sabato 7 dicembre 2024

pc 7 dicembre - NO allo sgombero di casa rossa di Massa - info solidale

 

“Casa rossa è ovunque, non si sgombera un’idea.

Oggi è stato eseguito lo sgombero della casa rossa occupata, ma la comunità resistente che si è costruita in questi anni non si può sgomberare, è fatta di persone, delle loro idee individuali e collettive e delle lotte che si sono portate avanti per oltre un decennio.

Le centina di persone che si sono nuovamente ritrovate a Massa solo qualche giorno fa hanno urlato chiaramente a questo governo che non sono disposte a vedersi sottrarre ulteriori diritti da leggi di stampo fascista che minano ogni libertà di manifestare dissenso e preoccupazione rispetto alla fase che sta attraversando il paese.

Oggi salutiamo, momentaneamente, uno spazio fisico, un luogo di socialità, un centro di discussione e di lotta, un posto in cui siamo cresciut3, dove siamo stat3 accolt3, dove abbiamo riso, ci siamo divertit3 e arrabiat3, ma quello che lì dentro, in quelle quattro mura, è stato costruito, non morirà mai.

Le idee, il valore dell’azione collettiva che hanno permesso la nascita e la vita di un luogo come la Casa Rossa si riprodurranno, cresceranno e vivranno ovunque.

In questi ultimi intensi mesi la comunità che ci compone e sostiene ha dimostrato di saper trasformare l’energia dei colpi subiti ribaltandola in uno slancio in avanti. È stato fatto con il percorso per la conquista e il riconoscimento dei beni comuni e nelle decine di assemblee che si sono succedute in queste settimane. Sarebbe inutile lamentare la brutalità di queste destre, o dirci sorprese per aver avuto la dimostrazione che la legalità che paventano è fatta solo di manganelli e sgomberi. Piuttosto siamo fermamente convinti che il territorio saprà riconoscere ciò che questo sgombero simboleggia in termini più ampi e agire di conseguenza.

Oggi si apre un nuovo capitolo: dalla Casa Rossa alla resistenza apuana. Chi pensava di fermarci capirà presto di aver commesso un grosso errore.

Non resteremo per molto senza casa”

Ci vediamo oggi alle ore 18 all’ex cinema Astor per un’assemblea pubblica.

“Sui cadaveri dei leoni banchettano le iene credendo di aver vinto,

ma le iene restano iene e i leoni restano leoni.”



pc 7 dicembre - Il comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India informa sul blocco/censura del suo blog internazionale

 

Comité Internacional de Apoyo a la Guerra Popular en la India


El 20 de octubre, el blog internacionalista del Comité Internacional de Apoyo a la Guerra Popular en la India (ICSPWI – CIAGPI), icspwindia.wordpress.com, dejó de funcionar.

Tras varios intentos por nuestra parte de acceder a él, quedó claro que no se trataba de un fallo técnico sino de una verdadera censura, de hecho el dominio wordpress comunicaba que «no es posible publicar el post, el blog está cerrado».

Desde hace más de diez años, el blog del Comité cumplía la función de informar sobre la Guerra Popular en la India, la principal Revolución de Nueva Democracia en curso en el mundo.

Lo ha hecho directamente a través de la publicación de comunicados de prensa y documentos oficiales y de primera mano del Partido Comunista de la India (Maoísta) y, sobre todo, ha apoyado la Guerra Popular en la India, al Partido Comunista de la India (Maoísta) que la dirige y a los presos políticos indios a través de campañas internacionales ad hoc para su liberación.

El ICSPWI – CIAGPI ha lanzado campañas de alcance internacional por la liberación, entre otros, de los presos políticos Ajith y el profesor Saibaba.

Cuando llegó la censura, el blog difundía mensajes de denuncia y solidaridad en relación con el asesinato del profesor Saibaba, encarcelado por el régimen indio en los últimos años, a quien se le negó la atención médica necesaria que le causó la muerte.

Una vez más los medios de comunicación demostraron ser un instrumento dominante de una clase social, a nivel mundial. Es la burguesía imperialista la que decide cuándo la llamada «libertad de expresión» respeta las normas (léase los intereses de la propia burguesía imperialista).

En los últimos meses, los sitios web, los blogs, las páginas de información en las redes sociales que apoyan la Resistencia palestina, las luchas populares y proletarias y las revoluciones (como la guerra popular en la India), son cada vez más objeto de censura.

Vivimos en esta contradicción, sabemos que las herramientas de producción e información están en última instancia en manos de la burguesía, pero al mismo tiempo necesitamos utilizarlas para la propaganda y la agitación proletaria.

Esta situación requiere una mayor «profesionalización» por nuestra parte para contrarrestar los intentos de silenciarnos: no basta con ser «rojos» sino también «expertos» como enseña Mao-Tse-Tung.

La censura no detendrá la justa actividad del Comité de Apoyo a la Guerra Popular en la India que pronto volverá con un órgano de información mejor que antes e intensificará su actividad de información y apoyo a la Guerra Popular en la India y al Partido Comunista de la India (Maoísta).

ICSPWI – CIAGPI

Noviembre de 2024

pc 7 dicembre - solidarietà con gli operai Stanadyne in lotta a Brescia

 

Prosegue l’assemblea permanente dei 100 operai e operaie della Stanadyne di Castenedolo, Brescia, contro i licenziamenti.

E’ la terza azienda nel Bresciano in pochi giorni ad annunciare in modo unilaterale la chiusura, mettendo a rischio lavoro, reddito e prospettive di vita di centinaia di lavoratori e lavoratrici.

Dopo l’impresa tessile Filartex di Palazzolo sull’Oglio, che ha lasciato a casa 63 dipendenti e la Prandelli di Lumezzane –  produzione di tubi – che ha licenziato 52 persone, mercoledì 4 dicembre è toccato al settore automotive, già in preda a una crisi continentale, con sullo sfondo le dimissioni da Stellantis dell’ex numero uno, Tavares.

All’annuncio della liquidazione, il centinaio di lavoratrici e lavoratori della Stanadyne di Castenedolo hanno bloccato l’ingresso dello stabilimento e dichiarato l’assemblea permanente.

Il gruppo statunitense ha annunciato la messa in liquidazione della filiale bresciana nonostante la produzione degli iniettori per motori, che produce l’azienda di Castenedolo, non stia subendo lo stesso livello di calo della domanda come la crisi del comparto automotive. Tanto che i vertici dell’azienda, pochi mesi fa, avevano rassicurato i lavoratori che lo stabilimento bresciano non avrebbe chiuso.


pc 7 dicembre - Tavares-Elkann, ovvero il culto del dividendo che ha portato alla distruzione di Stellantis - un contributo di denuncia e dibattito

Tavares-Elkann, ovvero il culto del dividendo che ha portato alla distruzione di Stellantis

Alessandro Volpi | altreconomia.it

3 Dicembre 2024

Il disastro del gruppo ha numerose ragioni industriali ma la crescente predilezione per i dividendi finanziari, per i rendimenti a brevissimo termine garantiti dalle azioni, a cui dare linfa con continue delocalizzazioni e con riduzione degli organici, ha avuto un peso non trascurabile. Ecco perché accusare oggi le politiche ambientali europee o l'arrivo delle auto cinesi è un impacciato diversivo. L'analisi di Alessandro Volpi

L'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, si è dimesso, con la lauta liquidazione di 100 milioni di euro, e ha lasciato la società in mano a John Elkann, in questo momento invischiato nel processo ginevrino per l'eredità familiare.

Il titolo intanto crolla, travolto dalla presenza della Exor, la società di famiglia con sede in Olanda, e, in

venerdì 6 dicembre 2024

pc 6 dicembre - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia oggi non uscirà

 

Riprenderà martedì 10 dicembre con un intervento doppio - cui seguirà la sospensione per un mese per costruire la nuova serie.

In questo periodo ci sarà un opuscolo che raccoglie il meglio di questo autunno, a larga diffusione telematica e diretta.

La redazione

pc 6 dicembre - Comunicato di proletari comunisti - Con la resistenza palestinese dopo Roma, oltre Roma, sulla via dell’unità proletaria, popolare, internazionalista


Circa 30.000 persone il 30 novembre a Roma hanno riportato con forza al centro, anche della situazione italiana, la solidarietà al popolo palestinese, così come la forte denuncia del governo imperialista italiano capeggiato dalla Meloni che è complice del genocidio, insieme alla denuncia del ruolo in generale che l'industria bellica svolge a sostegno dello Stato sionista di Israele.

La situazione in Palestina peggiora. Il piano genocida di Israele, sostenuto dall'imperialismo Usa e dalle altre forze imperialiste, ogni giorno aggiunge crimini a questa guerra di distruzione del popolo palestinese, attraverso bombardamenti nei campi profughi e dovunque, e attacchi di ogni genere che stanno nuovamente uccidendo tanti bambini. Netanyahu ha dichiarato chiaro che anche il cosiddetto cessato il fuoco in Libano serve a concentrare l'azione nel proseguire il genocidio a Gaza, la distruzione della resistenza palestinese e del popolo palestinese.

È evidente, quindi, che la situazione del popolo palestinese, della resistenza fronteggia ancor più che prima una situazione drammatica, a cui hè necessario rispondere con l'unità e la continuità della resistenza.

In questo senso c'è stato un fatto nuovo, rappresentato dal piano siglato tra Fatah e Hamas. Che ha unito le forze per proporre un piano per amministrare Gaza e portarla fuori dalla guerra. Il progetto prevede la nascita di un comitato formato di 10/15 persone non appartenenti a nessuna delle due forze che si occuperebbe di governare e amministrare la Striscia. Un Consiglio indipendente che continuerà a far riferimento tutt'ora all'Autorità palestinese che dovrà raccogliere le istanze che vengono dalla resistenza. La gestione unitaria della situazione e l'alleanza è la scelta che la resistenza fa per poter fronteggiare lo stato attuale dell'aggressione, visto che questa è il vero pericolo, dimostrato dal fatto che Netanyahu invece ha un piano opposto: quello di impedire qualsiasi continuità della resistenza e delle forze della resistenza, un progetto che mira ad occupare stabilmente la Striscia di Gaza con le colonie ebraiche e imporre, come ha detto esplicitamente. Il leader dei movimenti dei coloni, la colonizzazione di tutta l'intera Cisgiordania. Non sul piano teorico, ha dichiarato, ma con passi concreti per trasformare le autorità arabe in autorità regionali sotto il controllo israeliano.

È importante, quindi, che continui la mobilitazione internazionale e nazionale che ha avuto nella manifestazione di Roma una tappa unitaria, o unificata che dir si voglia, ma importante.

Perché il primo punto che bisogna affermare chiaramente è che non si può rivendicare la grande manifestazione di Roma e i suoi numeri che sono frutto di una sfida vinta nei confronti di tutti coloro che non vogliono la crescita della solidarietà alla resistenza palestinese; non si può affermare la giustezza e l'importanza della risposta che vi è stata sia da parte delle forze organizzatrici sia delle forze che hanno partecipato, e poi riproporre una logica di divisione, innanzitutto.

Sarebbe, è, una politica e pratica che non permetterebbe, per esempio, che questa manifestazione abbia una continuità unitaria nei territori, nelle varie realtà, che si costruiscano nuove scadenze nazionali che allarghino la solidarietà e il sostegno alla resistenza del popolo palestinese.

La chiave di volta della riuscita della manifestazione nazionale è stata l'atto che l'ha preceduto, vale a dire l'unità delle organizzazioni palestinesi nell'assumersi la responsabilità di una chiamata

pc 6 dicembre - Il saluto del PCI(Maoista) al Prof. Saibaba - ora in italiano - Massima circolazione

 allegata copia in inglese

PARTITO COMUNISTA

 DELL’INDIA (MAOISTA)

Comitato Centrale

comunicato stampa

Diamo il nostro saluto rivoluzionario al dirigente del movimento

popolare, poeta, intellettuale, scrittore e docente della Delhi

 University Prof. G.N. Saibaba.

Il leader del movimento popolare rivoluzionario, attivista sociale, difensore dei popoli indigeni e professore dell'Università di Delhi, il dr. Gokarkonda Naga Saibaba, è stato sequestrato, implicato in diversi casi montati, incarcerato per 10 anni in condizioni disumane in una cella "Anda" di una prigione in India dal regime fascista brahmanico hindutva. Le bestie feroci in corpi umani, i funzionari delle carceri indiane, avevano ricevuto dallo stato fascista hindutva l'ordine di non fornirgli strutture e servizi sanitari previsti per le persone con disabilità fisiche dalle leggi internazionali e dagli stessi regolamenti delle carceri indiane. A causa della lunga detenzione in cella Anda, il dr. Saibaba è stato colpito da numerose gravi complicazioni di salute. Il 12 ottobre 2024 Saibaba è spirato, dopo essere stato rilasciato in quanto riconosciuto innocente. Lo stato fascista brahmanico hindutva, le leggi repressive per le quali Saibaba è stato processato e i giudici che lo avevano condannato all'ergastolo sono gli unici responsabili della prematura scomparsa del dr. Saibaba. Quella di Saibaba non è semplicemente una morte. È in realtà è un brutale assassinio pianificato dallo stato fascista brahmanico hindutva.

Aveva 57 anni. Per la sua opera disinteressata al servizio degli oppressi dell'India e alle comunità sociali oppresse, il suo lavoro per i movimenti democratici, la sua ferma fiducia nell'obiettivo di un cambiamento radicale della società e la consapevolezza del sacrificio mostrata durante la sua inumana prigionia di 10 anni, nel riconoscere tutti questi sforzi e contributi del dr. GN Saibaba il comitato centrale del PCI (maoista) china la testa e gli rende omaggio rivoluzionario. Esprime la sua solidarietà alla moglie, Compagna Vasanta, alla figlia, Compagna Manjeera, ai suoi amici nel paese e in

pc 6 dicembre - La crisi mondiale della siderurgia scaricata sui lavoratori in tutto il mondo - Arcelor/Mittal Francia - info

ARCELORMITTAL CONFERMA LA CHIUSURA DEL SITO DI DENAIN: "CI SARANNO LICENZIAMENTI DEFINITIVI"!

La minaccia incombeva, ma la speranza, per quanto flebile, rimaneva. La doccia fredda è arrivata lunedì 25 novembre alla fine della giornata, al termine di un consiglio economico e sociale tenutosi a Reims, che ha segnato il destino di 136 dipendenti. Evocando un "contesto economico difficile" e un "forte calo dell'attività" tra i suoi clienti nell'industria e nell'automotive, ArcelorMittal chiuderà i suoi siti di Reims e Denain, rispettivamente con 112 e 24 dipendenti, ovvero quasi un quarto della forza lavoro totale dei centri di assistenza ArcelorMittal in Francia. "La cessazione della produzione è prevista per giugno", ha aggiunto l'intersindacale in un comunicato.

Martedì 26 novembre, i colleghi di Dunkerque hanno noleggiato un autobus per l'Hainaut per sostenere i loro omologhi di Denais, in sciopero dal 20 novembre. Questa chiusura, "non è una sorpresa. Non abbiamo più nulla da perdere, andremo a sostenere i nostri compagni", insiste Gaëtan Lecocq, segretario generale della CGT di ArcelorMittal, che vede l'inizio di una lenta emorragia.

Siamo morti!

"Iniziamo con quelli piccoli prima di attaccare quelli più grandi. Denain e Reims, secondo lui, "sono solo l'inizio di una lunga lista se non facciamo nulla". Nel sito di Dunkerque, "senza il progetto di decarbonizzazione (che ArcelorMittal ha deciso di mettere in attesa), siamo morti". Non siamo più in discussione. Ci saranno licenziamenti a titolo definitivo (...) La fabbrica appartiene a noi.

Così martedì hanno "mostrato cosa (sanno fare)". Si profila una "grande giornata di azione" secondo Cédric Brun, del sindacato dipartimentale CGT 59, che ha sentito parlare di "40 riclassificazioni" per i due siti. "Non siamo più in discussione lì. Ci saranno licenziamenti a titolo definitivo. La gente finirà a France Travail e questo è inaccettabile per un gruppo così grande. La fabbrica ora appartiene a noi.” Egli assicura che le azioni compiute martedì "sono molto, molto forti" e che faranno in modo che "ci siano sorprese". Il sindacato intersindacale ha invitato i dipendenti delle otto sedi francesi dei centri servizi ArcelorMittal a mobilitarsi.

Mentre un'ondata di licenziamenti sta colpendo la Francia da diversi mesi, lasciando spesso i dipendenti presi di mira in isolamento, l'iniziativa di estendere lo sciopero a tutte le sedi francesi è un passo nella giusta direzione, come  ci ha ricordato  David Blaise, delegato sindacale centrale della CGT,  nel nostro precedente articolo, "E' chiaro che la solidarietà tra tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro settore o branca, è essenziale. Non possiamo permetterci di rimanere isolati a combattere lotte separate. È unendo le forze che saremo in grado di pesare realmente.".

La lotta deve prendere slancio: l'offensiva padronale in corso riguarda in realtà tutti i lavoratori del paese. Tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro, tutti i salari saranno abbassati. Il mondo del lavoro nel suo complesso ha quindi interesse a mobilitarsi attorno a rivendicazioni forti come il divieto di licenziamento e l'assunzione di dipendenti a tempo indeterminato con contratti precari. Da questo punto di vista, l'appello della CGT per una "convergenza delle mobilitazioni, con scioperi nelle regioni per il lavoro e l'industria" il 12 dicembre è un primo passo. Se questa giornata può essere un punto di appoggio per il coordinamento di diversi settori, la mobilitazione dovrà andare oltre la logica delle giornate di sciopero isolate e di breve durata se vogliamo costruire un equilibrio di forze sufficiente a mettere un freno all'offensiva padronale. Per far fronte a una borghesia radicalizzata, solo un vero piano di battaglia che costruisce un crescendo di un movimento di scioperi duri su scala nazionale, organizzato in ogni azienda, potrebbe permettere l'imposizione di un divieto di licenziamento.

 in via di traduzione

ARCELORMITTAL CONFIRME LA FERMETURE DU SITE DE DENAIN : « IL VA Y AVOIR DES LICENCIEMENTS SECS» !

La menace planait, mais l’espoir, aussi mince fut-il, subsistait. Il a été douché lundi  25 novembre en fin de journée, à l’issue d’un conseil économique et social qui s’est tenu à Reims, scellant le sort de 136 salariés. Invoquant un « contexte économique difficile » et une « forte baisse de l’activité » chez ses clients dans l’industrie et l’automobile, ArcelorMittal va fermer ses sites de Reims et Denain, respectivement 112 et 24 employés, soit près d’un quart du total des effectifs d’ArcelorMittal Centres de services en France. « L’arrêt de la production est prévu en juin », a ajouté l’intersyndicale dans un communiqué.
Le mardi 26 novembre, les collègues de Dunkerque ont affrété un bus jusque dans le Hainaut, pour appuyer leurs homologues denaisiens, en grève depuis le 20 novembre. Cette fermeture, « ce n’est pas une surprise. On n’a plus rien à perdre, on va aller soutenir les camarades », insiste Gaëtan Lecocq

pc 6 dicembre - oggi mobilitazione nazionale e internazione per la liberazione di Georges Abdallah info srpitalia@gmail.com

 

giovedì 5 dicembre 2024

pc 5 dicembre - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Con la resistenza palestinese dopo Roma, oltre Roma, sulla via dell’unità proletaria, popolare, internazionalista

pc 5 dicembre - Formazione operaia - Lo Stato borghese e la rivoluzione proletaria - da Stato e rivoluzione di Lenin

In questo capitolo come nell'altro che segue sull'esperienza della Comune di Parigi, Lenin mette in evidenza il metodo di Marx - ed Engels - la concezione che guida i loro scritti; non si tratta di un'esposizione di "idee" (a cui contrapporre altre "idee") ma di un'analisi concreta basata sui processi storici concreti, sull'esperienza storica, sul bilancio di questa esperienza, applicando la filosofia del materialismo storico dialettico.

E Lenin ci guida in questo metodo scientifico. Mostra come Marx ha potuto formulare concretamente la questione dello Stato nelle mani del proletariato, arrivando a formulare dopo l'esperienza della Comune di Parigi "l'idea della dittatura del proletariato", analizzando il percorso storico delle società e le esperienze della lotta delle classi.

Marx, Engels e poi Lenin, non si "inventano" nulla, nè espongono proprie teorie non basate sull'analisi dell'esperienza. In questo è scienza. Scienza del proletariato.

Proseguiamo, col testo "Stato e rivoluzione".

Lo Stato e la rivoluzione. L'esperienza del 1848-1851

1. La vigilia della rivoluzione

" ...La classe lavoratrice scrive Marx nella Miseria della filosofia - sostituirà, nel corso del suo sviluppo, all'antica società civile un'associazione che escluderà le classi e il loro antagonismo, e non vi sarà più potere politico propriamente detto, poiché il potere politico è precisamente il riassunto ufficiale dell'antagonismo [delle classi] nella società civile" (p. 182, ed. tedesca, 1885)...

E nel Manifesto del Partito comunista alcuni mesi dopo, Marx ed Engels scrivono:

"Il proletariato si servirà della sua supremazia politica per strappare alla borghesia, a poco a poco, tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, vale a dire del proletariato stesso organizzato come classe dominante, e per aumentare, con la massima rapidità possibile, la massa delle forze produttive" (pp. 31 e 37, settima edizione tedesca, 1906).

Vediamo qui formulata una delle più notevoli e importanti idee del marxismo a proposito dello Stato, l'idea della "dittatura del proletariato" (espressione che Marx ed Engels cominciano ad usare dopo la Comune di Parigi)...”

Questa definizione dello Stato… è stata dimenticata appunto perché è assolutamente inconciliabile col

pc 5 dicembre - Nota sullo sciopero generale del 29 novembre - la lotta nelle fabbriche - i passi da fare

È assolutamente necessario tornare sullo sciopero generale del 29 novembre e collocarlo oggi con una valutazione che guarda a quello che sta realmente avvenendo nelle fabbriche e nei posti di lavoro. 

Innanzitutto una valutazione generale: lo sciopero generale è stato da noi condiviso e sostenuto perché era necessario per rispondere alla manovra finanziaria del governo e per rimettere in circolazione la mobilitazione dei lavoratori in tutto il paese in forma generale.

Abbiamo più volte detto che ci vuole uno sciopero generale ma serve uno sciopero generale che penalizzi tutto l'apparato industriale e che si traduca in manifestazioni forti sia nelle piazze sia nel territorio, inteso in senso lato, comprendente blocchi e forme di lotta per rendere chiaro il grado di opposizione tra i lavoratori. Così non è stato, alcune manifestazioni sono state abbastanza partecipate, pensiamo a Bologna, a Genova e, per quanto riguarda il Sud, a Palermo, ma in generale il livello di partecipazione alla manifestazione non è stato niente di che, non solo nei numeri, ma anche nella composizione di questi cortei che hanno

pc 5 dicembre - Dopo la manifestazione nazionale di Roma - Milano in piazza per il 61° sabato

CORTEO a Milano 7 DICEMBRE - concentramento ore 15,00 in Porta Venezia

pc 5 dicembre - Riuscita presentazione del libro sul processo Ilva "Ambiente svenduto"

Oltre i preannunciati interventi di Alessandro Marescotti presidente di PeaceLink, dell'Avvocata Antonietta Ricci e di Calderazzi Margherita per il coordinamento Slai cobas, si sono collegati e sono intervenuti avvocati delle parti civili: Vitale da Torino e Lamanna di Taranto in trasferta a Bologna.

Assemblea di qualità alta. Elogiatissimo il libro. Avanza una lettura marxista di quanto è successo e succede nella più grande fabbrica in Italia e nella città di Taranto, sintetizzato e rappresentato nel processo Ilva.

Da questo, la comprensione che la battaglia del processo va portata sul terreno politico strategico contro il modo di produzione capitalista / il capitalismo ‘feroce’ / la giustizia borghese passata (dal processo di 1° grado all'Appello) dalla tragedia alla farsa. La battaglia per vincere deve uscire dal tribunale, diventando processo al sistema/programma di trasformazione della fabbrica e sociale, adeguata al futuro dell’umanità globalizzata: dall’Amazzonia a Taranto.

Questi in sintesi i contenuti più significativi degli interventi.

A cui si è unita, in maniera esemplificativa, una esposizione del libro, attraverso una breve lettura dei passi più emblematici di questo processo storico, "strategico" come dicevano gli stessi padroni imputati.

Nei prossimi giorni metteremo a disposizione la registrazione degli interventi.

Il libro "Processo "Ambiente svenduto" - Un lungo processo raccontato attraverso 7 anni di udienze" è disponibile - si può richiedere a slaicobasta@gmail.com o WA 3519575628 (costo 10 euro)

mercoledì 4 dicembre 2024

pc 4 dicembre - Sempre è solo genocidio, crimini di guerra contro il popolo palestinese

Raid di Israele sul campo di Nuseirat: morti 4 bambini

Almeno 5 persone sono rimaste uccise in un raid aereo israeliano sul campo rifugiati di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, e fra loro ci sono 4 bambini. Lo riferisce l'ospedale Awda, dove sono stati portati i corpi, aggiungendo che altre 15 persone, perlopiù bambini, sono rimaste ferite. Secondo quanto riferito dall'ospedale, i 5 si trovavano davanti ai rifugi nel campo di Nuseirat, che risale alla guerra del 1948 che portò alla creazione dello Stato di Israele.

Gaza, più di 44.530 morti in 14 mesi di guerra

Sono più di 44.530 i morti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. Lo denuncia il ministero della Salute di Gaza, che nel 2007 finì in mano a Hamas. Da quasi 14 mesi l'enclave palestinese è nel mirino delle operazioni militari israeliane contro Hamas in risposta all'attacco in Israele. Secondo il bollettino rilanciato dalla tv satellitare al-Jazeera, da allora nella Striscia si contano 44.532 morti, 30 dei quali nelle ultime 24 ore, e 105.538 feriti.

Guterres: “Gli aiuti a Gaza sono scandalosamente bloccati”

In mezzo ai giganteschi bisogni umanitari di Gaza, gli aiuti sono scandalosamente bloccati. L'incubo non è una crisi logistica. È una crisi di volontà politica e di rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario". Lo scrive su X il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres.

Decine di coloni incendiano le case dei palestinesi in Cisgiordania

Nella notte decine di coloni hanno dato fuoco a edifici e veicoli palestinesi in Cisgiordania dopo che gli agenti avevano demolito 3 edifici in un vicino avamposto israeliano nei pressi del villaggio palestinese di Beit Furik, vicino Nablus. Lo riporta il Times of Israel, citando la ong Yesh Din, secondo cui i coloni hanno dato fuoco alla casa di una famiglia di 7 persone a Huwara e a 2 veicoli. I vicini hanno salvato la famiglia dalle fiamme, ma il padre è stato attaccato con pietre e bastoni ed è stato ricoverato in ospedale con fratture al cranio, riferisce il gruppo. Ynet riporta inoltre che i coloni hanno anche bruciato una casa in costruzione, un negozio di alimentari e un veicolo a Bayt Furik, vicino a Nablus. Secondo l'amministrazione civile, che gestisce gli affari civili in Cisgiordania, l'avamposto dei coloni era illegale ed era stato costruito su un terreno privato palestinese.

pc 4 dicembre - Stellantis Cassino - operai in lotta ma sindacalismo collaborazionista e sindacalismo 'reticente' li lasciano soli

Certamente non è così che si costruisce e costruirà il fronte operaio nell'approfondimento della crisi
Doveva essere uno sciopero totale, degli operai Stellantis in solidarietà con il presidio degli operai delle imprese. Prima dichiarato da tutti, poi revocato da FIM e UILM seguiti da FIOM e FLMU. Un gioco di sigle e parrocchie sindacali sulle spalle degli operai.

da operai contro

Mentre in Germania gli operai Volkswagen bloccano la produzione, da noi di fronte all’evidenza dello smantellamento di alcuni reparti, alla ristrutturazione e riduzione incentivata di migliaia di operai, il sindacalismo compromesso continua a chiedere inutili tavoli concertativi al governo!
Emblematica la situazione allo stabilimento Stellantis di Cassino, dove l’azienda ha deciso di non rinnovare gli appalti di alcuni servizi interni allo stabilimento ciociaro. Trasnova, De Vizia, Teknoservice, Logitech complessivamente circa 150 operai che dal 31 dicembre saranno senza salario. Da oltre 10 giorni, questi lavoratori in maggioranza della UIL, hanno aperto un presidio all’ingresso

pc 4 dicembre - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - Sciopero generale, lotta nelle fabbriche: un passo "indietro" per farne due avanti

 

pc 4 dicembre - La crisi mondiale dell'auto e la lotta operaia - info Volkswagen

 

Quasi 100.000 dipendenti Volkswagen hanno preso parte agli scioperi di avvertimento indetti da IG Metall lunedì dopo la scadenza dell'"obbligo di pace". Solo nello stabilimento principale di Wolfsburg, si dice che siano stati circa 47.000.

Il prossimo round di negoziati per il contratto collettivo aziendale di VW, che prevede di affrontare i licenziamenti di massa, i tagli salariali del dieci per cento e la chiusura di tre stabilimenti annunciati dall'azienda, inizierà lunedì prossimo, 9 novembre.

100.000 operai di una sola azienda, che hanno interrotto il lavoro in nove stabilimenti in tutto il paese in un solo giorno (Wolfsburg, Hannover, Brunswick, Salzgitter, Emden, Baunatal, Zwickau, Dresda, Chemnitz), testimoniano ancora una volta la combattività di ampi strati del popolo. I lavoratori sono pronti a scioperare, ma il sindacato no. Questa volta, IG Metall ha avuto l'idea di tenere lo sciopero di avvertimento in una durata criminalmente breve di due ore per turno, mentre nel frattempo, i nastri continuavano a scorrere. I lavoratori sono stati separati di conseguenza e la vertenza sindacale è stata sabotata in modo tale che l'azione di centomila persone ha causato meno danni al monopolio di quella di alcuni presunti hacker lo scorso settembre.

Daniela Cavallo, capo del consiglio di fabbrica e burocrate della IG Metall, ha coronato il tutto quando ha  "denunciato" per la prima volta le famiglie tedesche dell'alta borghesia Porsche e Piëch nel loro ruolo di principali azionisti nel suo discorso al raduno di Wolfsburg e ha fatto un paragone dicendo che dal 2014 solo loro hanno ricevuto tanti dividendi come se si vincesse un milione alla settimana alla lotteria per tutta la vita,  per giustificare allo stesso tempo il suo ruolo profondamente parassitario: "Volkswagen può essere molto felice di avere azionisti di riferimento come le famiglie Porsche e Piëch, e se l'azienda sta andando bene, allora dovrebbero anche ricevere un dividendo pesante..." Finché questi traditori non saranno cacciati, il movimento operaio non potrà fare alcun passo avanti significativo.

Il ministro dello Sfruttamento Hubertus Heil (SPD) si presenterà domani in modo corporativo all'incontro dei lavori a Wolfsburg. Tuttavia, è probabile che debba affrontare molto vento contrario.

in via di traduzione

Knapp 100.000 Beschäftigte von Volkswagen haben am Montag an den nach Auslauf der „Friedenspflicht“ von der IG Metall ausgerufenen Warnstreiks teilgenommen. Alleine im Stammwerk Wolfsburg sollen es um die 47.000 gewesen sein.

Die kommende Verhandlungsrunde für den Haustarifvertrag bei VW, wo es um die Seiten des Unternehmens angekündigten Massenentlassungen, Lohnkürzung um zehn Prozent und die Schließung von womöglich drei Werken gehen soll, soll am kommenden Montag, den 9. November beginnen.

100.000 Arbeiter eines einzigen Unternehmens, die im ganzen Land an einem einzigen Tag ihre Arbeit in neun Werken (Wolfsburg, Hannover, Braunschweig, Salzgitter, Emden, Baunatal, Zwickau, Dresden, Chemnitz) niederlegten, zeugen erneut von der Kampfbereitschaft breiter Teile des Volkes. Die Arbeiter sind streikbereit, aber die Gewerkschaft nicht. Die IG Metall hat sich dieses Mal einfallen lassen, in jeder Schicht den Warnstreik in einer verbrecherisch kurzen Dauer von zwei Stunden lang

pc 4 dicembre - La crisi mondiale dell'auto / la crisi della Stellantis e le dimissioni di Tavares - 2 - La sovrapproduzione nell’industria automobilistica internazionale

Cominciamo a pubblicare testi utili a comprendere lo stato delle cose -2

La divisione sociale del lavoro nell’industria automobilistica, a livello internazionale, è in subbuglio, non solo per la questione della transizione dal motore endotermico a quello elettrico, ma è costellata dallo spettro della sovracapacità produttiva.

Se in Italia gli impianti produttivi del gruppo Stellantis lavorano, ormai da tempo, a singhiozzo (1), la situazione non è nemmeno tanto rosea in Germania: il colosso di Wolfsburg, per la prima volta nella sua storia, nel mese d’ottobre dell’anno corrente, ha annunciato la chiusura di tre stabilimenti, con la conseguente perdita di miglia di posti di lavoro e la riduzione del salario del 10%.

Per chi ha scarsa memoria storica, vale la pena ricordargli che stiamo parlando del marchio Volkswagen che, nei primi anni ’90 del secolo scorso, ha avuto il coraggio di adottare la soluzione che mirava a salvaguardare i posti di lavoro, con uno storico accordo che prevedeva la riduzione dell’orario di lavoro a 30 ore settimanali, a parità di salario.

Le ripercussioni della crisi automobilistica tedesca creano un effetto domino su quella italiana, in quanto in questo comparto, l’Italia ha ridotto notevolmente la produzione di automobili (prodotti finiti), mentre ha incrementato le quote di mercato dei pezzi di automobili, i quali vengono assemblati in altri contesti produttivi. In altri termini, ci siamo specializzati nella componentistica per i marchi francesi e tedeschi.

Se in Europa si respira un’aria asfittica, negli USA, sebbene il settore sia in ripresa, non ha ancora raggiunto la produzione del periodo prima della pandemia. Tuttavia, nonostante la produzione di auto elettriche non sia decollata, anche per la difficoltà di approvvigionamento dei semiconduttori, le

pc 4 dicembre - La crisi mondiale dell'auto / la crisi della Stellantis e le dimissioni di Tavares -1

Cominciamo a pubblicare testi utili a comprendere lo stato delle cose -1
La produzione della Fiat Panda nello stabilimento di Pomigliano
La produzione della Fiat Panda nello stabilimento di Pomigliano (Alessandro Garofalo/LaPresse)

Chi succederà a Carlos Tavares, che domenica sera si è dimesso da amministratore delegato di Stellantis, dovrà gestire il momento più complicato della storia del gruppo automobilistico, alle prese con un notevole calo delle vendite negli Stati Uniti e in Europa. I problemi da affrontare sono tanti, vengono da lontano, molti riguardano il mercato globale dell’auto, e non sarà facile risolverli in pochi mesi come chiedono gli investitori, i governi, i sindacati e i lavoratori.

L’Italia è un problema nel problema, perché da mesi gli stabilimenti sono quasi fermi in attesa di un piano industriale mai arrivato. Migliaia di lavoratori sono in cassa integrazione, i rapporti con i sindacati sono ormai logori, così come quelli con il governo che più volte ha chiesto maggiori investimenti in Italia, invano.

In Italia nel settore automobilistico lavorano complessivamente 167mila persone, che diventano 1,2 milioni se si considera anche l’indotto diretto e indiretto, cioè la rete di aziende e professionisti coinvolti. Tutto il comparto genera nel complesso 90 miliardi di euro di fatturato all’anno e incide sul PIL, il prodotto interno lordo, per il 5,2 per cento. Ha insomma un impatto enorme sull’economia del paese. Circa i tre quarti di queste imprese hanno a che vedere con Stellantis, in maniera più o meno diretta e più o meno esclusiva. Non si chiama più Fiat, non è più italiana, eppure da Stellantis dipende la tenuta di buona parte del sistema industriale italiano.

Al ritmo tenuto negli ultimi mesi, in tutto il 2024 Stellantis produrrà circa 500mila veicoli negli stabilimenti italiani (i principali sono Mirafiori in Piemonte, Cassino in Lazio, Pomigliano in Campania, Melfi in Basilicata e Atessa in Abruzzo). È uno dei dati più bassi degli ultimi 20 anni. Nel

pc 4 dicembre - La grande manifestazione di Roma per la Palestina (da ORE12 Controinformazione rossoperaia del 3/12)

Partiamo dalle cose che noi consideriamo essenziali nella nostra valutazione. Per primo, i giovani palestinesi, la principale forza che ha voluto questa manifestazione, di cui pubblichiamo il loro intervento conclusivo fatto dal palco. Poi i nostri interventi al corteo. Il grande corteo che sfilava aveva bisogno di essere raccontato e che, insieme agli slogan, si affermasse quello che stava avvenendo e cosa era la manifestazione. Infine, dato che questo blog e ORE12/Controinformazione rossoperaia è un blog fatto dai compagni e compagne di proletari comunisti operanti nello Slai Cobas, nel Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario e in altri organismi solidali fino in fondo con la resistenza palestinese, abbiamo trascritto l'intervento fatto dal camion della manifestazione di un compagno operaio della Dalmine e della compagna di Palermo. Segue il commento alla manifestazione che riteniamo in grado di fare oggi per fornire a chi c'è stato e a chi non c'è stato una prima visione di quello che la manifestazione ha significato.

Intervento dei giovani palestinesi

Noi palestinesi d'Italia vi ringraziamo ancora tutte e tutti per essere qui con noi oggi. E ci troviamo qui, dove ci siamo trovati anche il 5 ottobre e noi quella data ce la rivendichiamo. Noi continueranno assolutamente in piazza, nonostante la repressione, nonostante i divieti, possono fare tutto, ma noi continueremo a lottare e, come abbiamo detto da più di un anno questa parte, noi continueremo a lottare per un semplice motivo: che noi portiamo in Italia la voce della resistenza palestinese e di quella libanese e sappiamo che non ci si ferma davanti all'oppressore, davanti all'occupante, davanti al colonizzatore, ma si continua a lottare perché la vittoria è possibile e oggi la vittoria è più vicina.

Noi ringraziamo ancora una volta tutti i lavoratori e le lavoratrici che ieri hanno portato avanti uno sciopero fondamentale, uno sciopero contro la guerra, perché sappiamo che portare la voce della resistenza palestinese in Italia vuol dire questo, vuol dire fermare la guerra e i lavoratori e le lavoratrici hanno il potere di fermare questo sistema di guerra e devono avere tutto il potere in questo paese.

Noi, ancora una volta, rivendichiamo di lottare fino alla vittoria e lottare fino alla vittoria significa lottare per una Palestina libera dal fiume al mare, ma significa anche lottare per la cessazione del sistema che vuole opprimere il nostro popolo che è lo stesso che schiaccia i lavoratori e le lavoratrici in Italia, è lo stesso che finanzia la guerra e non finanzia la scuola, è lo stesso che finanzia i carrarmati e le bombe e non ci dà le case e non ci dà il pane.

E questo significa stare oggi dalla parte giusta della storia.

A noi non interessa costruire un progetto elettorale che morirà fra qualche mese. A noi interessa la rivoluzione, la distruzione di un sistema di genocidio, di guerra che affama, che distrugge in Italia così come in Palestina. E non ci fermeremo fino a quando non avremo la vittoria che, lo diciamo ancora una volta, oggi più vicina di ieri. Grazie.

Nostro commento alla manifestazione

Quella di Roma è stata innanzitutto una grande manifestazione. Oltre 20.000 persone, probabilmente 25.000, alcune fonti parlano di 30.000. La principale sfida è stata vinta con questa manifestazione. Occorreva andare ben oltre i numeri del 5 ottobre, in cui la grande manifestazione di solidarietà con la Palestina era stata vietata dal governo perchè era troppo contigua al 7 ottobre e, quindi, era una manifestazione a sostegno del terrorismo in Palestina, e i manifestanti erano sostanzialmente “terroristi”. Il divieto fu combattuto e fatto saltare da una combattiva manifestazione convocata dai Giovani Palestinesi e dall'UDAP che ha visto in piazza le forze che realmente non solo volevano solidarizzare con il popolo palestinese e denunciare il genocidio, ma anche respingere il divieto e mettere sotto accusa il governo imperialista italiano della Meloni, complice del genocidio, che usava il

martedì 3 dicembre 2024

pc 3 dicembre - per la liberazione di Georges Abdallah - 6 dicembre Se è ora, è ora!

 

vendredi 6 décembre : la libération de Georges Abdallah, c’est maintenant ou maintenant !

Partout, en France et ailleurs, à l’appel de la Campagne unitaire pour la libération de Georges Ibrahim Abdallah, soyons nombreuses et nombreux pour faire du 6 décembre une journée de mobilisation et d’actions coordonnées.

Le 19 décembre se tiendra une nouvelle audience judiciaire pour notre camarade. En première instance sa demande de libération conditionnelle a été acceptée et il devait sortir de prison (après plus de 40 ans) le 5 décembre, mais le Parquet ayant fait appel la décision a été suspendue. Faisons entendre toujours plus fort notre solidarité avec Georges Abdallah et notre exigence de le voir enfin libre !

Après le succès de la manifestation parisienne du 30 novembre, soyons massivement présent.e.s, avec la CGT Énergie Paris, au

meeting

vendredi 6 décembre, à partir de 18h30

Bourse du travail (annexe)

(salle Hénaff, 29 boulevard du Temple, Paris 11e, métro République)

On ne lâche rien !

Libérons Georges Abdallah, c’est maintenant ou maintenant !

Palestine vivra ! Palestine vaincra !

pc 3 dicembre - La guerra in Syria - info da Rojava

 in via di traduzione

1 Rojava

Les forces islamistes en Syrie se divisent en trois forces : primo le Daech (État islamique) qui n’a plus de territoire mais une solide organisation clandestine, secundo les supplétifs de l’armée turque baptisés Armée nationale syrienne (ANS) qui occupent depuis 2018-19 deux territoires conquis aux kurdes (Afrin et Serekanie), et un territoire conquis au Daech (al-Bab); tertio les forces rassemblées par Hayat Tahrir al-Sham (anciennement al-Nosra, la branche syrienne d’Al-Qaïda) et qui tiennent la région d’Idlib, adossée à la Turquie, dans le nord ouest syrien. Ce sont ces forces qui viennent de passer à l’offensive.

L’offensive n’est sans doute pas commanditée par la Turquie, mais elle ne pourrait se faire sans qu’elle la tolère : la région d’Idlib est entièrement dépendante des approvisionnements venant de Turquie. L’offensive est un succès : ont été pris une grande partie de la ville d’Alep, la seconde ville du pays, qui avait été reprise en 2016 par le régime après des années de combats acharnés, 50 villages et plusieurs bases militaires. L’offensive se prolonge vers le sud, vers la ville d’Hama. Les combats sont limités : les troupes du régime se débandent.

Les forces du Rojava démocratique, à l’ouest de l’Euphrate, sont divisées en trois territoires : primo la région de Manbij, à l’est d’Alep, qui est adossée au reste du Rojava, secundo les quartiers kurdes d’Alep (qui jusqu’à présent ne sont pas touchés par les combats) et tertio le territoire de Sheba/Tell Rifaat, au nord d’Alep, – ces deux territoires n’étaient reliés à Manbij, et donc au reste du Rojava, que par des routes contrôlées (et parfois fermées) par le régime.

La volatilisation des forces du régime ont permis aux YPG et YPJ d’Alep et de Sheba/Tall Rifaat d’occuper plusieurs positions pour établir des corridors unissant toutes les zones kurdes non-occupées. Les YPG-YPJ ont reçu pour cela d’importants renforts des Forces Démocratiques Syriennes. Ces forces n’ont pas eu à livrer combat jusqu’à présent, mais les Turcs effectuent des bombardements et l’ANS a effectué une progression à partir d’al-Bab qui pourrait menacer le corridor. Les questions qui se posent sont : jusqu’à quel point le régime est en crise? Et quelle sera l’attitude de la Turquie ? (une offensive contre les territoires kurdes non-occupés à l’ouest de l’Euphrate est-elle envisagée?).

Edit 16H30: Les combats entre les SDF et les islamistes ont commencé. Le corridor entre les quartiers kurdes d’Alep et Sheba/Tall Rifaat est établi, le corridor en direction de Manbij est coupé par l’offensive de l’ANS qui a progressé vers le sud. L’ANS a lancée une attaque en direction de la ville de Tall Rifaat avec des blindés fournis par la Turquie.
Edit 21H30: La situation se dégrade, le deuxième corridor est à son tour coupé: les quartiers kurdes d’Alep sont à nouveau isolés.

2 Rojava

L’offensive des deux grands blocs islamistes, celui rassemblées autour du Hayat Tahrir al-Sham (anciennement al-Nosra, la branche syrienne d’Al-Qaïda), et celui des supplétifs de la Turquie rassemblés sous l’étiquette « Armée Nationale Syrienne », se prolonge. La premier bloc priorise son offensive contre le régime, nettoie les territoires conquis et continue sa progression vers le sud. La vitesse de cette progression s’est ralentie, sans que l’on sache qui le régime a pu établir de nouvelles lignes de défense où si l’offensive touche à ses limites pour des problèmes d’effectif ou de logistique.

Le deuxième bloc, en bon supplétif de la Turquie, a concentré ses efforts à combattre les Kurdes. La région de Shebah/Tall Rifaat a été attaquée par l’ANS qui s’est emparée des campagnes et des villages environnants la ville de Tall Rifat et les grands camps de réfugiés (des dizaines de milliers de Kurdes ayant fuit l’invasion turque du canton voisin d’Afrin en 2018). La carte ci-dessous ne l’indique pas, mais il reste des unités kurdes dans cette zone. Les islamistes ont aussi réussi à couper les corridors que les Kurdes avait pu établir hier entre leurs différentes zones à l’ouest de l’Euphrate. Des négociations sont en cours pour l’évacuation des civils des camps de réfugiés et de Tall Rifaat.

Ayant perdu du terrain à Sheba/Tall Rifaat, les Forces Démocratiques Syriennes en ont gagné sur la rive ouest de l’Euphrate, par une attaque venant de Tabka. La partie de la banlieue  Nord-Est d’Alep qui a été occupée hier, par une progression à partir des quartiers kurdes de la ville dans la tentative d’établir un corridor vers l’Est, a également été conservée. Toute cette zone kurde d’Alep est néanmoins totalement isolée du reste du Rojava.

secours rouge

3 Rojava

Le bloc emmené par al-Nosra (coalition islamiste hétérogènes composée surtout de jihadistes et de Frères musulmans, mais aussi d’autres organisations) continue son offensive contre le régime en direction d’Hama. Il organise les zones conquises. Le bloc de l’ANS, pur proxy de la Turquie, continue de cibler les Kurdes. Des tensions existent entre les deux blocs. Ainsi, al-Nosra voulait remettre en service la centrale électrique d’Alep, mais les mercennaires de l’ANS, comme ils le font toujours, avaient pillé tout ce qui pouvait être emporté et saccagé le reste.

Les forces de l’ANS appuyée par l’artillerie turque se concentrent autour de la région de Manbij – des escarmouches ont déjà eu lieu avec les FDS, faisant plusieurs tués. L’ANS harcèle aussi les quartiers kurdes encerclés à Alep. Des milliers de réfugiés fuyant les forces islamistes ont quitté la zone de Sheba/Tall Rifaat pour se diriger par un froid polaire vers les régions du Rojava démocratique par un corridor humanitaire (photo).

Plus au Sud-Est, les FDS ont pris la dernière tête de pont tenue par le régime à l’Est de l’Euphrate, une large poche de sept localités à la hauteur de la ville de Deir ez-Zor. Cette zone étaient occupées par des milices iraniennes. L’aviation américaine bombarde ces milices, l’aviation russe bombarde al-Nosra, l’aviation israélienne bombarde le Hezbollah, et l’aviation turque bombarde les SDF…

secoursrouge

pc 3 dicembre - ORE 12 Controinformazione Rossoperaia - La grande manifestazione di Roma per la Palestina

 

pc 3 dicembre - Liliana Segre nega il genocidio dei palestinesi... fornendo un assist ad Israele, all'imperialismo Usa e al governo fascista Meloni. E finalmente qualcuno la attacca

Da Matteo Nucci da Il Manifesto del 3/12

"...è apparso sul Corriere della Sera un articolo di Liliana Segre in cui le argomentazioni per negare la portata genocidaria del massacro di palestinesi sono chiare e semplici, ma talmente poco consistenti che non è possibile far finta di nulla... 

Il suo ragionamento è veloce: «Nella drammatica situazione di Gaza non ricorre nessuno dei due caratteri tipici dei principali genocidi generalmente riconosciuti come tali (…) Uno è la pianificazione della eliminazione, almeno nelle intenzioni completa, dell’etnia o del gruppo sociale oggetto della campagna genocidaria, l’altro è l’assenza di un rapporto funzionale con una guerra. Anche i genocidi commessi durante le due guerre mondiali (armeni, ebrei, rom e sinti) non ebbero la guerra né come causa né come scopo, anzi furono eseguiti sottraendo uomini e mezzi allo sforzo bellico».

Ora, rispetto al primo punto, dispiace che la senatrice Segre non sia informata della lunga lista di dichiarazioni che in questi mesi sono state pronunciate dai principali attori del massacro. Non solo all’indomani dei fatti di inizio ottobre 2023, quando l’emozione poteva prevalere sulla ragione, ma in tutti questi quattordici mesi, gli inviti a spazzar via Gaza sono stati chiari. Certo nessuno ha scritto nero su bianco: vogliamo il genocidio. Ma non è certo necessario avere una prova del genere per assicurarsi della natura di frasi come «dimezzeremo la popolazione» ultima delle prese di posizione esplicite, pronunciata pochi giorni fa dal ministro Smotrich.

PIÙ INTERESSANTE però è il secondo punto. Spiega, Segre, che i genocidi non hanno rapporto con la

lunedì 2 dicembre 2024

pc 2 dicembre - Leggi e fai circolare il blog internazionalista marxista-leninista-maoista Maoistroad - da tutto il mondo in lingua originale

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Nazisti a Varese, lo sfregio al sacrario partigiano e il silenzio del ministro Piantedosi

Può un’organizzazione neonazista continuare nelle sue scorribande e provocazioni in una Repubblica nata dalla Liberazione? Fino a quando si può accettare che un gruppo di fan di Hitler e Mussolini perseveri nello sfregiare la memoria del Paese, le istituzioni e le leggi? Le domande assumono un peso ancora maggiore se questo gruppo è formalmente sotto inchiesta da sette anni per tentata ricostituzione del partito fascista.

Sì, può! se c'è un governo in marcia verso il moderno fascismo al servizio della borghesia imperialista italiana.