traduzione da TunisieResistant
Il nuovo ambasciatore italiano in Tunisia, Prunas (il suo predecessore dopo soli pochi mesi è stato richiamato in Italia per ricoprire la caricare di consigliere agli esteri del primo ministro Meloni), subito dopo aver preso funzione a inizio febbraio, ha intrapreso un serrato "tour istituzionale" praticamente quotidiano, con continui incontri bilaterali con ogni singolo ministro dell'attuale governo tunisino.
In poco più di un mese oltre agli incontri con il governo locale, l'ambasciatore non ha perso tempo per promuovere gli interessi strategici del capitalismo italiano in Tunisia, in particolare per quanto concerne gli investimenti, il sostegno ai padroni italiani operanti nel paese, il commercio bilaterale, sostenendo la retorica dell'immigrazione legale ovvero "a chiamata" in base alle necessità produttive specifiche del sistema produttivo italiano a cui serve manodopera sempre più a basso costo ma allo stesso tempo qualificata (come quella tunisina) in un contesto internazionale tendente sempre più alla competizione economica, allo scontro anche militare verso una guerra mondiale, tra le potenze imperialiste.
Non a caso durante la prima uscita pubblica Prunas, il 22 febbraio, "ha partecipato alla cerimonia di consegna dei diplomi ai lavoratori tunisini che hanno completato la formazione nel quadro del progetto
ANCE e che verranno assunti presto da imprese del settore edile in Italia".Il 4 marzo ha presieduto "la firma del Protocollo esecutivo tra Sviluppo Lavoro Italia S.p.A. e l’Agenzia tunisina per l’Impiego (ANETI) ad attuazione dell’accordo firmato ad ottobre per favorire i flussi migratori legali tra Tunisia e Italia come risposta concreta ai bisogni di entrambi i Paesi".
Effettivamente se per "entrambi i paesi" intendiamo entrambi i regimi, l'affermazione è corretta, il regime italiano come dicevamo ha estrema necessità di manodopera a basso costo, mentre il regime tunisino, non solamente quello attuale ma sin dall'indipendenza formale, non persegue una politica economica nazionale volta all'indipendenza nazionale e all'interesse del suo popolo lavoratore.
Sin dagli anni '60 ha invece sviluppato in "maniera strutturale" una politica di sostegno all'emigrazione come forma di alleggerimento interno della pressione demografica della grande massa di disoccupati: i proletari tunisini diventano quindi parte integrante dell'esercito industriale di riserva dei paesi imperialisti quali Francia, Germania, Belgio e Italia.
Mentre l'Italia importa forza lavoro tunisina, allo stesso tempo esporta capitale (ovvero investimenti) al servizio della propria economia. Nel quadro del sostegno di tale strategia che oggi viena chiamata pomposamente "Piano Mattei", l'ambasciatore dal 29 febbraio ha iniziato un tour frenetico di incontri bilaterali con i ministri dell'attuale governo Hachani, spesso, in alcuni casi incontrando più di un ministro nello stesso giorno.
Come sostegno diretto ai padroni italiani in Tunisia, i cosiddetti "imprenditori" sulla cui definizione è necessario ritornare, il 6 marzo l'ambasciatore ha partecipato alla fiera del mobile, presso il complesso della fiera di Kram, nella capitale, in cui era presente uno stand italiano, spacciato dalla pagina facebook dell'ambasciata come evento esclusivamente italiano, ovvero come "Italian Design Day", omettendo che si trattasse invece di una "tunisinissima" fiera.
L'ambasciata ci spiega che, in occasione dell'Italian Design Day – IDD1, l'edizione tunisina ha preso il nome di “FABBRICARE VALORE: METTRE EN VALEUR LA MAISON” “ D A R I- Design, Architecture, Revêtements Italiens”, giocando "simpaticamente" con l'arabo in quanto, continua la nota dell'ambasciata, "riprende in un gioco di parole la parola tunisina 'dari' ossia 'casa' (il responsabile della comunicazione dell'ambasciata, o chi per lui, dovrebbe studiare meglio la lingua araba, infatti in arabo "casa" corrispondente alla parola "dar", mentre "dari" in realtà si traduce con "casa mia").
All'incontro hanno partecipato 24 aziende italiane del settore delle costruzioni edilizie in Tunisia.
La nota dell'ambasciata che riporta l'evento fa trapelare l'estremo interesse che ha l'Italia per investire in questo settore in Tunisia, sciorinando alcuni dati relativi all'occupazione, al fatturato annuo e ai livelli di esportazioni relativi all'anno scorso in Italia2.
Per quanto concerne "l'Area Africa", dopo Egitto e Marocco la Tunisia rappresenta il terzo mercato di sbocco "con 27,3 milioni di euro di export per l'arredamento e il 4° mercato di sbocco per i materiali da costruzione dopo Marocco, Egitto, Algeria, Sudafrica con 38,4 milioni di euro di export".
Sul fronte "ideologico" l'attività dell'ambasciatore rispecchia l'ideologia dominante della borghesia italiana e del suo attuale governo neo-fascista per esempio per quanto concerne la concezione del ruolo della donna nella società o dell'attuale guerra in Ucraina:
Il 24 febbraio insieme agli altri ambasciatori dei paesi UE in Tunisia, in occasione del secondo anniversario dell'invasione dell'imperialismo russo in Ucraina, si riuniva per sostenere l'Ucraina, ovvero il regime reazionario e neonazista di Zelensky;
L'8 marzo, Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, istituita, ricordiamolo, dalla proposta di eminenti donne socialiste e rivoluzionarie come Clara Zetkin, gli ambasciatori dell'UE in Tunisia si sono riuniti dedicando invece la giornata alle "donne imprenditrici" (la maggior parte delle donne lavoratrici sfruttate nei campi e nelle fabbriche sia dalle aziende europee che da quelle locali dirette anche dalle "imprenditrici" non sono la priorità di questi signori). Sono state "presentate storie di successo di imprenditrici tunisine e ribadita la necessità di semplificare l’accesso ai finanziamenti per le iniziative imprenditoriali delle donne". Una pratica che diventa sempre più diffusa da parte delle istituzioni dei paesi imperialisti nei paesi oppressi come la Tunisia: sostenere l'idea che è possibile raggiungere il "successo" in un contesto di sottosviluppo, perseguendo il modello dominante ovvero elemosinare un finanziamento dalle istituzioni straniere per perseguire il proprio obiettivo individuale proprio da queste istituzioni finanziarie che relegano il paese alla miseria e ad un'appendice dell'imperialismo, piuttosto che quello collettivo della concreta e reale liberazione nazionale.
A questa passerella degli ambasciatori ha fatto da contraltare la numerosa e combattiva manifestazione dell'8 marzo che ha attraversato le vie di Tunisi e che quest'anno è stata giustamente dedicata alla donna resistente palestinese.
Un abisso di concezione quindi nel concepire questo 8 marzo: da un lato le studentesse, le lavoratrici le donne tunisine erano in piazza al fianco delle loro sorelle palestinese che rispondono al genocidio in atto a Gaza, dall'altro gli ambasciatori dei paesi che sostengono l'entità sionista di Israele ed in particolare l'Italia a capo della missione navale europea di guerra "Aspides" a sostegno dell'aggressione militare israeliana, intanto nelle patrie galere italiane il governo Meloni continua a tenere in prigione i tre militanti politici palestinesi in seguito allla richiesta israeliana di estradizione, quest'ultima scongiurata.
Il 15 marzo come forma di sostegno ai padroni italiani di Tunicotex Group, l'ambasciatore si recava in visita in questa "dinamica realtà italiana in Tunisia con quasi 2.000 dipendenti nel settore tessile".
L'imprenditore straniero in Tunisia (cioè in un paese caratterizzato da una condizione semicoloniale e oppresso dall'imperialismo) come quello italiano (francese, tedesco ecc.) è un priviligiato, infatti in seguito alla legge locale denominata "codice di incitamento agli investimenti" del 1996, l'imprenditore straniero che investe in Tunisia stabilendo aziende totalmente esportatrici, non ha l'onere di pagare le tasse per i primi dieci anni, non ha l'onere di pagare dazi doganali ogni qualvolta importa materie prime o beni strumentali funzionali alla propria attività produttiva, a cio' si aggiunge che a parità di lavoro, in Tunisia costa al padrone almeno 3-4 volte in meno dati i livelli salariali del paese, inoltre le aziende straniere operano nella piena illegalità per quanto concerne i diritti sindacali come denunciato più volte in passato.
L'investimento italiano è quindi praticamente a costo zero per l'imprenditore italiano che gode del sostegno degli incentivi del patrio governo e di quello locale: massimo profitto (e intenso sfruttamento della forza lavoro) con spese irrisorie, senza queste condizioni il cosiddetto imprenditore sarebbe immediatamente "fuori dal mercato", effettivamente alcuni imprenditori italiani in Tunisia sono ex imprenditori falliti o con enormi difficoltà in Italia.
Tutti questi accordi hanno necessità di essere implementati e aggiornati, nel quadro dei rapporti di forza (diseguali) tra imperialismo e paese oppresso dall'imperialismo, in tal senso leggiamo la "tournee" dell'ambasciatore presso i ministeri.
Il primo incontro risale al 29 febbraio con il Ministro degli Affari Sociali Zahi, in cui è stato "ribadito l’impegno comune per l’inclusione sociale delle categorie più vulnerabili in Tunisia";
il 5 marzo la Ministra delle Finanze Nemsia. "Al centro del colloquio la storica cooperazione finanziaria e il rafforzato impegno italiano per la Tunisia nel quadro del Piano Mattei".
Lo stesso giorno incontra anche il Ministro dell’Educazione Boughdiri in cui si è discusso di potenziare l'insegnamento della lingua italiana nei licei (la conoscenza della lingua é funzionale all'utilizzo della futura manodopera da utilizzare in Italia);
Il 6 marzo è la volta del Ministro dei Trasporti Majidi in cui si è "discussa la centralità del settore per gli scambi e riaffermata la volontà di lavorare insieme per incrementare ulteriormente i flussi commerciali e turistici" tra i due paesi;
l'8 marzo Prunas ha incontrato il Ministro dell’Agricoltura Belati e quello degli Affari Religiosi Chaibi, con quest'ultimo "al centro del colloquio la tolleranza e rispetto di tutti i culti come posizione comune di Italia e Tunisia" che suona alquanto ridicolo o come una presa per i fondelli mentre in Italia è in corso la polemica in seguito al fatto che i partiti di governo e presenti nell'amministrazione locale di Monfalcone negano la costruzione della moschea in una città in cui vivono settemila musulmani (quasi il 25% della popolazione) negando proprio il diritto di culto!
il 13 è la volta del Ministro delle Tecnologie della Comunicazione Ben Neji e della Ministra dell’Economia e della Pianificazione Ouerghi, con cui si sono "discussi i numerosi progetti già in corso e ribadito l’impegno comune ad aumentare ulteriormente gli investimenti italiani in Tunisia";
il 14 marzo colloqui con ben tre ministri: il Ministro del Turismo e dell’Artigianato Moez Bellhasine, "al centro del colloquio la diversificazione dell’offerta turistica e la collaborazione nel settore dell’artigianato, con un’attenzione particolare alla formazione degli operatori di settore", il Ministro della Gioventù e dello Sport Deguiche e infine la ministra dell’Industria e dell’Energia Thabet, con la quale si è discusso circa la produzione di energia rinnovabile (e su questo sarà necessario ritornare specificatamente in futuro);
il 16 marzo il Ministro dell’Insegnamento Superiore e della Ricerca e Ministro degli Affari Culturali ad interim Boukthir con cui si è discusso di "cooperazione universitaria, progetti comuni di ricerca scientifici e presenza italiana alla Fiera del Libro di Tunisi".
Il 20 marzo si riprende con il tour incontrando due ministre: quella della Famiglia, della Donna, dell’Infanzia e delle Persone Anziane Amel Moussa Belhaj con la quale si è parlato di valorizzare il cosiddetto "capitale umano" (categoria fuorviante, entrata in voga negli anni 2000 con la piena affermazione del post-modernismo) e quella delle Infrastrutture, Edilizia e Ministra dei Trasporti ad interim Sarea Zaafrani Zenzri, settore in cui l'Italia ha cospicui interessi.
Il 29 marzo l'incontro con il Ministro degli Interni Feki per "rafforzare l'eccellente collaborazione" tra i due paesi che come sappiamo convergono in quanto a repressione dei migranti e delle proteste sociali.
Ad oggi l'ambasciatore ha incontrato praticamente i 2/3 del governo, nei prossimi giorni probabilmente incontrerà i restanti 8 ministri ed il primo ministro.
Dovrebbe essere chiaro quindi come la presenza italiana in Tunisia diventando sempre più "ingombrante", sfrutta in maniera sempre più intensa ed in maniera parassitaria le classi lavoratrici tunisine ed il popolo tunisino.
1 Evento patrocinato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano che viene organizzato simultaneamente in tutti quei paesi del mondo in cui sono presenti gli Istituti Italiani di Cultura e le sedi ICE Agenzia (in oltre 100 paesi).
2"Il settore arredamento in Italia conta oggi oltre 70.000 imprese e 293.700 occupati: la Filiera Legno-Arredo rappresenta nel suo totale il 4,7% del fatturato manifatturiero italiano, il 15% delle imprese, il 7,7% degli addetti. Il fatturato complessivo del settore nel 2023 è pari a circa 52,6 miliardi. Per i materiali per l’edilizia, a monte della filiera arredamento, i dati relativi ai primi sei mesi del 2023 mostrano una sostanziale tenuta delle esportazioni italiane di marmi, travertini, graniti e pietre naturali in genere e dei componenti tecnici dell’involucro edilizio. Si tratta di una filiera molto complessa in Italia che vede presenti oltre 260.000 aziende tra: produttori di materiali, società di progettazione, architettura, engineering e servizi." Dalla pagina facebook dell'Ambasciata italiana in Tunisia.
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