Iran-Israele, quei 2.300 militari italiani che potrebbero finire sotto tiro
di Gianluca Di FeoDal Libano al Mar Rosso, dall’Iraq al Kuwait, cresce la preoccupazione per i nostri contingenti in caso di un allargamento del conflitto
Dal Libano al Mar Rosso, dall’Iraq al Kuwait, cresce la preoccupazione per i nostri contingenti in caso di un allargamento del conflitto
di laura tussi
La legge 185 del 1990 è uno strumento fondamentale che garantisce trasparenza sui finanziamenti all’industria bellica. Oggi questa trasparenza è in pericolo. Ne abbiamo parlato con Alex Zanotelli, che ha ripercorso il processo che ha portato all’approvazione di questo testo più di trent’anni fa e ha avanzato alcune proposte su come fronteggiare le minacce che si trova ad affrontare oggi.
Avete mai sentito parlare della legge 185? Probabilmente no, ma soprattutto in questa epoca in cui i conflitti che coinvolgono indirettamente il nostro paese non accennano a diminuire di intensità, è un testo fondamentale. Prima di tutto la legge 185 è nata nel 1990 dalla spinta di un grande movimento popolare che includeva I beati costruttori di pace, con Don Tonino Bello e altre numerose associazioni. E poi includeva tutte le organizzazioni di base, anche del mondo cattolico.
«All’epoca persi il mio incarico di direttore di Nigrizia proprio per le mie denunce sulle armi», ricorda Alex Zanotelli. «Penso che anche questo brutale provvedimento abbia ispirato tutto questo movimento consentendo di far approvare questa legge, che è un unicum in Europa». Con padre Zanotelli affrontiamo dunque la discussione sulla drammatica attualità, che rischia di vanificare i risultati ottenuti da quella grande mobilitazione.
Il Senato ha approvato le modifiche alla legge 185/90 che regolamenta le esportazioni di armi convenzionali. Con queste modifiche si vogliono cancellare gli obblighi di trasparenza e rendicontazione in Parlamento su export di armi e relativi finanziamenti. Se la legge passerà non sarà più possibile avere la lista delle banche armate e sarà compromessa la trasparenza.
Penso che non tutti facilmente conoscano la legge 185. Prima di tutto la 185 è una legge che è nata nel 1990; nata dietro la spinta di un grande movimento popolare che includeva I beati costruttori di pace all’Arena di Verona con Don Tonino Bello e altre numerose associazioni.
E poi includeva tutte le organizzazioni di base anche cattoliche. Inoltre ero stato defenestrato dal ruolo di direttore di Nigrizia proprio per le mie denunce sulle armi. Anche questo brutale provvedimento penso che abbia ispirato tutto questo movimento e abbiamo ottenuto così questa legge che è unica, è un unicum in Europa e non esiste una legge con questi estremi in tutta Europa e in molti Paesi. Praticamente cosa dice la legge: un controllo prima di tutto parlamentare sulle armi e è fondamentale questo ed è proprio questo controllo che permette al parlamento di dare ogni anno a proposito i nomi delle banche che pagano per le armi.
La supervisione sulle armi per noi è fondamentale per conoscere e poi boicottare le banche che pagano per gli armamenti. Non avremmo mai potuto far anche la campagna contro le banche armate se non avessimo avuto questo strumento. Per esempio oggi sappiamo che l’80% degli investimenti sono impiegati per costruire armi – chiaramente costruire armi significa che bisogna avere finanziamenti dalle banche – per cui l’80% di questi soldi per la costruzione di armi in Italia proviene da tre banche Unicredit, Intesa Sanpaolo, Deutsche Bank.
L’80% e quindi cominciamo da questo dato. E poi la campagna ha disturbato il governo però non è stata finora veramente praticata. Il problema è in sostanza etico. Come faccio a mettere i miei soldi in una banca che costruisce strumenti di morte che poi vanno a uccidere persone in guerra. Menziono sempre il grande teologo che ha partecipato al concilio Vaticano secondo Monsignor Chiavacci di Firenze. Bravissimo. Conosceva il problema finanziario meglio di tanti altri intellettuali e economisti e diceva che è un dovere etico e morale per un cristiano, ma anche per ogni cittadino, sapere dove mette i propri soldi e come quegli investimenti vengono utilizzati.
Questo principio fondamentale che è stato alla base della campagna contro le banche armate
Il supporto delle studentesse e degli studenti dopo l'archiviazione del procedimento disciplinare che colpiva la libertà di insegnamento. |
...ma la scuola è finita sui giornali lo stesso, stavolta proprio per la denuncia di censura degli studenti..."
Gli Usa contano su Meloni per sfruttare gli asset russi. Verso il G7 di Puglia
L’Italia più soldati in Niger: “Ci hanno promesso il ritorno alla democrazia”
ll generale Figliuolo: “Non si può lasciare spazio nel Sahel a russi e cinesi, quel Paese è strategico per i flussi di migranti”
di Nicolò Fagone La Zita
La relazione annuale sul Lorusso e Cutugno: 1.429 detenuti (la capienza è di 1.029) e cinque suicidi nel 2023
L’ultimo caso appena 5 giorni fa, quando una ragazza ha cercato di suicidarsi nella sua cella, all’interno della casa circondariale Lorusso e Cutugno. E non si è trattato della prima volta. La 23enne soffre di disturbi psichici, e altre persone detenute hanno raccontato ai propri familiari che avrebbe subito maltrattamenti dagli agenti penitenziari. Saranno le indagini a far luce sul caso, che allo stesso tempo offre comunque uno spaccato fedele sul contesto di disagio e sofferenza che si respira nel carcere torinese (e non solo).
La conferma arriva direttamente dalla relazione annuale, che analizza la situazione delle persone private della loro libertà personale al Lorusso e Cutugno e all’istituto penale per minorenni Ferrante Aporti. A Torino nel 2023 si sono registrati 5 suicidi (69 in tutta Italia), l’ultimo il 24 marzo, e quasi 60 carcerati hanno compiuto gesti «anticonservativi».
E nel frattempo il numero delle persone detenute continua a salire, mentre parallelamente
La repressione non spegne ma alimenta la protesta
una cronaca
Vi avevamo narrato giorni fa dell’occupazione del Rettorato della Federico II, da parte della Rete Studenti per la Palestina all’alba di un lunedi difficile a Napoli, alle prese anche con le celebrazioni della Nato al teatro San Carlo. E relative botte pesanti ai protestatari. 8 ragazzi feriti.
Occupazione che chiedeva lo stop ad ogni collaborazione con Israele dell’università più grande del meridione. Stop ai bandi Maeci che prevedono accordi con le istituzioni israeliane e stop a collaborazioni con Med-or, la fondazione della Leonardo Spa, dove nel Comitato scientifico vi è anche il rettore Matteo Lorito.
Vi avevamo anche narrato di un rettore però silente. Invece, 3 giorni dopo, a sorpresa o forse no, rende
La direttiva proposta dalla Commissione europea approvata all’Ecofin con due sole eccezioni: Italia e Ungheria. Un mini blocco che ha deciso di dichiarare guerra ai verdi e a chi propone soluzioni contro le emissioni che stanno distruggendo il pianeta.
leggi e fai circolare l'articolo del 10 aprile
Riprendiamo la vicenda di Ilaria Salis. Ne abbiamo parlato anche in altre precedenti trasmissioni e in articoli nel blog proletari comunisti fino a pochi giorni fa, fino alla stessa denuncia da parte del padre di Ilaria Salis su quello che sta succedendo in Ungheria dicendo che è Orban che sta facendo di questa questione una questione politica, di fronte al fatto che tutti, compreso il governo italiano - poi ne parliamo brevemente - stanno dicendo che la questione non è politica, non deve diventare politica.
Ma oggi la riprendiamo, non tanto per ricordare le ultime vicende che già sono di dominio pubblico, ma per un aspetto specifico.
Noi pensiamo - e i fatti lo dimostrano - che questa vicenda di Ilaria Salis è importante non solo dal punto di vista anche della stessa democrazia, degli stessi diritti democratici borghesi, della denuncia di una repressione fascista che viene portata avanti nei confronti di Ilaria, ma ne vogliamo parlare dal punto di vista dei proletari, cioè che questa battaglia, questa vicenda, è importante e deve interessare i proletari italiani come le masse ungheresi, è una vicenda che aiuta la battaglia sia in Ungheria contro il governo Orban, sia in Italia contro il governo Meloni.
Ora, che cosa sta accadendo in Ungheria?
Proprio nel fine settimana scorsa c'è stata una grandissima manifestazione a Budapest di decine e decine di migliaia di persone scese in piazza in maniera anche spontanea per denunciare in particolare la corruzione del governo Orban che invece viene coperta dallo stesso Orban.
Noi abbiamo avuto notizie dirette da Budapest di come stava andando la manifestazione.
Cosa dicevano i cartelli, gli striscioni? I cartelli dicevano “anche le strade intorno alla piazza di Kossuth sono piene di dimostranti. Ungheresi, non abbiate paura”. E poi sul discorso della corruzione dicevano nella...
OPERAI, OPERAIE, Il quadro è fin troppo chiaro. Stellantis sta mandando a casa un numero impressionante di lavoratori in tutti gli stabilimenti, con un quadro che si aggiorna giorno dopo giorno ed è sempre in peggio. Parla di “uscite volontarie” ma sono esuberi strutturali veri e propri: 1560 a Torino, 850 a Cassino, 500 a Melfi, 424 a Pomigliano, 121 a Termoli, 100 a Pratola Serra, 30 a Cento, 23 ad Atessa, 12 a Verrone, 173 a Modena. Un totale di circa 4mila lavoratori, oltre l’8%. E non è che l’inizio, dato che la crisi di mercato e di modelli a livello mondiale non fa che approfondirsi e Stellantis cerca di risolverla spostando le produzioni laddove, si dichiara, “il clima è più favorevole”, dal Brasile al nord Africa all’Est Europa. E anche negli stabilimenti europei e americani la situazione non è senza conseguenze.
Tavares continua a presentarci un futuro radioso e ad annunciare modelli su modelli, volto a giustificare il presente e volto a chiedere al governo un completo allineamento alle sue richieste. Gli incontri stabilimento per stabilimento sono finora sono serviti solo a Stellantis e a quella parte dei sindacati disponibile ad accettare tutto.
Il governo finora, al di là delle sparate, non ultima quella di Salvini, canta la canzone del “milione di auto,” e l’ingresso di nuovi produttori, ma nella sostanza non da alcuna garanzia per il futuro e contribuisce a questa falsa dialettica: Stellantis che annuncia esuberi, il governo che annuncia incentivi. Ma dal punto di vista degli operai non si vede nulla. Le condizioni di chi lavora continuano ad essere all’insegna di spremere per incrementare i profitti; aumento della produzione con meno operai. In alcuni stabilimenti – denunciano gli operai – si lavora come animali, senza neanche la possibilità di bere acqua, con ritmi in cui la salute e sicurezza sono ogni giorno a rischio; aumentano gli Rcl, che poi vengono messi di fatto in lista di attesa con i cosiddetti “esodi incentivanti”. Circa queste uscite “volontarie” sappiamo tutti che volontarie non sono. Nell’accordo firmato da Fim, Uilm, ecc. si sostiene che “vale il criterio di non opposizione”; ma quotidianamente premono su quelli che vogliono far uscire in maniera che se ne facciano una ragione. “L’azienda ci individua come licenziabili e poi dobbiamo noi proporci per il licenziamento incentivato”. Finora è la strategia del padrone e la falsa contesa con il governo che ha pagato.
La risposta non può che essere la lotta. E’ necessario certamente opporsi stabilimento per stabilimento, ma siamo dentro un quadro generale di piani di padroni e governo e di rapporti di forza ad essi favorevoli. E, quindi, non si può vincere stabilimento per stabilimento, e bisogna senz’altro evitare che la situazione degeneri in concorrenza tra i vari stabilimenti, che porta solo alla divisione tra gli operai.
Le organizzazioni sindacali, la Fiom in particolare, insistono sul problema del disimpegno in una prospettiva di dismissione, e sull’appello al governo, alla Meloni che convochi Tavares a Palazzo Chigi.
Tavares in una intervista parla dell’Italia come uno dei pilastri della crescita nel mondo insieme a Francia e Stati Uniti, e dice di aver investito 5miliardi nel nostro paese di cui 2 a Torino, ma la logica è che per mantenere questi impegni governo, sindacati e operai si devono allineare all’interesse dell’azienda che è volta solo al profitto. Stellantis ha chiuso il 2023 con 11 miliardi di profitto, ha dato ad Elkann 4,8 milioni nel 2023 e a Tavares un compenso record di 36,49 milioni di euro. Mentre gli operai hanno visto ridotti dalla cassintegrazione i loro salari.
Dobbiamo provare a rovesciare lo stato delle cose. Partire dagli interessi operai, concentrarli in
LIVE PALAESTINA KONGRESS*
https://vimeo.com/event/4227435
In questo preciso momento, ben 900 poliziotti tedeschi stanno circondando e blindando un palazzo di Berlino: è il primo contingente di un gruppo di intervento di 2500 poliziotti che verranno schierati da oggi a domenica.
Il motivo è semplice quanto incredibile: in quel palazzo oggi inizia il "Palaestina Kongress", una tre giorni di incontri organizzata per discutere del massacro in corso a Gaza e del ruolo tedesco nel supportarlo.
Nel programma non ci sono nè facinorosi nè antisemiti bensì noti professori universitari, politici, medici, scrittori, ricercatori. Eppure, da settimane la stampa e la politica tedesca (inclusi SPD e Verdi) portano avanti una campagna terroristica contro questo incontro, definendo in blocco partecipanti e organizzatori come "odiatori di Israele" e invocando un massiccio intervento poliziesco per "prevenire crimini antisemiti e la glorificazione del terrorismo".
Il sindaco di Berlino ha definito il congresso "intollerabile", un deputato CDU ha aggiunto che lo scopo del congresso è in realtà quello di "strumentalizzare le vittime civili nella Striscia di Gaza per i scopi estremisti": moltissimi hanno chiesto di vietarlo del tutto. Tutti i partecipanti verranno identificati e
da Controinformazione rossoperaia del 11/04
Vi è stato un nuovo atto in Europa, un atto che è disprezzo totale di ogni minimo diritto democratico - noi diciamo diritto umano - a livello internazionale. Un atto che, come ha detto anche il medico di Lampedusa, rende legale la illegalità. È un atto che fa carta straccia di ogni precedente regolamento che quantomeno rendeva meno tragica, meno drammatica la condizione dei migranti.
L'altroieri, infatti, vi è stato il voto al Parlamento europeo che ha approvato il pacchetto di riforme alle politiche europee su migrazioni e diritto d'asilo.
Questo voto viene da alcuni mesi fa, ricordiamo che fu quel viaggio passeggiata di Ursula von der Leyen con la Meloni a Lampedusa, una cosa veramente schifosa e ignobile, in cui non hanno visto né salutato neanche mezzo migrante in una situazione in cui, come tante altre volte, i migranti che arrivavano portavano dietro altri morti che erano annegati nella traversata e portavano sofferenze, dolori, lacrime. In quel viaggio già allora sia Ursula von der Leyen sia la Meloni, accennarono, informarono, che ci dovevano essere delle controriforme sulla questione dei migranti. Allora si parlò di un pacchetto di 10 punti.
Ora buona parte di queste norme sono state approvate. Si tratta di norme che veramente diventano un lasciapassare in maniera rapida sia alla detenzione dei migranti nei centri per poi respingere questi migranti. Si parla, si dà molta evidenza al problema di una rapidità dei tempi per la valutazione delle pratiche per le richieste di asilo ma in realtà la contropartita di questa rapidità è impedire un esame effettivo delle ragioni dei migranti, è impedire, cancellare, dei passaggi che prima c'erano per quanto riguarda il diritto d'asilo, che era possibile anche fare ricorso alla Corte di giustizia europea oppure anche avere tempo per incalzare le commissioni. Oggi invece tutto questo viene cancellato.
Prima di tutto questa riforma prevede l’ istituzione di centri dove identificare i migranti alle frontiere, quindi già questo vuol dire che i migranti non potranno più entrare in Italia ma verranno bloccati alle frontiere per esaminare in 7 giorni se possono o non possono avere il diritto di entrare. Chi non venisse accolto verrà rinchiuso in centri di permanenza speciali, peggio forse dei CPR, che proprio nei giorni scorsi sono stati oggetto, in particolare a Milano, al centro Corelli, di una lotta, di manifestazioni, quei centri che in realtà sono delle vere e proprie galere, dei lager in cui vengono rinchiusi gente senza che abbia minimamente commesso alcun reato. Ma si dice in questa riforma che in questi centri di permanenza speciali non si potrà uscire e saranno lì tenuti chiusi, tenuti quasi come dei carcerati, peggio dei carcerati, come denunciano una serie di migranti. Nei CPR dovranno rimanere per tre mesi e in caso di respingimento della domanda dovrà essere espulso nei successivi tre mesi.
Quindi un taglio dei tempi che ha come effetto il fatto che verranno drasticamente ridotti i permessi, verranno drasticamente ridotte la domande per i diritti di asilo e le persone migranti, donne, bambini verranno rinchiusi in condizioni disumane, in condizioni barbare.
Questa riforma poi prevede la schedatura dei migranti fino ai bambini di sei anni, prima avevano parlato di un limite di 14 anni e invece hanno votato per l’abbassamento di questo limite addirittura fino a sei anni, tutti schedati, con impronte, dati biometrici ecc, schedati a priori, considerati criminali, considerati tutti terroristi, per cui vanno schedati, per cui per anni e anni i governi dell'Europa dovranno conservare questi dati.
Questa è una evidente violazione come minimo della privacy ed esistevano leggi che finora nei paesi europei che impedivano questa schedatura di massa.
Vengono usati sistemi di schedatura e, come dice qualcuno, considerano gli immigrati una sorta di cavie di questi nuovi sistemi, con la tecnologia al servizio solo della repressione, solo dei controlli invasivi e non certo per migliorare la vita delle persone.
L'altra questione che questa riforma ha posto e che viene molto propagandata come solidarietà tra i paesi europei rispetto agli immigrati che potranno essere distribuiti nei vari paesi, è la cosiddetta “solidarietà obbligatoria”, cioè ogni Stato membro potrà scegliere se farsi carico di una quota di richiedenti asilo oppure aiutare i paesi di primo approdo con un sostegno tecnico-operativo oppure con contributi finanziari. Per chi si rifiuta è previsto il pagamento di 20.000 € per ogni mancato ricollocamento.
Si chiama solidarietà obbligatoria ma in realtà c'è l'escamotage: basta che uno Stato che rifiuta di accogliere immigrati paghi o dia un sostegno tecnico-operativo perché appunto questi immigrati non possano entrare in quel paese.
Su questo si sono alzate le voci contro, in particolare l'Ungheria e la Polonia.
Chi ha sostenuto e anche ha votato contro questa norma?
Il governo Meloni! che in questa maniera, di nuovo, ancora una volta, è stata la migliore sostenitrice di Orban e del governo polacco.
Questa riforma sta facendo nascere delle proteste legittime, delle denunce in particolare da parte delle ONG che dicono che in questa maniera queste norme causeranno ancora più sofferenza e solo sofferenza, chi chiederà asilo in Europa non avrà più alcun diritto all'esame pieno della domanda di protezione internazionale e potrà essere sistematicamente detenuto alle frontiere esterne dell'Unione.
È altrettanto ignobile l’atteggiamento del PD dove anche ci sono state delle voci dissenzienti, ma il Pd ha fatto una timida opposizione in particolare a questo problema del pagamento - una sorta di penale - da parte degli Stati che si rifiutano di collocare i migranti.
Quindi la situazione è veramente tragica, drammatica, per i migranti che dalle informazioni che escono dai centri, dai CPR, ogni giorno fanno atti di autolesionismo, ogni giorno rischiano di morire e ogni giorno spesso o si suicidano - ma non si può neanche parlare di suicidio, si deve parlare di assassinio, di imposizione, obbligo al suicidio - oppure si ribellano come in alcuni momenti è stato.
Rispetto a questo che è una aberrazione di ogni minimo di regole democratiche, della nostra stessa Costituzione, di ogni regola civile e umana, su questo è ancora più necessario sviluppare lotte, rivolte, sia nei CPR sia all’esterno, in cui l'unità tra gli immigrati e i solidali con la lotta ha prodotto in passato delle situazioni positive anche nei risultati che sono stati strappati e che quindi oggi è assolutamente necessario riprendere.
Oggi si sciopera a Torino nel gruppo Stellantis, in un quadro di uno sciopero generale indetto dai sindacati Confederali a cui chiamano a partecipare istituzioni, para istituzioni ecc, ecc.
Lo sciopero è giusto. Tavares, il gruppo Stellantis, il governo Meloni in alleanza/contesa con la Stellantis, a Mirafiori stanno licenziando, travestendo questi esuberi sotto la veste di dimissioni volontarie.
Ma la prima questione è: perché si sciopera solo a Torino? Perché invece in tutti gli altri stabilimenti della Stellantis non succede niente? Ma veramente qualcuno pensa che la questione Stellantis, la questione della crisi mondiale dell'acciaio, la questione della contesa tra i grandi gruppi dell'auto, si possa risolvere stabilimento per stabilimento, con l’aiuto delle cosiddette Istituzioni cittadine?
Questa strada non produce nulla. E' un movimento come mosche in un bicchiere d'acqua. I padroni vanno avanti come un carro armato. Tavares impone le sue leggi: niente cinesi in Italia! Le sue leggi sono soldi per incentivi all'auto per sostenere le trasformazioni verso l'elettrico, soldi dello Stato per i profitti dei padroni. Dopodiché ci sono la ripartizione per stabilimenti, l'osso mandato ai cani affinché se lo disputino organizzazioni sindacali complici e di conseguenza operai.
Noi siamo per l'autonomia operaia, per l'unità di tutti gli stabilimenti, per una guerra prolungata contro padroni e governo. E siamo per l'unità della classe operaia dell'auto, dagli Stati Uniti alla Cina, passando dallo snodo fondamentale dell'unità delle fabbriche in Europa, come dalla costruzione di legami col Brasile, con il Nord Africa, dove Tavares dice che ci sono condizioni favorevoli e i nuovi modelli li facciamo qui e non in Italia e non in Polonia: una strada che produce e rafforza padroni, governo, Stato e sistema e indebolisce, divide gli operai e li vende alla mercé del padrone.
Oggi a Mirafiori e a Melfi, al Nord come a Sud cerchiamo di portare tra gli operai questo messaggio per costruire l'alternativa intorno, innanzitutto, all'autonomia operaia.
da Controinfo rossoperaia del 11/04
Le morti sul lavoro della centrale Enel hanno continuato la catena di morti e stragi sul lavoro di questo sempre più orribile 2024. Abbiamo già nella giornata di ieri, sia nella Controinformazione sia sul blog di proletari comunisti cercato di dare una prima denuncia, informazione, valutazione e nello stesso tempo, in particolare a Taranto, abbiamo già portato elementi di informazione e di denuncia e di indicazione, tenendo conto che a Taranto il 19 Aprile vi sarà un Convegno organizzato dallo Slai Cobas per il sindacato di classe, dalla Rete nazionale per la salute e sicurezza sui posti di lavoro e sul territorio con il concorso sia degli operai di Taranto sia del fronte largo delle parti civili nel processo d'appello “Ambiente svenduto”, una sorta di maxiprocesso che abbraccia morti sul lavoro, da lavoro e da inquinamento e che fa di Taranto uno dei centri di questa battaglia.
Ma il Convegno non servirà se non uscirà con proposte nuove, aggiornate, rivolte alla classe operaia, ai lavoratori tutti, ai loro familiari, alle associazioni che si interessano delle morti sul lavoro, da lavoro e da inquinamento. Quindi un Convegno per dare nuove indicazioni e pianificare una lotta prolungata su questo tema che è giusto che avvenga a Taranto, ma chiaramente ogni città colpita
Il
progetto di Legge “Disposizioni di legge per l’adozione della
definizione operativa di antisemitismo, nonché per il contrasto agli
atti di antisemitismo“ del 30 gennaio 2024, contenute nel ddl 1004
proposto dalla Lega, si basa sulla definizione di antisemitismo
dell’IHRA per cui le critiche al governo israeliano sono strumentalmente
equiparate ad antisemitismo.
E’
quanto accaduto recentemente quando il governo di Israele ha accusato
di antisemitismo le critiche contro il suo operato da parte dell’ONU e
l’accusa di genocidio presentata dal Sudafrica. Anche in Italia le
manifestazioni per la Pace e per il cessate il fuoco sono state spesso
“interpretate” come mosse dall’antisemitismo da parte della destra,
dell’UCEI, del console onorario di Israele Marco Carrai e
dell’ambasciata di Israele: interpretazione ingiusta e strumentale.
Denunciare o contestare il sionismo, le violenze dei coloni, l’apartheid, la pulizia etnica, le stragi e il
traduzione ufficiosa
Partito Comunista dell'India (Maoista)
Fare agitazione e propaganda dal 13 al 15 aprile e lo sciopero del 15
Condannare e resistere al genocidio del movimento rivoluzionario
Costruire ampi movimenti di solidarietà a sostegno del popolo rivoluzionario
Il movimento rivoluzionario è in corso nel nostro paese sotto la guida del Partito Comunista dell'India (Maoista) dagli ultimi cinque decenni. Le classi dominanti sfruttatrici stanno scatenando un'incessante offensiva militare per eliminare il movimento. Queste classi mettono il tallone di ferro sulle aree del movimento e le stanno annegando nel sangue. Le classi dirigenti indiane hanno dichiarato il partito come l'unica più grande minaccia per la sicurezza interna del paese e stanno scatenando una pesante e lunga campagna offensiva militare negli ultimi due decenni. Più di cinquemila compagni rivoluzionari hanno dato la vita negli ultimi due decenni. Il movimento rivoluzionario in corso per la democrazia popolare nel paese è rimasto saldo in mezzo a diversi flussi e riflussi e sta procedendo con la forza organizzata delle grandi masse e dei movimenti di solidarietà con il massimo impegno. Le classi dominanti sfruttatrici sono spaventate da questo e hanno lanciato una nuova campagna repressiva militare dal 1° gennaio 2024 con il nome di «Operazione Kagaar». Cinquanta compagni hanno dato la vita a causa di questa operazione fino ad ora. Solo negli ultimi 15 giorni sono morte 22 persone, di cui 6 a Cheepurubatti, 13 a Korsol, 2 a Lanji (Balaghat-MP) e 3 a Poojari Kanker del distretto di Bijapur.
Il CRB [Central Regional Bureau- Ufficio Regionale Centrale] condanna le uccisioni e rende umile omaggio rivoluzionario a tutti i compagni martirizzati. Le aree del movimento maoista si stanno riempiendo di forze statali e di polizia aggiuntive centrali anno dopo anno in tutto il paese in questi ultimi due decenni. C'è un'offensiva militare senza precedenti nelle aree del movimento in Bihar-Jharkhand, Bengala Occidentale, Uttar Pradesh, Uttarakhand e Asom nella regione orientale, Andhra Pradesh, Telangana, Odisha, Maharashtra, Chhattisgarh della regione centrale che le classi dominanti sfruttatrici hanno identificato come aree forti del movimento maoista. Vengono impiegate armi moderne e veicoli a prova di mine, droni ed elicotteri ronzano nel cielo ogni giorno, a parte questo, gli attacchi dei droni e i colpi dagli aerei continuano da quattro anni. Le foreste vengono setacciate da migliaia di forze. Donne e uomini, vecchi e giovani, la gente comune, soprattutto i giovani, vengono uccisi indiscriminatamente. I rivoluzionari sono braccati. Tutto questo avviene come una guerra su un territorio nemico. Il governo indiano sta facendo una guerra civile contro il popolo indiano. Questa guerra che il governo ha scatenato contro il popolo indiano deve essere immediatamente fermata. Le forze di polizia dispiegate in queste zone devono essere ritirate. Questo è il momento per i cittadini del paese di alzare la voce per chiedere che si stabilisca la pace nelle aree tribali. Le popolazioni di queste zone stanno lottando per il diritto alle foreste e per preservare le inestimabili risorse naturali. Si oppongono al governo accusato di aver consegnato le risorse del nostro paese alle grandi multinazionali. Stanno lottando per prevenire il pericolo non solo per le popolazioni delle regioni a cui appartengono, ma anche per il paese e l'intera umanità. Il governo sfruttatore si sta facendo avanti aggressivamente per consegnare le inestimabili e abbondanti risorse in violazione di tutte le sue leggi e regolamenti. Sta attaccando i forum legali di lotta dei popoli indigeni che vanno avanti da anni. Sta arrestando i leader di questi forum accusandoli di essere terroristi/maoisti. Il nostro partito condanna tutto questo e chiede di fare sforzi per fermare l’asportazione delle ricchezze del nostro paese da parte delle classi corporative protette dalle forze armate. Il nostro partito si batte per il benessere del popolo, per la vera democrazia popolare e contro lo sfruttamento e l'oppressione delle classi sfruttatrici. Senza la partecipazione di tutti a questa lotta, non possiamo realizzare una vera società democratica e laica in cui le caste siano sradicate e non ci sia sfruttamento. Pertanto, il nostro partito chiede di fermare, tutti uniti, il genocidio che si sta scatenando contro le popolazioni delle aree del movimento.
Caro popolo!
Le forze controrivoluzionarie sono pronte a trasformare l'India liberandola dai maoisti nei prossimi tre anni. Insistono negli attacchi contro tutti coloro che mettono in discussione le loro politiche di sfruttamento, il loro governo antipopolare e le loro politiche divisive, in varie forme. Stanno sopprimendo tutti i tipi di lotte del popolo. È in corso un'intensa sorveglianza con l'aiuto della tecnologia più moderna. Le forze Hindutva RSS-BJP hanno governato il paese negli ultimi 10 anni in modo burocratico. Continuano con le diverse appropriazioni indebite e nell'uso improprio del potere per dare validità alla democrazia parlamentare, al proprio governo, e hanno dato inizio alle elezioni per il 18° Lok Sabha [Elezioni per la Camera bassa]. Il nostro partito vuole affermare chiaramente che senza porre fine al regime fascista attraverso le lotte popolari e senza scacciare le forze Hindutva, il popolo non può preservare il nostro paese, la nostra ricchezza e persino l'indipendenza nominale e la Costituzione che sono state praticate fino ad ora.
Tutte le foreste della regione centrale (Andhra Pradesh, Chattisgad, Odisha, Maharashtra e Telangana) si sono trasformate in centri di polizia. I villaggi tribali vengono schiacciati dalla polizia armata. Le persone sono soffocate da continui rastrellamenti e cercano di rifugiarsi nei villaggi e nelle foreste. Oggi non c'è alcuna garanzia per la vita, per le piccole proprietà dei popoli indigeni, per la sicurezza delle donne, per il benessere della gente e per la vita dei giovani. Coloro che vengono catturati nella foresta e nei villaggi vengono bollati come maoisti, falsamente accusati di possedere un gran numero di armi e munizioni e vengono uccisi. Vengono mostrate le carte Aadhar, le carte PAN, le carte di credito Kisan, i libretti bancari, le persone fanno riferimento ai Gram Sabhas [Assemblee di villaggio] e che questa è la 5a area del programma [con diritti riservati agli indigeni], viene mostrata la carta d'identità dell'elettore, ma nonostante questo la polizia non risparmia nessuno. Questo indica l'estensione della repressione fascista. Il nostro partito fa appello agli operai, ai contadini, agli studenti, agli intellettuali, agli attivisti per i diritti, agli attivisti sociali e politici, ai giornalisti, agli scrittori, agli artisti e ai sostenitori affinché si oppongano a tale governo, per la sopravvivenza dei popoli indigeni, contro gli attacchi indiscriminati e i massacri contro di loro, per condannarli in ogni modo possibile, per costruire movimenti di solidarietà con il popolo in vari luoghi e per lottare per la pace nelle aree forestali. L'Ufficio Regionale Centrale invita a riprendere la propaganda e l'agitazione dal 13 al 15 aprile e a osservare il bandh [sciopero totale] il 15 per protestare contro le condizioni repressive della popolazione, in particolare delle popolazioni indigene della regione Centrale, per condannare gli attacchi della polizia e chiedere la fine del genocidio contro di loro.
Nota – I servizi essenziali sono esentati dal bandh
Pratap
Spokesperson
Central Regional Bureau
in inglese
Take up Agitation and Propaganda from April 13th to 15th and observe Bandh on the 15th
vedi blog
https://maoistroad.blogspot.com/
Lannemezan: Grande manifestazione per la
liberazione di Georges Abdallah
La Cause du peuple
Questo sabato, 6 aprile, si è tenuta la decima manifestazione nazionale per la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah, davanti al carcere di Lannemezan, su appello della Campagna Unitaria per la sua Liberazione (CUpLGIA). Georges Abdallah, combattente libanese antimperialista e antisionista, è entrato nel suo quarantesimo anno di carcere in Francia, diventando così il prigioniero politico più anziano d'Europa. I sostenitori sono stati quest'anno più di 2000, provenienti da tutte le città della Francia in questa occasione.
Il corteo ha riunito un gran numero di attivisti rivoluzionari, determinati e combattivi, della Campagne Unitaire (Campagna Unitaria), della Cause du peuple (Causa del popolo), così come di organizzazioni giovanili e studentesche (Giovani Rivoluzionari – JR; Lega della Gioventù Rivoluzionaria – LJR; Federazione dei sindacati studenteschi – FSE), o di gruppi antisionisti (Comitato d'Azione per la Palestina; La Fosse aux Lyons).
Lungo i cancelli della prigione sono stati lanciati diversi fuochi d'artificio in direzione dell'edificio, oltre a piccole bandiere palestinesi. Striscioni firmati dalla LJR e dalla JR sono stati appesi a sostegno e per celebrare l'unità della Resistenza Nazionale Palestinese. Infine, gli attivisti hanno appeso una gigantesca bandiera palestinese sugli alti cancelli della prigione, sostenuti da tutti i manifestanti.
Questo evento ha riscosso un grande successo ed è stata anche l'occasione per un nuovo discorso di George Abdallah, pubblicato qui. Georges Abdallah, i tuoi compagni ci sono!
SABATO 13 APRILE 27° GIORNATA DI MOBILITAZIONE
organizzata dalle Comunità e dalle Associazioni palestinesi.
CONCENTRAMENTO ore 15,00 Piazza Duca D'Aosta davanti alla stazione Centrale
Ripartiamo dai dati. 10 aprile 2024 Palestina, ad oggi i morti sono 33.207 e i feriti sono 75.933.
Migliaia e migliaia sono i corpi non ancora recuperati dalle macerie di Gaza.
Save the Children denuncia che, ogni 15 minuti per tutti gli ultimi 6 mesi, un bambino o una bambina Palestinese sono stati ammazzati dalle bombe o dal piombo sionista.
Dalla terra smossa che circonda l’Ospedale Al Shifa, circondato, bombardato, mitragliato e incendiato dai carri armati con la stella di David, stanno emergendo le ossa di poveri cadaveri di donne, uomini, bambini e bambine. Parenti, amici e conoscenti si aggirano in questo inferno di disumanità in cerca dei resti dei loro congiunti per cercare di dar loro, se possibile, una più degna sepoltura.
Stiamo parlando di 409 corpi ad ora recuperati senza conoscere quale potrà essere il numero finale di questa strage, di questo crimine perpetrato contro dottori, infermieri, malati e malate, bambine e bambini.
La vita di chi si impegnava per la vita degli altri e delle altre è stata spezzata da chi utilizza ogni mezzo per dare la morte al popolo Palestinese.
Il giornale israeliano Haaretz riporta che “... a due prigionieri Palestinesi sono state amputate le gambe a causa delle ferite dovute alle manette e che purtroppo è un evento di routine".
I pazienti dell'ospedale allestito all'interno del campo di concentramento israeliano di Sde Teiman, (in Israele a nord di Gaza) luogo di detenzione dove vengono deportati i Palestinesi rastrellati per le strade dopo gli attacchi militari, vengono immobilizzati legando tutti e quattro gli arti e sono perennemente bendati e nutriti con le cannucce. Gli stessi medici israeliani denunciano la questione, diventata ormai un problema etico del trattamento disumano e contro ogni convenzione a cui sono sottoposti gli ostaggi Palestinesi.
Nel cortile di una scuola nella zona nord di Gaza, è stata trovata una fossa comune con decine e decine di corpi avvolti in sacchi di plastica. Bendati con mani e piedi legati, torturati prima di essere giustiziati dalle squadracce sioniste in divisa. .....
Il punto centrale sul piano dell’organizzazione è proprio questo.
La maggior parte dei compagni delle organizzazioni comuniste, le avanguardie operaie che non siano solo sindacalisti, compresa una parte dei compagni della nostra area, è affetta come concezione e prassi proprio da questa posizione esposta da Lenin. E tutto il loro impegno e tutto il loro affanno è proprio volto a rendere più forte la “lotta economica contro i padroni e contro il governo”. Anche quando parlano di politica e di organizzazione il loro orizzonte “politico”, mentale, il loro modo di sentire non va al di là di questo. Per non dire delle espressioni degradate di questa posizione quando le lotte di cui parlano non sono le lotte operaie o almeno quelle dei settori più sfruttati del proletariato, ma le lotte in genere, le lotte sindacali in generale.
E’ chiaro che in queste condizioni se non si costruisce l’”organizzazione dei rivoluzionari”, quella che chiamiamo più chiaramente il Partito comunista fondato sulla teoria rivoluzionari del marxismo-leninismo-maoismo, non è colpa delle condizioni oggettive, le quali, in un certo senso, sono una condizione esterna che aiuta, contribuisce alla dimensione di massa e alla forza di massa dell’”organizzazione dei rivoluzionari”, ma non è certo una precondizione per costituirla.
Nè può essere – e già sarebbe una cosa più seria – la condizione soggettiva della classe, perché questo elemento diviene importante e centrale se la scelta, l’azione dei comunisti e delle avanguardie fosse quella indicata da Lenin della costruzione effettiva ideologica, teorica, pratica e organizzativa dell’organizzazione dei rivoluzionari.
E qui, sempre facendo riferimento al paragrafo c) del capitolo che stiamo trattando, possiamo dire che ci troviamo nella condizione che dice Lenin, che anche quando sembra che parliamo lo stesso linguaggio e dire le stesse cose, in realtà esiste una divergenza di fondo, di principio: che tipo di organizzazione vogliamo costruire e che tipo di lavoro stiamo facendo per costruirla.
Lenin aggiunge: “La lotta politica della socialdemocrazia è di gran lunga più vasta e più
Nella Controinformazione rossoperaia vogliamo mettere al centro la situazione delle fabbriche siderurgiche all'interno di quella che è la contraddizione e la crisi di sovrapproduzione dell'acciaio a livello mondiale e delle sue ripercussioni a livello nazionale, anche in riferimento a quello che è l'approccio dell'Europa sulla siderurgia.
Stiamo parlando di un settore industriale che, come dice Siderweb, vale 50 miliardi di euro ed è ancora fondante per la nostra economia, a cui gli fa eco anche la Fiom nazionale che giustamente dice che l'economia e l'industria italiana non possono esistere senza la siderurgia. Ma dall'altro quello che si prospetta è una situazione in cui 70.000 lavoratori sono a rischio e dove la siderurgia è il settore più colpito.
In questo quadro il nuovo governo fascista Meloni e con il suo ministro Urso fa la sua parte rispetto a quello che chiama “il rilancio della siderurgia in Italia” dal punto di vista dei padroni italiani e delle multinazionali. Infatti in una delle sue dichiarazioni, il 19 Febbraio, il ministro Urso dice: “più multinazionali interessate alla siderurgia italiana”.
Dall'altro lato sempre il governo prospetta una soluzione con quattro poli siderurgici. “Il primo - dice il
terza parte
Cari compagni e amici!
La lotta armata antimperialista e antifeudale è in corso sotto la direzione del nostro partito con l'obiettivo di stabilire il potere statale democratico popolare con programmi alternativi per ottenere la liberazione del paese a partire dalla lotta dei contadini armati di Naxalbari in tutto il paese, in particolare ora Dandakaranya, Bihar-Jharkhand, Bihar orientale-Jharkhand nord-orientale, Odisha, Bengala occidentale, Asom, Andhra Pradesh, Area di confine Andhra-Orissa, Telangana, Madhya Pradesh-Maharashtra-Chhattisgarh (MMC), Ghati occidentali (confine Karnataka-Tamilnadu-Keralam) Trigiunzione e altre aree. L'obiettivo di questa lotta è quello di far sì che la Rivoluzione di Nuova Democrazia abbia successo e stabilisca uno Stato di Nuova Democrazia e quindi liberare il nostro paese e renderlo totalmente autosufficiente. Migliaia di contadini poveri e senza terra, di lavoratori agricoli, di contadini della classe media e in alcuni luoghi di contadini ricchi stanno diventando parte di questa lotta, sono organizzati in organizzazioni rivoluzionarie di massa e in comitati popolari rivoluzionari. Stanno lottando per costruire il paese secondo i loro sogni e subiscono il martirio in questo processo.
Il governo della classe dominante sta cercando di sopprimerlo ad ogni costo. Come i precedenti governi UPA 1 e 2, l'agente affidabile degli Stati Uniti, il Primo Ministro del paese Modi e i suoi ministri, i compradores affidabili e i servitori degli Stati Uniti e di altre forze imperialiste hanno dichiarato il nostro Partito PCI (Maoista) come il più grande pericolo per la sicurezza interna del paese. Il governo dell'NDA, sotto la guida del partito fascista brahmanico indù BJP, ha ulteriormente intensificato l'offensiva su più fronti dell'"Operazione Green Hunt" che il governo dell'UPA ha intrapreso con l'obiettivo di spazzare via il nostro partito e il movimento rivoluzionario. Ha portato avanti il piano strategico controrivoluzionario "SAMADHAN" dal maggio 2017 e ha scatenato l'offensiva fascista fino alla fine del 2022. Dal momento che il piano SAMADHAN non riuscì a raggiungere il suo obiettivo, il governo centrale fascista Hindutva brahmanico formulò il piano maligno per trasformare il paese in uno "stato indù" in nome del "Vikasit Bharat" (India sviluppata) entro il 2047. Nell'ottobre 2022 ha adottato il piano strategico controrivoluzionario "Surajkund" per eliminare il movimento rivoluzionario, le lotte di liberazione delle nazionalità del Kashmir e del Nord-Est e i
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Tavares: “Su Stellantis fake news: non andremo via dall’Italia ma l’arrivo dei cinesi è una minaccia”
L’ad a Mirafiori critica il governo che corteggia i produttori di Pechino: “Noi combatteremo, ma quando si combatte possono esserci vittime”. L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, non risparmia critiche al governo che vuole portare i produttori cinesi in Italia mettendo a rischio le quote di mercato e gli stabilimenti del produttore italo-francese, e a chi divulga fake news rispetto alle strategie del gruppo.
BRESCIA: AZIONE DI “PALESTINA LIBERA” ALLA LEONARDO
Mercoledì 9 aprile quattro attiviste e attivisti di Palestina Libera hanno effettuato un’azione diretta contro lo stabilimento bresciano di Leonardo s.p.a, in via Lunga. I quattro sono entrati nel cortile dell’azienda e hanno imbrattato ingresso e alcuni cartelli con della pittura rossa. Dopo aver sparso la vernice, attiviste e attivisti hanno aperto lo striscione della campagna davanti all’ingresso. All’arrivo di alcune volanti della polizia, hanno opposto resistenza passiva. Alla fine sono stati caricati sulle volanti e portati in Questura, dove sono stati trattenuti diverse ore, prima di essere rilasciati.
“Un po’ di vernice rossa che andrà via in pochi minuti. Ricostruire tutto dopo i bombardamenti richiederà, invece, anni e i 33mila palestinesi che hanno perso la vita a Gaza non torneranno mai più in