L'incontro pubblico
promosso dallo Slai cobas per il sindacato di classe e dalla Rete
nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro e la salute sul
territorio il 6 dicembre sull'Ilva, ha avuto una buona partecipazione
rappresentativa e ha indicato decisioni importanti per il futuro
dell'azione delle lotte a Taranto e a livello nazionale sulla
questione Ilva, come paradigma e centro di tutte le vicende di questo
tipo.
Questo incontro è stato
fatto il 6 dicembre – 10° anniversario della Thyssen –
volutamente, per ricordarla non con le parole ma con i fatti di
un'azione che continua al servizio della classe operaia e delle masse
popolari.
Si è partiti innanzitutto
dal maxi processo ai padroni assassini e ai loro complici dell'Ilva,
dando la parola agli avvocati che rappresentano le parti civili,
operai Ilva, lavoratori del cimitero, gruppi di abitanti dei
quartieri inquinati, ecc. Gli avvocati hanno fatto il punto preciso e
dettagliato delle vicende legali in corso, con una denuncia in
relazione ai tempi e all'andamento del processo, e all'azione degli
legali degli imputati che in maniera spudorata puntano a difendere i
loro assistiti “dal processo” e non nel processo. Si è esaminato
come intervenire dentro questo processo affinchè risponda alle
aspirazioni di giustizia, portate dalle parti civili, ma come
espressione degli interessi generali degli operai dell'Ilva e masse
popolari tarantine.
Sono state quindi lanciate
da questa significativa tribuna due iniziative nel merito:
organizzare una
presenza di massa delle centinaia di parti civili al processo in
forme adeguate a “impressionare” e ad evidenziare la
drammatica e sistemica contraddizione di cui questo processo è
espressione.
A questo si unirà
l'azione congiunta degli avvocati per sostenere la richiesta di
sequestro, blocco dei fondi degli imputati, per evitare che il
processo arrivi a condannare delle persone divenute ormai delle
“scatole vuote”.
Ma l'incontro ha visto la
presenza di legali di altre città, segnatamente Palermo, che traendo
molti insegnamenti dalla vicenda Ilva madre di tutti i processi,
hanno assunto l'impegno di estendere il fronte degli avvocati su
scala nazionale per portare in tutti i tribunali la natura nazionale
di questo processo di Taranto che influenza l'andamento e le
sentenze di tanti altri processi in materia su scala nazionale.
Così come il
rappresentante della Rete nazionale sicurezza delle sedi del
Nord ha portato il suo impegno ad organizzare
delle assemblee, a Milano, Bergamo, Torino, per informare
della battaglia a Taranto e ha lanciato la proposta di una nuova
marcia nazionale ed eventualmente di una nuova manifestazione
nazionale a Taranto, dopo quelle che ci sono state nel passato
sia per la Thyssen, sia a Taranto alcuni anni fa, legate alle morti
sul lavoro.
Questa assemblea ha
vissuto due momenti emotivamente coinvolgenti e di grande spessore
rispetto alla battaglia in corso.
Con voce pacata, ma sempre
intensa il padre di Francesco Zaccaria, il giovane operaio morto
all'Ilva per il crollo della gru, ha riattraversato la vicenda,
partendo dal fatto che, come ha scritto lo Slai cobas sc, quello è
stato un assassinio, un assassinio annunciato e in una certa misura
predisposto, che aspettava l'evento per realizzarsi; in cui le
responsabilità dell'Ilva, dei suoi padroni, dei capi, degli organi
di controllo, delle aziende costruttrici dell'impianto sono gravi,
documentate e inoppugnabili. Ma proprio questa loro inoppugnabilità
non passa nei Tribunali, tale che Zaccaria ha potuto affermare senza
ombra di smentita “io non ho fiducia nella giustizia”, e che
questa battaglia deve essere fatta effettivamente perchè si sappia
la verità e si sviluppino coscienza, condizioni e movimento che
permettano di contrastare queste morti annunciate (tutto l'intervento
di Zaccaria sarà reso disponibile, per coglierne tutta la forza e
l'appello che esso contiene).
L'altro è stato un breve
intervento di un operaio dell'Ilva che, richiamando le parole di
Zaccaria e i contenuti di altri interventi, ha affermato che se
effettivamente non c'è giustizia e se le condizioni degli operai,
dei cittadini restano così, l'unica soluzione è la rivoluzione. La
cosa ha colpito perchè viene dalla voce diretta di un operaio come
tanti altri, più attivo, che vede con i suoi occhi l'andamento del
processo, l'andamento della fabbrica e trae da questi elementi, da
questa conoscenza ed esperienza, la necessità, inevitabilità che
gli operai percorrano un'altra strada, quella rivoluzionaria.
Infine, importante è
stato in questa assemblea l'intervento di associazioni impegnate in
prima fila nella lotta ambientale della città, peraltro
rappresentate in questa occasione da ex operai dell'Ilva. Il
rappresentante di “Libera” ha ricostruito sia l'esperienza
personale dentro la fabbrica, ricordando come negli anni '70 e
immediatamente successivi la classe operaia abbia messo nelle lotte
energie e proposte che avrebbero permesso di frenare l'ondata dei
morti e la dinamica che ha portato al disastro ambientale; e di come
questa battaglia si sia persa lungo la strada. Ma essa resta
centrale, perchè senza la classe operaia non si può vincere
all'Ilva e in città. 'Libera' ha ricordato anche l'impegno sulla
Thyssen dell'associazione di Don Ciotti.
La Lega ambiente, dopo
aver riproposto la linea generale dell'unità lavoro, salute,
ambiente che ne caratterizza l'azione negli ultimi anni a Taranto, ha
posto l'accento sulla battaglia in corso, sulla necessità di opporsi
ai diktat del governo, del sostegno al Sindaco e amministrazioni
locali rispetto al contrasto in corso col governo.
Infine Peace Link,
rappresentata dal suo responsabile più noto e impegnato nella
vicenda Taranto, Alessandro Marescotti, ha segnalato che il cuore di
questa battaglia in corso col governo debba riguardare l'opposizione
all'impunità per commissari e nuovi padroni contenuta nei decreti
che porterà in fabbrica e in città a spuntare l'arma dei ricorsi e
dell'opposizione anche giudiziaria allo strapotere dei padroni di
questa fabbrica. Le associazioni ambientaliste unite daranno
battaglia su questo sin da questi giorni.
Lo Slai cobas per il
sindacato di classe ha portato dentro l'assemblea l'appello
all'azione comune subito, nella lotta contro il 'fronte comune' che
padroni, governo e pezzi del sindacato confederale realizzano,
riconoscendo tutti, al di là delle diverse posizioni, che il
cuore di questa battaglia è la mobilitazione degli operai, e che
senza di essa o vi sono i diktat di governo e padroni o dieci volte
il “deserto nocivo” di Bagnoli. Ma ha fatto soprattutto un forte
appello agli operai presenti perchè non si scoraggino sugli ancora
pochi numeri di operai coscienti, ma comincino a costruire dal basso
organizzazione e lotta autonoma dai sindacati confederali, superando
sfiducia, attesismo; e lancino loro alla popolazione dei quartieri
inquinati un messaggio di unità operai/cittadini. Perchè – ha
concluso lo Slai cobas sc - solo con la forza, che la fabbrica rende
collettiva, della classe operaia si può vincere.
Sono a disposizione
materiali, portati all'incontro, sulle udienze del processo Ilva
e su un lavoro approfondito, documentato e soprattutto “di parte”
sulla crisi della siderurgia a livello mondiale.
Oltre una parte degli
interventi che pubblicheremo nei prossimi giorni, è a disposizione
la registrazione di tutto l'incontro del 6 dicembre