L'imperialismo è una minaccia per i popoli. Il problema non è cambiare l'agenda dei vertici ma attaccare i loro vertici. Il governo italiano, atlantista e guerrafondaio, è per i proletari e le masse del nostro paese, il principale nemico da battere.
Mentre l’Ucraina viene dilaniata dalla guerra, i 7
rappresentanti dei governi imperialisti più ricchi del mondo si sono riuniti
nella quiete, in un castello in mezzo alle montagne dell’Alta Baviera, protetto
da 18 mila poliziotti e dal movimento continuo di elicotteri militari, isolato
dal mondo esterno, nella massima sicurezza, così da rendere più difficili le
manifestazioni di protesta che, comunque, ci sono state. Un vertice costato oltre
180 milioni di euro, espressione di una politica imperialista ormai “fuori dal
mondo” e decadente.
"Il loro sistema porta guerra e crisi" e "Qui
incontriamo l'imperialismo" erano alcune parole d’ordine scritte nei
cartelli della manifestazione di domenica scorsa ed è l’essenza del giudizio
politico che unisce le diverse correnti politiche dell’opposizione al vertice
presenti nelle proteste.
Ora che l’imperialismo è entrato in una fase di guerra,
obbligata dai contrasti tra i diversi paesi per uscire dalla crisi economica di
sistema che la pandemia ha aggravato e per la spartizione del mondo e delle sue
risorse, i problemi aumentano a ritmo accelerato sia per gli imperialisti (per
quello che ci riguarda, il nostro, rappresentato dal governo Draghi) sia per i
proletari e per le masse.
Si sono riuniti in questo vertice in Germania per prendere
alcune decisioni su come continuare la guerra, di come fronteggiare i problemi
di approvvigionamento energetico e delle risorse alimentari per i paesi più
ricchi, e di come fronteggiare il socialimperialismo cinese. Salvo per la guerra, tutto il resto sono state chiacchiere a vuoto.
Come continuare la guerra contro la Russia: “Aiuti militari all’Ucraina finché sarà
necessario”
Allo Stato corrotto, fascio e filoimperialista ucraino i capi
dei governi imperialisti del G7 riuniti a Elmau hanno rinnovato l’impegno “a
supportare il governo e il popolo ucraino nella strenua difesa della sovranità
dello Stato e nella lotta per un futuro democratico e prospero" e “a fornire
supporto finanziario, umanitario, militare e diplomatico all’Ucraina fino a
quando sarà necessario“, e a sostenere “un piano internazionale di
ricostruzione messo in atto dall’Ucraina in stretta collaborazione con partners
multilaterali, che porti a una ripresa economica sostenibile, resiliente e
inclusiva, e che rafforzi la democrazia, lo Stato di diritto e la lotta alla
corruzione”.
Di quale rafforzamento di “democrazia”, di quale Stato di
diritto e di quale lotta alla corruzione parlano gli imperialisti riguardo l’Ucraina?
Il capo del governo, Zelenskj, ha messo fuorilegge i partiti della sinistra e quelli
dell’opposizione, nel 2014 il Partito Comunista d’Ucraina è stato messo al
bando dal Presidente Poroshenko sostenuto dagli imperialisti USA/UE, sono state
varate le cosiddette “leggi di de-comunistizzazione”, mentre la repressione si è
abbattuta su canali televisivi, siti web, chiese e di neonazisti è pieno il
parlamento e l’esercito ucraini. E non possiamo certo non ricordare che sempre
nel 2014, nella cosiddetta “rivoluzione ucraina” - in realtà la
controrivoluzione fomentata dall’imperialismo USA/UE -, è stata scatenata la
violenza sanguinosa di matrice neonazista che ha incendiata la Casa dei
sindacati di Odessa uccidendo 42 lavoratori sotto gli occhi complici della
polizia del governo filoimperialista ucraino.
Riguardo la corruzione l’UE ha fallito e lo dichiara
esplicitamente: È da molto tempo che l’UE è a conoscenza delle connessioni tra
oligarchi, alti funzionari, politici, sistema giudiziario e imprese statali.
Tuttavia – osserva la Corte – non ha sviluppato una strategia concreta per
contrastare la grande corruzione. Ad esempio, i flussi finanziari illeciti
(compreso il riciclaggio di denaro) sono colpiti solo ai margini. Nondimeno,
l’UE ha sostenuto molte riforme e attività anticorruzione in Ucraina. Nella
maggior parte dei casi, il livello di sostegno dipende dal rispetto di una
serie di condizioni. Spesso, però, la Commissione ha interpretato questi
requisiti con eccessiva indulgenza, dando luogo a valutazioni troppo
favorevoli. La Corte cita come esempio il sistema di esenzione dall’obbligo del
visto. Il funzionamento di questo sistema non è stato rivisto, benché non
fossero soddisfatte due delle tre condizioni a cui è subordinato il sostegno
UE.
“Nonostante
le varie forme di sostegno offerte dall’UE all’Ucraina, in questo paese gli
oligarchi e gli interessi costituiti continuano a minare lo Stato di diritto e
a compromettere lo sviluppo”, ha dichiarato Juhan Parts, il Membro della Corte
dei conti europea responsabile della relazione. “L’Ucraina ha bisogno di una strategia
mirata ed efficiente per contrastare il potere degli oligarchi e ridurre la
cattura dello Stato. L’UE può svolgere un ruolo ben più incisivo di quanto non
abbia fatto finora.”
Il richiamo al blocco
navale russo sulle materie prime agricole ucraine non è certo garantire il
diritto al cibo a tre quarti dell’umanità ma solo un motivo per dare ulteriore alimento
alla guerra contro la Russia in Ucraina. "Ribadiamo il nostro appello alla
Russia affinché ponga fine incondizionatamente al blocco navale dei porti
ucraini del Mar Nero, alla distruzione di infrastrutture portuali e di trasporto
cruciali e silos di cereali, all'appropriazione illegale di materie prime
agricole e attrezzature e ad ogni altra attività che impedisca ulteriormente la
produzione e l'esportazione di cibo ucraino", si legge nella dichiarazione
finale. "Sosteniamo fortemente l'Ucraina - continua la nota - nel
riprendere le sue esportazioni agricole mercati mondiali, nonché gli sforzi
delle Nazioni Unite per sbloccare un corridoio marittimo sicuro attraverso il
Mar Nero.
Sulla
sicurezza
alimentare globale i governi imperialisti del G7, loro che sono i
principali responsabili della miseria e delle guerre in Africa, in Medio
Oriente e in Asia, fanno solo promesse “interessate”, interessate perché questi paesi rappresentano l’alternativa al
gas russo, comunque solo promesse che non hanno mai mantenuto, e di ben poca cosa
rispetto a quanto investono nella guerra: parlano di stanziare 4,5 miliardi di
dollari per quest’anno contro fame e malnutrizione che gli imperialisti stessi hanno creato con la rapina delle risorse e che porta a migrazioni di
massa verso un futuro diverso, ma una speranza contro cui i governi UE e,
soprattutto l’Italia con questo governo,
oppongono un muro fatto di respingimenti, di lager di Stato in Libia e Tunisia,
di finanziamenti per l’addestramento
e il sostegno
alla guardia costiera libica. Abbiamo visto anche a Melilla,
città nel Marocco sottomessa alla Spagna, il sangue, 37 morti e la repressione
poliziesca contro i migranti, maltrattamenti e violenze che sono quotidiane nei confini della Fortezza Europa in
Grecia, Turchia e nella Rotta Balcanica.
Price-cap
Nord Stream
I: Dal prossimo 10 luglio la Russia fermerà il flusso di gas per rifornire le
linee
L’embargo
contro la Russia è stato un fallimento. L’Italia, con il governo Draghi, ha
proposto il tetto al prezzo del petrolio russo. In Italia, su questo
il governo italiano non è mai intervenuto, ha lasciato che i prezzi del
carburante e dell’energia domestica gonfiassero il carobollette scaricato sui lavoratori.
Una proposta demagogica, quindi, che richiederà molti negoziati da parte dei
ministri delle finanze del G7, società private e governi di paesi in America
Latina, Africa e altrove che acquistano petrolio russo.
Draghi: “La crisi energetica va disinnescata anche per
evitare un ritorno in forze del populismo”: ma è delle rivolte proletarie e popolari
che è preoccupato, a nome di tutti i paesi imperialisti.
Contro la Cina al G7 imperialista Biden ha presentato il
piano Partenariato per le infrastrutture e gli investimenti globali ('Partnership
for Global Infrastructure and Investment') che dovrebbe
mobilitare risorse per 600 miliardi di dollari e così “permettere ai Paesi di
vedere i benefici concreti dell’alleanza con le democrazie”. Un piano aleatorio
che dovrà passare dal voto parlamentare e che, anche questo, servirà a gonfiare
il debito dei paesi oppressi dall’imperialismo, la cui eliminazione gli
imperialisti non affronteranno mai. Un piano che è una risposta alla Via della
seta, l’iniziativa promossa dalla Cina di Xi Jinping sin dal 2013, con
investimenti previsti in una settantina di Paesi.