giovedì 11 aprile 2024

pc 11 aprile - La situazione nelle fabbriche siderurgiche e la piattaforma di lotta necessaria (da Controinfo rossoperaia del 10/04)


Nella Controinformazione rossoperaia vogliamo mettere al centro la situazione delle fabbriche siderurgiche all'interno di quella che è la contraddizione e la crisi di sovrapproduzione dell'acciaio a livello mondiale e delle sue ripercussioni a livello nazionale, anche in riferimento a quello che è l'approccio dell'Europa sulla siderurgia.

Stiamo parlando di un settore industriale che, come dice Siderweb, vale 50 miliardi di euro ed è ancora fondante per la nostra economia, a cui gli fa eco anche la Fiom nazionale che giustamente dice che l'economia e l'industria italiana non possono esistere senza la siderurgia. Ma dall'altro quello che si prospetta è una situazione in cui 70.000 lavoratori sono a rischio e dove la siderurgia è il settore più colpito. 

In questo quadro il nuovo governo fascista Meloni e con il suo ministro Urso fa la sua parte rispetto a quello che chiama “il rilancio della siderurgia in Italia” dal punto di vista dei padroni italiani e delle multinazionali. Infatti in una delle sue dichiarazioni, il 19 Febbraio, il ministro Urso dice: “più multinazionali interessate alla siderurgia italiana”.

Dall'altro lato sempre il governo prospetta una soluzione con quattro poli siderurgici. “Il primo - dice il

ministro Urso - è quello all'avanguardia in Europa delle acciaierie green, e le aziende italiane sono più avanti in questo settore. Il secondo è il polo di Piombino che stiamo ricostruendo sulla base di due investimenti stranieri che configurano la rinascita del sito siderurgico e la ripresa del lavoro di coloro che oggi sono in cassa integrazione. Ha chiarito poi che il terzo polo è quello di Terni, per il quale stiamo definendo il contratto di programma con il gruppo Arvedi perché possa tornare ad essere significativo. Infine oggi dobbiamo affrontare con determinazione, tutti insieme, la più grande industria siderurgica d'Europa, cioè il polo dell'ex Ilva, da Taranto alla Liguria, agli altri stabilimenti italiani”.

Quindi come ben si vede in questo contesto, governo, padroni e sindacati tutti dicono che la siderurgia è un punto strategico, ed è comunque una convergenza di interessi, perché quello che sta avvenendo nelle varie fabbriche, in particolare all'Ilva di Taranto, è lo specchio in cui si potrà definire anche tutto il quadro che del resto è quello di un continuo scaricamento sui lavoratori, sugli operai siderurgici, di tutti questi passaggi che vorrebbero modificare la situazione della siderurgia a livello nazionale.

Ma cerchiamo ora di entrare un attimino più nel dettaglio di quello che sta succedendo nelle varie fabbriche, nei grandi complessi industriali e su questo prendiamo a spunto quello che è successo di recente anche in un convegno del PD in cui i sindacati confederali fanno i servi sciocchi per vedere quelle che sono le convergenze che dicevamo prima, strategiche, che vedono governo, padroni e sindacati, all'interno di varie contraddizioni ma comunque uniti sulla strada di attacco ai lavoratori.

Per quanto riguarda la siderurgia, la Fim Cisl con il Segretario Simone Liti dice che “lo stato attuale di salute del settore in Italia è sotto gli occhi di tutti. Da anni ormai stiamo aspettando un piano nazionale per la siderurgia che deve essere considerata strategica in ogni suo aspetto che stenta però ad arrivare. Ed è per questo che continuiamo a dire che sull'accordo di programma AST - stiamo parlando di stabilimenti di Terni - deve fare presto e trovare soluzioni condivise per consentire al gruppo Arvedi 800 milioni di investimenti, record in questo momento per il settore. Significherebbe garantire il futuro di Terni sotto il profilo sociale, economico ed ambientale”.

La Fiom Cgil di Terni per voce di Alessandro Rampiconi ribadisce quello che è la questione di tutti i sindacati e dice: “la proprietà Arvedi deve poter liberare risorse per fare investimenti e occupazione di qualità. Le Istituzioni, a tutti i livelli, stanno litigando per assumersi la paternità di un accordo di programma che invece tarda ad arrivare.”

Per i sindacati tutto il problema di questi accordi di programma che si sviluppano attraverso vari tavoli regionali e tavoli nazionali al Mimit, non è altro che il fatto di dialogare con le varie multinazionali e i vari padroni per poi cogestire come hanno sempre fatto i piani di ristrutturazione all'interno delle fabbriche, in questo caso quelle siderurgiche, tenendo conto che le fabbriche siderurgiche sono strettamente collegate anche a quello che è la situazione delle fabbriche dell'auto.

Continua sempre la Cgil sulla filiera del tubo: “le vicende dell'automotive - prosegue Rampiconi - non sono estranee a questo territorio, i 3600 esuberi dichiarati da Stellantis in tutto il paese avranno delle ripercussioni anche nelle aziende e filiere collegate in un mercato che è destinato ad una forte contrazione per la transizione ecologica che sta attraversando. A Terni la filiera del tubo occupa circa 1000 lavoratori, compresi 52 ex TCT riassorbiti in maniera prevalente all'interno di Acciai Speciali".

Tornando al governo e al ministero delle imprese made in Italy, Urso, dice: “stiamo predisponendo un decreto legge sulle concessioni minerarie per assicurare una catena di aggiornamento delle materie prime critiche sicura e di rapida attuazione, nonché per promuovere il riciclo. Sono presenti infatti in Italia 16 delle 34 materie prime critiche. Oggi le nuove tecnologie consentono di attivare le relative miniere che sono state chiuse oltre trent'anni fa”.

Questo è di grande interesse per le multinazionali: si parla del miliardario ucraino all'Ilva, si parla di Jindal a Piombino e così di altre aziende multinazionali e chiaramente sempre anche dei padroni italiani che sfrutteranno queste materie prime.

Ci troviamo sindacati confederali che parlano di accordi di programma come è successo anche alla Teneris Dalmine durante le assemblee della piattaforma contratto dei metalmeccanici con la presenza di Palombella, segr. naz. Uilm, che ha detto che loro hanno fatto un miracolo togliendo l'Ilva ad una multinazionale che voleva lasciare a casa 20.000 esuberi.

Parlano di transizione green, ma, come dice anche la Fiom, per fare la transizione servono percorsi chiari e definiti. E in questo contesto c'è anche una contraddizione tra quello che è la visione dell'Europa e della Vestager e quello che invece sono anche le posizioni dei padroni. "Su questo cercheremo di dire qualcosa rispetto a quello che dice Gozzi, il presidente di Federacciai. E’ in questo contesto che appunto bisogna capire come muoversi".

Se padroni, governo e sindacati sono la stessa cosa, hanno lo stesso programma, bisogna che, a partire dalla comprensione effettiva di quello che sta avvenendo, ci sia la base per sollevare la protesta dei lavoratori. Ed è in questo senso che la necessità di uno sciopero contro padroni e governo nella siderurgia acquista un valore e una rilevanza centrale, perché, riprendendo anche la Controinformazione rossoperaia sull’Ilva, possiamo dire che, oggi come non mai, l'autonomia operaia è l'unica soluzione, la ricostruzione della forza dei lavoratori come forza contro, non forza per. Contro la logica dei padroni, governo e sindacati che vanno in direzione di dare una risposta ma di fatto approfondire la crisi, non di risolvere i problemi degli operai e delle masse popolari. Non solo, ma fare dell'Ilva un anello addirittura della prossima campagna elettorale europea. E questo è proprio quello che abbiamo detto all'inizio: il convegno per la siderurgia a Terni del PD va in questa direzione ed è l'altra faccia della stessa medaglia di quello che poi vuole portare avanti il governo. 

Quindi contro i piani di padroni e governo serve un'autonomia operaia, serve una lotta unitaria e una piattaforma operaia sulla base degli interessi di classe, salario, sicurezza, precarietà e appalti. 

Prendiamo spunto da quello proposto dalla piattaforma nazionale del contratto dei metalmeccanici.

Come abbiamo avuto l'occasione di intervenire come Slai Cobas per il sindacato di classe nelle assemblee della Dalmine dove erano presenti i segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm, "siamo partiti con la questione centrale della difesa dei posti di lavoro, delle condizioni di lavoro e del futuro delle fabbriche, delle grandi fabbriche, dei grandi complessi industriali in Italia che sono il cuore della classe operaia e della sua forza e invece, come abbiamo visto anche prima e come sta avvenendo, i sindacati stanno dando una mano, come sempre, a padroni e governo per ristrutturare e per scaricare la situazione mondiale sui lavoratori, sulle loro condizioni".

Altro fatto molto importante è la questione del contratto nazionale siderurgico nel senso di portare, come operai della siderurgia che siamo quelli messi peggio nelle condizioni di pesante sfruttamento, di condizioni di lavoro, sicurezza, la battaglia che dobbiamo portare avanti è per degli aumenti di salari reali, che non sono ovviamente quelli propagandati rispetto a quello che è il calcolo e il recupero del cosiddetto "indice IPCA dell'inflazione programmata", ma che deve ribaltare la questione: non è un problema che se si genera valore poi questo può essere distribuito, come dice Fiom, ma è esattamente il contrario: nel sistema capitalista la lotta per il salario è una lotta necessaria per potere resistere per gli operai e quindi gli aumenti salariali devono essere chiari e sicuri per tutti e deve essere un punto fermo quello - non tanto di una clausola di salvaguardia che è uno specchietto per le allodole - ma quello di un elemento di indicizzazione automatica dei salari attraverso la scala mobile e comunque di forti aumenti salariali che recuperino il potere d'acquisto che si è perso in questi anni. 

E questo lo vediamo anche nelle grosse fabbriche come la Tenaris Damine che per una serie di motivazioni si trova in una situazione di grande produzione e profitti, dove la ripartizione dei premi è solamente un sonnifero per tenere in letargo i lavoratori e non farli accorgere che comunque, come classe operaia stiamo perdendo quote di salario e stiamo diventando sempre più poveri, in particolare dove ci sono costi alti della vita con le divaricazioni anche al Nord.

L'altra questione molto importante è come viene inserita anche la riduzione dell'orario nella transizione ecologica, tecnologica e digitale, in una piattaforma in grado di affrontare quelle sfide di cui tutti ci sciacquano la bocca, cioè la questione “green”. Ma il problema è che la riduzione d'orario così come viene posta dalle OO.SS. assolve solamente all'aumento della produttività con meno operai. Non è certo quella battaglia necessaria che deve essere parte della costruzione di uno sciopero contro padroni e governo nella siderurgia per avere a parità di salario una riduzione dell'orario immediata per tutti gli operai.

La riduzione dell'orario di lavoro deve essere pagata dai padroni e dal governo e deve essere un modo per evitare che sugli operai vengano scaricate le continue fluttuazioni dei mercati e della produzione e delle contraddizioni a livello del sistema capitalista e della competitività che viene fatta per il profitto a livello internazionale.

Per quanto riguarda l'altro tema importantissimo per una piattaforma di sciopero c’è la questione della rivendicazione della salute e della sicurezza sul lavoro. Nell'assemblea alla Tenaris, incalzato anche dagli interventi, Palombella risponde che negli anni ‘70 esistevano le mappe di rischio in cui si interveniva. Bravo! Adesso ci sono invece delle segnalazioni che i lavoratori devono fare solamente per poter prendere dei premi e quindi continuare a non intervenire in maniera effettiva nelle condizioni di lavoro e di sicurezza. Non è un caso che alla Dalmine fino a pochi anni fa c'era ancora la presenza dell'amianto, ad esempio.

Così come un altro tema caldo che viene agitato è quello della questione della precarietà. Tutti i contratti che ci sono negli appalti, sempre negli anni '70 - che tanto il signor Palombella ha richiamato - nelle grandi fabbriche, come Tenaris Dalmine, per le centinaia di operai di decine di aziende nell'appalto è stata fatta una battaglia per integrarli tutti a livello di operai diretti della Tenaris Dalmine; adesso ci ritroviamo ancora in questa condizione; ed è su questo punto una battaglia che dobbiamo fare a livello nazionale unendo le fabbriche.

Noi dobbiamo avere l'internalizzazione dei lavoratori che tutti i giorni sono al nostro fianco. Il discorso della regolamentazione dei contratti, della regolamentazione delle leggi che viene agitato sempre per quanto riguarda gli appalti è comunque una parte, è la punta dell'iceberg. Ma la questione centrale è basta con gli appalti nelle grandi fabbriche, basta con il lavoro precario nelle grandi fabbriche che è stato introdotto grazie ai contratti nazionali dei metalmeccanici. E questa è la vera battaglia per evitare che ci siano altri infortuni e comunque una condizione di lavoro dignitosa.

Vogliamo chiudere con una nota rispetto a quella questione tanto agitata della “transizione green” da parte di governo e sindacati.

I padroni, nelle loro varie sfaccettature, ad esempio padron Rocca della Tenaris Dalmine dice che la domanda di petrolio e gas rimarrà forte anche in un ambiente con una transizione energetica che avanza, ci sarà bisogno di petrolio e gas nel lungo periodo, le energie rinnovabili dovranno affrontare una grande sfida nel soddisfare l'aumento della domanda.

Questo fa proprio il paio con un articolo sul tema uscito sul Sole 24 ore del 29 Marzo, il cui titolo è: “oil and gas, i nuovi pozzi, le nuove perforazioni del petrolio e del gas fanno deragliare la transizione verde”. In questo articolo viene spiegato e sintetizzato da questa frase che entro la fine del decennio saranno quadruplicate le capacità di estrazione e quindi altro che svolta green! Questo è solo un modo per continuare a fare dei profitti scaricandoli sugli operai, non è certo per l'ambiente.

Su questo aspetto prendiamo un ultimo spunto da una lunga intervista, che sarà da commentare, di Gozzi che è il principale produttore di acciaio, padrone italiano della Duferco e di Federacciai, riguardo alla questione Europa, green e tutto il resto. Questo padrone mette in guardia rispetto alla normativa comunitaria europea che prevede un decalage di incentivi per gli altiforni e dice: “produrre acciaio da ciclo primario avrà presto un costo maggiore del 30% rispetto all'attuale. Quindi gli altri forni che non resisteranno alla concorrenza indiana e cinese sono destinati a chiudere in Europa, con due gravi conseguenze: la perdita di personale diretto e dell'indotto ma anche danni per il settore industriale italiano, come automotive che dipendono dal ciclo primario dell'acciaio e che si troveranno costretti ad aumentare il prezzo dei loro prodotti finali a causa del maggior costo dell'acciaio conseguente a tali decisioni europee… Sono tre fattori che condizionano la classe dirigente europea, l'estremismo green che adotta misure non realistiche nel conseguire obiettivi ambientali, fino al sabotaggio industriale, e il mercatismo globalista, diffuso soprattutto nei paesi nordici, per cui tutto si può comprare e nulla vale la pena di costruire direttamente. E' il capitalismo sempre più finanziario che trasforma anche l'ambientalismo in business.”

Questo per capire quelle che sono le contraddizioni in cui ci dobbiamo muovere come classe operaia che dobbiamo capire per sviluppare fino in fondo il nostro ruolo all'interno di questa battaglia in cui bisogna rimettere al centro delle mobilitazioni e dell'analisi il ruolo progressista della classe operaia attraverso la sua battaglia per una società socialista.

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