Report/analisi
dalla Tunisia.
Introduzione
Il 14 Gennaio
scorso, in occasione del quinto anniversario della rivolta popolare in Tunisia
(erroneamente definita da più parti “rivoluzione”) scrivevamo in maniera
provocatoria che per questo anniversario in Tunisia “non è successo niente”.
Mentre infatti il “nuovo regime” (a cui capo sta il più vecchio politico
tunisino, l’ultraottantenne Beji Caid Essebsi, il quale ha iniziato la propria
carriera politica sotto le istituzioni coloniali) festeggiava l’anniversario
nel sontuoso Palazzo di Cartagine (sede della presidenza della repubblica) il
resto del paese proseguiva la normale vita quotidiana senza che vi fosse alcun
clima festoso.
Nella capitale,
unico evento degno di nota, l’organizzazione dei “familiari dei martiri e dei
feriti della rivoluzione” inscenava una protesta in Avenue Bourguiba a Tunisi
di fronte il Ministero degli Interni, anche qui “niente di nuovo”.
La vera
riappropriazione degli ideali e delle rivendicazioni della rivolta del
2010/2011 e mai soddisfatti dal “nuovo” regime è avvenuta dopo 5 anni e 2
giorni…
Scrivevamo
sempre il 14 gennaio scorso che “il fuoco cova sotto la cenere” niente di più
profetico…
Il suicidio
dell’ennesimo disoccupato (nonché diplomato) a causa dell’ennesima ingiustizia
di uno stato