venerdì 17 novembre 2023

pc 17 novembre - Contro il regime fascista indutva di Modi - Distruggere le foreste per trarne profitto

Un contributo

Il governo Modi, sempre attento agli interessi delle imprese, ha lanciato un piano che consente agli immobiliaristi e ad altre società di distruggere ampie porzioni di foresta indiana per avviare progetti che generano profitti. Il governo sta modificando la legge sulla conservazione delle foreste per eliminare dalla protezione della legge le aree forestali che non sono considerate tali dal governo.

Si può ricordare che nel 1996 la Corte Suprema aveva emesso un'ordinanza secondo la quale ogni lembo di foresta, a prescindere da chi lo possedesse, doveva essere protetto, indipendentemente dal fatto che i registri del governo lo riconoscessero come foresta. Questo in risposta al fatto che i registri del governo erano tristemente incompleti e la definizione di ciò che costituisce una foresta era assolutamente vaga e non uniforme tra

pc 17 novembre - Il governo fascio imperialista Meloni/Crosetto e le autorità militari: Aumentare le spese militari del 50% in 5 anni.

Aumentare le spese militari del 50% in 5 anni. È quanto richiesto dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone durante l’audizione presso le Commissioni riunite Difesa di Senato e Camera dei deputati.

di Antonio Mazzeo

L’obiettivo di spesa del 2% del Pil nazionale nel settore Difesa che la Nato continua ad auspicare dovrebbe essere raggiunto nel 2028, passando dai 27,7 miliardi di euro del 2023 a 42 miliardi“, ha dichiarato Cavo Dragone.

Lo Stato Maggiore ha chiesto inoltre 10.000 militari in più per operare nei vari fronti in cui le forze armate sono impegnate: in Medio Oriente, nel fianco Est della Nato, nel Mediterraneo, in Africa e nell’operazione di controllo dell’ordine pubblico “Strade sicure” in Italia.

Infine la “necessità” di dotarsi di “una riserva ausiliaria dello Stato, costituita da personale proveniente dal mondo civile e da pregressa esperienza militare”, riproducendo nel nostro paese il famigerato modello creato in Israele.

E l’Italia, il suo territorio e la sua economia sono sempre più armati...

pc 17 novembre - Milano sabato corteo per Gaza

pc 17 novembre - Pacchetto sicurezza: marcia sfrenata di stampo moderno fascista del governo Meloni - un primo commento

Pacchetto sicurezza: abuso di carcere e diritto penale. Intervista a Stefano Anastasia

Si riaprono le celle per le donne incinte o con figli minori di un anno, arriva il reato di rivolta nelle prigioni e nei Cpr, si reprime “legalmente” il dissenso di chi rivendica diritti. Il garante dei detenuti del Lazio: “Segnale elettorale al mondo della sicurezza e della polizia”

di Angela Stella da l’Unità

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un “pacchetto sicurezza” con norme che riguardano diversi ambiti, tra i quali il carcere. Ne parliamo con Stefano Anastasia, Garante dei detenuti del Lazio.

Nel ddl sicurezza Giorgia Meloni riapre le celle per le donne incinte o con un bambino sotto un anno pur se negli istituti a custodia attenuata. Fino a ieri la pena veniva differita, adesso cambia tutto.
Personalmente ho visto le donne incinte in carcere così come i bambini sotto un anno di età: sono cose che non avrei mai voluto vedere. Auspico che questa norma non veda mai la luce.

Nella scorsa legislatura era quasi un mantra: ‘mai più bambini in carcere’. Oggi si va nella direzione opposta.
Quel rinvio dell’esecuzione della pena per le donne incinte e le madri con figli sotto un anno è una

pc 17 novembre - ORE 12 - Controinformazione rossoperaia - Oggi la giornata di lotta per la Palestina alle fabbriche. Lo sciopero degli studenti. L’attacco al diritto di sciopero

 

pc 17 novembre - Mentre Israele massacra la popolazione palestinese, l'Europa e gli Stati Uniti negoziano con il governo di Netanyahu per assicurarsi il controllo del gas di Gaza

un contributo 
Alfons Perez, Juan Bordera | investigaction.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare


"Le compagnie selezionate si sono impegnate a fare un investimento senza precedenti nello sfruttamento del gas naturale nei prossimi tre anni, che dovrebbe portare alla scoperta di nuovi giacimenti di gas naturale". Il ministro dell'Energia israeliano, Israel Katz, ha chiuso domenica 29 ottobre l'assegnazione di 12 licenze di sfruttamento di gas fossile al largo della costa mediterranea del Paese. Nel bel mezzo dell'offensiva militare contro la Striscia di Gaza, aziende come l'italiana Eni, la britannica BP e la Socar dell'Azerbaigian stanno espandendo le loro attività nel settore del gas. Qualche mese prima, il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva affermato che "le esportazioni verso l'Europa devono essere accelerate" per porre fine alla dipendenza energetica dalla Russia. Questa fotografia mostra che i piani espansionistici di Israele a Gaza coinvolgono anche le riserve energetiche del mare palestinese.

"Aiuti umanitari a Gaza? Non si accenderanno interruttori elettrici, non si apriranno rubinetti dell'acqua

pc 17 novembre - Dal blog tarantocontro - La lotta delle operaie e operai della tessitura Albini Mottola -info

Quella che pubblichiamo di seguito è la registrazione dell’incontro presso la task force regionale a Bari tenutasi per la vertenza Tessitura Albini Mottola - fabbrica chiusa per delocalizzazione dalla proprietà. Alla riunione erano presenti in qualità di presidente Sepac il dott Caroli e un suo collaboratore, Tessitura in liquidazione rappresentata dal dott Tamburini, la nuova società che vuole rilevarla, il gruppo Ekasa-De Carlo, già presente a Mottola rappresentata dal dott. Carriero e l’avvocato Lore’, la società di scouting per Albini con la dott.ssa Brockaus, le org sindacali cgil-cisl-uil-ugl con le segr. reg. e Rsu aziendali, il sindaco di Mottola dott. Barulli - presente in remoto per ingiusta e illegittima discriminazione il coord provinciale Slai cobas e gli Rsa Slai cobas e sempre in remoto Confindustria Taranto dott. Meschiari.

Questa volta vista la gravità della situazione a circa un mese dalla scadenza della cassa integrazione e il licenziamento di tutti gli attuali 90 lavoratori con il loro passaggio in Naspi, a Bari sotto la presidenza della Regione vi era un folto presidio di lavoratori e lavoratrici - queste ultime numerose e combattive dimostrando quanto ci tengono al lavoro, contro la logica di

pc 17 novembre - Bangladesh Azma Akhter: “Il nuovo salario proposto è inaccettabile quindi lo respingiamo”

“Anche i marchi di moda europei e statunitensi devono parlare apertamente”, ha affermato. “A che serve tutto il loro parlare di emancipazione femminile quando le donne che confezionano i loro vestiti vengono uccise per strada?” 

 (dichiarazione al Guardian 09/11/23)

Le operaie tessili del Bangladesh sono in sciopero per conquistare un salario all’altezza del costo della vita. Il governo è sceso in campo sparando addosso ai manifestanti uccidendone 4. Ma le operaie non cedono, lo sciopero continua.

L’industria tessile del Bangladesh impiega 4,5 milioni di addetti, di cui oltre l’80 % manodopera femminile. Operaie, quindi, impiegate in oltre 4.500 stabilimenti divisi in 4 distretti industriali. Si tratta del settore economico più importante del paese il cui fatturato è passato da $3,78 miliardi nel 1998 a $ 55 miliardi nel 2021.
Un aumento vertiginoso grazie principalmente al bassissimo costo del lavoro, ai salari da fame delle operaie bengalesi.
Questo rende il Bangladesh il secondo maggior esportatore di abbigliamento al mondo, dopo la Cina, con iI 100% della produzione destinata all’esportazione.
Il settore tessile rappresenta l’80% del totale delle esportazioni del paese e l’11% del PIL. Si tratta di prodotti di abbigliamento finiti (Pret a Porter) e destinati ai grandi rivenditori internazionali come Levi’s. H&M, Primark, Walmart, Tesco e Aldi, ecc.

Salari da fame, affitti e prezzi alle stelle
La controversia è iniziata ad aprile 2023, quando le operaie hanno chiesto un adeguamento salariale all’impennata dei prezzi al consumo e del mercato immobiliare, aumenti che hanno reso le condizioni

giovedì 16 novembre 2023

pc 16 novembre - Operaio morto al Petrolchimico di Ravenna: la denuncia dello Slai Cobas sc

Il sistema degli appalti genera profitti per i padroni e morte e incidenti sul lavoro per gli operai

Autorganizzazzione, elezioni nuovi Rls, potere operaio in fabbrica e necessità di una Rete Nazionale per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

dalla stampa locale

https://www.ravennatoday.it/cronaca/operaio-morto-petrolchimico-slai-cobas-appalti-pericolosi.html

Non si placa la rabbia dei sindacati per la morte del 59enne Stefano Poletti, vittima del drammatico incidente mortale sul lavoro al polo petrolchimico di martedì pomeriggio. L'uomo stava lavorando all'interno di un cantiere in un'area data in uso dalla Consar - Poletti era dipendente di una ditta associata a quest'ultima - ad Acmar, quando per cause ancora in corso d'accertamento è stato colpito a morte da una pala meccanica manovrata da un collega. L'operaio, che il prossimo anno sarebbe andato in pensione, è morto sul colpo sotto lo sguardo disperato del collega.

"L’ennesima morte sui luoghi di lavoro – afferma il sindacato Slai Cobas, ricordando la morte nella stessa giornata di un’operaia in provincia di Treviso – una strage infinita di operai sul lavoro che non

pc 16 novembre - Traduzione italiana dell'articolo apparso su TunisieResistant - Con la Palestina: dopo la manifestazione dell'11 novembre, nuova manifestazione al parlamento

intanto la Libia trova l'unità sulla criminalizzazione della normalizzazione con Israele


Buone notizie dalla Libia: lunedì 13 novembre entrambi i parlamenti libici (quello di Tripoli che fa capo al governo di unità nazionale e quello di Tobrouk) hanno votato all'unanimità una legge che criminalizza la normalizzazione dei rapporti con lo stato sionista di Israele, come ha dichiarato il presidente del parlamento di Tripoli Abdallah Belhak. Il parlamento di Tripoli aveva precedentemente votato una mozione per espellere gli ambasciatori dei cinque paesi che hanno sostenuto l'aggressione sionista a Gaza (USA, Inghilterra, Francia, Germania e Italia). Nelle scorse settimane manifestazioni di protesta avevano assediato le ambasciate di questi paesi, ad esempio l'ambasciata italiana era stata oggetto di una sassaiola.

Nella vicina Tunisia invece una proposta di legge simile fatica ad essere ratificata dal parlamento dopo la presa di posizione contraria del Presidente della Repubblica Saied.

Il comitato per il boicottaggio e contro la normalizzazione in Tunisia ha lanciato per mercoledì 15 novembre una nuova manifestazione davanti al parlamento tunisino per fare pressione sul suo presidente affinchè convochi una seduta parlamentare per concludere le votazioni di ratifica di tale proposta di legge.

Intanto sabato scorso la capitale tunisina si è riempita nuovamente a sostegno della Palestina con centinaia di manifestanti che hanno attraversato il centro città da Place de la Repubblique sino all'Avenue Bourguiba di fronte la sede dell'ambasciata francese. Ancora

pc 16 novembre - Come i regimi arabi finanziano la guerra di Israele contro Gaza

Un contributo al dibattito

Mohamad Hasan Sweidan | thecradle.co
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

20/10/2023

Gli Stati arabi che hanno normalizzato le relazioni con Tel Aviv sono tra i principali finanziatori del complesso militare-industriale di Israele. Questi miliardi arabi confluiscono ora nella guerra insensata dello Stato di occupazione contro i palestinesi di Gaza, Gerusalemme e Cisgiordania.

Nel corso della sua breve storia, Israele ha commesso atrocità sia contro il popolo palestinese che contro gli Stati arabi confinanti, spesso utilizzando sostanze chimiche vietate a livello internazionale, come il fosforo bianco che è stato impiegato contro Gaza e il Libano negli ultimi giorni.

Nella guerra in corso contro la Striscia di Gaza, lo Stato di occupazione gode di una notevole libertà di azione, grazie soprattutto al sostegno occidentale, in particolare di Washington, che si vanta di essere un campione dei diritti umani a livello mondiale. L'evidenza della politica dei due pesi e due misure

pc 16 novembre - Un saluto militante e riconoscente al compagno marxista-leninista Aldo Serafini che ci ha lasciato

Il suo limite teorico fondamentale l'incomprensione del maoismo come parte integrante della teoria rivoluzionaria odierna il marxismo-leninismo-maoismo.

proletari comunisti


 il testo che lo commemora di Piattaforma Comunista

         È morto il compagno Aldo Serafini

Il cuore del compagno Aldo Serafini ha cessato di battere all’età di 95 anni e nove mesi.

È una grave perdita per noi, suoi compagni, e per tutto il movimento comunista e operaio.

Aldo è stato un comunista rivoluzionario, e così lo dobbiamo ricordare. 

Divenuto comunista negli anni degli studi universitari, fu radiato dal PCI revisionista per aver preso posizione contro il revisionismo di Krusciov, negli anni ‘60.

Fece parte a Firenze dei primi nuclei marxisti-leninisti che sorsero nel nostro paese in quegli anni. 

Nel suo lungo percorso di militanza è stato, fra l’altro, militante del PCdI (m-l); successivamente ha collaborato con differenti iniziative editoriali comuniste, ha contribuito  a dare vita a gruppi comunisti e comitati antimperialisti-antifascisti nella sua regione; lo ricordiamo anche come avvocato che ha difeso i diritti dei lavoratori sfruttati nelle sedi dei tribunali. 

Il compagno Aldo Serafini è stato fondatore, militante e dirigente di Piattaforma Comunista. Negli ultimi due decenni ha svolto con grande passione un impegno costante nelle redazioni di “Teoria e Prassi” e “Scintilla”, partecipando ai dibattiti, redigendo moltissimi articoli, curando opuscoli e pubblicazioni di carattere storico, scrivendo lettere, nei quali ha ribadito e chiarificato, alla luce della realtà odierna e in polemica con le posizioni revisioniste, importanti concetti marxisti e leninisti. 

In particolare, ha seguito il lavoro di formazione comunista e svolto in diverse forme corsi destinati

pc 16 novembre - Milano ancora in piazza sabato... nonostante la questura

La questura di Milano, per complicità politica e servilismo nei confronti del sionismo israeliano, non permette ai cortei di solidarietà per la Palestina di avvicinarsi al centro di Milano. 

La migliore risposta sarà ancora una volta la partecipazione attiva e coinvolgente di migliaia e migliaia di solidali.

NON LASCIAMO SOLO IL POPOLO PALESTINESE!
Appello per una partecipazione di massa, 
SABATO 18 NOVEMBRE ORE 15 a Milano
concentramento Piazzale Lotto ore 15,00
CORTEO con termine in piazzale Maciachini
tutte e tutti al corteo in solidarietà al popolo Palestinese
promosso dalle Comunità Palestinesi
 
I numeri sono più espliciti e strazianti di  ogni commento:
nella striscia di Gaza si contano, ad oggi, 11.255 morti tra cui 4.630 bambini, 3.130 donne e 682 anziani, mentre 29 mila sono rimasti feriti. A questi numeri vanno aggiunti i 3.250 dispersi e ritenuti morti sotto le macerie, tra cui altri 1.700 bambini.
In Cisgiordania dal 7 ottobre sono stati registrati 196 palestinesi uccisi e 2.700 feriti.

Contro la volontà genocida del governo sionista criminale israeliano!
Contro una nuova nakba e la pulizia etnica in Palestina fermiamo il massacro di Gaza e la strage in Cisgiordania!

Invitiamo alla partecipazione di tutte e tutti al corteo indetto dalle Comunità Palestinesi di  
SABATO 18 NOVEMBRE ore 15,00 
concentramento in Piazzale Lotto

 Csa Vittoria

La nostra patria, nella sua notte di sangue, 
è un gioiello che brilla lontano, lontano,
illumina all'infuori di sè.....
ma noi, dentro di lei,
soffochiamo sempre i più!
Mahmud Darwish

pc 16 ottobre - Riparte la FORMAZIONE OPERAIA e riparte da LENIN e la lotta per la costruzione del Partito rivoluzionario della classe operaia

Premessa

In occasione dell’ anniversario della Rivoluzione d'ottobre il 7 novembre scorso - a ore 12 Controinformazione rossoperaia è stato ospitato un discorso commerativo di Proletari Comunisti - uscito poi in forma stampata e diffuso tra i lavoratori al giornale stampato ore 12 n° 7 in esso era annunciata la ripresa della FORMAZIONE OPERAIA ON LINE E IN PRESENZA.

RIPROPONIAMO OGGI SUL BLOG COME INTRODUZIONE A QUESTA FORMAZIONE IL TESTO DI QUEL DISCORSO E IN PARTICOLARE L'ULTIMA PARTE DI ESSO CHE MOTIVA LA SCELTA DI COMINCIARE A LAVORARE SUL TESTO DI LENIN 'CHE FARE', COSA CHE AVVERRA' DA GIOVEDI PROSSIMO.




 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella giornata del 7 novembre il proletariato, i popoli oppressi, hanno necessità di guardare alla Rivoluzione d'Ottobre, la grande Rivoluzione avvenuta in Russia nel 1917. Quella Rivoluzione avvenne in un contesto di guerra interimperialista mondiale - la prima guerra mondiale, una gigantesca carneficina con milioni di morti, tante distruzioni - che provocò, in generale, la trasformazione degli Stati delle grandi potenze e via via anche delle medie e piccole in tutto il mondo che diventano Stati di guerra, dittature aperte, e assumono forme dittatoriali che in seguito saranno incarnate, dopo quegli avvenimenti, dal fascismo e dal nazismo innanzitutto.

Nell'economia, i costi della guerra furono scaricati sulle masse popolari, innanzitutto sugli operai e i lavoratori, che sia sui posti di lavoro, nelle fabbriche, sia nei quartieri e nella società, vissero periodi di pesante miseria, disoccupazione. Nel mondo questa Grande Guerra approfondì l’oppressione dei popoli che diventarono bottino di guerra, sia nelle loro risorse, sia nelle loro economie, delle grandi potenze imperialiste che si disputarono quella guerra.

E’ in questo contesto che avviene la Rivoluzione d'Ottobre, che diventa la forma con cui gli operai e i lavoratori trasformano la guerra imperialista, la grande carneficina, in una ribellione generale e trasformano la guerra in Rivoluzione, in un’opportunità storica per gli operai e i lavoratori di conquistare il potere. E con la conquista del potere, il passaggio del

potere nelle loro mani gli operai e i lavoratori mettono fine alla guerra nel paese in cui si realizza tutto questo, la Russia dell'epoca, affermando un messaggio per tutti gli operai e i lavoratori: per mettere fine alle guerre bisogna rovesciare i governi, gli Stati e le classi dominanti che queste guerre hanno avviato e conducono per i loro profitti, per ripartirsi il mondo

pc 16 novembre - All'attacco fascista al diritto di sciopero del governo Meloni/Salvini si risponde mantenendolo e non riducendolo

Su ore 12 Controinformazione rossoperaia di venerdì 17  su questo blog

- la valutazione e posizione dello Slai cobas per il sindacato di classe

pc 16 novembre - L'intellettuale marxista Gianfranco Pala è morto

Il suo lavoro teorico critico con la rivista LA CONTRADDIZIONE è stato importante in molti campi - ci uniamo al cordoglio di quanti lo hanno conosciuto e lavorato con lui ed esprimiamo le condoglianze militanti alla compagna Carla Filosa e a sua figlia

proletari comunisti

16/11/23

In memoriam – Gianfranco Pala (Roma, 1940)

 

di Francesco Schettino

Pala ha speso la propria vita innanzitutto nell’affermazione della correttezza della teoria del valore (e del plusvalore) così come scoperta da Marx, «che è divenuta legge peculiare dello sviluppo del moderno modo di produzione capitalistico e della società borghese da esso generata » (Engels 1883) e che «ha subitamente gettato un fascio di luce nell’oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti classici che i critici socialisti» (Engels, ibidem).

In questa maniera ha tentato, in tutte le sue opere, di tutelare da sviamenti ideologici e opportunistici anche: la legge dello sviluppo della storia umana cioè il fatto elementare, sinora nascosto sotto l’orpello ideologico, che gli uomini devono innanzi tutto mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi, prima di occuparsi di politica, di scienza, d’arte, di religione, ecc.; e che, per conseguenza, la produzione dei mezzi materiali immediati di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo economico di un popolo e di

pc 16 novembre - Diciamo agli operai: Sosteniamo la resistenza palestinese fino alla vittoria, combattiamo il nostro governo complice del genocidio

Intervento dell'operaio dello Slai cobas per il sindacato di classe, della Tenaris Dalmine ad una assemblea on line indetta dal Si.Cobas per preparare la giornata del 17 novembre - Da Controinformazione rossoperaia del 15/11

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Già in campo da una settimana, come Slai cobas per il sindacato di classe, abbiamo preparato delle iniziative nei posti di lavoro, perché riteniamo importante iniziare a far schierare gli operai.

Abbiamo indetto la giornata nazionale per il 17 perché è importate portare la battaglia della lotta di liberazione della Palestina agli operai delle fabbriche.

Faremo presidi dove siamo presenti nelle fabbriche, all’ex Ilva, alla Fincantieri di Palermo, alla Marcegaglia di Ravenna, e alla Tenaris Dalmine che è direttamente coinvolta con le enormi piattaforme come Leviatan, con i tubi per il petrolio, piattaforme sporche di sangue che sono davanti al mare di Gaza, dove ci sono tutte le più grandi piattaforme petrolifere.

È importante dire agli operai che noi non possiamo essere complici di questo genocidio.

Stare con i palestinesi vuol dire essere contro la Meloni, queste due cose sono collegate all’interno delle mobilitazioni, come a Ghedi, dove è diventata centrale la lotta di liberazione della Palestina.

Qui ho visto un pò di distinguo, io l’ho detto anche in altri interventi che ho avuto l’opportunità di fare alle manifestazioni, in particolare in quella bellissima di Milano: ma chi siamo noi per decidere quello che il popolo palestinese ha deciso di fare?

Uniamoci sulle questioni importanti, è giusto dirlo anche ai lavoratori: il 7 ottobre è un punto centrale, è stata una giornata in cui tutti gli oppressi, tutti i lavoratori, devono essere contenti perché ha rialzato la battaglia per la liberazione della Palestina, che è simbolo per la liberazione di tutti gli oppressi, di tutti i popoli e anche di tutti gli operai, quindi dobbiamo sostenere la resistenza palestinese fino alla vittoria.

La lotta di liberazione della Palestina si inserisce in una fase di guerra interimperialista, dove noi dobbiamo combattere all’interno del nostro paese il nostro imperialismo e, anche nella questione palestinese con al centro – come è stato messo giustamente dai Giovani palestinesi nelle manifestazioni, e non solo da loro - il ruolo dell’imperialismo italiano e del suo governo.

Bisogna attaccare e smascherare il nostro governo che sta con gli oppressori, che ci schiaccia come operai. Dobbiamo iniziare a portare questa battaglia nei luoghi di lavoro e far schierare gli operai

Il 20 ottobre c’è stato uno sciopero generale, ma veramente lo è stato? Noi dobbiamo arrivare a costruirlo un vero sciopero generale e la questione della Palestina ci dà una mano per fare un salto di qualità nelle nostre battaglie quotidiane.

I popoli di tutto il mondo stanno con gli oppressi e dobbiamo portare avanti nel nostro paese il sostegno alla Palestina perché è un simbolo.

Tutti i popoli stanno lottando, quello palestinese, in India, per liberarsi dal giogo dell’imperialismo, dobbiamo lavorare qui per unire attorno a questa battaglia internazionalista, la classe operaia, i lavoratori. Il Vietnam lo ha dimostrato. E' il modo per sconfiggere e sostenere la nostra azione di internazionalisti,

di lavoratori che lottiamo per difendere le nostre condizioni di lavoro e di vita; ma lottiamo perché dobbiamo abbattere questo sistema che genera guerra, nazismo, sfruttamento l’apartheid, le forme più barbare di oppressione, come si manifesta in Israele.

Lo stato sionista in Israele è un problema, è frutto dell’imperialismo e non ci può essere liberazione della Palestina senza mettere in discussone lo Stato sionista di Israele.

Così come in Italia non ci può essere liberazione se non mettiamo in discussione il governo fascista Meloni che stringe le mani a Netanyahu, responsabile del genocidio del popolo palestinese.

Nelle piazze queste cose si sentono e si vedono e dobbiamo ringraziare le masse arabe, palestinesi, che stanno scendendo in piazza in modo massiccio, e Milano ogni volta riempie il cuore. Ma dobbiamo lavorare per portare in piazza il proletariato italiano, gli operai, gli oppressi, gli sfruttati, i precari, i disoccupati, perché abbiamo un mondo da conquistare.

Sono i popoli che scrivono la storia, Resistenza fino alla vittoria.

Noi dobbiamo unirci perché deve esserci una guerra popolare

Le masse devono lottare per abbattere questo sistema.

Nella lotta ogni giorno contro i padroni dobbiamo trovare linfa anche dall’insegnamento che ci è stato dato dalla Palestina che in questo momento è il cuore di questa battaglia per la Rivoluzione.

pc 16 novembre - Anila uccisa dal sistema dei padroni, dallo Stato, dal governo - Da Controinformazione rossoperaia del 15/11


A 26 anni Anila Grishaj, albanese è stata uccisa - si dice - da un macchinario di ultima generazione, dotato di un braccio meccanico e utilizzato per imballare i prodotti. Sarebbe stata colpita alla nuca dal macchinario movimento e poi stritolata alla testa. Una scena agghiacciante: gli altri operai e operaie arrivati l'hanno trovata in piedi con la testa incastrata nel macchinario.

Perché è successo? Perché il braccio meccanico le ha spezzato l'osso del collo?

Ora ci diranno: “accertare l’esatta dinamica dell'incidente... chiarire cause e responsabilità… l'inchiesta è stata aperta e le indagini vogliono stabilire se alla base del tragico incidente ci sia stato un malfunzionamento del macchinario, un errore umano o una carenza di sicurezza…”. Questo scrivono i giornali.

Questa giovane operaia albanese - ricordatevi questo fatto: albanese, perché tanti migranti che sono riusciti ad arrivare in questo paese senza essere affogati in mare o rinchiusi nei CPR, nei lager, o tenuti all’addiaccio fuori, in condizioni invivibili; addirittura, ironia della sorte, ora la Meloni pensa di trasferirli in Albania - ecco, una che era venuta dell’Albania, una giovane operaia che addirittura era così brava da essere divenuta vice direttrice.

Ebbene, è stata uccisa in fabbrica come era stata uccisa Luana D'Orazio, l'operaia di 22 anni che è

pc 16 novembre - IO STO CON LA PALESTINA. VERSO LE MOBILITAZIONE DEL 17 NOVEMBRE, L'ATTIVITA' TRA GLI OPERAI

 
 


 
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pc 16 novembre - Occupata l'Università a Torino da "Studenti per la Palestina" - info

Torino, «Studenti per la Palestina» occupa Palazzo Nuovo: «Risposta all'indifferenza dei luoghi del sapere»

Una cinquantina di giovani hanno realizzato murales e si sono stabiliti nel polo universitario in centro in vista di una manifestazione il 17 novembre

Tommaso ha le mani sporche di vernice. Sta realizzando un murale nella prima serata di occupazione a Palazzo Nuovo. «Lavoro con le immagini – dice –. Ne ho viste molte di Gaza. Ad esempio i fagotti bianchi in braccio a uomini e donne disperati. Così su questo muro scriverò: free Palestine». Sono stati un centinaio i ragazzi che ieri hanno partecipato all’assemblea organizzata in sostegno del popolo palestinese. In molti sono rimasti a dormire tra i corridoi e le aule per un’occupazione pacifica che andrà avanti nei prossimi giorni.

«Condanniamo gli orrori che stanno avvenendo a Gaza - racconta Aurora, studentessa -. Ci sono

mercoledì 15 novembre 2023

pc 15 novembre - ORE 12 - Controinformazione rossoperaia - 1. Anila è morta stritolata dal profitto - 2. 17 novembre: operai per la Palestina

 


pc 15 novembre - Organizzarsi, organizzarsi... - da Controinformazione rossoperaia del 13/11

Controinformazione rossoperaia ORE 12, questo appuntamento tre volte alla settimana che abbiamo costruito per informare/controinformare gli operai e i lavoratori, per dare ad essi gli strumenti necessari per leggere la stampa, gli avvenimenti che appaiono in televisione, è una controinformazione di parte, dalla nostra parte. per comprendere e dare voce alla denuncia su quello che avviene.

Tutto questo serve all'organizzazione, alla lotta, organizzare, organizzare, organizzare, organizzarsi con noi, organizzarsi con il sindacalismo di classe combattivo. Organizzarsi a livello di scuole, a livello di territorio, di città, organizzarsi perché senza organizzazione non siamo niente, con l'organizzazione siamo tutto. Organizzarsi, perché dobbiamo rovesciare un governo, uno Stato, un sistema, e in questa prospettiva dobbiamo orientare le grandi masse di operai e lavoratori che sono organizzate diversamente.

E qui il problema dell'organizzazione diversa non è solo un problema né di tessera sindacale, né di appartenenza, è il problema che sindacati confederali collaborano col governo e anche quando fanno sciopero le loro piattaforme non rappresentano gli interessi effettivi dei lavoratori. Così come altre organizzazioni, anche politiche, se sono nel sistema parlamentare sono complici di quello che succede: quando erano al governo fanno gli interessi dei padroni, quando sono all'opposizione dicono di voler fare gli interessi dei lavoratori. E' questo gioco delle parti che ha portato all'attuale governo, un governo-sciagura, indegno, il governo della Meloni, di cui abbiamo già parlato nelle diverse ORE 12.

Torniamo alla guerra. La guerra, i morti sono nostri, i profitti sono loro: questo sta assumendo un aspetto scandaloso. Al recente comitato della piccola industria dell'Emilia Romagna, il proprietario dell'Astim SRL, azienda elettronica del settore difesa, ha raccontato che in azienda in questo momento

pc 15 novembre - Ai terribili massacri di Israele rispondono gradi e sempre più estese manifestazioni - E prosegue la mobilitazione il 17 novembre - Da Controinformazione rossoperaia del 13/11


E’ il 40° giorno dell’aggressione dell’occupante israeliano a Gaza, è uno sterminio in corso, un genocidio - definirlo in questi termini non è certo un’esagerazione, propaganda, - perché l’esercito israeliano agli ordini del governo Netanyahu sta usando tutta la sua violenza assassina contro una popolazione civile, sta bombardando e assediando gli ospedali con una violenza che la storia ci aveva fatto vedere messa in atto dall’esercito nazista e che ora lo Stato d’Israele sta impiegando in questa “guerra di sterminio” contro il popolo palestinese.

Le ultime notizie dicono che i carri armati e la fanteria israeliani avanzano verso i quartieri civili di Gaza, mentre tutto il settore sanitario è al collasso.

Il bilancio delle vittime a Gaza ha raggiunto quota 11.100, di cui almeno 8.000 sono donne e bambini.

Alla ferocia dei militari israeliani si aggiunge quella dei coloni.

Nelle prime ore di domenica mattina le forze israeliane si sono mosse per fare irruzione in diverse città della Cisgiordania occupata. Sono stati segnalati raid israeliani vicino alle città di Hebron e Nablus. Hanno anche preso d'assalto Tulkarem, una città vicino al confine con Israele e ci sono stati scontri tra forze israeliane e palestinesi.

La repressione: secondo l'ONG Addameer per i diritti dei prigionieri palestinesi più di 2.300 palestinesi sono stati arrestati durante i raid israeliani in Cisgiordania dal 7 ottobre.

Ma quello che più fa inorridire, davanti agli occhi del mondo intero è che lo Stato d’Israele sta portando

pc 14 novembre - Palestina: la voce delle masse nelle manifestazioni











martedì 14 novembre 2023

pc 14 novembre - Oggi a Acciaierie d'Italia/appalto Taranto







 L'atteggiamento inaccettabile di ArcelorMittal/Morselli e del governo Meloni, che mai come in questi giorni si sta rivelando sempre e solo dalla parte di Mittal, dichiarando un giorno una cosa e un giorno un'altra, per coprire quello che in realtà sta avvenendo, sempre e soprattutto contro i lavoratori, e su cui i vari ministri appaiono divisi -Fitto/Urso – ma sono tutti uniti, purtroppo non ci può meravigliare.

Noi l'avevamo detto anche il 20 ottobre alla manifestazione di Roma. Lo sciopero generale era stato necessario perché gli operai facessero sentire forte e chiara la loro voce con il blocco della produzione e con la manifestazione nazionale a Roma. Ma - aggiungevamo - questa mobilitazione era utile non tanto per le risposte che poteva dare il governo ma quanto per unire gli operai dei diversi stabilimenti e portare la loro forza al centro dell'attenzione per dare peso e rilevanza alle loro rivendicazioni.

Niente allora era venuto dall'incontro romano, e niente, o peggio, negli incontri successivi, fatti tra l'altro solo con capi di gabinetto dei Ministeri.
Non si può continuare a dare credito al governo, alle promesse di Urso, mentre altri ministri, Fitto, Mantovano fanno gli accordi segreti con Mittal. E' in corso una trattativa, ormai non più segreta, in cui ArcelorMittal prenderebbe l'intera quota di Acciaierie d'Italia. 

Se questo non avvenisse si pensa a nuova governance che dopo un periodo di transizione commissariale sarebbe garantita da altri industriali dell'acciaio – Arvedi e altri - che stanno lavorando più o meno sotto, sotto perché la situazione vada sempre peggio, proprio per poterla rilevare con facilità e trovarsela consegnata su un piatto d'argento. Le dichiarazioni avventurose del presidente della Federacciai, Gozzi, significano comunque

che al tavolo romano si stanno prendendo decisioni al di fuori dei canali normali di relazioni tra padroni, governo, organizzazioni sindacali.

Il governo sta accettando di fatto tutte le condizioni di ArcelorMittal, le sue esose richieste, come e quando deve produrre, le sue azioni assolutamente illegali verso gli operai, l'uso arbitrario della cassaintegrazione, il peggioramento giorno per giorno della sicurezza, il menefreghismo verso lo stato degli impianti, il non pagamento degli straordinari, senza contare la gravissima situazione nell'appalto a rischio licenziamenti, ecc; Si può ancora parlare, quindi, di passaggio al 60% della parte pubblica, quando il governo si muove come un servo su quello che vuole Mittal, sui suoi tempi, è tirare avanti, con un nuovo sciopero di 8 ore, può essere una mobilitazione impotente; anche la richiesta di nazionalizzazione non sta ora come ora coi piedi per terra, senza mettere in discussione per davvero non un ministro o la Morselli ma tutto Governo Meloni e i /Padroni dell’acciaio

Quanto poi al famoso "piano B", di cui si è parlato anche nell'incontro a Roma del 20 - con il Presidente della Federacciai, Gozzi, dice apertamente che la siderurgia italiana può fare a meno di ArcelorMittal - si tratta di una lotta tra padroni che comunque porterebbe a tagliare posti di lavoro e a condizioni capestro per i lavoratori in materia salario livelli condizioni di lavoro, salute, diritti..

Chiunque prende l'ex Ilva in questo momento deve fare i conti con la crisi di sovrapproduzione dell'acciaio che esiste da tempo, sovrapproduzione per il profitto chiaramente, accentuata dagli effetti della guerra imperialista, della guerra commerciale per la ripartizione dei mercati, l’aggravamento dei costi dell’energia anche con la nuova guerra in Medio oriente scatenata da USA/Israele contro il popolo palestinese e il mondo arabo. Anzi per una sua effettiva ripresa si parla addirittura che essa può essere legata alla produzione del nucleare (altro che acciaio green)

In tutto questo esce fuori sempre la funzione dello Stato nel sistema capitalista/imperialista: socializzare le perdite- privatizzare i profitti!
In questa questione che dura da anni, i vertici sindacali dell'ex Ilva non hanno portato in realtà nè dall'inizio e neanche ora nello scontro con azienda e governo le rivendicazioni necessarie per tutelare realmente lavoro, salario, sicurezza, quindi, i vertici sindacali confederali non possono presentarsi come se fossero innocenti, e oggi meravigliarsi dell'atteggiamento di Morselli e governo, che li trattano come l'ultima ruota del carro, solo per buttare negli incontri qualche informazione che già si legge sui giornali, non per farli oggetto di trattativa reale. 

Le rivendicazioni giuste e necessarie purtroppo solo noi le abbiamo poste dall’inizio e tutt’ora.
Cos'hanno, allora, i lavoratori nelle mani? È possibile ancora cambiare lo stato delle cose?
Sì, ma serve l'autonomia operaia, il potere di decidere ripreso dai lavoratori e imposto con assemblee generali vere ai cancelli delle portinerie Serve la riorganizzazione delle file dei lavoratori. Non è solo un problema di una sigla sindacale, ma di una unità sindacale dal basso che possa togliere potere alle organizzazioni sindacali collaborazioniste per restituire questo potere di rappresentanza ai lavoratori.
Senza costruire questa autonomia, non si può fronteggiare un'emergenza che viene considerata ai limiti della catastrofe sociale, industriale.
Serve una lotta autonoma, prolungata e generale sulla piattaforma operaia che sia da trincea della lotta dei lavoratori fino a risultati concreti.
Lo Slai cobas chiama gli operai alla necessità che soprattutto le avanguardie operaie qualunque sia la tessera sindacale trasformino il dissenso aperto o silenzioso, la rabbia, lo sconforto in organizzazione per una lotta seria, classista e combattiva, che possa anche esercitare una pressione verso i sindacati confederali. Questo in altri paesi ha pagato, pensiamo a quello che è avvenuto in Francia con i recenti scioperi, o con gli operai dell’auto negli USA
La questione ex Ilva, inoltre, è ben dentro la situazione mondiale, la guerra dall’Ucraina al Medio oriente, l'economia di guerra. Con l'acciaio si fanno le armi; quindi esiste un nesso tra la produzione dell'acciaio e la guerra imperialista. La guerra, nel capitalismo/imperialismo, è un'opportunità di profitti per i padroni dell’acciaio, la crisi generale che porta alla guerra comporta anche l'aggravamento della questione energetica, che è una mina interna alla crisi generale dell'industria dell'acciaio. Ma nella guerra degli imperialisti: le morti, le distruzioni, l'attacco ai diritti vitali sono nostri e i profitti sono sempre loro!
Anche su questo terreno la lotta operaia conta tantissimo, ma gli operai non hanno ancora sufficiente consapevolezza di avere anch'essi un'arma nelle loro mani, l'arma del loro numero, della loro lotta; è questa che può incidere non solo all'interno della vicenda industriale dell'ex Ilva, ma può incidere nella dinamica generale delle grandi vicende in corso. Se non ora quando?

SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE TARANTO – slaicobasta@gmail.com - WA 3519575628

pc 14 novembre - Le mani del governo Meloni sull'Ambiente

A premessa di questa nota e di tante altre dello stesso tipo
Nel sistema capitalista/imperialista tutti i governi sono governi della borghesia e comitati d'affari della grande borghesia e suoi alleati. Questo non significa affatto che sono tutti uguali, chi pensa, dice e scrive chiaramente o confusamente questo - anche quando si traveste da 'comunista, classista, rivoluzionario, antagonista' - è politicamente un'idiota, è un'estremista a parole, opportunista nella pratica, e sicuramente non afferma e pratica la politica proletaria e comunista. Nel caso della Meloni, governo di stampo moderno fascista per ideologia, programma e prassi, ne sminuisce il carattere, l'azione e pericolosità e non comprende come lottare contro di esso e rovesciarlo; appalta di fatto 'l'opposizione' alla sinistra parlamentare e riformista ed è teoricamente dogmatico-economicista e quindi fa danni al movimento proletario e comunista

Le mani del governo sull’Ambiente: una commissione per riscrivere le norme con professionisti vicini a compagnie petrolifere e aziende del cemento.

Tra i 50 nomi indicati dai ministri Pichetto Fratin e Casellati molti esperti che hanno lavorato con lobby importanti. Bonelli di Avs: una interrogazione parlamentare per chiedere con quali criteri sono stati scelti

Il governo Meloni vuole rivedere tutta la normativa in materia ambientale. Una missione di non poco conto e che tocca una materia delicatissima, che va dalle norme in materia di inquinamento alle tutele paesaggistiche per nuove costruzioni private e industriali: argomenti a dir poco sensibili e dagli interessi miliardari.

pc 14 novembre - Contro il dogmatismo e idealismo anche oggi presenti tra le forze comuniste - Una affermazione di Marx

 Nella riunione del comitato centrale della Lega dei Comunisti del 15 settembre 1850:

"In luogo della considerazione critica (la frazione Willich-Schapper) ne contrappone una dogmatica, in luogo di quella materialistica una idealistica. Per essa la volontà pura, invece della situazione reale, diventa la ruota motrice della rivoluzione. Mentre noi diciamo agli operai: voi dovete attraversare 15,20,50 anni di guerre civili e di lotte popolari, non solo per modificare la situazione, ma anche per trasformare voi stessi, per rendervi capaci di esercitare il potere politico, voi dite al contrario: "noi dobbiamo immediatamente andare al potere o se no andare a dormire".

pc 14 novembre - Esecuzioni di massa e genocidio dello stato sionista di tipo nazista d'Israele in corso a Gaza

Gaza – Quds News: L’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani ha affermato che l’occupazione israeliana sta deliberatamente bloccando tutti i servizi di emergenza a Gaza, il che “minaccia l’esecuzione di massa di civili impedendo loro le vie di fuga”.

L’Osservatorio ha invitato le Nazioni Unite e i partiti della comunità internazionale a esercitare una pressione decisiva su “Israele” – in quanto potenza occupante – affinché consenta immediatamente l’ingresso di carburante, riprenda immediatamente le forniture di elettricità a Gaza e adempia ai suoi obblighi di protezione dei civili in la Striscia ovunque si trovino.

L’Osservatorio ha affermato che il continuo divieto delle autorità di occupazione all’ingresso di carburante – sebbene soggetto a monitoraggio – a Gaza, sia attraverso il suo territorio che attraverso l’Egitto, sembra mirare deliberatamente a fermare tutti i servizi di emergenza vitali.

Ha osservato che è trascorso un mese intero dalla completa interruzione di corrente elettrica nella Striscia di Gaza, in seguito al blocco delle forniture elettriche da parte di Israele e all’esaurimento delle riserve di carburante necessarie per l’unica centrale elettrica nella Striscia.

Dall’inizio della sua guerra senza precedenti, il 7 ottobre, l’occupazione ha vietato l’ingresso di carburante, estremamente necessario per far funzionare i generatori di elettricità e per far funzionare le attrezzature salvavita.

È stato annunciato che 21 dei 35 ospedali e 47 centri sanitari di base erano fuori servizio nella Striscia di Gaza a causa dell’esposizione dei loro quartieri generali o dei loro dintorni agli attacchi aerei e di

pc 14 novembre - Ancora sulla bella e grande manifestazione di Milano per la Palestina