lo slai cobas per il sindacato di classe non aderisce ,nè partecipa alle
manifestazioni indette
da usb- cobas a rm e da usb-cobas-slai cobas mi per oggi 5 giugno
lo slai cobas per il sindacato di classe non aderisce alla manifestazione
nazionale della cgil il 12 giugno
lo slai cobas per il sindacato di classe non aderisce allo sciopero
generale indetto dalla cgil per il 25 giugno
lo slai cobas per il sindacato di classe sostiene le iniziative di lotta in
fabbrica contro licenziamenti
lo slai cobas per il sindacato di classe sostiene la giornata nazionale di
lotta per il lavoro e il salario garantito
decisa dall'assemblea nazionale di napoli del 21 maggio - giornata di lotta
che si terrà a Napoli -Taranto- Palermo il 14 giugno a cui si invita ad
aderire
lo slai cobas per il sindacato di classe indice-aderisce e partecipa allo
sciopero degli scrutini nelle scuole secondo il calendario indicato dal
cobas scuola
lo slai cobas per il sindacato di classe aderisce e partecipa allo sciopero
indetto dai sindacati di base del 14 giugno per il pubblico impiego
slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
cobasta@libero.it
sabato 5 giugno 2010
pc quotid 4-5 giugno proletari comunisti e iniziative palestina
proletari comunisti aderisce e partecipa alle manifestazioni pro palestina
in esse porta la denuncia dello stato sionista di tipo nazista e
dell'imperialismo USA_ITALIA
la solidarietà al popolo palestinese e alle forze che conducono contro lo
stato sionista la lotta armata antimperialista
l'indicazione della necessità della guerra di popolo di lunga durata come
arma del popolo palestinese e dei popoli arabi per l'autoderminazione
nazionale e sociale
proletari comunisti è contro la parola d'ordine due popoli, due stati ed è
per la eliminazione politico-giuridica dello stato di israele
proletari comunisti sostiene le iniziative di lotta contro le comunità
sioniste esistenti nei paesi imperialisti
proletari comunisti
giugno 2010 ro.red@libero.it
in esse porta la denuncia dello stato sionista di tipo nazista e
dell'imperialismo USA_ITALIA
la solidarietà al popolo palestinese e alle forze che conducono contro lo
stato sionista la lotta armata antimperialista
l'indicazione della necessità della guerra di popolo di lunga durata come
arma del popolo palestinese e dei popoli arabi per l'autoderminazione
nazionale e sociale
proletari comunisti è contro la parola d'ordine due popoli, due stati ed è
per la eliminazione politico-giuridica dello stato di israele
proletari comunisti sostiene le iniziative di lotta contro le comunità
sioniste esistenti nei paesi imperialisti
proletari comunisti
giugno 2010 ro.red@libero.it
venerdì 4 giugno 2010
pc quotid 4-5 giugno - Lombardo e Miccichè contro il governo… sulla pelle dei precari
Lombardo e Miccichè, i due campioni del partito del sud in costruzione, in questi giorni caldi fanno sfoggio di populismo cavalcando la protesta dei precari che sfilano a migliaia per le vie di Palermo.
Miccichè, a proposito degli operai della Fiat di Termini Imerese aveva detto che avrebbe dormito sotto casa di Marchionne, Lombardo si è detto disposto ad andare a dormire anche sotto i ministeri!
Si intestano quindi la battaglia per la stabilizzazione dei 22.000 precari dei piccoli comuni siciliani, dicendo che si metteranno anche contro il governo, non tanto contro Silvio Berlusconi (!) quanto contro quel mostro di Tremonti. Chiedono la deroga al patto di stabilità che altrimenti li costringerà a non poter riconfermare i contratti dei precari.
Abili sfruttatori delle disgrazie altrui, questi signori colgono la palla al balzo di una situazione diventata insostenibile per tentare di rifarsi una faccia: una precarietà di almeno 20 anni che il sussidio di disoccupazione mascherato, rappresentato da mezzi stipendi temporanei che in Sicilia esiste ormai da anni, non basta più per tirare avanti, e statistiche sulla disoccupazione alle stelle, ai massimi dal 2001, con il 30% tra i giovani e altrettanto per le donne.
Come si sa al sud i disoccupati li si manda in piazza, letteralmente, come massa di manovra, per poi poter gridare al problema di ordine pubblico e fare pressione nei confronti dello Stato e ottenere fondi pubblici per tamponare l’“emergenza”.
Quella sui fondi, in particolare i Fondi per le aree sottoutilizzate, (Fas), miliardi di euro, è una battaglia dura per i politici del sud, perché tra patti di stabilità, tagli generalizzati per le ultime finanziarie i soldi a disposizione diventano difficili da manovrare.
I sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil, cui si aggiungono quasi sempre in questi casi la Ugl e diversi sindacati autonomi, sfruttano anch’essi la rabbia di questi precari per accreditarsi come difensori dei diritti dei lavoratori e trovare lo spazio adatto a fare carriera politica. In sostanza pienamente corresponsabili della chiusura di quel po’ di fabbriche che esistono al sud e del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari.
Le migliaia di precarie e precari che manifestano in modo più o meno rumoroso per le vie della città, affollando la piazza antistante la sede della regione siciliana, accusano i politici con cartelli e dichiarazioni del tipo “i politici prima ci chiedono il voto e poi si dimenticano…” e in questo sembra abbiano compreso i meccanismi che li legano ad una condizione sempre più invivibile, ma è urgente e necessario perdere le ultime illusioni, fare altri passi avanti e cioè autorganizzarsi per contribuire alla costruzione del partito della classe, unico modo per farla finita con i politici corrotti e soprattutto con il sistema sociale nel quale sguazzano, il sistema capitalistico.
Miccichè, a proposito degli operai della Fiat di Termini Imerese aveva detto che avrebbe dormito sotto casa di Marchionne, Lombardo si è detto disposto ad andare a dormire anche sotto i ministeri!
Si intestano quindi la battaglia per la stabilizzazione dei 22.000 precari dei piccoli comuni siciliani, dicendo che si metteranno anche contro il governo, non tanto contro Silvio Berlusconi (!) quanto contro quel mostro di Tremonti. Chiedono la deroga al patto di stabilità che altrimenti li costringerà a non poter riconfermare i contratti dei precari.
Abili sfruttatori delle disgrazie altrui, questi signori colgono la palla al balzo di una situazione diventata insostenibile per tentare di rifarsi una faccia: una precarietà di almeno 20 anni che il sussidio di disoccupazione mascherato, rappresentato da mezzi stipendi temporanei che in Sicilia esiste ormai da anni, non basta più per tirare avanti, e statistiche sulla disoccupazione alle stelle, ai massimi dal 2001, con il 30% tra i giovani e altrettanto per le donne.
Come si sa al sud i disoccupati li si manda in piazza, letteralmente, come massa di manovra, per poi poter gridare al problema di ordine pubblico e fare pressione nei confronti dello Stato e ottenere fondi pubblici per tamponare l’“emergenza”.
Quella sui fondi, in particolare i Fondi per le aree sottoutilizzate, (Fas), miliardi di euro, è una battaglia dura per i politici del sud, perché tra patti di stabilità, tagli generalizzati per le ultime finanziarie i soldi a disposizione diventano difficili da manovrare.
I sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil, cui si aggiungono quasi sempre in questi casi la Ugl e diversi sindacati autonomi, sfruttano anch’essi la rabbia di questi precari per accreditarsi come difensori dei diritti dei lavoratori e trovare lo spazio adatto a fare carriera politica. In sostanza pienamente corresponsabili della chiusura di quel po’ di fabbriche che esistono al sud e del peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari.
Le migliaia di precarie e precari che manifestano in modo più o meno rumoroso per le vie della città, affollando la piazza antistante la sede della regione siciliana, accusano i politici con cartelli e dichiarazioni del tipo “i politici prima ci chiedono il voto e poi si dimenticano…” e in questo sembra abbiano compreso i meccanismi che li legano ad una condizione sempre più invivibile, ma è urgente e necessario perdere le ultime illusioni, fare altri passi avanti e cioè autorganizzarsi per contribuire alla costruzione del partito della classe, unico modo per farla finita con i politici corrotti e soprattutto con il sistema sociale nel quale sguazzano, il sistema capitalistico.
pc quotid 4-5 giugno - Operai cinesi: Alla Honda vince la rivolta
Questo è il titolo del sole 24 ore del 2 giugno scorso che commenta la lunga lotta degli operai della fabbrica Honda di Foshan, regione del Guangdong, nella Cina meridionale.
Dopo due settimane di scioperi e agitazioni che hanno paralizzato l’attività della fabbrica automobilistica giapponese gli operai hanno vinto la loro battaglia, durissima battaglia, dato che si è trattato di uno sciopero aut organizzato, al di fuori dell’organizzazione sindacale di stato,
ottenendo un aumento di stipendio del 24 per cento, circa la metà di quanto richiesto.
Il corrispondente del sole 24 ore, il giornale dell’associazione degli industriali italiani, è preoccupato, dice che il caso Honda potrebbe diventare uno spartiacque epocale nell’evoluzione delle politiche salariali cinesi.
E riporta le lamentele di un padrone: “Ogni giorno dai nostri dipendenti ci arrivano richieste di aumenti salariali fuori da ogni logica – spiega un imprenditore straniero operante nel settore tessile… frattanto il turnover sta diventando esasperato. Formiamo il personale da zero, gli trasmettiamo conoscenze e know how, [quale grandezza d’animo!] e poi ci abbandonano da un giorno all’altro per quattro soldi in più (!!!) nella fabbrica a fianco”.
Questa è una trattativa salariale, continua il giornalista, di cui si parlerà nei giorni a venire nel Guangdong, e si chiede come mai, “le maestranze cinesi” così docili per trent’anni hanno alzato la testa. La sua risposta è che la forza lavoro negli ultimi anni ha completamente cambiato pelle, sono tutti giovani! La maggior parte della base operaia ha tra i 18 e 25 anni.
È interessante notare anche il linguaggio che usa il giornalista per marcare la differenza tra ieri e oggi: “Quelli che all’indomani delle riforme pro-mercato varate trent’anni fa da Deng Xiaoping abbandonavano i loro poveri villaggi di campagna per andare a gettare sangue nelle fabbriche sulla costa [gettare sangue nelle fabbriche! È una prerogativa di tutti gli operai, ma il giornalista pensa forse che nelle fabbriche dei paesi “avanzati” gli operai si divertano] erano contadini profondamente impregnati dell’antica cultura rurale, geneticamente votati al sacrificio e all’obbedienza…”. I giovani di oggi no!
I cambiamenti avvenuti in Cina, conclude il giornalista, hanno di fatto aumentato senza precedenti il potere di contrattazione della forza lavoro “nella breve storia delle relazioni industriali cinesi…. È con questa nuova realtà che nel prossimo futuro dovrà fare i conti il governo cinese. E anche gli investitori stranieri, per i quali le produzioni a basso costo made in china rischiano di diventare un ricordo del passato.”
È una “nuova realtà” di cui la classe operaia di tutto il mondo può solo rallegrarsi e andare fiera!
Dopo due settimane di scioperi e agitazioni che hanno paralizzato l’attività della fabbrica automobilistica giapponese gli operai hanno vinto la loro battaglia, durissima battaglia, dato che si è trattato di uno sciopero aut organizzato, al di fuori dell’organizzazione sindacale di stato,
ottenendo un aumento di stipendio del 24 per cento, circa la metà di quanto richiesto.
Il corrispondente del sole 24 ore, il giornale dell’associazione degli industriali italiani, è preoccupato, dice che il caso Honda potrebbe diventare uno spartiacque epocale nell’evoluzione delle politiche salariali cinesi.
E riporta le lamentele di un padrone: “Ogni giorno dai nostri dipendenti ci arrivano richieste di aumenti salariali fuori da ogni logica – spiega un imprenditore straniero operante nel settore tessile… frattanto il turnover sta diventando esasperato. Formiamo il personale da zero, gli trasmettiamo conoscenze e know how, [quale grandezza d’animo!] e poi ci abbandonano da un giorno all’altro per quattro soldi in più (!!!) nella fabbrica a fianco”.
Questa è una trattativa salariale, continua il giornalista, di cui si parlerà nei giorni a venire nel Guangdong, e si chiede come mai, “le maestranze cinesi” così docili per trent’anni hanno alzato la testa. La sua risposta è che la forza lavoro negli ultimi anni ha completamente cambiato pelle, sono tutti giovani! La maggior parte della base operaia ha tra i 18 e 25 anni.
È interessante notare anche il linguaggio che usa il giornalista per marcare la differenza tra ieri e oggi: “Quelli che all’indomani delle riforme pro-mercato varate trent’anni fa da Deng Xiaoping abbandonavano i loro poveri villaggi di campagna per andare a gettare sangue nelle fabbriche sulla costa [gettare sangue nelle fabbriche! È una prerogativa di tutti gli operai, ma il giornalista pensa forse che nelle fabbriche dei paesi “avanzati” gli operai si divertano] erano contadini profondamente impregnati dell’antica cultura rurale, geneticamente votati al sacrificio e all’obbedienza…”. I giovani di oggi no!
I cambiamenti avvenuti in Cina, conclude il giornalista, hanno di fatto aumentato senza precedenti il potere di contrattazione della forza lavoro “nella breve storia delle relazioni industriali cinesi…. È con questa nuova realtà che nel prossimo futuro dovrà fare i conti il governo cinese. E anche gli investitori stranieri, per i quali le produzioni a basso costo made in china rischiano di diventare un ricordo del passato.”
È una “nuova realtà” di cui la classe operaia di tutto il mondo può solo rallegrarsi e andare fiera!
giovedì 3 giugno 2010
pc quotid 3 giugno - La Rete per la sicurezza sul lavoro al Festival sociale delle culture antifasciste di Bologna
A Bologna è comiciata la seconda edizione del Festival antifascista (28 maggio-6giugno) con un programma veramente ricco ed interessante: dibattiti, film, teatro, presentazioni di libri...
La Rete per la sicurezza sul lavoro è stata invitata a partecipare al dibattito sulla sicurezza sul lavoro organizzato dal Collettivo Malasorte e dal Circolo Iqbal Masih di Bologna allo spazio Durruti, all'interno del Festival, domenica 30 maggio.
Giovani, operai, rls, lavoratori delle cooperative sociali di Bologna, hanno affrontato la questione sicurezza nei luoghi di lavoro approfondendo leggi e socializzando esperienze di lotte.
Marco Spezia, ingegnere e tecnico della sicurezza, ha trattato la correlazione tra precarietà e infortuni sul lavoro, il Testo Unico sulla sicurezza, le rappresentanze dei lavoratori.
Un operaio è intervenuto per dire che le leggi per prevenire gli infortuni ci sono ma padroni e sindacati le tengono fuori dalla fabbrica.
Sono intervenuti i lavoratori e le lavoratrici delle coop sociali di Bologna sulla questione del "burnout", disagio da stress lavoro correlato, tipico di chi lavora a contatto con un disagio psichico e fisico, l'ambivalenza del suo riconoscimento come malattia professionale che può essere motivo di mobbing nelle aziende coop sociali.
E' intervenuta la Rete con i compagni di Ravenna partendo dalla presentazione del dibattito sul punto di vista antifascista sulla questione sicurezza sul lavoro, definendo fascismo la dittatura padronale, il sindacalismo confederale neocorporativo, le leggi sulla precarietà e la politica di questo governo contro i lavoratori (dal collegato lavoro alla dichiarata volontà di cancellare lo Statuto dei Lavoratori...). Poi si è presentata la Rete e sono stati ripresi i temi del Convegno del 13 Marzo a Ravenna ed è stato fatto appello alla mobilitazione per il processo/rappresaglia per l'occupazione dell'agenzia interinale Intempo.
Sono state ricordate le prossime scadenze di Viareggio e la campagna immigrati/sicurezza sul lavoro.
Di seguito il dramma e la poesia di Stefano Seproni della Compagnia delle Ceneri ha presentato un monologo del suo spettacolo "Ballata per una morte bianca".
Poi il toccante documentario di Giuliano Bugani, "Anno 2018: verrà la morte" sulla strage dell'amianto con molte testimonianze e le previsioni di una strage di operai che avrà il suo apice tra qualche anno.
Da segnalare che Bugani si è reso disponibile a portare questo suo documentario a Ravenna dove gli ex operai enichem lottano per il riconoscimento per l'esposizione. Ma non solo, intende realizzare uno spettacolo teatrale su Luca Vertullo da portare davanti ai cancelli delle fabbriche e al porto.
Rete per la sicurezza sul lavoro-Ravenna
La Rete per la sicurezza sul lavoro è stata invitata a partecipare al dibattito sulla sicurezza sul lavoro organizzato dal Collettivo Malasorte e dal Circolo Iqbal Masih di Bologna allo spazio Durruti, all'interno del Festival, domenica 30 maggio.
Giovani, operai, rls, lavoratori delle cooperative sociali di Bologna, hanno affrontato la questione sicurezza nei luoghi di lavoro approfondendo leggi e socializzando esperienze di lotte.
Marco Spezia, ingegnere e tecnico della sicurezza, ha trattato la correlazione tra precarietà e infortuni sul lavoro, il Testo Unico sulla sicurezza, le rappresentanze dei lavoratori.
Un operaio è intervenuto per dire che le leggi per prevenire gli infortuni ci sono ma padroni e sindacati le tengono fuori dalla fabbrica.
Sono intervenuti i lavoratori e le lavoratrici delle coop sociali di Bologna sulla questione del "burnout", disagio da stress lavoro correlato, tipico di chi lavora a contatto con un disagio psichico e fisico, l'ambivalenza del suo riconoscimento come malattia professionale che può essere motivo di mobbing nelle aziende coop sociali.
E' intervenuta la Rete con i compagni di Ravenna partendo dalla presentazione del dibattito sul punto di vista antifascista sulla questione sicurezza sul lavoro, definendo fascismo la dittatura padronale, il sindacalismo confederale neocorporativo, le leggi sulla precarietà e la politica di questo governo contro i lavoratori (dal collegato lavoro alla dichiarata volontà di cancellare lo Statuto dei Lavoratori...). Poi si è presentata la Rete e sono stati ripresi i temi del Convegno del 13 Marzo a Ravenna ed è stato fatto appello alla mobilitazione per il processo/rappresaglia per l'occupazione dell'agenzia interinale Intempo.
Sono state ricordate le prossime scadenze di Viareggio e la campagna immigrati/sicurezza sul lavoro.
Di seguito il dramma e la poesia di Stefano Seproni della Compagnia delle Ceneri ha presentato un monologo del suo spettacolo "Ballata per una morte bianca".
Poi il toccante documentario di Giuliano Bugani, "Anno 2018: verrà la morte" sulla strage dell'amianto con molte testimonianze e le previsioni di una strage di operai che avrà il suo apice tra qualche anno.
Da segnalare che Bugani si è reso disponibile a portare questo suo documentario a Ravenna dove gli ex operai enichem lottano per il riconoscimento per l'esposizione. Ma non solo, intende realizzare uno spettacolo teatrale su Luca Vertullo da portare davanti ai cancelli delle fabbriche e al porto.
Rete per la sicurezza sul lavoro-Ravenna
pc quotid 3 giugno - 2 GIUGNO SCENDONO IN PIAZZA I “DIFENSORI” DELLA COSTITUZIONE...
2 GIUGNO SCENDONO IN PIAZZA I “DIFENSORI” DELLA COSTITUZIONE, OVVERO : UN MODO “DIVERSO” DI FESTEGGIARE LA REPUBBLICA DEI DIRITTI NEGATI
"La necessità di difendere la Costituzione è un tema di assoluta qualità - ha affermato Rosati -. Va difesa e va promossa nella sua applicazione. Purtroppo oggi siamo in presenza di un attacco all’informazione, all’autonomia dei giudici, con pesantissimi tagli alla scuola e quindi al diritto all’istruzione per non parlare dei diritti dei lavoratori e della cultura. Non si puo’ stare fermi, c’è l’esigenza di mobilitarsi insieme a una rete di tantissime associazioni. Abbiamo trasformato l’appuntamento del 2 Giugno in una grande festa della Repubblica ma anche per la Costituzione".
Queste le parole del segretario milanese della Cgil per spiegare il senso della “contro/manifestazione” del 2 giugno. Manifestazione promossa oltre che dalla Cgil, dall’Anpi, Casa della Carità, Libera e popolo Viola. Un corteo molto partecipato nel quale spiccavano oltre le bandiere della Cgil, quelle arcobaleno e cartelli che citavano alcuni articoli della Costituzione, in particolare: quello sugli eguali diritti per tutti senza distinzione di razza; quello sul diritto al lavoro; libertà di pensiero; l’art. 11 che rifiuta la guerra; ma anche il collegare il 25 Aprile con il 2 giugno. In apparenza l’iniziativa poteva apparire come una sorta di presa di distanza dalla parata capitolina, dove si sono concentrati coloro che questi diritti li sta frantumando. Ma al di la della genuina partecipazione dal basso, non pensiamo che i promotori siano i soggetti deputati alla difesa dei diritti dei lavoratori, della libera informazione, diritto allo studio, rifiuto della guerra, degli antirazzisti, degli antifascisti.
Senza fare la disamina degl’ultimi 60 anni, facciamo alcuni esempi recenti per smascherarne opportunismo e revisionismo. Quando Rosati parla del legame tra 25 Aprile e 2 Giugno, e quindi del legame che dovrebbe esserci tra Resistenza e Carta Costituzionale nata da essa. Ma così non è. L’operazione della Cgil è quello di difendere il suo di operato, quello che si è manifestato il 25 Aprile di quest’anno, quando prima, la Cgil, ha schierato il suo servizio d’ordine (rinforzato dalla digos) per impedire che gli antifascisti arrivassero in Piazza Duomo e contestassero la presenza sul palco della Moratti e Podestà, cioè quelli che di razzismo e moderno fascismo ne praticano tutti i giorni. Ma il “signor” Rosati ha fatto di più il giorno dopo, bollando come “teppisti e violenti” gli antifascisti, “dimenticandosi” che per cacciare i nazi/fascisti non erano bastati gli slogan e che una generazione di giovani, operai, intellettuali, donne, ha sacrificato la propria vita e sconfitto con le armi la barbarie fascista. Sulla stessa lunghezza d’onda l’Anpi, che mentre questo governo continua ad attaccare i valori e gli insegnamenti della Resistenza e la giunta Moratti continua a sfrattarla dalle sue sedi, ha difeso il “diritto” di parola per questi soggetti sul palco. Quando Rosati fa riferimento all’attacco al diritto allo studio e al diritto dei lavoratori, a quali si riferisce. A quelli del governo o quelli che fa la Cgil? Perché se il governo taglia i fondi per la scuola pubblica, la Cgil “invece” boicotta lo sciopero degli scrutini indetto dal sindacalismo di base e dal coordinamento precari. E se parliamo della sicurezza sui posti di lavoro basta segnalare che non è stata contemplata nelle parole d’ordine dell’iniziativa milanese, evidenziando la “coerenza e l’impegno” che ci mette la Cgil nel rendere realtà il grido di rabbia e dolore MAI PIU’, levatesi tante volte dalla Thyssen a Molfetta. D’altronde “mia cara di che si stupisce” anche la Cgil licenzia gli RLS onesti che “ostacolano” il rinnovato idillio tra Epifani e Marcegaglia. Non sono da meno in questo crescendo di opportunismo e revisionismo la Casa della Carità, di don V. Colmegna, né l’associazione Libera.
Una, la Casa della Carità, si distingue in questa città per il “supporto” agli immigrati, e in particolare per i Rom. Questo supporto si manifesta in particolare nel famoso “patto per la legalità” fatto sottoscrivere alla comunità Rom, che non è cosa diversa dalla tolleranza zero che la giunta Moratti applica contro i diritti degli immigrati. Infatti il “patto di legalità” da ragione alle tesi razziste del governo e copre la realtà dei fatti emersa dagli ultimi “scandali”. Realtà che ci mostra un sistema di corruzione-arroganza-violenza-sopprusi che alberga tra gli esponenti delle istituzioni, scaricata contro gli immigrati e italiani. L’altra, l’associazione Libera, dice di combattere contro la violenza mafiosa, che colpisce in particolare, secondo loro diciamo noi, la libera impresa. Ma questi “liberi imprenditori”, che si ribellano al pizzo e al caporalato criminale, utilizzano o no il “pizzo istituzionale” chiamata tangente ai partiti?; utilizzano o no “il caporalato istituzionale” che si chiama Legge 30 e le varie forme di precarietà che i governi di centro destra e centro sinistra hanno legiferato? Noi pensiamo che la maggioranza di questi “liberi imprenditori” le utilizzino, e quindi per i lavoratori sono uguali al sistema criminale.
Un messaggio finale : il 25 Aprile non è cosa vostra e il 2 giugno è la vostra festa
Circolo proletari comunisti, Milano
3/06/10
"La necessità di difendere la Costituzione è un tema di assoluta qualità - ha affermato Rosati -. Va difesa e va promossa nella sua applicazione. Purtroppo oggi siamo in presenza di un attacco all’informazione, all’autonomia dei giudici, con pesantissimi tagli alla scuola e quindi al diritto all’istruzione per non parlare dei diritti dei lavoratori e della cultura. Non si puo’ stare fermi, c’è l’esigenza di mobilitarsi insieme a una rete di tantissime associazioni. Abbiamo trasformato l’appuntamento del 2 Giugno in una grande festa della Repubblica ma anche per la Costituzione".
Queste le parole del segretario milanese della Cgil per spiegare il senso della “contro/manifestazione” del 2 giugno. Manifestazione promossa oltre che dalla Cgil, dall’Anpi, Casa della Carità, Libera e popolo Viola. Un corteo molto partecipato nel quale spiccavano oltre le bandiere della Cgil, quelle arcobaleno e cartelli che citavano alcuni articoli della Costituzione, in particolare: quello sugli eguali diritti per tutti senza distinzione di razza; quello sul diritto al lavoro; libertà di pensiero; l’art. 11 che rifiuta la guerra; ma anche il collegare il 25 Aprile con il 2 giugno. In apparenza l’iniziativa poteva apparire come una sorta di presa di distanza dalla parata capitolina, dove si sono concentrati coloro che questi diritti li sta frantumando. Ma al di la della genuina partecipazione dal basso, non pensiamo che i promotori siano i soggetti deputati alla difesa dei diritti dei lavoratori, della libera informazione, diritto allo studio, rifiuto della guerra, degli antirazzisti, degli antifascisti.
Senza fare la disamina degl’ultimi 60 anni, facciamo alcuni esempi recenti per smascherarne opportunismo e revisionismo. Quando Rosati parla del legame tra 25 Aprile e 2 Giugno, e quindi del legame che dovrebbe esserci tra Resistenza e Carta Costituzionale nata da essa. Ma così non è. L’operazione della Cgil è quello di difendere il suo di operato, quello che si è manifestato il 25 Aprile di quest’anno, quando prima, la Cgil, ha schierato il suo servizio d’ordine (rinforzato dalla digos) per impedire che gli antifascisti arrivassero in Piazza Duomo e contestassero la presenza sul palco della Moratti e Podestà, cioè quelli che di razzismo e moderno fascismo ne praticano tutti i giorni. Ma il “signor” Rosati ha fatto di più il giorno dopo, bollando come “teppisti e violenti” gli antifascisti, “dimenticandosi” che per cacciare i nazi/fascisti non erano bastati gli slogan e che una generazione di giovani, operai, intellettuali, donne, ha sacrificato la propria vita e sconfitto con le armi la barbarie fascista. Sulla stessa lunghezza d’onda l’Anpi, che mentre questo governo continua ad attaccare i valori e gli insegnamenti della Resistenza e la giunta Moratti continua a sfrattarla dalle sue sedi, ha difeso il “diritto” di parola per questi soggetti sul palco. Quando Rosati fa riferimento all’attacco al diritto allo studio e al diritto dei lavoratori, a quali si riferisce. A quelli del governo o quelli che fa la Cgil? Perché se il governo taglia i fondi per la scuola pubblica, la Cgil “invece” boicotta lo sciopero degli scrutini indetto dal sindacalismo di base e dal coordinamento precari. E se parliamo della sicurezza sui posti di lavoro basta segnalare che non è stata contemplata nelle parole d’ordine dell’iniziativa milanese, evidenziando la “coerenza e l’impegno” che ci mette la Cgil nel rendere realtà il grido di rabbia e dolore MAI PIU’, levatesi tante volte dalla Thyssen a Molfetta. D’altronde “mia cara di che si stupisce” anche la Cgil licenzia gli RLS onesti che “ostacolano” il rinnovato idillio tra Epifani e Marcegaglia. Non sono da meno in questo crescendo di opportunismo e revisionismo la Casa della Carità, di don V. Colmegna, né l’associazione Libera.
Una, la Casa della Carità, si distingue in questa città per il “supporto” agli immigrati, e in particolare per i Rom. Questo supporto si manifesta in particolare nel famoso “patto per la legalità” fatto sottoscrivere alla comunità Rom, che non è cosa diversa dalla tolleranza zero che la giunta Moratti applica contro i diritti degli immigrati. Infatti il “patto di legalità” da ragione alle tesi razziste del governo e copre la realtà dei fatti emersa dagli ultimi “scandali”. Realtà che ci mostra un sistema di corruzione-arroganza-violenza-sopprusi che alberga tra gli esponenti delle istituzioni, scaricata contro gli immigrati e italiani. L’altra, l’associazione Libera, dice di combattere contro la violenza mafiosa, che colpisce in particolare, secondo loro diciamo noi, la libera impresa. Ma questi “liberi imprenditori”, che si ribellano al pizzo e al caporalato criminale, utilizzano o no il “pizzo istituzionale” chiamata tangente ai partiti?; utilizzano o no “il caporalato istituzionale” che si chiama Legge 30 e le varie forme di precarietà che i governi di centro destra e centro sinistra hanno legiferato? Noi pensiamo che la maggioranza di questi “liberi imprenditori” le utilizzino, e quindi per i lavoratori sono uguali al sistema criminale.
Un messaggio finale : il 25 Aprile non è cosa vostra e il 2 giugno è la vostra festa
Circolo proletari comunisti, Milano
3/06/10
pc quotid 3 giugno - CONTRO ISRAELE E CONTRO IL GOVERNO E LO STATO ITALIANO
Le immediate manifestazioni e iniziative che in Italia, come in tanti paesi, si stanno facendo contro il criminale attacco fascista di Israele alla nave dei pacifisti, devono avere come uguale bersaglio anche il governo e lo Stato italiano.
Questi si sono mostrati subito da che parte inevitabilmente stanno: hanno lasciato alle espressioni piu´istintive ma piu´vere di sottosegretari, politici, giornali del governo di esprimere subito la reale posizione dell´Italia sul massacro dei pacifisti, ma anche le dichiarazioni ufficiali che sono seguite non sono meno chiare circa la difesa prima di tutto delle ragioni di Israele, sia pur un po´"esagerate", difesa fondata sui legami politici, economici, ma anche ideologici tra Italia e Israele.
A fronte di questo non si puö, non si deve chiedere a questo governo "l´immediata interruzione degli accordi di cooperazione tra Italia e Israele, e sanzioni contro l´economia di guerra", come stanno facendo forze della sinistra ex parlamentare.
Primo, perche´oscura che il governo italiano e lo stato sono nemici, per il popolo italiano quanto Israele; e che solo la lotta e denuncia aperta contro i nostri nemici interni puö dare un contributo a livello internazionale, al popolo palestinese nella lotta contro lo Stato israeliano.
Secondo, perche´siamo ad un salto di qualitä grave dell´azione militare di Israele, che conferma la necessita´per i palestinesi, ma anche per l´"umanita´" di rovesciare questo "cancro", a cui non si puö rispondere con le solite parole d´ordine (compreso i boicottaggi dei prodotti, un piccolo buffetto per l´economia israeliana...), che se prima non hanno certo cambiato o intaccato ne´la politica economica dell´Italia, ne´la forza di Israele, ora lo possono meno che mai.
Il salto di qualitä dello Stato fascista di Israele e la risposta complice dell´Italia richiedono un salto anche della lotta antimperialista e di solidarietä con il popolo palestinese nel nostro paese, portando la protesta direttamente contro i centri politici, economici di Israele nel nostro paese, ma soprattutto lottando per la caduta del governo fascista italiano amico di Israele.
Questi si sono mostrati subito da che parte inevitabilmente stanno: hanno lasciato alle espressioni piu´istintive ma piu´vere di sottosegretari, politici, giornali del governo di esprimere subito la reale posizione dell´Italia sul massacro dei pacifisti, ma anche le dichiarazioni ufficiali che sono seguite non sono meno chiare circa la difesa prima di tutto delle ragioni di Israele, sia pur un po´"esagerate", difesa fondata sui legami politici, economici, ma anche ideologici tra Italia e Israele.
A fronte di questo non si puö, non si deve chiedere a questo governo "l´immediata interruzione degli accordi di cooperazione tra Italia e Israele, e sanzioni contro l´economia di guerra", come stanno facendo forze della sinistra ex parlamentare.
Primo, perche´oscura che il governo italiano e lo stato sono nemici, per il popolo italiano quanto Israele; e che solo la lotta e denuncia aperta contro i nostri nemici interni puö dare un contributo a livello internazionale, al popolo palestinese nella lotta contro lo Stato israeliano.
Secondo, perche´siamo ad un salto di qualitä grave dell´azione militare di Israele, che conferma la necessita´per i palestinesi, ma anche per l´"umanita´" di rovesciare questo "cancro", a cui non si puö rispondere con le solite parole d´ordine (compreso i boicottaggi dei prodotti, un piccolo buffetto per l´economia israeliana...), che se prima non hanno certo cambiato o intaccato ne´la politica economica dell´Italia, ne´la forza di Israele, ora lo possono meno che mai.
Il salto di qualitä dello Stato fascista di Israele e la risposta complice dell´Italia richiedono un salto anche della lotta antimperialista e di solidarietä con il popolo palestinese nel nostro paese, portando la protesta direttamente contro i centri politici, economici di Israele nel nostro paese, ma soprattutto lottando per la caduta del governo fascista italiano amico di Israele.
pc quotid 3 giugno - Scateniamo l'ottimismo delle donne contro la Gelmini e il governo
Brava! ma veramente brava Maria Stella Gelmini!
Da quando è diventata ministro della distruzione della scuola pubblica si è molto impegnata ad indottrinare le nostre menti sull’uso obbligatorio del grembiule, sui “benefici” del voto in condotta, sul ritorno dal medioevo del maestro, o per meglio dire, della maestra unica, sulla necessità per il governo di fare migliaia di tagli ai posti di lavoro, soprattutto al femminile, “a favore della qualità della scuola”, solo quella privata però! e via dicendo…
Di recente però la ministra ha ancora cercato di illuminarci, e in particolare le donne, riguardo un’altra tematica, quella della maternità; si sa, è diventata mamma da qualche mese.
Rientrata infatti quasi subito “al lavoro” dopo la nascita della figlia, la Gelmini ha rilasciato un’intervista pubblicata prima su Io Donna e poi sul Corriere.
All’osservazione del giornalista che per una donna rientrare rapidamente al lavoro dopo una gravidanza è una fortuna, la Gelmini ha risposto di avere avuto certamente “…più facilità di altre donne a tornare subito a lavorare senza trascurare mia figlia. Ma non vuol dire non essere una buona mamma, dovrebbero farlo tutte…”
E il giornalista ha ribattuto: “ma le donne normali che lavorano, dopo il parto sono costrette a stare a casa” (riferendosi alla legge sull’astensione obbligatoria post partum).
“Lo giudico un privilegio” ha replicato la Gelmini.
“Un privilegio? Non è un diritto?” ha incalzato il giornalista.
E la Gelmini finalmente l’ha detta tutta: “una donna normale deve certo dotarsi di una buona dose di ottimismo, per lei è più difficile, lo so; so che è complicato conciliare il lavoro con la maternità, ma penso che siano poche quelle che possono davvero permettersi di stare a casa per mesi”.
Eh sì care “donne normali” di ogni giorno, seguendo l’esempio della infaticabile Gelmini, all’insegna di “una buona dose di ottimismo” sembra arrivato il momento di darsi da fare!
Ma quali diritti e quali privilegi! Basta con l’applicazione delle leggi che si rivolgono alla tutela delle donne lavoratrici in tema di maternità!
Se poi però le “donne normali” perdono il lavoro per via della gravidanza o subiscono discriminazioni al rientro da essa, se gli viene imposto come accade in alcuni ambiti lavorativi di firmare la lettera di dimissioni in bianco come condizione per essere assunte, se poi sono costrette a lasciare il lavoro perché spesso il loro stipendio non basta a coprire le spese della baby sitter essendo gli asili e i nidi pubblici sempre più insufficienti, ritrovandosi disoccupate a casa, poco importa alla Gelmini con il suo stipendio d’oro ogni mese e tutta la sua schiera di colf, badanti e lacchè al suo seguito, l’importante per “le donne normali” è essere “ottimiste”.
Brava ministra Gelmini, aggiungiamo anche questo al suo curriculum vitae! E riconosciamo che continua ad essere coerentemente al servizio del governo moderno fascista del SUO padrone Berlusconi attaccando ancora le donne spingendo per la cancellazione dei loro diritti duramente conquistati con le lotte.
Ma che “le donne normali” debbano essere ottimiste siamo convinte anche noi, ma di quell’ottimismo che sia forza trainante per cacciare via la Gelmini con tutto il governo, l’ottimismo rivoluzionario!
Da quando è diventata ministro della distruzione della scuola pubblica si è molto impegnata ad indottrinare le nostre menti sull’uso obbligatorio del grembiule, sui “benefici” del voto in condotta, sul ritorno dal medioevo del maestro, o per meglio dire, della maestra unica, sulla necessità per il governo di fare migliaia di tagli ai posti di lavoro, soprattutto al femminile, “a favore della qualità della scuola”, solo quella privata però! e via dicendo…
Di recente però la ministra ha ancora cercato di illuminarci, e in particolare le donne, riguardo un’altra tematica, quella della maternità; si sa, è diventata mamma da qualche mese.
Rientrata infatti quasi subito “al lavoro” dopo la nascita della figlia, la Gelmini ha rilasciato un’intervista pubblicata prima su Io Donna e poi sul Corriere.
All’osservazione del giornalista che per una donna rientrare rapidamente al lavoro dopo una gravidanza è una fortuna, la Gelmini ha risposto di avere avuto certamente “…più facilità di altre donne a tornare subito a lavorare senza trascurare mia figlia. Ma non vuol dire non essere una buona mamma, dovrebbero farlo tutte…”
E il giornalista ha ribattuto: “ma le donne normali che lavorano, dopo il parto sono costrette a stare a casa” (riferendosi alla legge sull’astensione obbligatoria post partum).
“Lo giudico un privilegio” ha replicato la Gelmini.
“Un privilegio? Non è un diritto?” ha incalzato il giornalista.
E la Gelmini finalmente l’ha detta tutta: “una donna normale deve certo dotarsi di una buona dose di ottimismo, per lei è più difficile, lo so; so che è complicato conciliare il lavoro con la maternità, ma penso che siano poche quelle che possono davvero permettersi di stare a casa per mesi”.
Eh sì care “donne normali” di ogni giorno, seguendo l’esempio della infaticabile Gelmini, all’insegna di “una buona dose di ottimismo” sembra arrivato il momento di darsi da fare!
Ma quali diritti e quali privilegi! Basta con l’applicazione delle leggi che si rivolgono alla tutela delle donne lavoratrici in tema di maternità!
Se poi però le “donne normali” perdono il lavoro per via della gravidanza o subiscono discriminazioni al rientro da essa, se gli viene imposto come accade in alcuni ambiti lavorativi di firmare la lettera di dimissioni in bianco come condizione per essere assunte, se poi sono costrette a lasciare il lavoro perché spesso il loro stipendio non basta a coprire le spese della baby sitter essendo gli asili e i nidi pubblici sempre più insufficienti, ritrovandosi disoccupate a casa, poco importa alla Gelmini con il suo stipendio d’oro ogni mese e tutta la sua schiera di colf, badanti e lacchè al suo seguito, l’importante per “le donne normali” è essere “ottimiste”.
Brava ministra Gelmini, aggiungiamo anche questo al suo curriculum vitae! E riconosciamo che continua ad essere coerentemente al servizio del governo moderno fascista del SUO padrone Berlusconi attaccando ancora le donne spingendo per la cancellazione dei loro diritti duramente conquistati con le lotte.
Ma che “le donne normali” debbano essere ottimiste siamo convinte anche noi, ma di quell’ottimismo che sia forza trainante per cacciare via la Gelmini con tutto il governo, l’ottimismo rivoluzionario!
mercoledì 2 giugno 2010
pc quotid 2 giugno - 2 giugno: l'esibizione delle vergogne delle borghesia imperialista
La Finanziaria del governo di "lacrime e sangue" che taglia le spese sociali per scuola, sanità, pubblico impiego; la presa per il culo dei tagli annunciati per ministri e sottosegretari (70 mila euro!); la disoccupazione di massa che colpisce in particolare i giovani (30%), di cui i due terzi saranno destinati alla precarietà ormai alla base di tutti i rapporti di lavoro..... ma nessun risparmio di spesa di fronte all'esibizione dell'eroismo patrio di questa borghesia stracciona che, per autocompiacersi, ci tiene a mostrare al popolo l'apparato repressivo del suo stato, dagli squadristi in divisa agli assassini delle truppe di occupazione in Afghanistan, in Libano. Tutti in visibilio con i petti gonfi d'aria.
I muscoli dello stato imperialista che andranno ad esibirsi ai Fori Imperiali per la parata del 2 giugno li paghiamo 10 mila euro (il manifesto di oggi la paragona alla cifra dell'indennità di disoccupazione per 32.200 precari), inutili simboli di retorica nazionalista di una borghesia impresentabile, gregaria, corrotta e volgare. Una retorica nazionalistica che spinge i reazionari a chiedere di più, come fa Buttafuoco su Libero, nella ricerca di un'evento più calzante per l'imperialismo nostrano e propone di identificare nella vittoria nella 1^ guerra mondiale (4 novembre) la data più appropiata, ritornando ai miti del decadentismo prefascista come quello della "Grande proletaria" -il concetto di classe trasportato alle nazioni, quello dell'Italia umiliata ed offesa del popolo di emigranti che si arma per portare "la civiltà" sotto il comando di nobiltà e borghesia, secondo il nazionalsocialismo di Pascoli- il mito, cioè, dell'espansionismo coloniale che ha portato al genocidio del popolo libico.
Questa retorica nazionalista è già stata messa a nudo da Gramsci che la chiamava con il suo vero nome: "proletaria come nazione perchè è stata l'esercito di riserva dei capitalisti stranieri".
I caratteri dell'imperialismo italiano nelle varie fasi storiche rimangono sempre gli stessi.
Come quando pensa di costruire il consenso attorno alle sue guerre per conquistarsi un posto al sole assieme ai boia suoi compari imperialisti.
In Germania il presidente tedesco si è dimesso per avere detto pubblicamente quello che è sotto gli occhi di tutti, e cioè che "i militari sono necessari" per i loro interessi. In Italia, invece, lo Stato preferisce la linea delle menzogne sulle missioni di pace per coprire l'occupazione imperialista in Afghanistan, le stragi e le rappresaglie contro i civili oggi ordinate da La Russa e benedette da Napolitano.Con qualche eccezione come il boia Kossiga che ricorda che gli stati moderni nascono dal presupposto del monopolio legittimo della violenza e che uccidere, quindi, è una necessità degli stati, cioè gli stessi concetti del presidente tedesco dimissionario.
Allo stesso tempo siamo nauseati di questa repubblichetta borghese che usa le scuole come mezzo di propaganda per inculcare il suo autoritarismo, il servilismo di fronte ai potenti, la repressione, l'intimidazione, di fronte allo spirito critico dei giovani, incarnata dalla miseria umana di quella preside della Gioacchino Belli di Roma che, per rappresaglia, ha tuonato minacciosa verso i giovani e le loro famiglie, lei che, se solo avesse potuto, avrebbe tappato la bocca ai suoi studenti per "l'atto deplorevole e privo di senso" quando hanno cantato "Bella ciao" davanti i rappresentanti del ministero dell'istruzione, una "mancanza di rispetto o offesa verso le istituzioni"! Solo per lei, ovviamente, abituata a servire senza alcuna dignità le idee della classe dominante, quella che celebra i mercenari assassini come "eroi".
prolcomra
02/06/2010
I muscoli dello stato imperialista che andranno ad esibirsi ai Fori Imperiali per la parata del 2 giugno li paghiamo 10 mila euro (il manifesto di oggi la paragona alla cifra dell'indennità di disoccupazione per 32.200 precari), inutili simboli di retorica nazionalista di una borghesia impresentabile, gregaria, corrotta e volgare. Una retorica nazionalistica che spinge i reazionari a chiedere di più, come fa Buttafuoco su Libero, nella ricerca di un'evento più calzante per l'imperialismo nostrano e propone di identificare nella vittoria nella 1^ guerra mondiale (4 novembre) la data più appropiata, ritornando ai miti del decadentismo prefascista come quello della "Grande proletaria" -il concetto di classe trasportato alle nazioni, quello dell'Italia umiliata ed offesa del popolo di emigranti che si arma per portare "la civiltà" sotto il comando di nobiltà e borghesia, secondo il nazionalsocialismo di Pascoli- il mito, cioè, dell'espansionismo coloniale che ha portato al genocidio del popolo libico.
Questa retorica nazionalista è già stata messa a nudo da Gramsci che la chiamava con il suo vero nome: "proletaria come nazione perchè è stata l'esercito di riserva dei capitalisti stranieri".
I caratteri dell'imperialismo italiano nelle varie fasi storiche rimangono sempre gli stessi.
Come quando pensa di costruire il consenso attorno alle sue guerre per conquistarsi un posto al sole assieme ai boia suoi compari imperialisti.
In Germania il presidente tedesco si è dimesso per avere detto pubblicamente quello che è sotto gli occhi di tutti, e cioè che "i militari sono necessari" per i loro interessi. In Italia, invece, lo Stato preferisce la linea delle menzogne sulle missioni di pace per coprire l'occupazione imperialista in Afghanistan, le stragi e le rappresaglie contro i civili oggi ordinate da La Russa e benedette da Napolitano.Con qualche eccezione come il boia Kossiga che ricorda che gli stati moderni nascono dal presupposto del monopolio legittimo della violenza e che uccidere, quindi, è una necessità degli stati, cioè gli stessi concetti del presidente tedesco dimissionario.
Allo stesso tempo siamo nauseati di questa repubblichetta borghese che usa le scuole come mezzo di propaganda per inculcare il suo autoritarismo, il servilismo di fronte ai potenti, la repressione, l'intimidazione, di fronte allo spirito critico dei giovani, incarnata dalla miseria umana di quella preside della Gioacchino Belli di Roma che, per rappresaglia, ha tuonato minacciosa verso i giovani e le loro famiglie, lei che, se solo avesse potuto, avrebbe tappato la bocca ai suoi studenti per "l'atto deplorevole e privo di senso" quando hanno cantato "Bella ciao" davanti i rappresentanti del ministero dell'istruzione, una "mancanza di rispetto o offesa verso le istituzioni"! Solo per lei, ovviamente, abituata a servire senza alcuna dignità le idee della classe dominante, quella che celebra i mercenari assassini come "eroi".
prolcomra
02/06/2010
pc quotidiano 2 giugno - 2 giugno - la Borghesia italiana festeggia la sua Repubblica
Oggi, 2 giugno, la borghesia italiana festeggia il giorno in cui è stata proclamata la Repubblica Italiana, 64 anni fa, con in testa il presidente Napolitano. Ma accanto a lui, a vedere sfilare la parata militare e le frecce tricolori, c’erano anche Berlusconi e le altre cariche dello Stato, Schifani, La Russa…
Con uno sfoggio di retorica militaresca e una ipocrisia infinita il Presidente, premuroso di far dimenticare le “lotte intestine” al governo e ai partiti (non c’erano i rappresentanti della Lega – Maroni ha festeggiato a Varese senza l’inno nazionale) incita a “lavorare insieme per la sicurezza e il benessere comune: insieme in Italia, insieme in Europa”. E insieme nel mondo, no? No, perché in queste occasioni Napolitano tradisce sempre la sua funzione di “stimolatore” dell’unità dei padroni europei che devono attrezzarsi per fare concorrenza alle altre nazioni… di fatto un incitamento costante alla guerra.
Sentite come parla l’infervorato presidente: “Abbiamo vissuto anni non sempre facili, anni di duro lavoro (!) resi però fecondi dalla forza propulsiva dei valori della nostra Carta Costituzionale: democrazia, libertà, eguaglianza, giustizia". Tutti hanno capito che la carta costituzionale di cui lui dovrebbe essere il garante viene considerata ogni giorno (da quando è nata) carta straccia! E quanta ipocrisia ci vuole per usare parole come democrazia e libertà, mentre il governo fa leggi liberticide come quella sulle intercettazioni, di fatto contro la libertà di stampa e di espressione! E dove sarebbero l’eguaglianza e la giustizia?
La Repubblica di cui parla Napolitano, che usa parole mielose per addormentare ancora di più le coscienze, è una costruzione fantasiosa di una realtà ben diversa.
Questa Repubblica a cui tutti “dimenticano” di aggiungere l’aggettivo borghese, che poggia sul sistema di sfruttamento capitalistico, non ha portato niente di buono alle masse popolari anzi, l’abbiamo scritto più volte, è la repubblica della disoccupazione, della repressione che avanza, della lotta contro le donne, della guerra, della macelleria sociale, della mafia e della corruzione elevata a sistema, del colpo di stato strisciante come dice Umberto Eco, del moderno fascismo che avanza diciamo noi…
Ma Napolitano “preoccupato” per la pace continua: “In un mondo sempre più interdipendente, non potrà esservi vera sicurezza se permarranno focolai di minaccia…” questi “focolai” sarebbero le resistenze dei popoli alle guerre ingiuste, le sacrosante ribellioni delle masse del mondo alle rapine di terre e risorse delle multinazionali coperte dai governi che impoveriscono ancora di più le popolazioni locali.
E La Russa gli dà una mano cercando di nascondere maldestramente la vera faccia dei militari/mercenari italiani all’estero, assassini di popolazioni inermi, dicendo che le forze militari agiscono “nello spirito dell'articolo 11 (!!) della nostra Costituzione sia in Patria sia in impegnative missioni di pace e sicurezza in molteplici aree di crisi al di fuori del territorio nazionale”.
È questa Repubblica che oggi festeggiano! Abbiamo già detto che le masse popolari di questo paese, oggi più che mai, non hanno niente da festeggiare, e men che meno hanno bisogno di aspettare la nascita della “terza repubblica” (fascista) come la chiama Eco, hanno solo bisogno di farla finita con questo sistema di infinita ingiustizia.
Con uno sfoggio di retorica militaresca e una ipocrisia infinita il Presidente, premuroso di far dimenticare le “lotte intestine” al governo e ai partiti (non c’erano i rappresentanti della Lega – Maroni ha festeggiato a Varese senza l’inno nazionale) incita a “lavorare insieme per la sicurezza e il benessere comune: insieme in Italia, insieme in Europa”. E insieme nel mondo, no? No, perché in queste occasioni Napolitano tradisce sempre la sua funzione di “stimolatore” dell’unità dei padroni europei che devono attrezzarsi per fare concorrenza alle altre nazioni… di fatto un incitamento costante alla guerra.
Sentite come parla l’infervorato presidente: “Abbiamo vissuto anni non sempre facili, anni di duro lavoro (!) resi però fecondi dalla forza propulsiva dei valori della nostra Carta Costituzionale: democrazia, libertà, eguaglianza, giustizia". Tutti hanno capito che la carta costituzionale di cui lui dovrebbe essere il garante viene considerata ogni giorno (da quando è nata) carta straccia! E quanta ipocrisia ci vuole per usare parole come democrazia e libertà, mentre il governo fa leggi liberticide come quella sulle intercettazioni, di fatto contro la libertà di stampa e di espressione! E dove sarebbero l’eguaglianza e la giustizia?
La Repubblica di cui parla Napolitano, che usa parole mielose per addormentare ancora di più le coscienze, è una costruzione fantasiosa di una realtà ben diversa.
Questa Repubblica a cui tutti “dimenticano” di aggiungere l’aggettivo borghese, che poggia sul sistema di sfruttamento capitalistico, non ha portato niente di buono alle masse popolari anzi, l’abbiamo scritto più volte, è la repubblica della disoccupazione, della repressione che avanza, della lotta contro le donne, della guerra, della macelleria sociale, della mafia e della corruzione elevata a sistema, del colpo di stato strisciante come dice Umberto Eco, del moderno fascismo che avanza diciamo noi…
Ma Napolitano “preoccupato” per la pace continua: “In un mondo sempre più interdipendente, non potrà esservi vera sicurezza se permarranno focolai di minaccia…” questi “focolai” sarebbero le resistenze dei popoli alle guerre ingiuste, le sacrosante ribellioni delle masse del mondo alle rapine di terre e risorse delle multinazionali coperte dai governi che impoveriscono ancora di più le popolazioni locali.
E La Russa gli dà una mano cercando di nascondere maldestramente la vera faccia dei militari/mercenari italiani all’estero, assassini di popolazioni inermi, dicendo che le forze militari agiscono “nello spirito dell'articolo 11 (!!) della nostra Costituzione sia in Patria sia in impegnative missioni di pace e sicurezza in molteplici aree di crisi al di fuori del territorio nazionale”.
È questa Repubblica che oggi festeggiano! Abbiamo già detto che le masse popolari di questo paese, oggi più che mai, non hanno niente da festeggiare, e men che meno hanno bisogno di aspettare la nascita della “terza repubblica” (fascista) come la chiama Eco, hanno solo bisogno di farla finita con questo sistema di infinita ingiustizia.
pc quotid 2 giugno -maoist road - un nuovo inizio nel MRI e nel MCI
E´ partita con presentazione ai proletari avanzati e a i giovani la campagna di diffusione di massa della edizione italiana della nuova rivista internazionale marxista-leninista-maoista MAOIST ROAD - via maoista -
il primo numero - numero 0 - di essa e´ dedicato al meeting internazionale di parigi del 30-31 gennaio 2010 con gli interventi e il dibattito conseguente
ma la cosa piu entusiasmante e statta che dopo questo meeting e in particolare con la realizazione di un messaggio congiunto e una manifestazione internazionalista a parigi altri partiti e organizzazzioni hanno raggiunto la rivista e hanno deciso di sostenerla e partecipare alla sua redazione
il numero 1 di cui e iniziata la discussione e programmazione si presenta quindi
come uno strumento davvero importante nella lotta per aavanzare nella nuova fase di unita del movimento comunista internazionale e al suo interno del movimento rivoluzionario internazionalista
si tratta di una rivista che va diffusa non nei ristretti circoli di comunisti, ma sopratutto nelle avanguardie operaie e proletarie, nella gioventu proletaria e studentesca piu avanzata, nelle donne rivoluzionarie e tra gli intellettuali critici attenti ai fenomeni importanti delle guerre popolari India, Peru, Turchia ecc e ai processi di ricerca e innovazione ideologica, politica e organizzativa che si muovono nei paesi imperialisti nel campo delláffermazione del marxismo-leninismo maoismo .
la rivista si pu0o richiedere alla redazione di proletari comunisti
ro.red@libero.it
il primo numero - numero 0 - di essa e´ dedicato al meeting internazionale di parigi del 30-31 gennaio 2010 con gli interventi e il dibattito conseguente
ma la cosa piu entusiasmante e statta che dopo questo meeting e in particolare con la realizazione di un messaggio congiunto e una manifestazione internazionalista a parigi altri partiti e organizzazzioni hanno raggiunto la rivista e hanno deciso di sostenerla e partecipare alla sua redazione
il numero 1 di cui e iniziata la discussione e programmazione si presenta quindi
come uno strumento davvero importante nella lotta per aavanzare nella nuova fase di unita del movimento comunista internazionale e al suo interno del movimento rivoluzionario internazionalista
si tratta di una rivista che va diffusa non nei ristretti circoli di comunisti, ma sopratutto nelle avanguardie operaie e proletarie, nella gioventu proletaria e studentesca piu avanzata, nelle donne rivoluzionarie e tra gli intellettuali critici attenti ai fenomeni importanti delle guerre popolari India, Peru, Turchia ecc e ai processi di ricerca e innovazione ideologica, politica e organizzativa che si muovono nei paesi imperialisti nel campo delláffermazione del marxismo-leninismo maoismo .
la rivista si pu0o richiedere alla redazione di proletari comunisti
ro.red@libero.it
martedì 1 giugno 2010
pc quotidiano 1 giugno - SE ISRAELE E’ UNO STATO ASSASSINO E TERRORISTA....
.... IL GOVERNO BERLUSCONI E’ IL SUO MIGLIORE ALLEATO
Basta solo il titolo del giornale di famiglia, Il Giornale del bombardiere Feltri, che stamattina titolava: “Israele ha fatto bene a sparare –sottotitolo- dieci morti tra gli amici dei terroristi” per rendersi della natura e degli obiettivi di questo governo. Ma la scorsa settimana un altro esponente del governo, il ministro Frattini, si era lanciato in una crociata contro il boicottaggio, a suo dire, dei prodotti israeliani da parte della catena Coop. Arrivando a paragonare il boicottaggio contro le merci israeliane come una campagna antisemita, simile all’operato del regime nazista. “Peccato”, per Frattini, che i supermercati Coop abbiano smentito questa bufala tramite un suo dirigente, che ha spiegato che i prodotti israeliani mancavano dagli scaffali della Coop per motivi burocratici e prodotti fuori stagione. E figurarsi se la Coop può permettersi di perdere gli affari e partner, va bene dire che “la Coop sei tu”, ma in periodo di crisi gli affari sono affari e poco importa loro, alla Coop si intende, se gli affari Israele li fa col sangue del popolo palestinese. E anche se non vi sono stati pronunciamenti simili al titolo del Giornale, di famiglia, da parte di esponenti della giunta Moratti, pensiamo che siano d’accordo visto che hanno appaltato ai servizi segreti israeliani la prossima installazione di telecamere in alcune “aree sensibili” della città di Milano, in funzione “antiterrorismo”. E gli israeliani, si sa, sono bravi a combattere i terroristi, infatti prima gli hanno rubato la terra, poi li hanno rinchiusi in una striscia di terra, poi li bombardano e infine impediscono che gli arrivino gli aiuti. Peccato che questi “terroristi” si chiamino Palestinesi e che da 60 anni vengono cacciati dalla loro terra; peccato che i bombardamenti nella striscia di Gaza hanno ucciso migliaia di donne-bambini e gente inerme; peccato che l’embargo alimentare e medico esercitato da Israele rischia di “sterminare” per malattie e fame il Popolo Palestinese. Questo è il vero terrorismo, l’unico tentativo di moderno sterminio, si scrive (sionismo) Israele – si legge Nazismo. Ma non “bisogna perdere la speranza”. E’ vero che le truppe dello Stato italiano hanno molto da “imparare” dall’efficienza israeliana, ma nel frattempo si stanno esercitando in Afghanistan. E così, come denunciato sull’ultimo numero dell’Espresso, il 18 di maggio gli alpini del gruppo d’elite, TASK FORCE 45, insieme agl’altri “prodi” “pacifisti” delle forze Isaf, hanno vendicato la morte dei 2 alpini avvenuta qualche giorno prima per mano del “terrorismo talebano”. Così quando le truppe, in missione di “pace”, torneranno in Italia saranno pronte per il piano “sicurezza” varato dal governo Berlusconi, contro il “terrorismo nostrano”, fatto da immigrati-antifascisti-antirazzisti-lavoratori.
Condividiamo la rabbia e la voglia di giustizia che sta attraversando i popoli del mondo, inorriditi dalla ferocia di Israele, e la giustezza non solo di boicottare le merci, ma tutto lo stato d’Israele. Ma per essere veramente al fianco del Popolo Palestinese significa lottare contro gli alleati dei sionisti assassini, e questo governo, questo Stato lo sono
Basta solo il titolo del giornale di famiglia, Il Giornale del bombardiere Feltri, che stamattina titolava: “Israele ha fatto bene a sparare –sottotitolo- dieci morti tra gli amici dei terroristi” per rendersi della natura e degli obiettivi di questo governo. Ma la scorsa settimana un altro esponente del governo, il ministro Frattini, si era lanciato in una crociata contro il boicottaggio, a suo dire, dei prodotti israeliani da parte della catena Coop. Arrivando a paragonare il boicottaggio contro le merci israeliane come una campagna antisemita, simile all’operato del regime nazista. “Peccato”, per Frattini, che i supermercati Coop abbiano smentito questa bufala tramite un suo dirigente, che ha spiegato che i prodotti israeliani mancavano dagli scaffali della Coop per motivi burocratici e prodotti fuori stagione. E figurarsi se la Coop può permettersi di perdere gli affari e partner, va bene dire che “la Coop sei tu”, ma in periodo di crisi gli affari sono affari e poco importa loro, alla Coop si intende, se gli affari Israele li fa col sangue del popolo palestinese. E anche se non vi sono stati pronunciamenti simili al titolo del Giornale, di famiglia, da parte di esponenti della giunta Moratti, pensiamo che siano d’accordo visto che hanno appaltato ai servizi segreti israeliani la prossima installazione di telecamere in alcune “aree sensibili” della città di Milano, in funzione “antiterrorismo”. E gli israeliani, si sa, sono bravi a combattere i terroristi, infatti prima gli hanno rubato la terra, poi li hanno rinchiusi in una striscia di terra, poi li bombardano e infine impediscono che gli arrivino gli aiuti. Peccato che questi “terroristi” si chiamino Palestinesi e che da 60 anni vengono cacciati dalla loro terra; peccato che i bombardamenti nella striscia di Gaza hanno ucciso migliaia di donne-bambini e gente inerme; peccato che l’embargo alimentare e medico esercitato da Israele rischia di “sterminare” per malattie e fame il Popolo Palestinese. Questo è il vero terrorismo, l’unico tentativo di moderno sterminio, si scrive (sionismo) Israele – si legge Nazismo. Ma non “bisogna perdere la speranza”. E’ vero che le truppe dello Stato italiano hanno molto da “imparare” dall’efficienza israeliana, ma nel frattempo si stanno esercitando in Afghanistan. E così, come denunciato sull’ultimo numero dell’Espresso, il 18 di maggio gli alpini del gruppo d’elite, TASK FORCE 45, insieme agl’altri “prodi” “pacifisti” delle forze Isaf, hanno vendicato la morte dei 2 alpini avvenuta qualche giorno prima per mano del “terrorismo talebano”. Così quando le truppe, in missione di “pace”, torneranno in Italia saranno pronte per il piano “sicurezza” varato dal governo Berlusconi, contro il “terrorismo nostrano”, fatto da immigrati-antifascisti-antirazzisti-lavoratori.
Condividiamo la rabbia e la voglia di giustizia che sta attraversando i popoli del mondo, inorriditi dalla ferocia di Israele, e la giustezza non solo di boicottare le merci, ma tutto lo stato d’Israele. Ma per essere veramente al fianco del Popolo Palestinese significa lottare contro gli alleati dei sionisti assassini, e questo governo, questo Stato lo sono
pc quotidiano 1 giugno - I Draghi della macelleria sociale
Il governo Berlusconi, lo dicono tutti, ha varato una manovra finanziaria da “Draghi” le cui bocche di fuoco bruceranno tantissimi posti di lavoro, salari, stipendi, peggiorando le condizioni di vita e di lavoro di milioni di lavoratori. E ne risentiranno pesantemente anche le masse popolari in termini di minori servizi, data la conferma di tagli in ogni settore. Una manovra avallata dalle dichiarazioni “autorevoli” del governatore della Banca d’Italia, Draghi appunto, che afferma che era necessaria, inevitabile, e dal presidente Napolitano che firma! Naturalmente!
Le valutazioni di Draghi, chiudono il cerchio sulla manovra, e mettono tutti d’accordo anche se con “accenti diversi”: la Marcegaglia, in rappresentanza degli industriali, dice che le dichiarazioni sono uguali al suo programma dato che soprattutto si parla di riduzione della spesa; Epifani, segretario generale della Cgil, la trova onesta e interessante, la Cisl di Bonanni dice c’è macelleria sociale quando si evadono le tasse…
E lo stesso Draghi definisce la manovra “macelleria sociale”. Nemmeno lui trova altre parole per descriverla ma trova, invece, il colpevole, che non è il classico “governo ladro”, in questo caso il governo Berlusconi, ma gli evasori fiscali… anzi, l’evasione fiscale! definizione abbastanza indefinita da rendere introvabile il colpevole. E bravo Draghi! (si fa per dire, dato che dei veri meccanismi economici e quindi della crisi di cui tanto parla non capisce niente, ma d'altronde non è questo il suo compito principale!). Ha trovato un’ottima mossa per sviare l’attenzione generale dai problemi veri delle masse.
E quindi tutti a picchiare duro contro questi delinquenti di evasori fiscali. E chi sarebbero in sostanza? Non certo gli operai e i lavoratori, non certo i pensionati e giovani e donne disoccupati di cui parla Draghi. Ad evadere le tasse è sempre la borghesia, piccola, media ma soprattutto la grande che porta i soldi all’estero, investe i miliardi di rendite e profitti nei paradisi fiscali, e quindi si tratta in buona parte degli stessi che denunciano l’evasione come fenomeno deplorevole e che il governo, facendo proprio il contrario di ciò che auspica Draghi, aiuta con leggi fatte apposta come lo scudo fiscale. Insomma, puro “assistenzialismo statale” di cui godono i padroni.
Le valutazioni di Draghi, chiudono il cerchio sulla manovra, e mettono tutti d’accordo anche se con “accenti diversi”: la Marcegaglia, in rappresentanza degli industriali, dice che le dichiarazioni sono uguali al suo programma dato che soprattutto si parla di riduzione della spesa; Epifani, segretario generale della Cgil, la trova onesta e interessante, la Cisl di Bonanni dice c’è macelleria sociale quando si evadono le tasse…
E lo stesso Draghi definisce la manovra “macelleria sociale”. Nemmeno lui trova altre parole per descriverla ma trova, invece, il colpevole, che non è il classico “governo ladro”, in questo caso il governo Berlusconi, ma gli evasori fiscali… anzi, l’evasione fiscale! definizione abbastanza indefinita da rendere introvabile il colpevole. E bravo Draghi! (si fa per dire, dato che dei veri meccanismi economici e quindi della crisi di cui tanto parla non capisce niente, ma d'altronde non è questo il suo compito principale!). Ha trovato un’ottima mossa per sviare l’attenzione generale dai problemi veri delle masse.
E quindi tutti a picchiare duro contro questi delinquenti di evasori fiscali. E chi sarebbero in sostanza? Non certo gli operai e i lavoratori, non certo i pensionati e giovani e donne disoccupati di cui parla Draghi. Ad evadere le tasse è sempre la borghesia, piccola, media ma soprattutto la grande che porta i soldi all’estero, investe i miliardi di rendite e profitti nei paradisi fiscali, e quindi si tratta in buona parte degli stessi che denunciano l’evasione come fenomeno deplorevole e che il governo, facendo proprio il contrario di ciò che auspica Draghi, aiuta con leggi fatte apposta come lo scudo fiscale. Insomma, puro “assistenzialismo statale” di cui godono i padroni.
pc quotidiano 1 giugno -GLI STUDENTI SI AUTORGANIZZANO
All'accademia di belle arti di Palermo solamente durante il movimento della "Pantera" degli anni novanta si vedeva una mobilitazione studentesca decente. In tutti questi anni oltre a qualche movimento spontaneo, nato e morto a distanza di brevissimo tempo, c'è stato il nulla. L'unica cosa che era rimasta era la consulta perché come organo istituzionale c'è sempre ma non ha mai (perchè non può nemmeno farlo) risolto i veri problemi degli studenti. Oggi mentre si cercano di convincere studenti a candidarsi alla consulta che verrebbero eletti con minimo cinque firme (e vorrebbero rappresentarci con 5voti?)per occuparsi di problemi burocratici e proporre cose che vengono continuamente rifiutate, nasce il CAIL ovvero Collettivo Autorganizzato Accademia In Lotta. Questo non punta assolutamente alla negoziazione con le istituzioni perchè abbiamo imparato che non serve a nulla, il collettivo punta alla mobilitazione di massa da parte degli studenti per il ritiro immediato di questa riforma.
A distanza di pochissimi giorni il CAIL è cresciuto a dismisura solo grazie alla lotta, infatti come primissima azione il collettivo ha bloccato nel plesso di scultura una statistica del nucleo interno di valutazione (a capo il miur) che serviva solo a continuare con ulteriori licenziamenti e tagli visto che le domande erano strumentalizzanti, contro docenti e personale ata e provocatorie nei confronti degli studenti che vogliono il ritiro immediato della riforma.
In questi giorni il cail parteciperà a un'assemblea interfacoltà proponendo di stipulare un piano di lotta coordinato nelle diverse facoltà .
Per info: cail.pa@libero.it
A distanza di pochissimi giorni il CAIL è cresciuto a dismisura solo grazie alla lotta, infatti come primissima azione il collettivo ha bloccato nel plesso di scultura una statistica del nucleo interno di valutazione (a capo il miur) che serviva solo a continuare con ulteriori licenziamenti e tagli visto che le domande erano strumentalizzanti, contro docenti e personale ata e provocatorie nei confronti degli studenti che vogliono il ritiro immediato della riforma.
In questi giorni il cail parteciperà a un'assemblea interfacoltà proponendo di stipulare un piano di lotta coordinato nelle diverse facoltà .
Per info: cail.pa@libero.it
pc quotidiano 1 giugno -finanziaria "lacrime e sangue"
Napolitano firma il decreto legge che vara la manovra finanziaria da 25 miliardi in due anni, questo significa il via libera alle misure che fanno cassa subito tramite decreto legge(subito pubblicata sulla gazzetta ufficiale e quindi in vigore) e in un secondo tempo, in uno o più disegni legge saranno varate le norme che contengono disposizioni a carattere "prevalentemente ordinamentale".
Sulla scelta del decreto e perfino sull'entità della correzione il presidente della repubblica è sostanzialmente d'accordo,non vi sono alternative alla linea del rigore imposta dall'Europa e fatta propria da Tremonti, a "condizione" che gli interventi siano ispirati a equità (!)e che si ricerchi "il massimo di comprensione e di condivisione almeno negli obbiettivi e nelle grandi linee".
Il gioco delle parti si chiude con la finta opposizione parlamentare del PD che per voce di Bersani nei giorni scorsi aveva accusato il governo di offrire uno "spettacolo inverecondo.Il consiglio dei ministri non si sa bene cosa abbia approvato, dopodichè queste carte finiscono in mano a non si sa chi,vengono rimaneggiate prima di essere portate alla presidenza della repubblica. Mi pare siamo ai limiti estremi del quadro costituzionale".
La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia approva affermando che siamo di fronte alla "peggior crisi dal dopoguerra" che a posto "l'Italia in condizioni che richiedono scelte chiare, forti e in alcuni casi impopolari" e rilancia:"manca il capitolo della crescita"..."il momento è difficle, ma non dobbiamo scordare un tema importante come quello della riforma fiscale", ossia tagliare le tasse ai padroni e ribadisce chiaramente che:"abbiamo accettato l'idea che in questo momento sarebbe complesso un taglio all'IRAP, però non è possibile far cadere questo argomento".
Nei prossimi giorni entreremo in merito ai singoli interventi e alle misure argomento per argomento, per ora alcuni dati generali:
sono 56 gli articoli del decreto legge 78/2010 recante misure per la stabilizzazione finanziaria, all'art.55 del DL sono 7,646 miliardi totali di minori entrate e maggiori spese, scatti di anzianità per gli insegnanti della scuola bloccati fino a tutto il 2012 che comporterà un mancato incremneto stipendiale di 2mila euro, il decreto stanzia 320 milioni nel 2010 per la partecipazione italiana alle missioni internazionali di guerra, per le forze armate e la polizia 30 milioni per quest'anno, il fondo per il funzionamento della presidenza del consiglio è integrato con 18,5 milioni stanziati per le manifestazioni connesse alla celebrazione del 150 dell'unità d'Italia.............
Sulla scelta del decreto e perfino sull'entità della correzione il presidente della repubblica è sostanzialmente d'accordo,non vi sono alternative alla linea del rigore imposta dall'Europa e fatta propria da Tremonti, a "condizione" che gli interventi siano ispirati a equità (!)e che si ricerchi "il massimo di comprensione e di condivisione almeno negli obbiettivi e nelle grandi linee".
Il gioco delle parti si chiude con la finta opposizione parlamentare del PD che per voce di Bersani nei giorni scorsi aveva accusato il governo di offrire uno "spettacolo inverecondo.Il consiglio dei ministri non si sa bene cosa abbia approvato, dopodichè queste carte finiscono in mano a non si sa chi,vengono rimaneggiate prima di essere portate alla presidenza della repubblica. Mi pare siamo ai limiti estremi del quadro costituzionale".
La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia approva affermando che siamo di fronte alla "peggior crisi dal dopoguerra" che a posto "l'Italia in condizioni che richiedono scelte chiare, forti e in alcuni casi impopolari" e rilancia:"manca il capitolo della crescita"..."il momento è difficle, ma non dobbiamo scordare un tema importante come quello della riforma fiscale", ossia tagliare le tasse ai padroni e ribadisce chiaramente che:"abbiamo accettato l'idea che in questo momento sarebbe complesso un taglio all'IRAP, però non è possibile far cadere questo argomento".
Nei prossimi giorni entreremo in merito ai singoli interventi e alle misure argomento per argomento, per ora alcuni dati generali:
sono 56 gli articoli del decreto legge 78/2010 recante misure per la stabilizzazione finanziaria, all'art.55 del DL sono 7,646 miliardi totali di minori entrate e maggiori spese, scatti di anzianità per gli insegnanti della scuola bloccati fino a tutto il 2012 che comporterà un mancato incremneto stipendiale di 2mila euro, il decreto stanzia 320 milioni nel 2010 per la partecipazione italiana alle missioni internazionali di guerra, per le forze armate e la polizia 30 milioni per quest'anno, il fondo per il funzionamento della presidenza del consiglio è integrato con 18,5 milioni stanziati per le manifestazioni connesse alla celebrazione del 150 dell'unità d'Italia.............
pc quotidiano 1 giugno -comitato di sostegno alla gp in india - siamo partiti !
con la riunione nazionale di Milano la campagna di promozione del comitato e delle iniziative sono state definite e ora si parte ovunque
il comitato e´´proposto e sara´attivo a milano torino bergamo emilia romagna roma
taranto e palermo, ed auspichiamo la partecipazione di compagni di napoli e del veneto
materiali di controinformazione e informazione, video, mostra saranno approntati nei prossimi giorni
iniziative saranno svolte in estate in camping, feste ecc
una petizione nazionale partirå´nelle fabbriche a settembre
un meeting internazionalista in italia aprirå la campagna di assemblee nelle diverse cittä italiane
avanti compagni
la rivoluzione indiana e´oggi una nuova grande speranza per i senza speranza
proletari comunisti
il comitato e´´proposto e sara´attivo a milano torino bergamo emilia romagna roma
taranto e palermo, ed auspichiamo la partecipazione di compagni di napoli e del veneto
materiali di controinformazione e informazione, video, mostra saranno approntati nei prossimi giorni
iniziative saranno svolte in estate in camping, feste ecc
una petizione nazionale partirå´nelle fabbriche a settembre
un meeting internazionalista in italia aprirå la campagna di assemblee nelle diverse cittä italiane
avanti compagni
la rivoluzione indiana e´oggi una nuova grande speranza per i senza speranza
proletari comunisti
lunedì 31 maggio 2010
pc quotidiano 29-30-31 maggio Ravenna, pesante condanna per antifascismo! Non saranno i Tribunali borghesi a fermarci!
Il Tribunale di Ravenna, nella persona del giudice Galassi, ha condannato Diano Enzo del circolo di proletari comunisti e coordinatore dello slai cobas per il sindacato di classe ad una pena pecuniaria di 3000 euro totali per antifascismo! La compagna antifascista è stata assolta per non aver commesso il fatto.
Il pm aveva chiesto 900 euro di multa per ciascun compagno e la parte civile addirittura 5000 euro! La sentenza condanna l’esponente di proletari comunisti e dello slai cobas per il sindacato di classe a pagare 1000 euro al fascista, 1000 euro alla parte civile a titolo di risarcimento danni e altre 1000 euro per le spese legali!
Il Tribunale di questo Stato ha dato ragione alla denuncia del fascista Paolo Casadio per lesioni (art. 582 c.p.) non volendo accogliere le ragioni politiche e morali che hanno portato tanti antifascisti e immigrati ad impedire una provocazione fascista e xenofoba autorizzata dalla Questura davanti al seggio elettorale per la Consulta immigrati a Lido Adriano (Ravenna), il 15/06/2008.
Il sindaco dell'amministrazione comunale di "sinistra", Matteucci, aveva immediatamente rilasciato dichiarazioni sulla stampa che avrebbe denunciato i cori razzisti ma, in realtà, non ha fatto nessun passo in quella direzione. Ancora una volta la sinistra di palazzo cerca di darsi un'immagine progressista con il simbolico diritto di voto agli immigrati e, contemporaneamente, ha autorizzato la contestazione di questo diritto da parte di un gruppetto neofascista, che può agire grazie al clima politico antimmigrati creato dai provvedimenti razzisti del governo Berlusconi-Bossi. Così, ancora una volta, i fascisti vengono protetti dalla polizia nelle piazze e legittimati dalle istituzioni.
Con quelle scelte scellerate hanno trasformato in un problema di ordine pubblico una mobilitazione spontanea e di massa di solidarietà e mobilitazione antirazzista e antifascista. Hanno voluto colpire proletari comunisti e lo slai cobas per il sindacato di classe in prima fila in quella battaglia politica per dare un segnale repressivo a tutto il movimento antifascista e di incoraggiamento ai fascisti (basta una regolare richiesta di manifestazione per potere incitare all'odio razziale e reprimere, così, gli antifascisti!).
La denuncia politica è stata fatta con un presidio davanti al Tribunale alla mattina alle 8 promosso da proletari comunisti a cui ha aderito il Coordinamento Antifascista romagnolo con la presenza di compagni antifascisti di Forlì e Cesena.
Una denuncia portata nell’aula del Tribunale dall'avvocato degli imputati, Monica Miserocchi , che, davanti al giudice che l’ha considerata irrilevante, ha ricordato come sia stata quantomeno singolare l'autorizzazione a questa provocazione fascista davanti al seggio con maggiore affluenza di immigrati.
Ogni qualvolta che l'antifascismo viene praticato la polizia carica, arresta, denuncia. E poi seguono i processi e le condanne.
Il diritto borghese pretende di applicare le sue norme senza tenere conto del contesto e delle motivazioni della mobilitazione antifascista. Ma lo Stato borghese “dimentica”-stranamente?-di applicare le sue stesse leggi, la Costituzione, la legge Scelba, la legge Mancino contro i fascisti e l'odio razziale. Dai Tribunali assistiamo al solo giudizio “tecnico” e così le ragioni dell'antifascismo vengono messe sullo stesso piano delle iniziative dei fascisti (gli “opposti estremismi”).
La sola difesa legale è debole per respingere l'attacco repressivo. E' indispensabile la mobilitazione politica.
Ovviamente porteremo la denuncia politica, che ristabilisca la verità dei fatti e che smascheri il ruolo dello Stato e della falsa sinistra al governo locale, tra gli immigrati e le loro associazioni, nel movimento antirazzista e antifascista, tra i lavoratori e a livello cittadino perchè è inaccettabile che, oggi, l'antifascismo si debba difendere. Non certo dai neofascisti, contro cui le mobilitazioni di massa hanno dimostrato di saperli ricacciare nelle fogne da cui sono partiti. Ma dall'apparato repressivo dello Stato.
proletari comunisti
slai cobas per il sindacato di classe
ravros@libero.it tel. 339/8911853
Il pm aveva chiesto 900 euro di multa per ciascun compagno e la parte civile addirittura 5000 euro! La sentenza condanna l’esponente di proletari comunisti e dello slai cobas per il sindacato di classe a pagare 1000 euro al fascista, 1000 euro alla parte civile a titolo di risarcimento danni e altre 1000 euro per le spese legali!
Il Tribunale di questo Stato ha dato ragione alla denuncia del fascista Paolo Casadio per lesioni (art. 582 c.p.) non volendo accogliere le ragioni politiche e morali che hanno portato tanti antifascisti e immigrati ad impedire una provocazione fascista e xenofoba autorizzata dalla Questura davanti al seggio elettorale per la Consulta immigrati a Lido Adriano (Ravenna), il 15/06/2008.
Il sindaco dell'amministrazione comunale di "sinistra", Matteucci, aveva immediatamente rilasciato dichiarazioni sulla stampa che avrebbe denunciato i cori razzisti ma, in realtà, non ha fatto nessun passo in quella direzione. Ancora una volta la sinistra di palazzo cerca di darsi un'immagine progressista con il simbolico diritto di voto agli immigrati e, contemporaneamente, ha autorizzato la contestazione di questo diritto da parte di un gruppetto neofascista, che può agire grazie al clima politico antimmigrati creato dai provvedimenti razzisti del governo Berlusconi-Bossi. Così, ancora una volta, i fascisti vengono protetti dalla polizia nelle piazze e legittimati dalle istituzioni.
Con quelle scelte scellerate hanno trasformato in un problema di ordine pubblico una mobilitazione spontanea e di massa di solidarietà e mobilitazione antirazzista e antifascista. Hanno voluto colpire proletari comunisti e lo slai cobas per il sindacato di classe in prima fila in quella battaglia politica per dare un segnale repressivo a tutto il movimento antifascista e di incoraggiamento ai fascisti (basta una regolare richiesta di manifestazione per potere incitare all'odio razziale e reprimere, così, gli antifascisti!).
La denuncia politica è stata fatta con un presidio davanti al Tribunale alla mattina alle 8 promosso da proletari comunisti a cui ha aderito il Coordinamento Antifascista romagnolo con la presenza di compagni antifascisti di Forlì e Cesena.
Una denuncia portata nell’aula del Tribunale dall'avvocato degli imputati, Monica Miserocchi , che, davanti al giudice che l’ha considerata irrilevante, ha ricordato come sia stata quantomeno singolare l'autorizzazione a questa provocazione fascista davanti al seggio con maggiore affluenza di immigrati.
Ogni qualvolta che l'antifascismo viene praticato la polizia carica, arresta, denuncia. E poi seguono i processi e le condanne.
Il diritto borghese pretende di applicare le sue norme senza tenere conto del contesto e delle motivazioni della mobilitazione antifascista. Ma lo Stato borghese “dimentica”-stranamente?-di applicare le sue stesse leggi, la Costituzione, la legge Scelba, la legge Mancino contro i fascisti e l'odio razziale. Dai Tribunali assistiamo al solo giudizio “tecnico” e così le ragioni dell'antifascismo vengono messe sullo stesso piano delle iniziative dei fascisti (gli “opposti estremismi”).
La sola difesa legale è debole per respingere l'attacco repressivo. E' indispensabile la mobilitazione politica.
Ovviamente porteremo la denuncia politica, che ristabilisca la verità dei fatti e che smascheri il ruolo dello Stato e della falsa sinistra al governo locale, tra gli immigrati e le loro associazioni, nel movimento antirazzista e antifascista, tra i lavoratori e a livello cittadino perchè è inaccettabile che, oggi, l'antifascismo si debba difendere. Non certo dai neofascisti, contro cui le mobilitazioni di massa hanno dimostrato di saperli ricacciare nelle fogne da cui sono partiti. Ma dall'apparato repressivo dello Stato.
proletari comunisti
slai cobas per il sindacato di classe
ravros@libero.it tel. 339/8911853
pc quotid 29-30-31 maggio -Israele stato terrorista!
Il governo italiano dalla parte dei criminali del governo israeliano
Ancora un'altro crimine dello stato israeliano.
19 pacifisti della "flottiglia di pace" uccisi a sangue freddo per avere osato portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese sopravvissuta al massacro e rompere l'assedio di Gaza.
Il governo italiano complice della strage dei pacifisti: il sottosegretario agli Esteri, Mantica, ha detto che "era un'illusione pensare che Israele non reagisse visto che il principio della rappresaglia israeliana è un principio conosciuto nel mondo".
L'esistenza dello stato d'Israele è una minaccia per tutti i popoli del Medio Oriente
La "questione palestinese" si può risolvere solo con la guerra di popolo delle masse arabe e palestinesi, con un partito comunista basato sull'ideologia maoista, sull'esempio dell'India, Nepal, Perù, Turchia, Filippine, una strategia e tattica alternativa ad Hamas e all'ANP, la sola che può mettere fine al terrorismo dello Stato d'Israele e affermare il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione nazionale!
prolcomra
31/05/2010
Ancora un'altro crimine dello stato israeliano.
19 pacifisti della "flottiglia di pace" uccisi a sangue freddo per avere osato portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese sopravvissuta al massacro e rompere l'assedio di Gaza.
Il governo italiano complice della strage dei pacifisti: il sottosegretario agli Esteri, Mantica, ha detto che "era un'illusione pensare che Israele non reagisse visto che il principio della rappresaglia israeliana è un principio conosciuto nel mondo".
L'esistenza dello stato d'Israele è una minaccia per tutti i popoli del Medio Oriente
La "questione palestinese" si può risolvere solo con la guerra di popolo delle masse arabe e palestinesi, con un partito comunista basato sull'ideologia maoista, sull'esempio dell'India, Nepal, Perù, Turchia, Filippine, una strategia e tattica alternativa ad Hamas e all'ANP, la sola che può mettere fine al terrorismo dello Stato d'Israele e affermare il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione nazionale!
prolcomra
31/05/2010
Iscriviti a:
Post (Atom)