tutto il mondo. Per gli abitanti di Canneto di Caronia a dieci anni di distanza torna l’incubo incendi. Roghi che si scatenano all’improvviso, nella notte, e mettono a repentaglio la vita stessa dei residenti. Cosa succede a Canneto di Caronia? Elettrodomestici, fili della corrente elettrica, automobili che prendono fuoco all’improvviso senza nessuna ragione apparente. Qualcuno inizialmente ha ipotizzato che alla base degli incendi via fossero campi elettromagnetici,ma successivamente si è parlato di esperimenti militati segreti. Dunque dopo 10 anni il mistero ritorna, e gli abitanti di Canneto vivono un nuovo incubo.
Infatti inizialmente si pensò a casi isolati, come: difetti
di fabbricazione, sovraccarichi e surriscaldamenti. Poi, però, gli incendi
aumentarono in maniera spropositata interessando apparecchiature ed
attrezzature che erano parti integranti delle abitazioni e che non avevano mai
dato problemi: citofoni, cavi elettrici, contatori, tubi dell’acqua, fino ad
arrivare al rogo di una casa, completamente distrutta dalle fiamme,e il tutto
con assenza di corrente elettrica,che era stata staccata dalla centrale per
verificare la persistenza del problema.
Fallita la prima ipotesi di incendi
dovuti a dispersione elettrica un secondo gruppo di esperti si preparava a
raggiungere Canneto: ricercatori universitari, geologi, esperti di chimica,
fisica, elettrostatica e fenomeni paranormali, professionisti della Protezione
Civile e militari,i quali hanno tratto delle conclusioni davvero inquietanti:
Si parla di un rapporto militare segreto che potrebbe fare chiarezza sugli
strani fenomeni di Canneto.
Al largo del mare antistante la frazione del
piccolo comune di Caronia, potrebbero svolgersi delle esercitazioni militari
previste da un progetto statunitense segretissimo denominato Haarp, programma di
ricerca attiva ad alta frequenza aurorale, costituito da un trasmettitore
capace di trasmettere onde elettromagnetiche sulle onde corte da 2,8 a 10 MHz con una potenza
di 960 kW. L’impianto Haarp sarebbe in grado di inviare onde radio nella
ionosfera che, colpendola, la riscalderebbero causando delle leggere
perturbazioni, simili a quelle provocate dalla radiazione solare. Lo scopo
sarebbe quello di studiare in che modo queste perturbazioni influiscono sulle
comunicazioni a breve e a lunga distanza. Una parte di queste ricerche è di
dominio pubblico e qualche anno fa qualche giornale ne ha parlato, ma una parte rimane segreta perché condotta per interessi e scopi
militari con l’obiettivo di intercettare comunicazioni a lunga distanza con i
sottomarini.
Il governo italiano però,da Berlusconi a Renzi,non ha messo
nè i cittadini nè la politica locale al corrente della situazione di Canneto di
Caronia, nascondendo i documenti segreti
prodotti dagli esperti e continuando a far si che si sperimenti mettendo
a rischio la loro incolumità,infatti il sindaco Calogero Beringheli ha
dichiarato: “Io non avuto modo di leggere alcun rapporto – continua il
sindaco – ma ho chiesto al premier Renzi di fare luce su questa vicenda.
Vogliamo le carte e i documenti della commissione. Esperti di tutto il mondo,
dieci anni fa, sono stati chiamati in causa. Il loro lavoro non ha davvero
prodotto niente? Abbiamo il diritto di conoscere la verità. Vogliamo sapere che
cosa sta accadendo alle nostre case”.
settembre 2014 (http://jedasupport.altervista.org/)
giovedì 18 settembre 2014
pc 18 settembre - Roma, guardia giurata uccide la sua ex con un colpo alla nuca. E' Stato un errore?
Articolo su adnkronos
Un
vigilantes uccide la sua ex compagna (una ragazza di 27 anni) con un
colpo di pistola alla nuca e si parla di "incidente", di "errore umano".
Di
"errori umani", di "effetti collaterali" che hanno assassinato decine
di migliaia di donne e bambini è piena la storia delle guerre
imperialiste e nella guerra di bassa intensità contro le donne questi
"errori" a volte assumono sembianze kafkiane, ai limiti dell'assurdo
come in questo caso. Per i mass media e per la polizia, infatti, non si è
trattato di femminicidio, ma solo di "incidente".
Se errore è stato, tuttavia, le cause di questo errore non vanno
ricercate nelle modalità con cui la guardia si è tolta la fondina, ma
sul fatto che il vigilantes fosse autorizzato a girare con una pistola caricata
a morte, tanto da poter uccidere chiunque gli capitasse a tiro e guarda caso gli è capitata a tiro la sua ex.
E' stata un'"operazione chirurgica" o un "effetto collaterale"? E' stato un errore o è stato voluto? Di sicuro è Stato ...il
frutto di quell'"Italia a mano armata” di cui parlava Repubblica in un
articolo del 2010 e che abbiamo citato nell'opuscolo dello stesso anno, "Uccisioni delle donne oggi". Di sicuro è Stato ...il
frutto di questo sistema, marcio dalle sue fondamenta, che di violenza
sulle donne si alimenta e contro il quale, con la scintilla dello
sciopero delle donne, abbiamo sollevato la voce e il pugno di decine di
migliaia di donne, lavoratrici, precarie, studentesse ecc., perché tutta
la vita deve cambiare!
Dal dossier "La scintilla dello sciopero delle donne": "..."Lo sciopero delle donne" che ha dato vita a momenti di lotta, di gioia, di rabbia, di ribellione contro questa società che è la madre di tutte le violenze contro le donne, non è stato che "l'assaggio" e rappresenta una tappa di un percorso lungo, tortuoso, ma di lotta e forti azioni da parte delle donne per ciò che desideriamo e meritiamo... per spezzare le doppie catene che questa barbara società capitalista ci ha imposto! Lo sciopero delle donne ha posto un punto di non ritorno: le donne non vogliono più solo denunciare, lamentarsi, ma si ribellano e lottano. E quindi diciamo: “mai più come prima!”, agli uomini che odiano le donne, ai padroni, al governo, allo Stato che odia le donne; “tutta la vita deve cambiare!".
Con
lo sciopero delle donne abbiamo tessuto una rete di donne e compagne
che già ora ha ottenuto dei risultati: ci siamo riprese l'8 marzo con la
mobilitazione; attraverso la denuncia pubblica e l'azione diretta
abbiamo raggiunto piccoli obiettivi, limitati nello spazio e nella sfera
di influenza, che tuttavia ci incoraggiano, perchè concreti e immediati
(rimozione magliette sessiste da un'area di servizio e messaggio
sessista da una macelleria), perchè con essi abbiamo sperimentato ancora
una volta che con l'unione e l'azione si crea la forza.
Ma
se vogliamo che tutta la nostra vita cambi, tutta la società deve
essere rivoltata, i campi di battaglia sono tanti e le donne, che hanno
doppie e triple catene da spezzare in questo sistema capitalista e
imperialista devono essere in prima fila sempre...".
Luigia da L'Aquila per l'mfpr
pc 18 settembre - "Il patto educativo" di Renzi: un piano classista di smantellamento della scuola pubblica
Il “Patto educativo”, presentato in un video di tre minuti e 47 secondi, al tempo di Renzi.
Il 29 agosto il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto avere tra i punti all’ordine del giorno la discussione sulla scuola. Per giorni anticipazioni giornalistiche, annunci, dichiarazioni e smentite reciproche del sottosegretario Reggi e del Ministro Giannini hanno tenuto banco, tenendo per mesi in uno stato di incertezza centinaia di migliaia di insegnanti e Ata precari e non. Di per sé già, questi, sono fatti gravi: sia perché viene, ancora una volta, stracciato ogni simulacro “democratico”, sia perché la vita stessa di studenti, lavoratori della scuola può tranquillamente venire stravolta dall’oggi al domani. I giornali hanno titolato, alternativamente, “Riforma” e “Rivoluzione” a proposito dell’intervento dell’attuale governo sulla scuola. Intervento presentato il 3 settembre con un video da Renzi su 'passodopopasso' e con un documento on line di 136 pagine. Sparito dalla scena l’attuale Ministro. La presentazione di Renzi è stato all’insegna di un misto di “allergia” per le “solite”, puntuali riforme d’inizio anno scolastico e “urgenza del fare” che lo contraddistingue, lasciando sullo sfondo anzi facendo sparire del tutto la realtà concreta con i mille problemi che i ministri degli ultimi governi succedutesi, sempre con la stessa logica di fondo, hanno creato. Come, d’altra parte, le “proposte” del governo Renzi, produrranno nuove discriminazioni.
Infatti, con le Linee guida presentate dal Governo Renzi, oltre centomila docenti abilitati, inseriti nella seconda fascia di istituto, resterebbero fuori dalle Graduatorie ad esaurimento (Gae) e di fatto esclusi dal piano di stabilizzazione post 2015 previsto dal Governo. Vengono utilizzati slogan, frasi fatte per, in realtà, rendere definitivamente applicate l’autonomia scolastica, il progetto Aprea, le tre "I" di morattiana memoria. Il metodo è quello delle approssimazioni successive, della ripetizione per “convincere”, far divenire senso comune. A problemi veri, molteplici si danno false soluzioni e risposte, con evidenti “contraddizioni”. Andiamo con ordine.
La presentazione di Renzi del rapporto “La buona scuola-Facciamo crescere il paese” mette al centro il nucleo essenziale: “Vi propongo un patto, un patto educativo, non l’ennesima riforma, non il solito discorso che propongono tutti i politici… Noi diciamo basta ai precari e alla “supplentite”, ma ci vuole anche il coraggio di dire che si devono giudicare gli insegnanti e che gli scatti di stipendio devono essere sulla base del merito e non dell’anzianità”; cioè il baratto - un ricatto vero e proprio, un altro “patto intergenerazionale”: togliere ai “vecchi”, per illudere di dare qualche briciola ai giovani -tra diritti e l’assunzione di quasi 150.000 precari a settembre 2015… perché la scuola diventi buona. In realtà, un concentrato di triplo attacco di classe, genere e generazionale. Infatti, non si fa mai riferimento al personale ATA, si prospetta un rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro per gli studenti e per le lavoratrici - la stragrande maggioranza nella scuola - si prospetta una vita veramente dura e una più probabile espulsione dal mondo del lavoro.
L’indice delle linee programmatiche sintetizza il “piano”:
1-assumere tutti i docenti di cui la buona scuola ha bisogno; 2- le nuove opportunità per tutti docenti: formazione e carriera nella buona scuola; 3- La vera autonomia: valutazione, trasparenza, apertura, burocrazia zero; 4- Ripensare a ciò che si impara a scuola; 5- Fondata sul lavoro; 6: Le risorse per la buona scuola, pubbliche e private.
Viene, quindi, lanciato “un piano straordinario per l’assunzione di quasi 150.000 insegnanti a settembre 2015: tutti i precari storici delle graduatorie ad esaurimento, così come tutti i vincitori ed idonei dell’ultimo concorso”; nello stesso tempo viene bandito un nuovo concorso “... per permettere ad altri 40.000 abilitati all’insegnamento di entrare in carriera”.
Nelle dichiarazioni lo scopo è ripristinare le modalità di accesso al pubblico impiego previste dalla legge e “rinverdire” l’età media degli insegnanti tra il 2016 e il 2019. La contropartita è l’abolizione degli scatti stipendiali legati all’anzianità di servizio, introducendo il “merito”: …”un sistema in cui la retribuzione valorizzi l’ impegno di ogni insegnante e il suo contributo per il miglioramento della propria scuola”. Introducendo una concezione di scuola in competizione con le altre, una visione del mondo “particolaristica”, medioevale, di bottega. Assumere tutti i docenti di cui la scuola ha bisogno significa ridurre gli alunni per classe - aumentano gli studenti, ma il numero degli insegnanti rimane uguale, secondo alcuni calcoli ci sarebbe bisogno di almeno tremila classi in più, il che comporta maggiore rischio di dispersione scolastica che va ad alimentare la popolazione giovanile “neet” soprattutto in questa fase di profonda crisi economica - alla faccia dell’ “attenzione” per i giovani dichiarata in tanti passaggi. Naturalmente, si peggiorano ulteriormente le condizioni di sicurezza nelle scuole e si aumenta lo stress psico-fisico per quanti nelle scuole lavorano; garantire il sostegno adeguato agli alunni diversamente abili; ripristinare le ore tagliate con la riforma Gelmini, in primis le ore di laboratorio - non certo i proclami di scuole “aperte” al territorio 24h con idee fumose, molte delle quali, leggendo con attenzione il Rapporto Renzi, sono legate agli affitti per attività varie (palestre, corsi etc) che già sono ampiamente diffuse.
In merito al “rinverdimento” dell’età media degli insegnanti: l’unico modo è consentire di andare in pensione, a partire dai circa 9.000 quota 96 che avevano maturato già il diritto di andare in pensione nel 2012 e per un “errore tecnico” della riforma Fornero sono ancora al lavoro in balia di “aperture”, possibili soluzioni al problema.
Naturalmente, viene ripresa l’autonomia scolastica: “che significa essenzialmente due cose: anzitutto valutazione dei suoi risultati per poter predisporre un piano di miglioramento. E poi la possibilità di schierare la “squadra” con cui giocare la partita dell’istruzione, ossia chiamare a scuola, all’interno di un perimetro territoriale definito e nel rispetto della continuità didattica, i docenti che riterrà più adatti per portare avanti il proprio piano dell’offerta formativa. Tutto ciò richiederà docenti continuamente formati all’innovazione didattica". Detto in soldoni: saranno presidi e una ristretta schiera a decidere delle sorti degli insegnanti di una scuola: ricattabili, con clientelismo dilagante. Altro che buona scuola!
“La scuola - prosegue il piano Renzi - deve diventare poi la vera risposta strutturale alla disoccupazione giovanile, e l’avamposto del rilancio del Made in Italy. La soluzione sta nel rafforzare due meccanismi fondanti del nostro sistema, decisamente indeboliti negli ultimi anni: da una parte, raccordare più strettamente scopi e metodi della scuola con il mondo del lavoro e dell’impresa, muovendosi verso una via italiana al sistema duale; dall’altra, affiancare al sapere il saper fare, partendo dai laboratori, perché permette ai ragazzi di sperimentare e progettare con le proprie mani è il modo migliore per dimostrare che crediamo nelle loro capacità.” Visto che le attività di laboratorio sono state fortemente tagliate dalla Gelmini, invece di essere potenziate, la logica conseguenza diventa l’alternanza scuola-lavoro, cioè manodopera gratis alle aziende, che verranno finanziate direttamente e indirettamente con il sistema di detrazioni fiscali, se non finanziate direttamente come agenzie formative. Ma, naturalmente, è l’aspetto ideologico di inquadramento dei giovani che è quello più pesante.
Anche qui, naturalmente, si approfondisce la differenza di classe perché gli studenti dei tecnici e professionali saranno obbligati all’alternanza scuola-lavoro - ben 200 ore obbligatorie all’anno - con la new entry di diventare produttori di beni che possono essere messi sul mercato (in parte già possibile, ma in altro contesto, negli istituti di Agraria). “Lo offriamo a tutti gli innovatori d’Italia”: un ammonimento non tanto velato: chi critica o, peggio, si oppone è un conservatore, non troppo tollerato. Anche se demagogicamente viene promessa un’ampia consultazione (dal 15 settembre a novembre )”... trasparente, pubblica, diffusa, online e offline..” Fin qui l’introduzione- dal titolo all’ Italia serve la buona scuola… tutto il documento trasuda di nazionalismo Il rapporto entra, poi, nel merito dei singoli punti, corredate con tabelle e schede di approfondimento, partendo, appunto, dall’ assunzione degli insegnanti: non ci si limita a definire quanti posti siano vacanti e disponibili per la stabilizzazione, ma si introduce la nozione di organico funzionale e delle reti di scuole con lo scopo di: “... ampliare l’offerta formativa e svolgere le tante attività didattiche complementari alle lezioni in classe..”;”...abolire le supplenze annuali... e contemporaneamente istituire un contingente stabile di docenti per coprire, tra le altre esigenze, la maggior parte delle supplenze brevi”; “chiudere una volta per tutte la questione del precariato storico della scuola italiana...” “Fuori e dentro la classe, cosa faranno questi nuovi docenti””..Tutti insieme costituiranno il futuro organico di diritto, ma alcuni copriranno posti attualmente scoperti, altri ricopriranno una posizione funzionale che consentirà di potenziare l'offerta formativa..”. Vengono calcolate circa 50.000 cattedre scoperte; 18.800 di iscritti Gae afferenti alle materie di musica, storia dell’arte e sport dovrebbero rafforzare l’offerta formativa “su questi tre fronti importanti”; circa 60.000 iscritti alle GAE di scuola dell’ Infanzia e primaria saranno utilizzati come organico funzionale di questi cicli. 20.000 saranno assunti come organico funzionale nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Organico funzionale che dovrebbe servire: per eliminare le supplenze brevi; potenziare l’offerta formativa; curare le eccellenze; ampliare tempo pieno; predisporre materiale didattico, intervenire sulla dispersione scolastica.. Siccome, però, bontà loro “ci sarà un limite alla mobilità geografica anche degli organici dell’autonomia “ e allora introduciamo un po’ di sana flessibilità…“In questi casi potrebbe non bastare neppure dare alle scuole piena autonomia e rimuovere ogni rigidità oraria, assicurando così che il dirigente scolastico, a fronte di un suo docente assente per dieci giorni, potrà – ad esempio – organizzare differentemente le lezioni con il personale che ha a disposizione, prevedere un potenziamento di ore in altre discipline, ovvero in questi casi potrebbe non bastare neppure fare attività di laboratorio o altre attività extra-curricolari, nonché organizzare l’orario scolastico in modo flessibile”. Gli iscritti in terza fascia sono semplicemente destinati a sparire, perché tanto molti di loro hanno pochissimi punti (sic!), cioè hanno lavorato poco nella scuola, quindi non si possono certo definire precari!
Se ci si illude, poi, che i circa 150.000 iscritti in GAE saranno tutti automaticamente assunti, ci si sbaglia. Infatti, al punto 1.3 (Gli abbinamenti necessari. A quali condizioni può funzionare il piano) si parte da un numero irrisorio di iscritti alla GAE per materie non più in curricolo e/o per gli iscritti in province in cui non ci sia bisogno di assunzioni per “allargare” la mobilità territoriale e le classi di concorso e, quindi, si procederà all’analisi del profilo dei circa 150.000 iscritti GAE entro il 31 dicembre 2014 (sic!). Entro quella data sia gli iscritti GAE che i vincitori e gli idonei del concorso 2012 “confermeranno espressamente... la loro intenzione di essere assunti a partire dal 1° settembre 2015 (se non è una presa in giro questa!). Nel caso, poi, un certo numero di iscritti in GAE non fosse più disponibile per essere stabilizzato nella scuola pubblica, si potrebbero ripescare i laureati Scienze della formazione vecchio ordinamento e i “congelati”SISS- in questo modo viene catturata l’attenzione di diversi gruppi di precari con specificità peculiari. Ma, comunque, una parte degli insegnanti di ruolo potrà chiedere di far parte dell’organico funzionale: Subito dopo il capitolo concorso che sarà bandito nella primavera 2015 per 40.000 posti per far fronte ai pensionamenti (circa 13.000-14.000 all’anno) e coprire il fabbisogno del triennio 2016/2019. Fondamentalmente servirebbe a “sanare” parzialmente la grande pletora di laureati in Scienze della formazione primaria (vecchio ordinamento); diplomati magistrali; congelati SISS; abilitati PAS; abilitati TFA I ciclo e II ciclo. Complessivamente quasi 200.000.
Quanto costerà l’assunzione di 148.100 nuovi insegnanti? Si parla di una previsione di circa 3 miliardi di euro -1 miliardo nel 2015 - ma nulla sulle fonti da cui attingere. Al punto 1.6 forse emerge una delle principali preoccupazione di Renzi, il titolo infatti recita: Un segnale forte per l’Europa se anche la Corte di Giustizia europea si interessa dei docenti italiani, con l’esplicito riferimento alla procedura d’infrazione per la non corretta applicazione della direttiva 1990/70/CE relativa alla reiterazione dei contratti a tempo determinato. Per il futuro si prevedono cambiamenti nell’abilitazione: direttamente con il percorso universitario e con un semestre di tirocinio presso una scuola-seguiti dal mentor - valutato dal mentor e dal preside.
LE VERE INTENZIONI DI RENZI In parte le troviamo nel capitolo 2: Le nuove opportunità per tutti i docenti: formazione e carriera nella buona scuola, “un piano di assunzione straordinario e un nuovo concorso possono funzionare solo a condizione di introdurre nella scuola più dinamismo e regole nuove..”.
Non si è concluso ancora del tutto il concorso indetto da Profumo, con modalità inaccettabili, e la solita guerra tra poveri che già parlano di nuovo concorso. Formazione in servizio e merito sono le parole chiave. “Non è un lavoro facile, o rapido. Per farlo, un gruppo di lavoro dedicato e composto da esperti del settore lavorerà per un periodo di tre mesi per formulare il quadro italiano di competenze dei docenti nei diversi stadi della loro carriera, in modo che essi siano pienamente efficaci nella didattica e capaci di adattarsi alle mutevoli necessità degli studenti in un mondo di rapidi cambiamenti sociali, culturali, economici e tecnologici.”
Siccome le attuali proposte di aggiornamento risultano poco efficaci o vengono sentiti come un obbligo burocratico ecco allora la soluzione: “Anzitutto, aggiornando lo scopo – e quindi i contenuti – della formazione in servizio. Che deve diventare lo strumento che permette di qualificare la professionalità dei docenti alla luce delle possibilità di carriera introdotte dal nuovo contratto. Al docente va offerta l’opportunità di: continuare a riflettere in maniera sistematica sulle pratiche didattiche; di intraprendere ricerche; di valutare l’efficacia delle pratiche educative e se necessario modificarle; di valutare le proprie esigenze in materia di formazione; di lavorare in stretta collaborazione con i colleghi, i genitori, il territorio. ”Quindi per migliorare l’aggiornamento si…modifica il contratto con:” il ruolo cruciale riconosciuto, all’interno della singola scuola, agli “innovatori naturali”, che dovranno avere la possibilità di concentrarsi sulla formazione, e che saranno premiati con una quota dei fondi per il miglioramento dell’offerta formativa che verrebbe vincolata all’innovazione didattica e alla capacità di miglioramento, valutata annualmente.
”Se non ci fosse da piangere verrebbe da ridere: “innovatori naturali” risulta veramente esilarante “L’attuazione di una didattica integrata, moderna e per competenze si basa sulla necessità di offrire ai docenti gli strumenti necessari per sostenerli nelle loro attività didattiche e progettuali.” IL VERO OBIETTIVO DI RENZI: “Dobbiamo anche far uscire i docenti dal “grigiore” dei trattamenti indifferenziati… E a cui lo Stato chiede di non accontentarsi delle prospettive di carriere fondate sul mero dato dell’anzianità… Per fare questo è necessario ripensare la carriera dei docenti, per introdurre elementi di differenziazione basati sul riconoscimento di impegno e meriti, oltre che degli anni trascorsi dall’immissione in ruolo. Occorre quindi, prima di ogni altra cosa, un nuovo status giuridico dei docenti, che consenta incentivi economici basati sulla qualità della didattica, la formazione in servizio, il lavoro svolto per sviluppare e migliorare il progetto formativo della propria scuola. “Anzitutto, per quanto riguarda le attività individuali dei docenti, a parità di orario, per realizzare un reale potenziamento dell’attività didattica, sarà prevista la creazione di banche ore con le ore che ciascun docente “guadagna” (e che così “restituirà” alla scuola) nelle giornate di sospensione didattica deliberate ad inizio anno dal Consiglio d’istituto nell’ambito della propria autonomia. Di fatto, pochissime ore l’anno (indicaticativamente 8/10) per ciascuno docente, ma che costituiscono un “patrimonio” estremamente utile per la scuola. Inoltre, tutte le attività svolte dai docenti, sia individuali sia collegiali, contribuiranno al riconoscimento di crediti didattici, formativi e professionali, per sostenere la scuola nel suo processo di miglioramento. Tale sistema di crediti, documentabili, valutabili, certificabili e trasparenti avranno un “peso” diverso, e saranno legati al lavoro che i docenti svolgeranno rispettivamente in termini di (1) miglioramento della didattica, ma anche di (2) propria qualificazione professionale attraverso la formazione, e di (3) partecipazione al progetto di miglioramento della scuola non sarà un sistema fatto di sole procedure formali e certificati. Perché ci sarà spazio per una valutazione anche qualitativa interna alla singola scuola. Tutti i crediti didattici, formativi, e professionali faranno parte del portfolio del docente, che sarà in formato elettronico, certificato e pubblico. La progressione di carriera si articolerà in un riconoscimento e in una valorizzazione delle competenze acquisite, e dell’attività svolta per il miglioramento della scuola. Il portfolio del docente è vagliato dal Nucleo di Valutazione interno di ogni scuola, a cui partecipa anche un membro esterno. Il nuovo sistema di progressione di carriera (e quindi di retribuzione) dei docenti della scuola italiana non si fonderà più soltanto sull’anzianità, ma soprattutto sull’impegno e sul contributo dei docenti al miglioramento della scuola in cui lavorano. Come funzionerà in concreto? Ad ogni docente sarà riconosciuto, come già avviene oggi, uno stipendio base. Questo stipendio base potrà essere integrato nel corso degli anni in due modi, complementari e cumulabili: 1. il primo modo sarà strutturale e stabile, grazie a scatti di retribuzione periodici (ogni 3 anni) – chiamati “scatti di competenza” – legati all’impegno e alla qualità del proprio lavoro; 2. il secondo modo sarà accessorio e variabile, grazie a una retribuzione (ogni anno) per lo svolgimento di ore e attività aggiuntive ovvero progetti legati alle funzioni obiettivo o per competenze specifiche (BES, Valutazione, POF, Orientamento, Innovazione Tecnologica). Periodicamente, ogni 3 anni, due terzi (66%) di tutti i docenti di ogni scuola (o rete di scuole) avranno diritto ad uno scatto di retribuzione. Si tratterà del 66% di quei docenti della singola scuola (o della singola rete di scuole) che avranno maturato più crediti nel triennio precedente In un colpo solo si modifica lo stato giuridico degli insegnanti, si vorrebbe modificare nel profondo, soprattutto sotto il profilo degli organi collegiali che, pur in parte svuotati negli anni del ruolo originario, richiamano alla partecipazione democratica nella scuola, ma lo stesso regime meritocratico, comunque, influirebbe sulla vita interna, nelle relazioni non più lavoratori alla pari, ma, appunto differenziati; si interviene direttamente sugli stipendi.
A scanso di equivoci anche i cosidetti bravi insegnanti perderanno economicamente, rispetto agli attuali scatti di anzianità-anche questi bloccati da anni. GUERRA TRA POVERI Dal 1° settembre 2015 si procederà all’eliminazione degli scatti stipendiali automatici attraverso un sistema transitorio di progressivo passaggio al nuovo meccanismo basato sulla maturazione dei crediti, sugli scatti delle competenze, e sulla valutazione delle scuole. Le risorse utilizzate per gli scatti di competenza saranno complessivamente le stesse disponibili per gli scatti di anzianità, distribuite però in modo differente secondo un sistema che premia l’impegno e le competenze dei docenti. Ciò consente all’operazione di non determinare oneri aggiuntivi a carico dello Stato. La necessità di attendere tre anni, dalla partenza del nuovo sistema, per il primo incremento stipendiale permetterà di recuperare risorse – utilizzabili anche per una stabilizzazione del fondo di Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF) (Come al solito, i lavoratori della scuola sono i primi finanziatori delle “riforme”della scuola: in termini economici, di tagli di posti di lavoro, di aumento dei carichi di lavoro, di peggioramento delle condizioni generali di lavoro..)
Infine, anche per il personale ATA sarà rivisitato il meccanismo di valorizzazione della carriera. (evidentemente il personale ATA appartiene ai paria, visto che non viene, tranne che in questo breve accenno, mai citato). Il docente mentor è scelto dal Nucleo di Valutazione interno, tra i docenti che per tre trienni consecutivi hanno avuto uno scatto di competenza, ma perché permetterà di migliorare le scuole di tutta Italia, dal momento che favorirà una mobilità “orizzontale” positiva. I docenti mediamente bravi, infatti, per avere più possibilità di maturare lo scatto, potrebbero volersi spostare in scuole dove la media dei crediti maturati dai docenti è relativamente bassa e quindi verso scuole dove la qualità dell’insegnamento è mediamente meno buona, aiutandole così ad invertire la tendenza.
E MENO MALE CHE VOGLIONO LA STABILIZZAZIONE PER GARANTIRE AGLI STUDENTI LA CONTINUITA’ DIDATTICA E LIBERARE LE ENERGIE DEI PRECARI CHE CON LA STABILIZZAZIONE POTRANNO DEDICARE TUTTE LE LORO ENERGIE NELL’ATTIVITA’ DIDATTICA!
Inoltre, ai cosidetti mentor Autonomia SIGNIFICA ANZITUTTO RISORSE. MA VUOL DIRE ALMENO ALTRE 4 COSE importanti. Non c’è vera autonomia senza responsabilità. E non c’è responsabilità senza valutazione. Per vivere e crescere nell’autonomia responsabile, ogni scuola deve poter schierare la miglior squadra possibile. Autonomia significa buona governance della scuola. I dirigenti scolastici….. Potranno scegliere tra i docenti coloro che coordinano le attività di innovazione didattica, la valutazione o l’orientamento e premiarne, anche economicamente, l’impegno. Infine autonomia è il contrario di autoreferenzialità….. connettendo le scuole al mondo, attraverso uno sforzo che coinvolga pubblico e privato per garantire alle nostre scuole un accesso più diffuso e capillare a internet. E poi collegando le stesse scuole al territorio circostante. il SISTEMA NAZIONALE dI VALUTAZIONE sarà operativo dal prossimo anno scolastico per tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie. Servirà lavorare per dare alle scuole paritarie (valutate positivamente) maggiore certezza sulle risorse loro destinate, nonché garanzia di procedure semplificate per la loro assegnazione. (cioè, invece di eliminare i finanziamenti per la scuola pubblica si consolidano i finanziamenti alle scuole paritarie) la trasparenza per capire e amministrare la scuola il registro nazionale dei docenti della scuola sarà lo strumento che ogni scuola (o rete di scuole) utilizzerà per individuare i docenti che meglio rispondono al proprio piano di miglioramento le risorse perla buona scuola, pubbliche e private la buona governance: "Dobbiamo mettere la scuola nelle condizioni di cambiare rotta". Per farlo, il timoniere è essenziale: al dirigente scolastico va data la possibilità di organizzare meglio il lavoro all’interno della scuola, di guidare il piano di miglioramento. Per innescare processi di miglioramento e attrarre docenti entusiasti e motivati dalle prospettive di carriera è inoltre necessario stabilire un serio sistema di incentivi di natura reputazionale ma anche economica. Una valutazione seria consente anche di fare in modo che i docenti con più energie e abilità sfidino con il territorio e con gli altri attori sociali dell’area vasta che sostiene l’istituto. Reclutamento dei presidi: un nuovo corso - concorso della scuola nazionale dell´amministrazione. ora basta REGGENZE! il finanziamento per l’offerta formativa (a partire dal MOF, vedi Capitolo 6) sarà in parte legato all’esito del piano di miglioramento scaturito dal processo di valutazione. • Il livello di miglioramento raggiunto dall’istituto influenzerà in maniera premiale la retribuzione dei dirigenti. il SISTEMA NAZIONALE DI VALUTAZIONE sarà operativo dal prossimo anno scolastico per tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie. Nel concreto, i nuovi organi di governo della scuola potrebbero essere: il consiglio dell’Istituzione scolastica; il dirigente scolastico; il consiglio dei docenti; il nucleo di valutazione. Naturalmente, non è neutrale il cambiamento dei termini sblocca scuola per non dimenticare le giuste incombenze sulla sicurezza dell’immobile della scuola su cui non ha nessuna possibilità di intervento diretto – cioè i dirigenti scolastici che avranno la piena responsabilità gestionale non avranno responsabilità per la sicurezza nelle scuole. Serve fare, direttamente con i dirigenti scolastici, i docenti e il personale amministrativo, una ricognizione dettagliata delle 100 misure più fastidiose, vincolanti e inutili che l’amministrazione scolastica ha adottato nel corso dei decenni, e abrogarle tutte insieme, con un unico provvedimento “Sblocca Scuola”. (una riedizione del Calderoli pensiero e dei “lacci e lacciuoli”, inoltre lo “Sblocca scuola” diventa il viatico per mettere mano al Testo Unico sulla scuola).
Parlare di scuola aperta significa anche, in un senso più ampio, cominciare a ripensare l’interfaccia della scuola stessa. Oltre alle mura dell’edificio scolastico, i primi alleati saranno i “laboratori del territorio”, pubblici e privati. Vogliamo definire un piano di “Servizio civile per la Buona Scuola”, Questo sistema beneficerà di una collaborazione con il terzo settore, tramite un patto inter-generazionale e con imprese. Una scuola che include chi ha più bisogno (infatti si taglia il sostegno, si aumenta il numero di alunni per classi, diminuiscono le ore curricolari... ). Digitalizzare per diventare efficienti. diventare efficienti per migliorare la scuola ripensare ciò che si impara a scuola, cultura in corpore sano: musica, storia dell’arte e sport CON LA musica E LA storia dell’arte RIPORTIAMO LA CREATIVITÀ IN CLASSE: Musica nella scuola primaria: due ore a settimana di educazione musicale nelle classi iv e v. Anche lo studio della Storia dell’Arte e Disegno va rafforzato, soprattutto nel biennio dei licei e degli istituti turistici. 1 ORA A SETTIMANA DI educazione fisica NELLE CLASSI DALLA II ALLA V della scuola primaria. La prossima alfabetizzazione lingue straniere, coding, economia (le tre i di Berlusconi!) fondata sul lavoro... DOBBIAMO RENDERE LA scuola la più efficace politica strutturale a nostra disposizione contro la disoccupazione, rispondendo all´urgenza e dando prospettiva allo stesso tempo. Per farlo, serve rafforzare l’apprendimento basato su esperienze concrete di lavoro. Oggi, per quanto il numero di istituti superiori che organizzano percorsi di Alternanza scuola-Lavoro sia in aumento, sono ancora meno del 9% gli studenti della scuola secondaria di secondo grado che hanno fatto un’esperienza di alternanza scuola-lavoro. La possibilità di fare percorsi di didattica in realtà lavorative aziendali, così come pubbliche o del no profit, sarà resa sistemica per gli studenti di tutte le scuole secondarie di secondo grado, e chi accoglie i ragazzi dovrà poter vedere in questi percorsi un’opportunità, non un peso. Alternanza obbligatoria Introdurre l’obbligo dell’Alternanza Scuola-Lavoro (ASL) negli ultimi tre anni degli Istituti Tecnici ed estenderlo di un anno nei Professionali, prevedendo che il monte ore dei percorsi sia di almeno 200 ore l’anno. Alle ore di alternanza partecipano anche i docenti (compreso ovviamente il nuovo organico funzionale), che dovranno essere formati come tutor dei ragazzi in azienda, e che insieme all’azienda costruiscono il progetto formativo dei ragazzi. Impresa didattica Gli istituti di istruzione superiore, e di istruzione e formazione professionale possono commercializzare beni o servizi prodotti o svolgere attività di “impresa Formativa Strumentale”, utilizzando i ricavi per investimenti sull’attività didattica. A tale scopo, è necessario incoraggiare l’uso della doppia contabilità, al momento diffusa soprattutto negli gli istituti agrari, a tutti i tipi di scuole e generalizzare la possibilità di produzione in conto terzi. Questo è particolarmente rilevante se consideriamo che sempre più scuole avranno l’opportunità di sviluppare prototipi, ad esempio attraverso la stampa 3D. "Bottega Scuola" definire i principi per disseminare (specialmente al Centro-Sud) esperienze di inserimento degli studenti in contesti imprenditoriali legati all’artigianato, al fine di coinvolgere più attivamente anche imprese di minori dimensioni o tramandare i “mestieri d’arte”. Apprendistato sperimentale: diffondere attraverso protocolli ad hoc il programma sperimentale di apprendistato negli ultimi due anni della scuola superiore, lanciato nel 2014 in attuazione dell’articolo 8bis del d.l. 104/2013.
Ci sono volute lotte che hanno avuto il merito di cambiamenti epocali nel diritto allo studio, un lavoro tenace per eliminare ogni retaggio di avviamento professionale, un lavoro esemplare per rafforzare la cultura negli Istituti tecnici e istituti professionali, perché non vi fossero studenti di serie B, ma dotati di strumenti critici, ora si torna ancora più indietro alla Bottega Scuola, introducendo anche una concezione razzista per cui queste “esperienze di inserimento” verrebbero favorite al Centro- Sud.
Le prime contestazioni alla Buona scuola di Renzi hanno dimostrato in maniera inequivocabile (vedi l’aggressione delle lavoratrici precarie a Milano alla festa del Pd) che, contrariamente alla propaganda di una consultazione ampia, un dibattito aperto - prima due mesi, ora si parla di un anno - di mera propaganda si tratta.
D’altra parte il metodo scelto che bypassa il normale dibattito parlamentare non ammette dubbi di sorta. Come è inequivocabile che la “buona scuola” è parte integrante delle “riforme” sul lavoro al servizio del capitale e ne rappresenta la vera ragione. L’embrionale lotta che su questo fronte si è avviata deve avere la capacità di unire tutti i precari, senza alcuna distinzione di casi particolari, perché hanno maturato il diritto alla stabilizzazione, non è una sorta di concessione - come vorrebbe far credere Renzi - o, peggio una “sanatoria”. Si tratta di diritti maturati (anche a caro prezzo con i percorsi abilitanti) calpestati per anni che reclamano di essere riconosciuti. Ma deve vedere un fronte unitario dei lavoratori della scuola che hanno visto progressivamente peggiorare le condizioni, e unire tutte le lotte “particolari”.
I fatti dimostrano che ai tagli sia con la Gelmini sia con l’aumento del numero degli alunni per classe, con la riduzione del sostegno, blocchi di contratti, degli scatti stipendiali, furto delle ferie dei precari, riforma Fornero, seguono nuovi e più pesanti attacchi sia al lavoro che al diritto allo studio, per cui le parole d’ordine non possono che essere più diritti: ad essere assunti, a lavorare in condizioni dignitose e non sotto ricatto, ad avere scuole decenti. Le parole d’ordine non possono che essere assunzioni subito e senza condizioni; ritiro della riforma Gelmini; ripristino degli scatti e rinnovi contrattuali…per iniziare.
Abbiamo visto che sempre più vengono “giustificati” i tagli e i peggioramenti, ma per finanziare le missioni militari, grandi opere, grandi eventi. Certo, tanti “criticano” ma già stanno correndo per sedersi al tavolo, e diventano parte del problema di fronte a cui i lavoratori tutti si trovano.
Ma è una sfida che bisogna raccogliere. Perché è chiaro che di una “buona scuola” profondamente classista che si parla.
Giovanna - Milano
Il 29 agosto il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto avere tra i punti all’ordine del giorno la discussione sulla scuola. Per giorni anticipazioni giornalistiche, annunci, dichiarazioni e smentite reciproche del sottosegretario Reggi e del Ministro Giannini hanno tenuto banco, tenendo per mesi in uno stato di incertezza centinaia di migliaia di insegnanti e Ata precari e non. Di per sé già, questi, sono fatti gravi: sia perché viene, ancora una volta, stracciato ogni simulacro “democratico”, sia perché la vita stessa di studenti, lavoratori della scuola può tranquillamente venire stravolta dall’oggi al domani. I giornali hanno titolato, alternativamente, “Riforma” e “Rivoluzione” a proposito dell’intervento dell’attuale governo sulla scuola. Intervento presentato il 3 settembre con un video da Renzi su 'passodopopasso' e con un documento on line di 136 pagine. Sparito dalla scena l’attuale Ministro. La presentazione di Renzi è stato all’insegna di un misto di “allergia” per le “solite”, puntuali riforme d’inizio anno scolastico e “urgenza del fare” che lo contraddistingue, lasciando sullo sfondo anzi facendo sparire del tutto la realtà concreta con i mille problemi che i ministri degli ultimi governi succedutesi, sempre con la stessa logica di fondo, hanno creato. Come, d’altra parte, le “proposte” del governo Renzi, produrranno nuove discriminazioni.
Infatti, con le Linee guida presentate dal Governo Renzi, oltre centomila docenti abilitati, inseriti nella seconda fascia di istituto, resterebbero fuori dalle Graduatorie ad esaurimento (Gae) e di fatto esclusi dal piano di stabilizzazione post 2015 previsto dal Governo. Vengono utilizzati slogan, frasi fatte per, in realtà, rendere definitivamente applicate l’autonomia scolastica, il progetto Aprea, le tre "I" di morattiana memoria. Il metodo è quello delle approssimazioni successive, della ripetizione per “convincere”, far divenire senso comune. A problemi veri, molteplici si danno false soluzioni e risposte, con evidenti “contraddizioni”. Andiamo con ordine.
La presentazione di Renzi del rapporto “La buona scuola-Facciamo crescere il paese” mette al centro il nucleo essenziale: “Vi propongo un patto, un patto educativo, non l’ennesima riforma, non il solito discorso che propongono tutti i politici… Noi diciamo basta ai precari e alla “supplentite”, ma ci vuole anche il coraggio di dire che si devono giudicare gli insegnanti e che gli scatti di stipendio devono essere sulla base del merito e non dell’anzianità”; cioè il baratto - un ricatto vero e proprio, un altro “patto intergenerazionale”: togliere ai “vecchi”, per illudere di dare qualche briciola ai giovani -tra diritti e l’assunzione di quasi 150.000 precari a settembre 2015… perché la scuola diventi buona. In realtà, un concentrato di triplo attacco di classe, genere e generazionale. Infatti, non si fa mai riferimento al personale ATA, si prospetta un rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro per gli studenti e per le lavoratrici - la stragrande maggioranza nella scuola - si prospetta una vita veramente dura e una più probabile espulsione dal mondo del lavoro.
L’indice delle linee programmatiche sintetizza il “piano”:
1-assumere tutti i docenti di cui la buona scuola ha bisogno; 2- le nuove opportunità per tutti docenti: formazione e carriera nella buona scuola; 3- La vera autonomia: valutazione, trasparenza, apertura, burocrazia zero; 4- Ripensare a ciò che si impara a scuola; 5- Fondata sul lavoro; 6: Le risorse per la buona scuola, pubbliche e private.
Viene, quindi, lanciato “un piano straordinario per l’assunzione di quasi 150.000 insegnanti a settembre 2015: tutti i precari storici delle graduatorie ad esaurimento, così come tutti i vincitori ed idonei dell’ultimo concorso”; nello stesso tempo viene bandito un nuovo concorso “... per permettere ad altri 40.000 abilitati all’insegnamento di entrare in carriera”.
Nelle dichiarazioni lo scopo è ripristinare le modalità di accesso al pubblico impiego previste dalla legge e “rinverdire” l’età media degli insegnanti tra il 2016 e il 2019. La contropartita è l’abolizione degli scatti stipendiali legati all’anzianità di servizio, introducendo il “merito”: …”un sistema in cui la retribuzione valorizzi l’ impegno di ogni insegnante e il suo contributo per il miglioramento della propria scuola”. Introducendo una concezione di scuola in competizione con le altre, una visione del mondo “particolaristica”, medioevale, di bottega. Assumere tutti i docenti di cui la scuola ha bisogno significa ridurre gli alunni per classe - aumentano gli studenti, ma il numero degli insegnanti rimane uguale, secondo alcuni calcoli ci sarebbe bisogno di almeno tremila classi in più, il che comporta maggiore rischio di dispersione scolastica che va ad alimentare la popolazione giovanile “neet” soprattutto in questa fase di profonda crisi economica - alla faccia dell’ “attenzione” per i giovani dichiarata in tanti passaggi. Naturalmente, si peggiorano ulteriormente le condizioni di sicurezza nelle scuole e si aumenta lo stress psico-fisico per quanti nelle scuole lavorano; garantire il sostegno adeguato agli alunni diversamente abili; ripristinare le ore tagliate con la riforma Gelmini, in primis le ore di laboratorio - non certo i proclami di scuole “aperte” al territorio 24h con idee fumose, molte delle quali, leggendo con attenzione il Rapporto Renzi, sono legate agli affitti per attività varie (palestre, corsi etc) che già sono ampiamente diffuse.
In merito al “rinverdimento” dell’età media degli insegnanti: l’unico modo è consentire di andare in pensione, a partire dai circa 9.000 quota 96 che avevano maturato già il diritto di andare in pensione nel 2012 e per un “errore tecnico” della riforma Fornero sono ancora al lavoro in balia di “aperture”, possibili soluzioni al problema.
Naturalmente, viene ripresa l’autonomia scolastica: “che significa essenzialmente due cose: anzitutto valutazione dei suoi risultati per poter predisporre un piano di miglioramento. E poi la possibilità di schierare la “squadra” con cui giocare la partita dell’istruzione, ossia chiamare a scuola, all’interno di un perimetro territoriale definito e nel rispetto della continuità didattica, i docenti che riterrà più adatti per portare avanti il proprio piano dell’offerta formativa. Tutto ciò richiederà docenti continuamente formati all’innovazione didattica". Detto in soldoni: saranno presidi e una ristretta schiera a decidere delle sorti degli insegnanti di una scuola: ricattabili, con clientelismo dilagante. Altro che buona scuola!
“La scuola - prosegue il piano Renzi - deve diventare poi la vera risposta strutturale alla disoccupazione giovanile, e l’avamposto del rilancio del Made in Italy. La soluzione sta nel rafforzare due meccanismi fondanti del nostro sistema, decisamente indeboliti negli ultimi anni: da una parte, raccordare più strettamente scopi e metodi della scuola con il mondo del lavoro e dell’impresa, muovendosi verso una via italiana al sistema duale; dall’altra, affiancare al sapere il saper fare, partendo dai laboratori, perché permette ai ragazzi di sperimentare e progettare con le proprie mani è il modo migliore per dimostrare che crediamo nelle loro capacità.” Visto che le attività di laboratorio sono state fortemente tagliate dalla Gelmini, invece di essere potenziate, la logica conseguenza diventa l’alternanza scuola-lavoro, cioè manodopera gratis alle aziende, che verranno finanziate direttamente e indirettamente con il sistema di detrazioni fiscali, se non finanziate direttamente come agenzie formative. Ma, naturalmente, è l’aspetto ideologico di inquadramento dei giovani che è quello più pesante.
Anche qui, naturalmente, si approfondisce la differenza di classe perché gli studenti dei tecnici e professionali saranno obbligati all’alternanza scuola-lavoro - ben 200 ore obbligatorie all’anno - con la new entry di diventare produttori di beni che possono essere messi sul mercato (in parte già possibile, ma in altro contesto, negli istituti di Agraria). “Lo offriamo a tutti gli innovatori d’Italia”: un ammonimento non tanto velato: chi critica o, peggio, si oppone è un conservatore, non troppo tollerato. Anche se demagogicamente viene promessa un’ampia consultazione (dal 15 settembre a novembre )”... trasparente, pubblica, diffusa, online e offline..” Fin qui l’introduzione- dal titolo all’ Italia serve la buona scuola… tutto il documento trasuda di nazionalismo Il rapporto entra, poi, nel merito dei singoli punti, corredate con tabelle e schede di approfondimento, partendo, appunto, dall’ assunzione degli insegnanti: non ci si limita a definire quanti posti siano vacanti e disponibili per la stabilizzazione, ma si introduce la nozione di organico funzionale e delle reti di scuole con lo scopo di: “... ampliare l’offerta formativa e svolgere le tante attività didattiche complementari alle lezioni in classe..”;”...abolire le supplenze annuali... e contemporaneamente istituire un contingente stabile di docenti per coprire, tra le altre esigenze, la maggior parte delle supplenze brevi”; “chiudere una volta per tutte la questione del precariato storico della scuola italiana...” “Fuori e dentro la classe, cosa faranno questi nuovi docenti””..Tutti insieme costituiranno il futuro organico di diritto, ma alcuni copriranno posti attualmente scoperti, altri ricopriranno una posizione funzionale che consentirà di potenziare l'offerta formativa..”. Vengono calcolate circa 50.000 cattedre scoperte; 18.800 di iscritti Gae afferenti alle materie di musica, storia dell’arte e sport dovrebbero rafforzare l’offerta formativa “su questi tre fronti importanti”; circa 60.000 iscritti alle GAE di scuola dell’ Infanzia e primaria saranno utilizzati come organico funzionale di questi cicli. 20.000 saranno assunti come organico funzionale nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. Organico funzionale che dovrebbe servire: per eliminare le supplenze brevi; potenziare l’offerta formativa; curare le eccellenze; ampliare tempo pieno; predisporre materiale didattico, intervenire sulla dispersione scolastica.. Siccome, però, bontà loro “ci sarà un limite alla mobilità geografica anche degli organici dell’autonomia “ e allora introduciamo un po’ di sana flessibilità…“In questi casi potrebbe non bastare neppure dare alle scuole piena autonomia e rimuovere ogni rigidità oraria, assicurando così che il dirigente scolastico, a fronte di un suo docente assente per dieci giorni, potrà – ad esempio – organizzare differentemente le lezioni con il personale che ha a disposizione, prevedere un potenziamento di ore in altre discipline, ovvero in questi casi potrebbe non bastare neppure fare attività di laboratorio o altre attività extra-curricolari, nonché organizzare l’orario scolastico in modo flessibile”. Gli iscritti in terza fascia sono semplicemente destinati a sparire, perché tanto molti di loro hanno pochissimi punti (sic!), cioè hanno lavorato poco nella scuola, quindi non si possono certo definire precari!
Se ci si illude, poi, che i circa 150.000 iscritti in GAE saranno tutti automaticamente assunti, ci si sbaglia. Infatti, al punto 1.3 (Gli abbinamenti necessari. A quali condizioni può funzionare il piano) si parte da un numero irrisorio di iscritti alla GAE per materie non più in curricolo e/o per gli iscritti in province in cui non ci sia bisogno di assunzioni per “allargare” la mobilità territoriale e le classi di concorso e, quindi, si procederà all’analisi del profilo dei circa 150.000 iscritti GAE entro il 31 dicembre 2014 (sic!). Entro quella data sia gli iscritti GAE che i vincitori e gli idonei del concorso 2012 “confermeranno espressamente... la loro intenzione di essere assunti a partire dal 1° settembre 2015 (se non è una presa in giro questa!). Nel caso, poi, un certo numero di iscritti in GAE non fosse più disponibile per essere stabilizzato nella scuola pubblica, si potrebbero ripescare i laureati Scienze della formazione vecchio ordinamento e i “congelati”SISS- in questo modo viene catturata l’attenzione di diversi gruppi di precari con specificità peculiari. Ma, comunque, una parte degli insegnanti di ruolo potrà chiedere di far parte dell’organico funzionale: Subito dopo il capitolo concorso che sarà bandito nella primavera 2015 per 40.000 posti per far fronte ai pensionamenti (circa 13.000-14.000 all’anno) e coprire il fabbisogno del triennio 2016/2019. Fondamentalmente servirebbe a “sanare” parzialmente la grande pletora di laureati in Scienze della formazione primaria (vecchio ordinamento); diplomati magistrali; congelati SISS; abilitati PAS; abilitati TFA I ciclo e II ciclo. Complessivamente quasi 200.000.
Quanto costerà l’assunzione di 148.100 nuovi insegnanti? Si parla di una previsione di circa 3 miliardi di euro -1 miliardo nel 2015 - ma nulla sulle fonti da cui attingere. Al punto 1.6 forse emerge una delle principali preoccupazione di Renzi, il titolo infatti recita: Un segnale forte per l’Europa se anche la Corte di Giustizia europea si interessa dei docenti italiani, con l’esplicito riferimento alla procedura d’infrazione per la non corretta applicazione della direttiva 1990/70/CE relativa alla reiterazione dei contratti a tempo determinato. Per il futuro si prevedono cambiamenti nell’abilitazione: direttamente con il percorso universitario e con un semestre di tirocinio presso una scuola-seguiti dal mentor - valutato dal mentor e dal preside.
LE VERE INTENZIONI DI RENZI In parte le troviamo nel capitolo 2: Le nuove opportunità per tutti i docenti: formazione e carriera nella buona scuola, “un piano di assunzione straordinario e un nuovo concorso possono funzionare solo a condizione di introdurre nella scuola più dinamismo e regole nuove..”.
Non si è concluso ancora del tutto il concorso indetto da Profumo, con modalità inaccettabili, e la solita guerra tra poveri che già parlano di nuovo concorso. Formazione in servizio e merito sono le parole chiave. “Non è un lavoro facile, o rapido. Per farlo, un gruppo di lavoro dedicato e composto da esperti del settore lavorerà per un periodo di tre mesi per formulare il quadro italiano di competenze dei docenti nei diversi stadi della loro carriera, in modo che essi siano pienamente efficaci nella didattica e capaci di adattarsi alle mutevoli necessità degli studenti in un mondo di rapidi cambiamenti sociali, culturali, economici e tecnologici.”
Siccome le attuali proposte di aggiornamento risultano poco efficaci o vengono sentiti come un obbligo burocratico ecco allora la soluzione: “Anzitutto, aggiornando lo scopo – e quindi i contenuti – della formazione in servizio. Che deve diventare lo strumento che permette di qualificare la professionalità dei docenti alla luce delle possibilità di carriera introdotte dal nuovo contratto. Al docente va offerta l’opportunità di: continuare a riflettere in maniera sistematica sulle pratiche didattiche; di intraprendere ricerche; di valutare l’efficacia delle pratiche educative e se necessario modificarle; di valutare le proprie esigenze in materia di formazione; di lavorare in stretta collaborazione con i colleghi, i genitori, il territorio. ”Quindi per migliorare l’aggiornamento si…modifica il contratto con:” il ruolo cruciale riconosciuto, all’interno della singola scuola, agli “innovatori naturali”, che dovranno avere la possibilità di concentrarsi sulla formazione, e che saranno premiati con una quota dei fondi per il miglioramento dell’offerta formativa che verrebbe vincolata all’innovazione didattica e alla capacità di miglioramento, valutata annualmente.
”Se non ci fosse da piangere verrebbe da ridere: “innovatori naturali” risulta veramente esilarante “L’attuazione di una didattica integrata, moderna e per competenze si basa sulla necessità di offrire ai docenti gli strumenti necessari per sostenerli nelle loro attività didattiche e progettuali.” IL VERO OBIETTIVO DI RENZI: “Dobbiamo anche far uscire i docenti dal “grigiore” dei trattamenti indifferenziati… E a cui lo Stato chiede di non accontentarsi delle prospettive di carriere fondate sul mero dato dell’anzianità… Per fare questo è necessario ripensare la carriera dei docenti, per introdurre elementi di differenziazione basati sul riconoscimento di impegno e meriti, oltre che degli anni trascorsi dall’immissione in ruolo. Occorre quindi, prima di ogni altra cosa, un nuovo status giuridico dei docenti, che consenta incentivi economici basati sulla qualità della didattica, la formazione in servizio, il lavoro svolto per sviluppare e migliorare il progetto formativo della propria scuola. “Anzitutto, per quanto riguarda le attività individuali dei docenti, a parità di orario, per realizzare un reale potenziamento dell’attività didattica, sarà prevista la creazione di banche ore con le ore che ciascun docente “guadagna” (e che così “restituirà” alla scuola) nelle giornate di sospensione didattica deliberate ad inizio anno dal Consiglio d’istituto nell’ambito della propria autonomia. Di fatto, pochissime ore l’anno (indicaticativamente 8/10) per ciascuno docente, ma che costituiscono un “patrimonio” estremamente utile per la scuola. Inoltre, tutte le attività svolte dai docenti, sia individuali sia collegiali, contribuiranno al riconoscimento di crediti didattici, formativi e professionali, per sostenere la scuola nel suo processo di miglioramento. Tale sistema di crediti, documentabili, valutabili, certificabili e trasparenti avranno un “peso” diverso, e saranno legati al lavoro che i docenti svolgeranno rispettivamente in termini di (1) miglioramento della didattica, ma anche di (2) propria qualificazione professionale attraverso la formazione, e di (3) partecipazione al progetto di miglioramento della scuola non sarà un sistema fatto di sole procedure formali e certificati. Perché ci sarà spazio per una valutazione anche qualitativa interna alla singola scuola. Tutti i crediti didattici, formativi, e professionali faranno parte del portfolio del docente, che sarà in formato elettronico, certificato e pubblico. La progressione di carriera si articolerà in un riconoscimento e in una valorizzazione delle competenze acquisite, e dell’attività svolta per il miglioramento della scuola. Il portfolio del docente è vagliato dal Nucleo di Valutazione interno di ogni scuola, a cui partecipa anche un membro esterno. Il nuovo sistema di progressione di carriera (e quindi di retribuzione) dei docenti della scuola italiana non si fonderà più soltanto sull’anzianità, ma soprattutto sull’impegno e sul contributo dei docenti al miglioramento della scuola in cui lavorano. Come funzionerà in concreto? Ad ogni docente sarà riconosciuto, come già avviene oggi, uno stipendio base. Questo stipendio base potrà essere integrato nel corso degli anni in due modi, complementari e cumulabili: 1. il primo modo sarà strutturale e stabile, grazie a scatti di retribuzione periodici (ogni 3 anni) – chiamati “scatti di competenza” – legati all’impegno e alla qualità del proprio lavoro; 2. il secondo modo sarà accessorio e variabile, grazie a una retribuzione (ogni anno) per lo svolgimento di ore e attività aggiuntive ovvero progetti legati alle funzioni obiettivo o per competenze specifiche (BES, Valutazione, POF, Orientamento, Innovazione Tecnologica). Periodicamente, ogni 3 anni, due terzi (66%) di tutti i docenti di ogni scuola (o rete di scuole) avranno diritto ad uno scatto di retribuzione. Si tratterà del 66% di quei docenti della singola scuola (o della singola rete di scuole) che avranno maturato più crediti nel triennio precedente In un colpo solo si modifica lo stato giuridico degli insegnanti, si vorrebbe modificare nel profondo, soprattutto sotto il profilo degli organi collegiali che, pur in parte svuotati negli anni del ruolo originario, richiamano alla partecipazione democratica nella scuola, ma lo stesso regime meritocratico, comunque, influirebbe sulla vita interna, nelle relazioni non più lavoratori alla pari, ma, appunto differenziati; si interviene direttamente sugli stipendi.
A scanso di equivoci anche i cosidetti bravi insegnanti perderanno economicamente, rispetto agli attuali scatti di anzianità-anche questi bloccati da anni. GUERRA TRA POVERI Dal 1° settembre 2015 si procederà all’eliminazione degli scatti stipendiali automatici attraverso un sistema transitorio di progressivo passaggio al nuovo meccanismo basato sulla maturazione dei crediti, sugli scatti delle competenze, e sulla valutazione delle scuole. Le risorse utilizzate per gli scatti di competenza saranno complessivamente le stesse disponibili per gli scatti di anzianità, distribuite però in modo differente secondo un sistema che premia l’impegno e le competenze dei docenti. Ciò consente all’operazione di non determinare oneri aggiuntivi a carico dello Stato. La necessità di attendere tre anni, dalla partenza del nuovo sistema, per il primo incremento stipendiale permetterà di recuperare risorse – utilizzabili anche per una stabilizzazione del fondo di Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF) (Come al solito, i lavoratori della scuola sono i primi finanziatori delle “riforme”della scuola: in termini economici, di tagli di posti di lavoro, di aumento dei carichi di lavoro, di peggioramento delle condizioni generali di lavoro..)
Infine, anche per il personale ATA sarà rivisitato il meccanismo di valorizzazione della carriera. (evidentemente il personale ATA appartiene ai paria, visto che non viene, tranne che in questo breve accenno, mai citato). Il docente mentor è scelto dal Nucleo di Valutazione interno, tra i docenti che per tre trienni consecutivi hanno avuto uno scatto di competenza, ma perché permetterà di migliorare le scuole di tutta Italia, dal momento che favorirà una mobilità “orizzontale” positiva. I docenti mediamente bravi, infatti, per avere più possibilità di maturare lo scatto, potrebbero volersi spostare in scuole dove la media dei crediti maturati dai docenti è relativamente bassa e quindi verso scuole dove la qualità dell’insegnamento è mediamente meno buona, aiutandole così ad invertire la tendenza.
E MENO MALE CHE VOGLIONO LA STABILIZZAZIONE PER GARANTIRE AGLI STUDENTI LA CONTINUITA’ DIDATTICA E LIBERARE LE ENERGIE DEI PRECARI CHE CON LA STABILIZZAZIONE POTRANNO DEDICARE TUTTE LE LORO ENERGIE NELL’ATTIVITA’ DIDATTICA!
Inoltre, ai cosidetti mentor Autonomia SIGNIFICA ANZITUTTO RISORSE. MA VUOL DIRE ALMENO ALTRE 4 COSE importanti. Non c’è vera autonomia senza responsabilità. E non c’è responsabilità senza valutazione. Per vivere e crescere nell’autonomia responsabile, ogni scuola deve poter schierare la miglior squadra possibile. Autonomia significa buona governance della scuola. I dirigenti scolastici….. Potranno scegliere tra i docenti coloro che coordinano le attività di innovazione didattica, la valutazione o l’orientamento e premiarne, anche economicamente, l’impegno. Infine autonomia è il contrario di autoreferenzialità….. connettendo le scuole al mondo, attraverso uno sforzo che coinvolga pubblico e privato per garantire alle nostre scuole un accesso più diffuso e capillare a internet. E poi collegando le stesse scuole al territorio circostante. il SISTEMA NAZIONALE dI VALUTAZIONE sarà operativo dal prossimo anno scolastico per tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie. Servirà lavorare per dare alle scuole paritarie (valutate positivamente) maggiore certezza sulle risorse loro destinate, nonché garanzia di procedure semplificate per la loro assegnazione. (cioè, invece di eliminare i finanziamenti per la scuola pubblica si consolidano i finanziamenti alle scuole paritarie) la trasparenza per capire e amministrare la scuola il registro nazionale dei docenti della scuola sarà lo strumento che ogni scuola (o rete di scuole) utilizzerà per individuare i docenti che meglio rispondono al proprio piano di miglioramento le risorse perla buona scuola, pubbliche e private la buona governance: "Dobbiamo mettere la scuola nelle condizioni di cambiare rotta". Per farlo, il timoniere è essenziale: al dirigente scolastico va data la possibilità di organizzare meglio il lavoro all’interno della scuola, di guidare il piano di miglioramento. Per innescare processi di miglioramento e attrarre docenti entusiasti e motivati dalle prospettive di carriera è inoltre necessario stabilire un serio sistema di incentivi di natura reputazionale ma anche economica. Una valutazione seria consente anche di fare in modo che i docenti con più energie e abilità sfidino con il territorio e con gli altri attori sociali dell’area vasta che sostiene l’istituto. Reclutamento dei presidi: un nuovo corso - concorso della scuola nazionale dell´amministrazione. ora basta REGGENZE! il finanziamento per l’offerta formativa (a partire dal MOF, vedi Capitolo 6) sarà in parte legato all’esito del piano di miglioramento scaturito dal processo di valutazione. • Il livello di miglioramento raggiunto dall’istituto influenzerà in maniera premiale la retribuzione dei dirigenti. il SISTEMA NAZIONALE DI VALUTAZIONE sarà operativo dal prossimo anno scolastico per tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie. Nel concreto, i nuovi organi di governo della scuola potrebbero essere: il consiglio dell’Istituzione scolastica; il dirigente scolastico; il consiglio dei docenti; il nucleo di valutazione. Naturalmente, non è neutrale il cambiamento dei termini sblocca scuola per non dimenticare le giuste incombenze sulla sicurezza dell’immobile della scuola su cui non ha nessuna possibilità di intervento diretto – cioè i dirigenti scolastici che avranno la piena responsabilità gestionale non avranno responsabilità per la sicurezza nelle scuole. Serve fare, direttamente con i dirigenti scolastici, i docenti e il personale amministrativo, una ricognizione dettagliata delle 100 misure più fastidiose, vincolanti e inutili che l’amministrazione scolastica ha adottato nel corso dei decenni, e abrogarle tutte insieme, con un unico provvedimento “Sblocca Scuola”. (una riedizione del Calderoli pensiero e dei “lacci e lacciuoli”, inoltre lo “Sblocca scuola” diventa il viatico per mettere mano al Testo Unico sulla scuola).
Parlare di scuola aperta significa anche, in un senso più ampio, cominciare a ripensare l’interfaccia della scuola stessa. Oltre alle mura dell’edificio scolastico, i primi alleati saranno i “laboratori del territorio”, pubblici e privati. Vogliamo definire un piano di “Servizio civile per la Buona Scuola”, Questo sistema beneficerà di una collaborazione con il terzo settore, tramite un patto inter-generazionale e con imprese. Una scuola che include chi ha più bisogno (infatti si taglia il sostegno, si aumenta il numero di alunni per classi, diminuiscono le ore curricolari... ). Digitalizzare per diventare efficienti. diventare efficienti per migliorare la scuola ripensare ciò che si impara a scuola, cultura in corpore sano: musica, storia dell’arte e sport CON LA musica E LA storia dell’arte RIPORTIAMO LA CREATIVITÀ IN CLASSE: Musica nella scuola primaria: due ore a settimana di educazione musicale nelle classi iv e v. Anche lo studio della Storia dell’Arte e Disegno va rafforzato, soprattutto nel biennio dei licei e degli istituti turistici. 1 ORA A SETTIMANA DI educazione fisica NELLE CLASSI DALLA II ALLA V della scuola primaria. La prossima alfabetizzazione lingue straniere, coding, economia (le tre i di Berlusconi!) fondata sul lavoro... DOBBIAMO RENDERE LA scuola la più efficace politica strutturale a nostra disposizione contro la disoccupazione, rispondendo all´urgenza e dando prospettiva allo stesso tempo. Per farlo, serve rafforzare l’apprendimento basato su esperienze concrete di lavoro. Oggi, per quanto il numero di istituti superiori che organizzano percorsi di Alternanza scuola-Lavoro sia in aumento, sono ancora meno del 9% gli studenti della scuola secondaria di secondo grado che hanno fatto un’esperienza di alternanza scuola-lavoro. La possibilità di fare percorsi di didattica in realtà lavorative aziendali, così come pubbliche o del no profit, sarà resa sistemica per gli studenti di tutte le scuole secondarie di secondo grado, e chi accoglie i ragazzi dovrà poter vedere in questi percorsi un’opportunità, non un peso. Alternanza obbligatoria Introdurre l’obbligo dell’Alternanza Scuola-Lavoro (ASL) negli ultimi tre anni degli Istituti Tecnici ed estenderlo di un anno nei Professionali, prevedendo che il monte ore dei percorsi sia di almeno 200 ore l’anno. Alle ore di alternanza partecipano anche i docenti (compreso ovviamente il nuovo organico funzionale), che dovranno essere formati come tutor dei ragazzi in azienda, e che insieme all’azienda costruiscono il progetto formativo dei ragazzi. Impresa didattica Gli istituti di istruzione superiore, e di istruzione e formazione professionale possono commercializzare beni o servizi prodotti o svolgere attività di “impresa Formativa Strumentale”, utilizzando i ricavi per investimenti sull’attività didattica. A tale scopo, è necessario incoraggiare l’uso della doppia contabilità, al momento diffusa soprattutto negli gli istituti agrari, a tutti i tipi di scuole e generalizzare la possibilità di produzione in conto terzi. Questo è particolarmente rilevante se consideriamo che sempre più scuole avranno l’opportunità di sviluppare prototipi, ad esempio attraverso la stampa 3D. "Bottega Scuola" definire i principi per disseminare (specialmente al Centro-Sud) esperienze di inserimento degli studenti in contesti imprenditoriali legati all’artigianato, al fine di coinvolgere più attivamente anche imprese di minori dimensioni o tramandare i “mestieri d’arte”. Apprendistato sperimentale: diffondere attraverso protocolli ad hoc il programma sperimentale di apprendistato negli ultimi due anni della scuola superiore, lanciato nel 2014 in attuazione dell’articolo 8bis del d.l. 104/2013.
Ci sono volute lotte che hanno avuto il merito di cambiamenti epocali nel diritto allo studio, un lavoro tenace per eliminare ogni retaggio di avviamento professionale, un lavoro esemplare per rafforzare la cultura negli Istituti tecnici e istituti professionali, perché non vi fossero studenti di serie B, ma dotati di strumenti critici, ora si torna ancora più indietro alla Bottega Scuola, introducendo anche una concezione razzista per cui queste “esperienze di inserimento” verrebbero favorite al Centro- Sud.
Le prime contestazioni alla Buona scuola di Renzi hanno dimostrato in maniera inequivocabile (vedi l’aggressione delle lavoratrici precarie a Milano alla festa del Pd) che, contrariamente alla propaganda di una consultazione ampia, un dibattito aperto - prima due mesi, ora si parla di un anno - di mera propaganda si tratta.
D’altra parte il metodo scelto che bypassa il normale dibattito parlamentare non ammette dubbi di sorta. Come è inequivocabile che la “buona scuola” è parte integrante delle “riforme” sul lavoro al servizio del capitale e ne rappresenta la vera ragione. L’embrionale lotta che su questo fronte si è avviata deve avere la capacità di unire tutti i precari, senza alcuna distinzione di casi particolari, perché hanno maturato il diritto alla stabilizzazione, non è una sorta di concessione - come vorrebbe far credere Renzi - o, peggio una “sanatoria”. Si tratta di diritti maturati (anche a caro prezzo con i percorsi abilitanti) calpestati per anni che reclamano di essere riconosciuti. Ma deve vedere un fronte unitario dei lavoratori della scuola che hanno visto progressivamente peggiorare le condizioni, e unire tutte le lotte “particolari”.
I fatti dimostrano che ai tagli sia con la Gelmini sia con l’aumento del numero degli alunni per classe, con la riduzione del sostegno, blocchi di contratti, degli scatti stipendiali, furto delle ferie dei precari, riforma Fornero, seguono nuovi e più pesanti attacchi sia al lavoro che al diritto allo studio, per cui le parole d’ordine non possono che essere più diritti: ad essere assunti, a lavorare in condizioni dignitose e non sotto ricatto, ad avere scuole decenti. Le parole d’ordine non possono che essere assunzioni subito e senza condizioni; ritiro della riforma Gelmini; ripristino degli scatti e rinnovi contrattuali…per iniziare.
Abbiamo visto che sempre più vengono “giustificati” i tagli e i peggioramenti, ma per finanziare le missioni militari, grandi opere, grandi eventi. Certo, tanti “criticano” ma già stanno correndo per sedersi al tavolo, e diventano parte del problema di fronte a cui i lavoratori tutti si trovano.
Ma è una sfida che bisogna raccogliere. Perché è chiaro che di una “buona scuola” profondamente classista che si parla.
Giovanna - Milano
pc 18 settembre - OBAMA AMPLIFICA L'ISIS PER FARE LA SUA GUERRA
L'imperialismo USA prima è stato il principale responsabile della nascita della questione ISIS, ora ne amplifica volutamente la sua potenza per far passare come legittima la guerra, i bombardamenti che sta portando avanti, per giustificare il totale 'cambio di passo' rispetto alle dichiarazioni all'inizio del suo mandato presidenziale sul ritiro dei soldati dall'Iraq.
Come scrive Immanuel Wallerstein su Il Manifesto del 17/9: "La spiegazione è semplice. Gli Stati uniti sono in grave declino. Va tutto storto. E nel panico sono come un pilota che ha perso il controllo della sua potente autovettura e non sa come farla rallentare. Così al contrario accelera, verso la collisione. Il veicolo sbanda in tutte le direzioni. È una situazione autodistruttiva per il guidatore ma molto pericolosa anche per gli altri. Per il resto del mondo...
...Una delle poche voci di saggezza è stata quella di Daniel Benjamin, consigliere capo per l’antiterrorismo al Dipartimento di Stato durante la prima presidenza Obama. Intervistato dal New York Times, egli ha definito la cosiddetta minaccia dell’Isis una «farsa», con «membri del gabinetto presidenziale e alti militari a fare ovunque discorsi allarmati usando termini non appropriati». Secondo Benjamin, parlano senza alcuna «prova corroborata», a dimostrazione di quanto sia facile per politici, funzionari pubblici e media «indurre panico nell’opinione pubblica».
Alla strategia dell'imperialismo Usa, come a quella dei suoi alleati occidentali, tra cui in prima fila l'Italia, giungono quasi a proposito le immagini delle decapitazioni dei giornalisti, con il seguito di "parole tremende" proclamate da Obama come da Cameron - mentre non altrettante immagini, notizie e "parole tremende" vengono lette e sentite per le azioni dell'Isis contro popolazioni dell'Iraq, della Siria.
Diremmo, comunque: 'da che pulpito viene la predica': dai "campioni" del terrorismo, dei bombardamenti su civili, su donne e bambini, delle violenze gratuite e torture sempre portate avanti dai loro eserciti, dell'annientamento dei diritti umani dei popoli, ecc. ecc.
Quindi, amplificare la forza e l'espansione in tutto il Medio Oriente dell'Isis, è pienamente interno alla ripresa della linea guerrafondaia dell'imperialismo.
Ma sull'effettivo peso dell'Isis riportiamo un breve stralcio di un articolo di Peter Harling (su Le Monde diplomatique di settembre) "Stato islamico, mostro provvidenziale", che è utile leggere integralmente.
In questo articolo scrive:
"... se lo Stato islamico è protagonista di uno spettacolare ritorno in scena, è solo in piccola parte merito suo. Gli hanno di fatto aperto la strada i suoi nemici dichiarati... Innanzitutto i regimi del primo ministro irakeno e del presidente siriano che hanno usato tutti i mezzi possibili e inimmaginabili - e anche inimmaginabili, nel caso delle armi chimiche della Siria - per combattere, in nome della "guerra contro il terrorismo" un'opposizione sunnita che di fatto aveva contribuito a radicalizzare. Poi i loro partener per l'occasione, Washington nel primo caso e Mosca nel secondo...
...Non dimentichiamo poi le monarchie del Golfo, i cui petrodollari, sparsi a piene mani, finanziano un'economia islamista parzialmente occulta. La Turchia ha spalancato la propria frontiera con la Siria ai jihadisti...
...Alla fine lo Stato islamico si accontenta di riempire un vuoto. Occupa il nord-est della Siria perchè il regime lo ha di fatto abbandonato... Si è infilato in città come Falluja e Mossul perchè il potere centrale a Baghdad non se ne occupava, mantenendovi al tempo stesso una presenza corrotta, repressiva e precaria. La sua rapida espansione nelle zone controllate dalle forze curde ma abitate da minoranze cristiane e yazide, nel nord dell'Iraq, si spiega con lo scarso interesse per le vittime da parte dei loro presunti difensori, i curdi, che hanno preferito ripiegare sul loro territorio naturale..."
Come scrive Immanuel Wallerstein su Il Manifesto del 17/9: "La spiegazione è semplice. Gli Stati uniti sono in grave declino. Va tutto storto. E nel panico sono come un pilota che ha perso il controllo della sua potente autovettura e non sa come farla rallentare. Così al contrario accelera, verso la collisione. Il veicolo sbanda in tutte le direzioni. È una situazione autodistruttiva per il guidatore ma molto pericolosa anche per gli altri. Per il resto del mondo...
...Una delle poche voci di saggezza è stata quella di Daniel Benjamin, consigliere capo per l’antiterrorismo al Dipartimento di Stato durante la prima presidenza Obama. Intervistato dal New York Times, egli ha definito la cosiddetta minaccia dell’Isis una «farsa», con «membri del gabinetto presidenziale e alti militari a fare ovunque discorsi allarmati usando termini non appropriati». Secondo Benjamin, parlano senza alcuna «prova corroborata», a dimostrazione di quanto sia facile per politici, funzionari pubblici e media «indurre panico nell’opinione pubblica».
Alla strategia dell'imperialismo Usa, come a quella dei suoi alleati occidentali, tra cui in prima fila l'Italia, giungono quasi a proposito le immagini delle decapitazioni dei giornalisti, con il seguito di "parole tremende" proclamate da Obama come da Cameron - mentre non altrettante immagini, notizie e "parole tremende" vengono lette e sentite per le azioni dell'Isis contro popolazioni dell'Iraq, della Siria.
Diremmo, comunque: 'da che pulpito viene la predica': dai "campioni" del terrorismo, dei bombardamenti su civili, su donne e bambini, delle violenze gratuite e torture sempre portate avanti dai loro eserciti, dell'annientamento dei diritti umani dei popoli, ecc. ecc.
Quindi, amplificare la forza e l'espansione in tutto il Medio Oriente dell'Isis, è pienamente interno alla ripresa della linea guerrafondaia dell'imperialismo.
Ma sull'effettivo peso dell'Isis riportiamo un breve stralcio di un articolo di Peter Harling (su Le Monde diplomatique di settembre) "Stato islamico, mostro provvidenziale", che è utile leggere integralmente.
In questo articolo scrive:
"... se lo Stato islamico è protagonista di uno spettacolare ritorno in scena, è solo in piccola parte merito suo. Gli hanno di fatto aperto la strada i suoi nemici dichiarati... Innanzitutto i regimi del primo ministro irakeno e del presidente siriano che hanno usato tutti i mezzi possibili e inimmaginabili - e anche inimmaginabili, nel caso delle armi chimiche della Siria - per combattere, in nome della "guerra contro il terrorismo" un'opposizione sunnita che di fatto aveva contribuito a radicalizzare. Poi i loro partener per l'occasione, Washington nel primo caso e Mosca nel secondo...
...Non dimentichiamo poi le monarchie del Golfo, i cui petrodollari, sparsi a piene mani, finanziano un'economia islamista parzialmente occulta. La Turchia ha spalancato la propria frontiera con la Siria ai jihadisti...
...Alla fine lo Stato islamico si accontenta di riempire un vuoto. Occupa il nord-est della Siria perchè il regime lo ha di fatto abbandonato... Si è infilato in città come Falluja e Mossul perchè il potere centrale a Baghdad non se ne occupava, mantenendovi al tempo stesso una presenza corrotta, repressiva e precaria. La sua rapida espansione nelle zone controllate dalle forze curde ma abitate da minoranze cristiane e yazide, nel nord dell'Iraq, si spiega con lo scarso interesse per le vittime da parte dei loro presunti difensori, i curdi, che hanno preferito ripiegare sul loro territorio naturale..."
pc 18 settembre - Lotta per la casa: il governo Renzi, il comune di Roma sanno rispondere solo con la repressione e sfrattano famiglie con cariche e lacrimogeni. Almeno 3 i fermi
Casa, i movimenti: "Sfratto a Centocelle con lacrimogeni".
Questa mattina a Roma, poco dopo le 6, "la polizia ha eseguito uno sfratto in via degli Ontani, a Centocelle, caricando il picchetto e lanciando lacrimogeni fin dentro le scale della palazzina". Lo raccontano, in una nota, i Blocchi precari metropolitani. "Farook, la moglie e i due figli si sono recati presso il Municipio V, in via Torre Annunziata 1, per incontrare il presidente Giammarco Palmieri e chiedere una soluzione degna".
Nel frattempo, circa 100 persone hanno organizzato un picchetto antisgombero a via Gattamelata, a Roma, al Prenestino, dove sono a rischio una decina di nuclei familiari che da circa due anni stanno occupando un ex clinica ormai senza più la convenzione. . 'Casa sfrattata, Casa occupata' recita uno striscione, mentre dietro il muro di cinta ci sono persone barricate.
Questa mattina a Roma, poco dopo le 6, "la polizia ha eseguito uno sfratto in via degli Ontani, a Centocelle, caricando il picchetto e lanciando lacrimogeni fin dentro le scale della palazzina". Lo raccontano, in una nota, i Blocchi precari metropolitani. "Farook, la moglie e i due figli si sono recati presso il Municipio V, in via Torre Annunziata 1, per incontrare il presidente Giammarco Palmieri e chiedere una soluzione degna".
Nel frattempo, circa 100 persone hanno organizzato un picchetto antisgombero a via Gattamelata, a Roma, al Prenestino, dove sono a rischio una decina di nuclei familiari che da circa due anni stanno occupando un ex clinica ormai senza più la convenzione. . 'Casa sfrattata, Casa occupata' recita uno striscione, mentre dietro il muro di cinta ci sono persone barricate.
pc 18 settembre - Pillole comuniste - sulla vita interna del Partito Comunista in formazione
Nella vita di Partito e nella costruzione di esso è deleterio occuparsi troppo della vita interna;
si finisce in una gabbia di 'topi' o di 'matti'.
Il Partito si deve occupare sempre e comunque delle masse e della lotta politica rivoluzionaria 'all'esterno',
per dare la giusta dimensione alla lotta all'interno,
LIA (lotta ideologica attiva) e L2L (lotta tra le due linee)
da Pillole comuniste - 2 -
3-9-2013
si finisce in una gabbia di 'topi' o di 'matti'.
Il Partito si deve occupare sempre e comunque delle masse e della lotta politica rivoluzionaria 'all'esterno',
per dare la giusta dimensione alla lotta all'interno,
LIA (lotta ideologica attiva) e L2L (lotta tra le due linee)
da Pillole comuniste - 2 -
3-9-2013
pc 18 settembre - FORMAZIONE OPERAIA: LAVORO SALARIATO E CAPITALE - 1° PARTE
Apriamo la formazione operaia con una libera sintesi dell’importante e fondamentale testo di Karl Marx “Lavoro salariato e capitale”.
Oggi il peggioramento e l’impoverimento crescente della condizione degli operai, la crisi in cui si dibatte il capitalismo a livello mondiale e l’irrisolvibilità della attuale situazione economica nonostante tutte le “soluzioni” che i governi cercano di inventarsi, stanno dimostrando una cosa semplice: Marx aveva e ha ragione. Marx ha già dimostrato che il cuore del sistema sociale in cui viviamo è nel rapporto lavoro salariato e capitale; un rapporto necessario per l’esistenza stessa del sistema del capitale, della classe dei padroni, ma che, se è la vera fonte delle rovinose condizioni di esistenza della classe operaia, di tutti i lavoratori e della maggioranze della popolazione, esso costituisce per i capitalisti anche la causa della loro rovinosa fine, un cappio in cui più i capitalisti si dibattono, tentando di salvare la loro classe, più esso si stringe intorno al loro collo.
Ora l’operaio ha venduto la sua forza lavoro al capitalista per un giorno, un mese, un anno, ecc. Ma come viene determinato il salario, cioè il prezzo della forza-lavoro? “il salario è il prezzo di una merce determinata, del lavoro. Il salario è dunque determinato dalle stesse leggi che determinano il prezzo di qualsiasi merce”.
Quindi, “il prezzo della forza lavoro (come tutte le altre merci) sarà determinato dai costi di produzione, dal tempo di lavoro che si richiede per produrre questa merce, la forza-lavoro. Ma quali sono i costi di produzione della forza-lavoro? Sono i costi necessari per conservare l’operaio come operaio e per formarlo come operaio”.
Ma come una macchina si può logorare e deve essere sostituita in dieci anni e il capitalista mette in conto ogni anno una parte dei soldi che devono servire per sostituire quella macchina, “allo stesso modo, nei costi di produzione della forza-lavoro devono anche essere conteggiati i costi di riproduzione, per cui la razza degli operai viene posta in condizioni di moltiplicarsi e di sostituire gli operai logorati dal lavoro con nuovi operai”. “Il prezzo di questi costi di esistenza e di riproduzione costituisce il salario minimo”.
“Che cosa avviene nello scambio tra capitalista e operaio salariato? L’operaio riceve in cambio della sua forza-lavoro dei mezzi di sussistenza, ma il capitalista in cambio dei suoi mezzi di sussistenza riceve del lavoro, l’attività produttiva dell’operaio, la forza creatrice con la quale l’operaio non soltanto ricostruisce ciò che consuma, ma conferisce al lavoro accumulato un valore maggiore di quanto aveva prima”.
Oggi il peggioramento e l’impoverimento crescente della condizione degli operai, la crisi in cui si dibatte il capitalismo a livello mondiale e l’irrisolvibilità della attuale situazione economica nonostante tutte le “soluzioni” che i governi cercano di inventarsi, stanno dimostrando una cosa semplice: Marx aveva e ha ragione. Marx ha già dimostrato che il cuore del sistema sociale in cui viviamo è nel rapporto lavoro salariato e capitale; un rapporto necessario per l’esistenza stessa del sistema del capitale, della classe dei padroni, ma che, se è la vera fonte delle rovinose condizioni di esistenza della classe operaia, di tutti i lavoratori e della maggioranze della popolazione, esso costituisce per i capitalisti anche la causa della loro rovinosa fine, un cappio in cui più i capitalisti si dibattono, tentando di salvare la loro classe, più esso si stringe intorno al loro collo.
*****
I PARTE:
"Si pensa comunemente che “il salario è la somma di denaro che il padrone paga per un determinato tempo di lavoro o per una determinata prestazione di lavoro. Il capitalista compera a quanto sembra il loro lavoro (degli operai) con del denaro. Per denaro essi gli vendono il loro lavoro. Ma ciò non è che l’apparenza.
Ciò che essi in realtà vendono al capitalista per una somma di denaro è la loro forza-lavoro”, che per il capitalista è una merce come tutte le altre - ma particolare.
Il salario è il prezzo della merce forza-lavoro che è, come tutte le altre merci, determinato dai costi di produzione di questa merce, cioè dal tempo di lavoro impiegato per la produzione della forza-lavoro (cioè, il tempo di produzione dei beni per mangiare, per vestirsi, per riprodursi come forza-lavoro per andare a lavorare e per riprodursi come classe, ecc.).
“Il capitalista compera questa forza-lavoro per un giorno, una settimana, un mese, ecc. E dopo averla comprata egli la usa, facendo lavorare gli operai per il tempo pattuito”.
Allorchè l’operaio produce per es. una tonnellata di acciaio, il capitalista si impadronisce di questo prodotto e lo vende a x euro. Il salario dell’operaio non è una parte dell’acciaio, del prodotto del proprio lavoro, non è una parte di x euro. L’operaio ha ricevuto il suo salario molto prima che quell’acciaio fosse venduto e forse molto tempo prima che esso fosse prodotto. “Il capitalista, dunque, paga questo salario non con il denaro che egli ricaverà (dall’acciaio), ma con denaro d’anticipo”.
“E’ possibile che egli venda in modo molto vantaggioso in confronto col salario” dell’operaio. Tutto ciò non è affare” dell’operaio.
Il capitalista ha comprato la forza-lavoro come ha comprato la materia prima necessaria per l’acciaio, e la forza-lavoro gli appartiene alla stessa stregua, per esempio, del carbon coke, ecc. L’operaio partecipa al prodotto o al prezzo di esso non più di quello che vi partecipi il carbon coke.
“Il salario non è, dunque, una partecipazione dell’operaio alla merce da lui prodotta”. L’operaio non produce per sè l’acciaio, la pasta, le macchine. Ma produce per sè solo il salario. Egli può produrre, come in effetti produce, gioielli, abbigliamento ultralusso, ma ciò che produce per sè è solo il salario, con cui può solo comprarsi un abito economico.
Il significato delle 8 ore di lavoro non sta per l’operaio nel produrre acciaio, ma “soltanto nel guadagnare ciò che gli permette di andare a tavola, al banco dell’osteria, a letto”.
Il salario è il prezzo della merce forza-lavoro che è, come tutte le altre merci, determinato dai costi di produzione di questa merce, cioè dal tempo di lavoro impiegato per la produzione della forza-lavoro (cioè, il tempo di produzione dei beni per mangiare, per vestirsi, per riprodursi come forza-lavoro per andare a lavorare e per riprodursi come classe, ecc.).
“Il capitalista compera questa forza-lavoro per un giorno, una settimana, un mese, ecc. E dopo averla comprata egli la usa, facendo lavorare gli operai per il tempo pattuito”.
Allorchè l’operaio produce per es. una tonnellata di acciaio, il capitalista si impadronisce di questo prodotto e lo vende a x euro. Il salario dell’operaio non è una parte dell’acciaio, del prodotto del proprio lavoro, non è una parte di x euro. L’operaio ha ricevuto il suo salario molto prima che quell’acciaio fosse venduto e forse molto tempo prima che esso fosse prodotto. “Il capitalista, dunque, paga questo salario non con il denaro che egli ricaverà (dall’acciaio), ma con denaro d’anticipo”.
“E’ possibile che egli venda in modo molto vantaggioso in confronto col salario” dell’operaio. Tutto ciò non è affare” dell’operaio.
Il capitalista ha comprato la forza-lavoro come ha comprato la materia prima necessaria per l’acciaio, e la forza-lavoro gli appartiene alla stessa stregua, per esempio, del carbon coke, ecc. L’operaio partecipa al prodotto o al prezzo di esso non più di quello che vi partecipi il carbon coke.
“Il salario non è, dunque, una partecipazione dell’operaio alla merce da lui prodotta”. L’operaio non produce per sè l’acciaio, la pasta, le macchine. Ma produce per sè solo il salario. Egli può produrre, come in effetti produce, gioielli, abbigliamento ultralusso, ma ciò che produce per sè è solo il salario, con cui può solo comprarsi un abito economico.
Il significato delle 8 ore di lavoro non sta per l’operaio nel produrre acciaio, ma “soltanto nel guadagnare ciò che gli permette di andare a tavola, al banco dell’osteria, a letto”.
“Ma
non appena io (operaio) consumo i mezzi di sussistenza essi sono per me
irrimediabilmente perduti, nel caso in cui io non utilizzi il tempo
durante il quale quei mezzi mi tengono in vita per produrre altri mezzi
di sussistenza, per creare, cioè, con il mio lavoro... nuovi valori al
posto dei valori perduti nel consumo stesso”.
L’operaio, a differenza dello schiavo, del servo della gleba, è “libero”, perchè non si è venduto una volta per sempre al suo padrone insieme con la sua forza lavoro; “L’operaio libero invece vende se stesso pezzo a pezzo”; l’operaio è libero, ma 8 ore della sua vita quotidiana non appartengono più a lui, ma al capitalista che le ha comperate. Certo, l’operaio abbandona quando vuole il capitalista al quale si dà in affitto...”, ma “non può abbandonare l’intera classe dei compratori, cioè dei capitalisti, se non vuole rinunciare alla propria esistenza. Egli non appartiene a questo o quel capitalista, ma alla classe dei borghesi; ed è affar suo cercarsi il suo uomo, cioè trovarsi in questa classe dei capitalisti un compratore”.
“L’esistenza di una classe che non possiede null’altro che la capacità di lavorare, è una premessa necessaria del capitale”.
“L’esistenza di una classe che non possiede null’altro che la capacità di lavorare, è una premessa necessaria del capitale”.
Ora l’operaio ha venduto la sua forza lavoro al capitalista per un giorno, un mese, un anno, ecc. Ma come viene determinato il salario, cioè il prezzo della forza-lavoro? “il salario è il prezzo di una merce determinata, del lavoro. Il salario è dunque determinato dalle stesse leggi che determinano il prezzo di qualsiasi merce”.
Quindi, “il prezzo della forza lavoro (come tutte le altre merci) sarà determinato dai costi di produzione, dal tempo di lavoro che si richiede per produrre questa merce, la forza-lavoro. Ma quali sono i costi di produzione della forza-lavoro? Sono i costi necessari per conservare l’operaio come operaio e per formarlo come operaio”.
Ma come una macchina si può logorare e deve essere sostituita in dieci anni e il capitalista mette in conto ogni anno una parte dei soldi che devono servire per sostituire quella macchina, “allo stesso modo, nei costi di produzione della forza-lavoro devono anche essere conteggiati i costi di riproduzione, per cui la razza degli operai viene posta in condizioni di moltiplicarsi e di sostituire gli operai logorati dal lavoro con nuovi operai”. “Il prezzo di questi costi di esistenza e di riproduzione costituisce il salario minimo”.
“Che cosa avviene nello scambio tra capitalista e operaio salariato? L’operaio riceve in cambio della sua forza-lavoro dei mezzi di sussistenza, ma il capitalista in cambio dei suoi mezzi di sussistenza riceve del lavoro, l’attività produttiva dell’operaio, la forza creatrice con la quale l’operaio non soltanto ricostruisce ciò che consuma, ma conferisce al lavoro accumulato un valore maggiore di quanto aveva prima”.
Nel momento in cui l’operaio cede al capitalista la sua forza riproduttiva in cambio dei mezzi di sussistenza, egli l’ha perde, non è più lui proprietario della sua forza-lavoro.
Il capitalista una volta pagati, poniamo, 50 euro al giorno all’operaio, lo mette al lavoro per 8 ore durante le quali l’operaio non solo ricostruisce i 50 euro che il capitalista gli ha dato, ma li raddoppia - col che, quindi, il capitalista ha “impiegato, consumato in modo profittevole, produttivo” i 50 euro che ha dato all’operaio; l’operaio, invece, “al posto della sua forza produttiva, i cui effetti egli ha ceduto, ha ricevuto dei soldi che scambia con mezzi di sussistenza che consuma più o meno rapidamente”. Quindi i 50 euro “sono stati consumati in due modi: in modo riproduttivo per il capitale, poichè essi sono stati scambiati con una forza-lavoro che ha prodotto (100 euro); in modo improduttivo per l’operaio, poichè essi sono stati scambiati con mezzi di sussistenza, che sono scomparsi per sempre e il cui valore egli potrà riavere soltanto ripetendo il medesimo scambio (con il capitalista)”.
Un operaio, quindi, non produce solo l’acciaio o il cappotto, “egli produce capitale. Egli produce valori che serviranno nuovamente a comandare il suo lavoro, per creare a mezzo di essi nuovi valori”.
“Il capitale può accrescersi soltanto se si scambia con forza-lavoro, soltanto se produce lavoro salariato. Il lavoro salariato si può scambiare con capitale soltanto a condizione di accrescere il capitale, di rafforzare il suo potere di cui è schiavo”...
Un operaio, quindi, non produce solo l’acciaio o il cappotto, “egli produce capitale. Egli produce valori che serviranno nuovamente a comandare il suo lavoro, per creare a mezzo di essi nuovi valori”.
“Il capitale può accrescersi soltanto se si scambia con forza-lavoro, soltanto se produce lavoro salariato. Il lavoro salariato si può scambiare con capitale soltanto a condizione di accrescere il capitale, di rafforzare il suo potere di cui è schiavo”...
(CONTINUA AL PROSSIMO GIOVEDI')
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