“Lo studente, lo studente, lì, fuori, ha detto che noi entriamo qui dentro di giorno, quando è… è buio. E usciamo di sera, quando è buio. Ma che vita è la nostra? Questo, pro forma. Allora io dico, già che ci siamo, perché non lo raddoppiamo questo cottimo? Eh? Così lavoriamo anche la domenica. Magari veniamo qui dentro anche di notte… Anzi: magari portiamo dentro anche i bambini, le donne… I bambini li sbattiamo sotto a lavorare, le donne ci sbattono a noi un panino in bocca e noi via che andiamo avanti senza staccare. Avanti, avanti, avanti…avanti, per queste quattro lire vigliacche, fino alla morte. E, così, da questo inferno, sempre senza staccare, passiamo direttamente a quell’altro inferno!
Dov’è che ero? Facevo il cottimista, seguivo la politica dei sindacati! Lavoravo per la produttività, incrementavo io, incrementavo. E adesso? Adesso cosa sono diventato? lo studente dice che siamo come le macchine. Ecco, io sono come una puleggia, come un bullone. Ecco, io sono una vite. Io sono una cinta di trasmissione , io sono una pompa! E non c’ho più la forza di aggiustarla, la pompa adesso! Io propongo subito di lasciare il lavoro. Tutti! E che non lascia il lavoro è un crumiro e un faccia de merda!”
sabato 7 dicembre 2019
pc 7 dicembre - In Cile passa la legge anti-scioperi di Piñera con i voti della falsa sinistra e con l'astensione dei falsi comunisti in parlamento
La rivolta delle masse deve necessariamente sbarazzarsi dei conciliatori e rovesciare la borghesia reazionaria.
Continua la tragedia del riformismo, sempre al servizio della reazione
Legge anti-scioperi in Cile, le opposizioni votano con Piñera
Rivolte popolari. Modificato il codice penale, fino a cinque anni di carcere per una barricata. In discussione il provvedimento anti-incappucciati. Il governo si blinda legalizzando la repressione e parte del Frente Amplio e del centro sinistra incredibilmente lo appoggia
ilmanifesto
Claudia Fanti - 6.12.2019
Tornare alla normalità, all’«oasi felice» che era il Cile prima che orde di vandali mettessero a ferro e fuoco il paese con pretese insostenibili: è questa la parola d’ordine del presidente Sebastián Piñera, del sistema politico, delle élite economiche eredi del regime di Pinochet.
Ed è con quest’unico obiettivo che il governo, tra una repressione e l’altra, ha provato a blandire i manifestanti prima con un pacchetto di misure sociali, poi con varie proposte di dialogo e infine addirittura con un plebiscito su una nuova Costituzione.
Ma né le briciole offerte dal governo né la truffa di una Convenzione costituente blindata dalla classe politica hanno sortito alcun effetto. Ed è così che, fallita l’opera di persuasione, non è rimasta al governo altra scelta che spingere ulteriormente sul pedale della dissuasione, ricevendo su questa strada un insperato – e suicida – aiuto dall’ex Nueva Mayoría (già ex Concertación, la coalizione di
Continua la tragedia del riformismo, sempre al servizio della reazione
Legge anti-scioperi in Cile, le opposizioni votano con Piñera
Rivolte popolari. Modificato il codice penale, fino a cinque anni di carcere per una barricata. In discussione il provvedimento anti-incappucciati. Il governo si blinda legalizzando la repressione e parte del Frente Amplio e del centro sinistra incredibilmente lo appoggia
ilmanifesto
Claudia Fanti - 6.12.2019
Tornare alla normalità, all’«oasi felice» che era il Cile prima che orde di vandali mettessero a ferro e fuoco il paese con pretese insostenibili: è questa la parola d’ordine del presidente Sebastián Piñera, del sistema politico, delle élite economiche eredi del regime di Pinochet.
Ed è con quest’unico obiettivo che il governo, tra una repressione e l’altra, ha provato a blandire i manifestanti prima con un pacchetto di misure sociali, poi con varie proposte di dialogo e infine addirittura con un plebiscito su una nuova Costituzione.
Ma né le briciole offerte dal governo né la truffa di una Convenzione costituente blindata dalla classe politica hanno sortito alcun effetto. Ed è così che, fallita l’opera di persuasione, non è rimasta al governo altra scelta che spingere ulteriormente sul pedale della dissuasione, ricevendo su questa strada un insperato – e suicida – aiuto dall’ex Nueva Mayoría (già ex Concertación, la coalizione di
pc 7 dicembre - Convegno a Torino nell'anniversario della strage della ThyssenKrupp
Allegati sotto:
- l'appello del convegno di Torino
- immagini della manifestazione a Taranto dalla Thyssen all'Ilva del 18 aprile 2009
Intervento per il convegno di Torino
dai compagni di Taranto dello Slai cobas per il sindacato di classe e Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio
Cari compagni
noi ci muoviamo da sempre per fare dell'Ilva – oggi ArcelorMittal - una questione nazionale, ci eravamo già mossi negli anni passati. Allora la questione centrale non era ancora il disastro ambientale, ma le morti sul lavoro. Perchè nessuno può dimenticare che l'Ilva prima che diventasse “famosa” per il disastro ambientale, era la fabbrica con il maggior numero di operai morti sul lavoro. Ed era un periodo in cui le morti sul lavoro riguardavano anche altre grandi realtà operaie del nostro paese, in primis la ThyssenKrupp. Per questo a suo tempo mettemmo su la Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, facemmo una serie di iniziative abbastanza partecipate, facemmo una grossa manifestazione a Torino e poi una grossa manifestazione a Taranto.
La Rete è nata sulla questione Ilva e sulla questione Thyssen.
Il padrone della Thyssen è stato condannato a 21 anni di carcere, sentenza poi riformulata negli altri giudizi, fino al giudizio finale; ma il padrone non ha fatto un solo giorno di carcere, e ora bisogna addirittura smuovere i governi per far pagare una strage che provocò la morte di 7 operai.
Che dire poi del processo ‘ambiente svenduto’ che stiamo vivendo a Taranto, un processo infinito, con singoli interrogatori che sono durati anche 15 udienze. In questo processo siamo organizzati con oltre 100 operai Ilva appalto-lavoratori del cimitero e cittadini dei quartieri Tamburi e Paolo VI.
Siamo i soli che lo seguono sistematicamente nonostante le parti civili siano tante e ci avvaliamo dei 3 compagni avvocati di Torino che hanno seguito i processi Eternit/Thyssen, ecc, Bonetto/Vitale/Pellegrin. Ma alla fine cosa avremo da questo processo? Avremo una condanna reale dei padroni assassini, avremo la messa a nudo di tutta la rete di complicità di Istituzioni, politici, avremo i risarcimenti per le parti civili, o avremo solo una catena di altri processi, dal primo al secondo grado, Cassazione, prescrizione?
Evidentemente, quindi, non basta quello che viene fatto. Dobbiamo trovare la maniera per rovesciare lo stato di cose esistente.
Al Convegno che si terrà a Milano il 13-14-15 dicembre diremo che negli anni 70 gli operai
- l'appello del convegno di Torino
- immagini della manifestazione a Taranto dalla Thyssen all'Ilva del 18 aprile 2009
Intervento per il convegno di Torino
dai compagni di Taranto dello Slai cobas per il sindacato di classe e Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio
Cari compagni
noi ci muoviamo da sempre per fare dell'Ilva – oggi ArcelorMittal - una questione nazionale, ci eravamo già mossi negli anni passati. Allora la questione centrale non era ancora il disastro ambientale, ma le morti sul lavoro. Perchè nessuno può dimenticare che l'Ilva prima che diventasse “famosa” per il disastro ambientale, era la fabbrica con il maggior numero di operai morti sul lavoro. Ed era un periodo in cui le morti sul lavoro riguardavano anche altre grandi realtà operaie del nostro paese, in primis la ThyssenKrupp. Per questo a suo tempo mettemmo su la Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro, facemmo una serie di iniziative abbastanza partecipate, facemmo una grossa manifestazione a Torino e poi una grossa manifestazione a Taranto.
La Rete è nata sulla questione Ilva e sulla questione Thyssen.
Il padrone della Thyssen è stato condannato a 21 anni di carcere, sentenza poi riformulata negli altri giudizi, fino al giudizio finale; ma il padrone non ha fatto un solo giorno di carcere, e ora bisogna addirittura smuovere i governi per far pagare una strage che provocò la morte di 7 operai.
Che dire poi del processo ‘ambiente svenduto’ che stiamo vivendo a Taranto, un processo infinito, con singoli interrogatori che sono durati anche 15 udienze. In questo processo siamo organizzati con oltre 100 operai Ilva appalto-lavoratori del cimitero e cittadini dei quartieri Tamburi e Paolo VI.
Siamo i soli che lo seguono sistematicamente nonostante le parti civili siano tante e ci avvaliamo dei 3 compagni avvocati di Torino che hanno seguito i processi Eternit/Thyssen, ecc, Bonetto/Vitale/Pellegrin. Ma alla fine cosa avremo da questo processo? Avremo una condanna reale dei padroni assassini, avremo la messa a nudo di tutta la rete di complicità di Istituzioni, politici, avremo i risarcimenti per le parti civili, o avremo solo una catena di altri processi, dal primo al secondo grado, Cassazione, prescrizione?
Evidentemente, quindi, non basta quello che viene fatto. Dobbiamo trovare la maniera per rovesciare lo stato di cose esistente.
Al Convegno che si terrà a Milano il 13-14-15 dicembre diremo che negli anni 70 gli operai
pc 7 dicembre - Torino - 6 dicembre 2008 non dimentichiamo tutte le stragi e morti sul lavoro
(18 Novembre 2008)
Il 6 dicembre di un anno fa un rogo
sprigionatosi all'interno dello stabilimento ThyssenKrupp di Torino
faceva strage di 7 operai. Sette vite bruciate e sette famiglie lasciate
nella disperazione.
Forte fu la commozione e l'eco in tutto il Paese. Le massime autorità dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica Napolitano, dichiararono che avrebbero fatto l'impossibile affinché stragi come quella di Torino non fossero più avvenute.
Spenti pian piano i riflettori dei mass-media, la questione della sicurezza sul lavoro è sparita dall'agenda politica di governi e parlamenti, sostituita da quella – montata ad arte - della "sicurezza" nelle città, della psicosi dell'immigrato stupratore, rapinatore, pirata della strada o altro, dimenticando che secondo studi della stessa UE, le città italiane sono le più "sicure" d'Europa…
Forte fu la commozione e l'eco in tutto il Paese. Le massime autorità dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica Napolitano, dichiararono che avrebbero fatto l'impossibile affinché stragi come quella di Torino non fossero più avvenute.
Spenti pian piano i riflettori dei mass-media, la questione della sicurezza sul lavoro è sparita dall'agenda politica di governi e parlamenti, sostituita da quella – montata ad arte - della "sicurezza" nelle città, della psicosi dell'immigrato stupratore, rapinatore, pirata della strada o altro, dimenticando che secondo studi della stessa UE, le città italiane sono le più "sicure" d'Europa…
tribunale di torino in occasione del processo ThyssenKrupp
Ma tant'è, si mandano forze di polizia e militari nelle città, ma non si fa un passo per garantire incolumità e sicurezza a chi vive di lavoro. La strage di Torino non è stata la prima e, purtroppo, non
venerdì 6 dicembre 2019
pc 6 dicembre - 12 dicembre 1969/2019 MIlano non dimentica - corteo ore 18,30 piazza Cavour
proletari comunisti partecipa e invita a partecipare e ricorda a tutti il convegno per il 50° dell'autunno caldo 13/14/15 dicembre a Panetteria Occupata - info pcro.red@gmail.com
Manifestazione in occasione del 50° anniversario della strage di piazza Fontana
50 anni dalla strage di Piazza Fontana noi conosciamo la verità, no a celebrazioni rituali.
la lotta per una vera giustizia sociale deve continuare,
non c'è futuro senza memoria, ieri come oggi
giustizia sociale e giustizia globale!
Il prossimo 12 dicembre Milano sarà attraversata da un corteo cittadino che toccherà i luoghi
che hanno segnato con questa tragica storia la nostra città.
Partirà da Piazza Cavour a pochi passi dalla Questura e terminerà in Piazza Fontana.
MEMORIA E ATTUALITÀ PERCHÉ IL BOATO DI QUELLA
DEFLAGRAZIONE NON SI È ANCORA SPENTO
MEMORIA Per contrastare l’oblio e le vergognose ambiguità nel tentativo di una rimozione
storica che offuschi responsabilità, connivenze, coperture; per ribadire l’unica verità: è stata
una strage di Stato, eseguita dai gruppi fascisti in combutta con pezzi importanti dei partiti di
governo, con la regia, il supporto e la protezione dei servizi segreti italiani e americani, che
Pinelli è stato assassinato e Valpreda imprigionato innocente.
Certo, la bomba non ha vinto, grazie alla forte e cosciente mobilitazione popolare che ha
impedito la programmata deriva reazionaria, ma la volontà di contenere e di contrastare in ogni
modo le conquiste sociali e la piena attuazione della Carta Costituzionale non è mai venuta
meno.
Addirittura, dopo gli anni della “strategia della tensione”, i cambiamenti epocali in campo
tecnologico e la grande ristrutturazione economica e finanziaria a livello globale sono serviti ad
approfondire ulteriormente le diseguaglianze planetarie e, nei paesi più ricchi, a consentire al
padronato di recuperare abbondantemente la parte di potere e di ricchezza messa
pesantemente in discussione negli anni delle grandi conquiste dei lavoratori.
ATTUALITÀ Le strutture dello Stato hanno accompagnato questo processo attraverso
l’emanazione di leggi che hanno contribuito in maniera determinante allo smantellamento dei
diritti dei lavoratori, all’allargamento delle ingiustizie, alla marginalizzazione delle povertà e
alla discriminazione delle diversità; fino agli ultimi famigerati “decreti sicurezza”. Se non
intervenendo direttamente in maniera pesantemente
repressiva e antidemocratica come successo a Genova ben 3 2 anni dopo Piazza Fontana.
Allora si seminarono bombe per diffondere paura e disorientamento, per imporre un rigido
controllo sociale a garanzia del potere; oggi la paura e l’incertezza per un futuro degno sono
parte stessa della condizione sociale dei più, segnata dalla totale precarietà, dalla povertà
diffusa e dalla palese ingiustizia subita.
L’emergenza climatica e l’esodo forzato di milioni di persone, insieme alle guerre sempre più
diffuse e alla perdita quotidiana dei diritti fondamentali sono oggi l’eco sordo di quella
deflagrazione.
Come negli anni '60/'70 studenti, operai, femministe e movimenti sociali lottavano per la
giustizia sociale, oggi un tutto il mondo, dalla Rojava all'America Latina, il rifiuto del sistema
neoliberista e della chiusura degli spazi di partecipazione acquista sempre più forza. Giustizia
ambientale, giustizia di genere, giustizia economica sono le rivendicazioni di un'unica voce che
chiede un mondo libero e degno.
In questo contesto di grave disgregazione sociale, la reiterata protervia nella negazione della
verità a 50 anni dalla strage di Stato e dall'assassinio di Giuseppe Pinelli, ci allarma molto
perché dimostra che la profonda faglia antidemocratica ereditata dal fascismo non si è ancora
completamente chiusa e il pericolo di nuove derive reazionarie non è scongiurato.
Aderiscono:
Milano Antifascista Antirazzista Meticcia e Solidale
Memoria Antifascista
Centro Sociale Cantiere
Csoa Lambretta
Zam
POQ - Partigiani in Ogni Quartiere
ANPI ATM Milano
Rete della Conoscenza
Partito della Rifondazione Comunista Fed. di Milano
Partito Comunista Italiano
Sinistra Anticapitalista
Partito Comunista dei Lavoratori
Sinistra Italiana
Fronte Popolare
Possibile Milano
Brianza Antifascista Antirazzista Antisessista
Marxpedia
CCL-Coordinamento Comunista Lombardia,
Slai Cobas Provinciale Milano
APS EL Pueblo
Comitato 'Non Dimenticarmi'
Zona 3 per la Costituzione
Potere al Popolo Provincia Milano
Centro Culturale Concetto Marchesi
Circolo Legambiente Zanna Bianca
Milano in Comune Municipio 5
Associazione per non dimenticare Varalli e Zibecchi
Ass. Naz. di amicizia Italia - Cuba
Collettivo Kasciavìt
ANPI di Assago
Associazione Culturale Punto Rosso
Amici e compagni di Luca Rossi
Federazione Anarchica - Milano
Ateneo Libertario - Milano
CUB - Confederazione Unitaria di Base
Coordinamento Staffette Podistiche per Bologna
Circolo Proletari Comunisti
ANPI di Cassine (Alessandria)
Fuori Luogo
LUME - Laboratorio Universitario Metropolitano
Non Una Di Meno - Milano
la lotta per una vera giustizia sociale deve continuare,
non c'è futuro senza memoria, ieri come oggi
giustizia sociale e giustizia globale!
Il prossimo 12 dicembre Milano sarà attraversata da un corteo cittadino che toccherà i luoghi
che hanno segnato con questa tragica storia la nostra città.
Partirà da Piazza Cavour a pochi passi dalla Questura e terminerà in Piazza Fontana.
MEMORIA E ATTUALITÀ PERCHÉ IL BOATO DI QUELLA
DEFLAGRAZIONE NON SI È ANCORA SPENTO
MEMORIA Per contrastare l’oblio e le vergognose ambiguità nel tentativo di una rimozione
storica che offuschi responsabilità, connivenze, coperture; per ribadire l’unica verità: è stata
una strage di Stato, eseguita dai gruppi fascisti in combutta con pezzi importanti dei partiti di
governo, con la regia, il supporto e la protezione dei servizi segreti italiani e americani, che
Pinelli è stato assassinato e Valpreda imprigionato innocente.
Certo, la bomba non ha vinto, grazie alla forte e cosciente mobilitazione popolare che ha
impedito la programmata deriva reazionaria, ma la volontà di contenere e di contrastare in ogni
modo le conquiste sociali e la piena attuazione della Carta Costituzionale non è mai venuta
meno.
Addirittura, dopo gli anni della “strategia della tensione”, i cambiamenti epocali in campo
tecnologico e la grande ristrutturazione economica e finanziaria a livello globale sono serviti ad
approfondire ulteriormente le diseguaglianze planetarie e, nei paesi più ricchi, a consentire al
padronato di recuperare abbondantemente la parte di potere e di ricchezza messa
pesantemente in discussione negli anni delle grandi conquiste dei lavoratori.
ATTUALITÀ Le strutture dello Stato hanno accompagnato questo processo attraverso
l’emanazione di leggi che hanno contribuito in maniera determinante allo smantellamento dei
diritti dei lavoratori, all’allargamento delle ingiustizie, alla marginalizzazione delle povertà e
alla discriminazione delle diversità; fino agli ultimi famigerati “decreti sicurezza”. Se non
intervenendo direttamente in maniera pesantemente
repressiva e antidemocratica come successo a Genova ben 3 2 anni dopo Piazza Fontana.
Allora si seminarono bombe per diffondere paura e disorientamento, per imporre un rigido
controllo sociale a garanzia del potere; oggi la paura e l’incertezza per un futuro degno sono
parte stessa della condizione sociale dei più, segnata dalla totale precarietà, dalla povertà
diffusa e dalla palese ingiustizia subita.
L’emergenza climatica e l’esodo forzato di milioni di persone, insieme alle guerre sempre più
diffuse e alla perdita quotidiana dei diritti fondamentali sono oggi l’eco sordo di quella
deflagrazione.
Come negli anni '60/'70 studenti, operai, femministe e movimenti sociali lottavano per la
giustizia sociale, oggi un tutto il mondo, dalla Rojava all'America Latina, il rifiuto del sistema
neoliberista e della chiusura degli spazi di partecipazione acquista sempre più forza. Giustizia
ambientale, giustizia di genere, giustizia economica sono le rivendicazioni di un'unica voce che
chiede un mondo libero e degno.
In questo contesto di grave disgregazione sociale, la reiterata protervia nella negazione della
verità a 50 anni dalla strage di Stato e dall'assassinio di Giuseppe Pinelli, ci allarma molto
perché dimostra che la profonda faglia antidemocratica ereditata dal fascismo non si è ancora
completamente chiusa e il pericolo di nuove derive reazionarie non è scongiurato.
Aderiscono:
Milano Antifascista Antirazzista Meticcia e Solidale
Memoria Antifascista
Centro Sociale Cantiere
Csoa Lambretta
Zam
POQ - Partigiani in Ogni Quartiere
ANPI ATM Milano
Rete della Conoscenza
Partito della Rifondazione Comunista Fed. di Milano
Partito Comunista Italiano
Sinistra Anticapitalista
Partito Comunista dei Lavoratori
Sinistra Italiana
Fronte Popolare
Possibile Milano
Brianza Antifascista Antirazzista Antisessista
Marxpedia
CCL-Coordinamento Comunista Lombardia,
Slai Cobas Provinciale Milano
APS EL Pueblo
Comitato 'Non Dimenticarmi'
Zona 3 per la Costituzione
Potere al Popolo Provincia Milano
Centro Culturale Concetto Marchesi
Circolo Legambiente Zanna Bianca
Milano in Comune Municipio 5
Associazione per non dimenticare Varalli e Zibecchi
Ass. Naz. di amicizia Italia - Cuba
Collettivo Kasciavìt
ANPI di Assago
Associazione Culturale Punto Rosso
Amici e compagni di Luca Rossi
Federazione Anarchica - Milano
Ateneo Libertario - Milano
CUB - Confederazione Unitaria di Base
Coordinamento Staffette Podistiche per Bologna
Circolo Proletari Comunisti
ANPI di Cassine (Alessandria)
Fuori Luogo
LUME - Laboratorio Universitario Metropolitano
Non Una Di Meno - Milano
pc 6 dicembre - Prime informazioni dall'India della Settimana dell'Esercito Guerrigliero Popolare di Liberazione
Según diversos medios de prensa se han producido numerosas acciones de propaganda del clandestino Partido Comunista de la India (maoísta) llamando a celebrar la Semana del Ejército Guerrillero Popular de Liberacíon,
Se informa de una batalla entre unidades del EGPL y fuerzas represivas en Jamshedpur, en una zona boscosa de Kuchai. Así mismo se informa de numerosos embanderamientos cerca de la autopista de Tata-Kandra.
Pancartas y carteles maoístas el domingo cerca de la parada de autobús Cherengajhangi en Paikmal-Nupada Road, en el distrito de Bargarh.
Los rebeldes rojos, a través de pancartas y carteles, instaron a la gente local a celebrar su “semana de establecimiento de PLGA” del 2 al 8 de diciembre.
e maoístas en el área del bloque Paikmal. La pancarta mencionaba el nombre del Comité Divisional Gandhamardan-Saria (maoísta).
naxal Maoist
Los rebeldes rojos, a través de pancartas y carteles, instaron a la gente local a celebrar su “semana de establecimiento de PLGA” del 2 al 8 de diciembre.
e maoístas en el área del bloque Paikmal. La pancarta mencionaba el nombre del Comité Divisional Gandhamardan-Saria (maoísta).
naxal Maoist
pc 6 dicembre - Francia - scarcerato il compagno Theo - info Jeunes Revolutionnaires
bentornato e un forte abbraccio dai compagni di 'proletari comunisti/ PCm Italia
a
pc 6 dicembre - Ancora sullo sciopero generale in Francia - notizie dai compagni francesi - la cause du peuple
Contre la réforme des retraites, on continue la lutte : en grève et dans la rue le 10 décembre !
Contro la riforma delle pensioni, continuiamo la lotta: in sciopero e in strada il 10 dicembre!
6 dicembre 2019
All’indomani dell'enorme mobilitazione del 5 dicembre contro l’infame riforma delle pensioni, i sindacati hanno indetto subito un nuovo giorno di sciopero generale interprofessionale per martedì 10 dicembre. Come questo giovedì, 5 dicembre, ci saranno manifestazioni in tutte le città dello stato francese.
Allo stesso tempo, lo sciopero continua in settori chiave dell'economia, tra cui RATP, SNCF e raffinerie. La classe operaia sta creando un vero rapporto di forza con il governo antisociale di Macron e la lotta continuerà probabilmente a crescere nei prossimi giorni e settimane.
Tutte e tutti in sciopero, tutti alla manifestazione del 10 dicembre!
Dans le même temps, la grève continue dans les secteurs clés de l’économie, et notamment à la RATP, à la SNCF et dans les raffineries. La classe ouvrière est en train de créer un réel rapport de force avec le gouvernement anti-social de Macron, et la lutte va très probablement encore s’amplifier dans les prochains jours et les prochaines semaines.
Toutes et tous en grève, toutes et tous en manifestation le 10 décembre !
1,5 millions de manifestants !
Ce jeudi 5 décembre a été marqué au sein de l’État français par la première grande journée de grève et de manifestation contre l’infâme projet de réforme des retraites que le gouvernement Macron souhaite mettre en œuvre.
La grève était prévue depuis plus de deux mois à la RATP, mais c’est bel et bien une grève
pc 6 dicembre - Milano - SI al coordinamento sociale contro la repressione
Dicembre 5, 20190
La manifestazione di Milano il S.I. Cobas, organizzata insieme ai
giovani del quartiere Barona colpiti anch’essi dal divieto di dimora e
con altre associazioni e compagni, ha visto la partecipazione di un
migliaio di persone...
La repressione si combatte con le lotte nelle fabbriche, nelle occupazioni di case, nella scuola, nella sanità ormai a pagamento, con i disoccupati: unendo tutte queste lotte su un piano più politico con rivendicazioni che mettono all’ordine del giorno salario, orario, affitti in una sola rivendicazione sociale.
Sappiamo molto bene che è importante lavorare insieme a chi si pone contro il capitale in tutte le sue sfaccettature per questo proponiamo un coordinamento comune a tutte le forze sociali che stanno subendo la repressione per agire insieme partendo dallo scontro capitale/lavoro.
S.I Cobas Milano
La repressione si combatte con le lotte nelle fabbriche, nelle occupazioni di case, nella scuola, nella sanità ormai a pagamento, con i disoccupati: unendo tutte queste lotte su un piano più politico con rivendicazioni che mettono all’ordine del giorno salario, orario, affitti in una sola rivendicazione sociale.
Sappiamo molto bene che è importante lavorare insieme a chi si pone contro il capitale in tutte le sue sfaccettature per questo proponiamo un coordinamento comune a tutte le forze sociali che stanno subendo la repressione per agire insieme partendo dallo scontro capitale/lavoro.
S.I Cobas Milano
pc 6 dicembre - Info dallo sciopero in Francia - Parigi masse in corteo e scontri
Da un compagno a Parigi un commento sulla giornata di sciopero di ieri a Parigi.
La
tanto attesa data del 5 dicembre è arrivata. Trainata dal protagonismo
degli cheminots, i lavoratori delle ferrovie e dell’azienda del
trasporto pubblico di Parigi, la mobilitazione si è presto espansa alla
pressoché totalità del settore pubblico: lo sciopero dei trasporti si è
trasformato, nel corso della sua costruzione, in sciopero generale, che
ha strabordato a sua volta in forme di opposizione e resistenza alle
politiche di ristrutturazione neoliberale ben oltre semplice giornata di
giovedì. Sciopero illimitato, blocchi, cortei selvaggi, azioni e
occupazioni di piazze hanno preceduto, attraversato e superato la
giornata di ieri: una reale strategia di attacco verticale che punta
direttamente alle stanze dell’Eliseo.
Sono
gli studenti dei licei ad aprire, alla vigilia dello sciopero, le
danze, con blocchi sparsi negli istituti superiori e cortei selvaggi nel
centro della capitale francese. La serrata, messa in campo dalla
dirigenza universitaria della Sorbona, di parte dei poli universitari e
la presenza di agenti armati di fronte alla sua sede centrale è specchio
di un forte timore da parte del potere, causato dal ritrovato
pc 6 dicembre - Ancora immagini dello sciopero in Francia
Studenti, precari, lavoratori, disoccupati, #GiletsJaunes, militanti di organizzazioni politiche e sociali, tutte e tutti hanno manifestato insieme la loro rabbia sociale contro la riforma delle pensioni – ultimo attacco allo Stato sociale da parte del governo Macron – e ancor di più contro questo sistema che genera precarietà, disoccupazione e povertà, che redistribuisce la ricchezza verso l’alto togliendo risorse alle classi popoli, che alimenta la guerra tra poveri, e che foraggia il razzismo e la discriminazione di genere.
Qui sème la misère récolte la colère!
Ce n’est qu’un début continuons le combat!
da pap
pc 6 dicembre - info sullo sciopero in Francia
Secondo i dati “ufficiali”, non degli organizzatori, e quindi senz’altro notevolmente al ribasso, sono stati censiti 510.000 manifestanti in 70 città fuori Parigi, secondo il decryptage di Le Monde…
Per darvi un idea della sproporzione, il quotidiano francese – che comunque dichiara di avere compiuto una stima non esaustiva sul totale – parla di 25.000 a Marsiglia, mentre la CGT del dipartimento di Marsiglia fornisce la cifra di 150.000 persone. Lo stesso a Tolosa: 33.000 per la Prefettura, 100.000 per gli organizzatori!
E rileva comunque una presenza significativa anche nei centri minori oltre a Parigi, Marsiglia, Bordeaux, Lione, Tolosa, comunque molto inferiore alle stime date dai cronisti di testale locali che conoscono meglio le città di cui scrivono…
Le nombre jaune, pagina creata durante la marea gialla per fornire una contabilità precisa,
pc 6 dicembre - Presidi che odiano le donne: Crema, letture anti-violenza bloccate dal preside.
Un’alunna: vergogna. Sospesa dalla scuola....
L’atto di accusa della ragazza è contenuto in un post di 25 righe, dai toni duri, su Facebook: «Ci ha fatto persino staccare i fiocchetti rossi dalle porte». Il dirigente: eventi non concordati. La sindaca Stefania Bonaldi: «Sono con lei»
L’atto di accusa della ragazza è contenuto in un post di 25 righe, dai toni duri, su Facebook: «Ci ha fatto persino staccare i fiocchetti rossi dalle porte». Il dirigente: eventi non concordati. La sindaca Stefania Bonaldi: «Sono con lei»
Il 25 novembre scorso, Giornata mondiale contro la violenza sulle
donne, una studentessa di un liceo di Crema — arrabbiata con il
preside che aveva negato agli alunni di leggere alcune storie di
donne vittime della prepotenza degli uomini, costringendoli a
togliere dalla porta di ogni classe i fiocchetti rossi — su
Facebook aveva denunciato: «Mi vergogno sempre di più della scuola
che frequento». Lo sfogo social le è costato due giorni di
sospensione. Ed è scoppiata la polemica. Il primo a sollevarla era
stato Matteo Piloni, consigliere regionale del Pd, che dopo aver
sentito studenti e genitori, aveva scritto al Provveditore agli
studi, Fabio Molinari, chiedendogli di effettuare una verifica e di
intervenire. Al fianco della studentessa punita, ora si è schierata
la sindaca Stefania Bonaldi.
pc 6 dicembre - IL 1969 OPERAIO 8 - CRONACA DI DICEMBRE - INVITO AL CONVEGNO A MILANO
3 dicembre
TORINO. Alla Fiat sciopero totale dei 20.000 delle carrozzerie che arriva ben presto a paralizzare l’intero ciclo produttivo.
10 dicembre
Un milione e mezzo di braccianti scioperano per il patto nazionale contro il mercato di piazza. Il 26 dic. conquistano 42 ore, 15% di aumento salariale.
12 dicembre
MILANO. Strage di piazza Fontana. Alle 16,37 alla Banca nazionale dell’Agricoltura esplode una bomba: 16 morti e 87 feriti. Dopo, a poche centinaia di metri, un’altra bomba viene rinvenuta alla banca Commerciale italiana. A Roma pochi minuti più tardi esplodono due bombe presso il monumento al milite ignoto e un’altra in un corridoio sotterraneo della BNL. In mattinata vi erano stati movimenti di truppe militari.
13 dicembre
Il governo e la stampa cercano di avvalorare la tesi di una matrice anarchica della strage di Milano. La polizia perquisisce abitazioni e sedi di organizzazioni di sinistra.
15 dicembre
Assassinio dell’anarchico Pinelli alla Questura di Milano.
21 dicembre
Firma del contratto dei metalmeccanici: ottenuta parità salariale tra operai e impiegati, la 13° mensilità e il Consiglio di fabbrica.
24 dicembre
Natale di lotta in diverse fabbriche occupate in tutt’Italia. A Milano, Roma e Bologna manifestano i terremotati del Belice per la ricostruzione.
...E CONTINUA...
pc 6 dicembre - FORMAZIONE OPERAIA - CONCLUDIAMO LO STUDIO DI "STATO E RIVOLUZIONE" (scusate il ritardo)
Concludiamo questo studio sintetizzando i punti principali, e discriminanti in particolare verso l'opportunismo, di questo importante testo in cui Lenin riprende l'analisi di Marx ed Engels sullo Stato e la rivoluzione proletaria.
Invitiamo in particolare i lavoratori, le lavoratrici a leggere integralmente il libro "Stato e rivoluzione".
Questo testo nell'autunno caldo degli operai del 1969 - di cui quest'anno cade il 50° anniversario" - e soprattutto nei primi anni 70, fu uno dei testi principali su cui intere generazioni di avanguardie operaie, di compagni si formarono, maturarono nella comprensione della politica borghese e ne fecero strumento per "illuminare" la lotta immediata in funzione della organizzazione e lotta rivoluzionaria contro l'intero sistema dei padroni e il loro Stato.
1. Lo Stato, prodotto dell'antagonismo inconciliabile tra le classi
Gli ideologi borghesi e piccolo borghesi "correggono" Marx in modo tale che lo Stato appare come l'organo della conciliazione delle classi. Per Marx, se la conciliazione delle classi fosse possibile, lo Stato non potrebbe né sorgere né sussistere. Lo Stato è l'organo del dominio di classe, un organo di oppressione di una classe da parte di un'altra; è la creazione di un "ordine" che legalizza e consolida questa oppressione, moderando il conflitto fra le classi (che significa togliere alle classi oppresse gli strumenti e i mezzi di lotta determinati per rovesciare gli oppressori).
Dice Engels “lo Stato non è una forza imposta dal di fuori alla società”, “lo Stato è un prodotto della società a una certa tappa del suo sviluppo. Lo Stato costituisce la confessione che questa società si è irretita in una contraddizione insanabile con se stessa – che è venuta a trovarsi divisa da antagonismi inconciliabili di cui non può liberarsi".
Ma perché questi antagonismi, queste classi con interessi economici contraddittori, non si divorino l’un l’altro e non divorino in una sterile lotta la società, s’è resa necessaria una forza, in apparenza al di sopra della società, incaricata di moderare il conflitto, di mantenerlo nei limiti dell’ordine: questa forza, uscita dalla società ma che si pone al di sopra di essa e se ne allontana sempre più, è lo STATO.”
Questo prova che lo Stato è il prodotto e la manifestazione degli antagonismi fra classi, - è prova altresì che gli antagonismi di classe sono inconciliabili.
2. Distaccamenti speciali di uomini armati, prigioni, ecc
In cosa consiste la forza dello Stato? In distaccamenti speciali di uomini armati che dispongono dei mezzi per mantenere oppressa la classe proletaria.
Engels: "Il potere pubblico si rafforza a misura che si aggravano gli antagonismi di classe nell'interno
Invitiamo in particolare i lavoratori, le lavoratrici a leggere integralmente il libro "Stato e rivoluzione".
Questo testo nell'autunno caldo degli operai del 1969 - di cui quest'anno cade il 50° anniversario" - e soprattutto nei primi anni 70, fu uno dei testi principali su cui intere generazioni di avanguardie operaie, di compagni si formarono, maturarono nella comprensione della politica borghese e ne fecero strumento per "illuminare" la lotta immediata in funzione della organizzazione e lotta rivoluzionaria contro l'intero sistema dei padroni e il loro Stato.
1. Lo Stato, prodotto dell'antagonismo inconciliabile tra le classi
Gli ideologi borghesi e piccolo borghesi "correggono" Marx in modo tale che lo Stato appare come l'organo della conciliazione delle classi. Per Marx, se la conciliazione delle classi fosse possibile, lo Stato non potrebbe né sorgere né sussistere. Lo Stato è l'organo del dominio di classe, un organo di oppressione di una classe da parte di un'altra; è la creazione di un "ordine" che legalizza e consolida questa oppressione, moderando il conflitto fra le classi (che significa togliere alle classi oppresse gli strumenti e i mezzi di lotta determinati per rovesciare gli oppressori).
Dice Engels “lo Stato non è una forza imposta dal di fuori alla società”, “lo Stato è un prodotto della società a una certa tappa del suo sviluppo. Lo Stato costituisce la confessione che questa società si è irretita in una contraddizione insanabile con se stessa – che è venuta a trovarsi divisa da antagonismi inconciliabili di cui non può liberarsi".
Ma perché questi antagonismi, queste classi con interessi economici contraddittori, non si divorino l’un l’altro e non divorino in una sterile lotta la società, s’è resa necessaria una forza, in apparenza al di sopra della società, incaricata di moderare il conflitto, di mantenerlo nei limiti dell’ordine: questa forza, uscita dalla società ma che si pone al di sopra di essa e se ne allontana sempre più, è lo STATO.”
Questo prova che lo Stato è il prodotto e la manifestazione degli antagonismi fra classi, - è prova altresì che gli antagonismi di classe sono inconciliabili.
2. Distaccamenti speciali di uomini armati, prigioni, ecc
In cosa consiste la forza dello Stato? In distaccamenti speciali di uomini armati che dispongono dei mezzi per mantenere oppressa la classe proletaria.
Engels: "Il potere pubblico si rafforza a misura che si aggravano gli antagonismi di classe nell'interno
pc 6 dicembre - PER NATALE NON CHIEDIAMO NULLA, CI PRENDIAMO LE STRADE! Da Campagne in lotta
Il
comunicato dei lavoratori e delle lavoratrici delle campagne
della
provincia di Foggia e della Piana di Gioia Tauro, oggi in
sciopero.
PER NATALE NON CHIEDIAMO NULLA, CI PRENDIAMO LE STRADE!
BASTA SEGREGAZIONE, VIOLENZA E SFRUTTAMENTO: DOCUMENTI PER TUTTI/E!
Si
avvicina il Natale, le feste e i buoni propositi...e noi oggi, 6
dicembre 2019, apriamo la stagione natalizia ricordandovi che cosa
succede nelle campagne italiane. Oggi blocchiamo.
Abbiamo
deciso di organizzarci e scioperare ancora una volta e oggi scendiamo
in strada uniti e unite, italiani ed immigrati, per rispondere alla
repressione, agli sgomberi e alle leggi che ci vogliono sempre più
controllati e sfruttati.
Lo
facciamo contemporaneamente dalla provincia di Foggia alla piana di
Gioia Tauro, due dei territori dove molti di noi lavoratori e
lavoratrici delle campagne vivono, e dove troppi di noi sono
giovedì 5 dicembre 2019
pc 5 dicembre - RICHIEDETE L'OPUSCOLO "360°" - da Tavolo 4
Stanno arrivando varie richieste, da realtà
di donne, da nodi di Nudm da città del nord,
centro, dal sud, dell'opuscolo degli Atti del
seminario teorico estivo - che abbiamo intitolato
"360".
Pensiamo che questo opuscolo
esca al momento giusto, per rispondere ad un’esigenza
di approfondimento, dibattito su linee, concezioni,
analisi, prassi nel movimento femminista e delle donne
più in generale, che evidentemente c’è.
Invitiamo quindi a
richiedercelo - scrivendo a: mfpr.naz@gmail.com,
e invitiamo anche a diffondere, affiggere nelle realtà
in cui sono presenti donne, sia realtà lavorative, sia
scuole, università, realtà sociali di lotta, la
locandina dell'opuscolo.
Vorremmo, se è possibile, presentarlo direttamente nelle città, perchè, appunto, sia occasione di dibattito e confronto aperto - anche critico -, per avanzare insieme.
Vorremmo, se è possibile, presentarlo direttamente nelle città, perchè, appunto, sia occasione di dibattito e confronto aperto - anche critico -, per avanzare insieme.
pc 5 dicembre - Il grande sciopero in Francia in corso - 2
Transports, écoles et hôpitaux au ralenti. Les cheminots et les agents RATP sont appelés par différents syndicats à faire grève, jeudi 5 décembre,
contre la réforme des retraites. Ils ont été rejoints par d'autres
salariés et agents des services publics mais aussi des avocats, des
pompiers… Le secrétaire d'Etat aux Transports, Jean-Baptiste Djebbari a
indiqué depuis la gare de Bercy en tout début de matinée rester "en contact constant avec les syndicats pour avancer et espérer une sortie rapide de crise". Suivez la journée de mobilisation ainsi que les manifestations, à Paris et dans les régions, en direct sur franceinfo.fr.
Les grandes villes également concernées. Des manifestations sont organisées en régions dès la matinée. Ce sera le cas notamment à Lyon, à Nantes (Loire-Atlantique), Angers (Maine-et-Loire) ou
pc 5 dicembre - Il grande sciopero in Francia è in corso - bloccata ArcelorMittal di Florange
Grève du 5 décembre : Paris, La Réunion, Metz, Toulouse…
Le site ArcelorMittal de Florange temporairement bloqué
Des grévistes FO et CGT ont bloqué l’accès au site ArcelorMittal de Florange (Moselle) jeudi matin. Les salariés non grévistes ont toutefois pu accéder au site, seuls les camions de livraison ont été imm
"On souhaite le retrait pur et simple de cette réforme, qui n’est finalement qu’un détail d’un système inégalitaire que nous combattons dans sa globalité. Ce que nous voulons, c’est plus de justice sociale", souligne Noriah Ayad, 59 ans, qui travaille comme secrétaire technique dans un cabinet d’architectes. Vêtue d’un gilet jaune, la bientôt sexagénaire explique qu’elle n’avait auparavant jamais "posé de préavis de grève de sa vie".
Amandine Guyard, 43 ans, Atsem (Agent territorial spécialisé des écoles maternelles) dans une école de La Tronche, dans la banlieue grenobloise, craint que cette réforme ait des conséquences sur la pratique d’un métier "physiquement difficile" et la qualité des enseignements dispensés aux enfants. "Je me vois mal aller à la retraite à 64 ans. Les Atsem ont déjà du mal à aller jusqu’à la retraite. J’ai trois enfants et je m’inquiète pour leur avenir", affirme-t-elle, arborant un tee-shirt sur lequel il est inscrit : "métier formidable pour salaire fort minable".
A Toulouse, opération escargot et vols annulés
Les Toulousains s'attendent à une forte journée de mobilisation et celle-ci a effectivement débuté sur le périphérique où une opération escargot a été menée dès 6 heures du matin. Voitures au ralenti, palettes brûlées, quelques bouchons se sont formés jusqu'à environ 9 h 30. Côté transports, donc, si les deux lignes de métro fonctionnent, ainsi que le tramway, de nombreux bus ont été annulés ou déviés sur de nouveaux itinéraires.
A l'aéroport de Blagnac, une centaine de vols ont été annulés mercredi soir et les compagnies conseillent aux voyageurs de reporter leurs vols aujourd'hui. Dans l'éducation, on s'attend à une mobilisation record dans tous les secteurs. Mercredi, l'université du Mirail et les étudiants de sciences-politiques ont voté le blocage. La justice, les policiers et les pompiers fonctionneront au ralenti. Ce matin, les intermittents du spectacle se retrouvent au Théâtre de la Cité à 10 heures pour une assemblée générale "inter-luttes". Quant à la manifestation, elle débutera à 14 heures à partir du quartier Saint-Cyprien.
Des manifestants se dirigent vers le centre de Brest, sur le pont de l’Harteloire, le 5 décembre
2 400 et 8 000 manifestants à la Réunion
A Saint-Denis, la manifestation a rassemblé 8 000 personnes selon le secrétaire départemental de la CGT Réunion, Ivan Hoarau. La préfecture annonce, elle, un chiffre de 2 400 manifestants. "Nous avons recompté trois fois", précise une source policière. Aucun incident n’a été déploré. Le cortège s’est déroulé dans une atmosphère conviviale et souvent en musique.
"Nous nous félicitons de ce rassemblement, ajoute Ivan Hoarau. La situation l’imposait. Il est urgent d’agir. Ceux qui tablaient sur la fin du syndicalisme se sont trompés."
Marie-Hélène D’or, secrétaire départementale de la FSU, parle d’une "manifestation réussie." "Nous avons rassemblé beaucoup de monde : enseignants, personnels de santé, policiers, fonctionnaires territoriaux... Pour le privé, c’est plus compliqué."
"On a réussi à expliquer les enjeux de cette réforme", se félicite Éric Marguerite, secrétaire départemental FO.La mobilisation contre la réforme des retraites, jeudi, s’annonce massive. 245 rassemblements et manifestations ont été déclarés dans tous le pays, selon le ministre de l’intérieur, qui dit également s’attendre à la présence de « black blocs » et de « gilets jaunes radicaux » dans les cortèges
La mobilisation contre la réforme des retraites, jeudi, s’annonce massive. 245 rassemblements et manifestations ont été déclarés dans tous le pays, selon le ministre de l’intérieur, qui dit également s’attendre à la présence de « black blocs » et de « gilets jaunes radicaux » dans les cortèges
À Grenoble, un rassemblement a été organisé dans une rue du centre-ville située à proximité de la gare ferroviaire. Le cortège, encadré par les syndicats et les forces de l’ordre, doit s’élancer ensuite vers le principal parc de la ville en empruntant deux de ses grands axes. Plusieurs milliers de personnes sont présente
#Rennes
*L'université Rennes 2 est bloquée depuis l'aube.
*Fermeture administrative à l'IEP.
*Plusieurs barrages ont été mis en place par des manifestants à différents points d'entrée de la ville - intervention des forces de l'ordre dans certains cas.@lemondefr @lemondelive
pc 5 dicembre - IL REGALO DI NATALE ALLA FCA, 27 MILIONI DI EURO
Posted by Operai Contro
Patuanelli firma il decreto, 27 milioni di euro dal MISE agli azionisti di FCA. Agli operai in contratto di solidarietà nemmeno un euro, devono vivere in miseria in attesa di un improbabile rientro
Noi
operai alla Fiat di Melfi e nell’indotto facciamo pochissime giornate
di lavoro e se ci lamentiamo non è certo perché il lavoro in
fabbrica ci piace ed è buono, ma solo perché prendiamo quattro
soldi con tutta la cassa integrazione che ci fanno fare.
Alcuni di noi non raggiungono nemmeno le dieci giornate di lavoro al mese, il resto si resta a casa con la miseria dei quattro soldi del contratto di solidarietà che somiglia al reddito di cittadinanza che danno a quelli più poveracci di noi.
In fabbrica, quando andiamo, si lavora che sembra di essere a cottimo e si fa a gara fra turni a chi
Alcuni di noi non raggiungono nemmeno le dieci giornate di lavoro al mese, il resto si resta a casa con la miseria dei quattro soldi del contratto di solidarietà che somiglia al reddito di cittadinanza che danno a quelli più poveracci di noi.
In fabbrica, quando andiamo, si lavora che sembra di essere a cottimo e si fa a gara fra turni a chi
pc 5 dicembre - La Nato nello spazio - aumenti alle stelle delle spese militari - Un contributo
L'Alleanza atlantica nello spazio. Costi alle stelle
Manlio Dinucci | ilmanifesto.it
03/12/2019
Si svolge a Londra, oggi con cerimonie ufficiali ma sostanzialmente domani 4 dicembre, il Consiglio Nord Atlantico dei capi di stato e di governo che celebra il 70° anniversario della Nato, definita dal segretario generale Jens Stoltenberg «l'alleanza di maggiore successo nella storia».
Un «successo» innegabile. Da quando ha demolito con la guerra la Federazione Jugoslava nel 1999, la Nato si è allargata da 16 a 29 paesi (30 se ora ingloba la Macedonia), espandendosi ad Est a ridosso della Russia. «Per la prima volta nella nostra storia - sottolinea Stoltenberg - abbiamo truppe pronte al combattimento nell'Est della nostra Alleanza». Ma l'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico è andata oltre, estendendo le sue operazioni belliche fin sulle montagne afghane e attraverso i deserti
Manlio Dinucci | ilmanifesto.it
03/12/2019
Si svolge a Londra, oggi con cerimonie ufficiali ma sostanzialmente domani 4 dicembre, il Consiglio Nord Atlantico dei capi di stato e di governo che celebra il 70° anniversario della Nato, definita dal segretario generale Jens Stoltenberg «l'alleanza di maggiore successo nella storia».
Un «successo» innegabile. Da quando ha demolito con la guerra la Federazione Jugoslava nel 1999, la Nato si è allargata da 16 a 29 paesi (30 se ora ingloba la Macedonia), espandendosi ad Est a ridosso della Russia. «Per la prima volta nella nostra storia - sottolinea Stoltenberg - abbiamo truppe pronte al combattimento nell'Est della nostra Alleanza». Ma l'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico è andata oltre, estendendo le sue operazioni belliche fin sulle montagne afghane e attraverso i deserti
pc 5 dicembre - L'AZIONE DELLO SLAI COBAS SC ALL'ARCELORMITTAL A TARANTO
Forte denuncia del piano Mittal questa mattina alla port.A di ArcelorMittal, ascoltata con attenzione dagli operai.
Denunciati i numeri degli esuberi e la rivisitazione dei contratti
denunciato come l'accordo del 6 settembre 2018 abbia favorito finora i padroni
denunciata l'ambiguità del governo
Criticata la posizione Usb e ambientalisti antioperai che, chiedendo la chiusura dell'Ilva, favoriscono l'attacco del padrone e smobilitano gli operai
Rivendicata la piattaforma e la linea di lotta dello Slai cobas pe il sindacato di classe
L'iniziativa prosegue domani alla port. D.
IL PIANO PRESENTATO DALLA MITTAL PORTEREBBE A:
migliaia di esuberi - per cui il "meglio" della prospettiva sarebbe una mega cassintegrazione - con Taranto che diventerebbe la citta' con più cassintegrati a livello europeo - costo che tra l'altro ricadrebbe sulla collettività;
più sfruttamento per i lavoratori che restano, dato che comunque la Mittal vuole portare la produzione a 6 milioni di tonnellate dal 2021;
revisione in peggio dei contratti dei lavoratori, con decurtazione salariale, cancellazione di indennità (che sono legate alla lavorazione in siderurgia);
a parte la previsione del forno elettrico, non c'è un avanzamento sul piano delle bonifiche, di risanamento impianti, viene invece ridotta la copertura dei parchi minerali, senza spiegarne la motivazione.
LO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE DICE:
QUESTA
PIATTAFORMA E' TUTT'ALTRA COSA DAL"RISPETTO E RITORNO ALL'ACCORDO DEL
6.9.18" (COME INVECE CHIEDONO I SINDACATI CONFEDERALI).
E' quell'accordo - che già ha concesso di tener fuori 2600 operai e accettato le condizioni della Mittal - che ha dato forza alla Mittal e potere di ricatto.
Ciò che non può essere è che ArcelorMittal e i padroni dell'acciaio possano tranquillamente continuare a fare profitti, che il governo vada incontro alle richieste della Mittal, e che solo gli operai e le masse popolari devono subire i danni.
Denunciati i numeri degli esuberi e la rivisitazione dei contratti
denunciato come l'accordo del 6 settembre 2018 abbia favorito finora i padroni
denunciata l'ambiguità del governo
Criticata la posizione Usb e ambientalisti antioperai che, chiedendo la chiusura dell'Ilva, favoriscono l'attacco del padrone e smobilitano gli operai
Rivendicata la piattaforma e la linea di lotta dello Slai cobas pe il sindacato di classe
L'iniziativa prosegue domani alla port. D.
IL PIANO PRESENTATO DALLA MITTAL PORTEREBBE A:
migliaia di esuberi - per cui il "meglio" della prospettiva sarebbe una mega cassintegrazione - con Taranto che diventerebbe la citta' con più cassintegrati a livello europeo - costo che tra l'altro ricadrebbe sulla collettività;
più sfruttamento per i lavoratori che restano, dato che comunque la Mittal vuole portare la produzione a 6 milioni di tonnellate dal 2021;
revisione in peggio dei contratti dei lavoratori, con decurtazione salariale, cancellazione di indennità (che sono legate alla lavorazione in siderurgia);
a parte la previsione del forno elettrico, non c'è un avanzamento sul piano delle bonifiche, di risanamento impianti, viene invece ridotta la copertura dei parchi minerali, senza spiegarne la motivazione.
LO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE DICE:
nessun
esubero, nessun licenziamento nell'appalto, tutti i cassintegrati ex
Ilva devono rientrare, ponendo gli operai non impiegati nella produzione
nell'attività di bonifiche/ristrutturazione impianti, attraverso anche
una riqualificazione professionale che però deve avvenire con una
formazione in corso di lavoro.
A questo si deve unire un prepensionamento, sia per l'amianto, sia perchè 25 anni bastano in una fabbrica siderurgica.
Come
è più che legittimo pretendere, appunto in una fabbrica siderurgica
comunque a rischio, che vi sia una riduzione dell'orario di lavoro a
parità di paga, in AM e nell'appalto.
E' quell'accordo - che già ha concesso di tener fuori 2600 operai e accettato le condizioni della Mittal - che ha dato forza alla Mittal e potere di ricatto.
Ciò che non può essere è che ArcelorMittal e i padroni dell'acciaio possano tranquillamente continuare a fare profitti, che il governo vada incontro alle richieste della Mittal, e che solo gli operai e le masse popolari devono subire i danni.
pc 5 dicembre - IL PIANO DI ARCELORMITTAL: 4700 ESUBERI E PEGGIORAMENTO DEL CONTRATTO PER CHI RESTA CON PIU' SFRUTTAMENTO - RESPINGERLO SUBITO!
Dalla stampa - Un totale di 4.700 esuberi nei prossimi 3 anni. L’occupazione nel particolare scenderebbe di 2900 unità subito nel 2020 per poi aumentare ulteriormente nel 2023 fino a 4.900 lavoratori, quando verrà spento l’altoforno 2 e attivato un forno elettrico in grado di garantire 1,2 milioni di tonnellate di acciaio “pulito”. È questa la condizione posta da ArcelorMittal per restare a Taranto.
Si passerebbe, quindi, dai 10.789 occupati nel 2019 ai 6.098 del 2023.
La produzione industriale degli impianti dell’Ex Ilva di ArcelorMittal sarà di 6 milioni di tonnellate a partire dal 2021.
Il nuovo piano industriale 2020-2024 di ArcelorMittal Italia prevede nel 2023 la fermata del forno Afo2 e la marcia della sola linea D di agglomerato e la massa di produzione del forno elettrico ad Arco Eaf. La realizzazione del nuovo Eaf sarà con una soluzione "ibridà con caricamento di rottame e ghisa liquida dovrebbe permettere, nelle previsioni dell'azienda, una produzione di acciaio di alta qualità.
Ma non ci sono solo gli esuberi. La Mittal richiede anche una revisione dei contratti per i
La produzione industriale degli impianti dell’Ex Ilva di ArcelorMittal sarà di 6 milioni di tonnellate a partire dal 2021.
Il nuovo piano industriale 2020-2024 di ArcelorMittal Italia prevede nel 2023 la fermata del forno Afo2 e la marcia della sola linea D di agglomerato e la massa di produzione del forno elettrico ad Arco Eaf. La realizzazione del nuovo Eaf sarà con una soluzione "ibridà con caricamento di rottame e ghisa liquida dovrebbe permettere, nelle previsioni dell'azienda, una produzione di acciaio di alta qualità.
Ma non ci sono solo gli esuberi. La Mittal richiede anche una revisione dei contratti per i
mercoledì 4 dicembre 2019
pc 4 dicembre - GRETA E TUTTI GLI ALTRI - QUAL E' LA DIFFERENZA?
C'è un piccolo problema - che in ultima analisi è di classe: le studentesse, gli studenti, i giovani lavoratori pendolari, i proletari, contadini, i bambini in India come in tutti i paesi del mondo, non viaggiano in barca a vela, non possono permettersi di "scegliere" come muoversi, non hanno nè soldi, nè hanno televisioni al seguito a denunciare la loro condizione. E allora questi ragazzi, lavoratori devono respirare l'aria pestifera dei treni, viaggiare con l'amianto... Sarà che non hanno coscienza "ecologica"... Ma hanno la coscienza che è tutta la loro vita che vogliono cambiare!
E questo non lo possono, non lo vanno a chiedere ai consessi dei potenti - a loro non li riceve spesso neanche il sindaco di un paesino... - ma devono fare dure lotte e rivoluzioni, essere repressi, a volte uccisi, per avere un mondo giusto, nuovo, pulito.
Ma, appunto: la classe non è acqua...
pc 4 dicembre - INCONTRI ILVA/ARCELORMITTAL/GOVERNO: COMUNQUE MIGLIAIA DI ESUBERI...
Da parte di Mittal va a questo incontro con il piano di mantenere la
produzione sui 4 milioni di tonnellate, puntare su 2 altiforni con al
produzione così com'è ora e un terzo a gas - ma ribadisce in pieno i
5mila esuberi.
Da parte del governo, punta a dare anzicchè avere: date sul fronte dell'immunità penale, sul prezzo d'affitto, sull'ammorbidire l'intervento della magistratura soprattutto sui tempi - gli esuberi sono messi in conto al massimo, coinvolgendo i sindacati, si tratterà su un loro dimezzamento.
D'altra parte la discesa a Taranto praticamente di quasi tutti i ministri, tutta puntata su una presenza di immaginei , in cui alla sostanza si sostituiscono parole e fumo, è la palese dichiarazione che gli esuberi ci saranno eccome e si vuole attutirne l'impatto con una futuribile occupazione nel cosiddetto "cantiere Taranto", che tra l'altro vorrà dire niente occupazione per la marea di disoccupati, ultraprecari di Taranto.
Il "cantiere Taranto" vorrebbe essere nelle intenzioni del governo anche una risposta a coloro, ambientalisti e associazioni, che chiedono una riconversione economica, salvo vedere poi che tra i progetti "alternativi" di cui si parla vi è un rafforzamento dell'Arsenale che può essere solo sul fronte delle navi per la guerra e che, come e più del passato, porterebbe anch'esso ad un alto grado di inquinamento, prima di tutto del mare.
Da parte dei sindacati confederali, si lamentano di non essere stati finora coinvolti, ma il loro coinvolgimento ci sarà per far passare gli esuberi, su cui al massimo si tratterà sui numeri e sulle forme: non a caso la Re David della Fiom dice "NO ai licenziamenti", ma non dice No alla cassintegrazione; e nessuna piattaforma viene portata.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe dice nessun esubero, anzi i cassintegrati Ilva devono rientrare, ponendo gli operai che non vengono impiegati nella produzione nell'attività di bonifiche/ristrutturazione impianti, attraverso anche una riqualificazione professionale che però deve avvenire con una formazione in corso di lavoro.
A questo si deve unire un prepensionamento, sia per l'amianto, sia perchè 25 anni bastano in una fabbrica siderurgica.
Come è più che legittimo pretendere, appunto in una fabbrica siderurgica comunque a rischio, che vi sia una riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga.
Ciò che non può essere è che ArcelorMittal e i padroni dell'acciaio devono continuare a fare profitti; il governo deve venire incontro alle richieste del capitale, e solo gli operai e le masse popolari devono subire i danni.
Da parte del governo, punta a dare anzicchè avere: date sul fronte dell'immunità penale, sul prezzo d'affitto, sull'ammorbidire l'intervento della magistratura soprattutto sui tempi - gli esuberi sono messi in conto al massimo, coinvolgendo i sindacati, si tratterà su un loro dimezzamento.
D'altra parte la discesa a Taranto praticamente di quasi tutti i ministri, tutta puntata su una presenza di immaginei , in cui alla sostanza si sostituiscono parole e fumo, è la palese dichiarazione che gli esuberi ci saranno eccome e si vuole attutirne l'impatto con una futuribile occupazione nel cosiddetto "cantiere Taranto", che tra l'altro vorrà dire niente occupazione per la marea di disoccupati, ultraprecari di Taranto.
Il "cantiere Taranto" vorrebbe essere nelle intenzioni del governo anche una risposta a coloro, ambientalisti e associazioni, che chiedono una riconversione economica, salvo vedere poi che tra i progetti "alternativi" di cui si parla vi è un rafforzamento dell'Arsenale che può essere solo sul fronte delle navi per la guerra e che, come e più del passato, porterebbe anch'esso ad un alto grado di inquinamento, prima di tutto del mare.
Da parte dei sindacati confederali, si lamentano di non essere stati finora coinvolti, ma il loro coinvolgimento ci sarà per far passare gli esuberi, su cui al massimo si tratterà sui numeri e sulle forme: non a caso la Re David della Fiom dice "NO ai licenziamenti", ma non dice No alla cassintegrazione; e nessuna piattaforma viene portata.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe dice nessun esubero, anzi i cassintegrati Ilva devono rientrare, ponendo gli operai che non vengono impiegati nella produzione nell'attività di bonifiche/ristrutturazione impianti, attraverso anche una riqualificazione professionale che però deve avvenire con una formazione in corso di lavoro.
A questo si deve unire un prepensionamento, sia per l'amianto, sia perchè 25 anni bastano in una fabbrica siderurgica.
Come è più che legittimo pretendere, appunto in una fabbrica siderurgica comunque a rischio, che vi sia una riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga.
Ciò che non può essere è che ArcelorMittal e i padroni dell'acciaio devono continuare a fare profitti; il governo deve venire incontro alle richieste del capitale, e solo gli operai e le masse popolari devono subire i danni.
pc 4 dicembre - "I RESPINGIMENTI DEI MIGRANTI SONO ILLEGALI" - Una buona sentenza
"Sentenza importante quella emessa dal Tribunale di Roma, secondo cui i respingimenti sono illegali e i migranti che li subiscono hanno diritto a vedersi risarcire il danno e a presentare domanda di protezione internazionale nel paese che li ha respinti.
La sentenza è stata emessa nei giorni scorsi dal Tribunale civile di Roma. Il ricorso era stato presentato dall’Associazione per gli Studi Giuridici per l’Immigrazione (Asgi) e da Amnesty International Italia. Secondo il Tribunale di Roma, un gruppo di migranti soccorsi da una nave militare italiana e respinti hanno diritto al risarcimento da una parte e all’ingresso in territorio italiano per procedere alla domanda di protezione internazionale nel nostro paese.
I fatti risalgono al 27 giugno del 2009. Una nave militare italiana intercettò un gommone con il motore in avaria. A bordo c’erano 89 migranti (di cui 75 eritrei, 9 donne e 3 bambini), che, però, non vennero fatti sbarcare in un porto italiano, ma vennero riportati in Libia, da dove erano partiti.
Allora il ministro dell’Interno era il leghista Roberto Maroni, che in quell’occasione commentò l’episodio ritenendolo una vera e propria vittoria: “Svolta storica contro i clandestini, è un nuovo modello di contrasto in mare per chi cerca di arrivare illegalmente”.
Amnesty International Italia e l’Associazione per gli Studi Giuridici per l’Immigrazione tre anni fa hanno presentato ricorso al tribunale civile di Roma per quegli 89 migranti: il 28 novembre 2019 è stata pronunciata la sentenza che ha dato ragione a quei migranti e che costituisce di fatto un precedente importante per tutti gli altri respingimenti avvenuti in passato e che potrebbero avvenire in futuro".
pc 4 dicembre - Sul grande sciopero in Francia del 5 dicembre - materiali dai compagni francesi
cercheremo di tradurre
Alors que le grand mouvement de grève contre l’infâme réforme des retraites à partir du 5 décembre approche, les informations qui tombent les unes après les autres font état d’une mobilisation historique. Le point secteur par secteur.
À la SNCF
La direction de la SNCF a annoncé ce mardi 3 décembre quel sera l’état du trafic jeudi 5 décembre. La mobilisation s’annonce historique : 90% des trains seront annulés. Seuls 3% des TER circuleront, il n’y aura presque aucun intercité, seul un TGV sur 10 fonctionnera, et il y aura entre un et quatre RER par heure en heure de pointe. De l’aveu même de la direction de la SNCF, le mouvement s’annonce encore plus fort que celui du printemps 2018 contre la réforme ferroviaire !
Dans les transports en commun des grandes villes
À Paris, la RATP a annoncé que 11 lignes de métro seront à l’arrêt complet, que trois autres lignes (les lignes 4, 7 et 9 seront très fortement perturbées) et que les deux seules lignes qui fonctionneront
décembre 3, 2019
/ La Cause du Peuple
Alors que le grand mouvement de grève contre l’infâme réforme des retraites à partir du 5 décembre approche, les informations qui tombent les unes après les autres font état d’une mobilisation historique. Le point secteur par secteur.
À la SNCF
La direction de la SNCF a annoncé ce mardi 3 décembre quel sera l’état du trafic jeudi 5 décembre. La mobilisation s’annonce historique : 90% des trains seront annulés. Seuls 3% des TER circuleront, il n’y aura presque aucun intercité, seul un TGV sur 10 fonctionnera, et il y aura entre un et quatre RER par heure en heure de pointe. De l’aveu même de la direction de la SNCF, le mouvement s’annonce encore plus fort que celui du printemps 2018 contre la réforme ferroviaire !
Dans les transports en commun des grandes villes
À Paris, la RATP a annoncé que 11 lignes de métro seront à l’arrêt complet, que trois autres lignes (les lignes 4, 7 et 9 seront très fortement perturbées) et que les deux seules lignes qui fonctionneront
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