Per omicidio colposo plurimo:
- 4 anni ai ristrutturatori Bernardino Pace, Tancredi Rossicone e Pietro Centofanti (più o meno la pena massima prevista per chi bloccò la macchina del vicecommissario della ricostruzione Cicchetti il 9.11.2010, senza procurare neanche un graffio allo stesso)
- 2 anni e 6 mesi al presidente della
commissione collaudo Pietro Sebastiani
- Non luogo a procedere per due
imputati
- Assoluzione per altri quattro
- stralcio per Claudio Botta
E NESSUNA RESPONSABILITA' POLITICA!
Questa la sentenza pronunciata dal giudice Grieco, lo stesso che ha comminato soli 8 anni allo stupratore Tuccia, contro una richiesta del PM di 14 anni per stupro e tentato omicidio
intervista a Caporale
Articolo da Il Centro
intervista a Caporale
Articolo da Il Centro
L’AQUILA. Si chiude il processo di primo grado per
l’inchiesta simbolo sul terremoto del 2009. Il crollo causò la morte di
otto studenti. Quattro anni a chi si occupò della ristrutturazione dello
studentato alla fine degli Anni Novanta: Bernardino Pace, Tancredi
Rossicone e Pietro Centofanti. Due anni e 6 mesi al presidente della
commissione collaudo Pietro Sebastiani. Non luogo a procedere per due
imputati. Assoluzione per altri quattro e stralcio per il 93enne
Claudio Botta. Un risarcimento danni in via provvisionale per circa due
milioni di euro per i parenti delle 8 giovani vittime del crollo della
casa dello studente.E' questa la sentenza del processo per il crollo
della Casa dello studente, simbolo della maxi inchiesta (220 i fascicoli
inizialmente aperti) sul terremoto del 6 aprile 2009. La sentenza è
stata letta alle 18 dal giudice Giuseppe Grieco. Il crollo ha causato
la morte di otto studenti: Luca Lunari, Marco Alviani, Luciana Capuano,
Davide Centofanti, Angela Cruciano, Francesco Esposito, Hussein
«Michelone» Hamade e Alessio Di Simone.In aula molti i parenti delle
vittime. Alla lettura del dispositivo commozione ma anche rabbia per una
sentenza non ritenuta ’equà: «Gli studenti dovevano essere fatti
uscire», ripetono parenti e amici che si aspettavano dieci condanne.
LE RICHIESTE DEL PM. Per Bernardino Pace, Pietro
Centofanti e Tancredi Rossicone, tecnici autori dei lavori di restauro
del 2000, il pubblico ministero Fabio Picuti ha chiesto 4 anni di
carcere ciascuno. Secondo l'accusa, i lavori avrebbero ulteriormente
indebolito il palazzo, che già presentava vizi costruttivi all'epoca
della sua edificazione negli anni '60. Circostanza confermata dal perito
del tribunale, Maria Giovanna Mulas, docente del Politecnico di Milano,
che ha redatto una relazione di 1.300 pagine. Alla sbarra anche Pietro
Sebastiani, tecnico dell'Azienda per il diritto agli studi universitari
(Adsu), per il quale la richiesta è di 2 anni e 6 mesi. Il Pm ha chiesto
invece l'assoluzione per Luca D'Innocenzo, presidente Adsu dell'epoca,
Luca Valente, nel 2009 direttore Adsu, Massimiliano Andreassi e Carlo
Giovani, tecnici autori di interventi minori. Gli indagati per omicidio
colposo, disastro colposo e lesioni erano inizialmente 15, quattro dei
quali deceduti. Poi la posizione del progettista Claudio Botta, 92 anni,
è stata stralciata. Dei rimanenti dieci, otto ad aprile 2012 sono stati
ammessi al rito abbreviato. Il giudice si pronuncia per il rinvio a
giudizio o il non luogo a procedere (è questa la richiesta del pm) su
Giorgio Gaudiano, che negli anni '80 ha acquisito la struttura da un
privato per conto dell'Ateneo aquilano, e Walter Navarra, che ha svolto
lavori minori in passato: per loro infatti resta il rito ordinario.
OGGI IN AULA. Botta e risposta tra l’avvocato Mercurio
Galasso che difende Pace, Centofanti e Rossicone, e il pm Picuti. Il
primo ha chiesto l’assoluzione con formula piena dei suoi assistiti, che
- a suo avviso – non sarebbero responsabili per il crollo della
struttura nella notte del sisma. «Io difendo delle persone», ha detto,
«per le quali sono stati chiesti 4 anni di reclusione. Abbiamo sempre
rispettato il dolore ma non vogliamo essere capri espiatori di nessuno».
Sempre rivolto al pm, in un altro passaggio dell’arringa, ha detto
anche: «quando è stata costruita la Casa dello studente, lui aveva i
pantaloncini corti, ma io ero già avvocato a Napoli». Picuti ha ribadito
al giudice le istanze formulate precedentemente. «Nelle mie richieste
ho interpretato bene la legge. Centofanti, Rossicone e Pace avrebbero
dovuto per legge procedere all'adeguamento sismico del fabbricato», ha
ribadito il pm Picuti. «Bastava che i tre imputati avessero preso
visione del progetto dell'edificio e si sarebbero accorti che era un
castello di carte»; il consulente Maria Gabriella Mulas ha anche
evidenziato come i ragazzi deceduti nell'immane tragedia si trovassero
in quelle stanze sulle quali insistevano le pareti tagliafuoco (la
cosiddetta parete Rei), sistemate dai tre imputati. «Si parla dunque di
reato commissivo». Infine parlando dell'ultimo imputato, Pietro
Sebastiani (chiesti per lui due anni e mezzo), il pm ha posto l'accento
sul particolare che «i lavori sui quali era stato chiamato come
collaudatore, non erano di restauro o risanamento ma di ristrutturazione
che dunque imponeva la verifica statica dell'immobile avvenuta solo dal
punto di vista amministrativo e non sul campo». Prima della Camera di
consiglio, spazio anche alle repliche degli avvocati di parte, tra cui
Vania Della Vigna (parte civile) che ha ricordato: «Questo è il processo
simbolo del post-terremoto» e Fabio Alessandroni (difende Luca
D'Innocenzo): «bastava leggere la perizia Mulas per definire le
responsabilità di ciascuno».
LE UDIENZE. Il dibattimento è ripreso a ottobre 2012
dopo aver rischiato due volte lo stop. La prima a maggio, per un
richiamo del Consiglio superiore della magistratura al Gup Giuseppe
Grieco, in relazione alla formulazione dei quesiti per la superperizia.
Come conseguenza della censura, Grieco aveva dichiarato di astenersi dal
proseguire il processo fino a conclusione del procedimento, ma era
stato poi invitato a continuare dal presidente vicario della Corte
d'Appello, Augusto Pace. A luglio dell'anno scorso il secondo rilievo
con l'istanza di un legale, respinta dal Gup, per sollevare una
questione di legittimità davanti alla Corte Costituzionale
sull'esclusione dei soggetti chiamati come responsabili civili per gli
imputati che hanno ottenuto il rito abbreviato.
I FAMILIARI. «I giovani hanno interessato alla
problematica anche i tecnici che però hanno risposto "dormite sonni
tranquilli". Ora gli otto giovani dormono sonni tranquilli. Spero in una
sentenza giusta, anche se ne dubito perché la giustizia tutela chi
commette delitti». Lo ha detto Silvana Cialente, zia di Francesco, uno
degli otto universitari scomparsi nel crollo della casa dello studente