CRISI
Questa seconda fase della crisi sta mettendo ulteriormente in luce le cause strutturali frutto del sistema capitalista di produzione, analizzabili solo con il metodo marxista.
Sul piano economico, gli interventi che vengono adottati dagli Stati, dagli Usa all'Italia, incastrano la situazione in un circuito senza via d'uscita o sono totalmente insufficienti rispetto alle esigenze del capitale.
Sul piano politico, la destra liberale vince e le scelte sono platealmente di classe, a difesa dei redditi della borghesia e di nuovi pesanti sacrifici solo per le masse – anche questo dagli Usa all'Italia.
“L'accordo-quadro degli Usa prevede un rialzo (di 2.800 o 3000 miliardi di dollari) in due tappe del tetto massimo dell'indebitamento americano” – quindi solo un rinvio del crack e un drogare la capacità di tenuta finanziaria/solvenza del governo - “e un taglio parallelo di circa 3000 miliardi di dollari della spesa pubblica” - quindi taglio alle spese sociali (pensioni, sanità) che andrà ad intaccare le condizioni di vita della popolazione, verso cui già erano venute meno le promesse di più risorse per scuola, trasporti pubblici della nuova presidenza Usa.
Invece “niente nuove tasse”, come voluto dai repubblicani.
Ma queste misure, se da un lato fanno fuori le illusioni anche nel campo della “sinistra” a livello Usa, mondiale ed europeo, compresa l'Italia, sulla “svolta” della presidenza Obama e mostrano, come è subito accaduto per la guerra, che Obama non può e non vuole discostarsi dalla politica di sempre dell'imperialismo Usa e per mantenere il suo governo deve fare forti concessioni alla destra della borghesia, continuando a fingersi democratico; dall'altro rappresentano un palliativo, lasciando intatti problemi di fondo della crisi “E' sconfortante – osserva l'ex consigliere economico di Obama, Larry Summers – che tutta l'energia della classe politica sia dedicata al deficit pubblico, mentre il problema immediato è che la nostra economia è paralizzata per la mancanza di domanda”; “... aumenta il rischio che l'America trascini l'Europa in una ricaduta nella recessione”.
La mancanza di domanda, anche per i nuovi sacrifici previsti da questi tagli dell'accordo, non solo continuerà ma aumenterà. E così il serpente si mangia la coda e il capitale non fa che invischiarsi sempre più nella sua crisi.
La situazione in Italia è ancora più disastrosa, in cui si accumulano e si intrecciano le conseguenze della politica economica mondiale con la crisi economica, vecchia e nuova, italiana.
La realtà è sempre più dura delle parole. Per quanto il governo cerchi di mascherare, la situazione è senza via d'uscita.
Ed è sempre più senza via d'uscita nella situazione attuale per i lavoratori e le masse popolari.
E' chiaro che anche la borghesia vuole uscire da questa situazione e vede che “il paese - come dice – cresce poco e nulla”, e, in questo senso, le sue richieste/pressioni sempre più incalzanti verso il governo sono di misure radicali di liberalizzazione, di semplificazione di quelle norme che ostacolano i suoi piani, di sostegno da parte dello Stato, in termini di infrastrutture, sgravi, fondi, risorse per sostenere il circuito: reddito-domanda-produzione, di riduzione del debito pubblico (attraverso tagli e sacrifici sociali) per attrarre investimenti di capitali.
Rispetto a questo, alla borghesia industriale non possono assolutamente bastare i provvedimenti decisi nella manovra economica di luglio e gli impegni del governo, sia perchè il governo è da tempo screditato – e l'ultimo scivolone pure del Min. Tremonti, uno dei più affidabili agli occhi della borghesia, ha dato un ulteriore colpo alla sua credibilità – sia perchè per i piani veri di “lacrime e sangue” del capitale ci vuole il concorso di tutti, parti sociali, sindacati (tutti) e partiti d'opposizione.
Per questo, ad agosto, dicono che non “andranno in ferie”. La cosa ci dispiace molto, ma si scavano il terreno sotto i piedi con le loro stesse mani.
sabato 13 agosto 2011
pc 13 agosto - manovra governativa e lotta - l'appello dello slai cobas per il sindacato di classe
Il governo Berlusconi ha varato ieri un decreto che scarica la crisi finanziaria, speculativa dei padroni sui lavoratori e le masse popolari. Tagli salariali che arrivano a mettere in discussione le 13° per i lavoratori del Pubblico Impiego, attacco alle pensioni delle donne, blocco del TFR per due anni per gli statali, abolizione delle festività, comprese quelle intoccabili del 1° Maggio e del 25 aprile, più una massiccia serie di tasse e tagli che direttamente o indirettamente colpiscono i proletari e le masse popolari; sono quindi poi inserite l'attacco all'art. 18, con meno vincoli sui licenziamenti, alla contrattazione dando valore retroattivo erga omnes dei contratti in deroga, quindi con riconoscimento e traduzione in legge degli accordi Fiat di Pomigliano e Mirafiori che cancellano diritti, attaccano la malattia e la libertà di sciopero. In un quadro di generale cancellazione dello Statuto dei lavoratori e di massima libertà ai padroni e massima precarietà dei lavoratori.
Questo è il cuore e la sostanza della manovra governativa, il resto si tratta di pura propaganda volta a salvaguardare privilegi dei sistema politico, anche se pure queste misure vanno viste una per una.
A fronte di questo attacco, i partiti di opposizione parlamentare si uniscono più o meno al governo, le organizzazioni sindacali con l'intesa del 28 giugno avevano scelto già di fiancheggiare il governo nella crisi. Per questo i proletari, i lavoratori, le lavoratrici, le masse popolari non hanno altra scelta che difendere con la lotta redditi, lavoro, diritti e condizioni di vita e di lavoro.
Lo Slai cobas si mobilita sin dalla prossima settimana nelle fabbriche, tra i lavoratori del Pubblico Impiego, tra i settori dei disoccupati e dei precari, nelle piazze, per una campagna di denuncia, informazione e di prime iniziative di lotta.
E INDICE PER IL 13 SETTEMBRE UNA GIORNATA DI LOTTA NAZIONALE.
Siamo pronti fin da ora a raggiungere l'unità d'azione con la Fiom, con le organizzazioni sindacali di base, con tutti gli organismi e associazioni di lotta sui posti di lavoro, sul territorio, nel paese.
Ma poniamo con forza la necessità della massima autonomia e contrapposizione ai partiti parlamentari, alle burocrazie e direzioni sindacali, compresa quella della Cgil della Camusso, e la necessità dell'utilizzo di forme di lotta che puntino al blocco effettivo di posti di lavoro, strade, città, con assedio di luoghi istituzionali compartecipi di questo pesante attacco; con gli obiettivi di difendere in particolare l'art. 18, i contratti nazionali, pensioni e Tfr, salari e 13°.
13.8.11
SLAI COBAS per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
cobasta@libero.it - 3475301704
Questo è il cuore e la sostanza della manovra governativa, il resto si tratta di pura propaganda volta a salvaguardare privilegi dei sistema politico, anche se pure queste misure vanno viste una per una.
A fronte di questo attacco, i partiti di opposizione parlamentare si uniscono più o meno al governo, le organizzazioni sindacali con l'intesa del 28 giugno avevano scelto già di fiancheggiare il governo nella crisi. Per questo i proletari, i lavoratori, le lavoratrici, le masse popolari non hanno altra scelta che difendere con la lotta redditi, lavoro, diritti e condizioni di vita e di lavoro.
Lo Slai cobas si mobilita sin dalla prossima settimana nelle fabbriche, tra i lavoratori del Pubblico Impiego, tra i settori dei disoccupati e dei precari, nelle piazze, per una campagna di denuncia, informazione e di prime iniziative di lotta.
E INDICE PER IL 13 SETTEMBRE UNA GIORNATA DI LOTTA NAZIONALE.
Siamo pronti fin da ora a raggiungere l'unità d'azione con la Fiom, con le organizzazioni sindacali di base, con tutti gli organismi e associazioni di lotta sui posti di lavoro, sul territorio, nel paese.
Ma poniamo con forza la necessità della massima autonomia e contrapposizione ai partiti parlamentari, alle burocrazie e direzioni sindacali, compresa quella della Cgil della Camusso, e la necessità dell'utilizzo di forme di lotta che puntino al blocco effettivo di posti di lavoro, strade, città, con assedio di luoghi istituzionali compartecipi di questo pesante attacco; con gli obiettivi di difendere in particolare l'art. 18, i contratti nazionali, pensioni e Tfr, salari e 13°.
13.8.11
SLAI COBAS per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
cobasta@libero.it - 3475301704
pc 12 luglio - la lotta dei braccianti di nardò va sostenuta con i fatti
NARDO' LA LOTTA CONTINUA
Il grande sciopero di questi giorni è stata una importante dimostrazione di forza, di dignità, di ribellione e di coscienza; qualunque sia l'esito della vertenza, ha segnato una pagina in Puglia e ha offerto un'indicazione per tutti i 200mila braccianti stranieri presenti sul nostro territorio.
La lotta finora ha dato qualcosa ma molto poco rispetto alle richieste. Le aziende agricole non ci stanno, boicottano le Liste di prenotazione e pensano comunque nella maggior parte di continuare ad usare il caporalato. Le amministrazioni, anche se sollecitate dalla Regione con l'annuncio di finanziamenti, non sembrano gran che disposte a tradurre in fatti le indicazioni.
Per questo la lotta deve continuare e certo non può pesare solo sui braccianti di Nardò.
Tutti ora sollevano la questione dei controlli, ma nessuno ha risposto alla domanda portata dallo Slai cobas per il sindacato di classe alla manifestazione di Lecce di lunedì 8 agosto: dove erano e dove sono gli ispettori del lavoro? Le aziende che operano questo sfruttamento, questo schiavismo si sa chi sono. Perchè neanche ora si addotta alcun provvedimento nei loro confronti? Perchè la stessa Regione non blocca subito i contributi a queste aziende per mancato rispetto di contratto, versamento contributi, per aperta violazione di leggi?
Per imporre le 'Liste di prenotazione' serve una mobilitazione generale del bracciantato agricolo in tutta la zona e in tutta la Regione; è questo il senso della proposta di manifestazione regionale subito rivolta alla Cgil e a tutte le organizzazioni sindacali e associazioni.
La Cassa di resistenza avviata dalle Associazioni di volontariato va sostenuta e dovrebbe essere aperta con somme consistenti proprio da chi dice di essere al fianco di questi lavoratori: Regione, Cgil, ecc.; ma occorre nello stesso tempo strappare subito dei risultati sul fronte salariale. Richiediamo una tantum ai padroni attuali che utilizzano i braccianti e che hanno sottopagato questi lavoratori immigrati e continuano a farlo.
A sostegno della lotta, di coloro che la stanno organizzando e sostenendo, lo Slai cobas per il sindacato di classe Puglia, con base Taranto, porterà queste proposte al campo di Nardò e in tutto il territorio nelle giornate successive al ferragosto.
13.8.11
SLAI COBAS per il sindacato di classe – Puglia
sede di Taranto v. Rintone, 22
cobasta@libero.it – 3475301704 – T/F 0994792086
Il grande sciopero di questi giorni è stata una importante dimostrazione di forza, di dignità, di ribellione e di coscienza; qualunque sia l'esito della vertenza, ha segnato una pagina in Puglia e ha offerto un'indicazione per tutti i 200mila braccianti stranieri presenti sul nostro territorio.
La lotta finora ha dato qualcosa ma molto poco rispetto alle richieste. Le aziende agricole non ci stanno, boicottano le Liste di prenotazione e pensano comunque nella maggior parte di continuare ad usare il caporalato. Le amministrazioni, anche se sollecitate dalla Regione con l'annuncio di finanziamenti, non sembrano gran che disposte a tradurre in fatti le indicazioni.
Per questo la lotta deve continuare e certo non può pesare solo sui braccianti di Nardò.
Tutti ora sollevano la questione dei controlli, ma nessuno ha risposto alla domanda portata dallo Slai cobas per il sindacato di classe alla manifestazione di Lecce di lunedì 8 agosto: dove erano e dove sono gli ispettori del lavoro? Le aziende che operano questo sfruttamento, questo schiavismo si sa chi sono. Perchè neanche ora si addotta alcun provvedimento nei loro confronti? Perchè la stessa Regione non blocca subito i contributi a queste aziende per mancato rispetto di contratto, versamento contributi, per aperta violazione di leggi?
Per imporre le 'Liste di prenotazione' serve una mobilitazione generale del bracciantato agricolo in tutta la zona e in tutta la Regione; è questo il senso della proposta di manifestazione regionale subito rivolta alla Cgil e a tutte le organizzazioni sindacali e associazioni.
La Cassa di resistenza avviata dalle Associazioni di volontariato va sostenuta e dovrebbe essere aperta con somme consistenti proprio da chi dice di essere al fianco di questi lavoratori: Regione, Cgil, ecc.; ma occorre nello stesso tempo strappare subito dei risultati sul fronte salariale. Richiediamo una tantum ai padroni attuali che utilizzano i braccianti e che hanno sottopagato questi lavoratori immigrati e continuano a farlo.
A sostegno della lotta, di coloro che la stanno organizzando e sostenendo, lo Slai cobas per il sindacato di classe Puglia, con base Taranto, porterà queste proposte al campo di Nardò e in tutto il territorio nelle giornate successive al ferragosto.
13.8.11
SLAI COBAS per il sindacato di classe – Puglia
sede di Taranto v. Rintone, 22
cobasta@libero.it – 3475301704 – T/F 0994792086
venerdì 12 agosto 2011
pc 12 agosto - arresti di immigrati ribelli a Crotone -si approfondisce la montatura al Cara Bari- lo stato della lotta dei braccianti di Nardò
1
Avevamo completato ieri sera questa nota per il blog quando ci è pervenuta la notizia dell'arresto dei nigeriani a Crotone, per la rivolta del giorno dopo al CARA di Crotone
(ANSA) - CROTONE, 11 AGO - Dodici extracomunitari di nazionalita' nigeriana sono stati fermati dagli agenti della squadra mobile di Crotone perche' ritenuti responsabili della rivolta e degli scontri avvenuti il primo agosto nel centro di accoglienza di Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto.
I provvedimenti di fermo sono stati emessi dalla Procura della Repubblica di Crotone. I dodici stranieri sono accusati di devastazione, saccheggio, resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Negli incidenti rimasero ferite 25 persone, tutte appartenenti alle forze dell'ordine. (ANSA).
Anche qui bisogna subito mobilitarsi per la libertà deggli immigrati arrestati e si delinea e conferma il piano di repressione affrontato nelle note dei giorni precedenti e della nota che segue
2
Mentre al C.a.r.a di Bari nulla cambia di sostanziale nell'esame delle richieste, nelle condizioni del campo di detenzione illegale e mascherata, sono tutti uniti all'ombra dell'inchiesta Digos-Magistratura su una linea di silenzio assenso che faccia sparire anche dalla stampa e faccia dimenticare la rivolta di massa degli immigrati e le sue ragioni.
Magistratura e Digos sono scatenati nell'approfondire la montatura e nell'utilizzare ogni mezzo, quindi anche le contraddizioni esistenti tra gli immigrati in lotta, per rafforzare un quadro che vede l'esistenza di capi, piano, costrizioni, organizzazioni trasnazionali, ecc. ecc.
In particolare si vuole criminalizzare gli arrestati per decapitare la lotta, intimidire la massa degli immigrati; per cui, insieme ai presunti depositi di pietre, vengono tirate fuori lettere di presunti immigrati “pacifici” che avrebbero sconvocato la manifestazione annunciata del 1° agosto – corteo e successivo sciopero della fame – perchè costretti dai rivoltosi e timorosi di essi.
La montatura è evidente, utilizza le tecniche delle persecuzioni poliziesche storiche, delle persecuzuioni della controrivoluzione usate da sempre contro proletari, rivoluzionari,comunisti; perfino il linguaggio della Magistratura sembra quello degli anni '70.
Gli immigrati arrestati hanno subito reagito alla linea percorsa dalla repressione di Stato, hanno attuato una protesta nel carcere di Bari rifiutandosi di rientrare dopo l'ora d'aria e lo hanno fatto compattamente, come dall'inizio della lotta avviene.
Quella che purtroppo sembra essersi attenuata è la denuncia e la protesta degli antirazzisti sul territorio. Invece essa è più necessaria che mai perchè, come sosteniamo dal primo momento, la rivolta è stata giusta e sacrosanta ed è una indicazione generale, una strada giusta da percorrere e sostenere con l'obiettivo di un permesso immediato per tutti in attesa della conclusione dell'esame delle domande, con risultati simili a quelli della rivolta di Manduria del 2 aprile.
Ma è la repressione l'aspetto qualitativamente importante, la strada della linea dura ed esemplare, con toni che somigliano a quelli del governo inglese nei confronti dei ribelli di Londra.
Questa linea deve essere contrastata a livello locale e nazionale, con una campagna nazionale, un ufficio legale nazionale, una manifestazione nazionale per la libertà, la scarcerazione per gli immigranti del Cara e nessuna conseguenza sui loro diritti.
Proletari comunisti - 11.8.11
Nardò la lotta continua
La maggior parte dei braccianti di Nardò è tornata al lavoro, ma gli immigrati restano in parte rilevante autorganizzata e in lotta. Il grande sciopero di questi giorni è stata una importante dimostrazione di forza, di dignità, di ribellione e di coscienza; qualunque sia l'esito della vertenza, ha segnato una pagina in Puglia e ha offerto un'indicazione per tutti i 200mila braccianti stranieri del sud e non solo.
La lotta finora ha dato qualcosa ma molto poco rispetto alle richieste. Ivan, i braccianti in lotta ne sono ben consapevoli e lo dicono chiaro. Le aziende agricole non ci stanno, boicottano le Liste di prenotazione e pensano comunque nella maggior parte di continuare ad usare il caporalato. Le amministrazioni, anche se sollecitate dalla Regione con l'annuncio di finanziamenti, non sembrano gran che disposte a tradurre in fatti le indicazioni, anche perchè spesso sono anch'esse legate al sistema di sfruttamento schiavista nelle campagne. Le associazioni padronali arrivano a dichiarare che “loro non c'entrano”, e nello stesso tempo molti padroni e padroncini dei campi di raccolta non sono neanche iscritti alle associazioni.
Per questo la lotta deve continuare e certo non può pesare solo sui 300 braccianti di Nardò. Il fatto che diversi di loro finita la stagione dei pomodori si spostino poi nelle altre zone del bracciantato in tutto il sud può essere uno strumento di comunicazione. Ma chiaramente questa comunicazione e spinta all'autorganizzazione verrebbero rafforzate se alcuni risultati concreti venissero raggiunti in questa lotta.
La Cgil e le organizzazioni del volontariato che l'hanno sostenuta, e le realtà del volontariato con maggiore cognizione di causa, non sono sufficienti a vincere per ragioni di linea e di prassi.
Ora si solleva la questione dei controlli necessari, ma finora si è taciuto. E invece il ruolo dell'Ispettorato del Lavoro come punto d'appoggio e deterrente era ed è necessario, ma nessuno ha risposto alla domanda portata dallo Slai cobas per il sindacato di classe alla manifestazione di Lecce di lunedì 8 agosto: dove erano e dove sono gli ispettori del lavoro?
Le aziende che operano questo sfruttamento, questo schiavismo si sa chi sono. Perchè neanche ora si addotta alcun provvedimento nei loro confronti? Perchè la stessa Regione non blocca subito i contributi a queste aziende per mancato rispetto di contratto, versamento contributi, per aperta violazione di leggi? L'invito ad iscriversi alle Liste di prenotazione ha senso contemporaneamente si fa terra bruciata sul caporalato con controlli, persecuzione dei caporali e delle aziende che vi ricorrono. Ma soprattutto per imporre le Liste serve una mobilitazione generale del bracciantato agricolo in tutta la zona e in tutta la Regione; è questo il senso della proposta di manifestazione regionale subito rivolta a tutte le organizzazioni sindacali, Cgil in primis.
Terza questione. Per poter continuare questo lotta non basta la Cassa di resistenza che per altro dovrebbe essere aperta con somme consistenti proprio da chi dice di essere al fianco di questi lavoratori: Regione, Cgil, ecc., che i fondi per farlo ce l'hanno; ma occorre strappare subito dei risultati sul fronte salariale, come una tantum ai padroni attuali che utilizzano i braccianti e che hanno sottopagato questi lavoratori immigrati e continuano a farlo.
Le inchieste giudiziarie aperte frutto anche di denunce coraggiose da parte di questi braccianti sostenute dalle associazioni di volontariato ed elogiate dal Procuratore della Repubblica di Lecce sono naturalmente apprezzabili, anche se davvero anche qui la domanda è: come mai fatti così di dominio pubblico non hanno visto finora alcun intervento giudiziario? Si tratta poi di inchieste che hanno tempi lunghi e risultati incerti e che comunque non incidono sul cambiamento qui ed ora della situazione, anche con piccoli passi ma determinati strappabili con la lotta e che ne incoraggino la tenuta e l'estensione.
I rappresentanti dell'associazione Finisterrae, presenti e attivi alla Masseria Boncuri insieme alle Brigate di solidarietà attiva, dicono che “la soluzione rimane nel chiedere subito un provvedimento legislativo d'urgenza contro il caporalato, perchè secondo noi questa è la questione centrale”.
Noi siamo certamente per questo provvedimento d'urgenza, ma francamente non pensiamo che sia la questione centrale; questo governo e lo stadio attuale locale di questa lotta non permette di ottenere cose simili, e toglie dalle mani dei lavoratori autorganizzati la gestione della vertenza e degli obiettivi conseguibili.
Ora il punto è sostenere con tutti i mezzi la continuità di questa lotta contro i padroni che effettivamente stanno sfruttando i braccianti immigrati, verso cui è possibile indirizzare presidi collettivi itineranti, a cui fin da ora diamo nostra disponibilità di partecipazione.
Proletari comunisti
12 agosto 2011
giovedì 11 agosto 2011
pc 11 agosto - londra brucia speciale - 1 -
Londra brucia
Martedì 9 agosto 2011 07:35
AWTW News Service
L’incendio di Londra. La rivolta dei giovani, violenza senza senso? Criminalità pura? Mostri che si impadroniscono delle nostre strade? I politici britannici e i media, dai tories e i tabloid rabbiosi di Murdoch al Labour Party e alla liberale BBC, hanno serrato le fila per denunciare l'ondata di disordini che ha attraversato le città del paese. Ma ciò che sta avvenendo sulle strade della Gran Bretagna è una rivolta contro un apparato statale oppressivo che impone una società ingiusta, un apparato che ha perso gran parte della sua legittimità agli occhi di milioni di persone. Si tratta di una rivolta contro il razzismo sostenuto dallo stato e la mentalità coloniale della classe dirigente britannica verso le persone di colore. Si tratta di un rifiuto da parte di centinaia di migliaia di giovani di accettare un mondo dove sono poveri, senza lavoro e senza futuro.
In un'intervista con la BBC martedì mattina, il ministro dell'Interno Theresa May ha impostato il discorso ufficiale escludendo qualsiasi discussione sul fatto che la ribellione urbana potrebbe essere dovuta a qualcosa di diverso dal solo “furto e saccheggio”. Ma quale è stata la scintilla che ha scatenato questa tempesta di rabbia? È stata l'uccisione di Mark Duggan 29 anni, padre di quattro figli, da parte della polizia metropolitana nel quartiere a nord di Londra di Tottenham. Duggan era residente del caseggiato Broadwater, un grande complesso di edilizia popolare che è stato luogo di una ribellione potente 26 anni fa, quando un raid della polizia uccise Cynthia Jarrett, madre di un attivista della comunità locale. Mark Duggan era molto noto nella comunità locale, che è stata sconvolta e arrabbiata a mano a mano che i dettagli dell'uccisione sono emersi. È stato ucciso dalla polizia dopo che una unità armata ha fermato il mini-taxi dove stava viaggiando.
In base all’Evening Standard, il principale giornale della sera di Londra (“Padre muore e un poliziotto viene ferito in un “terrificante”, scontro a fuoco”, 05 / 08/2011), un testimone oculare di 20 anni, ha visto Mark Duggan ucciso mentre era disteso per terra. Il testimone si dice abbia riferito: “Circa tre o quattro poliziotti lo avevano inchiodato a terra sotto tiro. Erano davvero grandi pistole e poi ho sentito quattro colpi lunghi. La polizia gli ha sparato [Duggan] mentre era a terra”.
La polizia inizialmente ha affermato che Mark Duggan aveva sparato un proiettile ad un poliziotto che si è conficcato nella sua Radio che “per fortuna” gli ha salvato la vita. Poi è stato riferito che il proiettile era invece stato sparato dall’arma di un poliziotto. Ora il poliziotto che ha ucciso Mark Duggan dice che non ha mai affermato che Duggan avesse sparato. L'intera storia che Duggan aveva sparato prima e la polizia ha agito per legittima difesa è ormai a brandelli.
Ma qui è la parte importante: la maggior parte delle persone era abbastanza sicura che ci fosse una copertura della polizia prima ancora che i fatti venissero fuori. Più e più volte le persone hanno visto finire in menzogne la sanguinosa repressione della polizia. Quando il giovane brasiliano Jean Charles de Menezes fu colpito 6 volte alla testa nel 2005 in seguito agli attentati sul sistema dei trasporti di Londra, la polizia disse che si comportava come un “terrorista”, solo per dimostrare in seguito che non stava facendo nulla di fuori dall’ordinario. Quando Ian Tomlinson, il giornalaio, è stato bastonato da un sergente della polizia durante la protesta contro il G8 dell’aprile 2008 ed è morto, la polizia prima ha negato che l'avevano colpito e accusavano invece i manifestanti. Il Innocent Project “Progetto Innocente” ha documentato come in un periodo di diversi anni quasi 200 persone sono morte mentre era in custodia della polizia “ma non un singolo poliziotto è mai andato in prigione per una qualsiasi di queste morti” come se ogni singola morte fosse in qualche modo naturale o provocata dal morto stesso.
E tutto questo fa parte di una grande rete di inganni e menzogne, dove i politici e i media propagandano le loro guerre come se fossero combattute per la “democrazia” e la “libertà”, quando non sono altro che guerre feroci per l'impero, e chiamano questo inferno capitalista da cane-mangia-cane, pieno di disuguaglianza e di oppressione il miglior sistema al mondo.
La cosiddetta “Independent Police Complaints Commission” Commissione indipendente contro le malversazioni della polizia dice che non c'è verità nelle accuse che Mark Duggan sia stato ucciso a sangue freddo dalla polizia. E i politici di ogni colore dicono di stare calmi, di aspettare il verdetto. Ma quale credibilità hanno? Il direttore dell'IPCC è Moira Stewart, un ex comandante di polizia che è stata criticata per non aver trasmesso informazioni vitali al suo superiore, Ian Blair, allora commissario di polizia, sul caso di de Menezes. L'IPCC si suppone debba indagare su tutte le uccisioni da parte della polizia. Mettere Moira Stewart come incaricata delle indagini per conto dell'IPCC rende l'organizzazione una farsa. Qui vediamo la teoria dei pesi e contrappesi della democrazia capitalista in azione! La polizia indagato sulla polizia e poi si dichiara completamente innocente. C'è da meravigliarsi se gli oppressi nelle zone come Tottenham non hanno fiducia in questo sistema?
In cima a tutto ciò, la credibilità della polizia è stata gravemente compromessa quando i due alti ufficiali del Met recentemente hanno dovuto dimettersi dopo è venuto fuori che avevano preso regali del valore di migliaia di sterline dai compari dell’impero dei media di Murdoch e che gli agenti di Murdoch avevano pagato centinaia di migliaia di sterline in tangenti ai poliziotti per i numeri di telefono personali delle vittime di reato, reali e celebrità.
I politici del partito laburista inizialmente hanno fatto rumore sul fatto che le rivolte sono alimentate dai tagli effettuati dalla coalizione Conservatori-Partito Democratico Liberale. E l'attuale programma di austerità del governo, e la più grande crisi finanziaria di cui fa parte, sta davvero colpendo pesantemente tutti. La disoccupazione a livello nazionale è quasi raddoppiata in 3 anni, ed è particolarmente elevata in posti come Tottenham - per ogni lavoro nel quartiere ci sono 54 giovani che hanno bisogno di lavorare, e il tasso di disoccupazione per i giovani neri è superiore al 50%. Uno studio ha riportato che Tottenham è in realtà una delle zone della Gran Bretagna che saranno meno colpite dai tagli del governo “perché non c'era quasi niente da tagliare da cui partire!”
Tottenham e la maggior parte delle altre aree che hanno visto la lotta più intensa “Peckham, Lewisham, Hackney, a Londra, Merseyside a Liverpool, e distretti simili a Manchester, Birmingham e Nottingham” tutti stanno al fondo della catena alimentare all'interno della Gran Bretagna imperialista. E per 13 anni, il partito di cui le persone che lavorano, le donne, le minoranze e i poveri in generale parlavano è stato proprio il loro “Labour” che stava portando avanti una intensificazione delle disuguaglianze sociali ed economiche. Come ha detto in maniera infame a proposito del partito del Labour il principale consigliere di Tony Blair, Peter Mandelson, siamo intensamente a nostro agio con le persone che stanno diventando sempre seriamente ricchi. Si sono anche trasformati in coloro che intensamente sono a proprio agio con le persone sprofondare in una povertà opprimente.
Ma, dato che la ribellione continua, il Labour ha piantato in asso i suoi discorsi sulle cause sociali della ribellione e si è gettato sulla linea dell'intero establishment britannico dominante e ha cominciato a fare appello ad una maggiore repressione - sulla BBC, l'ex sindaco di Londra Ken “il Rosso” Livingstone sta cercando di dimostrarsi “Eleggibile” in occasione delle prossime elezioni a sindaco, inneggiando alla polizia, e chiedendo di rinforzarne le fila. I deputati del Black Labour Party o gli ex parlamentari come Dennis Lammy si sono uniti al coro, come ha fatto Dianne Abbott che ha detto “i tagli non ti trasformano in un ladro”. Il Labour senza dubbio rinnoverà il proprio discorso, come questi eventi dimostrano, sulla necessità di combattere i “tagli dei Tory” - ma solo dopo aver accertato che la ribellione è stata schiacciata dalla forza bruta.
In fondo tutti sanno perché la polizia ha sparato a Mark Duggan. I neri in Gran Bretagna hanno subito la peggiore di tutte le oppressioni dall'imperialismo. In primo luogo i neri furono schiavizzati durante l'Olocausto Africano, poi le terre furono colonizzate nel diciannovesimo secolo nella “Corsa all’Africa”. Come fa una nazione che ha commesso tale genocidio a giustificare a se stessa le proprie azioni? Dicendo a se stessa che i neri sono “violenti” e “selvaggi” e meritano di essere sfruttati e oppressi dal “superiore” popolo bianco. Sono questi egoistici stereotipi che fanno da sfondo alla mentalità degli agenti di polizia che hanno aperto il fuoco e ucciso Mark Duggan. Le persone che hanno protestato e si ribellano sentono questo, anche se mai queste opinioni appaiono nei media mainstream. Uno dei temi principali propagandati dai media, tra cui la BBC, è che la polizia è stata “troppo leggera” con i giovani ribelli nelle strade. Questo ha scatenato una attività frenetica da parte della English Defence League, il British National Party e altri delinquenti razzisti sui network. Sui siti e blog cosiddetti rispettabili come Yahoo del Regno Unito, ci sono stati innumerevoli inviti aperti non solo per espellere gli immigrati, ma di vera e propria chiamata a “sterminarli”. Ma non c'è una parola di protesta contro questo da nessuna figura istituzionale.
E che dire della serie infinita di accuse, come quelle del vice primo ministro Nick Clegg, leader dei liberaldemocratici, ha fatto “Cerchiamo di essere chiari, la violenza che abbiamo visto ieri sera non aveva nulla a che fare con la morte del signor Duggan. Si è trattato di un inutile furto e violenza opportunista “niente di più, niente di meno.”? Diverse cose devono essere dette su questo. In primo luogo, considerare l'ipocrisia dei portavoce politici e mediatici di questo sistema che si involano in una frenesia di indignazione per i giovani della città che rubano scarpe da ginnastica, telefoni cellulari o altri piccoli oggetti. Questa classe dirigente ha costruito il proprio sistema sul commercio degli schiavi, hanno messo in campo un impero coloniale al costo di decine di milioni di vite, e oggi fanno centinaia di miliardi da un impero che si estende intorno al globo e viene imposto a mano armata in Afghanistan e Iraq. Questi ipocriti imperialisti a livello mondiale non hanno alcun diritto di condannare nessuno per “saccheggio e furto”.
Ma diamo uno sguardo più da vicino al modo in cui l’effettivo “furto e saccheggio” è andato avanti. In realtà, è molto chiaro che, come ha titolato il Guardian la propria prima pagina, il 9 agosto, “non c'era dubbio sul loro scopo: volevano combattere la polizia.” Gran parte delle tattiche dei giovani: dare fuoco ai cassonetti nelle strade e simili, avevano l’obbiettivo di costringere la polizia a combatterli sul terreno dove almeno hanno una mezza possibilità di sferrarle alcuni colpi. La polizia, a sua volta, cerca di evitare questo e invece ha le proprie priorità - soprattutto difendere prestigiosi edifici aziendali e governativi, permettendo ai giovani, dandogli spazio, di andare in aree senza tali obiettivi. Così, quando i politici e i media dicono che solo alcuni appartamenti o negozi familiari sono stati bruciati durante la prima notte a Tottenham, è importante essere chiari che sono gli stessi poliziotti che sono un fattore importante nel determinare quello che viene protetto, e cosa no. Inoltre, le rivolte hanno avuto inizio in una spontanea esplosione arrabbiata da parte di adolescenti che sono necessariamente inesperti nella lotta. Errori vengono sempre fatti nel corso di ogni lotta. Ci sono state altre due notti di rivolte dopo la rivolta iniziale di Tottenham, e sembra che, nonostante la rapida diffusione dei disordini, nessuna o almeno poche case siano state distrutte da un incendio.
Le masse che prendono parte a questa rivolta o alcune sue frange sono piene delle contraddizioni che derivano dall'essere parte della società capitalista, ma facendo parte delle sue sezioni più oppresse. In un complesso residenziale popolare ad Hackney, nel centro della lotta, una madre afro-caraibica si lamentava che i giovani si erano allontanarsi dalla causa originale della giustizia per Mark Duggan, ed era particolarmente dispiaciuta per il saccheggio di negozi locali, ma quando suo figlio e i suoi compagni si sono presentati con una borsa di vestiti nuovi per lei, è stata felice: vivono di contributi, non abbiamo nulla, ha spiegato. Le madri hanno lottato con i loro giovani figli e figlie per non farli uscire, ma gridano di gioia quando hanno visto un furgone della polizia colpito duramente. Un politico di mezza età rifugiato iracheno stringeva al petto i suoi documenti personali importanti che aveva recuperato, ed era preoccupato che la macchina in fiamme in strada potesse incendiare anche il suo appartamento che si trovava appena sopra, ma sprizzava simpatia per i giovani, che erano contro proprio le stesse forze che avevano trasformato il suo paese in un campo di morte. Una donna afro-caraibica e le sue figlie si sono messe attorno a un cassonetto in fiamme cantando la canzone di Bob Marley “incendio e saccheggio”.
E 'vero che numerosi piccoli negozi e negozi d'angolo sono stati saccheggiati, e questo è fonte di crescente tensione – i negozianti, spesso di una singola nazionalità, stanno formando squadre in diverse aree per difendere i loro negozi, cosa che offre alla polizia l’opportunità reale per soffiare sul fuoco delle lotte interne tra gli oppressi.
Ma al centro di questo marasma di contraddizioni, la forza trainante di queste ribellioni è un senso da parte dei giovani che si tratta di una possibilità di colpire le forze più grandi che dominano le loro vite e li opprime, e stanno correndo per cogliere questa possibilità. Un gruppo di quattro giovani inglesi di origine somala che parlavano dei combattimenti nella notte di lunedì ad Hackney dicevano di come si sentivano; che avevano nessuno su cui contare tranne che su se stessi e i loro amici, che potrebbero dover lasciare la scuola a causa del recente aumento massiccio delle tasse scolastiche, e che si consideravano “rivoluzionari”. Una domanda era nell’aria: quanto sono stati influenzati i giovani dalle ribellioni in Medio Oriente e Nord Africa? È anche importante sottolineare che, nonostante le urla di indignazione da parte della classe dominante sulla “violenza che impera per le strade dell’Inghilterra”, non ci sono notizie di attacchi in particolare da parte dei giovani ad altri che non sia la polizia. E nonostante i conflitti che sono scoppiati di volta in volta sulle strade tra bianchi, giovani asiatici e afro-caraibici, durante queste ribellioni tutti i partecipanti di qualunque razza sono ancora raccolti in uno spirito di unità e di solidarietà - un tema che è stato scritto ripetutamente nei messaggi su Twitter, Facebook e blackberry che volano sulle onde radio. Gli osservatori sono stati colpiti dal mosaico di ribellione che ha spazzato la capitale e ora il paese. Ribellioni precedenti - Brixton e Tottenham nel 1980 in particolare - erano limitate ad una singola area della capitale, in risposta ad una particolare offesa da parte della polizia. Ma come nei focolai di rivolta in Francia alcuni anni fa, i combattimenti con la polizia sono ormai scoppiati in almeno 20 o più diversi quartieri della capitale, oltre a numerosi in città nelle Midlands, con i giovani che si mostrano molto più fluidi e veloci delle forze di polizia. Non è esagerato dire che questo ha provocato choc tra le “teste parlanti” della classe dominante, che cercano di spiegare tutto questo. Essi ricorrono all'idea che ci sono larghe schiere di giovani, a milioni, che si sentono esclusi dalla società e non si attengono alle loro norme e regole e che oggi colgono l'opportunità.
Questa ribellione è alimentata dalla rabbia per i tagli, la povertà, il razzismo e la polizia. C'è rabbia vera in questo momento per la brutalità e l'oppressione di un apparato statale che può sparare a un uomo di colore a sangue freddo quindi provare a coprire le proprie tracce con menzogne e disinformazione. Ma mentre questa era la scintilla, il fatto che questa scintilla ha preso fuoco e si è diffusa così lontano e così veloce riflette molto di più di qualsiasi abuso in particolare. La polizia è la prima linea degli esecutori di un intero sistema capitalistico che si basa su sfruttamento e disuguaglianza. Agli occhi del sistema, la violenza della polizia è per default “legittima”- perché sono i difensori armati dei rapporti di proprietà che portano una manciata di persone ad accumulare ricchezze favolose, mentre milioni di persone vivono con niente, e senza speranza di avere qualcosa di più. Non è un caso che i poliziotti fermino giovani neri per la strada migliaia di volte al mese, con quasi nessun arresto - questo è solo il lato più acuto di un intero sistema, e gli sforzi per ridurre ciò che sta accadendo ad uno o l'altro abuso in particolare porterà a cercare di mettere cerotti sulle ferite quando ciò che è necessario è quello di arrivare alla radice e rovesciare il sistema che è la fonte di tutti questi abusi attraverso la rivoluzione. Mentre soffia la terza notte della ribellione, la domanda sulla bocca di tutti è, e adesso? Grida si stanno levando per un ampio coprifuoco o per l’intervento dell'esercito, idee che vengono evocate anche da giornalisti liberali come John Humphrys della BBC. Una cosa è certa: la giustizia e il rispetto che le masse desiderano ardentemente e che meritano non saranno loro concessi da questo sistema.
mercoledì 10 agosto 2011
pc 11 agosto - dal Sud al Nord..."Siamo lavoratori non schiavi"
Gli operai delle cooperative di logistica del magazzino Kuenhe + Nagel di Brignano Bergamo esprimono la loro solidarietà agli operai agricoli di Nardò, che da giorni sono in lotta per un salario e un lavoro dignitoso.questo è uno degli striscioni che abbiamo esposto durante gli scioperi e che secondo noi sintetizza la lotta che vede protagonisti i lavoratori per la gran parte immigrati (arabi, rumeni, filippini, indiani, africani, turchi....) che, stanchi di subire lo schiavismo e lo sfruttamento del loro lavoro, dal nord al sud si ribellano ad un sistema di caporalato diffuso, che va dalle campagne alle cooperative della logistica ai cantieri ai mercati generali, che attraverso appalti al massimo ribasso ogni giorno nega diritti e dignità a migliaia di lavoratori.
Gli stessi lavoratori del magazzino K+N di Brignano sono stati costretti a mettere in atto una sorta di rivolta per poter ottenere l'applicazione del CCNL su paga oraria e livelli, la cessazione immediata di atteggiamenti persecutori dei capetti, l'assunzione dei lavoratori precari e, cosa più importante e maggiormente osteggiata sia dai padroni che dai sindacati confederali, il riconoscimento del cobas.
Una lotta dura, che ha visto questi lavoratori fronteggiare decine di agenti di polizia e carabinieri durante i picchetti fuori dai cancelli, messi in atto per impedire l'ingresso nel magazzino a camion e squadre di crumiri che i capi cercavano di far entrare nel tentativo di far fallire lo sciopero. Ma la determinazione di chi combatte per una causa giusta è stata più forte delle manganellate ed i lavoratori dopo tre giornate tesissime hanno vinto questa prima battaglia.
Denunciamo nuovamente la connivenza dei confederali, questi cosiddetti sindacati, che per anni sono stati complici degli sfruttatori e hanno taciuto pur sapendo che la maggioranza dei lavoratori, per portare a casa un salario appena decente, ma comunque inferiore a quanto previsto dal contratto, erano costretti a ritmi disumani, pagati pochi centesimi al collo e che al primo accenno di ribellione venivano trasferiti a decine o centinaia di km di distanza o licenziati.
pc 10 agosto - Cile grandiosa manifestazione e esplosione della rivolta studentesca
273 persone arrestate, 73 delle quali a Santiago, 23
poliziotti sono stati feriti Cinque giorni fa durante una manifestazione vietata la polizia arrestò circa 900 persone.
notizie dal cile
Mas de cien mil personas, estudiantes, profesores, padres... recorrieron las calles de Santiago de Chile para manifestar su apoyo a las justas reivindicaciones del movimiento estudiantil por una enseñanza publica, gratuita y de calidad.
A pesar de los intentos de impedir la marcha por parte de las autoridades reaccionarias esta nueva muestra del rechazo a la política del Presidente Piñera pone contra las cuerdas al gobierno reaccionario.
Desde las grandes movilizaciones del gobierno del Presidente Allende no se recordaba una movilización tan importante del pueblo chileno, que a golpes de cacerolas mostro su repudio a la represión de miles de fuerzas represivas despelgadas por el gobierno.
La presidenta de la Federación de Estudiantes de Chile, Camila Vallejo, sostuvo que si el Gobierno no es capaz nuevamente de dar una respuesta le van a "tener que exigir otra vía de solución ya no institucional".
"Convocar seguramente a un plebiscito para que sea la ciudadanía en su conjunto que decida cuál tiene que ser el futuro de la educación en nuestro país", sentenció la dirigente, que agregó que en regiones se reunieron otros 40 mil jóvenes.
Entre sus demandas, los estudiantes secundarios y universitarios solicitan al Gobierno la "desmunicipalización" de la enseñanza, es decir, que el Estado vuelva a administrar del sistema, y que se prohíba el lucro como objetivo de las instituciones de educación privadas, respuesta que el Ejecutivo debe entregar este miércoles.
pc 10 agosto - red block con la rivolta della gioventù ribelle inglese
Red Block saluta con gioia la rivolta dei giovani inglesi in corso dallo
scorso sabato a seguito dell'uccisione di Mark Duggan da parte di alcuni
agenti di polizia.
Da una manifestazione di protesta agli scontri e le notti di fuoco non solo
nel quartiere di Tottenham dove tutto ha avuto inizio, ma anche in altre
città del paese: fino ad ora dichiarati circa 1000 arresti a Londra e nelle altre città Birmingham, scontri anche a Bristol, nel sudovest, e a Liverpool, nel
nordovest.
Per loro solo un nero, 29 enne pregiudicato, colpevole secondo le "autorità"
di avere aperto il fuoco contro degli agenti di polizia mentre secondo
quanto riporta il quotidiano The Guardian la perizia balistica ha accertato
che la pallottola trovata incastrata nella radio di un agente sia stata
sparata da un'arma della polizia e non di Duggan che quindi non ha sparato
alcun colpo.
Per noi un giovane 29 enne come tanti altri che anche nel nostro paese sono
costretti a vivere a stenti a causa delle politiche dei governi dei potenti
di turno sempre uguali di fronte alle masse popolari.
I giovani dei quartieri popolari in tutto il mondo sono considerati dal
borghese medio furfanti, ladri, criminali ma per qual motivo spesso i
giovani sono costretti a rubare? ci si chiede mai cosa li spinge a farlo, a
rischiare di passare anni in prigione o di essere uccisi da poliziotti che
ormai di consueto utilizzano l'arma in dotazione esattamente come quando
giocano a tiro a bersaglio?
Spendiamo noi una parola a tal proposito.
E' questa società che spesso ci spinge a far tutto ciò che è possibile per
vivere anche a costo di essere "fuori legge", sono i politici di ogni paese
i veri criminali colpevoli di tutto ciò che è socialmente imputabile, e noi
per questo siamo complici a porgiamo il nostro fianco ai giovani proletari
di tutto il mondo che subiscono, che esplodono e si ribellano, rivolte che
magari si possono spegnere presto e lasciar posto a una nuova calma
momentanea, fino a quando arriverà il momento di organizzarsi veramente non
più per una "semplice" rivolta per una protesta giusta ma per qualcosa di
diverso, più radicale, che fa sognare ma possibile: la rivoluzione, una
guerra di lunga durata contro lo stato, per una società nuova e migliore!
Red Block
Palermo - Sicilia
scorso sabato a seguito dell'uccisione di Mark Duggan da parte di alcuni
agenti di polizia.
Da una manifestazione di protesta agli scontri e le notti di fuoco non solo
nel quartiere di Tottenham dove tutto ha avuto inizio, ma anche in altre
città del paese: fino ad ora dichiarati circa 1000 arresti a Londra e nelle altre città Birmingham, scontri anche a Bristol, nel sudovest, e a Liverpool, nel
nordovest.
Per loro solo un nero, 29 enne pregiudicato, colpevole secondo le "autorità"
di avere aperto il fuoco contro degli agenti di polizia mentre secondo
quanto riporta il quotidiano The Guardian la perizia balistica ha accertato
che la pallottola trovata incastrata nella radio di un agente sia stata
sparata da un'arma della polizia e non di Duggan che quindi non ha sparato
alcun colpo.
Per noi un giovane 29 enne come tanti altri che anche nel nostro paese sono
costretti a vivere a stenti a causa delle politiche dei governi dei potenti
di turno sempre uguali di fronte alle masse popolari.
I giovani dei quartieri popolari in tutto il mondo sono considerati dal
borghese medio furfanti, ladri, criminali ma per qual motivo spesso i
giovani sono costretti a rubare? ci si chiede mai cosa li spinge a farlo, a
rischiare di passare anni in prigione o di essere uccisi da poliziotti che
ormai di consueto utilizzano l'arma in dotazione esattamente come quando
giocano a tiro a bersaglio?
Spendiamo noi una parola a tal proposito.
E' questa società che spesso ci spinge a far tutto ciò che è possibile per
vivere anche a costo di essere "fuori legge", sono i politici di ogni paese
i veri criminali colpevoli di tutto ciò che è socialmente imputabile, e noi
per questo siamo complici a porgiamo il nostro fianco ai giovani proletari
di tutto il mondo che subiscono, che esplodono e si ribellano, rivolte che
magari si possono spegnere presto e lasciar posto a una nuova calma
momentanea, fino a quando arriverà il momento di organizzarsi veramente non
più per una "semplice" rivolta per una protesta giusta ma per qualcosa di
diverso, più radicale, che fa sognare ma possibile: la rivoluzione, una
guerra di lunga durata contro lo stato, per una società nuova e migliore!
Red Block
Palermo - Sicilia
pc 10 agosto - brucia tutta l'inghilterra.. massimo sostegno
LA RIVOLTA
Inghilterra, incidenti in molte città
sporadici incidenti nella capitale britannica blindata da 16mila poliziotti. Ma violenze si sono verificati a Birmingham, Nottingham, Liverpool. La polizia: "Manchester ha vissuto i giorni più violenti degli ultimi anni"
LONDRA - Notte di tensione ma praticamente senza incidenti a Londra dove una forte presenza della polizia è riuscita a riportare la situazione sotto controllo. Ma le violenze si sono trasferite a Manchester e Salford, con saccheggi e scorrerie di bande giovanili. Tensione anche a Birmingham, Nottingham, Liverpool, Manchester dove alcuni negozi sono stati saccheggiati e incendiati.
Intanto non si placano le polemiche dopo la morte della prima persona negli incidenti 1 - un ragazzo di 26 anni rimasto ferito ieri l'altro - e per l'ammissione da parte degli investigatori che il giovane di colore Duggan 2 - ucciso dagli agenti e la cui morte ha innescato la rivolta - non aveva fatto fuoco contro la polizia.
L'incidente più grave è accaduto a Birmingham, dove tre uomini, che camminavano in strada poco dopo l'una di notte, sono morti investiti da un'auto: la polizia ha detto di aver già arrestato un uomo e che la vettura è stata recuperata; ma non si è ancora capito se l'incidente sia collegato ai disordini avvenuti nella notte nella zona. Secondo i media locali i tre erano giovani asiatici, usciti in strada per proteggere il quartiere dai saccheggi.
Seconda notte di violenze anche a Liverpool, dove circa 100 giovani hanno creato tensione e disordini. A Manchester e Salford gli arresti
sono saliti a 108 ed alcuni dei fermati, secondo la stampa britannica, erano giovanissimi. Scotland Yard ha fatto sapere che gli arresti per i disordini e i saccheggi a Londra sono stati 768.
Incidenti e dure polemiche anche a Manchester, che ha vissuto le giornate più violente degli ultimi trent'anni, secondo quanto affermato dalla polizia locale, che ha denunciato scontri, saccheggi e "violenze gratuite": "Sono dei criminali puri e semplici quelli che scorrazzano per le strade sera", dice la polizia. Che avverte: "Siamo in possesso di un'enorme quantità di immagini da telecamere di videosorveglianza di tutte le azioni compiute nella notte. Questo significa che siamo pronti a procedere ad arresti".
Il premier David Cameron e i principali ministri torneranno a incontrarsi nel gabinetto di crisi e vedranno anche il capo di Scotland Yard per analizzare la situazione; convocato per giovedì la Camera dei Comuni. La polizia aveva aumentato di un terzo la propria presenza nella capitale britannica, dove cinema, teatri, pub e numerosi negozi avevano chiuso in maniera preventiva, a metà pomeriggio, nel timore di tensioni.
(10 agosto 2011)
Inghilterra, incidenti in molte città
sporadici incidenti nella capitale britannica blindata da 16mila poliziotti. Ma violenze si sono verificati a Birmingham, Nottingham, Liverpool. La polizia: "Manchester ha vissuto i giorni più violenti degli ultimi anni"
LONDRA - Notte di tensione ma praticamente senza incidenti a Londra dove una forte presenza della polizia è riuscita a riportare la situazione sotto controllo. Ma le violenze si sono trasferite a Manchester e Salford, con saccheggi e scorrerie di bande giovanili. Tensione anche a Birmingham, Nottingham, Liverpool, Manchester dove alcuni negozi sono stati saccheggiati e incendiati.
Intanto non si placano le polemiche dopo la morte della prima persona negli incidenti 1 - un ragazzo di 26 anni rimasto ferito ieri l'altro - e per l'ammissione da parte degli investigatori che il giovane di colore Duggan 2 - ucciso dagli agenti e la cui morte ha innescato la rivolta - non aveva fatto fuoco contro la polizia.
L'incidente più grave è accaduto a Birmingham, dove tre uomini, che camminavano in strada poco dopo l'una di notte, sono morti investiti da un'auto: la polizia ha detto di aver già arrestato un uomo e che la vettura è stata recuperata; ma non si è ancora capito se l'incidente sia collegato ai disordini avvenuti nella notte nella zona. Secondo i media locali i tre erano giovani asiatici, usciti in strada per proteggere il quartiere dai saccheggi.
Seconda notte di violenze anche a Liverpool, dove circa 100 giovani hanno creato tensione e disordini. A Manchester e Salford gli arresti
sono saliti a 108 ed alcuni dei fermati, secondo la stampa britannica, erano giovanissimi. Scotland Yard ha fatto sapere che gli arresti per i disordini e i saccheggi a Londra sono stati 768.
Incidenti e dure polemiche anche a Manchester, che ha vissuto le giornate più violente degli ultimi trent'anni, secondo quanto affermato dalla polizia locale, che ha denunciato scontri, saccheggi e "violenze gratuite": "Sono dei criminali puri e semplici quelli che scorrazzano per le strade sera", dice la polizia. Che avverte: "Siamo in possesso di un'enorme quantità di immagini da telecamere di videosorveglianza di tutte le azioni compiute nella notte. Questo significa che siamo pronti a procedere ad arresti".
Il premier David Cameron e i principali ministri torneranno a incontrarsi nel gabinetto di crisi e vedranno anche il capo di Scotland Yard per analizzare la situazione; convocato per giovedì la Camera dei Comuni. La polizia aveva aumentato di un terzo la propria presenza nella capitale britannica, dove cinema, teatri, pub e numerosi negozi avevano chiuso in maniera preventiva, a metà pomeriggio, nel timore di tensioni.
(10 agosto 2011)
martedì 9 agosto 2011
pc 9 agosto - londra brucia.. massimo sostegno alle rivolta - domani speciale proletari comunisti
Da Tottenham la rivolta si allarga
Scotland Yard parla di 663 arresti in tutto il Paese, dei quali ben 525 nella capitale. Intanto la protesta dilaga. Sarebbero 111 i feriti fra le fila della polizia. Aggrediti giornalisti di Bbc e Sky News.
Per la prima volta chiudono i teatri del West End per paura delle violenze
LONDRA - A Londra è iniziata la quarta notte consecutiva di violenza in diverse zone della capitale. Lo riferisce Scotland Yard. Tutto era cominciato sabato sera nel quartiere di Tottenham dato alle fiamme e saccheggiato dopo che la manifestazione di protesta per l'uccisione da parte di alcuni agenti di un pregiudicato nero, Mark Duggan 1, era degenerata nelle violenze 2. La protesta dilagata ad altre città Inglesi ha finora causati 663 arresti, dei quali 525 a Londra e 139 a Birmingham.
Sarebbero decine i feriti, soprattutto fra la polizia, che parla di 111 agenti contusi. Incidenti si registrano stasera nelle città di Wolverhampton e West Bromwich, entrambe vicino a Birmingham, seconda città inglese, dove nel pomeriggio ci sono stati presi d'assalto diversi negozi. Anche a Manchester sono iniziati i saccheggi.
Numerosi teatri di Londra hanno cancellato i loro spettacoli, nel timore di nuove violenze nelle strade: tra gli altri il Battersea Arts Centre, il Greenwich Playhouse e l'Arcola Theatre a Dalston. L'Albany a Deptford, tramite Twitter, ha fatto sapere che è stata la polizia a "consigliare di chiudere". Finora nessun teatro di West End aveva mai sospese le repliche per motivi di ordine pubblico. A rischio anche le partite di calcio.
Giornalisti sotto attacco.
In serata i giornalisti di Sky News e Bbc sono stati attaccati a Salford e Birmingham. Arif Ansara, redattore politico di Bbc, ha riferito di aver visto saccheggiatori attaccare due negozi a Salford e che è stato aggredito il suo cameraman. Bande di giovani, poi allontanati da agenti antisommossa, hanno picchiato con bastoni anche l'operatore e due giornalisti di Sky News a Birmingham.
La famiglia di Duggan. I parenti di Mark Duggan, il ragazzo ucciso dalla polizia, hanno mandato un comunicato a Sky News per esprimere la propria posizione: "Siamo completamente distrutti. Qualcuno dovrà rispondere di tutto questo. Non possiamo credere che possano averlo fatto. Di questi tempi è completamente inaccettabile. Vogliamo delle risposte, ora".
Il comunicato è stato spedito dopo che la la commissione indipendente della polizia, incaricata di indagare sulle circostanze della morte dell'uomo, ha riferito che non ci sono prove che Duggan abbia aperto il fuoco contro gli agenti. La morte del 29enne, pregiudicato e padre di quattro bambini, ha dato il via alle proteste a Tottenham.
Anche la musica brucia. Si contano i danni del rogo della Sony. Fra le vittime eccellenti il nuovo singolo degli Arctic Monkeys, The Hellcat Spangled Shalalala, che sarà disponibile solo sul sito della band. La canzone è andata distrutta nell'incendio che ha avvolto il magazzino della multinazionale giapponese ad Enfield, a nord della capitale, l'unico deposito di cd e dvd del gruppo in Gran Bretagna. Preoccupate molte etichette indipendenti che nell'incendio hanno perso materiale musicale e che hanno chiesto un sostegno per il download della loro musica.
La rivolta si estende, un morto a Londra
Cameron: "Faremo di tutto riportare ordine"Deceduto il giovane trovato ferito ieri sera da un colpo di arma da fuoco. Il premier, rientrato dalle vacanze, promette l'impiego di 16 mila agenti nella sola capitale. Violenze anche a Birmingham, Liverpool, Manchester e Bristol. Commissione d'inchiesta: "Dugann non sparò prima di essere ucciso dalla polizia". Annullata amichevole della nazionale e sospese alcune partite di calcio
Il leader della protesta contro la polizia "La rabbia è esplosa per le loro bugie"
Guerriglia a Londra e Liverpool Fiamme, saccheggi e 215 arresti
Giovane nero ucciso dalla polizia Notte di guerriglia a Londra
LONDRA - L'Inghilterra brucia. Da Londra a Birmingham, da Liverpool a Manchester, fino a Bristol, si ripetono scene di violenza, saccheggi, bombe molotov e scontri tra giovani con il volto coperto e polizia. E si registra la prima vittima: nella capitale è morto un giovane di 26 anni che era rimasto ferito ieri negli incidenti a Croydon, sobborgo meridionale della capitale. Il giovane, del quale non è stata diffusa l'identità, era stato ritrovato colpito da un'arma da fuoco a bordo di un'autovettura intorno alle 21 in una zona dove diversi edifici erano stati saccheggiati e dati alle fiamme.
Cameron promette il pugno di ferro. Un'escalation che ha spinto il premier David Cameron a rientrare precipitosamente ieri sera dalle ferie in Toscana per presiedere questa mattina una riunione d'urgenza. La stessa cosa ha fatto la titolare dell'Interno, Theresa May. Si tratta di "pura e semplice criminalita" e "faremo di tutto per riportare l'ordine", ha assicurato il primo ministro britannico al termine dei lavori. "Io ed il governo - ha aggiunto - siamo determinati a far rispettare la giustizia" e i responsabili dei disordini "sentiranno la forza piena della legge". Cameron ha annunciato anche che questa notte saranno schierati 16mila agenti per le strade della capitale. La polizia, ha poi anticipato il vice commissario di Scotland Yard Steve Kavanagh al Guardian, se necessario utilizzerà proiettili di gomma per reprimere gli incidenti nelle città britanniche. Una misura usato finora soltanto in Irlanda del Nord.
Seduta d'urgenza. Rivolgendosi ai rivoltosi, il premier ha poi proseguito: "Non solo state danneggiando la vita degli altri, ma le vostre stesse vite. Se siete abbastanza adulti per commettere questi reati lo siete anche per affrontare la punizione". Cameron ha anche confermato la convocazione di una seduta straordinaria del Parlamento per giovedì 11 agosto, costringendo così i deputati a sospendere la pausa estiva.
La rivolta si estende. Partita tre notti fa da Tottenham, la rivolta innescata dall'uccisione da parte della polizia di un giovane nero si è estesa a tutta la capitale e ad altre città. Il tam-tam sulla rete ha prodotto una moltiplicazione delle violenze, da nord a sud, Peckham, Croydon, Clapham, Hackney, Ealing, Camden e Nottingh Hill. A Manchester "numerose auto sono state danneggiate", mentre a Bristol "un gruppo di circa 150 giovani" si è scontrato con la polizia. Veicoli dati alle fiamme e atti vandalici anche a Liverpool. A Birmingham diversi negozi sono stati saccheggiati da ragazzi con il volto coperto. Il fuoco della rivolta che brucia l'Inghilterra non accenna a spegnersi.
Forti timori per questa notte. Anzi, il timore è che anche la prossima sarà una nottata di violenze. Tutti gli esercizi commerciali delle zone della capitale dove per stasera si prevedono scontri hanno chiuso in anticipo. A Dalston (Hackney), a Walthamstow (nei pressi di Tottenham) e a Ealing (ovest) i negozi sono barricati, mentre a Croydon è in corso una vera e propria evacuazione di persone verso la stazione del treno. Ad Hackney un grosso numero di poliziotti è assembrato dinanzi agli edifici che ieri sono stati epicentro degli scontri. Negozi chiusi anche a Hatton Garden, la via dei gioiellieri nella zona centro-est di Londra. E primi incidenti si segnalano anche oggi a West Bromwich, nel nord ovest di Birmingham, dove un gruppo di circa 200 ragazzi con il volto coperto ha rotto alcune vetrine.
Il conto dei feriti. Di conseguenza si aggrava anche il bilancio: oltre al giovane deceduto in ospedale, in tre giorni nella sola capitale sono stati feriti 44 agenti e una ventina di dimostranti. Tra le persone rimaste contuse anche Michele Luppi, un giovane italiano impiegato in una gelateria di Soho aggredito mentre stava filmando gli scontri a Brixton con il suo cellulare. Circa 520 persone, tra le quali un ragazzino di 11 anni, sono state arrestate e per almeno 100 è scattata l'incriminazione. A Brent, nordovest Londra, tre persone sono state accusate di tentato omicidio dopo che un un agente è stato investito mentre tentava di fermare dei presunti saccheggiatori. Altre 138 persone sono state fermate a Birmingham.
Appello della polizia. Il capo ad interim della Polizia Metropolitana, Tim Godwin, ha esortato le famiglie con figli a "contattare" questi ultimi per sapere dove si trovino, e ha pubblicamente censurato i "curiosi che si intromettono nelle nostre operazioni", quasi come se stessero assistendo a uno spettacolo.
La morte di Duggan. Intanto iniziano a trapelare dettagli sulla dinamica della morte di Mark Duggan, il 29enne ucciso giovedì scorso Londra dalla polizia. Episodio che ha fatto da scintilla all'inizio della rivolta. Il medico legale Andrew Walker, che ha eseguito l'autopsia sul corpo dell'uomo, davanti ai magistrati di una corte ha spiegato che Duggan è deceduto per un solo colpo di arma da fuoco che lo ha raggiunto al petto, sottolineando che è "morto in circostanze che richiedono un'indagine". Inoltre la commissione interna della polizia londinese, la Ipcc, ha accertato in base alle perizie balistiche che la vittima non ha sparato contro gli agenti. "Al momento non ci sono prove che indichino che la pistola rinvenuta sul luogo della morte di Mark Duggan abbia esploso dei colpi", si legge nel rapporto preliminare della Independent Police Complaints Commission.
Stop al calcio. A causa dei disordini, è stata annullata l'amichevole tra Inghilterra e Olanda in programma domani sera: a Wembley era previsto un afflusso di circa 70 mila persone, un problema per le forze dell'ordine impegnate a tenere sotto controllo varie zone della città. Annullata anche la gara tra Ghana e Nigeria, in calendario per questa sera nel quartiere periferico di Watford. Sono stati invece rinviati gli incontri di Coppa di Lega di West Ham, Charlton e Crystal Palace, in programma questa sera a Londra, su esplicita richiesta della polizia. Gli Hammers dovevano ospitare l'Aldershot a Upton Park, mentre gli Addicks avrebbero dovuto affrontare il Reading al The Valley. Entrambi gli stadi si trovano nella zona est di Londra e le forze dell'ordine hanno invitato a programmarli in altra data. Il Crystal Palace doveva scendere in campo contro il Crawley Town, ma l'impianto si trova nelle vicinanze di Croydon dove nella notte ci sono state violenze e saccheggi.
Polizia sotto accusa. Nel frattempo è polemica sull'efficacia dell'intervento delle forze dell'ordine: la tv satellitare Sky News ha mostrato la zona di Clapham Junction completamente in mano a bande di giovani, che hanno assaltato tutti i negozi (un'agenzia di scommesse, un fast food e un salone di bellezza) che trovavano senza incontrare nemmeno un poliziotto sulla loro strada. Daily Star, Daily Mail e Sun hanno esplicitamente parlato nei loro titoli di apertura di anarchia.
(09 agosto 2011)
pc 9 agosto - la puglia: campi di sfruttamento, cie-cara-tendopoli
braccianti di nardò
la lotta continua contro sfruttamento e capolarato
abbiamo già raccontato la lotta di ieri in questo blog;
le ultime notizie vanno nel senso che la lotta non è finita e risultati migliori sono ancora possibili
-liste di prenotazione
-servizio trasporti
-miglioramenti del campo
sono piccole e insoddisfacenti cose, ma oggi vi è un incontro presso la sede dell'assessorato regionale dell'agricoltura a bari nel pomeriggio, con la presenza dei padroni
si deve cercare di ottenere il salario contrattuale e i diritti, anche con risultati parziali
la continuità della lotta e ancora più difficile in questi giorni che sono anche di
periodo finale della raccolta
le promesse di ulteriori interventi a settembre da parte della regione, è tardiva per gli attuali immigrati in lotta
abbiamo poposto anche ieri a lecce al presidio sotto la prefettura una manifestazione regionale di tutte le organizzazioni sindacali per dare forza ora
ai braccianti in lotta
così come è possibile strappare per questo periodo finale una una tantum salariale e una garanzia di immediato utilizzo delle liste di 'prenotazione' per assicurare continuità di lavoro anche oltre la raccolta di pomodori
slai cobas per il sindacato di classe Puglia
cobasta@libero.it
347-5301704
9 agosto 2011
Manduria torna a riempirsi di immigrati provenienti da Lampedusa
la tendopoli che si dovrebbe chiudere è più aperta che mai, oggi arrivano altri 500
nordafricani che si aggiungono alle svariate centinaia di presenti
questa tendopoli è inadatta ad ospitare tanta gente con il caldo, per il cibo insufficiente e per il controllo dei tempi di permanenza
la regione ha chiesto il trasferimento all'ex base militare americana di san vito dei normanni, richiesta che appoggiamo
ma il governo e le forze armate finora dicono No con dei pretesti
a manduria, viene impedito l'ingresso alla stampa alle organizzazioni sindacali
alle associazioni antirazziste e nulla è trasparente
fondi- gestione- trattamento - rispetto del diritto a uscire dalla tendopoli che spetta a tutti gli immigrati
anche questa tendopoli deve essere fatta segno di iniziative di diverso tipo
slai cobas per il sindacato di classe taranto
347-5301704
pc 9 agosto - Cara- la scandalosa montatura della procura di bari contro la rivolta degli immigrati alza il tiro !
arrestati Mohamed Osman del Mali e idris Mohamed di origine libica, ricercato un altro giovane immigrato maliano !
Accusati di essere i capi della rivolta e che essa è un piano organizzato.
La procura di bari ha agito - come braccio operativo della DIGOS - come un carroarmato nello sforzo di soffocare la rivolta e realizzare una rappresaglia contro i ribelli del Cara . In poco più di tre giorni passa dall'arresto di 28 immigrati, con arresto convalidato e divisione nel carcere di Bari e di Trani, dalla denuncia in corso di altre decine di immigrati, ora quindi a rischio espulsione,
alla cosiddetta individuazione dei "capi della rivolta, frutto di un piano organizzato".
Così la Digos ricostruisce la 'fantastica' rivolta:
"la notte prima della guerriglia urbana, lungo la ferrovia che costeggia il Cara e la statale 16 furono posizionate strategicamente borse e cartelle cariche di pietre' questo testimonierebbe che 'l'insurrezione del 1° agosto di circa 200 immigrati fu pianificata nei minimi dettagli' da chi da Mohamed e idris e un altro giovane non ritrovato nel Cara'
Sono stati loro secondo la Procura, passacarte della DIGOS che
'avrebbero fomentato gli altri immigrati che si preparavano a una manifestazione pacifica e costretto con la forza e le minacce, a partecipare alla sommossa altri gruppi di asiatici. I tre uomini fermati sono accusati quindi di 'istigazione a delinquere finalizzata alla rivolta e alle minacce'.
Chiunque vede le immagini e sa qualcosa degli immigrati rinchiusi nel Cara, sa bene che le cose non potrebbero mai essere andate così.. che gli immigrati abbiano cercato di organizzare la loro protesta è stato giusto e necessario, che vi siano immigrati d'avanguardia altrettanto normale e necessario, ma che si potessero costringere 300 immigrati a ribellarsi, e dato le differenti nazionalità a lottare insieme, fa parte solo del pensiero demenziale degli sbirri della DIGOS e che in questo caso sedicenti' magistrati fanno proprie'. se fosse stato così il tutto sarebbe abortito subito in rissa traimmigrati, altro che rivolta !
tutta la ricostruzione trascura che dopo l'inizio della protesta, essi abbiano cercato di parlare con qualcuno e si sono trovati con la carica scatenata dagli sbirri con lacrimogeni ad altezza d'uomo di tipo Gs, già usati contro NO TAV e altre manifestazioni e che a quel punto hanno dovuto usare tutto quello che era disponibile per difendersi e in alcuni casi infliggere colpi alle forze repressive - come al solito rambo vigliacchi contro i deboli e conigli disgregati contro chi reagisce si difende e contrattacca.
Ora quello che c'è è rappresaglia vile verso i migranti rinchiusi.
La cosa più odiosa però scritta nell'ordinanza che mostra l'odio cieco e disumano che digos e innquirenti hanno verso gli immigrati e la parte che sostiene ' la protesta per i tempi troppo lunghi del rilascio dei permessi di soggiorno è stata solamente un pretesto, una scusa per provocare volontariamente i disordini '
INFAMI
i migranti rivendicano a veder riconosciuto il loro diritto di asilo perchè fuggono da miseria e guerra, hanno fatto viaggi inumani e visto morire tanti loro compagni di sventura nel mare dei morti del mediderraneo, sono arrivati a caca dopo una via crucis, avrebbero dovuto avere una risposta in 35 giorni e invece sono lì rinchiusi da mesi e per qualcuno si può già parlare di anni, in strutture dove vi sono il doppio di quanti ce ne dovrebbero essere in condizioni di cibo, acuqa pulizia assistenza- definite da alcuni di loro ' peggiori dei campi libici'. tutto in palese violazione delle stessi leggi antimmigrati che ci sono in italia e in violazione dei diritti umani, con il benevole e peloso patrocinio di chi dovrebbe tutelarne diritti e condizioni.. e quando non ce la fanno più e si ribellano, vengono arrestati e devono pure trovare magistrati e sbirri che dicono che questi sono pretesti
questa inchiesta non può essere accettata senza protesta e ribellione, non tanto degli immigrati che già fanno tanto, ma da noi tutti, come movimento proletario e antirazzista, dobbiamo fare campagna nazionale, dobbiamo assicurare una difesa legale nazionale agli immigrati arrestati e repressi, dobbiamo fare una manifestazione nazionale contro questa barbarie !
libertà per tutti gli immigrati arrestati subito !
ma se questo non bastasse , dovrebbe convincere tutti dello stato delle cose, ciò che l'inchiesta si propone che è molto di più:
'la Procura barese sospetta che i tre presunti promotori della rivolta possano far parte di una più ampia organizzazzione criminale trasnazionale che abbia suoi adepti sparsi nei vari centri di accoglienza con l'obiettivo di fomentare insurrezioni sul territorio, tra le ipotesi al vaglio degli investigatori c'è anche quella che dietro la rivolta possa celarsi il fondamentalismo religioso.I magistrati baesi sono in stretto contatto con i loro colleghi di Catania e Crotone-altre due città -Mineo, isola di capo rizzuto -dove si sono registrati disordini scatenati da immigrati - c'è un fitto scambio di informazioni. Inoltre verifiche sono in atto anche su alcuni contatti che ci sarebbero stati a Bari, tra gli extracomunitari ed alcuni italiani..
la magistratura vuole capire se qualcuno possa dall'esterno, aver contribuito a fomentare la rabbia degli extracomunitari, salvo poi perdere il controllo della situazione'
Si vuole criminalizzare tutti gli immigrati in lotta, considerarli quasi terroristi islamici, si vuole criminalizzari i razzisti antisolidali su scala nazionale !
per questo occorewe che il movimento si mobiliti a livello nazionale e su bari.
proletari comunisti
9 agosto 2011
ro.red@libero.it
PS
due questioni vanno inoltre tenute presenti.
- è possibile che gli immigrati arrestati e quelli rinchiusi nel CARA, vengano ora ricattati e pressati, perchè qualcuno di essi avalli la versione montatura, anche se così fosse, si tratterebbero sempre di deformazioni e falsità al servizio della criminalizzazzione
- gli inquirenti e digos fanno trapelare che nel Cara nel corso di una perquisizione ieri avrebbero ritrovato , nascosto sotto un mobile in disuso, un altro borsone pieno di pietre, bastoni e tubi di ferro, per gli inquirenti il segnale che gli ospiti della struttura stessero per dare vita ad un' altra rivolta '
siamo alla repressione preventiva, se non proprio allo scenario 'molotov del G8 di genova per la Diaz' - altro che promesse di soluzioni che dicono circa accellerazione dell'asilo, miglioramenti di condizioni al cara ecc. solo la repressione e le espulsioni sono la loro risposta-- fratoianni assessore vendoliano che ha assunto il giorno della rivolta un ruolo di mediatore, si assuma le sue responsabilità anche di fronte a queste palesi violazioni degli accordi !
- sempre gli inquirenti segnalano 'risulterebbero persino tra gruppi diversi di italiani ci fossero divergenze di pensiero sulle modalità della protesta'
questa è la parte più penosa e insidiosa della questione: E' vero vi sono antirazzisti legalitari, già visti all'opera a Manduria' che considerano sbagliata le rivolte, invitano gli immigrati a stare buoni e a fidarsi delle istituzioni, suggeriscono una linea legale che accetta il concetto che ci sono immigrati' costretti a protestare' e che quindi in circostanze come queste lavorano di fatto per il 're di pirro'
E' bene che tutto il movimento guardi con chiarezza e attenzione a tutto questo.
9 agosto 2011
pc 9 agosto - No tav avigliana - foglio di via = stato di polizia
Mercoledì 3 Agosto dopo la sveglia rumorosa a suon di pentole
all'Hotel Ninfa di Avigliana (avvenuta senza nessuna tensione,
minaccia o ingresso all'interno dello stabile, anzi fermata per vari
minuti per consentire il passaggio di una ragazza disabile), veniamo
fermati dalla polizia mentre ci accingiamo ad andarcene via con le
nostre autovetture e fatti tornare verso il parcheggio.
Ci vengono presi i documenti con il pretesto d'identificarci e vengono
consegnate multe a chi aveva fari rotti nella macchina o non aveva
ancora allacciato le cinture di sicurezza nei 50m adiacenti all'hotel;
ci vengono perquisite le auto e gli zaini.
Dopo 2 ore al sole, sorvegliati a vista d'occhio da celere, digos e
polizia stradale, ci viene detto di salire sul furgone della polizia e
veniamo portati nella caserma di via Veglia x un'identificazione più
dettagliata(?????).
Qui ci viene anche notificata una denuncia per VIOLENZA PRIVATA IN
CONCORSO AGGRAVATA e ci vengono fatte varie fotografie.
Dopo circa 4 ore (dentro la cella temporanea), siccome l'ennesima
identificazione sembrava non bastare veniamo portati nella sede della
questura a Torino, negli studi della polizia scientifica, dove, oltre
alle foto segnaletiche ci vengono prese anche le impronte digitali.
A questo punto 3 di noi vengono allontanati dal gruppo e caricati su 3
macchine diverse (con tre agenti della digos sopra) che le porteranno
alle proprie abitazioni e autovetture per una perquisizione in cerca
di: armi, esplosivi e strumenti da scasso.
Tutte e 3 le perquisizioni si concludono negativamente (nulla viene
trovato e preso dalle case) e i 3 tornano in questura dove vengono
consegnati, a loro e agli altri fermati il FOGLIO DI VIA dai comuni di
Avigliana, Susa, Gravere, Chiomonte, Exilles, Giaglione.
Intorno alle 21 i fermati vengono uno alla volta rilasciati.
Foglio di via, vecchio strumento fascista che non era più usato da
decenni ma tornato alla ribalta per allontanare le persone
“scomode” da certi luoghi.
Questo fa capire che lo Stato non è più (o forse non lo è mai
stato) quell'istituzione democratica in cui molti vogliono credere ma
soltanto un fasci-stato di polizia che tramite la repressione fisica e
giuridica cerca di mettere a tacere la gente che ha ancora il coraggio
di alzare la testa e manifestare contro qualcosa che non gli va!
Questi fogli di via non sono altro che la conferma che la situazione
in Val di Susa preoccupa le autorità e non trovano altra soluzione
che privare la gente della libertà di muoversi e di manifestare
liberamente nella propria terra.
Anche le perquisizioni in casa dei 3 altro non sono che atti
intimidatori per scoraggiare il movimento e i perquisiti. Vogliono
farci credere di essere dei criminali perché difendiamo la nostra
terra e il nostro futuro, Ma noi non ci fermiamo! Non sarà certo una
restrizione a fermare la nostra voglia di opporci a un opera inutile,
ma soprattutto a tutto quello che vi ruota dietro e che le autorità
cercano sempre più di nascondere cercando di far tacere tutti per
evitare un collasso totale. Non sarà questo a sopprimere il nostro
amore per questa valle in cui alcuni di noi sono cresciuti e di cui
altri si sono innamorati e dalla quale ora vorrebbero strapparci via.
Sicuramente pensavano di intimidirci ma hanno solo aumentato la nostra
voglia di lottare e unirci insieme per affrontare un altro problema a
testa alta e senza paura. Sperano di rinchiuderci in casa spaventati
ma “LA VALSUSA PAURA NON NE HA” lo gridiamo oggi come lo gridavamo
davanti alle ruspe il giorno dello sgombero!
Non ci terranno lontani dalla nostra terra!!!
La Valle non si ferma e nemmeno noi fermati. Continueremo a
partecipare alle iniziative, sempre pronti, con gli scarponi vicino al
letto e sempre pronti a gridare NO TAV!!!
_Esiliati della Valsusa_
all'Hotel Ninfa di Avigliana (avvenuta senza nessuna tensione,
minaccia o ingresso all'interno dello stabile, anzi fermata per vari
minuti per consentire il passaggio di una ragazza disabile), veniamo
fermati dalla polizia mentre ci accingiamo ad andarcene via con le
nostre autovetture e fatti tornare verso il parcheggio.
Ci vengono presi i documenti con il pretesto d'identificarci e vengono
consegnate multe a chi aveva fari rotti nella macchina o non aveva
ancora allacciato le cinture di sicurezza nei 50m adiacenti all'hotel;
ci vengono perquisite le auto e gli zaini.
Dopo 2 ore al sole, sorvegliati a vista d'occhio da celere, digos e
polizia stradale, ci viene detto di salire sul furgone della polizia e
veniamo portati nella caserma di via Veglia x un'identificazione più
dettagliata(?????).
Qui ci viene anche notificata una denuncia per VIOLENZA PRIVATA IN
CONCORSO AGGRAVATA e ci vengono fatte varie fotografie.
Dopo circa 4 ore (dentro la cella temporanea), siccome l'ennesima
identificazione sembrava non bastare veniamo portati nella sede della
questura a Torino, negli studi della polizia scientifica, dove, oltre
alle foto segnaletiche ci vengono prese anche le impronte digitali.
A questo punto 3 di noi vengono allontanati dal gruppo e caricati su 3
macchine diverse (con tre agenti della digos sopra) che le porteranno
alle proprie abitazioni e autovetture per una perquisizione in cerca
di: armi, esplosivi e strumenti da scasso.
Tutte e 3 le perquisizioni si concludono negativamente (nulla viene
trovato e preso dalle case) e i 3 tornano in questura dove vengono
consegnati, a loro e agli altri fermati il FOGLIO DI VIA dai comuni di
Avigliana, Susa, Gravere, Chiomonte, Exilles, Giaglione.
Intorno alle 21 i fermati vengono uno alla volta rilasciati.
Foglio di via, vecchio strumento fascista che non era più usato da
decenni ma tornato alla ribalta per allontanare le persone
“scomode” da certi luoghi.
Questo fa capire che lo Stato non è più (o forse non lo è mai
stato) quell'istituzione democratica in cui molti vogliono credere ma
soltanto un fasci-stato di polizia che tramite la repressione fisica e
giuridica cerca di mettere a tacere la gente che ha ancora il coraggio
di alzare la testa e manifestare contro qualcosa che non gli va!
Questi fogli di via non sono altro che la conferma che la situazione
in Val di Susa preoccupa le autorità e non trovano altra soluzione
che privare la gente della libertà di muoversi e di manifestare
liberamente nella propria terra.
Anche le perquisizioni in casa dei 3 altro non sono che atti
intimidatori per scoraggiare il movimento e i perquisiti. Vogliono
farci credere di essere dei criminali perché difendiamo la nostra
terra e il nostro futuro, Ma noi non ci fermiamo! Non sarà certo una
restrizione a fermare la nostra voglia di opporci a un opera inutile,
ma soprattutto a tutto quello che vi ruota dietro e che le autorità
cercano sempre più di nascondere cercando di far tacere tutti per
evitare un collasso totale. Non sarà questo a sopprimere il nostro
amore per questa valle in cui alcuni di noi sono cresciuti e di cui
altri si sono innamorati e dalla quale ora vorrebbero strapparci via.
Sicuramente pensavano di intimidirci ma hanno solo aumentato la nostra
voglia di lottare e unirci insieme per affrontare un altro problema a
testa alta e senza paura. Sperano di rinchiuderci in casa spaventati
ma “LA VALSUSA PAURA NON NE HA” lo gridiamo oggi come lo gridavamo
davanti alle ruspe il giorno dello sgombero!
Non ci terranno lontani dalla nostra terra!!!
La Valle non si ferma e nemmeno noi fermati. Continueremo a
partecipare alle iniziative, sempre pronti, con gli scarponi vicino al
letto e sempre pronti a gridare NO TAV!!!
_Esiliati della Valsusa_
pc 9 agosto - comitato di dal sostegno internazionale alla guerra popolare in India
quello che segue è un comunicato del PARTIDO COMUNISTA DELL' INDIA (MAOÍSTA)
ZONA DI DANDAKARANYA
PARLA DELLA SETTIMANA DI MOBILITAZIONE TENUTASI IN LUGLIO NELLA REGIONE CENTRALE
CONTRO LA DISLOCAZIONE DELL'ESERCITO A BASTAR NEL QUADRO DELLA OPERAZIONE 'CACCIA VERDE VOLTA A ELIMINARE L'ATTUALE MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO
in spagnolo facilmente comprensibile
El proceso de despliegue del Ejército en el curso de la campaña represiva que se desarrolla por todo el país –la Operación Green Hunt [“Cacería Verde”, en inglés]- acaba de comenzar por decisión de la camarilla gobernante de Sonia-Manmohan-Chidambaram, con el objetivo de eliminar el actual movimiento revolucionario de nuestro país. Hasta la fecha, las columnas del Ejército sólo han sido enviadas a la región de Bastar con el artero propósito de establecer “escuelas de formación”. Cuando los gobernantes prepararon el proyecto de esta “acción perfectamente coordinada”, decidieron, como opción, desplegar el Ejército. Para ello, crearon la comandancia de la subregión de Chhattisgarh-Odisha bajo mando de la comandancia central del Ejército. A fin de establecer el cuartel general de la brigada y un centro de formación de las Fuerzas Especiales, adquirieron 1.800 acres de tierra de los campesinos del pueblo de Chakarbhatha, próximo a Bilaspur. Asimismo, adquirieron unos 350 acres de tierra por la fuerza en el pueblo de Nandini, cerca de Bhilai, para construir una base aérea del Ejército del Aire. Los Ministerios de Defensa y Justicia han hecho públicos unos “principios rectores” que habilitan al Ejército a arrestar maoístas. A pesar de ello, los oficiales del Ejército no dejan de declarar, del modo más teatral y patético, que no han venido a Bastar para actuar contra los maoístas, sino para realizar unos ejercicios. ¡Confían en que el pueblo sea lo bastante tonto para creerse sus palabras!
Por puro afán de preguntar: aun siendo cierto que su trabajo aquí sea sólo cuestión de entrenamiento, la gran cuestión es: ¡¿Cuál es el propósito exacto de este “entrenamiento”?! ¿A quién quieren matar? ¿Por qué han tramado un proyecto que significa el desplazamiento de miles de adivasis de sus selvas y montañas? ¿Quién es el enemigo aquí? ¿Por qué el gobierno de Raman Singh ha regalado al Ejército una zona de 750 kilómetros cuadrados (más de 185.250 acres)? ¿Para luchar contra quién? Si los gobiernos no están “desplegando” el ejército –como nos piden que creamos-, entonces ¿por qué tanto secretismo entorno a este proceso? ¿Cuántas aldeas van a ser desplazadas con esta enorme adquisición de tierras? ¿Cuántos miles de personas van a quedar sin hogar? ¿Por qué no hablan nada claro sobre todo esto? ¿Adónde han ido a parar todas las leyes aprobadas supuestamente para prohibir la transferencia de tierras en zonas tribales y para proteger los intereses de los adivasis? ¿Por qué vulneran con tanta arbitrariedad leyes como la 5ª Lista [de la Constitución india] y la PESA [“Panchayat Extension to Scheduled Areas”, en inglés]? Ningún ministro, ningún dirigente, ningún burócrata tiene respuesta alguna a estas preguntas.
Ahora los peces gordos del Ejército se están dedicando a difundir declaraciones amenazadoras diciendo que eliminarán por completo a los maoístas si se ataca al Ejército. Sostienen que un ataque suyo sería mucho más devastador que el de la policía y las Fuerzas de Policía de la Reserva Central [CRPF, en sus siglas en inglés]. El mensaje es claro: penetrarán en lo más profundo de las selvas. Expulsarán a los moradores de los bosques, montañas y tierras que les pertenecen. Atacarán aldeas para evitar la amenaza potencial de un “ataque” de los maoístas. Cometerán atrocidades contra el pueblo. Pero, con todo y con ello, ¡nadie deberá resistirse! Si alguien resiste, llevarán a cabo ¡ataques “devastadores”! ¡El significado inherente de su retórica es muy claro! Pero los oficiales de alto rango del Ejército indio y sus amos de Nueva Delhi se equivocan en un simple hecho: el Ejército estadounidense, que es muy superior al Ejército indio, fue derrotado a manos del pueblo vietnamita, que es una nación más atrasada que la India. Parecen ajenos al hecho de que, a pesar de un despliegue de millones de soldados, no han podido acabar con el pueblo de Cachemira y del Noreste. Se les ha olvidado la historia reciente de la paliza recibida por el Ejército indio a manos de los combatientes tamiles por la libertad en Sri Lanka. No se dan cuenta de que con el despliegue masivo del Ejército contra los más pobres en el corazón del país, no hacen, de hecho, sino tratar de levantar una enorme roca que finalmente caerá sobre sus propias cabezas aplastándolos.
La región de Maad, que cubre una área de 4.000 kilómetros cuadrados, es la cuna de la comunidad adivasi Mariya, una de las antiguas y típicas comunidades tribales. La cesión al Ejército de 750 kilómetros cuadrados de tierras para formación y entrenamiento supone poner en peligro la existencia de una gran parte de esta población. De acuerdo con un informe de prensa recientemente publicado, 51 pueblos de 8 panchayats [Concejos comunales] desaparecerán por completo. De hecho, el gobierno pretende trasladar las tiendas de precios equitativos [Las “fair price shops”, en inglés, son tiendas en que se venden a precios subsidiados productos de primera necesidad] a los cuarteles de policía antes de tres años como parte de una conspiración perfectamente organizada so pretexto de impedir que los maoístas obtengan suministros alimenticios del pueblo. Ahora los pobres de esta zona se ven obligados a desplazarse hasta 60 y 70 kilómetros a pie para comprar una mínima cantidad de alimentos tales como arroz, sal, etc. Además de ello, la administración también está trasladando las escuelas en régimen de internado de la zona de Maad a aldeas adyacentes a las vías de comunicación, lejos de donde se encuentran ahora. De este modo, se puede decir que el proceso de desplazamiento de la población de la región de Maad es un proyecto que ya está en marcha.
La declaración de privatización de las minas de Raoghat, hecha pública unos días antes del envío de tropas del Ejército a Bastar no fue una mera coincidencia. En realidad, esta campaña represiva que dirigen las clases dominantes tiene relación directa con el saqueo de los recursos naturales. Cientos de memorandos de entendimiento firmados conjuntamente por los gobiernos estatales y grandes empresas a lo largo y ancho de nuestro país, incluyendo Dandakaranya, han quedado sin efecto durante mucho tiempo gracias a las luchas de resistencia popular. En especial en las zonas bajo influencia del movimiento maoísta muchos proyectos destructivos se vieron obligados a cerrar. En lo que hace a la región de Bastar, el proceso de confiscación forzosa de tierras para las proyectadas plantas de acero de Tata y Essar no se ha iniciado a pesar de que fue firmado hace seis años. El heroico pueblo de las zonas de Lohandiguda y Dhurli se ha echado al camino de la resistencia declarando claramente y en voz alta que no entregarán su tierra a beneficio de explotadores y saqueadores. En la zona de Chargaon, en el norte de Bastar, a pesar de numerosos intentos, la rapaz compañía NECO Jaiswaals no ha sido capaz de iniciar los trabajos de minería debido a una tenaz resistencia opuesta por la población local. En Amdaimetta, en el distrito de Narayanpur, y en Chargaon, cerca de Bhanupratappur, el pueblo en lucha ha devuelto el golpe a los contratistas mineros al decir “NO” a la destrucción de su Jal-Jungle-Zameen [“Agua, bosque y tierra”, en hindi]. El pueblo no está escatimando esfuerzos y medios a su alcance para impedir la construcción de la línea de ferrocarril de Raoghat y el proyecto minero en esa misma zona. En la zona de Pallamaad, en Rajnandgaon, como muchas empresas mineras no han podido iniciar sus proyectos mineros ante la resistencia de las masas, los gobiernos explotadores y la mafia de la minería están sufriendo pérdidas por valor de miles de millones de rupias. El proyecto de Bodhghat también se ha visto paralizado debido a la tenaz resistencia del pueblo. En una palabra, el monstruo de un desarrollo más que discutible es incapaz de mantenerse aquí. El despliegue del Ejército se debe analizar sólo en este contexto.
Hacemos un llamamiento a los soldados del Ejército indio: ¡No declaréis la guerra al pueblo! ¡¡Retiraos de Bastar!!
Las clases dominantes y represivas os están engañando deliberadamente, tanto a vosotros como a la opinión pública, trayéndoos aquí so capa de unos “ejercicios”. Las gentes de aquí no son vuestros enemigos. Bastar no es ningún país enemigo. El objetivo del movimiento maoísta que se desarrolla en diversas zonas rurales y forestales, además de en Bastar, es liberar este país de la explotación y la opresión de los imperialistas, de los señores feudales y de la burguesía burocrático-compradora; y lograr la independencia real y auténtica de nuestro amado país. El sistema de dirigentes corruptos, estafadores, acaparadores, agentes bursátiles y bandidos empresariales, incluyendo a vuestros superiores, que no dejan piedra sobre piedra por obtener enormes cantidades de dinero en cada transacción que se produce en el sector de la defensa, es el mayor obstáculo para el desarrollo real de nuestro país. Si este sistema no es descuajado, los trabajadores –la mayoría de los cuales lucha día a día por dos escasas comidas decentes- no podrán liberarse. Abrid, pues, los ojos y reconoced quiénes son los auténticos enemigos. Antes de apuntar vuestro fusil contra el pueblo de vuestro país, especialmente contra el paupérrimo pueblo adivasi, recordad a las familias a las que pertenecéis. Alejaos de esta guerra injusta que se libra en interés de los buitres empresariales contra los más pobres entre los pobres de nuestro país. No deseamos que muráis del modo en que lo están haciendo esos policías y miembros de las CRPF y del COBRA [“Commando Battalion for Resolute Action”, en inglés] –autores de las peores atrocidades, terror y asesinatos contra el pueblo- debido a la resistencia popular armada.
Hacemos un llamamiento a las masas trabajadoras y a las personas amantes de la justicia y de la paz tanto del país como extranjeras:
Expresad vuestra protesta contra el despliegue del Ejército en Bastar. Oponeos al proyecto de confiscación forzosa de tierras bajo pretexto de la formación y entrenamiento del Ejército que pondrá en peligro la existencia misma de las amplias masas de adivasis de Bastar, en especial de la comunidad Mariya. Haced pública vuestra solidaridad con las luchas justas del pueblo de Bastar. Emprended movimientos de agitación en protesta por la adquisición de tierras so pretexto “la formación y entrenamiento”. Oponeos y resistid bajo todas las formas posibles. Entonad con una sola voz la consigna “¡Que el Ejército indio se vaya de aquí!”.
Hacemos un llamamiento al pueblo en lucha de Dandakaranya:
Vuestra lucha por el derecho sobre Jal-Jungle-Zameen cuenta con una historia de dos siglos. En vuestra gloriosa historia pasada, habéis participado en gran número de revueltas y luchas. Nunca habéis inclinado la cabeza ante la injusticia, las atrocidades, la explotación y la opresión. Tenéis una extraordinaria herencia de luchas y revueltas. Sólo mediante vuestra lucha más audaz y militante podéis dar respuesta a esta guerra injusta desencadenada por la represión gubernamental y al despliegue del Ejército en esta guerra. Sólo podemos resistir a los inminentes ataques del Ejército mediante la resistencia organizada, general y militante. El Ejército del Pueblo, el Ejército Guerrillero de Liberación Popular (EGLP), encabezará esta resistencia desde el frente.
El Buró Central Regional del PCI (Maoísta) ha llamado al pueblo de nuestro país a observar una semana de protestas, entre el 4 y el 11 de julio, en la región central, es decir, en la zona de Chhattisgarh, Maharashtra, Andhra Pradesh y en la región fronteriza de Andhra y Odisha, como respuesta al despliegue del Ejército en Bastar, al proyecto de escuelas de formación del Ejército y a la confiscación masiva de tierras. El Comité Especial de Zona de Dandakaranya del PCI (Maoísta) llama al pueblo, a los miembros del Partido y del EGLP, y a todas las organizaciones de masas a desarrollar mítines, manifestaciones, cortes de carreteras y demás acciones que se programen con esta ocasión. El Comité Especial de Zona de Dandakaranya del PCI (Maoísta) llama a toda la población a sumarse a una campaña masiva de propaganda por medio de carteles, folletos y banderitas para que la consigna “¡Que el Ejército indio se vaya de aquí!” resuene por todo el país.
Gudsa Usendi
Portavoz
Comité Especial de Zona de Dandakaranya
PCI (Maoísta)
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ZONA DI DANDAKARANYA
PARLA DELLA SETTIMANA DI MOBILITAZIONE TENUTASI IN LUGLIO NELLA REGIONE CENTRALE
CONTRO LA DISLOCAZIONE DELL'ESERCITO A BASTAR NEL QUADRO DELLA OPERAZIONE 'CACCIA VERDE VOLTA A ELIMINARE L'ATTUALE MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO
in spagnolo facilmente comprensibile
El proceso de despliegue del Ejército en el curso de la campaña represiva que se desarrolla por todo el país –la Operación Green Hunt [“Cacería Verde”, en inglés]- acaba de comenzar por decisión de la camarilla gobernante de Sonia-Manmohan-Chidambaram, con el objetivo de eliminar el actual movimiento revolucionario de nuestro país. Hasta la fecha, las columnas del Ejército sólo han sido enviadas a la región de Bastar con el artero propósito de establecer “escuelas de formación”. Cuando los gobernantes prepararon el proyecto de esta “acción perfectamente coordinada”, decidieron, como opción, desplegar el Ejército. Para ello, crearon la comandancia de la subregión de Chhattisgarh-Odisha bajo mando de la comandancia central del Ejército. A fin de establecer el cuartel general de la brigada y un centro de formación de las Fuerzas Especiales, adquirieron 1.800 acres de tierra de los campesinos del pueblo de Chakarbhatha, próximo a Bilaspur. Asimismo, adquirieron unos 350 acres de tierra por la fuerza en el pueblo de Nandini, cerca de Bhilai, para construir una base aérea del Ejército del Aire. Los Ministerios de Defensa y Justicia han hecho públicos unos “principios rectores” que habilitan al Ejército a arrestar maoístas. A pesar de ello, los oficiales del Ejército no dejan de declarar, del modo más teatral y patético, que no han venido a Bastar para actuar contra los maoístas, sino para realizar unos ejercicios. ¡Confían en que el pueblo sea lo bastante tonto para creerse sus palabras!
Por puro afán de preguntar: aun siendo cierto que su trabajo aquí sea sólo cuestión de entrenamiento, la gran cuestión es: ¡¿Cuál es el propósito exacto de este “entrenamiento”?! ¿A quién quieren matar? ¿Por qué han tramado un proyecto que significa el desplazamiento de miles de adivasis de sus selvas y montañas? ¿Quién es el enemigo aquí? ¿Por qué el gobierno de Raman Singh ha regalado al Ejército una zona de 750 kilómetros cuadrados (más de 185.250 acres)? ¿Para luchar contra quién? Si los gobiernos no están “desplegando” el ejército –como nos piden que creamos-, entonces ¿por qué tanto secretismo entorno a este proceso? ¿Cuántas aldeas van a ser desplazadas con esta enorme adquisición de tierras? ¿Cuántos miles de personas van a quedar sin hogar? ¿Por qué no hablan nada claro sobre todo esto? ¿Adónde han ido a parar todas las leyes aprobadas supuestamente para prohibir la transferencia de tierras en zonas tribales y para proteger los intereses de los adivasis? ¿Por qué vulneran con tanta arbitrariedad leyes como la 5ª Lista [de la Constitución india] y la PESA [“Panchayat Extension to Scheduled Areas”, en inglés]? Ningún ministro, ningún dirigente, ningún burócrata tiene respuesta alguna a estas preguntas.
Ahora los peces gordos del Ejército se están dedicando a difundir declaraciones amenazadoras diciendo que eliminarán por completo a los maoístas si se ataca al Ejército. Sostienen que un ataque suyo sería mucho más devastador que el de la policía y las Fuerzas de Policía de la Reserva Central [CRPF, en sus siglas en inglés]. El mensaje es claro: penetrarán en lo más profundo de las selvas. Expulsarán a los moradores de los bosques, montañas y tierras que les pertenecen. Atacarán aldeas para evitar la amenaza potencial de un “ataque” de los maoístas. Cometerán atrocidades contra el pueblo. Pero, con todo y con ello, ¡nadie deberá resistirse! Si alguien resiste, llevarán a cabo ¡ataques “devastadores”! ¡El significado inherente de su retórica es muy claro! Pero los oficiales de alto rango del Ejército indio y sus amos de Nueva Delhi se equivocan en un simple hecho: el Ejército estadounidense, que es muy superior al Ejército indio, fue derrotado a manos del pueblo vietnamita, que es una nación más atrasada que la India. Parecen ajenos al hecho de que, a pesar de un despliegue de millones de soldados, no han podido acabar con el pueblo de Cachemira y del Noreste. Se les ha olvidado la historia reciente de la paliza recibida por el Ejército indio a manos de los combatientes tamiles por la libertad en Sri Lanka. No se dan cuenta de que con el despliegue masivo del Ejército contra los más pobres en el corazón del país, no hacen, de hecho, sino tratar de levantar una enorme roca que finalmente caerá sobre sus propias cabezas aplastándolos.
La región de Maad, que cubre una área de 4.000 kilómetros cuadrados, es la cuna de la comunidad adivasi Mariya, una de las antiguas y típicas comunidades tribales. La cesión al Ejército de 750 kilómetros cuadrados de tierras para formación y entrenamiento supone poner en peligro la existencia de una gran parte de esta población. De acuerdo con un informe de prensa recientemente publicado, 51 pueblos de 8 panchayats [Concejos comunales] desaparecerán por completo. De hecho, el gobierno pretende trasladar las tiendas de precios equitativos [Las “fair price shops”, en inglés, son tiendas en que se venden a precios subsidiados productos de primera necesidad] a los cuarteles de policía antes de tres años como parte de una conspiración perfectamente organizada so pretexto de impedir que los maoístas obtengan suministros alimenticios del pueblo. Ahora los pobres de esta zona se ven obligados a desplazarse hasta 60 y 70 kilómetros a pie para comprar una mínima cantidad de alimentos tales como arroz, sal, etc. Además de ello, la administración también está trasladando las escuelas en régimen de internado de la zona de Maad a aldeas adyacentes a las vías de comunicación, lejos de donde se encuentran ahora. De este modo, se puede decir que el proceso de desplazamiento de la población de la región de Maad es un proyecto que ya está en marcha.
La declaración de privatización de las minas de Raoghat, hecha pública unos días antes del envío de tropas del Ejército a Bastar no fue una mera coincidencia. En realidad, esta campaña represiva que dirigen las clases dominantes tiene relación directa con el saqueo de los recursos naturales. Cientos de memorandos de entendimiento firmados conjuntamente por los gobiernos estatales y grandes empresas a lo largo y ancho de nuestro país, incluyendo Dandakaranya, han quedado sin efecto durante mucho tiempo gracias a las luchas de resistencia popular. En especial en las zonas bajo influencia del movimiento maoísta muchos proyectos destructivos se vieron obligados a cerrar. En lo que hace a la región de Bastar, el proceso de confiscación forzosa de tierras para las proyectadas plantas de acero de Tata y Essar no se ha iniciado a pesar de que fue firmado hace seis años. El heroico pueblo de las zonas de Lohandiguda y Dhurli se ha echado al camino de la resistencia declarando claramente y en voz alta que no entregarán su tierra a beneficio de explotadores y saqueadores. En la zona de Chargaon, en el norte de Bastar, a pesar de numerosos intentos, la rapaz compañía NECO Jaiswaals no ha sido capaz de iniciar los trabajos de minería debido a una tenaz resistencia opuesta por la población local. En Amdaimetta, en el distrito de Narayanpur, y en Chargaon, cerca de Bhanupratappur, el pueblo en lucha ha devuelto el golpe a los contratistas mineros al decir “NO” a la destrucción de su Jal-Jungle-Zameen [“Agua, bosque y tierra”, en hindi]. El pueblo no está escatimando esfuerzos y medios a su alcance para impedir la construcción de la línea de ferrocarril de Raoghat y el proyecto minero en esa misma zona. En la zona de Pallamaad, en Rajnandgaon, como muchas empresas mineras no han podido iniciar sus proyectos mineros ante la resistencia de las masas, los gobiernos explotadores y la mafia de la minería están sufriendo pérdidas por valor de miles de millones de rupias. El proyecto de Bodhghat también se ha visto paralizado debido a la tenaz resistencia del pueblo. En una palabra, el monstruo de un desarrollo más que discutible es incapaz de mantenerse aquí. El despliegue del Ejército se debe analizar sólo en este contexto.
Hacemos un llamamiento a los soldados del Ejército indio: ¡No declaréis la guerra al pueblo! ¡¡Retiraos de Bastar!!
Las clases dominantes y represivas os están engañando deliberadamente, tanto a vosotros como a la opinión pública, trayéndoos aquí so capa de unos “ejercicios”. Las gentes de aquí no son vuestros enemigos. Bastar no es ningún país enemigo. El objetivo del movimiento maoísta que se desarrolla en diversas zonas rurales y forestales, además de en Bastar, es liberar este país de la explotación y la opresión de los imperialistas, de los señores feudales y de la burguesía burocrático-compradora; y lograr la independencia real y auténtica de nuestro amado país. El sistema de dirigentes corruptos, estafadores, acaparadores, agentes bursátiles y bandidos empresariales, incluyendo a vuestros superiores, que no dejan piedra sobre piedra por obtener enormes cantidades de dinero en cada transacción que se produce en el sector de la defensa, es el mayor obstáculo para el desarrollo real de nuestro país. Si este sistema no es descuajado, los trabajadores –la mayoría de los cuales lucha día a día por dos escasas comidas decentes- no podrán liberarse. Abrid, pues, los ojos y reconoced quiénes son los auténticos enemigos. Antes de apuntar vuestro fusil contra el pueblo de vuestro país, especialmente contra el paupérrimo pueblo adivasi, recordad a las familias a las que pertenecéis. Alejaos de esta guerra injusta que se libra en interés de los buitres empresariales contra los más pobres entre los pobres de nuestro país. No deseamos que muráis del modo en que lo están haciendo esos policías y miembros de las CRPF y del COBRA [“Commando Battalion for Resolute Action”, en inglés] –autores de las peores atrocidades, terror y asesinatos contra el pueblo- debido a la resistencia popular armada.
Hacemos un llamamiento a las masas trabajadoras y a las personas amantes de la justicia y de la paz tanto del país como extranjeras:
Expresad vuestra protesta contra el despliegue del Ejército en Bastar. Oponeos al proyecto de confiscación forzosa de tierras bajo pretexto de la formación y entrenamiento del Ejército que pondrá en peligro la existencia misma de las amplias masas de adivasis de Bastar, en especial de la comunidad Mariya. Haced pública vuestra solidaridad con las luchas justas del pueblo de Bastar. Emprended movimientos de agitación en protesta por la adquisición de tierras so pretexto “la formación y entrenamiento”. Oponeos y resistid bajo todas las formas posibles. Entonad con una sola voz la consigna “¡Que el Ejército indio se vaya de aquí!”.
Hacemos un llamamiento al pueblo en lucha de Dandakaranya:
Vuestra lucha por el derecho sobre Jal-Jungle-Zameen cuenta con una historia de dos siglos. En vuestra gloriosa historia pasada, habéis participado en gran número de revueltas y luchas. Nunca habéis inclinado la cabeza ante la injusticia, las atrocidades, la explotación y la opresión. Tenéis una extraordinaria herencia de luchas y revueltas. Sólo mediante vuestra lucha más audaz y militante podéis dar respuesta a esta guerra injusta desencadenada por la represión gubernamental y al despliegue del Ejército en esta guerra. Sólo podemos resistir a los inminentes ataques del Ejército mediante la resistencia organizada, general y militante. El Ejército del Pueblo, el Ejército Guerrillero de Liberación Popular (EGLP), encabezará esta resistencia desde el frente.
El Buró Central Regional del PCI (Maoísta) ha llamado al pueblo de nuestro país a observar una semana de protestas, entre el 4 y el 11 de julio, en la región central, es decir, en la zona de Chhattisgarh, Maharashtra, Andhra Pradesh y en la región fronteriza de Andhra y Odisha, como respuesta al despliegue del Ejército en Bastar, al proyecto de escuelas de formación del Ejército y a la confiscación masiva de tierras. El Comité Especial de Zona de Dandakaranya del PCI (Maoísta) llama al pueblo, a los miembros del Partido y del EGLP, y a todas las organizaciones de masas a desarrollar mítines, manifestaciones, cortes de carreteras y demás acciones que se programen con esta ocasión. El Comité Especial de Zona de Dandakaranya del PCI (Maoísta) llama a toda la población a sumarse a una campaña masiva de propaganda por medio de carteles, folletos y banderitas para que la consigna “¡Que el Ejército indio se vaya de aquí!” resuene por todo el país.
Gudsa Usendi
Portavoz
Comité Especial de Zona de Dandakaranya
PCI (Maoísta)
Publicado por Odio de Clase en 23:25 0 comentarios
pc 9 agosto - ritornando su genova 2011 nel racconto di una compagna del mfpr
GENOVA: DA UNA COMPAGNA DEL MFPR DI TARANTO
Il 21 Luglio, insieme ai compagni di Taranto di Proletari comunisti, siamo partiti per Genova per partecipare alla tre giorni di iniziative, a 10 anni dalle violenze di Stato sui manifestanti in occasione del G8, e della morte di Carlo Giuliani ucciso dalla polizia solo perchè “colpevole” come tanti altri giovani di lottare contro la globalizzazione, la fame, la miseria, le guerre imperialiste e che a Genova trovarono uno Stato fascista che con massacri e torture voleva e vuole reprimere ogni tentativo di ribellione.
Sono stati giorni intensi, carichi di emozioni, faticosi ma da non dimenticare.
La sera del nostro arrivo dopo esserci sistemati, abbiamo partecipato alla fiaccolata per la Diaz. Purtroppo noi eravamo pochi perchè molti nostri compagni non erano ancora giunti dalle altre città e non abbiamo potuto organizzare un nostro spezzone, ma abbiamo partecipato e cantando insieme agli altri 'Bella ciao', gridando il nostro sdegno.
Eravamo tanti, giovani e meno giovani, insieme al padre di Carlo Giuliani a chiedere con tanta rabbia, giustizia! Siamo giunti a Piazza Alimonda dove è stata collocata la lapide per onorare Carlo Giuliani, qui ci siamo fermati commossi, c'erano tanti fiori, tante lettere e oggetti lasciati da tanti giovani come lui che lo ricorderanno sempre e lotteranno anche in suo nome.
Momenti di commozione ma anche di tanta rabbia per una morte assurda voluta da uno Stato fascista che ci vuole tappare la bocca e schiacciare con la violenza più cieca e ignobile, ma noi sapremo rispondere con la nostra violenza rivoluzionaria.
Abbiamo proseguito fino alla Diaz che fu teatro dei massacri. Le violenze avvenute 10 anni fa erano ancora vive nei racconti dei sopravvissuti, nella voce rotta della madre di Carlo Giuliani che ha preteso verità e giustizia. I fatti accaduti, le violenze sono ormai una verità storica incontrovertibile, nonostante questo Stato moderno fascista le abbia giustificate con delle false prove.
Il 22 insieme ai compagni di Proletari comunisti venuti dalle altre città abbiamo partecipato all'assemblea organizzata dalla FIOM, dove abbiamo diffuso il nostro materiale, e abbiamo spiegato le nostre posizioni rispetto alla FIOM.
Erano presenti i tre operai della Fiat di Melfi appena usciti da un processo ambiguo e con una sentenza vergognosa che li vuole punire del loro impegno sindacale e di lotta contro i padroni che ci vogliono ridurre in schiavitù.
Ho parlato con uno di loro, Marco Pignatelli, per invitarlo a Taranto per un assemblea, ha accettato con piacere conoscendo il nostro sostegno alla loro lotta e il nostro impegno politico sulla questione Fiat contro il piano Marchionne.
Infine il 23 abbiamo partecipato al corteo. Non eravamo d'accordo sul tragitto organizzato in accordo con la questura, che non toccava assolutamente i luoghi simbolo degli scontri del 2001.
Il corteo era grande e festoso e spiccavano come numero e come impegno i NO TAV della Val di Susa che stanno lottando furiosamente da settimane per impedire lo scempio nella loro terra prodotto dall'alta velocità. E' in questo pezzo della manifestazione che abbiamo distribuito il nostro materiale il foglio speciale per Genova, il giornale Proletari Comunisti, ecc., materialemolto apprezzato, tanti celo venivano a chiedere.
Tutti insieme noi compagni proletari comunisti abbiamo raggiunto il punto di arrivo del corteo e insieme ad altri compagni con i nostri striscioni abbiamo chiuso la strada e fatto comizi volanti; i partecipanti al corteo man mano che sopraggiungevano si fermavano ad ascoltare le nostre parole, leggevano i nostri striscioni, che poi venivamo ripresi e fotografati da Tv e giornalisti.
Durante il passaggio del corteo i giovani compagni di Red Block, sostenuti da altri compagni del centro sociale Kaos di Genova, hanno fatto calare da un ponte un grande striscione con su scritto “Carlo Giuliani nessuna giustizia nessuna pace”, applaudito soprattutto dalla folto spezzone dei No Tav.
Questa iniziativa di Red Block, come il presidio di Proletari comunisti sono stati molto importanti perchè hanno dato visibilità mediatica all'unica posizione visibile alternativa, “fuori dal coro” - come hanno scritto alcuni giornali - della mobilitazione ufficiale.
Noi compagne dell'MFPR di Taranto, di Palermo, di Milano sia all'assemblea della FIOM sia al corteo abbiamo dato i nostri materiali, in particolare un dossier rieditato, fatto nel 2001: “Donne in rosso contro i padroni del mondo”. All'assemblea della Fiom abbiamo organizzato anche un banchetto, aiutate dalla responsabile nazionale delle 'metalmeccaniche' che si è prodigata per trovarci un tavolino. Abbiamo preso contatti con altre realtà di operaie, di femministe, abbiamo parlato dell'attacco specifico verso le donne della politica di sfruttamento, attacco ai diritti del padronato; abbiamo parlato con i giornalisti, con le tv, con le altre donne della doppia violenza subita dalle donne al G8, fatta di pestaggi ma anche di abusi sessuali, e delle violenze che le donne subiscono quotidianamente dagli uomini e da questo Stato fascista clericale che ci vuole a casa a far figli a sopperire all'assenza di servizi sociali, solo oggetti sessuali sottomesse all'uomo, alla Chiesa e allo Stato, “angeli del focolare” di una famiglia che violenta e uccide .
A Genova abbiamo portato tutto questo bagaglio di informazioni e la nostra voglia di lottare contro questo moderno fascismo.
Noi donne lavoratrici, disoccupate, proletarie marciamo con il vento della ribellione e della lotta contro questo sistema capitalistico.
Le compagne del MFPR di Taranto presenti a Genova.
24.7.11
lunedì 8 agosto 2011
pc 8 agosto - Verbale del Tavolo di Lecce dell'incontro per immigrati di Nardò
Pubblichiamo di seguito il Verbale, non accettato dalla delegazione dei braccianti immigrati di Nardò (LE).
VERBALE
In data odierna, presso la sala conferenza stampa della Provincia di Lecce, si sono incontrati i rappresentanti di:
Provincia di Legge, Regione Puglia, Prefettura di Lecce, Coldiretti di Lecce, Cgil Lecce, Flai Cgil Lecce, Flai Cgil Puglia, delegazione dei lavoratori, Comune di Nardò, Coordinamento Immigrati regionale Cgil Puglia, Finis Terrae Onlus, Brigate di solidarietà.
Per discutere delle problematiche lavorative dei lavoratori migranti stagionali ospiti presso la “Masseria Boncuri” di Nardò.
Dopo ampia discussione si è proceduto ad esaminare il documento presentato dalla Cgil e Flai Cgil di Lecce, allegato al presente verbale, relativamente a quanto proposto, le parti concordano di:
1) istituire le liste di prenotazione per i lavoratori immigrati stagionali a livello sperimentale presso il CPI di Nardò;
2) utilizzare i finanziamenti già deliberati ed allocati nel bilancio del Comune di Nardò per attivare fin da subito il trasposrto dei lavoratori nei luoghi di lavoro;
3) la Regione Puglia, tramite Agea, di concerto con la Provincia di Lecce, convoca le associazioni di rappresentanza dei datori di lavoro per orientarle all'utilizzo delle liste di prenotazione di cui al punto 1;
4) Avviare il confronto tra istituzioni, parti datoriali e sindacali per la costituzione della “Commissione Provinciale tripartita per l'agricoltura”, di cui al D.L. 469/97.
Lecce, 08 agosto 2011.
VERBALE
In data odierna, presso la sala conferenza stampa della Provincia di Lecce, si sono incontrati i rappresentanti di:
Provincia di Legge, Regione Puglia, Prefettura di Lecce, Coldiretti di Lecce, Cgil Lecce, Flai Cgil Lecce, Flai Cgil Puglia, delegazione dei lavoratori, Comune di Nardò, Coordinamento Immigrati regionale Cgil Puglia, Finis Terrae Onlus, Brigate di solidarietà.
Per discutere delle problematiche lavorative dei lavoratori migranti stagionali ospiti presso la “Masseria Boncuri” di Nardò.
Dopo ampia discussione si è proceduto ad esaminare il documento presentato dalla Cgil e Flai Cgil di Lecce, allegato al presente verbale, relativamente a quanto proposto, le parti concordano di:
1) istituire le liste di prenotazione per i lavoratori immigrati stagionali a livello sperimentale presso il CPI di Nardò;
2) utilizzare i finanziamenti già deliberati ed allocati nel bilancio del Comune di Nardò per attivare fin da subito il trasposrto dei lavoratori nei luoghi di lavoro;
3) la Regione Puglia, tramite Agea, di concerto con la Provincia di Lecce, convoca le associazioni di rappresentanza dei datori di lavoro per orientarle all'utilizzo delle liste di prenotazione di cui al punto 1;
4) Avviare il confronto tra istituzioni, parti datoriali e sindacali per la costituzione della “Commissione Provinciale tripartita per l'agricoltura”, di cui al D.L. 469/97.
Lecce, 08 agosto 2011.
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