sabato 12 novembre 2016
pc 12 novembre - Al padrone assassino della Eternit... dategliela la laurea in strage e disastro ambientale... e poi GIUSTIZIA PROLETARIA!
Passi avanti per la revoca della laurea honoris causa a Stephan Schmidheiny
Le lettere di alcuni ex studenti di Yale chiedono di riaprire il caso: 'Si istituisca un nuovo comitato per valutare la questione'
10 Novembre 2016 – CASALE MONFERRATO Ci sono importanti sviluppi nel caso della revoca della laura honoris causa attribuita dall'università di Yale a Stephan Schmidheiny, il magnate svizzero proprietario di quell'Eternit che tanti lutti ha provocato nella nostra città. Nel 2015 c'era stata una prima lettera, firmata da circa sessanta ex studenti della prestigiosa università americana che chiedeva di riconsiderare quella laurea alla luce dei fatti emersi nei due processi italiani che avevano evidenziato la responsabilità di Schmidheiny nella morte di più di duemila persone a Casale Monferrato. Ma la risposta del comitato incaricato di esaminare la questione era stata gelida: “Yale non può revocare la laurea perché finora nessuna laureapc 12 novembre - Operai a rischio vita a Genova - Si lavora per vivere non per morire!
Genova - Grave incidente sul lavoro questo pomeriggio all’ospedale pediatrico Gaslini. Due operai che stavano lavorando su una piattaforma elevatrice sono caduti per il ribaltamento della stessa pedana. Gli operai stavano lavorando alla manutenzione di un ascensore. Sono caduti da circa sei metri di altezza.
I due sono stati trasferiti in codice rosso all’ospedale Galliera e al San Martino dopo le prime cure in loco dei medici del 118. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che stanno mettendo in sicurezza l’impalcatura.
pc 12 novembre - Carcere assassino a Imperia
Imperia, trovato senza vita nella sua cella,
Un detenuto marocchino di 27 anni è stato trovato morto, verso le 21.15, nella propria cella, in carcere a Imperia. Stando alle prime informazioni si tratterebbe di un suicidio, ma la notizia non è ancora confermata e non si esclude, dunque, il decesso per cause naturali. L’allarme è scattato, alle 21.15, quando un agente della polizia penitenziaria ha avvertito un forte odore di gas. Ha così iniziato un giro tra le varie celle, trovando poco dopo il corpo del detenuto riverso sul pavimento.pc 12 novembre - Genova, condomini: razzisti di mer... metteteli in galera e buttate la chiave!
Migranti in via XX settembre. La Prefettura cita i condomini che negarono l’acqua
Per l'Avvocatura la delibera con cui veniva negato l'allaccio alla rete idrica è da considerarsi nulla
LA GUERRA dell’acqua va avanti sulla carta, nel condominio senza pace di via Venti Settembre. È qui, al civico 11, che dalla metà di agosto hanno trovato casa sei famiglie di migranti con bambini, tra
pc 12 novembre - Lettera aperta ai sindacati di base da parte delle lavoratrici, precarie, disoccupate in lotta per il 25 novembre a Roma
Alle lavoratrici, precarie,
disoccupate, immigrate, braccianti
Ai Sindacati di base,
a tutti gli organismi di lotta
delle donne
Il
25 novembre lavoratrici, precarie, disoccupate, rappresentanti di
migranti, braccianti, dal sud al nord, da Taranto a Torino, a Milano,
da Palermo a Bologna, dall'Aquila a Roma, ecc. ecc., raccogliendo
l'appello delle lavoratrici precarie delle coop. sociali di Palermo
da tanto tempo in lotta (che vi alleghiamo) saranno a Roma in piazza
Montecitorio dalle ore 9,30,
per assediare i Palazzi del potere, il parlamento.
Noi donne lottiamo ogni giorno per il lavoro, il salario, contro le discriminazioni, lottiamo nelle cooperative contro contratti vergognosi che ci offendono, contro le violenze e molestie dei padroni, lottiamo nelle fabbriche contro chi vuole ridurre la nostra vita a macchina per il suo profitto e ogni giorno toglie un pezzo della nostra vita; lottiamo nel commercio, nei pubblici esercizi, contro il lavoro nero, i licenziamenti, i ricatti; lottiamo come disoccupate contro l'umiliazione di trovare lavoro; lottiamo contro la schiavitù e le violenze sessuali di caporale e padroni nelle campagne, lottiamo nella scuola, nei call center, nelle lotte per la casa, nelle lotte sul territorio per la salute, ma questa nostra voce e soprattutto le nostre lotte restano inascoltate, anzi vengono silenziate, oscurate.
Noi
donne subiamo quotidianamente l'oscena violenza sessuale e la catena
infinita di femminicidi. Ma nessuno, o pochissimi, lega questa
violenza alla nostra condizione generale fondata sul doppio
sfruttamento e oppressione, che produce violenze sessuali e
femminicidi.
Ed è
proprio questa condizione generale che noi il 25 novembre vogliamo
portare a Roma.Non possiamo delegare questa lotta al femminismo borghese.
Siamo noi lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, che lottiamo ogni giorno, che la dobbiamo portare unite a livello nazionale.
L’unità è la nostra forza!
VI ASPETTIAMO IL 25 NOVEMBRE A PIAZZA MONTECITORIO, DAVANTI AL PARLAMENTO, ALLE ORE 9,30.
ABBIAMO CHIESTO INCONTRI CON PARLAMENTARI.
IN QUESTI NON VOGLIAMO SENTIRE LE LORO IPOCRITI DISCORSI, MA PARLARE NOI, PORTARE NOI LA SFIDA DELLA NOSTRA PIATTAFORMA, CHE SCATURISCE DALLE LOTTE
Per
le lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate...
3475301704
– slaicobasta@gmail.com
pc 12 novembre - Le donne proletarie lottano autonomamente innanzitutto, e quindi partecipano e sostegno alle lotte di tutte le donne - 25 novembre a Roma 9.30 p.zza Montecitorio rappresnetanze di lavoratrici dal sud e dal nord, il 26 anche
Comunicato inviato al sito di "nonunadimeno" e distinzione
Il 25 novembre lavoratrici, precarie, disoccupate, migranti, braccianti, dal sud al nord, saranno a Roma in piazza Montecitorio dalle ore 9,30, per assediare i Palazzi del potere, il parlamento, il Ministero del lavoro, per lottare contro tutte le violenze dei padroni, dello Stato, del governo, degli uomini che odiano le donne; perchè la violenza contro noi donne è sistemica ed è questo sistema capitalista che va rovesciato, dalla terra al cielo, perchè come donne dobbiamo rompere non una ma mille catene e tutta la nostra vita deve cambiare.
INVITIAMO TUTTE AD ESSERCI IL 25 IN PIAZZA
MONTECITORIO, ogni realtà delle donne porti le sue "bandiere", i suoi simboli,
la sua esperienza e realtà, perchè l'unità delle lavoratrici è una forza
poderosa. Noi non vogliamo solo le bandiere nere, grigie, sporche delle donne
istituzionali, dei partiti che nel governo e in parlamento sono responsabili
della nostra condizione di sfruttate e oppresse.
Il 26 novembre le lavoratrici, rappresentanze delle donne proletarie saranno alla manifestazione "nonunadimeno" per portare questa battaglia: "Non ci avete fermato e non ci fermerete"- "Noi donne non vogliamo avere paura. La lotta delle donne deve far paura".
Il 26 novembre le lavoratrici, rappresentanze delle donne proletarie saranno alla manifestazione "nonunadimeno" per portare questa battaglia: "Non ci avete fermato e non ci fermerete"- "Noi donne non vogliamo avere paura. La lotta delle donne deve far paura".
Ma
diciamo qualcos'altro.
Le promotrici della manifestazione del 26 novembre parlano solo di
Le promotrici della manifestazione del 26 novembre parlano solo di
pc 12 novembre - Il modo migliore per fare la campagna per il No al referendum? Contestare Renzi ovunque si presenta e se possibile contestare i suoi uomini e donne ovunque, e se possibile attaccare politicamente le sedi PD! proletari comunisti-PCm
PESCARA: RENZI A PRANZO CON I PADRONI PROTETTO DALLA POLIZIA
Tratto da Il Mattino
pc 12 novembre - Pomigliano non c'è giudice che tenga, Marchionne FCA se ne fotte e non li vuole in fabbrica - La lotta continua, ma una santa guerra di classe è necessaria!
Posted by
Operaicontro 7 hours ago
Operaicontro 7 hours ago
da il mediano.com
Riceveranno regolarmente lo stipendio ma non potranno restare in fabbrica. Dovranno comunque rimanere a casa perché l’azienda li ha esentati da ogni prestazione lavorativa: pagati per non lavorare. E’ questa la decisione della Fiat sul destino prossimo di Mimmo Mignano, Marco Cusano, Roberto Fabbricatore, Massimo Napolitano e Antonio Montella, i cinque operai della fabbrica automobilistica di Pomigliano e del reparto logistico di Nola licenziati due anni e mezzo fa
pc 12 novembre - Migranti come in un lager a Bresso Milano
(Dal fatto quotidiano)
“Li dentro stiamo morendo ogni giorno. Siamo tutti ammalati. Le docce non hanno l’acqua fredda. Ci mancano i vestiti per affrontare l’inverno. Siamo malnutriti”. Il migrante subsahariano si ferma un attimo, giusto il tempo di fissare per qualche istante il ragazzo seduto accanto a lui. “E sai qual è la cosa che ci fa più soffrire? Che il maltrattamento che subiamo è legato al fatto che abbiamo la pelle nera”. Impossibile entrare dentro l’hub di Bresso, il centro di smistamento che accoglie il maggior numero di migranti in arrivo nel capoluogo lombardo. Per farci raccontare cosa succede dentro le alte mura del centro gestito dalla Croce Rossa alle porte di Milano, sono dovuti uscire loro, i richiedenti asilo che da quasi un anno aspettano di capire che fine abbia fatto la loro richiesta di protezione umanitaria. “Il campo non è predisposto per accogliere così tante persone. Dovrebbe ospitare sulle 300, e invece, da un anno, ne ospita più del doppio, ovvero 600-700“, raccontano alcuni volontari dello Sportello solidale migranti e rifugiati di Ri-make, spazio di mutuo soccorso a pochi passi dal centro militarizzato. “I migranti sono parcheggiati in un’attesa infinita, in una zona grigia dove hanno pochissimi diritti”. Lo confermano le parole dei richiedenti asilo, terrorizzati all’idea di farsi riconoscere perché certi che la direttrice del centro li caccerebbe se venisse a sapere che hanno raccontato la situazione in cui vivono. “Sai, dentro all’hub non facciamo niente per tutto il giorno. Stiamo diventando pazzi. Siamo diventati pazzi”
“Li dentro stiamo morendo ogni giorno. Siamo tutti ammalati. Le docce non hanno l’acqua fredda. Ci mancano i vestiti per affrontare l’inverno. Siamo malnutriti”. Il migrante subsahariano si ferma un attimo, giusto il tempo di fissare per qualche istante il ragazzo seduto accanto a lui. “E sai qual è la cosa che ci fa più soffrire? Che il maltrattamento che subiamo è legato al fatto che abbiamo la pelle nera”. Impossibile entrare dentro l’hub di Bresso, il centro di smistamento che accoglie il maggior numero di migranti in arrivo nel capoluogo lombardo. Per farci raccontare cosa succede dentro le alte mura del centro gestito dalla Croce Rossa alle porte di Milano, sono dovuti uscire loro, i richiedenti asilo che da quasi un anno aspettano di capire che fine abbia fatto la loro richiesta di protezione umanitaria. “Il campo non è predisposto per accogliere così tante persone. Dovrebbe ospitare sulle 300, e invece, da un anno, ne ospita più del doppio, ovvero 600-700“, raccontano alcuni volontari dello Sportello solidale migranti e rifugiati di Ri-make, spazio di mutuo soccorso a pochi passi dal centro militarizzato. “I migranti sono parcheggiati in un’attesa infinita, in una zona grigia dove hanno pochissimi diritti”. Lo confermano le parole dei richiedenti asilo, terrorizzati all’idea di farsi riconoscere perché certi che la direttrice del centro li caccerebbe se venisse a sapere che hanno raccontato la situazione in cui vivono. “Sai, dentro all’hub non facciamo niente per tutto il giorno. Stiamo diventando pazzi. Siamo diventati pazzi”
pc 12 novembre - Verdini e la P3 puntelli decisivi del governo reale del fiorentino Renzi - Una ragione più che sufficiente in qualsiasi paese 'democratico borghese' per le sue dimissioni, senza aspettare nessun referendum
Richiesta di condanna per 18 imputati, tra loro il senatore Denis Verdini e l’uomo d’affari Flavio Carboni, ed una di assoluzione. È quanto chiesto dalla procura di Roma al processo sulla cosiddetta P3, presunto comitato d’affari segreto che puntava ad influenzare e condizionare gli organi costituzionali. I pm Rodolfo Sabelli e Mario Palazzi hanno chiesto nove anni e sei mesi di reclusione per Carboni, otto anni e sei mesi per l’ex giudice tributarista Pasquale Lombardi e l’imprenditore Arcangelo Martino, quattro anni per Verdini.
I quattro sono accusati di associazione per delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Secondo l’accusa, Carboni, Martino e Lombardi sarebbero stati i promotori del sodalizio, mentre Verdini, all’epoca dei fatti coordinatore di Forza Italia, si sarebbe adoperato per il gruppo nella consapevolezza del legame tra Carboni, Martino e Lombardi.
I quattro sono accusati di associazione per delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Secondo l’accusa, Carboni, Martino e Lombardi sarebbero stati i promotori del sodalizio, mentre Verdini, all’epoca dei fatti coordinatore di Forza Italia, si sarebbe adoperato per il gruppo nella consapevolezza del legame tra Carboni, Martino e Lombardi.
pc 12 novembre - Portland Resistance... "We reject the fascist agenda" - una speranza, contro il fascio-imperialismo. La resistenza di massa è necessaria!
Police declared the demonstration a "riot" more than three
hours after its 5 p.m. start, citing "extensive criminal and dangerous
behavior." The bureau said it warned the crowd about the designation,
then tweeted that rioting is a class C felony. It later tweeted that
26 were arrested in the demonstration, which lasted into early Friday
morning.
Officers in riot gear on numerous occasions used flash-bang grenades and fired rubber pepper ball spheres at the crowd after it refused repeated demands to disperse. Police report officers were "taking projectiles;" protesters were seen throwing objects toward officers, and some fired fireworks in their
Officers in riot gear on numerous occasions used flash-bang grenades and fired rubber pepper ball spheres at the crowd after it refused repeated demands to disperse. Police report officers were "taking projectiles;" protesters were seen throwing objects toward officers, and some fired fireworks in their
pc 12 novembre - Dal sogno americano all'incubo... la marcia dalla 'democrazia imperialista' al fascio-imperialismo
Dietro alla vittoria di Trump c’è la rivincita dell’uomo bianco
La vittoria quasi apocalittica di Donald Trump segna la fine
dell’eccezionalismo americano: una certa idea degli Stati Uniti come
modello di democrazia è morta. Non l’ha uccisa direttamente Trump: ne ha
semplicemente dichiarato la morte con una campagna elettorale tanto
surreale quanto reazionaria. “È un incubo”, mi ha scritto un’amica
francese in una email. Le ho risposto che è peggio di un incubo, è la
realtà.
Ma come spiegare questa realtà, il fatto che una maggioranza degli elettori statunitensi abbia ceduto alla tentazione Trump? Il motivo non sono la miseria economica, il razzismo o la xenofobia, nonostante l’intolleranza, radicata nella storia degli Stati Uniti profondi, sia un fattore molto importante nell’immaginario “trumpiano”. La vittoria di Trump si spiega con la cristallizzazione di un’illusione ideologica degli elettori, che vorrebbero ritrovare un mondo dove i bianchi, gli uomini bianchi, sono dei leader naturali e le minoranze vengono relegate a un ruolo subalterno. Un nero alla Casa Bianca era, per loro, un insulto insostenibile. Invece di sentirsi fieri del fatto che il loro presidente parlasse in maniera raffinata ed elegante, si sentivano umiliati.
Gli intellettuali liberali hanno espresso il loro stupore e il loro shock nel vedere a che punto un uomo di tali incompetenza e volgarità piacesse all’elettorato. Ma se i suoi ammiratori adorano Trump non è nonostante la sua incompetenza e la sua volgarità, bensì grazie alle sue qualità, nelle quali si riconoscono.
Ma come spiegare questa realtà, il fatto che una maggioranza degli elettori statunitensi abbia ceduto alla tentazione Trump? Il motivo non sono la miseria economica, il razzismo o la xenofobia, nonostante l’intolleranza, radicata nella storia degli Stati Uniti profondi, sia un fattore molto importante nell’immaginario “trumpiano”. La vittoria di Trump si spiega con la cristallizzazione di un’illusione ideologica degli elettori, che vorrebbero ritrovare un mondo dove i bianchi, gli uomini bianchi, sono dei leader naturali e le minoranze vengono relegate a un ruolo subalterno. Un nero alla Casa Bianca era, per loro, un insulto insostenibile. Invece di sentirsi fieri del fatto che il loro presidente parlasse in maniera raffinata ed elegante, si sentivano umiliati.
Gli intellettuali liberali hanno espresso il loro stupore e il loro shock nel vedere a che punto un uomo di tali incompetenza e volgarità piacesse all’elettorato. Ma se i suoi ammiratori adorano Trump non è nonostante la sua incompetenza e la sua volgarità, bensì grazie alle sue qualità, nelle quali si riconoscono.
Esiste un’idea, che è emersa anche prima della campagna elettorale e
si è diffusa velocemente, secondo la quale i bianchi poveri sono i veri
sconfitti della globalizzazione. Rifiutano “il sistema” perché nessuno
li ascolta. Le élite di New York e Washington li guardano con disprezzo,
come se fossero incapaci di adattarsi a una nuova economia fondata
sulle aziende tecnologiche e dei servizi. Quest’idea, che J.D.Vance ha
divulgato nel suo saggio Hillbilly elegy (Elegia dei burini), nel quale spiega perché i poveri sostengono Trump, non è falsa. Ma non spiega tutto.
Occorre ad esempio sottolineare che, secondo i sondaggi, i trumpiani più accaniti non sono poveri ma piuttosto piccolo borghesi, la classe tradizionalmente più attratta dal fascismo. La loro “vittimizzazione” non è paragonabile a quella dei poveri né a quella dei neri nei quartieri difficili, dove la polizia agisce come una forza d’occupazione. Dall’omicidio di Trayvon Martin, nel 2012, centinaia di neri disarmati sono stati uccisi dalla polizia in circostanze quantomeno sospette.
Dei movimenti di contestazione, in particolare Black lives matter, sono emersi per protestare contro il trattamento riservato ai neri dalla polizia e denunciare la creazione di un sistema d’incarcerazione di massa. Un sistema che Michelle Alexander, nell’importante studio The new Jim Crow, ha paragonato alla violenta segregazione dei neri nel sud tra gli anni settanta dell’ottocento e quelli sessanta del novecento. Per i bianchi poveri che hanno votato Trump, Black lives matter è quasi una minaccia alla loro esistenza, poiché questo movimento rimette in discussione la sacralità delle forze dell’ordine. Non è un caso che Trump si sia alleato a Rudolph Giuliani, l’ex sindaco di New York, e con il portavoce di Police Lives Matter, movimento detestato dagli afroamericani, che ricordano l’era Giuliani come un’epoca di violenze e abusi da parte della polizia.
Il ripristino dell’ordine è, naturalmente, un tema che i repubblicani hanno manipolato fin dai tempi della Southern strategy di Nixon, la strategia volta a conquistare i voti del sud per sconfiggere il suo avversario democratico. Ma nelle mani di Trump questo tema ha acquisito un enorme potere psicologico. Ascoltando i discorsi violenti del loro leader, gli ammiratori di Donald Trump sono riusciti a sentirsi meno deboli, soprattutto quando questi denunciava i gruppi più indifesi – musulmani, messicani, profughi – come se fosse un western, il genere di riferimento nell’immaginario reazionario statunitense.
Una rabbia feroce
La libertà di parola con cui i militanti neri rivendicano il loro diritto a non essere uccisi senza processo e a poter manifestare ha scatenato una rabbia feroce. I bianchi poveri pensano che la loro sofferenza non sia riconosciuta dai mezzi d’informazione e che, a causa del politicamente corretto, non abbiano diritto di parlarne o di affrontare i loro nemici. Ma ecco che, grazie a Trump, non sono più ridotti al silenzio come accadeva prima.
Un Trump assolutamente privo di vergogna non nasconde le sue convinzioni razziste, islamofobe, sessiste e violente, ma anzi sembra esserne fiero.
Gli intellettuali liberali che l’hanno criticato per la sua ignoranza del mondo e la sua inesperienza hanno dimenticato che è esattamente in questa ignoranza e in questa volgarità verbale che risiede il suo irresistibile carisma.
Per gli elettori di Trump, Obama incarna il male assoluto: un nero, probabilmente africano, profondamente cosmopolita, dotato di una padronanza verbale straordinaria e che ha governato con il sostegno delle élite neoliberiste, spesso ebraiche. Obama è l’espressione più pura – ma non “pura” nel senso di razza, il che è ancora peggio – della famosa “Eastern seaboard elite”: un gruppo composto sempre di più da figli di immigrati, la cui cittadinanza è ora rimessa in questione. Chiaro prodotto di Harvard, questo gruppo incarna “il sistema”. Un sistema caduto nelle mani di stranieri sospetti: la sua ascesa segna, per loro, il furto – per non dire lo stupro – del loro paese, i veri Stati Uniti nei quali le persone hanno dei nomi di battesimo cristiani.
Occorre ad esempio sottolineare che, secondo i sondaggi, i trumpiani più accaniti non sono poveri ma piuttosto piccolo borghesi, la classe tradizionalmente più attratta dal fascismo. La loro “vittimizzazione” non è paragonabile a quella dei poveri né a quella dei neri nei quartieri difficili, dove la polizia agisce come una forza d’occupazione. Dall’omicidio di Trayvon Martin, nel 2012, centinaia di neri disarmati sono stati uccisi dalla polizia in circostanze quantomeno sospette.
Dei movimenti di contestazione, in particolare Black lives matter, sono emersi per protestare contro il trattamento riservato ai neri dalla polizia e denunciare la creazione di un sistema d’incarcerazione di massa. Un sistema che Michelle Alexander, nell’importante studio The new Jim Crow, ha paragonato alla violenta segregazione dei neri nel sud tra gli anni settanta dell’ottocento e quelli sessanta del novecento. Per i bianchi poveri che hanno votato Trump, Black lives matter è quasi una minaccia alla loro esistenza, poiché questo movimento rimette in discussione la sacralità delle forze dell’ordine. Non è un caso che Trump si sia alleato a Rudolph Giuliani, l’ex sindaco di New York, e con il portavoce di Police Lives Matter, movimento detestato dagli afroamericani, che ricordano l’era Giuliani come un’epoca di violenze e abusi da parte della polizia.
Il ripristino dell’ordine è, naturalmente, un tema che i repubblicani hanno manipolato fin dai tempi della Southern strategy di Nixon, la strategia volta a conquistare i voti del sud per sconfiggere il suo avversario democratico. Ma nelle mani di Trump questo tema ha acquisito un enorme potere psicologico. Ascoltando i discorsi violenti del loro leader, gli ammiratori di Donald Trump sono riusciti a sentirsi meno deboli, soprattutto quando questi denunciava i gruppi più indifesi – musulmani, messicani, profughi – come se fosse un western, il genere di riferimento nell’immaginario reazionario statunitense.
Una rabbia feroce
La libertà di parola con cui i militanti neri rivendicano il loro diritto a non essere uccisi senza processo e a poter manifestare ha scatenato una rabbia feroce. I bianchi poveri pensano che la loro sofferenza non sia riconosciuta dai mezzi d’informazione e che, a causa del politicamente corretto, non abbiano diritto di parlarne o di affrontare i loro nemici. Ma ecco che, grazie a Trump, non sono più ridotti al silenzio come accadeva prima.
Un Trump assolutamente privo di vergogna non nasconde le sue convinzioni razziste, islamofobe, sessiste e violente, ma anzi sembra esserne fiero.
Gli intellettuali liberali che l’hanno criticato per la sua ignoranza del mondo e la sua inesperienza hanno dimenticato che è esattamente in questa ignoranza e in questa volgarità verbale che risiede il suo irresistibile carisma.
Per gli elettori di Trump, Obama incarna il male assoluto: un nero, probabilmente africano, profondamente cosmopolita, dotato di una padronanza verbale straordinaria e che ha governato con il sostegno delle élite neoliberiste, spesso ebraiche. Obama è l’espressione più pura – ma non “pura” nel senso di razza, il che è ancora peggio – della famosa “Eastern seaboard elite”: un gruppo composto sempre di più da figli di immigrati, la cui cittadinanza è ora rimessa in questione. Chiaro prodotto di Harvard, questo gruppo incarna “il sistema”. Un sistema caduto nelle mani di stranieri sospetti: la sua ascesa segna, per loro, il furto – per non dire lo stupro – del loro paese, i veri Stati Uniti nei quali le persone hanno dei nomi di battesimo cristiani.
Con Trump si entra nella logica del fascismo e nella sua campagna ci sono stati degli echi degli anni trenta
In questo senso Donald Trump incarna un rifiuto di massa e un
desiderio di potere autoritario.
Non è la promessa di liberazione dal neoliberismo, bensì quella di un ritorno a un paese che esiste solo simbolicamente. Con Trump si entra nella logica del fascismo, e non è un caso che nella sua campagna ci siano stati degli echi degli anni trenta: crisi economica; una classe sociale che ha perso il suo status e i suoi privilegi e che, per questo, cerca dei capri espiatori; violenze reali e verbali rivolte verso i movimenti di sinistra guidati da persone di colore; ambiguità riguardo alle proprie vere intenzioni, per esempio qualora si fosse trattato di accettare un’eventuale vittoria di Hillary Clintin.
Il primo discorso di Trump dopo la conferma della sua elezione ha ripreso alcuni temi centrali dell’
immaginario nostalgico del fascismo, con l’elogio della famiglia e della potenza, la promessa di riconquistare l’economia globale e di ritrovare finalmente l’egemonia perduta.
Non è la promessa di liberazione dal neoliberismo, bensì quella di un ritorno a un paese che esiste solo simbolicamente. Con Trump si entra nella logica del fascismo, e non è un caso che nella sua campagna ci siano stati degli echi degli anni trenta: crisi economica; una classe sociale che ha perso il suo status e i suoi privilegi e che, per questo, cerca dei capri espiatori; violenze reali e verbali rivolte verso i movimenti di sinistra guidati da persone di colore; ambiguità riguardo alle proprie vere intenzioni, per esempio qualora si fosse trattato di accettare un’eventuale vittoria di Hillary Clintin.
Il primo discorso di Trump dopo la conferma della sua elezione ha ripreso alcuni temi centrali dell’
immaginario nostalgico del fascismo, con l’elogio della famiglia e della potenza, la promessa di riconquistare l’economia globale e di ritrovare finalmente l’egemonia perduta.
Perché la più grave delle ingiustizie, per i trumpiani, non è che la
società sia profondamente divisa in classi (una realtà nascosta
dall’ideologia dominante, per quanto sempre più fragile, della “classe
media”), ma che il potere sfugga loro dalle mani, una debolezza
simboleggiata dal loro declino numerico all’interno della popolazione
complessiva americana. Con il loro uomo forte, i trumpiani non vogliono
trasformare la società, ma ritrovare la loro posizione di dominio
naturale. Un dominio non solo economico, ma anche politico, dopo che la
Casa Bianca è stata prima “confiscata” da una famiglia nera e poi
contesa da una donna: l’obiettivo è restaurare una rappresentanza bianca
e monoculturale dopo l’intervallo multiculturale degli anni di Obama.
Scegliendo Donald Trump come salvatore hanno scelto un uomo che parla sì come un perdente – apparendo così familiare e rassicurante – ma che è anche un vincente senza pietà per le vittime, a meno che non si tratti di bianchi privati del loro ruolo storico di rendere l’America great again, di nuovo grande, come recitava lo slogan della campagna repubblicana. Si tratta di un sogno di virilità, di potere assoluto, scelto da persone che hanno fondamentalmente paura dell’avvenire e non possiedono altro orizzonte politico. Per loro è stata una notte di gioia e legittimazione.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Scegliendo Donald Trump come salvatore hanno scelto un uomo che parla sì come un perdente – apparendo così familiare e rassicurante – ma che è anche un vincente senza pietà per le vittime, a meno che non si tratti di bianchi privati del loro ruolo storico di rendere l’America great again, di nuovo grande, come recitava lo slogan della campagna repubblicana. Si tratta di un sogno di virilità, di potere assoluto, scelto da persone che hanno fondamentalmente paura dell’avvenire e non possiedono altro orizzonte politico. Per loro è stata una notte di gioia e legittimazione.
(Traduzione di Federico Ferrone)
pc 12 novembre - Trump - le reazioni svelano parte della sostanza del problema
Elezioni USA 2016
“Con Trump perderemo due anni...", affermazioni arrivano da
Bruxelles, dal presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker,
secondo cui l’elezione del miliardario newyorkese “pone questioni con
conseguenze perniciose”
Si acutizzano le contraddizioni interimperialiste
DA ANKARA A DAMASCO, I DURI ESULTANO PER TRUMP: “BENE PER ERDOGAN ASSAD E PUTIN”
I fascio governi imperialisti e reazionari, comunque esultano, ovunque siano collocati
Si acutizzano le contraddizioni interimperialiste
DA ANKARA A DAMASCO, I DURI ESULTANO PER TRUMP: “BENE PER ERDOGAN ASSAD E PUTIN”
I fascio governi imperialisti e reazionari, comunque esultano, ovunque siano collocati
VIA OBAMACARE: TRUMP PUNTA A SMANTELLARE...
La restaurazione feroce contro i poveri per conto di privati e assicurazioni...
La restaurazione feroce contro i poveri per conto di privati e assicurazioni...
Ecco perché Trump non andrà alla Casa Bianca”- La petizione contro il suo insediamento
una CANDIDATURA E UNA ELEZIONE DI UNA PERSONA COMUNQUE INELEGGIBILE ANCHE A STARE ALLE STESSE REGOLE DELLA 'DEMOCRAZIA AMERICANA'
UNA RAGIONE PER CUI QUESTA ELEZIONE NON PUO' NE' DEVE ESSERE ACCETTATA
Trump, proteste in Usa. rivolta a Portland - Lui: ‘Professionisti incitati da media’
LA NECESSITA' DELLA PROTESTA POPOLARE E LA NECESSITA' di AFFRONTARE LA VIOLENZA DEL POTERE STATALE CONTRO I MANIFESTANTI
Trump, il Ku Klux Klan annuncia la parata per la vittoria: “Nostro approccio decisivo”
Un presidente e un governo più razzista di sempre contro afroamericani e immigrati
una CANDIDATURA E UNA ELEZIONE DI UNA PERSONA COMUNQUE INELEGGIBILE ANCHE A STARE ALLE STESSE REGOLE DELLA 'DEMOCRAZIA AMERICANA'
UNA RAGIONE PER CUI QUESTA ELEZIONE NON PUO' NE' DEVE ESSERE ACCETTATA
Trump, proteste in Usa. rivolta a Portland - Lui: ‘Professionisti incitati da media’
LA NECESSITA' DELLA PROTESTA POPOLARE E LA NECESSITA' di AFFRONTARE LA VIOLENZA DEL POTERE STATALE CONTRO I MANIFESTANTI
Trump, il Ku Klux Klan annuncia la parata per la vittoria: “Nostro approccio decisivo”
Un presidente e un governo più razzista di sempre contro afroamericani e immigrati
pc 12 novembre - NOI ODIAMO GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE, NOI ODIAMO QUESTA SOCIETA' CAPITALISTA E IMPERIALISTA CHE ODIA LE DONNE... 25 NOVEMBRE IN LOTTA PER AVANZARE NEL PERCORSO DELLA NOSTRA DOPPIA RIBELLIONE!
NOI ODIAMO GLI UOMINI CHE VIOLENTANO LE DONNE, NOI ODIAMO GLI UOMINI CHE UCCIDONO LE DONNE
SCATENIAMO LA LOTTA AMPIA CONTRO LA VIOLENZA CHE TOCCA AMPIAMENTE LA MAGGIORANZA DELLE DONNE, VIOLENZA CHE E' INSITA NELLA ATTUALE SOCIETA' CHE NON PUO' AFFATTO ESSERE MIGLIORATA CON IL SOLO "CAMBIAMENTO CULTURALE" MA CHE DEVE ESSERE ESTIRPATA SIN DAL PROFONDO DELLE SUE MARCIE RADICI!
IL 25 NOVEMBRE, MA NON SOLO! SAREMO IN PIAZZA A LOTTARE E CONTINUEREMO AD AVANZARE LUNGO LA STRADA DELLA NOSTRA DOPPIA RIBELLIONE
NOI CI RIBELLIAMO AD UNA SOCIETA' CHE GENERA QUESTI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE, CHE GENERA LA VIOLENZA SULLE DONNE, I FEMMINIICIDI, LA SOCIETA' CAPITALISTA E IMPERIALISTA IN CUI AVANZA IL MODERNO FASCISMO E IL MODERNO MEDIOEVO DEI GOVERNI, DELLE ISTITUZIONI, DELLO STATO CONTRO LA MAGGIORANZA DELLE DONNE, DIFFONDENDO IDEOLOGICAMENTE A LIVELLO DI MASSA L'HUMUS REAZIONARIO E MASCHILISTA CHE INEVITABILMENTE LEGITTIMA LA VIOLENZA SULLE DONNE FINO AI FEMMINICIDI
SCATENIAMO LA LOTTA AMPIA CONTRO LA VIOLENZA CHE TOCCA AMPIAMENTE LA MAGGIORANZA DELLE DONNE, VIOLENZA CHE E' INSITA NELLA ATTUALE SOCIETA' CHE NON PUO' AFFATTO ESSERE MIGLIORATA CON IL SOLO "CAMBIAMENTO CULTURALE" MA CHE DEVE ESSERE ESTIRPATA SIN DAL PROFONDO DELLE SUE MARCIE RADICI!
IL 25 NOVEMBRE, MA NON SOLO! SAREMO IN PIAZZA A LOTTARE E CONTINUEREMO AD AVANZARE LUNGO LA STRADA DELLA NOSTRA DOPPIA RIBELLIONE
MFPR
venerdì 11 novembre 2016
pc 11 Novembre - Marocco in piazza dopo l’ennesimo omicidio di stato
Da TUNISIERESISTANT
Un preambolo necessario
Dopo quasi 6 anni in Marocco si riaccende la scintilla che puo’ nuovamente innescare un grande fuoco di proteste e rivolte sociali.
In realtà la società marocchina in questi anni é stata sempre in continua ebollizione sia prima l’esplosione del “Movimento 20 Febbraio”, ovvero quel grande movimento di protesta contro il regime marocchino nato in seguito all’esplosione della rivolta popolare tunisina del Dicembre 2010/Gennaio2011, sia dopo.
Nel 2008 già si moltiplicavano le proteste studentesche nelle principali città universitarie del paese in particolare in quella di Marrakech, esse contestavano la privatizzazione e la militarizzazione dell’università. Seguirono repressione e arresti in particolare verso quegli studenti che lottavano anche per cause internazionali come la solidarietà al popolo palestinese e alle rivoluzioni in corso in alcuni paesi del mondo meglio conosciute come Guerre Popolari (India, Filippine, Peru’, Turchia e, in passato Nepal).
La VDB (Via Democratica di Base) organizzazione studentesca rivoluzionaria di orientamento marxista-leninista-maoista guido’ queste lotte studentesche e provo’ a saldarle ad altre lotte rivendicative nei quartieri popolari e a quelle della lotta contro la repressione nelle carceri e per la liberazione dei prigionieri politici.
Il 20 Febbraio 2011 la rivolta marocchina esplode nelle principali città del paese ma a differenza di quelle tunisina ed egiziana non si risolse con la caduta del governo. Nonostante sia prevalsa l’ala riformista e filo-istituzionale formata sia da gruppi liberal-modernisti che da islamisti filo Fratelli Musulmani, la sinistra di classe marocchina ha avuto modo di giocare il proprio ruolo e di stringere legami con le masse.
Nonostante la normalizzazione istituzionale con il re Mohamed VI che ha fatto delle concessioni costituzionali prettamente formali, la lotta in Marocco non si é mai fermata.
É continuata la lotta degli studenti nelle università e nelle carceri e la loro denuncia contro le condizioni di vita in quanto, studenti, prigionieri politici e provenienti da classi popolari, inoltre non hanno mai smesso di denunciare i legami tra il regime marocchino e l’entità sionista.
I minatori nei settori del ferro e dell’acciaio hanno scioperato ripetutamente negli ultimi anni in particolare nelle miniere di Jbel Awam, anche gli insegnanti sono scesi in sciopero recentemente riuscendo a ottenere cio’ che rivendicavano, inoltre si sono moltiplicate le lotte in tutti gli angoli del paese che reclamavano una migliore qualità della vita come l’accesso all’acqua, alla terra, all’istruzione e alla sanità. Inoltre fin dall’indipendenza formale dello stato marocchino, questo nuovo regime ha occupato militarmente il territorio del popolo saharawi negandone i diritti più elementari e ovviamente anche quello di autodeterminazione e di indipendenza. La lotta del popolo saharawi all’autodeterminazione e contro la repressione dei propri militanti completa il quadro della situazione socio-politica marocchina di cui spesso sia ha una visione deformata anche nei paesi del Nord-Africa e del mondo arabo dove si pensa che il Marocco sia un paese relativamente sviluppato e che il tenore di vita della popolazione non sia tanto basso.
Si dimentica o si disconosce che il regime marocchino fin dalla sua nascita si é distinto per i suoi legami con l’imperialismo francese e l’entità sionista, per la repressione brutale del movimento saharawi e dei militanti politici molti dei quali torturati a morte in particolare a partire dagli anni ’70. Negli ultimi mesi di quest’anno in corso, le proteste studentesche e saharawi sono state duramente represse, il regime ha inflitto pesanti pene di detenzione in carcere.
Circa gli ultimi fatti
Un aspetto positivo é che in Marocco, a differenza che in Tunisia, le forze politiche reazionarie, conservatrici e riformiste non possono oggettivamete fare confusione nella testa delle masse popolari e “drogarle” con l’abuso del termine “rivoluzione”. In Tunisia questo abile gioco delle 3 carte é stato reso possibile dalla fuga del dittatore, quindi i rappresentanti dell’ancient regime hanno potuto facilmente riciclarsi cambiando nome al partito al potere e scendendo a compromessi con l’ala reazionaria della rivolta tunisina cogestendo il potere con essi, i fratelli musulmani di Ennahdha, complice la sinistra riformista capeggiata da Hamma Hammemi in cerca di poltrone parlamentari e nulla più.
In entrambi i paesi vi sono dei regimi reazionari al potere strettamente legati all’imperialismo occidentale in particolare francese che soffocano ogni giorno la vita delle masse popolari negandone una vita e un futuro dignitosi.
In questo contesto avviene l’episodio dell’esecuzione a sangue freddo da parte della polizia marocchina del pescivendolo Mouhchine Fikri di Al-Hoceima nella regione di Rif, poco più che trentenne, in questo fatto vi sono delle analogie con i fatti tunisini del dicembre 2010/gennaio 2011.
La cronaca é ormai nota, Mouchine provava a sbarcare il lunario vendendo pesce, non avendo probabilmente altre alternative per sopravvivere, stava commercializzando del pesce spada che é vietato pescare in questo periodo dell’anno per motivazioni di ricambio biologico. Qui arriva la tracotanza dei rappresentanti dell’ordine costituito che andando anche contro la logica della legge stessa (é vietato pescarlo per permettere che si riproduca, ma ormai il pesce in questione é morto!) ne ordinano la distruzione in un mezzo uguale a quelli usati dalla nettezza urbana tramite una pressa. Come atto di protesta a questo fatto prepotente e illogico, Mouchine si oppone e prova a recuperare la mercanzia introducendosi nella parte posteriore del mezzo atto alla distruzione di essa.
Probabilmente il poliziotto irato per l’irriverenza di Mouchine ordina a chi stava alla guida del mezzo di azionare la pressa, Mouchine viene cosi giustiziato sul posto in maniera extragiudiziale da uno zelante servo del regime marocchino.
Prima analogia: prepotenza da parte delle forze dell’ordine verso un povero lavoratore, rifiuto di quest’ultimo a sottostare a cio’, epilogo uguale anche se nel primo caso Bouazizi si é suicidato intenzionalmente.
La foto che immortala la morte di Mouchine fa pero’ il giro dei social network e innesca la scintilla di cui parlavamo all’inizio.
Seconda analogia: da un episodio particolare scaturisce una rabbia popolare generale.
Decine di migliaia di persone sono scese in piazza nelle principali città del paese per denunciare questo assassinio, il re per paura che la situazione precipitasse ha inviato il ministro degli interni a presentare le condoglianze formali alla famiglia chiedendogli di aprire un’inchiesta sull’accaduto, ma il popolo non si é fatto prendere per i fondelli e a scandito slogan contro la polizia, il governo e lo stesso re.
Terza analogia: cosi come Ben Ali in persona si reco’ a visitare in ospedale il moribondo Mohamed Bouazizi, il re marocchino prova la carta delle condoglianze di stato per placare gli animi.
É chiaro che non sarà un’inchiesta a risolvere un problema strutturale che é quello di un regime politico marcio e anti-popolare e reazionario la cui classe dirigente vive in maniera parassitaria svendendo le risorse del paese all’imperialismo costringendo la maggioranza del popolo marocchino e del popolo saharawi a vivere nella miseria…
Auguriamo al popolo marocchino di intraprendere la via della rivolta popolare verso una rivoluzione di nuova democrazia e che questa via possa essere seguita nella regione intraprendendo una rottura qualitativa superiore in modo che non si ripeta una “quarta analogia” di natura negativa: la restaurazione del vecchio potere come avvenuto in Tunisia ed Egitto .
pc 11 novembre - USA dilaga e si estende la protesta antiTrump- fascio/imperialista - massima solidarietà e prepariamo manifestazioni anche nel nostro paese
USA Las protestas contra Trump se extienden por numerosas ciudades de EEUU
Banderas comunistas en la protesta anti-Trump de los estudiantes de la Universidad de Texas
.... Jóvenes de Los Ángeles, Nueva York, Filadelfia, Berkeley, Portland, Chicago, Seattle y Washington, han quemado banderas estadounidenses al grito de “¡Ése no es mi presidente!”
Algunas de las manifestaciones más destacadas se iniciaron en pleno centro de Manhattan..., donde se encuentra la archiconocida Torre Trump, cuyas paredes interiores están forradas en oro.
Manifestación en Manhattan
-----------
da odiodeclase
pc 11 novembre - Migranti - Domani per le strade di Roma a migliaia, da tutta Italia, uniti nelle lotte contro i confini e lo sfruttamento!
Lo Slai cobas per il sindacato di classe sarà presente con una rappresentanza da Taranto e da Bergamo dei migranti dei centri di accoglienza e dei lavoratori immigrati in lotta della logistica.
Ieri, dopo settimane di forti pressioni, il Ministero dell'Interno ha finalmente confermato la nostra richiesta di incontro e domani una delegazione porterà all'attenzione le istanze della variegata piazza.
Ancora una volta possiamo affermare a gran voce che solo la lotta paga. La costante determinazione di tutte e tutti ha scalfito il muro di silenzio del Ministero!
LIBERI E LIBERE DI ABITARE QUESTO MONDO! BASTA RICATTI, REPRESSIONE E SFRUTTAMENTO!
WE NEED YES!
Comitato lavoratori delle campagne
Rete Campagne in Lotta
Dal comunicato di campagne in lotta)
ANCORA UNA VOLTA POSSIAMO AFFERMARE CHE SOLO LA LOTTA PAGA!Ieri, dopo settimane di forti pressioni, il Ministero dell'Interno ha finalmente confermato la nostra richiesta di incontro e domani una delegazione porterà all'attenzione le istanze della variegata piazza.
Ancora una volta possiamo affermare a gran voce che solo la lotta paga. La costante determinazione di tutte e tutti ha scalfito il muro di silenzio del Ministero!
LIBERI E LIBERE DI ABITARE QUESTO MONDO! BASTA RICATTI, REPRESSIONE E SFRUTTAMENTO!
WE NEED YES!
Comitato lavoratori delle campagne
Rete Campagne in Lotta
pc 11 novembre - L'uomo di Renzi e l'uomo di Berlusconi uniti nel dire: avanti con Tav e terzo valico all'insegna di profitti, corruzione e affarismo
Verso il
vertice con Toti e le istituzioni interessate
dall'opera
Terzo Valico, Delrio: "Concluso entro il 2021, i lavori non saranno rallentati"
giovedì 10 novembre
2016
GENOVA - Per il Terzo Valico "confermiamo l'orizzonte del 2021
per la conclusione dei lavori". Lo ha detto il ministro dei trasporti
Graziano Delrio al termine dell'incontro bilaterale con la consigliera federale
svizzera Doris Leuthard. E alla vigilia dell'incontro al Ministero dei Trasporti
con alcuni governatori tra cui Giovanni Toti. "Le risorse ci
sono e lo stato dei lavori avanzato", ha detto il ministro. In merito alle
vicende giudiziarie, Delrio ha ribadito che si sta "valutando con il presidente
dell'Anac il commissariamento, ma i lavori non verranno rallentati".
"L'Italia è attraversata da quattro corridoi europei che creano uno
spazio unico molto importante e noi siamo impegnati nella loro realizzazione con
investimenti molto importanti. In particolare con la Svizzera siamo
interessati e determinati a rafforzare il corridoio Genova-Rotterdam", ha
aggiunto Delrio, sottolineando che "le Alpi diventeranno una cerniera e non
saranno piu' una barriera".
"Potenziando il corridoio ferroviario Luino-Chiasso e dopo aver sbloccato la
Arcisate-Stabio che sara' completata entro il 2017 - ha detto Delrio - saremo in
grado entro il 2020 di avere un sistema ferroviario che si muova in maniera
armonica. I corridoi merci sono il nostro obiettivo".
Il capogruppo regionale del Partito Democratico, Raffella Paita, ha
parlato di ottime notizie per la Liguria" in relazione all'incontro tra
il ministro Delrio e la consigliera svizzera. "Il Terzo Valico - ha aggiunto -
deve andare avanti".
pc 11 novembre - OPERAI TURCHI: VIVA LA RIVOLUZIONE DI OTTOBRE
Operaicontro
2 days ago
Metal İşçileri Birliği – MİB ha aggiunto 6 nuove foto.
İşçi sınıfının Büyük Ekim Devrimi 99. Yılında!
7 Kasım 1917’de (o zaman Rusya’da kullanılan takvime göre 25 Ekim), yani bundan tam 99 yıl önce, Rusya’da işçiler tarihte bir ilki gerçekleştirdiler. Ayaklanarak burjuvazinin (kapitalistler) egemenliğini yıkıp ilk kez işçilerin iktidar olduğu yeni bir düzen kurdular. Bu düzende fabrikalar, tarlalar, siyasi iktidar, her şey işçi sınıfınındı.
Ekim Devrimiyle, işçi sınıfı Sovyetler aracılığıyla yeni tipte bir devlet kurdular. Yeni …
Continua a leggere
7 Kasım 1917’de (o zaman Rusya’da kullanılan takvime göre 25 Ekim), yani bundan tam 99 yıl önce, Rusya’da işçiler tarihte bir ilki gerçekleştirdiler. Ayaklanarak burjuvazinin (kapitalistler) egemenliğini yıkıp ilk kez işçilerin iktidar olduğu yeni bir düzen kurdular. Bu düzende fabrikalar, tarlalar, siyasi iktidar, her şey işçi sınıfınındı.
Ekim Devrimiyle, işçi sınıfı Sovyetler aracılığıyla yeni tipte bir devlet kurdular. Yeni …
Continua a leggere
Classe del lavoro della grande rivoluzione d’ottobre del 99!
Il 7 Novembre, 1917 (25 ottobre), in Russia, 99 anni fa, i lavoratori in Russia hanno eseguito una
Il 7 Novembre, 1917 (25 ottobre), in Russia, 99 anni fa, i lavoratori in Russia hanno eseguito una
pc 11 novembre - FCA SATA MELFI: “Noi, operai della Punto, trattati come robot da rottamare”
Linea Punto di Melfi: “Siamo considerati operai di scarto”
Parlano alcuni cassintegrati di Melfi. Denunciano la “discriminazione” operata da Marchionne nei loro confronti. Alcuni degli operai messi in cassa integrazione “Vorremmo che fosse applicato un principio di rotazione”, spiegano. Invece gli ammortizzatori sociali e le settimane di stop hanno colpito solo i mille operai della Punto. Il loro futuro, alla fabbrica integrata di Melfi, appare sempre più incerto.
Lavorano alla Fiat di Melfi, ma si sentono un po’ come i loro colleghi di Pomigliano spediti in ‘confino’ a Nola. Sono i cassintegrati della Punto. Oltre un migliaio di operai che da settembre a oggi a S.Nicola di Melfi hanno già fatto quattro settimane di cassintegrazione e ne faranno altre tre, dal 21
pc 11 novembre - Mimmo Mignano e gli altri compagni operai sono rientrati alla FCA Pomigliano - Che un'altra fase della lotta cominci!
...dopo oltre un mese, è arrivata la lettera di reintegro di Mimmo Mignano
alla FCA di Pomigliano. Il padrone ha dovuto accettare la sentenza del
tribunale, anche se si riserva di ricorrere in Cassazione, ma molto
dipenderà dalla reazione degli operai di Pomigliano...
pc 11 novembre - L'accordo tra MIUR e McDonald's, il simbolo della "Buona Scuola" di Renzi
accordo tra Ministero dell'Istruzione e McDonald's sulla possibilità per gli studenti italiani di svolgere il periodo di alternanza scuola-lavoro
all'interno delle filiali del colosso americano della ristorazione
veloce. Una scelta che rende bene l'idea di come è concepito nelle menti
del MIUR il percorso formativo, ovvero un periodo di preparazione alla
precarietà e allo sfruttamento che attenderanno lo studente appena
uscito dai banchi, da effettuarsi con turni all'interno di una delle
aziende da sempre più associata a lavoro sgradito e da evitare per
quanto possibile.
Ma non solo McDonald's: tra i "campioni dell'alternanza" come li definisce lo stesso MIUR, ci sono imprese come Fiat, multinazionali come Eni, marchi di abbigliamento come Zara, banche come
Ma non solo McDonald's: tra i "campioni dell'alternanza" come li definisce lo stesso MIUR, ci sono imprese come Fiat, multinazionali come Eni, marchi di abbigliamento come Zara, banche come
pc 11 novembre - Massima solidarietà - Piacenza, aggrediti tre lavoratori egiziani
Nella
serata di ieri, mercoledì 9 novembre, tre lavoratori egiziani, iscritti
all’USB, sono stati aggrediti e malmenati nel pieno centro di Piacenza.
Questi lavoratori si erano rivolti al sindacato per rivendicare il pagamento di retribuzioni non corrisposte da una cooperativa del piacentino, dove avevano lavorato nel recente passato.
Ad aggredire i lavoratori sono state almeno venti persone, capeggiate dall’ex datore di lavoro dei tre egiziani.
Questi lavoratori si erano rivolti al sindacato per rivendicare il pagamento di retribuzioni non corrisposte da una cooperativa del piacentino, dove avevano lavorato nel recente passato.
Ad aggredire i lavoratori sono state almeno venti persone, capeggiate dall’ex datore di lavoro dei tre egiziani.
Iscriviti a:
Post (Atom)