Il governo tunisino a guida Nidaa Tounes-Ennahdha (reazionari laici e islamisti coalizzati) forte della propria maggioranza in parlamento, dopo aver sfruttato politicamente gli attentati terroristici del Bardo e di Sousse per far approvare una legge anti-terrorismo draconiana e liberticida, e aver dichiarato lo stato di emergenza che prevede il divieto di ogni manifestazione o assemblea pubblica (vedi nostro precedente articolo
QUI) si apprestava a far approvare in parlamento la cosiddetta "legge di riconciliazione nazionale".
Essa prevede che i conti bancari congelati che appartenevo ad uomini d'affari prezzolati del vecchio regime (leggi mafiosi) siano scongelati e che inoltre venga permesso a questi personaggi di rientrare nel circuito economico tunisino. La retorica governativa sostiene che ciò servirà a rimettere in circolo milioni di dinari a beneficio dell'economia tunisina già colpita dagli attentati terroristici che hanno provocato un saldo negativo di un milione di turisti rispetto all'estate precedente.
Il popolo tunisino fresco di una rivolta che ha cacciato il precedente regime autocratico di Ben Ali non si è lasciato però ingannare.
Molte critiche giustamente argomentano che speculatori e mafiosi arricchitisi sotto il precedente regime alle spalle del popolo e delle risorse nazionali non potrebbero mai beneficiare il paese con le loro attività. Inoltre più che di legge economica, si tratta di un'amnistia generale de facto verso tutti quei vecchi funzionari fedeli al regime di Ben Ali.
inoltre la commissione parlamentare che supervisionerà la legge, è presieduta da Abada Kefi, esponente di Nidaa Tounes, che altro non è che l'ex avvocato di Moncef Ben Ali, fratello dell'ex dittatore.
Detto questo dalle parole si è passati ai fatti: Martedì 1 Settembre centinaia di manifestanti si sono concentrati a Tunisi in piazza Mohamed Ali (sede del sindacato UGTT) sfidando i divieti fascisti imposti dallo stato d'emergenza, ma appena hanno provato ad avviarsi nella vicina Avenue Bourguiba (arteria principale della capitale) i poliziotti hanno iniziato a strattonare e ad arrestare i manifestanti con particolare "attenzione" verso gli organizzatori della manifestazione appartenenti all'UGET, il sindacato studentesco.
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Un piccolo gruppo di manifestanti ha quindi tentato un blitz direttamente nell'Avenue ma è stato prontamente circondato dalla polizia e ne è scaturito un altro tafferuglio.
Un'altra manifestazione è stata quindi convocata Venerdì quattro settembre direttamente in Avenue Bourguiba davanti il Teatro Municipale (luogo dove spesso si svolgono sit-in e manifestazioni) anche qui si è ripetuto il copione, la polizia ha circondato in forze i manifestanti arrestando e caricando sulle camionette; il noto blogger e attivista Aziz Amami, già arrestato lo scorso anno sotto falsa accusa di detenzione di droga e poi rilasciato grazie alle mobilitazioni per la sua liberazione, ha testimoniato di essere stato malmenato e tratto in arresto. Durante la notte si sono susseguiti altri arresti.
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Il giovane blogger Aziz Amani alle prese con la polizia. |
La piazza è composita e vede la presenza dei partiti di opposizione in particolare quelli appartenenti alla sinistra riformista del Fronte Popolare e il Partito della Repubblica dell'ex presidente della repubblica provvisorio Moncef Marzouki. la base militante di questi partiti è pero in compagnia di centinaia di "semplici" giovani e donne che sono stati in prima linea durante la rivolta e che adesso si oppongono strenuamente ad un ulteriore ritorno del vecchio regime.
Infatti è evidente che questa legge è un passo ulteriore verso il rafforzamento di un regime che dopo il "cambio della guardia" e il "rimpasto" dei propri rappresentanti governativi, rimane fedele all'imperialismo e alle potenze straniere che continuano a depredare le risorse del paese, si è allargata la base della borghesia compradora che succhia il sangue del popolo e che accanto ai laici di Nidaa Tounes (ex RCD al potere con Ben Ali) adesso vede anche gli islamisti di Ennahdha. Quest'ultimi spesso usano una retorica anti Ben Ali per ingraziarsi la benevolenza del popolo, ma nei fatti sono pronti a scendere a patti con il vecchio regime e a contribuire al suo restyling se si tratta di governare e spartirsi il potere.
Questa vicenda ne è l'ennesima riprova vedendo il partito islamista pronto alla "riconciliazione nazionale".
Intanto in barba allo "stato di emergenza" sono state indette nuove manifestazioni nella capitale e in altre città a partire da oggi e a seguire il 7, il 9 e il 15 Settembre prossimi sotto la parola d'ordine "Manich Msmah" (Io non perdono).
Tutto questo accade in un contesto in cui le leggi draconiane non riescono a zittire diversi settori sociali che continuano ad essere colpiti anche sotto la "democrazia" come i minatori e i contadini. Quest'ultimi sono scesi in piazza lo scorso due settembre annunciando una "giornata della collera" contro il governo Essid in generale e contro la Banca Nazionale Agricola in particolare accusata di finanziare solo progetti speculativi e scontrandosi con la polizia antisommossa nel tentativo di invadere il Ministero dell'Agricoltura.
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E' interessante che questa protesta avveniva nelle stesse ore in cui si discuteva della "Legge di Riconciliazione Nazionale" che riabiliterebbe altri speculatori!
I media borghesi ci bombardano con l'assunto che la Tunisia è l'unico paese in cui si è avviato un "processo democratico" a seguito della cosiddetta Primavera Araba.
I fatti mostrano al contrario che una giusta rivolta popolare pur riuscendo a rovesciare un regime autocratico, non sfociando in una rivoluzione a tutto campo non ha minato i pilastri economici e politici dello stato e quindi del vecchio regime.
Ma le proteste di questi ultimi mesi e giorni mostrano anche che il popolo tunisino sta reagendo con forza e protagonismo ai tentativi restauratori del regime, ciò aumenta le possibilità che trovi la strada per la risoluzione dei propri problemi e ciò può avvenire solo con l'inizio di una Rivoluzione di Nuova Democrazia che miri alla conquista del potere nelle mani dei lavoratori e delle larghe sfruttate, in una parola che miri ad una società socialista in marcia verso il comunismo.