sabato 9 febbraio 2013

pc 9 febbraio - elezioni, c'è un solo modo per protestare, lottare, opporsi ai governi dei padroni Monti-Bersani-Berlusconi - il boicottaggio elettorale!

E' in corso la campagna di boicottaggio elettorale promossa da 'proletari comunisti', nelle città in cui è presente; una campagna fatta di manifestazioni a Palermo, di locandine e affissioni come a Taranto. ecc.
Nelle prossime due settimane essa si intensificherà cercando di fare inizitive ancora più visibili, creative e incisive.
Questa campagna elettorale va male in generale, scarsa partecipazione e scarso interesse, prevalentemente televisiva e in generale non contrastata con iniziative di piazza - là dove questo avviene va benissimo.

Va male anche per i primi segnali che da essa vengono.
Berlusconi recupera terreno, a fronte del monopolio da parte della compagine berlusconiana, tra i grandi partiti, della denuncia del governo Monti assai impopolare che pure si è retto con il suo sostegno maggioritario in parlamento, ma ora sembra che il governo Monti sia un governo del PD-Monti.
Le proposte demagogiche populiste, lo straripare in TV, le concessioni illegittime che gli fanno i magistrati per sfuggire ai processi e la naturale insipienza delle forze del centro sinistra possono riportare la coalizione di Berlusconi nei pressi di quella maggioritaria del PD.
In questo caso si può tornare a un governo Monti, sulla base di una alleanza Monti Bersani o a un governo come quello di prima sostenuto da Bersani-Berlusconi, ma sarebbe un governo ancora più antioperaio e antipopolare, ancora più a destra di quello attuale.
Comunque proletari e masse non possono entrare in questo gioco, se ne devono sottrarre, combatterlo e prepararsi a una fase ancora più dura di lotta.
Proprio perchè questo è necessario, si deve comprendere il danno che fanno liste quali quelle di Grillo e Ingroia, assolutamente inoffensive sul fronte del governo; esse tolgono e distolgono forza all'opposizione reale, indirizzano la protesta verso la rilegittimazione dello Stato, del parlamento e quindi degli stessi governi dei padroni, ridanno fiato a speranze parlamentari, che invece devono essere demolite, perchè proletari e masse possano perseguire con altra politica e altri mezzi gli obiettivi di difesa delle proprie condizioni di vita e di lavoro e possano accumulare forza e coscienza per rovesciare i governi dei padroni.
Forze anche di estrema sinistra che votano in forma aperta o coperta Grillo e Ingroia, dimostrano di non comprendere nè la partita in gioco né i compiti dei comunisti e dei proletari d'avanguardia, ma di giocare il ruolo di grilli parlanti e soliti idioti.

pc 9 febbraio - UN ALTRO PROCESSO ESEMPLARE PER STUPRO, QUELLO DI CARMELA A TARANTO

Le lavoratrici e disoccupate del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, che ieri, come sempre nei processi contro gli stupratori di Carmela Cirella, erano al Tribunale, esprimono soddisfazione per la decisione della Corte di Cassazione di respingere la richiesta di trasferimento del processo da Taranto fatta da uno degli stupratori, Massimo Carnevale, perché i nostri presidi impedivano “un dibattimento sereno”. Questo lurido porco, personaggio vicino ad ambienti malavitosi di Taranto, aveva nella sua richiesta detto che "sussistono gravi situazioni locali tali da turbare il regolare e sereno svolgimento del processo e la mia libera determinazione nella partecipazione allo stesso e temo, pertanto, ripercussioni per la mia sicurezza ed incolumità... al Tribunale si raduna una agguerrita folla di manifestanti che non solo espone cartelli ingiuriosi nei miei confronti e degli altri imputati ma soprattutto mi impedisce di raggiungere il Tribunale liberamente, costringendomi addirittura a celare le mie vere sembianze".
Questo stupratore osa parlare della sua "libertà" quando lui e gli altri hanno affossato la libertà di Carmela fino alla sua vita! Carmela ha dovuto subire varie violenze tra il 9 e l'11 novembre del 2006: prima due degli stupratori avevano attirato Carmela con una scusa all'interno del loro camper e poi l'avevano costretta a subire atti sessuali e il terzo l'aveva stuprata qualche giorno dopo.
Noi siamo contente che i nostri presidi facciano paura agli stupratori. E vorremmo e lavoriamo perchè nelle prossime udienze, siamo veramente una "folla" di donne da fare ancora più "paura"!
Ieri nel processo sono stati sentiti altri testi del PM, tra cui carabinieri che si erano occupati delle indagini e una ginecologa. I vari testi stanno tutti confermando quanto Carmela aveva scritto nel suo diario La prossima udienza sarà il 21 giugno e poi seguiranno altre fino a luglio in cui è prevista la conclusione del dibattimento, mentre la discussione e sentenza potrebbe essere programmata dopo l'estate.

Anche ieri, però, solo le lavoratrici e disoccupate del MFPR (con tutti i problemi di lavoro e familiari che hanno) stavano al Tribunale per chiedere, insieme al padre di Carmela, giustizia, ma anche per dire “difendiamoci dai “difensori”: magistratura, istituzioni che invece di difendere Carmela, sia prima quando era in vita sia ora nei processi, non lo hanno fatto e finora i giudici non hanno ancora, dopo 6 anni, condannato uno degli stupratori di Carmela.  
Dobbiamo dire che purtroppo questa vicenda di Carmela che è emblematica della violenza sessuale/uccisione delle donne che va sempre più aumentando, anche nella nostra città, continua a vivere nell’indifferenza anche delle associazioni, comitati, organismi di donne che pur ci sono a Taranto.

Per questo il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario GIOVEDI’ 14 FEBBRAIO IN PIAZZA DELLA VITTORIA, in occasione dell’iniziativa della “giornata internazionale/danza collettiva contro la violenza che le donne subiscono nel mondo” organizzata da alcune associazione col patrocinio della consigliera di parità, porterà l’appello alla mobilitazione in occasione delle ulteriori udienze del processo contro gli stupratori di Carmela, per essere in tante al Tribunale. Perché le parole si trasformino in fatti, e perché chi denuncia le “violenze contro le donne” non sia poi assente quando queste violenze concretamente ci sono e necessitano di una mobilitazione delle donne.  

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario


INTERVISTA AL PADRE DI CARMELA,
PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE "IO SO' CARMELA"


A che punto è il dibattimento processuale?

Oggi (ieri) si devono sentire due carabinieri che fecero le indagini sugli stupri e la ginecologa che visitò Carmela dopo un altro precedente stupro fatto da un marinaio (che purtroppo è stato archiviato, ma che noi vogliamo far riaprire).
Devo dire che alcune delle testimonianze rese nelle altre udienze da parte dei testi del PM sono assolutamente reticenti. Per esempio il perito che ha analizzato gli indumenti di Carmela per il DNA, ha detto soltanto che "c'era un Dna umano...".
Un'altro che ha ospitato Carmela nei giorni in cui ha subito violenze e che potrebbe anche lui essere implicato, è dovuto essere tradotto in Tribunale dai carabinieri perchè non si presentava.

Come associazione "io sò carmela" che state facendo?

Stiamo facendo una raccolta firme per un inasprimento delle pene per i reati di stupro e anche di pedofilia. Chiediamo che lo stupro sia equiparato all'omicidio - perchè anche se una ragazza non muore, come è successo a Carmela, di fatto la sua vita è stata uccisa -, chiediamo quindi che agli stupratori siano negati i benefici di legge.
Finora abbiamo raccolto circa 6mila firme, lo stiamo facendo in tutta Italia, molte ne abbiamo raccolte a Roma, Palazzolo in provincia di Brescia, Giovinazzi, ecc. In questa raccolta stiamo evitando di scendere a compromessi con la politica. Presenteremo direttamente le firme in parlamento, come associazione, per con darle in mano ai partiti. I moduli da firmare si possono scaricare da internet.

Cosa pensi della sentenza de L'Aquila?

Il modo come è stata violentata "Rosa" è di una barbarie inaudita. Anche solo per questo - a parte il tentato omicidio - lo stupratore doveva avere il massimo della condanna.

Vi è un processo anche contro di te?

Sì, il 2 aprile si apre un processo per "diffamazione" nei miei confronti. Perchè avrei offeso un avvocato, Nicola Vitale di Taranto, difensore nel precedente processo di uno degli stupratori minorenni, Catapano, figlio del boss Aldo Catapano condannato all'ergastolo per omicidio (il quale per difendersi dall'accusa di stupro, in pieno stile mafioso, aveva detto che: "l'onore della famiglia" impediva che lui avesse potuto fare violenza sessuale").
Questo avvocato in aula aveva definito Carmela "prostituta", e io avevo presentato contro queste affermazioni un esposto in Procura. Esposto che ora stranamente non si trova, mentre io mi ritrovo imputato!
In quel processo per i due stupratori (all'epoca minorenni) il certificato penale risulta "pulito"; furono messi "in prova". Ma neanche questa hanno fatto. Poco dopo il processo sono stati visti a vendere cozze "abusive" a Taranto.

Vi era stata mesi fa la richiesta di trasferimento da Taranto del processo

Si, gli stupratori hanno paura di voi, e quindi uno di loro, Massimo Carnevale,  ha fatto la richiesta in Cassazione di spostare il processo. Oggi dovremmo sapere la decisione della Cassazione.
E' stato anche un tentativo di far perdere altro tempo, facendo sospendere il processo.
Questo Massimo Carnevale è agli arresti domiciliari per altri reati, legati forse a droga, ecc. Pure questi è vicino ad ambienti malavitosi di Taranto.

pc 9 febbraio - India .. le donne maoiste alla testa e al servizio del movimento delle donne in lotta contro la violenza sessuale

LE DONNE MAOISTE PROMETTONO SICUREZZA ALLE RAGAZZE TRIBALI


Libera traduzione dal The Times of India del 2 Febbraio:
Ranchi: “ le ragazze tribali che vanno nelle città in cerca di lavoro vengono stuprate al ritorno e/o tornano a casa in cinta, o con bambini e malattie,” si legge in un poster dell’ala delle donne del Partito Comunista dell’India (maoista), Nari Mukti Sangh (NMS) un’organizzazione di fronte dei ribelli. 
Alcune ragazze tribali non sono fortunate abbastanza di ritornare a casa, invece i loro corpi arrivano ai loro villaggi, si legge in un altro poster.

I poster, recuperati da Pitambar Mahato, ovvero Pritam ovvero Lambu, un aiutante del comandante di sub-zona del PCI(M), Kundan Pahan, ha detto: “NMS si impegnerà di garantire la sicurezza delle donne durante le celebrazioni del Giorno Internazionale delle Donne l’otto Marzo.” Mahato è stato arrestato dalla polizia del distretto Mercoledì.
I programmi speciali delle donne del NMS continueranno fino al 31 Marzo in tutto lo stato. “ Se supporterai il nostro movimento e avrà successo, il risultato sarà l’emancipazione delle donne”, recita un altro poster.
Cifre ufficiali suggeriscono che il crimine contro le donne continua a crescere incontrollato in Jharkhand. Secondo il Centro Nazionale di Ricerca del Crimine, il crimine contro le donne è cresciuto da 2490 casi nel 2002 a 3132 casi nel 2011 nello stato. 
NMS ha rivendicato che il governo non è stato capace di fare niente per controllare i crimini contro le donne. I poster, che hanno anche dettagli delle atrocità sulle donne tribali nelle mani del CRPF (Forza di Polizia di Riserva Centrale, il principale corpo paramilitare utilizzato nell’operazione militare contro-rivoluzionaria Green Hunt n.d.r.) e la polizia di distretto in Chhatisgrah, sono stati ampiamente diffusi.
“ Nonostante il Mahila Mukti Andolan (l’agitazione per liberare le donne) è intensificato, le donne continueranno ad essere sotto attacco,” dicono i poster. 
Ha esortato le donne tribali, lavoratori, organizzazioni delle donne, tra gli altri di supportare la loro causa.
Invece di lavorare per assicurare la sicurezza delle donne, la polizia sta lavorando per arrestare i nostri membri, sembravano suggerire i poster.

 Le compagne Shila, Namita, Akansha, Parshila, Shweta e molte altre sono state arrestate sotto falsa accusa. Il Sopraintendente di polizia di Ranchi Saket Kumar Singh ha detto che il NMS celebra il Giorno Internazionale delle Donne ogni anno. “ Fanno sempre questo tipo di dichiarazioni per fare il lavaggio del cervello agli abitanti dei villaggi innocenti”, ha aggiunto

pc 9 febbraio - tunisia in piazzia contro il fascismo islamico

Tunisia: è il giorno del dolore e della rabbia. La diretta
Tunisia paralizzata dallo sciopero generale convocato dall’opposizione laica e dal sindacato Ugtt. Quasi un milione e mezzo di persone ai funerali di Chokri Belaid, assassinato mercoledì da un commando a colpi di pistola. Ripresi gli assalti e gli scontri in tutto il paese.


20.30 - Il ministero dell'Interno tunisino ha annunciato l'arresto di 230 persone negli scontri scoppiati oggi per i funerali a Tunisi del leader dell'opposizione assassinato, Chokri Belaid.

19.10 - Il segretario generale del partito Al-Joumhouri, all'opposizione, Ahmed Nejib Chebbi, è sfuggito ad un tentativo di aggressione oggi pomeriggio ad opera di un gruppo di salafiti. I ''barbus'' hanno attaccato l'automobile con la quale l'uomo politico stava rientrando a casa, dopo avere partecipato ai funerali di Chokri Belaid. A difendere Chebbi sono stati gli uomini della sua scorta, che hanno impedito ai salafiti di forzare lo sportello dell'auto accanto al quale si trovava l'esponente di Al-Joumhouri. Non è la prima volta che Chebbi è fatto oggetto di aggressioni da parte di appartenenti alla corrente salafita.

18.30 - Un uomo politico tunisino, Ahmed Nejib Chebbi, il fondatore del Partito Democratico Progressista, sarebbe stato aggredito. La notizia è stata diffusa per ora senza ulteriori particolari dall'emittente Al Arabiya.

18.00 - Centinaia di migliaia di persone stanno lentamente defluendo dal cimitero dove quasi due ore fa si è concluso con un intervento di Hamma Hammami, segretario del Partito Comunista Operaio e portavoce del Fronte Popolare, il funerale di Chokri Belaid. La tensione rimane molto alta, con la gente che continua a gridare slogan contro gli islamisti e inneggia a una nuova rivoluzione. Il centro della città rimane pesantemente militarizzato e nel corso del pomeriggio alcuni mediattivisti indipendenti hanno più volte raccontato di scontri, seppur sporadici, tra manifestanti ed elementi dei servizi di sicurezza che controllano viale Bourguiba e proteggono le sedi governative.

17.00 - Sta crescendo di minuto in minuto la partecipazione popolare ai funerali del dirigente comunista assassinato mercoledì. Secondo lo stesso ministero degli Interni di Tunisi e varie fonti giornalistiche sarebbero ormai un milione e quattrocentomila le persone in strada nelle zone della capitale dove sorge il cimitero di Djellaz, una cifra enorme se si considera che la popolazione dell'intera Tunisia non supera i 10 milioni di abitanti. Tra i partecipanti, numerosi esponenti politici (ma nessuno degli uomini di spicco di Ennahda) e la vedova di Belaid, Besma, che ha innalzato le due dita in segno di vittoria quando, a più riprese, si e' levato dai dimostranti il grido: "Il popolo vuole un'altra rivoluzione".

16.50 - Il corpo del leader dell'opposizione tunisino assassinato due giorni fa, Chokri Belaid, è stato inumato poco dopo le 16 al cimitero di El Jellaz a Tunisi. Nel momento in cui la salma è stata calata nella terra, decine di migliaia di persone hanno gridato "Allah Akbar" (Dio è grande) prima di intonare l'inno nazionale e di recitare la fatiha, il primo versetto del Corano. Hamma Hammami, segretario del Partito Comunista Operaio e portavoce del Fronte popolare, la coalizione di partiti di sinistra e di estrema sinistra alla quale apparteneva il defunto, ha in seguito pronunciato una orazione funebre. Successivamente è stato osservato un minuto di silenzio.

16.40 - Decine di sostenitori di Ennahda stanno confluendo verso la sede del partito, nel quartiere di Montplaisir, temendo che possa essere attaccata dai dimostranti scesi in piazza dopo l'uccisione di Chokri Belaid.

16.20 - Sarebbero un milione le persone in strada nei quartieri di Tunisi dove si stanno svolgendo le esequie di Chokri Belaid. La stima, secondo Nessma Tv, è del ministero dell'Interno tunisino (controllato dagli islamisti di Ennahda).

onemilliontunisi
15.45 - Sono alcune decine di migliaia le persone che si trovano, in queste ore nel cimitero di Djellaz e che, cercando di avvicinarsi quanto più possibile al feretro, lo hanno di fatto bloccato. Molti di loro gridano slogan, altri, con le dita, fanno il segno della vittoria. Uomini dell'esercito stanno tentando di aprire la strada al camion scoperto con la bara di Belaid per fargli raggiungere la zona dell'inumazione, ma la gente continua ad arrivare creando un muro umano davanti all'automezzo. Altre migliaia di persone si sono radunate direttamente nel luogo dove sarà inumata la salma.

14.35 -  Il posto di Polizia di Hammam-Lif (una municipalità del governatorato di Ben Arous, a poca distanza da Tunisi) è stato attaccato questa mattina da un gruppo di persone che ha tentato di incendiarlo. Le forze di polizia, intervenute in modo massiccio, hanno sventato l'assalto. Secondo alcuni testimoni la Polizia ha anche sparato per respingere l'attacco.

14.30 - Il palazzo del governatore di Jendouba è stato preso d'assalto, questa mattina, da centinaia di persone, anche se gli organizzatori della manifestazione, che doveva essere pacifica, hanno tentato in tutti i modi di impedire che la folla facesse irruzione. In punti diversi della città sono segnalati scontri tra manifestanti e polizia, con sassaiole e lancio di lacrimogeni.

14.05
- La polizia ha lanciato dei gas lacrimogeni su decine di manifestanti nel centro di Tunisi e su dei dimostranti nei pressi del cimitero dove fra breve sarà sepolto il leader dell'opposizione laica Chokri Belaid. Dei gruppi di dimostranti hanno attacco delle auto di fronte al cimitero e la polizia li ha dispersi con i lacrimogeni provocando un breve momento di panico. Gli agenti sono anche intervenuti con manganelli e lacrimogeni contro dei giovani manifestanti che gridavano "vattene, vattene" sull'avenue Habib Burguiba. Decine di migliaia di persone stanno assistendo alle esequie, secondo dei media tunisini fra cui l'emittente privata Nessma TV. Il cimitero, il suo quartiere e la sua moschea erano sovraffollate.

13.55
- Violenti scontri sono scoppiati a Sousse, dove forze di sicurezza e manifestanti si stanno affrontando duramente nelle strade del centro. La polizia sta facendo uso massiccio di gas lacrimogeno e, riferisce il sito Tunisie Numerique, diverse persone sono state portate in ospedale perche' intossicate dal fumo delle granate.

13.40 - "E' un segno molto importante il fatto che il luogo di partenza del corteo funebre di Chokri Belaid sia la Casa della Cultura". Lo ha detto a 'Fides', agenzia stampa di Propaganda fide, padre Jawad Alamat, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie dellaTunisia. "Chokri Belaid era un uomo di cultura ed una persona aperta alle opinioni diverse dalla propria", dice il sacerdote. "Sotto il regime di Ben Ali ha preso le difese anche delle persone con le quali non era d'accordo, persino di alcuni salafiti, in nome della difesa della libertà di espressione per tutti". "I mass media tunisini - prosegue padre Jawad - hanno descritto la vittima come una persona vicina all'anima della gente, che vive in una casa in affitto, e non ha approfittato della sua professione di avvocato e del suo impegno politico per arricchirsi. Tunisi è paralizzata dallo sciopero generale. Tutti i negozi sono chiusi ad eccezione delle farmacie e delle panetterie. Speriamo che il sacrificio di Chokri Belaid segni una svolta positiva per la Tunisia, che vi sia 'un prima e un dopo 6 febbraio' e che non rimanga solo il ricordo di questi giorni di dolore", conclude il sacerdote.

13.35 - Migliaia di bandiere al vento e sotto la pioggia hanno punteggiato il tragitto che il feretro di Chokri Belaid ha coperto per raggiungere il cimitero di Djellaz, dove, oggi pomeriggio, sarà inumata la salma. Ma le bandiere sono solo quelle nazionali: nessuna del Partito dei Patrioti democratici, di cui Belaid era il segretario generale, o dell'Ugtt, la centrale sindacale che, con lo sciopero generale di oggi, ha posto la sua forte impronta sulla giornata. Tanti comunque i cartelli che ricordano Balaid e contro Ennahda.

13.25 - L'esercito e la polizia hanno completamente blindato la città di Tunisi, in vista di possibili nuovi scontri dopo i funerali di Chokri Belaid. I mezzi blindati dell'esercito sono schierati sull'Avenue Bourguiba, a protezione dei palazzi governativi. La polizia in assetto antisommossa é presente in modo massiccio in tutti i punti nevralgici della capitale, con furgoni e blindati.

13.10 - La polizia ha fatto uso di granate lacrimogene a Gafsa per disperdere dei manifestanti. I manifestanti hanno lanciato contro le forze di sicurezza dei sassi e delle bottiglie incendiarie.

13.00 - Migliaia di persone (per quello che viene definita dalle radio locali come una manifestazione gigantesca) stanno attraversando le vie principali della città di Sfax per un funerale simbolico di Chokri Belaid. Le persone, che gridano slogan contro il governo ed Ennahda, seguono una bara vuota, sulla quale sono state posate la bandiera tunisina e una fotografia del dirigente comunista ucciso. La presenza delle forze di sicurezza è massiccia, c'è il timore di scontri perché i sostenitori di Ennahda hanno organizzato una contro-manifestazione. Problemi potrebbero arrivare quando i due cortei si lambiranno, probabilmente vicino alla grande moschea di Sfax, la Lakhmi, da tempo controllata dagli islamici più estremisti.

12.50 - Dai tweet di giornalisti e attivisti nella capitale tunisina si legge che nelle vie del quartiere dove sono in atto i funerali del dirigente comunista i cartelli pubblicitari sono stati sostituiti da fotografie del leader ucciso e “i muri sono pieni di disegni di baffi, in omaggio a Belaid”.

12.15 - Con una decisione di enorme valore simbolico perche' sancisce il rango di ''martire'' del Paese dell'esponente politico assassinato, la salma di Chokri Belaid é stata portata, dalla casa dei genitori, a Djebel Jelloud, al cimitero di Djellaz, a bordo di un camion scoperto dell'Esercito, sul cui pianale hanno preso posto uomini della polizia militare. Nel tragitto verso il cimitero, il camion é stato seguito da presso da una vettura sulla quale c'erano la moglie dell'esponente ucciso, Bassma, ed i figli. Dietro la macchina con i familiari, una lunga teorie di vetture. Tutto il tragitto percorso dal corte é stato controllato da due elicotteri dell'Esercito, che sono rimasti in volo anche dopo l'arrivo del feretro nel cimitero. (Ansa)

11.55 - Con una decisione giunta a sorpresa, i vertici locali e regionali di Siliana della "Lega per la protezione della Rivoluzione", la milizia paramilitare di Ennahda dedita alle aggressioni agli avversari politici e all'imposizione dei precetti del fondamentalismo, hanno annunciato lo scioglimento dei due organismi. Lo scioglimento della milizia islamista è una delle richieste delle forze politiche e sindacali promotrici oggi dello sciopero generale che sta paralizzando il paese.

funeralebelaid11.40 -  Lo sciopero generale isola la Tunisia dal resto del mondo. Tutti i voli in partenza dalla Tunisia o diretti verso il paese sono stati annullati "per tutta la giornata di venerdì" comunica l'aeroporto di Tunisi precisando che la misura riguarda sia i voli interni sia quelli da e per l'estero. Nella capitale e nelle altre grandi città la stragrande maggioranza dei negozi sono chiusi, compresa la grande distribuzione che  non sempre, in passato, aveva aderito agli scioperi. Chiusi anche uffici, scuole, università. Gli ospedali garantiscono solo i servizi di urgenza. Ferma tutta la macchina della Giustizia. L'adesione allo sciopero generale é pressoché totale anche nei quartieri residenziali (come Le Lac) dove é forte la presenza di stranieri e che per questo in passato, avevano visto la maggior parte dei negozi restare aperta. (Foto di Amine Landoulsi, Ap/Lapresse)

11.30 - Il servizio d'ordine per le esequie di Chokri Belaid, in corso in questi momenti, e' affidato all'Esercito. Decine di militari sono dispiegati nei luoghi dove si sono riuniti coloro che vogliono onorare il ricordo dell'uomo politico assassinato. Presenti anche alcune pattuglie della polizia militare, riconoscibili dalle bandoliere e dalla fondine bianche, che controllano discretamente quanto avviene, anche nelle strade laterali. Ieri sera all'Esercito e' stato affidato il compito di supervisionare ogni frangente delle esequie. Una decisione che potrebbe avere anche tenuto conto dell'astio manifesto della gente contro la polizia, accusata di non essersi opposta alla violenza islamica. (Ansa)

11.10 - La folla, che continua a crescere, muoverà in processione verso il cimitero di El Jellaz, dove il leader dell'opposizione tunisina verrà sepolto dopo mezzogiorno. I partecipanti al corteo funebre hanno cominciato a intonare cori contro Ennahda, accusato di avere orchestrato l'omicidio di Chokri Belaid. In un'atmosfera caotica ma ricca di pathos, sono arrivati a Djebel Jelloud anche alcuni leader dell'opposizione laica. "abbiamo perso un grande eroe", ha detto Caid Essebsi, ex primo ministro post rivoluzione.

10.55 - Sono cominciate, con la recita della Preghiera dei Morti - si tratta di versetti del Corano usati solo per le onoranze funebri - da parte di un imam, le cerimonie dei funerali di Chokri Belaid. Davanti la Casa della Cultura di Djebel Jelloud - cui Belaid era molto legato -, si sono riunite migliaia di persone che vogliono rendere omaggio allo scomparso.

10.50 - Circa 3.000 persone si sono già radunate a Djebel Jelloud, il quartiere di Tunisi dove si terranno oggi i funerali del leader dell'opposizione di sinistra, Chokri Belaid, ucciso due giorni fa a colpi di pistola davanti alla sua abitazione.

10.45 - E’ cominciato all’alba lo sciopero generale convocato oggi in Tunisia dall'Union Tunisienne Generale du Travail (Ugtt), il principale sindacato del paese, con la partecipazione di altre categorie professionali e tutti i partiti dell’opposizione di sinistra e laica, che in questo modo intendono protestare contro il regime islamico ritenuto responsabile dell’omicidio del popolare leader del Fronte Popolare, Shokri Belaid, freddato con numerosi colpi di pistola sulla porta di casa due giorni fa. Secondo le descrizioni diffuse dai media internazionali questa mattina le città tunisine sono paralizzate dalle sciopero, i trasporti funzionano al minimo, le strade sono vuote, i negozi chiusi. E anche l’aeroporto internazionale di Cartagine sta lavorando a ritmi ridotti vista la cancellazione di numerosi voli da parte di Tunisair. Chiuse scuole ed università, fermi i tribunali per lo sciopero delle associazioni degli avvocati cominciato già ieri.

Chokri Belaid, dopo l’autopsia che ha accertato che i colpi sparati contro di lui sarebbero stati almeno sei, sarà sepolto oggi pomeriggio nel settore riservato ai ''Martiri'' all’interno del cimitero di Djellaz, uno dei più importanti di Tunisi, alla periferia della capitale. Lo ha reso noto il presidente dell'ordine forense tunisino, Chawki Tabib (Belaid era un avvocato), affermando che i funerali, in forma solenne, avranno la supervisione del ministero della Difesa e dell'esercito che si è incaricato di mantenere l’ordine durante le esequie ed in qualche modo di fornire un carattere solenne all’estremo saluto al popolare leader comunista.

Intanto gli scontri, iniziati ieri mattina dopo qualche ora di pausa in tutto il paese, sono proseguiti anche durante la notte, in molti centri della Tunisia. Nella città di Sfax, già in giornata teatro di violentissimi moti di piazza ai quali hanno partecipato alcune migliaia di persone e culminati con un assalto al governatorato, a fine giornata la polizia e alcuni reparti dell’esercito hanno arrestato circa 200 persone, la maggior parte delle quali tra i 15 e i 25 anni, sorprese a saccheggiare negozi. Scontri e saccheggi – la popolazione del paese è allo stremo per la mancanza di lavoro e di assistenza sociale - sono stati segnalati anche in alcune città vicine a Sfax, come Moknine e Ksar Helal.

Una stazione di polizia é stata invece assaltata e saccheggiata dai manifestanti a Tunisi; centinaia di giovani hanno fatto irruzione all’interno del commissariato ed hanno distrutto i mobili e le attrezzature degli uffici, prima di darsi alla fuga.

I media tunisini hanno anche diffuso la notizia che un agente di polizia è entrato in stato di coma dopo essere stato colpito durante gli scontri notturni con i manifestanti a Gafsa. L'agente Walid Marzouki sarebbe stato aggredito dalla folla inferocita mentre si trovava a bordo della sua auto di servizio. I manifestanti hanno anche incendiato una stazione di polizia cittadina sempre a Gafsa.

Intanto la famiglia e gli amici della vittima dell’agguato mortale di mercoledì continuano a puntare il dito contro alcuni ambienti estremisti interni al partito islamista Ennahda. “Erano quattro mesi che riceveva minacce. Sms, telefonate, avvertimenti sempre più pressanti. Imam nelle moschee lanciavano inviti ad ammazzarlo. Ma non solo gli imam più estremisti'' ha ricordato ieri Besma Khalfaoui, la vedova di Chokri Belaid. A minacciarlo, spiega la donna in un'intervista a 'Repubblica', erano ''anche molti politici di Ennahda. I cosiddetti Comitati per la salvaguardia della rivoluzione lo scorso fine settimana hanno attaccato con violenza una riunione di partito in cui Chokri parlava. Lui denunciava la violenza dilagante e insisteva sulla necessità di un dialogo nazionale per fermarla. Era troppo per loro''. Per Besma Khalfaoui, anche lei avvocato come Belaid, Ennahda porta la responsabilità dell'attentato: ''Assolutamente sì se non altro perché mio marito ha sempre denunciato al ministero dell'Interno le minacce, ma nessuno si é mosso. Proteggono i violenti''. ''I tunisini -conclude- sono sdegnati. Si é visto quanti sono scesi spontaneamente per le strade. Io chiedo loro di premere perché le istituzioni democratiche si rafforzino''.

Da parte loro invece i salafiti tunisini accusano la Francia d'essere responsabile del caos scatenatosi nel Paese dopo l'uccisione dell'esponente dell'opposizione Chokri Belaid. Secondo Ibrahim Ettounsi, uno degli esponenti del movimento, i salafiti non hanno alcuna responsabilità per quanto avvenuto perché in realtà dietro le recenti vicende c'é la Francia che, a suo avviso, ''vuole fare della Tunisia una seconda Algeria''. Per Ettounsi, a spalleggiare la Francia in questo disegno destabilizzante ci sarebbe l'ex premier Beji Caid Essebsi, leader di Nidaa Tounes, maggiore partito dell'opposizione laica ritenuto nostalgico della dittatura di Ben Alì.

Mentre il partito islamista Ennahda rimane spaccato sulla proposta del suo premier di sciogliere il governo e formare un esecutivo tecnico di unità nazionale, le proteste di massa scatenate dall’omicidio di Belaid stanno avendo forti ripercussioni sugli altri due partiti della coalizione di governo. La posizione tenuta dal Congresso per la Repubblica nella vicenda Belaid ha, infatti, spinto uno dei volti più noti del partito, Nawal Bizid, a dimettersi con una lettera che è soprattutto un atto d'accusa. Giovanissima, responsabile del settore della comunicazione del partito per la regione di Tunisi, Nawal Bizid ha spiegato che la sua decisione è giunta dopo una lunga riflessione che ha messo a confronto la sua militanza nel partito con le sue convinzioni personali e la sua coscienza. Da questo confronto è sortita la determinazione di lasciare il CpR che, a suo dire, sta perdendo la sua identità politica e la sua indipendenza per diventare un semplice seguace di Ennahda.


Si chiama Mohamed Amine Akid ed ha poco piu' di vent'anni. E' un fedele musulmano, ma e' soprattutto convinto d'essere stato investito della missione di fare cambiare idea, con ogni mezzo, a chi non condivide le sue. Per tutti Mohamed e' pero' ''Recoba'', per una vaga somiglianza (per via dei dentoni all'infuori) con l'ex fuoriclasse uruguyano dell'Inter. E, quando i picchiatori della Lega per la protezione della Rivoluzione arrivavano per ''risolvere'' a modo loro le controversie politiche con qualche gruppo di laici, era il suo nome, ''Recoba'', a incutere il terrore negli avversari politici.
Per mesi questo ragazzone, dai folti capelli neri e dalla barba curata, non lasciata crescere come i salafiti, e' stato un eroe per i suoi e un incubo per gli altri. Tutti lo conoscevano, anche se, a tutt'oggi, nessuno (la polizia) aveva osato mettergli le manette e portarlo in qualche caserma, quanto meno per dirgli che quanto faceva era al di la' e al di fuori della legge.
Ma l'uccisione di Chokri Belaid, scuotendo le coscienze del Paese, ha anche ridato ai tunisini la dignita' e l'orgoglio. Per questo quando ieri sera ''Recoba'' stava attraversando place de Barcelone, una delle principali della citta' (su cui, tra l'altro, si affaccia l'Ambasciata d'Italia e la piu' importante stazione di bus e treni di Tunisi) non pensava certo che fosse cambiato qualcosa. Ed invece quando un ragazzo ha incrociato il suo sguardo ed ha gridato ''E' Recoba'' altri giovani gli hanno dato manforte, inseguendo il sorpreso picchiatore, che ha cercato scampo in un negozio di una delle stradine che costeggiano Place de Barcelone. Ma non ha avuto scampo: e' stato preso, portato fuori a furia di umilianti schiaffi e calci e poi pestato, con una rabbia accumulata in un anno e mezzo dopo avere assistito alle scene di violenza delle squadracce della Lega per la Protezione della Rivoluzione. Alla fine Recoba e' stato lasciato a terra, salvato dall'intervento di alcuni passanti che lo hanno sottratto dalle mani dei suo ''giustizieri'',. Di questa vicenda c'e' solo una fotografia che, seduto su una seggiola, lo ritrae bendato alla spalla, ad una mano e ad un piede. Nei suoi occhi socchiusi non c'e' traccia di dolore, ma solo di odio.

pc 9 febbraio - teramo manifestazione - il volantino diffuso da 'proletari comunisti- PCm Italia'


















Contro la repressione
ora e sempre resistenza !

C’è una stessa logica che guida le pesantissime condanne per gli scontri del 15 ottobre, quelle contro i militanti NO-TAV, le centinaia di procedimenti contro protagonisti di movimenti di lotta sociale, la criminalizzazione dell’antifascismo e delle organizzazioni rivoluzionarie, anarchiche e comuniste, fino ai licenziamenti politici e discriminazioni sui posti di lavoro, al fascismo padronale alla Marchionne.
È la stessa logica che manda assolti e promuove i vertici della polizia responsabili delle torture durante il g8 di Genova mentre infligge secoli di carcere ai manifestanti arrestati, che sacralizza le forze dell’ordine e marchia di “terrorismo” ogni atto di resistenza e disobbedienza contro i divieti di manifestare.
La logica che garantisce impunità per la quotidiana violenza poliziesca contro immigrati, fermati, cittadini inermi, per gli abusi e assassinii nelle carceri, i pestaggi e le torture nelle celle e nelle questure. La logica sancita delle leggi razziste e liberticide sull’immigrazione e il pacchetto sicurezza.
È la logica della rappresaglia, che fa di ogni compagno perseguitato o arrestato, di ogni giovane ribelle, di ogni operaio che alza la testa un ostaggio, un bersaglio da colpire come monito per tutti.
La logica dello stato di polizia, che riduce ogni conflitto sociale e movimento di opposizione a problema di ordine pubblico, da prevenire e fermare in quanto potenzialmente criminoso.
La logica del fascismo padronale che trasforma le fabbriche in prigioni dove c’è spazio solo per obbedienza e collaborazione di classe e ogni dissenso è non solo represso ma fisicamente espulso.

Per combatterla occorre unirci secondo un’altra logica.
La logica che se colpiscono uno colpiscono tutti: siamo tutti colpevoli, tutti ribelli, siamo tutti no Tav, tutti clandestini, tutti devastatori.
Contro un sistema che tutela assassini e torturatori in divisa, che nega un futuro a noi tutti, che difende chi devasta vite e territori in nome del profitto, nessuno spazio alla retorica della non violenza e rispetto della legalità: ribellarsi è giusto! Siamo dalla parte di chi si ribella e non dimentichiamo chi a Roma il 15 ottobre, come sempre e ovunque da allora in poi, si è schierato e si schiera contro i ribelli, insieme ai persecutori, in nome del “movimento”.
La repressione non ci fermerà ma anzi alimenterà sempre più la ribellione, se faremo di questa logica la bandiera di tutti, se trasformiamo la solidarietà in forza organizzata e materiale a difesa di tutti e all’attacco nella lotta per i diritti democratici negati e una vita diversa.
Questa unità va costruita tra i proletari in lotta, i territori che resistono, il movimento degli studenti, la massa di precari e disoccupati che si organizzano.
Per essere ribelli coscienti, organizzati, non per riproporre strade vecchie

Solidarietà con i compagni arrestati e condannati!
Fermiamo la persecuzione dei comunisti, dei rivoluzionari, degli antifascisti!
Basta con la brutalità, gli omicidi e l’impunità nelle carceri e questure!
Difendiamo le condizioni di vita dei prigionieri politici comunisti, rivoluzionari e anarchici!
Contro le montature giudiziarie e contro le lotte, le organizzazioni proletarie, i movimenti
Contro ogni forma di tortura, nelle carceri e fuori.
Contro i licenziamenti politici e le discriminazioni politiche e sindacali sui posti di lavoro
terrorista è lo stato che reprime, non chi lo combatte
,siamo tutti RIBELLI!

proletari comunisti - pc.rored@gmail.comleggi il blog: proletaricomunisti.blogspot.com fot. In proprio 8.2.13


campagne allarmistiche della borghesia     dal quotidiano IL CENTRO

Antifascisti da tutta Italia è il giorno del mega corteo

Sfilano in mille dalla stazione al centro, divieti ovunque e mercato annullato 
Gli organizzatori assicurano: sarà un evento pacifico. Il sindaco: me lo auguro-
TERAMO. E' il giorno del grande corteo organizzato da "Azione antifascista". Per il primo pomeriggio di oggi è atteso l'arrivo da tutt'Italia di circa mille partecipanti all'iniziativa di solidarietà nei confronti dei cinque giovani condannati a sei anni per devastazione a seguito degli incidenti accaduti durante una manifestazione di protesta a Roma. Gli organizzatori hanno più volte ripetuto che si tratterà di un corteo pacifico ma fin dalle prime ore di questa mattina in città sono scattate eccezionali misure di sicurezza, con circa 400 uomini delle forze dell’ordine schierati. Il mercato del sabato, che si sarebbe tenuto in mattinata, è stato annullato. La differenza di orario rispetto al corteo che partirà alle 15 non è stata considerata dalle autorità garanzia sufficiente ad evitare pericoli per l'ordine pubblico. L'arrivo dei manifestanti sarà concentrato nella zona della stazione e alla Gammarana, nell'area ex Villeroy dov'è stato allestito il parcheggio per i pullman. Dalle 10 alle 20 scatterà il divieto di sosta lungo il percorso del corteo (vedi mappa), che da piazza Moro attraverso ponte San Ferdinando raggiungerà circonvallazione Ragusa e, attraverso via Oberdan, piazza Martiri, per poi scendere lungo i corsi verso Madonna delle Grazie. Durante il passaggio del corteo lungo queste strade sarà anche temporaneamente sospesa la circolazione delle auto e il transito dei bus. I varchi elettronici di via Oberdan e corso Cerulli resteranno aperti dalle 14, mentre dalle 12 i bar che si trovano lungo il percorso dovranno ritirare ombrelloni, tavoli e sedie che si trovano all'aperto.
«Tutte le misure sono state concordate dal comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica», sottolinea il sindaco Maurizio Brucchi, «mi auguro che la manifestazione si svolga come previsto, in tranquillità».
All'iniziativa aderisce Rifondazione comunista. «Esprimiamo così la nostra vicinanza al compagno Davide Rosci», afferma il partito, «la condanna inflittagli per devastazione, applicando l’articolo 419 del codice Rocco, riporta indietro il nostro Paese al periodo del ventennio fascista che utilizzava anche questa norma per impedire ai dissidenti del regime di manifestare la loro contrarietà».(g.d.m.)

pc 9 febbraio - Trapani, operaio edile disoccupato si suicida: stato governo padroni assassini !

Trapani, operaio edile disoccupato si suicida:  "Lo faccio perché senza lavoro non c'è dignità"Il biglietto lasciato da Giuseppe Burgarella  

"Lo faccio perché senza lavoro non c'è dignità"

Il biglietto d'addio dentro la Costituzione. "L'articolo 1 dice che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Perché lo Stato non mi aiuta a trovarlo?". Aveva chiesto aiuto a Napolitano e Camusso. Nel foglio l'elenco di chi si è tolto la vita perché senza lavoro: in fondo il suo nome TRAPANI - Una corda intorno al collo in nome dell'articolo 1 della Costituzione. Un pizzino disperato. L'ultimo. Infilato tra le pagine del libro della Repubblica Italiana. Su quel pezzo di carta, che ha voluto con sé fino alla fine, Giuseppe ha scritto con cura certosina l'elenco dei morti di disoccupazione degli ultimi due anni: se li è appuntati uno a uno, copiandoli dalle cronache dei giornali. L'ultimo nome in fondo alla lista è il suo; poche ore dopo finirà sul verbale dei carabinieri che lo trovano impiccato a una trave sotto casa. Giuseppe Burgarella. A fianco, vergate di suo pugno, due frasi secche. "Se non lavoro non ho dignità. Adesso mi tolgo dallo stato di disoccupazione". Guarrato, 1.300 abitanti in provincia di Trapani, sulla strada per Marsala. Nel giardino della villetta dei Burgarella, muratori sindacalisti (Cgil), c'è un gazebo: tavolo di legno, quattro sedie, gli attrezzi. Da quando gli hanno tolto la "dignità" Giuseppe, non trovando altro da fare, ci va ogni mattina a mettere in ordine. Sessantuno anni, è il più giovane dei due fratelli. Ha iniziato da ragazzino segando il marmo, dai 30 in poi sempre e solo mattoni. L'ultimo contratto è datato 2000 (...)





venerdì 8 febbraio 2013

pc 8 febbraio - Tunisia contro il fascismo islamico con le masse popolari in rivolta


pc 8 febbraio - il boicottaggio elettorale è necessario innanzitutto nelle fabbriche - una lettera per la fiat sata melfi

Risposta di chiarimento a quei lavoratori che vacillano per un voto al centro-sinistra per 24-25 febbraio.

Per gli operai che hanno la memoria corta

La perdita di identità comunista e operista ormai è stata da anni abbandonata dal Prc, dalla SEL e dal Pdci. La cosa più grave è nell’oggettiva e progressiva vicinanza a politiche sempre più affini a quelle di marca liberista del PD.
Altro che venirci a raccontare la favoletta di riuscire a condizionare le scelte del centro sinistra!
Le sole volte che fanno credere di stare vicino alle questioni operaie è quando candidano il “protagonista” di turno, il cui profilo viene ingigantito ad arte mediaticamente, facendo di lui un “eroe” per via di qualche licenziamento o tragedia personalmente vissuta.
Emblematici al proposito i casi dell’operaio della Thyssenkrupp o dell’peraio Barrozzino, licenziato dalla Sata di Melfi.
Mentre nei confronti di chi non vuol cedere ai loro desiderata ricattatori, nei luoghi di lavoro, arrivano a minacciare, espellere dal sindacato e, se necessario, in collaborazione con l’azienda, a far licenziare, quei lavoratori che rappresentano la punta più avanzata della classe operaia. Vedi quanto accaduto alla Piaggio, principalmente.
Questi signori hanno creato un sindacalismo e partitismo di regime, formando funzionari di mestiere.
Le uniche lotte che hanno prodotto un innalzamento della coscienza e realizzato dei miglioramenti economici e normativi dei lavoratori sono state quelle nate spontaneamente. Ricordiamo quelle che ci hanno toccato direttamente, con relativa occupazione dello stabilimento SATA di Melfi.
La tre giorni insieme agli operai di Termini Imerese e la lotta dei 21 giorni a Melfi.
In quella situazione i burocrati della FIOM e del centro sinistra (compreso il PRC ,allora unico partito con gli attuali SEL e PDCI) hanno cercato di controllare la lotta, per poi riportarla alla normalità.
Invece di contribuire ad unire ed organizzare meglio i lavoratori per elevare i livelli di coscienza e dello scontro tra capitale e lavoro - magari aprendo una prospettiva di unità con il sindacalismo di base, che negli ultimi anni si è andato affermando sulla scena della fabbrica, superando le logiche dell’opportunismo personale, pur tra tanti limiti e mille difficoltà - quando sono stati organizzati scioperi dalle OO.SS confederali hanno sempre appoggiato la logica delle semplici sfilate per aumentare solo ed esclusivamente il peso della negoziazione per fini di carriera personale.
I tempi di lavoro che la FIAT periodicamente aumenta, inoltre, non sono mai stati messi in discussione da lorsignori, nemmeno dalla stessa FIOM, nonostante il contesto rappresentato dalla grande occasione della “lotta dei 21 giorni” della primavera del 2004.
Era necessario che quella lotta continuasse in fabbrica, anche per cercare di far maturare la coscienza fra gli operai di saper lottare per sé come classe, imparando a difendersi e a lottare collettivamente.
Tutto è stato invece lasciato tutto in mano alla FIAT ed ai loro numerosi leccapiedi, così tantissimi hanno pensato di "vedersela singolarmente," accettando ricatti e compromessi. Le cose in seguito sono andate peggiorando.

Domando ai lavoratori, perché il Sig. Vendola sbraitava, quando la direzione del PD elogiava Marchionne, accreditato come uno dei paladini della ristrutturazione della FIAT con Fabbrica Italia e si assoggettava insieme al parlamento Italiano a Monti?
Perché oggi si ritrova come il più fedele alleato di Bersani?
E tutto questo mentre i sigg. Ferrero e Diliberto continuano a mantenere le alleanze con il centro sinistra nelle amministrazioni locali e cercano con esso, con la copertura di Ingroia, un posto a tavola in un ipotetico governo.
Non abbiamo dimenticato le scelte dei governi di centro-sinistra operate con l’avallo di Rifondazione (allora unico partito con gli attuali SEL e PDCI), che hanno contribuito ad accelerare l’impoverimento e l’esproprio dei diritti ai lavoratori!
Vendola appoggiava queste scelte insieme all’allora gruppo dirigente di Rifondazione!
Possiamo dimenticare il pacchetto Treu che ha aperto la strada al lavoro interinale e a termine? E la riforma delle pensioni e del Welfare portata avanti da un ministro come Damiano, ex dirigente nazionale della Fiom?
Non dobbiamo dimenticare che quando le OO.SS. concertative (CGIL-CISL-UIL) insieme al governo Berlusconi, firmando la Legge Biagi – Maroni (legge che disarticolava e precarizzava il mercato del lavoro e sottometteva definitivamente la classe lavoratrice) Vendola, Diliberto e Ferrero, con l’appoggio al secondo governo Prodi, non fecero nessuna seria e credibile resistenza per cercare di eliminarla.
Per non parlare dell’accordo del 23 luglio , quando CGIL, CISL E UIL e le rispettive categorie dei metalmeccanici FIOM, FIM e UILM decretano la concertazione.
La concertazione ha determinato una riduzione degli stipendi dei lavoratori a discapito dell’occupazione. L’accordo SATA-FMA ne è un esempio, dove i sindacati confederali, oltre a discriminare sindacati di base, li escludono da una serie di diritti.
Abbiamo dimenticato che la riforma bipartisan del TFR, decisa prima da Maroni e Tremonti con il governo Berlusconi e poi anticipata di un anno dal governo Prodi, è stata uno dei tiri più mancini tirati ai lavoratori italiani negli ultimi decenni. Grosso favore al fondo privato Cometa di Cesare Damiani (ex FIOM ed oggi nel PD).
Continuano ad occupare le televisioni, Vendola in testa, ormai, senza una cognizione precisa di proposta, tipo la cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione, cancellazione dell’accordo del luglio del ’93, riduzione dell’orario lavoro.

Non possiamo continuare ad avere la memoria corta e dimenticare il passato!

Se dovete sbagliare … meglio non andare a votare!



Per la FLMU-CUB Basilicata 6/2/2013
Tonino Innocenti

pc 8 febbraio - Spagna. Studenti in piazza per il terzo giorno consecutivo - per la ripresa del movimento studentesco in italia... avanti compagni!


altTerzo giorno di mobilitazione oggi nel mondo dell’istruzione spagnola. Da martedì infatti, studenti delle scuole superiori protestano contro la proposta di controriforma scolastica del Ministro Wert che tende sempre più a privatizzare il sistema educativo fornendo più fondi agli istituti scolastici privati e soprattutto cattolici, imponendo in qualche modo un sistema educativo classista. In numerose regioni della penisola iberica, l'adesione allo sciopero studentesco è stato praticamente totale.
Già dalla prima giornata di martedì sono stati migliaia gli studenti e le studentesse che hanno partecipato ai picchetti informativi. A loro si sono uniti anche buona parte della popolazione stanca di tagli nel settore pubblico a beneficio di quello privato. Lavoratori di vari settori come quello della sanità e dei trasporti hanno quindi manifestato nelle principali città insieme a professori, studenti e genitori. Nella giornata di ieri, la seconda di questi tre giorni di sciopero, più di 2 milioni di studenti e studentesse hanno partecipato allo sciopero, svuotando le aule di 2.500 scuole superiori e in più di 200 mila hanno in tutto partecipato alle centinaia di mobilitazioni che avevano come parola d'ordine “No alla controriforma franchista di Wert”, invocando oltremodo le dimissioni del Governo.
I giorni di mobilitazioni indetti si concludono con una grande manifestazione che questo pomeriggio attraverserà le strade di Madrid e che passerà davanti al Ministero dell'Educazione, dove il ministro Wert discuterà, con i consiglieri delle comunità autonome, sulla memoria economica del progetto governativo noto come “Legge di miglioramento della qualità educativa” (Lomce). La così chiamata “Marea Verde” quindi oggi tornerà nelle piazze madrileñe dopo due giornate di sciopero studentesco, ancora una volta per dire no alle politiche di austerity promosse dal governo spagnolo e dalle riforme peggiorative che i vari ministri di turno cercano di implementare, tutto a vantaggio del privato e a danno del pubblico.

pc 8 febbraio - nessun spazio ai neofascisti a ravenna

TENSIONE ELETTORALE

Forza Nuova porta Fiore a Ravenna

 

Mobilitazione dei proletari comunisti

 

Il 9 febbraio comizio del leader di estrema destra in piazza del Popolo
L'attacco: «Nessuno spazio ai neofascisti, con ogni mezzo necessario»


Il segretario nazionale e fondatore di Forza Nuova terrà un comizio in piazza del Popolo il 9 febbraio e il circolo ravennate dei proletari comunisti, appresa la notizia, ha annunciato una mobilitazione antifascista per la stessa giornata

pc 8 febbraio - la madre degli sbirri fascisti e massacratori è sempre incinta - nuovo caso a Roma


Roma. Le accuse non riguardano solo il pestaggio ma anche la falsificazione dei verbali d'arresto. Il caso di Stefano Gugliotta.



Il 6 marzo Guido Faggiani, Adriano Cramerotti, Andrea Serrao e Roberto Marinelli, ispettori di polizia, dovranno comparire davanti al giudice per le udienze preliminari Valerio Savio per i reati di calunnia e falso ideologico, aggravati dall'abuso dei poteri e dalla violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione. Ipotesi di reato che si aggiungono a quelle di lesioni personali. E' questo lo sviluppo delle indagini per il pestaggio del giovane Stefano Gugliotta avvenuto a Roma il 6 maggio 2010 in occasione della partita tra Roma e Inter. I quattro agenti di polizia, insieme ad altri cinque, sono già sotto processo per il pestaggio e adesso vengono accusati anche di aver falsificato il verbale di arresto.

La richiesta di un nuovo rinvio a giudizio è stata avanzata dal pm Francesco Polino, al quale il gup Savio, nell'aprile del 2012, aveva ordinato nuove indagini «in ordine alle modalità con le quali vennero redatti verbale di arresto e comunicazione di reato». Savio aveva anche disposto in quell'occasione l'iscrizione sul registro degli indagati del vicequestore Massimo Improta ma la procura ha ritenuto di dover scagionare il dirigente della polizia romana da ogni accusa. Lo stesso gup aveva archiviato il fascicolo a carico di Stefano Gugliotta che, oltre ad essere stato pestato, era finito in manette per resistenza a pubblico ufficiale. Le immagini del pestaggio erano state riprese in un video girato dalla finestra di un palazzo sotto al quale si erano svolti i fatti.


La sera del 6 marzo 2010, mentre all'Olimpico si giocava la finale di Coppa Italia tra Roma e Inter, Stefano Gugliotta si trovava in compagnia di un amico, nella zona Flaminio,, in attesa di recarsi con il proprio motorino ad una festa del cugino. Nella zona c'erano stati scontri tra polizia e tifosi. La polizia aveva circondato tutta la zona dando vita ad una sorta di rastrellamento. Il giovane venne prima pestato e poi fermato dagli agenti per resistenza a pubblico ufficiale (dopo sette giorni venne, poi, scarcerato): ma un video girato con un telefono cellulare da un testimone, riprese la scena dell'aggressione.

pc 8 febbraio - info tunisia -contro il fascismo islamico


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Nuovi scontri a Tunisi ed in altre città, assaltate ovunque sedi di Ennahda e del governo. Domani i funerali del dirigente comunista assassinato mentre gli islamisti si spaccano sulla proposta del loro premier di formare un governo tecnico.

E' tornata altissima man mano che la giornata trascorreva la tensione in tutta la Tunisia, dove per il secondo giorno consecutivo decine di migliaia di giovani, lavoratori e attivisti di sinistra sono scesi in piazza per esprimere la loro rabbia contro il regime islamista. Come ieri, alcune manifestazioni sono sfociate in scontri o in assalti alle sedi del partito Ennahda o di altre istituzioni.

E’ molto tesa la situazione nel centro di Tunisi dove da stamattina migliaia di persone sono in strada a protestare dopo l’omicidio, ieri, del dirigente comunista Chokri Belaid. In mattinata centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa erano stati schierati a difesa del Ministero degli Interni in avenue Bourguiba, ma con le ore il numero di manifestanti è aumentato e sono esplosi pesanti scontri. I manifestanti continuano a lanciare pietre contro le forze di sicurezza che rispondono con un fitto lancio di granate lacrimogene, molte delle quali vengono rispedite indietro dai giovanissimi col volto coperto. 
Tra i manifestanti anche molte ragazze, che urlano slogano contro il governo ed Ennahdha.
Le agenzie di stampa segnalano che un ragazzo dalla pelle scura, di una ventina d'anni, è stato arrestato nel pomeriggio a pochi metri dalla sede del Ministero dell'Interno, circondato da barriere metalliche e transenne di plastica per impedire a chi protesta di avvicinarsi. 

Anche a Monastir centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro l'uccisione di Chokri Belaid. La polizia ha realizzato fitti lanci di lacrimogeni e pesanti cariche anche con l’uso di grandi jeep lanciate contro i manifestanti. Teatro dei disordini il lungomare della città, che si trova a pochi chilometri da Sousse, nel sud della Tunisia. Anche a Monastir la maggior parte dei manifestanti sono giovanissimi. Alcuni hanno sfidato apertamente gli agenti.

La sede di Ennahda a Siliana è stata presa d'assalto ed incendiata oggi pomeriggio da una folla inferocita composta da migliaia di persone che hanno dapprima marciato attraversando il centro della città. 

Anche nella provincia di Gafsa si sono registrati scontri tra forze dell'ordine e manifestanti, che hanno assaltato la sede del governatorato lanciando bombe molotov. Un testimone riferisce che la sicurezza ha disperso la folla lanciando gas lacrimogeni. Secondo radio Mosaique, unico media a dare questa notizia, nei violenti scontri di questa mattina a Gafsa un ragazzo sarebbe rimasto ucciso.

Un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione negli uffici del governatorato di Jendouba, nella Tunisia nordoccidentale. Durante la protesta non si sono comunque registrati atti di violenza. I manifestanti hanno intonato slogan contro il governo di Hamadi Jebali ed hanno chiesto espressamente al governatore di allontanarsi, accusandolo di essere un 'prodotto' del potere di Ennahda.

La polizia, schierata questa mattina a protezione del palazzo del Governatore a Sousse, ha lanciato delle granate lacrimogene per allontanare un migliaio di manifestanti che cercavano di avvicinarsi all'edificio. Ieri la polizia, secondo quanto riferito da alcuni manifestanti, ha usato delle pallottole di caucciù, molto pericolose e in grado di provocare gravi lesioni al volto.

Il ministero dell'Istruzione superiore di Tunisi ha annunciato in una nota che domani e sabato non si terranno corsi negli atenei, che rimarranno chiusi fino a lunedì. Domani in Tunisia si celebrerà una giornata di lutto nazionale in memoria di Chokri Belaid, in concomitanza con le esequie del dirigente comunista assassinato. Nonostante il tempo inclemente a migliaia hanno accompagnato il feretro di Chokri Belaid dall'ospedale Charles Nicolle - dove ieri é stata eseguita l'autopsia - all'abitazione dei genitori, a Djebel Jelloud, nella prima periferia sud di Tunisi. Domani il feretro, dopo la preghiera del pomeriggio, si muoverà dall'abitazione dei genitori per raggiungere il cimitero di Djellaz, il più importante della capitale.

E per domani l'Union Tunisienne Generale du Travail (Ugtt), principale sindacato tunisino con circa 500 mila iscritti, ha proclamato uno sciopero generale al quale hanno aderito anche altre associazioni professionali come quelle degli avvocati e dei giornalisti; un appello allo sciopero generale sempre per domani è stato lanciato anche dal Fronte Popolare, coalizione di partiti di sinistra del quale fa parte il partito di Belaid, i Patrioti Democratici. Intanto già oggi stanno incrociando le braccia avvocati e giudici tunisini, in una protesta a cui si sono uniti i docenti dell'università di Manouba, alle porte di Tunisi.

Dopo la denuncia da parte di Nadia Daoud, una giornalista vicina di casa di Belaid, è stato arrestato l'autista di Chokri Belaid, accusato di aver parlato con uno dei componenti del commando che poco dopo ha assassinato il dirigente comunista. Secondo fonti giornalistiche l'autista avrebbe ricevuto una telefonata da un alto esponente del partito Nida Tounes, partito fondato il 20 aprile 2012 da Beji Caid Essebsi, considerato un nostalgico della dittatura di Ben Alì. Zied Tahri sarebbe ora sotto interrogatorio.

Un video, che sta girando sul web, mostra che già lo scorso anno Chokri Belaid era nel mirino degli integralisti islamici. Nel video, che risalirebbe alla scorsa estate, si vedono dei giovani ''barbus'' (come vengono chiamati i salafiti) che, davanti alla moschea di Zarzis (nel sud dellaTunisia), insultano alcuni esponenti dell'opposizione laica. Soprattutto Belaid, minacciato di morte e sfidato ad andare a Zarzis. La città di recente ha acquistato la fama di roccaforte dell'islam piu' duro, tanto che, nei giorni scorsi, ha ospitato, per un sermone, il predicatore kuwaitiano Nabil Al Awadhi, promotore del progetto per fare indossare il velo alle bambine.

Intanto si fa sempre più evidente e profonda la spaccatura all’interno del partito islamico Ennahda. Che oggi ha fatto sapere di non essere affatto d’accordo con l’annuncio dato ieri sera dal premier Hamadi Jebali – esponente degli islamisti – sullo scioglimento dell’attuale esecutivo tripartito e la formazione di un governo tecnico ad interim che porti il paese a rapide elezioni.
Il capo del gruppo parlamentare di Ennahda – che conta su 89 seggi rispetto ai 217 totali - ha spiegato che Jebali ha fatto il suo annuncio senza aver consultato "né la coalizione governativa né il movimento Ennahda". Ancora più duri i giovani del partito: sulla pagina Facebook del Movimento giovanile sono state inserite una foto di Jebali in bianco e nero e un'altra a colori segnate con una croce rossa, a testimonianza della bocciatura dei giovani del partito riguardo la possibile formazione di un governo tecnico. ''Vattene Jebali, Ennahda resta al potere, il popolo ha scelto Ennahda e non Jebali'', hanno scritto i giovani. 

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Il portavoce del Fronte Popolare e segretario del Partito Comunista Operaio, Hamma Hammami, accusa apertamente Ennahda per l’assassinio del compagno e amico Chokri Belaid.
A parlare a nome della coalizione di sinistra denominata Fronte Popolare, ieri, è stato Hamma Hammami. Segretario del Partito Comunista Operaio e portavoce della coalizione delle forze di sinistra di cui Belaid era il numero due, conosceva la vittima da molti anni, dai tempi della resistenza contro il regime di Ben Alì.

La parole escono secche, senza esitazione. Il leader comunista – che abbiamo conosciuto a Roma nel marzo 2011, quando partecipò ad una assemblea della Rete dei Comunisti a poche settimana dalla caduta del regime di Tunisi - non si limita a puntare il dito contro il governo e contro gli islamisti di Ennahda. La sua é una spietata requisitoria, mentre in una sala vicina ribollente di rabbia, le opposizioni tracciano il percorso immediato della protesta: ritiro a tempo indeterminato delle loro delegazioni dall'Assemblea costituente, sciopero generale in occasione delle esequie, funerale di Stato. Un assassinio, scandisce Hamma Hammami, che non dà affatto credito all'ipotesi - caldeggiata da alcuni esponenti della maggioranza - del gesto di un cane sciolto, ma ''é stato pianificato ed eseguito da professionisti''. Le minacce contro Belaid ed altri esponenti dell'opposizione, ricorda Hammami, sono ormai da tempo quotidiane, ma nessuno di quelli che doveva fare qualche cosa s'è mosso. Noi come opposizione, dice ancora, da oggi saremo con più forza contro il governo, contro Ennahda e ''contro tutti coloro che vogliono il male di questo Paese''.

Hamma Hammami per la morte del compagno di tante ed appassionate battaglie accusa esplicitamente Ennahda e la sua strategia di annientamento degli avversari politici. E lo fa con enfasi, dicendo che Belaid ormai non appartiene più ad un partito o ad una fazione, perché é ''il martire di un intero Paese''. Hammami non era solo un compagno di partito di Belaid, era soprattutto un amico suo e della famiglia e la sua voce, raccontano i cronisti, tradisce l'emozione. Soprattutto quando parla degli ultimi istanti di vita del dirigente politico ucciso, abbattuto davanti casa, appena pochi secondi dopo avere salutato la moglie e i due figli che, al crepitare delle pistole, si sono affacciati assistendo quasi in diretta all'esecuzione.

''Non é più il tempo di assistere in silenzio. Perché ieri c'e' stato Lotfi Naguedh, oggi Chokri Belaid, e domani...già domani chissà a chi toccherà''. Lotfi Naguedh era un esponente di Nidaa Tounes ed é stato massacrato a bastonate, calci e pugni, a Tataouine, nell'assalto ad una sede sindacale da parte delle squadracce della “Lega per la protezione della Rivoluzione”. Per quella morte sono in carcere alcuni appartenenti alla Lega di cui la shura - massimo organismo di Ennahda - ha incredibilmente chiesto la liberazione. Di fronte alla denuncia delle minacce, torna a sottolineare Hammami, il governo non ha preso alcun provvedimento e in questo modo ha perso ogni legittimità, come quando ha mostrato di non sapersi opporre alla violenza politica che attecchisce nelle moschee e delle università.

Oggi i media internazionali abbondano di ricostruzioni della figura di Chokri Belaid, assassinato ieri mattina sulla porta di casa. Ricordando che il dirigente comunista ha trascorso la sua vita dividendosi tra lo studio del diritto (dapprima in Iraq e poi a Parigi) e quindi nell'avvocatura, poi nella vita politica, spendendosi in entrambe con lo stesso entusiasmo. Sposato, padre di due figli, aveva 49 anni ed era un ''sahelien'', come vengono chiamati con rispetto in Tunisia gli originari della regione del Sahel che al Paese ha dato gran parte della classe politica, così come degli esponenti della vita pubblica e professionale. Lo studio e la passione politica sono andati per lui quasi di pari passo, dal momento che, già negli anni '80, Belaid aveva cominciato a fare attività nelle strutture studentesche, soprattutto all’interno dell'Uget, organizzazione degli universitari laici. Una attività politica che gli costò il carcere già nel 1987, quando il paese era governato da Habib Bourghiba, il fondatore della Tunisia laica e moderna ma poco tollerante con gli oppositori di sinistra. Una delle ultime fotografie lo ritrae, nel corso di una manifestazione di avvocati, in toga, ma con una variopinta coppola calcata in testa, ad arringare i suoi colleghi. Un bel ricordo di Belaid lo traccia questa mattina su “Il Manifesto” Annamaria Rivera, che ricostruisce il clima di terrore scatenato nel piccolo paese nordafricano dalle milizie islamiste.

“Chokri Belaid, avvocato, era una figura carismatica dell'opposizione di sinistra. Chi scrive ha avuto l'onore di conoscerlo in occasione dell'assemblea del 24 aprile 2011, nel Palazzo dei Congressi di Tunisi, quella che sancì l'unificazione tra le due formazioni, che si definiscono marxiste-leniniste e panarabiste, nate dalle lotte degli anni '70: l'Mpd (Movimento dei patrioti democratici) e il Ptpdt (Partito del lavoro, patriottico e democratico). Belaid aveva denunciato più volte l'escalation della violenza politica, che rischia, diceva, di mettere in grave pericolo la transizione democratica. A più riprese aveva dichiarato d'essere stato minacciato di morte e quasi profeticamente aveva previsto: è giunto il tempo delle «liquidazioni» politiche. Da politico acuto e lungimirante aveva colto bene il senso delle minacce ricevute e di altri eventi allarmanti. Per parlare solo dei giorni scorsi, in appena 48 ore c'erano stati almeno sei atti di violenza politica ad opera, si dice, delle famigerate «Leghe di protezione della rivoluzione» - milizie armate al servizio di Ennahda, il partito islamista che domina il governo di transizione- spalleggiate da gruppi di salafiti jihadisti. Il 1° e il 2 febbraio avevano attaccato giusto il congresso del Ppdu nel governatorato del Kef, fatto irruzione in un meeting del Partito repubblicano a Kairouan, sequestrato, a Gabes, Ahmed Nejib Chebbi, leader di questo stesso partito, aggredito un anziano militante democratico, cercato di assalire la sede centrale, a Tunisi, di Nidaa Tounes, il partito neo-bourguibista che è per Ennahda il concorrente elettorale più temibile, e saccheggiato la sua sede di Kebili. Quest'ultimo partito ha avuto il suo primo «martire» post-rivoluzione il 18 ottobre scorso: Lotfi Naqdh, dirigente locale di Tataouine, linciato a colpi di spranga e di martello, ancora una volta dalle milizie armate di Ennahda. A tutto ciò si aggiungono le aggressioni quasi quotidiane ai danni di giornalisti, fino alla più recente: due giorni fa Nabil Hajri, dell'emittente Zitouna Tv, è stato ferito gravemente a colpi d'arma bianca".

giovedì 7 febbraio 2013

pc 8 febbraio - Presidio contro la violenza degli sbirri sulle donne del 15 febbraio al Pratello, Bologna


pc 8 febbraio - mobilitazione antifascista a Ravenna sabato 9 febbraio contro FN


di seguito l'appello degli antifascisti di Ravenna:

PRESIDIO ANTIFASCISTA


SABATO MATTINA PROSSIMO IL SEGRETARIO DEL PARTITO NEOFASCISTA 
FORZA NUOVA
TERRA’ UN COMIZIO IN CENTRO.
GLI ANTIFASCISTI DI RAVENNA SI OPPONGONO ALLA SCELTA DI CONCEDERE 
SPAZI A ORGANIZZAZIONI APERTAMENTE SCIOVINISTE, XENOFOBE E RAZZISTE CHE SI RICHIAMANO ESPLICITAMENTE AL FASCISMO. 
GLI ANTIFASCISTI HANNO SEMPRE PRESENTI LA MORTE, IL DOLORE E LA DISTRUZIONE CHE IL MOVIMENTO POLITICO MUSSOLINIANO HA PORTATO ALL’ITALIA IN GENERALE E A RAVENNA IN PARTICOLARE E PER QUESTO CONVOCANO 



un PRESIDIO ANTIFASCISTA
per le 9.00 di Sabato 9 febbraio 2013
in P.ta Gandhi a RAVENNA (sotto porta Adriana)



Ravenna Antifascista

pc 7 febbraio - Ilva Taranto - polveri nel cimitero - i 52 lavoratori chiedono risarcimento


 

 

 



lo slai cobas per il sindacato di classe organizza la lotta di tutti i cimiteriali da anni e ne ha fatto
in certe occasioni... il posto più vivo della città


 








TARANTO – I 52 lavoratori della Cooperativa 'Ancorà, che si occupa dei servizi di 
tumulazione delle salme nonchè di custodia, guardiania, sorveglianza serale e notturna, pulizia e 
sistemazione del verde nel cimitero 'San Brunonè di Taranto, a ridosso dei parchi minerali dello 
stabilimento siderurgico, chiederanno un risarcimento 
all’Ilva per i danni alla salute subiti a causa dell’inquinamento.

Lo annuncia in una nota lo Slai Cobas per il sindacato di classe.

I lavoratori del cimitero di Taranto, che invocano più tutele e controlli sanitari, fanno presente di 
essere costretti ogni giorno a raccogliere polveri minerali tra i loculi, ma anche negli uffici e nel 
posto di guardia.
A questo proposito è stato preparato un dossier sullo stato di salute dei lavoratori.
Lo Slai Cobas aveva già manifestato l’intenzione di costituirsi parte civile nell’ambito del 

procedimento per disastro ambientale a carico dell’Ilva.

L'intervento dei lavoratori cimiteriali di Taranto alla assemblea nazionale della 
rete per la salute e sicurezza tenutasi a taranto il 7 dicembre 2013


LAVORATORE CIMITERIALE

Vi saluto tutti a nome anche dei colleghi che non sono potuti venire o restare fino a
quest’ora.
Lavoriamo al cimitero di Taranto, che significa stare fisicamente a ridosso e a stretto
contatto con l’Ilva, a poche decine di metri. Sono tante le polveri che respiriamo, anche e
soprattutto nelle ore notturne, il sabato e la domenica, quando all’Ilva approfittano per
emettere a più non posso, quando è più difficile accorgersene e che ci siano controlli.
Questa è la realtà che vivo giornalmente con i miei colleghi e possiamo anche documentarlo
tangibilmente con filmati che abbiamo realizzato in questi anni. Lavoriamo in una situazione
di assoluta criticità.
Condizioni che abbiamo in comune con chi vive al quartiere Tamburi.
Nella sentenza del riesame emessa a conferma della ordinanza del Giudice Todisco si scrive:
"la gravissima situazione di inquinamento, prodottasi con la contaminazione della vasta area ....
tra i comuni di Taranto e Statte, causata dall'attività del siderurgico e dalle sue emissioni
incontrollate e incontrollabili, oltre che da quelle autorizzate di polveri e fumi, si accompagna
ad una allarmante compromissione ambientale delle aree urbane - immediatamente e visivamente
percepibile nei rioni a ridosso del siderurgico, in particolare nel quartiere Tamburi e nella
zona del Cimitero di San Brunone massicciamente ricoperti (imbrattati) di una coltre di polveri
ferrose di colore rossastro... che ha determinato un gravissimo e ormai insostenibile rischio sanitario".
Noi lavoratori cimiteriali da 15-20 anni ogni giorno per almeno 6 ore all'aria aperta e sollevando tanta
polvere, pulendo e tumulando ecc, ci esponiamo quindi a queste sostanze inquinanti, con gravi evidenti
danni alla nostra salute passata, presente e temiamo soprattutto futuro.
Ora diciamo basta e siamo pronti a mobilitarci.
Con lo Slai cobas stiamo portando giornalmente avanti la lotta contro queste condizioni, tra l’altro
in una situazione in cui sono morti per patologie riconducibili alle condizioni di lavoro un nostro
collega e il direttore del cimitero urbano.
Abbiamo avuto anche noi i nostri morti, e questo ci accomuna ancora di più alla lotta
degli operai dell'Ilva.


IL COORDINATORE DELLO SLAI COBAS

La questione del cimitero richiama la vicenda dei cittadini dei Tamburi.
Molti cittadini di Tamburi e lavoratori del cimitero stanno avviando e vorrebbero avviare una
class action e altre azioni risarcitorie.
La Rete si occuperà moltissimo di questo anche per sottrarre questi cittadini e lavoratori
all’andazzo che si sta generalizzando, di avvocati che si prestano ad iniziare azioni risarcitorie,
prospettando risarcimenti milionari, ecc. Per contrastare questo abbiamo contattato e ci ha
espresso la sua disponibilità e adesione all’iniziativa l’avv. Bonetto di Torino, che è avvocato
di parte civile nel processo Eternit, che ha curato la causa civile di tremila tra lavoratori e
cittadini contro l’Eternit. Bonetto è sostenitore da tempo del sindacalismo di tutte le forme
di opposizione in fabbrica e molto conosciuto per questo tipo di processi.
Su questo organizzeremo, forse già e gennaio un incontro specifico sulla questione di avvio
di cause risarcitorie e costituzioni di parti civili e chiameremo tutti ad associarsi, non tanto
all’avvocato, ma per assicurare che si possa fare una battaglia senza secondi fini.
Una battaglia che è di alta civiltà e certo non solo di ricerca di indennizzi a fronte di tragedie
così grandi.
I lavoratori del cimitero saranno uno dei pilastri di questa battaglia, proprio per la loro condizione
specifica di lavoratori esterni all’Ilva che per lo più non abitano a Tamburi ma che pure si trovano
al centro di questa vicenda.