Per chi non ha né lavoro né casa la lotta l'occupazione è un diritto.
Ci tolgono la vita, la dignità. Da questo governo moderno fascista abbiamo solo repressione e polizia e noi risponderemo con la ribellione delle masse proletarie contro il marciume capitalista che ci impoverisce sempre di più e ci schiavizza.
L'unica risposta è rivoluzione!
Dal blog de IlFattoQuotidiano.it
Massimiliano Sfregola
Delinquente. Per Maurizio Lupi chi occupa una casa è un delinquente; e poco importa che la crisi abbia messo sul lastrico migliaia di famiglie producendo gli effetti piú devastanti proprio sulla casa, luogo dove ogni individuo ha diritto, come dice la Convenzione Europea per i Diritti Umani all’art.8 “al rispetto della vita privata, della vita della propria famiglia e della corrispondenza.”. Il governo Renzi aveva fretta di far entrare in vigore, a qualunque costo, il Piano Casa, un polpettone poco digeribile di promesse solenni di giustizia sociale (naturalmente declinate al futuro remoto) bilanciate da misure draconiane (naturalmente con effetto immediato). Nei primi giorni d’applicazione, tuttavia, possiamo solo giudicare l’aspetto repressivo messo nero su bianco all’art.5: in base al famigerato articolo del Piano Casa di Renzi, non è più possibile allacciare utenze o registrare la residenza presso uno stabile occupato. Con effetto reatroattivo. Prime vittime 42 famiglie romane che nel 2013 avevano occupato uno stabile in Piazza Attilio Pacile: per il governo Renzi, quelle 42 famiglie e le altre centinaia, o migliaia che verranno dopo, sono composte da delinquenti. Anche se una casa non potevano permettersela e l’occupazione è stata dettata da ragioni di “necessità” e non da un fantomatico disegno criminale, come forse immaginava il ministro Lupi ”. Lo Stato italiano ha perso da tempo la parità con le disuguaglianze che soffocano le sue città, non riuscendo a trovare un degno equilibrio tra speculazione edilizia e formule che garantiscano anche a disoccupati, precari e famiglie in condizioni di emarginazione sociale un alloggio. Perchè, vale la pena ricordarlo, la casa è un diritto nonostante l’idem sentire, sia spesso analfabeta sul tema dei diritti umani: è scritto in calce nelle tante convenzioni che l’Italia ha sottoscritto, lo sostengono Onu, Consiglio d’Europa e la Corte Europea per i Diritti Umani nelle tante sentenze con oggetto occupazioni ed emergenza abitativa. Eppure, nonostante lo stato abbia degli obblighi, sanciti solo da strumenti di “soft law” certamente, ma in ogni caso sanciti, quello italiano sembra non preoccuparsene più di tanto: priorità è cacciare (e criminalizzare) gli occupanti, non bloccare la cementificazione infinita che ha deformato le nostre splendide città, le nostre coste, la nostra provincia. Priorità è rilasciare nuove licenze, votare varianti ai piani regolatori o costruire un centro commerciale accanto ad altri 10 centri commerciali, non sporcarsi le mani con la melma della crisi che ha modificato pericolosamente l’antropologia “dell’occupante”, allargando la “categoria” – una volta appannaggio esclusivo di gruppi politicizzati – ai tanti “nuovi poveri”: come le partite Iva che non possono prendere mutui o pagare affitti o i lavoratori “intermittenti” o ancora i migranti che espulsi dal mercato del lavoro non possono fare affidamento, per un paracadute, alla rete familiare. Per tutti loro, con l’impossibilità ex art.5 del Piano Casa, di registrare la residenza e permettere cosi agli enti locali di valutare chi è in stato di necessità rispetto a chi non lo è, il governo ha deciso di risolvere il problema della povertà cancellandone la presenza dalle statistiche ufficiali: senza la residenza è praticamente impossibile accedere ai servizi base, vedersi notificare un atto, votare, iscrivere un bambino a scuola. La residenza è l’unica mezzo che lo stato ha di poter interagire con casi di marginalità e l’unico modo per studiare soluzioni. D’altronde la registrazione presso il comune non ha alcuna attinenza con il titolo di proprietà dell’immobile, cosi come non ne hanno le utenze: perché alzare cosi lo scontro? Perchè il governo palleggia con i diritti fondamentali, senza proporre altro se non un oscuro schema di incentivi che sembra preoccuparsi (e molto) del comatoso mercato immobiliare, lasciando invece l’emergenza ed i drammi umani a processi, manganelli e divise? L’art. 5 del Piano Casa presenta, secondo molte fonti, diversi indizi di incostituzionalità se non addirittura di violazione della Convenzione Europea per i Diritti Umani. Ma al governo, gli appelli e le preoccupazioni di parte dell’opinione pubblica sembrano non interessare. Se Lupi con il “delinquenti” si limita agli slogan, Stefano Esposito, senatore del Pd chiarisce con un tweet la sua complessa ed articolata ricetta per affrontare l’emergenza abitativa: “la soluzione è semplice: basta non occupare illegalmente, se vuoi uno spazio lo affitti”
sabato 14 giugno 2014
pc 14 giugno - 2 quotidiano Brasile - foto e indicazioni web sull'apertura in diverse città
http://revolution-news.com/anti-fifa-world-cup-protests-in-brazil-much-bigger-than-expected-live-blog/
Rio
de janeiro:
https://www.facebook.com/jornalanovademocracia/posts/661524227250582
Belo
Horizonte:
http://www.ligaoperaria.org.br/1/?p=7080
https://www.youtube.com/watch?v=8dlcr7Hh1pc&feature=youtu.be
Porto
Alegre:
https://www.youtube.com/watch?v=Q7S3doHMK-U
SÃO
PAULO
pc 14 giugno - Pillole comuniste
Capire le fasi, soprattutto quelle in cui deve prevalere il lavoro teorico e quelle in cui deve prevalere il lavoro pratico, è uno dei compiti primari di una direzione attenta, lungimirante e 'pratica' nel senso buono della parola.
Nella costruzione del partito nei paesi imperialisti questo è mancato
da Pillole comuniste - 1 -
1-7-2013
Nella costruzione del partito nei paesi imperialisti questo è mancato
da Pillole comuniste - 1 -
1-7-2013
pc 14 giugno - molestie sessuali sulle facchine. Ora basta, è sciopero!
Facchine all'interporto di Bologna costrette a lavorare nelle stesse condizioni disumane a cui si sono ribellati già molti operai e operaie della città. Ma sta volta c'è qualcosa in più che oltre al fisico e alla morale prendeva a cazzotti la dignità di queste operaie: le continue molestie sessuali del caporale. Sono le facchine della Mr Job cooperativa a servizio della Yoox, azienda smart e fiore all'occhiello dell'imprenditoria italiana giovane e allegra, dove tutto sembra essere un sorriso e il lavoro una piacevole attività. Le facchine per anni hanno subito molestie e ricatti sessuali del capo reparto a cui si aggiungevano gravissime irregolarità nella busta paga e lo spregio di qualsiasi diritto. Dopo l'ennesimo abuso, il licenziamento a voce di due operaie, le facchine della Yoox, organizzate dal S.I.Cobas, da ieri sono in sciopero e per 48 ore hanno picchettato il loro magazzino. Questa mattina è arrivata la prima violenta ritorsione delle autorità che a soldo della Yoox hanno arruolato una quarantina di celerini per aggredire le operaie e i loro compagni e compagne di lotta. Si sono avventati addosso al picchetto e durante l'operazione repressiva sono stati fermati 20 manifestanti per più di sei ore, non prima di venire trascinati sull'asfalto rovente, procurando alle braccia, alle gambe e alla schiena, tagli ed escoriazioni. Durante l'aggressione dei celerini alcune facchine e solidali sono riusciti a restare sotto il camion parcheggiato davanti all'ingresso del magazzino riuscendo così a continuare fino alle cinque del pomeriggio il picchetto che era iniziato alle sette della mattina. La celere è stata particolarmente brusca al fine, molto probabile, di intimidire le operaie, per la maggior parte migranti, e farle tornare in silenzio nell'inferno in cui avevano consumato le loro vite fino a due giorni fa, ma l'obiettivo non è stato raggiunto! Le facchine determinatissime e sostenute da molti compagni e compagne che sono accorsi all'interporto di Bologna durante tutto il giorno hanno continuato con intransigenza e dignità l'iniziativa di lotta fino a quando non hanno deciso che per oggi poteva bastare. L'avevano promesso ieri notte davanti a centinaia e centinaia di studenti che partecipavano al Batti Il Tuo Tempo Festival ai Giardini Filippo Re occupati dal CUA: dal palco del concerto avevano detto chiaramente che il tempo dei soprusi era finito e che la giornata di oggi sarebbe stata la prova della loro fermezza e forza. Intanto l'avvocato del foro di Bologna Marina Prosperi ha fatto sapere che sono state depositate le denunce per i trattamenti riservati alle facchine della Yoox da parte del caporale. La Redazione di Infoaut insieme al Lab Crash ha lavorato in queste settimane ad un'inchiesta su quanto è avvenuto fino ad oggi nel magazzino Mr Job che lavora per la Yoox. Nei prossimi giorni coerentemente allo sviluppo e negli interessi della lotta verrà pubblicato il resto dell'inchiesta in cui le operaie raccontano di quanto hanno dovuto subire e di quanto coraggio hanno dovuto trovare per sollevare in questi giorni i pugni contro gli schiavisti e molestatori made in Yoox: “Io Sono stata assunta tre anni fa con un contratto di apprendistato. Avevo da poco superato il periodo di prova quando iniziarono le molestie da parte di uno dei responsabili della cooperativa Mr Job. Lui si avvicinò a me stando attento a non farsi sentire dalle altre e mi sussurrò all'orecchio che lui "sapeva che noi marocchine eravamo tutte porche, soprattutto facchina, quelle di 18 anni come me" e con quel suo ghigno lurido mi disse che mi conveniva essere carina e sorridergli un pò di più quando lo incrociavo nei corridoi... io restai esterefatta, lui poteva avere il doppio se non di più dei miei anni ed era un mio datore di lavoro, come poteva parlarmi in quel modo? Gli dissi di non usare quel linguaggio con me, di lasciarmi stare e farmi fare il mio lavoro. Il giorno seguente mi fece chiamare da un altro responsabile che mi disse che per qualche giorno non c'era bisogno di me al lavoro... Mi richiamarono dopo tre settimane consigliandomi di essere più educata.” “Tu devi scegliere tra me, Dio e lo stipendio, perché lo stipendio te lo do io e io sono il tuo Dio . Qui Allah non esiste”. Frasi del genere il responsabile le rivolge spesso a me e ad altre mie colleghe in riferimento al nostro essere mussulmane. Sono capitate di frequente delle convocazioni solo per noi ragazze marocchine in cui ci veniva rimproverato di fare troppi figli. D'ora in poi se avessimo avuto l'intenzione di rimanere in cinta avremmo dovuto comunicarlo prima all'azienda che avrebbe deciso se ciò poteva essere possibile, ma in ogni caso, ci dicevano: è meglio se usate i contraccettivi!” “Mi si diceva : “Come sei bella! Fammi veder come balli la danza del ventre”. Una volta lui si avvicinò a me e mi toccò in maniera impropria baciandomi sul collo. Io mi irrigidì e lo pregai di non farlo mai più. Di fronte ai miei espliciti rifiuti il suo atteggiamento cambiò e le sue attenzioni mutarono in atteggiamenti punitivi. Venivo spostata continuamente di reparto. Mi venivano addebitati errori che io sapevo di non aver fatto. Mi furono negate sistematicamente le ferie che in tre anni non potei mai fare, nemmeno per un solo giorno.” Pubblicato in PRECARIATO SOCIALE
pc 14 giugno - DOPO 7 LUNGHI ANNI SI CONCLUDE IL PROCESSO PER CARMELA 13 ANNI... STUPRATA DAGLI UOMINI UCCISA DALLO STATO
Ieri 13 Giugno alle 19 dopo 7 interminabili anni si è concluso a Taranto il secondo processo per stupro di Carmela, la ragazzina suicidata ad appena 13 anni, stuprata 2 volte da 6 uomini - di cui 3 minorenni all'epoca dei fatti, che con una
sentenza oscena di messa in prova ai servizi sociali, non hanno fatto
neanche un giorno di carcere e sono liberi.
Ieri la sentenza riguardava i tre uomini adulti. Filippo
Landro e Salvatore Costanzo sono stati condannati rispettivamente a 9 anni e 6
mesi e 10 anni - il PM aveva chiesto per entrambi 7 anni; invece il terzo, Massimo Carnevale, è stato assolto con formula dubitativa.
Ma
c'è poco da avere dubbi! Nelle passate
udienze, proprio lui, "disturbato" dalle presenza di donne del Mfpr di Taranto che da 7
anni chiedono giustizia
e verità, insieme al padre di Carmela, aveva tentato di far spostare il processo e recentemente il suo legale ha denunciato le esponenti del MFPR per le loro
iniziative sotto il tribunale (per cui è tuttora in corso un'inchiesta).
Noi donne dell MFPR ieri siamo state tutto il giorno in presidio al Tribunale, scontrandoci anche con l'avvocato di Carnevale e attaccando pubblicamente lo stesso stupratore che si è dovuto far difendere da poliziotti e carabinieri.
Noi riteniamo vergognosa questa assoluzione, vergognoso l'atteggiamento degli avvocati.
Rispetto alle sentenze di condanne, pur valutando positivamente che il giudice ha dato più anni di quelli chiesti dal PM, come sempre anche queste condanne risultano assolutamente inadeguate, sproporzionate, gridano "ingiustizia!" rispetto alla distruzione di una vita che lo stupro provoca e ha provocato nel caso di Carmela fino alla morte.
La Magistratura in tutti questi lunghi anni ha mostrato ampiamente la sua funzione di rotella della società borghese, maschilista, di classe, basata su un'ingiustizia sistemica, in particolare quando si tratta di stupri, violenze, uccisioni contro le donne; una magistratura che fa essa stessa violenza, che fa passare le donne, ragazzine da vittime a "provocatrici di stupro", che anche quando cerca di fare un processo normale, tratta questi gravi reati contro le donne, che "uccidono" sia fisicamente che moralmente, al pari di un processo per lesioni...
Nello stesso tempo, le responsabilità del suicidio di Carmela sono da ricercare anche nelle Istituzioni (forze dell'ordine, tribunale dei minori, servizi sociali, comunità); come abbiamo denunciato fin dall'inizio: "Carmela, stuprata dagli uomini, uccisa dallo Stato". Queste Istituzioni invece di aiutarla l'hanno colpevolizzata,
strappata alla famiglia e rinchiusa in una casa famiglia dove veniva
imbottita di psicofarmaci. In questo senso questa vicenda resta esemplare e la necessaria lotta contro le Istituzioni, contro questo Stato, non si può "archiviare" con la fine di un processo.
Resta il fatto bello, positivo la battaglia fatta per Carmela, resta e va avanti la nostra lotta per intrecciare la battaglia contro stupri e femminicidi alla lotta contro l'insieme delle oppressioni, doppio sfruttamento, discriminazioni, condizioni di vita che le donne a Taranto e dovunque subiscono.
Senza questa battaglia, portata avanti ininterrottamente - purtroppo nel silenzio, nell'indifferenza, al massimo nella "pietas" intorno - Carmela sarebbe "scomparsa". E INVECE CONTINUA E CONTINUERA' A VIVERE!
Fiorella Masci Movimento femminista proletario rivoluzionario.
Riportiamo una lettera inviataci nei giorni scorsi dal padre di Carmela.
GIUSTIZIA PER CARMELA E SOSTEGNO A CHI NON L'HA DIMENTICATA!
Venerdì 13 giugno pv presso il tribunale di Taranto, ci sarà l'ultima udienza dell'interminabile e ridicolo processo contro tre degli stupratori di Carmela,
come ad ogni udienza saranno presenti le esponenti del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto, che approfitto per ringraziare dell'importante e costante sostegno datoci fin dall'inizio di questa tormentata vicenda.
Vengo a conoscenza solo ora, dell'ignobile azione di uno dei legali degli imputati che pare abbia esposto querela contro le iniziative del Movimento, con quale accusa e soprattutto a quale scopo non mi è dato immaginare, se non aver perso un ulteriore ed ennesima occasione per vergognarsi e sotterrare la faccia sotto una montagna di ... cenere!
Invito personalmente tutte le donne, non solo loro ma anche tutti i cittadini di Taranto a trovare il tempo e il coraggio di essere presenti e aderire insieme al MFPR Venerdì davanti al tribunale di Via Marche a sostenere con la propria protesta Carmela, il rispetto della sua dignità, la gratitudine per il suo coraggio
nel denunciare, e il rispetto del suo sacrificio attraverso una condanna degna ed esemplare che serva ad aprire la strada alla consapevolezza che certi crimini vanno puniti con il massimo della pena possibile.
Stendo un velo pietoso e penoso alla assoluta mancanza di dignità e coscienza a "professionisti", servi solo al potere del dio denaro e indegni di qualsiasi comprensione umana al pari dei vermi che senza alcuno scrupolo accettano di assistere.
UN DOVEROSO E SENTITO GRAZIE A TUTTO IL MOVIMENTO
PER TUTTO QUANTO FATTO IN QUESTI SETTE LUNGHISSIMI E DOLOROSISSIMI ANNI.
ALFONSO FRASSANITO
PRESIDENTE ASS. "IoSòCarmela".
pc 14 giugno - "NOI DECIDIAMO IL NOSTRO FUTURO, NON LORO". LETTERA DI FRANCESCO DISOCCUPATO DI TARANTO, ARRESTATO E PROCESSATO MARTEDI' 17:
Scrivo
adesso questo testo perché ora ho le idee chiare su cosa fare,
dedicato a tutti coloro che ci hanno sostenuto, difeso e aiutato in
questa situazione difficile che stiamo vivendo a Taranto...
Il 22
Maggio 2014 era un giorno come tanti altri, la solita giornata in cui
era previsto un consiglio comunale. Siamo entrati nel Comune per
ascoltare i Consiglieri e gli Assessori sulla fissazione della data
per un consiglio monotematico dedicato principalmente alla nostra
causa, la LOTTA dei DISOCCUPATI ORGANIZZATI, data che stavamo
aspettando da Gennaio, e che da allora, ancora non se ne parlava.
Chiedevamo e chiediamo tuttora corsi di Formazione e conseguente
impiego nel campo della raccolta differenziata, delle bonifiche o
altri, che in qualche modo producano attività lavorativa che aiuti
tutti i Disoccupati, che lottano attivamente e non, a sistemarsi e a
ritrovare la propria dignità di essere umano, ritrovare il
significato della parola VIVERE, e non sopravvivere, come accade
adesso nella nostra città.
In
quel momento, inizialmente non ero presente fin dall'inizio, ma,
detto da altri compagni, la situazione è un po’ sfuggita di mano a
tutti, i Consiglieri, vista la nostra presenza assidua al Comune, si
sono innervositi, alcuni non si sono nemmeno presentati; i nostri
compagni, visto questo comportamento, hanno deciso di fare un’azione,
che si potrebbe definire "estrema" secondo il punto di
vista del Comune ma che in realtà è stata fatta solo per ottenere
un minimo di attenzione da parte dell’ Amministrazione Comunale, il
tutto nato dalla disperazione e dalla rabbia frutti della situazione
che viviamo in questo periodo storico.
Quando
io sono salito, assieme a una compagna, dopo aver aspettato l’uscita
del Sindaco dal suo ufficio assieme ad altri operai, la situazione di
caos nell’aula era già iniziata, ci siamo aggiunti agli altri
compagni presenti e insieme abbiamo continuato la nostra protesta
pacifica; il Sindaco ci ha parlato con tono un po’ offensivo,
mettendo le mani addosso per primo su uno dei nostri compagni,
mostrando cosi il suo vero volto e carattere. Dopo questo piccolo
dibattito e rifiuto di volerci ascoltare, ci siamo seduti a terra.
Qui i
Vigili hanno ricevuto l’ ordine di sgomberare l’aula dalla nostra
presenza, loro hanno deciso di usare le maniere forti per farlo,
hanno trascinato Fiorella Masci per qualche metro, poi fermata, hanno
tentato di sollevare di peso Massimo Portacci, poi arrestato, e
ferito me, Francesco Tagliente, con 3 botte alle testa, causando un
trauma cranico che ha portato come conseguenza cefalea persistente,
oggi ancora attiva, e con strangolamento pesante, nemmeno se fossimo
dei terroristi di fama internazionale, con conseguente arresto. Siamo
stati portati in caserma per qualche ora, dopo di che la compagna
F.M. è stata rilasciata, mentre noi 2 siamo stati trasferiti al
carcere, scagionati dopo 3 giorni per assenza di reato grave, e dopo
qualche giorno processati per direttissima, giorno 10 Giugno 2014 per
essere precisi. Il giudice ha deciso di rimandare il tutto a giorno
17 Giugno 2014.
Siamo
stati presi in giro per troppo tempo, ci hanno deriso, sfruttato,
picchiato, arrestato, detto che abbiamo compiuto un azione squadrista
e di essere FASCISTI, ma noi abbiamo resistito, lottato, combattuto
con tutte le nostre forze, abbiamo trasformato la rabbia che loro ci
hanno fatto nascere, in energia per resistere a tutte queste
ingiustizie. Siamo stanchi, frastornati di questa realtà che
vogliamo cambiare, è l’unico modo per farlo è LOTTARE, farlo
tutti insieme, il singolo lo possono fermare, la MASSA NO. Uniamoci
tutti e cambiamo questo sistema che ci governa, noi li abbiamo messi
su un piedistallo, e sempre noi li possiamo far cadere.
NOI
DECIDIAMO IL NOSTRO FUTURO, NON LORO. LA RIVOLUZIONE E’ L’ UNICA
SOLUZIONE A QUESTA REPRESSIONE.
A
TUTTI I COMPAGNI CHIUSI IN GABBIA, DATE VOCE E VITA ALLA VOSTRA
RABBIA, SIAMO DI FRONTE A UNA SVOLTA, UNICO GRIDO RIVOLTA!
Francesco
Tagliente - Disoccupato Organizzato Slai cobas - Taranto
venerdì 13 giugno 2014
pc 13 giugno - 1 quotidiano BRASILE dal Fronte Indipendente Popolare _
Perché gridiamo NON CI SARA' LA COPPA?
Il calcio è lo sport delle masse; lo sport delle passioni più intense dei popoli in tutto il pianeta. Noi non neghiamo l'importanza del calcio per il popolo brasiliano, e neanche il ruolo dello sport e del tempo libero in una società. Tuttavia, la Coppa del Mondo FIFA non è solo un evento sportivo.
L'urlo 'NON CI SARÀ LA COPPA' è apparso per le strade della rivolta popolare del giugno 2013, quando migliaia di persone in diverse città del Paese hanno combattuto per migliori condizioni di vita e di lavoro. Gridare 'NON CI SARA' LA COPPA' significa essere contro il dominio totale del potere economico e dei suoi interessi nelle decisioni politiche, che dovranno essere a favore del popolo e incentrate esclusivamente sulle sue reali esigenze. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte ai crimini commessi in nome della Coppa del Mondo. Non gridare 'NON CI SARA' LA COPPA' significa tradire i poveri, tradire la lotta contro la disuguaglianza sociale. Significa tradire le strade!
Perché gridiamo NON CI SARA' LA COPPA?
RIMOZIONI
In nome della Coppa del Mondo e delle Olimpiadi, sono stati fatti e sono fatti sgomberi illegali e gravi violazioni dei diritti umani. Intere comunità sono state e sono spazzate via dalla carta geografica, mettendo fine alla vita di migliaia di persone.
Gli sgomberi generano dolore, tristezza, l'abbandono e la morte. L'intero processo è una tortura. Dai segni utilizzati per marcare le case (che ricordano pratiche naziste), che saranno demolite, alla pressione vigliacca - con intimidazioni e minacce - di funzionari pubblici SMH (Assessorato comunale alle case) fino allo sgombero con la forza, spesso con la polizia che brandisce armi da fuoco per portare le persone fuori dalle loro case.
Lo Stato borghese brasiliano, conosciuto come uno Stato democratico, nega il diritto di ognuno ad uno standard di vita adeguato per sé e la propria famiglia, gli elementi essenziali per la dignità umana dei servizi sociali - sanità, istruzione, igiene urbana, trasporti e dell'edilizia abitativa. Il diritto alla casa è completamente negato dallo stato borghese.
La Coppa riproduce l'esclusione sociale e razziale. Approfondisce i problemi sociali e ambientali mai risolti.
Oltre 250.000 famiglie sono stati rimosse e/o vivono sotto la minaccia di rimozione. La spesa per la Coppa del Mondo in Brasile raggiunge l'incredibile cifra di 30 miliardi di dollari (fino ad ora). In confronto, le ultime tre Coppe del Mondo tutte insieme raggiungono 25 miliardi dollari.
ENORME SPESA PUBBLICA e ELEFANTI BIANCHI
Che sono gli elefanti bianchi? Sono opere estremamente costose, grandiose, e, nello stesso tempo TOTALMENTE INEFFICIENTI. Nel gergo popolare è famosa la frase "buttare soldi nel cestino dell'immondizia."
Gli stadi a Brasilia, Cuiaba, Manaus e Natal non costeranno meno di tre miliardi di dollari in totale. La sovvenzione sarà finanziata attraverso BNDES e i governi statali, che sono composizioni di fondi pubblici, cioè i nostri soldi.
Lo stadio Mané Garrincha di Brasilia, per esempio, ha una capienza di 71.000 persone. La contraddizione balza agli occhi quando guardiamo al pubblico della prima partita delle finali del campionato Brasiliano dello scorso anno: 1956 spettatori paganti. Lo stesso scenario si ripete nelle altre tre città citate.
A Manaus, l'assurdità è ancora più grande! Il Gruppo di monitoraggio e vigilanza della sistema carcerario, legato alla Tribunale di giustiiza dell'Amazonas, ha ipotizzato di trasformare lo stadio di nuova costruzione in una 'prigione' temporanea.
La ristrutturazione del Maracana è costata quasi due miliardi di dollari e solo tre partite della Coppa del Mondo si giocheranno allo stadio. Si è speso un valore superiore alla costruzione di uno nuovo! Il nuovo stadio, ormai "arena", ha cancellato l'identità storica del Maracanã. Tifosi e anche i giocatori della nazionale spagnola e italiana hanno avuto quella sensazione quando si entra nel nuovo stadio: "Dove è l'insieme" "E' molto europeo" "Come gli altri stadi, ha perso la mistica ...".
OPPRESSIONE DI GENERE E RAZZA
La Coppa del Mondo FIFA riproduce le vecchie pratiche sessiste e favorisce la mercificazione del corpo.
Un esempio sono le T-shirt vendute dalla Adidas, una delle multinazionali che sponsorizzano il mega evento. Le magliette hanno la stampa di sederi di donne, e in una allusione grossolana rafforzano l'oppressione di genere e, in particolare, le aggressioni sessiste quotidiane contro le brasiliane.
A questo si aggiunge il razzismo: la FIFA tace su numerosi casi di razzismo nei campionati europei e del mondo; per essere nera, una coppia è stata negata dalla FIFA, con il sostegno del governo, la possibilità di presentare il sorteggio per la Coppa del Mondo - con il discorso che la coppia non corrisponde alle "norme europee".
La Coppa da sola alimenterà ulteriormente le reti che beneficiano del mercato dello sfruttamento sessuale. In Sud Africa, ad esempio, il numero stimato è aumentato da 100 a 140 mila nel mega evento del 2010.
Il Brasile ha uno dei più alti livelli di sfruttamento sessuale minorile in tutto il mondo. Ci sono crescenti segnalazioni di sfruttamento sessuale, compresi i bambini e gli adolescenti in giro per gli stadi e le grandi opere urbane della Coppa, che ha rivelato, per esempio, che le ragazze di 11-14 anni si prostituiscono nella regione Itaquerão, Zona Est di São Paolo.
ELITIZZAZIONE = SEPARAZIONE NEGLI STADI
I nuovi stadi o arene, si fissano a livello di immagine. In pratica, vi è un effetto collaterale tragico in corso: i costi delle nuove "arene" (pagate con denaro pubblico, cioè i nostri soldi) sono incorporati nel prezzo dei biglietti, che sono più costosi, generando una gentrificazione del calcio. È il risultato della privatizzazione degli spazi pubblici - società capitaliste che cercano solo il profitto passano a controllare gli spazi pubblici.
I sostenitori tradizionali, la classe operaia, la stessa che ha costruito gli stadi o arene sono privati dei loro diritti in quanto un lavoratore/trice non può permettersi un biglietto che può costare fino al 50% (o più) del salario minimo.
Uno studio recente ha dimostrato che gli attuali biglietti del campionato brasiliano il ibiglietto di accesso nelle nuove arene sono in media 119% più cari dei vecchi stadi.
REPRESSIONE
Più preoccupante rispetto alla campagna orchestrata per screditare coloro che criticano la Coppa del Mondo è il movimento orchestrato dallo stato brasiliano di espansione dell'apparato repressivo che mira a soffocare le proteste durante il mega evento - e molto probabilmente dopo.
Questo movimento ha agito su due fronti: iniziative legislative e altre palesi (militari e polizia). I disegni di legge che mirano a tipizzare il reato di terrorismo in Brasile creano scappatoie legali in modo che la magistratura possa inquadrare i movimenti sociali e i manifestanti come terroristi.
Il governo federale ora invia truppe federali a Rio de Janeiro con il discorso di contenere il traffico di droga. Il traffico è sempre esistito, non è mai finito. Perché ora? Si tratta di una azione dei governi (federali, statali e municipali) per giustificare l'arrivo delle truppe federali, aiutando l'invasione delle favelas, l'installazione o il rafforzamento del PPU, espandendo il dominio e lo stato di repressione e di profitto capitalistico, poiché la prima azione dello Stato è quella di aprire la porta alle imprese private affinché ottengano nuovi clienti.
In un contesto di indignazione e proteste, aumentare le forze repressive per soffocare, reprimere e controllare le lotte popolari, in particolare le continue rivolte che si sono verificate nelle favelas, luoghi di numerosi fuochi di resistenza. Perché è nelle favelas che quotidianamente il popolo povero e nero è perseguitato, torturato e ucciso.
Quello che è successo a Manguinhos è stata più di una rivolta popolare! Dato che circa un centinaio di famiglie hanno occupato un capannone (vuoto) dietro la biblioteca Parque de Manguinhos. La polizia militare ha cercato di rimuovere con la forza le famiglie. Di fronte alla resistenza degli abitanti, la polizia ha sparato gas lacrimogeni e ad effetto sull'umore; la popolazione ha risposto con una pioggia di sassi e bottiglie. Poi la polizia ha iniziato a sparare con armi da fuoco. Diverse persone sono rimaste ferite. Quattro giovani sono stati colpiti da proiettili. Uno è in gravi condizioni. È la criminalizzazione della povertà e dei movimenti sociali, delle lotte e delle occupazioni.
PROTESTE
Davanti a tanta arbitrarietà, violazioni dei diritti umani, procedure di totale esclusione sociale, appropriazione dei beni pubblici, uso improprio di fondi pubblici, tra gli altri vari crimini contro il popolo, protestare contro lo svolgimento della Coppa del Mondo FIFA in Brasile non è solo legittimo - è anche un dovere. Quindi non fatevi intimidire da discorsi menzogneri e di patriottismo cieco e non coerente con le esigenze del popolo o da articoli scritti da giornalisti e intellettuali il cui vero impegno è con un certo partito politico o con la propria tasca.
L'azione della polizia contro le manifestazioni si intensifica, un fatto che divenne chiaro nella protesta del 25 gennaio, quando il manifestante Fabrizio Proteus Keys è stato colpito da uno sparo a distanza ravvicinata (quasi portandolo alla morte) dalla polizia militare. Questo episodio vile che è l'unica procedura nelle baraccopoli e periferie del Brasile, ci mette in allerta per gli eventi futuri.
Né la violenza della polizia né il discorso bugiardo della squalifica ci farannon fermare. Noi siamo parte del popolo e combattiamo per il popolo e con il popolo. Niente impedirá che ci prendiamo il diritto costituzionale alla protesta, soprattutto contro una Coppa del Mondo ricca di degrado e criminalità - che ha portato anche all'arresto e alla morte persone che hanno sofferto con le rimozioni truculente o il processo di "pulizia" sociale.
Le proteste contro la Coppa del Mondo in Brasile rappresentano la lotta per gli interessi del popolo e la difesa della dignità umana, ferita da leggi eccezionali e dal codardo processo di costruzione di questa Coppa del Mondo FIFA.
Il calcio è lo sport delle masse; lo sport delle passioni più intense dei popoli in tutto il pianeta. Noi non neghiamo l'importanza del calcio per il popolo brasiliano, e neanche il ruolo dello sport e del tempo libero in una società. Tuttavia, la Coppa del Mondo FIFA non è solo un evento sportivo.
L'urlo 'NON CI SARÀ LA COPPA' è apparso per le strade della rivolta popolare del giugno 2013, quando migliaia di persone in diverse città del Paese hanno combattuto per migliori condizioni di vita e di lavoro. Gridare 'NON CI SARA' LA COPPA' significa essere contro il dominio totale del potere economico e dei suoi interessi nelle decisioni politiche, che dovranno essere a favore del popolo e incentrate esclusivamente sulle sue reali esigenze. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte ai crimini commessi in nome della Coppa del Mondo. Non gridare 'NON CI SARA' LA COPPA' significa tradire i poveri, tradire la lotta contro la disuguaglianza sociale. Significa tradire le strade!
Perché gridiamo NON CI SARA' LA COPPA?
RIMOZIONI
In nome della Coppa del Mondo e delle Olimpiadi, sono stati fatti e sono fatti sgomberi illegali e gravi violazioni dei diritti umani. Intere comunità sono state e sono spazzate via dalla carta geografica, mettendo fine alla vita di migliaia di persone.
Gli sgomberi generano dolore, tristezza, l'abbandono e la morte. L'intero processo è una tortura. Dai segni utilizzati per marcare le case (che ricordano pratiche naziste), che saranno demolite, alla pressione vigliacca - con intimidazioni e minacce - di funzionari pubblici SMH (Assessorato comunale alle case) fino allo sgombero con la forza, spesso con la polizia che brandisce armi da fuoco per portare le persone fuori dalle loro case.
Lo Stato borghese brasiliano, conosciuto come uno Stato democratico, nega il diritto di ognuno ad uno standard di vita adeguato per sé e la propria famiglia, gli elementi essenziali per la dignità umana dei servizi sociali - sanità, istruzione, igiene urbana, trasporti e dell'edilizia abitativa. Il diritto alla casa è completamente negato dallo stato borghese.
La Coppa riproduce l'esclusione sociale e razziale. Approfondisce i problemi sociali e ambientali mai risolti.
Oltre 250.000 famiglie sono stati rimosse e/o vivono sotto la minaccia di rimozione. La spesa per la Coppa del Mondo in Brasile raggiunge l'incredibile cifra di 30 miliardi di dollari (fino ad ora). In confronto, le ultime tre Coppe del Mondo tutte insieme raggiungono 25 miliardi dollari.
ENORME SPESA PUBBLICA e ELEFANTI BIANCHI
Che sono gli elefanti bianchi? Sono opere estremamente costose, grandiose, e, nello stesso tempo TOTALMENTE INEFFICIENTI. Nel gergo popolare è famosa la frase "buttare soldi nel cestino dell'immondizia."
Gli stadi a Brasilia, Cuiaba, Manaus e Natal non costeranno meno di tre miliardi di dollari in totale. La sovvenzione sarà finanziata attraverso BNDES e i governi statali, che sono composizioni di fondi pubblici, cioè i nostri soldi.
Lo stadio Mané Garrincha di Brasilia, per esempio, ha una capienza di 71.000 persone. La contraddizione balza agli occhi quando guardiamo al pubblico della prima partita delle finali del campionato Brasiliano dello scorso anno: 1956 spettatori paganti. Lo stesso scenario si ripete nelle altre tre città citate.
A Manaus, l'assurdità è ancora più grande! Il Gruppo di monitoraggio e vigilanza della sistema carcerario, legato alla Tribunale di giustiiza dell'Amazonas, ha ipotizzato di trasformare lo stadio di nuova costruzione in una 'prigione' temporanea.
La ristrutturazione del Maracana è costata quasi due miliardi di dollari e solo tre partite della Coppa del Mondo si giocheranno allo stadio. Si è speso un valore superiore alla costruzione di uno nuovo! Il nuovo stadio, ormai "arena", ha cancellato l'identità storica del Maracanã. Tifosi e anche i giocatori della nazionale spagnola e italiana hanno avuto quella sensazione quando si entra nel nuovo stadio: "Dove è l'insieme" "E' molto europeo" "Come gli altri stadi, ha perso la mistica ...".
OPPRESSIONE DI GENERE E RAZZA
La Coppa del Mondo FIFA riproduce le vecchie pratiche sessiste e favorisce la mercificazione del corpo.
Un esempio sono le T-shirt vendute dalla Adidas, una delle multinazionali che sponsorizzano il mega evento. Le magliette hanno la stampa di sederi di donne, e in una allusione grossolana rafforzano l'oppressione di genere e, in particolare, le aggressioni sessiste quotidiane contro le brasiliane.
A questo si aggiunge il razzismo: la FIFA tace su numerosi casi di razzismo nei campionati europei e del mondo; per essere nera, una coppia è stata negata dalla FIFA, con il sostegno del governo, la possibilità di presentare il sorteggio per la Coppa del Mondo - con il discorso che la coppia non corrisponde alle "norme europee".
La Coppa da sola alimenterà ulteriormente le reti che beneficiano del mercato dello sfruttamento sessuale. In Sud Africa, ad esempio, il numero stimato è aumentato da 100 a 140 mila nel mega evento del 2010.
Il Brasile ha uno dei più alti livelli di sfruttamento sessuale minorile in tutto il mondo. Ci sono crescenti segnalazioni di sfruttamento sessuale, compresi i bambini e gli adolescenti in giro per gli stadi e le grandi opere urbane della Coppa, che ha rivelato, per esempio, che le ragazze di 11-14 anni si prostituiscono nella regione Itaquerão, Zona Est di São Paolo.
ELITIZZAZIONE = SEPARAZIONE NEGLI STADI
I nuovi stadi o arene, si fissano a livello di immagine. In pratica, vi è un effetto collaterale tragico in corso: i costi delle nuove "arene" (pagate con denaro pubblico, cioè i nostri soldi) sono incorporati nel prezzo dei biglietti, che sono più costosi, generando una gentrificazione del calcio. È il risultato della privatizzazione degli spazi pubblici - società capitaliste che cercano solo il profitto passano a controllare gli spazi pubblici.
I sostenitori tradizionali, la classe operaia, la stessa che ha costruito gli stadi o arene sono privati dei loro diritti in quanto un lavoratore/trice non può permettersi un biglietto che può costare fino al 50% (o più) del salario minimo.
Uno studio recente ha dimostrato che gli attuali biglietti del campionato brasiliano il ibiglietto di accesso nelle nuove arene sono in media 119% più cari dei vecchi stadi.
REPRESSIONE
Più preoccupante rispetto alla campagna orchestrata per screditare coloro che criticano la Coppa del Mondo è il movimento orchestrato dallo stato brasiliano di espansione dell'apparato repressivo che mira a soffocare le proteste durante il mega evento - e molto probabilmente dopo.
Questo movimento ha agito su due fronti: iniziative legislative e altre palesi (militari e polizia). I disegni di legge che mirano a tipizzare il reato di terrorismo in Brasile creano scappatoie legali in modo che la magistratura possa inquadrare i movimenti sociali e i manifestanti come terroristi.
Il governo federale ora invia truppe federali a Rio de Janeiro con il discorso di contenere il traffico di droga. Il traffico è sempre esistito, non è mai finito. Perché ora? Si tratta di una azione dei governi (federali, statali e municipali) per giustificare l'arrivo delle truppe federali, aiutando l'invasione delle favelas, l'installazione o il rafforzamento del PPU, espandendo il dominio e lo stato di repressione e di profitto capitalistico, poiché la prima azione dello Stato è quella di aprire la porta alle imprese private affinché ottengano nuovi clienti.
In un contesto di indignazione e proteste, aumentare le forze repressive per soffocare, reprimere e controllare le lotte popolari, in particolare le continue rivolte che si sono verificate nelle favelas, luoghi di numerosi fuochi di resistenza. Perché è nelle favelas che quotidianamente il popolo povero e nero è perseguitato, torturato e ucciso.
Quello che è successo a Manguinhos è stata più di una rivolta popolare! Dato che circa un centinaio di famiglie hanno occupato un capannone (vuoto) dietro la biblioteca Parque de Manguinhos. La polizia militare ha cercato di rimuovere con la forza le famiglie. Di fronte alla resistenza degli abitanti, la polizia ha sparato gas lacrimogeni e ad effetto sull'umore; la popolazione ha risposto con una pioggia di sassi e bottiglie. Poi la polizia ha iniziato a sparare con armi da fuoco. Diverse persone sono rimaste ferite. Quattro giovani sono stati colpiti da proiettili. Uno è in gravi condizioni. È la criminalizzazione della povertà e dei movimenti sociali, delle lotte e delle occupazioni.
PROTESTE
Davanti a tanta arbitrarietà, violazioni dei diritti umani, procedure di totale esclusione sociale, appropriazione dei beni pubblici, uso improprio di fondi pubblici, tra gli altri vari crimini contro il popolo, protestare contro lo svolgimento della Coppa del Mondo FIFA in Brasile non è solo legittimo - è anche un dovere. Quindi non fatevi intimidire da discorsi menzogneri e di patriottismo cieco e non coerente con le esigenze del popolo o da articoli scritti da giornalisti e intellettuali il cui vero impegno è con un certo partito politico o con la propria tasca.
L'azione della polizia contro le manifestazioni si intensifica, un fatto che divenne chiaro nella protesta del 25 gennaio, quando il manifestante Fabrizio Proteus Keys è stato colpito da uno sparo a distanza ravvicinata (quasi portandolo alla morte) dalla polizia militare. Questo episodio vile che è l'unica procedura nelle baraccopoli e periferie del Brasile, ci mette in allerta per gli eventi futuri.
Né la violenza della polizia né il discorso bugiardo della squalifica ci farannon fermare. Noi siamo parte del popolo e combattiamo per il popolo e con il popolo. Niente impedirá che ci prendiamo il diritto costituzionale alla protesta, soprattutto contro una Coppa del Mondo ricca di degrado e criminalità - che ha portato anche all'arresto e alla morte persone che hanno sofferto con le rimozioni truculente o il processo di "pulizia" sociale.
Le proteste contro la Coppa del Mondo in Brasile rappresentano la lotta per gli interessi del popolo e la difesa della dignità umana, ferita da leggi eccezionali e dal codardo processo di costruzione di questa Coppa del Mondo FIFA.
pc 13 giugno - perchè le manifestazioni in Brasile e chi le organizza e nè è protagonista? dal Frente popular indipendente
Por que gritamos NÃO VAI TER COPA?
O futebol é o esporte das multidões; esporte das mais intensas
paixões dos povos ao redor do planeta. Não negamos a importância do
futebol para o povo brasileiro nem mesmo o papel do esporte e do lazer
em uma sociedade. Entretanto, a Copa do Mundo da FIFA não se resume a um
evento esportivo.
O grito ‘NÃO VAI TER COPA’ surgiu nas ruas, no levante popular de junho de 2013, quando milhares de pessoas em diversas cidades do país lutaram pormelhores condições de vida e de trabalho. Gritar ‘NÃO VAI TER COPA’ é se posicionar contra o total domínio do poder econômico e de seus interesses nas decisões políticas, que devem ser determinadas pelo povo e voltadas única e exclusivamente às suas reais necessidades. Não podemos fechar os olhos para os crimes que estão sendo cometidos em nome da Copa do Mundo. Calar-se para o ‘NÃO VAI TER COPA’ é trair o povo pobre, é trair a luta contra a desigualdade social. É TRAIR as ruas!
Por que gritamos NÃO VAI TER COPA?
REMOÇÕES
Em nome da Copa do Mundo e das Olimpíadas, despejos ilegais e graves violações aos direitos humanos foram e estão sendo cometidos. Comunidades inteiras foram e estão sendo riscadas do mapa, acabando com a vida de milhares de pessoas.
As remoções geram dor, tristeza, abandono e morte. Todo o processo é uma tortura. Desde a pichação para marcar as casas (que lembram práticas nazistas) que serão demolidas, a pressão covarde – com intimidação e ameaças – dos agentes públicos da SMH (Secretaria Municipal de Habitação), até a retirada à força, muitas vezes, com a polícia empunhando armas de fogo para as pessoas sairem de suas próprias casas.
O Estado Burguês brasileiro, conhecido como Estado Democrático de Direito, nega o direito de toda a pessoa a um padrão de vida capaz de assegurar a si e a sua família os serviços sociais indispensáveis à dignidade humana – saúde, educação, limpeza urbana, transporte e HABITAÇÃO. O direito à moradia é completamente negado pelo Estado Burguês.
A Copa reproduz a exclusão social e racial. Aprofunda problemas sociais e ambientias nunca solucionados.
Mais de 250.000 famílias foram removidas e/ou vivem ameaçadas de remoção. Os gastos para a Copa do Mundo no Brasil passam os incríveis R$ 30 Bilhões (até o momento). Em comparação, as últimas três Copas do Mundo somadas chegam a R$ 25 bilhões.
ENORMES GASTOS PÚBLICOS E ELEFANTES BRANCOS
O que são os Elefantes brancos? São obras extremamente caras, grandiosas e, no entanto, TOTALMENTE INEFICIENTES. Na linguagem popular é o famoso “jogar dinheiro no lixo”.
Os estádios de Brasília, Cuiabá, Manaus e Natal não deverão sair por menos que três bilhões de reais no total. A verba será financiada via BNDES e pelos governos estaduais, que são composições de verbas públicas, portanto, o nosso dinheiro.
O estádio Mané Garrincha, em Brasília, por exemplo, tem capacidade máxima para 71 mil pessoas. A contradição salta aos olhos quando olhamos para o público do primeiro jogo da final do campeonato brasiliense do ano passado: 1.956 pagantes. O mesmo cenário se repete nas outras três cidades mencionadas.
Em Manaus, o absurdo é ainda maior! O Grupo de Monitoramento e Fiscalização do Sistema Carcerário, ligado ao Tribunal de Justiça do Amazonas, levantou a hipótese de transformar o recém-construído estádio em um ‘presídio’ temporário.
A reforma do Maracanã custou quase dois bilhões de reais e apenas três jogos da Copa do Mundo serão realizados no estádio. Gastou-se um valor maior doque construir um novo! O novo estádio, agora “arena”, apagou a identidade histórica do Maracanã. Torcedores e até jogadores da seleção espanhola e italiana tiveram essa sensação ao entrar no novo estádio: “Cadê a geral?” “É muito europeu.” “Igual aos outros estádios, perdeu a mística…”
OPRESSÃO DE GÊNERO E RAÇA
A Copa do Mundo da FIFA reproduz as antigas práticas machistas e incentiva a mercantilização do corpo.
Um exemplo são as camisetas vendidas pela Adidas, uma das multinacionais que patrocinam o megaevento. As camisetas estampam bundas de mulheres, e numa alusão grosseira reforçam a opressão de gênero e, em especial, as cotidianas agressões sexistas contra as brasileiras.
Somado a isso está o racismo: a FIFA se cala sobre inúmeros casos de racismo nos campeonatos europeus e pelo mundo; por ser negro, um casal foi recusado pela FIFA, com respaldo do governo, de apresentar o sorteio dos grupos da Copa – com o discurso de que o casal não se enquadra aos “padrões europeus”.
A Copa só fará aquecer ainda mais as redes de aliciamento que se beneficiam do mercado da exploração sexual. Na África do Sul, por exemplo, o número estimado aumentou de 100 para 140 mil, durante o megaevento de 2010.
O Brasil possui um dos maiores níveis de exploração sexual infanto-juvenil do mundo. Há denúncias do aumento de exploração sexual, incluindo crianças e adolescentes, nos arredores dos estádios e das grandes obras urbanas da Copa, que revelou, por exemplo, que garotas de 11 a 14 anos estão se prostituindo na região do Itaquerão, Zona Leste de São Paulo.
ELITIZAÇÃO = SEGREGAÇÃO NOS ESTÁDIOS
Os novos estádios ou arenas, só ficam ao nível da aparência. Na prática, há um trágico efeito colateral em curso: os custos das novas “arenas” (pagos com o dinheiro público, sendo assim, nosso dinheiro) são embutidos no preço dos ingressos, que ficam mais caros, gerando uma elitização do futebol. É o resultado da privatização dos espaços públicos – empresas capitalistas que só visam o próprio lucro passam a controlar espaços públicos.
Os tradicionais torcedores, a classe trabalhadora, os mesmos que construíram os estádios ou arenas, são excluídos de seus direitos, pois um trabalhador(a) não tem como pagar um ingresso que chega a custar 50% (ou mais) do salário mínimo.
Uma recente pesquisa apontou que no atual Campeonato Brasileiro os ingressos das novas arenas estão em média 119% mais caros que os nos estádios antigos.
REPRESSÃO
Mais preocupante que a campanha orquestrada para desqualificar os que criticam a Copa do Mundo é o movimento orquestrado pelo Estado brasileiro para expandir o aparato repressivo visando sufocar protestos durante o megaevento – e muito provavelmente, depois.
Este movimento tem atuado em duas frentes: uma legislativa e outra ostensiva (policial e militar). Os projetos de lei que visam tipificar o crime de terrorismo no Brasil criam subterfúgios jurídicos para que o Judiciário possa enquadrar movimentos sociais e manifestantes como terroristas.
O governo federal agora envia Tropas Federais ao Rio de Janeiro com o discurso de conter o tráfico de drogas. O tráfico sempre existiu, nunca acabou. Porque agora? É uma ação dos governos (federal, estadual e municipal) para justificar a vinda das tropas federais, auxiliando na invasão das favelas, na instalação ou reforço das UPPs, ampliando o domínio e repressão do Estado e aumentado o lucro capitalista, já que a primeira ação do Estado é abrir as portas para que empresas privadas consigam novos consumidores.
Em um contexto de indignação e protestos, aumentam as forças repressivas para sufocar, reprimir e controlar as lutas populares, especialmente as seguidas revoltas que têm ocorrido nas favelas, locais de inúmeros focos de resistência. Pois é nas favelas que cotidianamente o povo pobre e negro é perseguido, torturado e assassinado.
O que aconteceu em Manguinhos foi mais uma revolta popular! Pois cerca de cem famílias ocuparam um galpão (vazio) atrás da biblioteca Parque deManguinhos. A polícia militar tentou retirar as famílias à força. Diante da resistência dos moradores, os policiais atiraram bombas de gás e de efeito moral; a população respondeu com uma chuva de pedras e garrafas. Em seguida, os policiais começaram a atirar com armas de fogo. Várias pessoas ficaram feridas. Quatro jovens foram baleados. Um está em estado grave. É a criminalização da pobreza e dos movimentos sociais, das lutas e ocupações.
PROTESTOS
Diante de tantas arbitrariedades, violações de direitos humanos, processos de total exclusão social, apropriação do patrimônio público, desvio de verba pública, entre outros vários crimes contra o povo, protestar contra a realização da Copa da FIFA no Brasil não só é legítimo – é também um dever. Portanto, não se deixe intimidar por discursos mentirosos e por um patriotismo cego e incoerente com as necessidades do povo ou ainda por artigos escritos porjornalistas e intelectuais cujo verdadeiro compromisso é com determinado partido político ou com o próprio bolso.
A atuação da polícia contra as manifestações se intensifica, fato que ficou claro no protesto do último dia 25 de janeiro, quando o manifestante Fabrício Proteus Chaves foi baleado à queima roupa (quase o levando a morte) por policiais militares. Este covarde episódio que apenas representa a rotina nas favelas e periferias do Brasil, nos coloca em alerta para futuras manifestações.
Nem a violência policial nem o discurso mentiroso da desqualificação nos fará parar. Somos parte do povo e lutamos pelo povo e com o povo. Nada impediráde desfrutarmos do direito constitucional de protestar, sobretudo contra uma Copa do Mundo mergulhada em podridão e crimes – que inclusive levou à prisão e morte pessoas que sofreram com as truculentas remoções ou pelo processo de “limpeza” social.
Os protestos contra a Copa do Mundo no Brasil representam a luta pelos interesses do povo e a defesa da dignidade da pessoa humana, ferida por leis deexceção e pelo processo covarde de construção desta Copa do Mundo da FIFA.
O grito ‘NÃO VAI TER COPA’ surgiu nas ruas, no levante popular de junho de 2013, quando milhares de pessoas em diversas cidades do país lutaram pormelhores condições de vida e de trabalho. Gritar ‘NÃO VAI TER COPA’ é se posicionar contra o total domínio do poder econômico e de seus interesses nas decisões políticas, que devem ser determinadas pelo povo e voltadas única e exclusivamente às suas reais necessidades. Não podemos fechar os olhos para os crimes que estão sendo cometidos em nome da Copa do Mundo. Calar-se para o ‘NÃO VAI TER COPA’ é trair o povo pobre, é trair a luta contra a desigualdade social. É TRAIR as ruas!
Por que gritamos NÃO VAI TER COPA?
REMOÇÕES
Em nome da Copa do Mundo e das Olimpíadas, despejos ilegais e graves violações aos direitos humanos foram e estão sendo cometidos. Comunidades inteiras foram e estão sendo riscadas do mapa, acabando com a vida de milhares de pessoas.
As remoções geram dor, tristeza, abandono e morte. Todo o processo é uma tortura. Desde a pichação para marcar as casas (que lembram práticas nazistas) que serão demolidas, a pressão covarde – com intimidação e ameaças – dos agentes públicos da SMH (Secretaria Municipal de Habitação), até a retirada à força, muitas vezes, com a polícia empunhando armas de fogo para as pessoas sairem de suas próprias casas.
O Estado Burguês brasileiro, conhecido como Estado Democrático de Direito, nega o direito de toda a pessoa a um padrão de vida capaz de assegurar a si e a sua família os serviços sociais indispensáveis à dignidade humana – saúde, educação, limpeza urbana, transporte e HABITAÇÃO. O direito à moradia é completamente negado pelo Estado Burguês.
A Copa reproduz a exclusão social e racial. Aprofunda problemas sociais e ambientias nunca solucionados.
Mais de 250.000 famílias foram removidas e/ou vivem ameaçadas de remoção. Os gastos para a Copa do Mundo no Brasil passam os incríveis R$ 30 Bilhões (até o momento). Em comparação, as últimas três Copas do Mundo somadas chegam a R$ 25 bilhões.
ENORMES GASTOS PÚBLICOS E ELEFANTES BRANCOS
O que são os Elefantes brancos? São obras extremamente caras, grandiosas e, no entanto, TOTALMENTE INEFICIENTES. Na linguagem popular é o famoso “jogar dinheiro no lixo”.
Os estádios de Brasília, Cuiabá, Manaus e Natal não deverão sair por menos que três bilhões de reais no total. A verba será financiada via BNDES e pelos governos estaduais, que são composições de verbas públicas, portanto, o nosso dinheiro.
O estádio Mané Garrincha, em Brasília, por exemplo, tem capacidade máxima para 71 mil pessoas. A contradição salta aos olhos quando olhamos para o público do primeiro jogo da final do campeonato brasiliense do ano passado: 1.956 pagantes. O mesmo cenário se repete nas outras três cidades mencionadas.
Em Manaus, o absurdo é ainda maior! O Grupo de Monitoramento e Fiscalização do Sistema Carcerário, ligado ao Tribunal de Justiça do Amazonas, levantou a hipótese de transformar o recém-construído estádio em um ‘presídio’ temporário.
A reforma do Maracanã custou quase dois bilhões de reais e apenas três jogos da Copa do Mundo serão realizados no estádio. Gastou-se um valor maior doque construir um novo! O novo estádio, agora “arena”, apagou a identidade histórica do Maracanã. Torcedores e até jogadores da seleção espanhola e italiana tiveram essa sensação ao entrar no novo estádio: “Cadê a geral?” “É muito europeu.” “Igual aos outros estádios, perdeu a mística…”
OPRESSÃO DE GÊNERO E RAÇA
A Copa do Mundo da FIFA reproduz as antigas práticas machistas e incentiva a mercantilização do corpo.
Um exemplo são as camisetas vendidas pela Adidas, uma das multinacionais que patrocinam o megaevento. As camisetas estampam bundas de mulheres, e numa alusão grosseira reforçam a opressão de gênero e, em especial, as cotidianas agressões sexistas contra as brasileiras.
Somado a isso está o racismo: a FIFA se cala sobre inúmeros casos de racismo nos campeonatos europeus e pelo mundo; por ser negro, um casal foi recusado pela FIFA, com respaldo do governo, de apresentar o sorteio dos grupos da Copa – com o discurso de que o casal não se enquadra aos “padrões europeus”.
A Copa só fará aquecer ainda mais as redes de aliciamento que se beneficiam do mercado da exploração sexual. Na África do Sul, por exemplo, o número estimado aumentou de 100 para 140 mil, durante o megaevento de 2010.
O Brasil possui um dos maiores níveis de exploração sexual infanto-juvenil do mundo. Há denúncias do aumento de exploração sexual, incluindo crianças e adolescentes, nos arredores dos estádios e das grandes obras urbanas da Copa, que revelou, por exemplo, que garotas de 11 a 14 anos estão se prostituindo na região do Itaquerão, Zona Leste de São Paulo.
ELITIZAÇÃO = SEGREGAÇÃO NOS ESTÁDIOS
Os novos estádios ou arenas, só ficam ao nível da aparência. Na prática, há um trágico efeito colateral em curso: os custos das novas “arenas” (pagos com o dinheiro público, sendo assim, nosso dinheiro) são embutidos no preço dos ingressos, que ficam mais caros, gerando uma elitização do futebol. É o resultado da privatização dos espaços públicos – empresas capitalistas que só visam o próprio lucro passam a controlar espaços públicos.
Os tradicionais torcedores, a classe trabalhadora, os mesmos que construíram os estádios ou arenas, são excluídos de seus direitos, pois um trabalhador(a) não tem como pagar um ingresso que chega a custar 50% (ou mais) do salário mínimo.
Uma recente pesquisa apontou que no atual Campeonato Brasileiro os ingressos das novas arenas estão em média 119% mais caros que os nos estádios antigos.
REPRESSÃO
Mais preocupante que a campanha orquestrada para desqualificar os que criticam a Copa do Mundo é o movimento orquestrado pelo Estado brasileiro para expandir o aparato repressivo visando sufocar protestos durante o megaevento – e muito provavelmente, depois.
Este movimento tem atuado em duas frentes: uma legislativa e outra ostensiva (policial e militar). Os projetos de lei que visam tipificar o crime de terrorismo no Brasil criam subterfúgios jurídicos para que o Judiciário possa enquadrar movimentos sociais e manifestantes como terroristas.
O governo federal agora envia Tropas Federais ao Rio de Janeiro com o discurso de conter o tráfico de drogas. O tráfico sempre existiu, nunca acabou. Porque agora? É uma ação dos governos (federal, estadual e municipal) para justificar a vinda das tropas federais, auxiliando na invasão das favelas, na instalação ou reforço das UPPs, ampliando o domínio e repressão do Estado e aumentado o lucro capitalista, já que a primeira ação do Estado é abrir as portas para que empresas privadas consigam novos consumidores.
Em um contexto de indignação e protestos, aumentam as forças repressivas para sufocar, reprimir e controlar as lutas populares, especialmente as seguidas revoltas que têm ocorrido nas favelas, locais de inúmeros focos de resistência. Pois é nas favelas que cotidianamente o povo pobre e negro é perseguido, torturado e assassinado.
O que aconteceu em Manguinhos foi mais uma revolta popular! Pois cerca de cem famílias ocuparam um galpão (vazio) atrás da biblioteca Parque deManguinhos. A polícia militar tentou retirar as famílias à força. Diante da resistência dos moradores, os policiais atiraram bombas de gás e de efeito moral; a população respondeu com uma chuva de pedras e garrafas. Em seguida, os policiais começaram a atirar com armas de fogo. Várias pessoas ficaram feridas. Quatro jovens foram baleados. Um está em estado grave. É a criminalização da pobreza e dos movimentos sociais, das lutas e ocupações.
PROTESTOS
Diante de tantas arbitrariedades, violações de direitos humanos, processos de total exclusão social, apropriação do patrimônio público, desvio de verba pública, entre outros vários crimes contra o povo, protestar contra a realização da Copa da FIFA no Brasil não só é legítimo – é também um dever. Portanto, não se deixe intimidar por discursos mentirosos e por um patriotismo cego e incoerente com as necessidades do povo ou ainda por artigos escritos porjornalistas e intelectuais cujo verdadeiro compromisso é com determinado partido político ou com o próprio bolso.
A atuação da polícia contra as manifestações se intensifica, fato que ficou claro no protesto do último dia 25 de janeiro, quando o manifestante Fabrício Proteus Chaves foi baleado à queima roupa (quase o levando a morte) por policiais militares. Este covarde episódio que apenas representa a rotina nas favelas e periferias do Brasil, nos coloca em alerta para futuras manifestações.
Nem a violência policial nem o discurso mentiroso da desqualificação nos fará parar. Somos parte do povo e lutamos pelo povo e com o povo. Nada impediráde desfrutarmos do direito constitucional de protestar, sobretudo contra uma Copa do Mundo mergulhada em podridão e crimes – que inclusive levou à prisão e morte pessoas que sofreram com as truculentas remoções ou pelo processo de “limpeza” social.
Os protestos contra a Copa do Mundo no Brasil representam a luta pelos interesses do povo e a defesa da dignidade da pessoa humana, ferida por leis deexceção e pelo processo covarde de construção desta Copa do Mundo da FIFA.
pc 13 giugno - Pillole comuniste
L'unità ideologica tra i compagni si cementa nella lotta ma nulla cementa di più di emozioni e lotta ideologica attiva
da Pillole comuniste - 1 -
24-8-2013
da Pillole comuniste - 1 -
24-8-2013
pc 13 giugno - precari e disoccupati in lotta a Palermo
Ieri pomeriggio un centinaio tra precari assistenti
igienico-personali in servizio presso le
scuole superiori di Palermo e provincia , licenziati dal 11 giugno, e disoccupati
organizzati con il nostro sindacato hanno protestato per pretendere l’incontro
con il presidente Crocetta al palazzo della Presidenza che deve risolvere il problema del servizio
di assistenza ai disabili i cui fondi sono “finiti” e incominciare a
ragionare sulla soluzione della questione disoccupazione, vera emergenza a Palermo.
Il pomeriggio si è
fatto più caldo del solito, dato che Crocetta era impegnato con la giunta di
governo per l’approvazione della Finanziaria Ter! (Cioè la terza puntata di una
finanziaria che non si riesce ad approvare del tutto per i litigi interni al partito di governo, il PD, per il gioco alla spartizione della poltrona) e quindi non trovava il tempo per
incontrare chi protestava.
La costanza dei
manifestanti, con ripetuti interventi al microfono e blocchi stradali, ha fatto
saltare i nervi alla giunta che ha dovuto sospendere i lavori per un po’.
Man mano sono arrivate auto e camionette dei carabinieri a protezione del
palazzo mentre i vigili urbani sono stati costretti a chiudere tutta l’area alle auto attorno alla presidenza.
foto giornale di sicilia 13 giugno 2014Precari e disoccupati si sono riversati allora a ridosso del portone immediatamente chiuso dai poliziotti "il nostro fiato sul collo dovete avere... vi asfissiamo questo è certo!"
I dirigenti inviati
da Crocetta a “calmare” gli animi, tra cui il capo di gabinetto e il segretario particolare del presidente, dopo qualche discussione accesa
con i delegati ritenuti "pericolosi" hanno detto che il presidente era disposto ad incontrare la
delegazione dopo mezzanotte, a fine giunta!
Dopo un’assemblea collettiva dei precari e disoccuapti la proposta è stata
rinviata al mittente "noi non stiamo ad elemosinare l'incontro, noi abbiamo famiglie, figli che ci aspettano a casa e non stiamo ai porci comodi del Presidente e degli assessori... noi tanto l'incontro prima o poi lo faremo, non vi lasceremo respirare... è questione di tempo", la tensione e le proteste hanno indotto allora i dirigenti a consultarsi nuovamente con Crocetta, quindi agenda alla mano è stata fissata la data per l’incontro nel primo pomeriggio del 18 giugno.
I precari e i disoccupati non si illudono di certo ma la lotta va avanti " non ci farete stancare nè scoraggiare...", la guerra è lunga ed è fatta di tante battaglie, di resistenza, di avanzate, di ritirate... noi la stiamo facendo cosapevoli di giorno in giorno della necessità di essa
Il lavoro è un diritto inalienabile
Contro precarietà, disoccupazione, miseria e carovita con questo sistema facciamola finita
Precari Coop Sociali e Disoccupati organizzati nello Slai Cobas s.c. Palermo
pc 13 giugno - occhi su taranto
a Taranto arrivano sbarcano e vengo mandati via migranti e profughi che provengono dalla siria, come dalla libia, dall'africa, dal medio oriente
a Taranto martedì 17 giugno si processano per direttissima i disoccupati organizzati slai cobas per il sindacato di classe per l'interruzione del consiglio comunale e lo scontro con i vigili
'lottare per il lavoro e il salario garantito non è reato
a Taranto il 19 giugno comincia la madre di tutti processi - quello contro padron Riva, famiglia e complici accertati - operai ilva, lavoratori e operatori del cimitero - cittadini del quartiere tamburi hanno autorganizzato la loro costituzione in parti civili . sotto l'indicazione e l'organizzazione della rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio - c/o SLAI COBAS per il sindacato di classe
a Taranto martedì 17 giugno si processano per direttissima i disoccupati organizzati slai cobas per il sindacato di classe per l'interruzione del consiglio comunale e lo scontro con i vigili
'lottare per il lavoro e il salario garantito non è reato
a Taranto il 19 giugno comincia la madre di tutti processi - quello contro padron Riva, famiglia e complici accertati - operai ilva, lavoratori e operatori del cimitero - cittadini del quartiere tamburi hanno autorganizzato la loro costituzione in parti civili . sotto l'indicazione e l'organizzazione della rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio - c/o SLAI COBAS per il sindacato di classe
pc 13 giugno - verso il 19 giugno - seminario di Istanbul - resoconto sommario a cura di ATIK - compagni turchi in Europa
Resoconto del Simposio Internazionale
contro l'isolamento e la tortura di Istanbul
"Lo Stato cerca di sottomettere il popolo alla sua violenza" Süleyman Gürcan
Il 26 e 27 aprile si è tenuto a Istanbul il Simposio Internazionale contro l'isolamento e la tortura. Al Simposio hanno preso parte difensori, avvocati e avvocatesse.
"Lo Stato cerca di sottomettere il popolo alla sua violenza" Süleyman Gürcan
Il 26 e 27 aprile si è tenuto a Istanbul il Simposio Internazionale contro l'isolamento e la tortura. Al Simposio hanno preso parte difensori, avvocati e avvocatesse.
Per due giorni i partecipanti hanno
discusso di detenzione in isolamento, prigioni di tipo F e
torture.
Il Symposio, che è ben riuscito, è stato organizzato in Turchia dalle organizzazioni Partizan, Partito Socialista degli Oppressi (ESP), Federazione dei diritti democratici (DHF) e in Europa dalla Confederazione dei Lavoratori di Turchia in Europa (ATIK), dalla Federazione dei
lavoratori migranti in Europa (AVEG - Kon) e dalla Federazione per i
diritti democratici - Europa (ADHK).
"Quando uccidono (colpiscono?) uno di noi, uccidono tutti"
Il primo giorno l'ex presidente dell'Associazione per i diritti umani IHD ed ex deputato Akin Birdal ha detto che lo Stato turco non rispetta da tempo il diritto alla vita nonostante la Turchia abbia abolito la pena di morte.
Nelle prigioni il diritto alla vita viene veementemente violato e le condizioni dei prigionieri sono così disumane che l'anno scorso 30 persone sono morte. Birdal ha reso omaggio al caduto di Rojava Serkan Tosun e ha concluso dicendo: "Finché gli uomini sanno morire, non si può derubarli
della loro libertà".
Successivamente è stato il turno dell'Italia. Il rappresentante di Soccorso Rosso Proletario, organismo in ricostruzione, ha parlato della situazione attuale dei prigionieri politici in Italia, sia appartenenti alle Brigate Rosse, sia ad altre organizzazioni rivoluzionarie, ha informato e denunciato la repressione sempre più estesa verso il movimento, in particolare verso il movimento NOTAV e senza casa. Anche in Italia le “leggi antiterrorismo" sono state usate
contro tutti coloro che lottano contro il sistema economico e politico.
SRP ha sostenuto “Quando viene ucciso (colpito?) uno di noi, allora tutti veniamo uccisi." e hasottolineato l'importanza della solidarietà internazionale – facendo riferimento alle campagne fatte e da fare per i prigionieri politici indiani, per la difesa della vita del Presidente Gonzalo ecc e ha fatto appello a mobilitare tutti coloro che lottano concretamente per la difesa dei diritti fondamentali e che la lotta nelle carceri è una parte di questa lotta.
Baki Selcuk ha salutato tutti i prigionieri politici di tutto il mondo. Ha parlato a nome delle organizzazioni Atik, ADHK, AVEG-Kon, dicendo che in Perù, nelle Filippine e India sono centinaia di migliaia i prigionieri politici, che sono parte della lotta di liberazione nazionale
Il Symposio, che è ben riuscito, è stato organizzato in Turchia dalle organizzazioni Partizan, Partito Socialista degli Oppressi (ESP), Federazione dei diritti democratici (DHF) e in Europa dalla Confederazione dei Lavoratori di Turchia in Europa (ATIK), dalla Federazione dei
lavoratori migranti in Europa (AVEG - Kon) e dalla Federazione per i
diritti democratici - Europa (ADHK).
"Quando uccidono (colpiscono?) uno di noi, uccidono tutti"
Il primo giorno l'ex presidente dell'Associazione per i diritti umani IHD ed ex deputato Akin Birdal ha detto che lo Stato turco non rispetta da tempo il diritto alla vita nonostante la Turchia abbia abolito la pena di morte.
Nelle prigioni il diritto alla vita viene veementemente violato e le condizioni dei prigionieri sono così disumane che l'anno scorso 30 persone sono morte. Birdal ha reso omaggio al caduto di Rojava Serkan Tosun e ha concluso dicendo: "Finché gli uomini sanno morire, non si può derubarli
della loro libertà".
Successivamente è stato il turno dell'Italia. Il rappresentante di Soccorso Rosso Proletario, organismo in ricostruzione, ha parlato della situazione attuale dei prigionieri politici in Italia, sia appartenenti alle Brigate Rosse, sia ad altre organizzazioni rivoluzionarie, ha informato e denunciato la repressione sempre più estesa verso il movimento, in particolare verso il movimento NOTAV e senza casa. Anche in Italia le “leggi antiterrorismo" sono state usate
contro tutti coloro che lottano contro il sistema economico e politico.
SRP ha sostenuto “Quando viene ucciso (colpito?) uno di noi, allora tutti veniamo uccisi." e hasottolineato l'importanza della solidarietà internazionale – facendo riferimento alle campagne fatte e da fare per i prigionieri politici indiani, per la difesa della vita del Presidente Gonzalo ecc e ha fatto appello a mobilitare tutti coloro che lottano concretamente per la difesa dei diritti fondamentali e che la lotta nelle carceri è una parte di questa lotta.
Baki Selcuk ha salutato tutti i prigionieri politici di tutto il mondo. Ha parlato a nome delle organizzazioni Atik, ADHK, AVEG-Kon, dicendo che in Perù, nelle Filippine e India sono centinaia di migliaia i prigionieri politici, che sono parte della lotta di liberazione nazionale
Egli ha anche sottolineato l'importanza
della lotta portata avanti dalla stampa rivoluzionaria, dalla lotta
delle donne e il fatto che in molti paesi anche i bambini sono in
carcere. Egli ha anche
ricordato che per quanto riguarda la pena di morte gli Stati Uniti e la Cina sono in prima linea.
Successivamente, è stata la volta dell'ex prigioniero politico Hasan Gülbahar che è stato 30 anni in carcere ed è stato condannato per appartenenza al TKP/ML (1). Ha detto di essere stato in vari tipi di carceri: di Tipo E, Tipo T, e quindi anche di Tipo F. “Il sistema di isolamento ha come scopo quello di estraniare le persone da se stesse e le autorità penitenziarie provano di tutto per tenerle sotto controllo."
Poi l'avvocato Sinan dello studio legale Acilim ha parlato della situazione generale dei prigionieri in Turchia, ma soprattutto dei prigionieri malati. Al momento ci sono circa 200 detenuti malati in Turchia, a cui viene negata ogni prevenzione o cura.
"Dove c'è oppressione, c'è resistenza"
Nella seconda parte, un rappresentante brasiliano del Cebraspo (2) ha fatto una presentazione sulla situazione in Brasile. Ci sono nel paese sudamericano circa 560 prigionieri politici. Contadini e giovani che si battono per i loro diritti e lottano per il diritto alla terra, vengono imprigionati.
Soprattutto durante le proteste degli ultimi tempi ci sono stati molti arresti. “Lo Stato manda l'esercito nelle baraccopoli e cerca di sottomettere il popolo alla sua violenza", ha detto il rappresentante del Cebraspo. Ha anche riferito del *Regime di esecuzione* e del cosiddetto *sistemadisciplinare di cambiamento*.
Questo sistema impedisce il contatto sociale e culturale tra i detenuti e li isola. Inoltre, sono stati portati esempi di altri paesi latino-americani, come il Cile e il Perù. A proposito delle condizioni di
isolamento del Presidente del Partito Comunista del Perù, Gonzalo, il rappresentante del Cebraspo ha detto: “Noi sappiamo che dove c’è repressione, c'è anche resistenza. Dove c’è ideologia proletaria, c’è anche resistenza organizzata".
A chiusura ha preso la parola l'ex prigioniero e membro della “Unione internazionale degli avvocati popolari" Muhammed Hochi. Nel suo discorso, ha detto che si poteva solo sognare di tenere un tale simposio in Iran: “In Iran, noi non esistiamo nemmeno sulla carta. In Iran, non c'è nemmeno la definizione ‘prigioniero politico'. Era una delle nostre richieste in prigione". Ha anche parlato del fatto che tra il 1981 e il 1982 in Iran furono posti a giudizio più di 60.000 persone e fino al 1988, si stima che da 12 a 18.000 prigionieri politici siano stati uccisi senza dare alcuna informazione pubblica.
Il contributo successivo è stato dato dal rappresentante dell'Associazione Soccorso Rosso. Nel suo discorso, egli ha sottolineato che l’Associazione Soccorso Rosso, fornisce solidarietà e sostegno senza fare differenze trale organizzazioni. Ricordava che dopo gli attentati dell'11 settembre 2001
in molti paesi sono state fatte nuove leggi antiterrorismo o quelle esistenti sono state rafforzate.
Dalle nuove leggi antiterrorismo in Germania e degli attacchi ad essa collegati le principali organizzazioni colpite sono state quelle dei migranti rivoluzionari. I precedenti divieti per le Organizzazioni(rivoluzionarie) dovettero essere annullati e venne impostato il controllo
previsto dal paragrafo antiterrorismo n.129.
Un’altra oratrice è stata l’insegnante Ayşe Berktay colpita dai processi contro il KCK (3). Nella sua presentazione, ha riferito principalmente dell'esperienza della sua prigionia nel carcere femminile Bakirköy. “In prigione tutto è vietato: le piante sono vietate, l’acquisto di libri, i suoni, le parole, la vita è vietata". E poi ha aggiunto: “I muri non possono definire la libertà, ma possono incidere sulla salute." Ha riferito che la prigione di Bakirköy è stata progettata solo per 600 donne, ma ce ne
sono imprigionate più di 1.300.
Dopo ha parlato Münevver Iltemur a nome di tutte le organizzazioni di sostegno in Turchia. Ha sottolineato in particolare che l'aumento della resistenza nelle prigioni in Turchia, avviene allo stesso tempo dello sviluppo della classe. Poi ha aggiunto che lo Stato a causa della resistenza pratica dei prigionieri ha potuto con difficoltà effettuare accertamenti di identità. Il Presidente del Tuad (5), solo di recente rilasciato dalla prigione, ha detto che i prigionieri nelle carceri “Tipo F”vengono estremamente sfruttati ed è per questo che non solo i prigionieri politici vengono coinvolti nella resistenza, ma anche tutti quelli che si trovano lì.
La questione dei prigionieri può essere risolta solo a livello internazionale
Il secondo giorno del simposio, il tema principale è stato soprattutto la posizione dei prigionieri donne, bambini e LGBT. L'avvocato Hasan Erdogan ha ricordato nel suo contributo i casi di abusi sessuali nel carcere per bambini di Pozanti nel 2011. All'epoca, il Ministero di Giustizia spostò i
bambini in diverse prigioni di tipo F con il seguente motivo: “Se i bambini fossero stati in un carcere più sicuro, questo incidente non sarebbe mai accaduto."
Attualmente ci sono tre prigioni per i bambini in Turchia. Tuttavia sono tutte affollate ed è per questo che il Ministero di Giustizia ha recentemente dato la “buona novella” annunciando che sono previsti 15 nuovi carceri per i bambini.
A seguire ha preso la parola Nevin Berktas. Egli è stato più volte condannato dallo Stato turco in quanto membro dell’organizzazione TIKB (Bolscevica) (5) ed è stato per un totale di 22 anni in carcere come prigioniero politico. Nella sua relazione ha parlato soprattutto delle violazioni dei diritti e della tortura. Utilizzando l'esempio di Suzan Zengin (6), ha mostrato come l'amministrazione penitenziaria sistematicamente cerchi di impedire il trattamento medico o rifiutarlo completamente. Così i prigionieri gravemente malati nelle carceri sono
semplicemente lasciati a morire.
La presidente della sezione ESP di Istanbul ha parlato in particolare circa il problema delle donne nelle carceri. Nelle carceri tutto è gestito in modo militaresco, ci si aspetta che tutto funzioni senza contraddizioni. In questa società dalle donne ci si aspetta essenzialmente obbedienza. "Quando
una donna resiste, cadono dalle nuvole!"
Circa il problema di Lesbiche, Gay, Bi, Trans e intersessuali (LGBTI) che vivono in carcere, il membro della Associazione di Solidarietà Kivilcim Arat di Istanbul (LGBTI) ha tenuto un discorso. “L'esistenza del prigioniero inizia con la registrazione di nomi, cognomi e così via. C'è una gran quantità di numeri. La prima crisi la vivono i transessuale a questo punto. Soprattutto durante la visita corporale. Deve essere “visitata” come donna, o secondo la carta d'identità, in cui è ancora
considerato un uomo, come uomo? Nella maggior parte dei casi la “visita” viene fatta secondo i loro passaporti e viene condotta da un uomo.” Poi ha aggiunto che l’assunzione di ormoni necessari per i transessuali viene negata dalla direzione della prigione e che soprattutto i transessuali sono
costretti a subire molestie sessuali da parte delle guardie.
L'avvocato dell’Associazione degli avvocati di Istanbul e membro del Comitato per le prigioni Begüm Yildiz ha parlato in particolare di temi come i sistemi di applicazione internazionali e il sistema giuridico. Degli avvocati presenti venuti dall'estero il primo a prendere la parola è stato
l’australiano Gill H. Boehringer.
Egli ha sottolineato la crescente privatizzazione delle carceri australiane e che il governo australiano cerca costantemente, utilizzando politiche neoliberiste e la globalizzazione, di peggiorare questa situazione. La politica verso gli aborigeni ha un carattere genocida, non possiedono alcun
diritto ed unicamente per il fatto che sono aborigeni, vengono sfruttati .
“Nelle carceri la resistenza è uno dei più importanti punti di riferimento"
L’avvocato iraniano Muhammed Hochi continuò il discorso sul sistema giuridico in Iran. “In Iran il sistema giuridico è molto incasinato" ha detto. "Da un lato c’è un sistema giuridico civile, dall’altro c'è la Sharia. I casi politici vengono trattati dal Tribunale Rivoluzionario Islamico. Questi fanno riferimento soprattutto alla legge della Sharia." Ha anche detto che qualsiasi tipo di resistenza viene considerato come blasfemia e quindi in Iran non c’è nessun diritto per i prigionieri politici.
L'avvocato Hans Lagenberg nel suo discorso ha parlato della magistratura in Olanda. Egli ha sottolineato che ci sono tre tipi di prigione lì, aperta, semi aperta e chiusa. Il tipo di sanzione è legata alla gravità del reato. In seguito ha ricordato che in Olanda c’è anche un carcere di massima
sicurezza con un totale di otto occupanti, tra i quali c'è anche Muhammed Bee.
La rappresentante dello “Studio legale degli oppressi", Özlem Gümüstas, ha sollevato la questione del significato della resistenza nelle carceri. "Nelle carceri la resistenza e la vita rivoluzionaria sono uno dei più importanti punti di riferimento. Per questo motivo, lo stato cerca con differenti forme di carceri di distruggerlo."
Il rappresentante di Atik, Süleyman Gürcan, ha parlato dei rapporti internazionali, sottolineando che la questione della resistenza dei prigionieri dovrebbe essere discussa a livello internazionale. Anche la rappresentante di Partizan ha sottolineato che la questione dei prigionieri politici non è una questione nazionale ma internazionale. Pertanto, sarebbe importante creare una organizzazione internazionale e attraverso questa attualizzare la questione dei prigionieri politici.
Per ultima ha parlato la rappresentante della ÖTSP (7) Münevver Iltemur, che ha sottolineato la necessità di azioni congiunte per la libertà dei prigionieri politici, e ha ribadito quanto fosse importante questo simposio per i prigionieri politici.
ricordato che per quanto riguarda la pena di morte gli Stati Uniti e la Cina sono in prima linea.
Successivamente, è stata la volta dell'ex prigioniero politico Hasan Gülbahar che è stato 30 anni in carcere ed è stato condannato per appartenenza al TKP/ML (1). Ha detto di essere stato in vari tipi di carceri: di Tipo E, Tipo T, e quindi anche di Tipo F. “Il sistema di isolamento ha come scopo quello di estraniare le persone da se stesse e le autorità penitenziarie provano di tutto per tenerle sotto controllo."
Poi l'avvocato Sinan dello studio legale Acilim ha parlato della situazione generale dei prigionieri in Turchia, ma soprattutto dei prigionieri malati. Al momento ci sono circa 200 detenuti malati in Turchia, a cui viene negata ogni prevenzione o cura.
"Dove c'è oppressione, c'è resistenza"
Nella seconda parte, un rappresentante brasiliano del Cebraspo (2) ha fatto una presentazione sulla situazione in Brasile. Ci sono nel paese sudamericano circa 560 prigionieri politici. Contadini e giovani che si battono per i loro diritti e lottano per il diritto alla terra, vengono imprigionati.
Soprattutto durante le proteste degli ultimi tempi ci sono stati molti arresti. “Lo Stato manda l'esercito nelle baraccopoli e cerca di sottomettere il popolo alla sua violenza", ha detto il rappresentante del Cebraspo. Ha anche riferito del *Regime di esecuzione* e del cosiddetto *sistemadisciplinare di cambiamento*.
Questo sistema impedisce il contatto sociale e culturale tra i detenuti e li isola. Inoltre, sono stati portati esempi di altri paesi latino-americani, come il Cile e il Perù. A proposito delle condizioni di
isolamento del Presidente del Partito Comunista del Perù, Gonzalo, il rappresentante del Cebraspo ha detto: “Noi sappiamo che dove c’è repressione, c'è anche resistenza. Dove c’è ideologia proletaria, c’è anche resistenza organizzata".
A chiusura ha preso la parola l'ex prigioniero e membro della “Unione internazionale degli avvocati popolari" Muhammed Hochi. Nel suo discorso, ha detto che si poteva solo sognare di tenere un tale simposio in Iran: “In Iran, noi non esistiamo nemmeno sulla carta. In Iran, non c'è nemmeno la definizione ‘prigioniero politico'. Era una delle nostre richieste in prigione". Ha anche parlato del fatto che tra il 1981 e il 1982 in Iran furono posti a giudizio più di 60.000 persone e fino al 1988, si stima che da 12 a 18.000 prigionieri politici siano stati uccisi senza dare alcuna informazione pubblica.
Il contributo successivo è stato dato dal rappresentante dell'Associazione Soccorso Rosso. Nel suo discorso, egli ha sottolineato che l’Associazione Soccorso Rosso, fornisce solidarietà e sostegno senza fare differenze trale organizzazioni. Ricordava che dopo gli attentati dell'11 settembre 2001
in molti paesi sono state fatte nuove leggi antiterrorismo o quelle esistenti sono state rafforzate.
Dalle nuove leggi antiterrorismo in Germania e degli attacchi ad essa collegati le principali organizzazioni colpite sono state quelle dei migranti rivoluzionari. I precedenti divieti per le Organizzazioni(rivoluzionarie) dovettero essere annullati e venne impostato il controllo
previsto dal paragrafo antiterrorismo n.129.
Un’altra oratrice è stata l’insegnante Ayşe Berktay colpita dai processi contro il KCK (3). Nella sua presentazione, ha riferito principalmente dell'esperienza della sua prigionia nel carcere femminile Bakirköy. “In prigione tutto è vietato: le piante sono vietate, l’acquisto di libri, i suoni, le parole, la vita è vietata". E poi ha aggiunto: “I muri non possono definire la libertà, ma possono incidere sulla salute." Ha riferito che la prigione di Bakirköy è stata progettata solo per 600 donne, ma ce ne
sono imprigionate più di 1.300.
Dopo ha parlato Münevver Iltemur a nome di tutte le organizzazioni di sostegno in Turchia. Ha sottolineato in particolare che l'aumento della resistenza nelle prigioni in Turchia, avviene allo stesso tempo dello sviluppo della classe. Poi ha aggiunto che lo Stato a causa della resistenza pratica dei prigionieri ha potuto con difficoltà effettuare accertamenti di identità. Il Presidente del Tuad (5), solo di recente rilasciato dalla prigione, ha detto che i prigionieri nelle carceri “Tipo F”vengono estremamente sfruttati ed è per questo che non solo i prigionieri politici vengono coinvolti nella resistenza, ma anche tutti quelli che si trovano lì.
La questione dei prigionieri può essere risolta solo a livello internazionale
Il secondo giorno del simposio, il tema principale è stato soprattutto la posizione dei prigionieri donne, bambini e LGBT. L'avvocato Hasan Erdogan ha ricordato nel suo contributo i casi di abusi sessuali nel carcere per bambini di Pozanti nel 2011. All'epoca, il Ministero di Giustizia spostò i
bambini in diverse prigioni di tipo F con il seguente motivo: “Se i bambini fossero stati in un carcere più sicuro, questo incidente non sarebbe mai accaduto."
Attualmente ci sono tre prigioni per i bambini in Turchia. Tuttavia sono tutte affollate ed è per questo che il Ministero di Giustizia ha recentemente dato la “buona novella” annunciando che sono previsti 15 nuovi carceri per i bambini.
A seguire ha preso la parola Nevin Berktas. Egli è stato più volte condannato dallo Stato turco in quanto membro dell’organizzazione TIKB (Bolscevica) (5) ed è stato per un totale di 22 anni in carcere come prigioniero politico. Nella sua relazione ha parlato soprattutto delle violazioni dei diritti e della tortura. Utilizzando l'esempio di Suzan Zengin (6), ha mostrato come l'amministrazione penitenziaria sistematicamente cerchi di impedire il trattamento medico o rifiutarlo completamente. Così i prigionieri gravemente malati nelle carceri sono
semplicemente lasciati a morire.
La presidente della sezione ESP di Istanbul ha parlato in particolare circa il problema delle donne nelle carceri. Nelle carceri tutto è gestito in modo militaresco, ci si aspetta che tutto funzioni senza contraddizioni. In questa società dalle donne ci si aspetta essenzialmente obbedienza. "Quando
una donna resiste, cadono dalle nuvole!"
Circa il problema di Lesbiche, Gay, Bi, Trans e intersessuali (LGBTI) che vivono in carcere, il membro della Associazione di Solidarietà Kivilcim Arat di Istanbul (LGBTI) ha tenuto un discorso. “L'esistenza del prigioniero inizia con la registrazione di nomi, cognomi e così via. C'è una gran quantità di numeri. La prima crisi la vivono i transessuale a questo punto. Soprattutto durante la visita corporale. Deve essere “visitata” come donna, o secondo la carta d'identità, in cui è ancora
considerato un uomo, come uomo? Nella maggior parte dei casi la “visita” viene fatta secondo i loro passaporti e viene condotta da un uomo.” Poi ha aggiunto che l’assunzione di ormoni necessari per i transessuali viene negata dalla direzione della prigione e che soprattutto i transessuali sono
costretti a subire molestie sessuali da parte delle guardie.
L'avvocato dell’Associazione degli avvocati di Istanbul e membro del Comitato per le prigioni Begüm Yildiz ha parlato in particolare di temi come i sistemi di applicazione internazionali e il sistema giuridico. Degli avvocati presenti venuti dall'estero il primo a prendere la parola è stato
l’australiano Gill H. Boehringer.
Egli ha sottolineato la crescente privatizzazione delle carceri australiane e che il governo australiano cerca costantemente, utilizzando politiche neoliberiste e la globalizzazione, di peggiorare questa situazione. La politica verso gli aborigeni ha un carattere genocida, non possiedono alcun
diritto ed unicamente per il fatto che sono aborigeni, vengono sfruttati .
“Nelle carceri la resistenza è uno dei più importanti punti di riferimento"
L’avvocato iraniano Muhammed Hochi continuò il discorso sul sistema giuridico in Iran. “In Iran il sistema giuridico è molto incasinato" ha detto. "Da un lato c’è un sistema giuridico civile, dall’altro c'è la Sharia. I casi politici vengono trattati dal Tribunale Rivoluzionario Islamico. Questi fanno riferimento soprattutto alla legge della Sharia." Ha anche detto che qualsiasi tipo di resistenza viene considerato come blasfemia e quindi in Iran non c’è nessun diritto per i prigionieri politici.
L'avvocato Hans Lagenberg nel suo discorso ha parlato della magistratura in Olanda. Egli ha sottolineato che ci sono tre tipi di prigione lì, aperta, semi aperta e chiusa. Il tipo di sanzione è legata alla gravità del reato. In seguito ha ricordato che in Olanda c’è anche un carcere di massima
sicurezza con un totale di otto occupanti, tra i quali c'è anche Muhammed Bee.
La rappresentante dello “Studio legale degli oppressi", Özlem Gümüstas, ha sollevato la questione del significato della resistenza nelle carceri. "Nelle carceri la resistenza e la vita rivoluzionaria sono uno dei più importanti punti di riferimento. Per questo motivo, lo stato cerca con differenti forme di carceri di distruggerlo."
Il rappresentante di Atik, Süleyman Gürcan, ha parlato dei rapporti internazionali, sottolineando che la questione della resistenza dei prigionieri dovrebbe essere discussa a livello internazionale. Anche la rappresentante di Partizan ha sottolineato che la questione dei prigionieri politici non è una questione nazionale ma internazionale. Pertanto, sarebbe importante creare una organizzazione internazionale e attraverso questa attualizzare la questione dei prigionieri politici.
Per ultima ha parlato la rappresentante della ÖTSP (7) Münevver Iltemur, che ha sottolineato la necessità di azioni congiunte per la libertà dei prigionieri politici, e ha ribadito quanto fosse importante questo simposio per i prigionieri politici.
Note:
(1) TKP/ML: Partito comunista di
Turchia marxista-leninista
(2) Cebraspo: Centro per la solidarietà con i popoli
(3) KCK: Unione delle Comunità del Kurdistan
(4) Tuad: Associazione per la Solidarietà dei prigionieri e delle loro
famiglie
(5) TIKB (Bolsevik): Partito Comunista dei Lavoratori di Turchia
(bolscevico)
(6) Suzan Zengin venne arrestata e imprigionata il 28 agosto 2009 con un pretesto dalla polizia turca. Sebbene la giornalista soffrisse di una malattia cardiaca lo stato turco le ha negato ogni trattamento medico. Così, la sua salute si è deteriorata così forte che nel settembre 2011,
doveva essere fatto un intervento a cuore aperto. Dopo 17 giorni in terapia intensiva, morì il 12 Ottobre 2011 per le conseguenze delle mancate cure.
Era una giornalista impegnata e membro del TKP/ML-TIKKO.
(7) ÖTSP: Piattaforma delle voci degli immortali e dei prigionieri
AHM – Centro Notizie ATIK
(2) Cebraspo: Centro per la solidarietà con i popoli
(3) KCK: Unione delle Comunità del Kurdistan
(4) Tuad: Associazione per la Solidarietà dei prigionieri e delle loro
famiglie
(5) TIKB (Bolsevik): Partito Comunista dei Lavoratori di Turchia
(bolscevico)
(6) Suzan Zengin venne arrestata e imprigionata il 28 agosto 2009 con un pretesto dalla polizia turca. Sebbene la giornalista soffrisse di una malattia cardiaca lo stato turco le ha negato ogni trattamento medico. Così, la sua salute si è deteriorata così forte che nel settembre 2011,
doveva essere fatto un intervento a cuore aperto. Dopo 17 giorni in terapia intensiva, morì il 12 Ottobre 2011 per le conseguenze delle mancate cure.
Era una giornalista impegnata e membro del TKP/ML-TIKKO.
(7) ÖTSP: Piattaforma delle voci degli immortali e dei prigionieri
AHM – Centro Notizie ATIK
pc 13 giugno - Gli 80 euro di Renzi? Uno spot elettorale, parola di Squinzi!
Queste sono le parole dette ad un giornalista del Corriere
della Sera ieri, dal presidente della Confindustria Squinzi, come riportato dal
sole 24 ore di oggi: “Uno spot elettorale, è stata la domanda
dell’intervistatore, Dario Di Vico, del Corriere della Sera: “Accetto – ha risposto Squinzi – ma non mi sono azzardato ad avanzare alcun
tipo di critica perché ritenevo che
un risultato importante per l’Europa fosse fondamentale in questo momento della
vita del paese. Ho compreso la necessità del governo di bloccare un voto
antieuropeo”.
È molto comprensivo Squinzi che certo avrebbe preferito un
altro abbassamento delle tasse ai padroni e soprattutto del “costo del lavoro”:
“un intervento sull’Irap per abbassare il costo del lavoro avrebbe dato un
risultato sicuramente più forte se non nell’immediato, nel medio termine…”.
Ma l’“investimento su Renzi” vale il gioco. Renzi però, è sì
veloce, ma deve fare ancora più in fretta
“Ora grazie alla legittimazione ottenuta alle europee [bella
legittimazione quella ottenuta con il “voto di scambio”!!!] ‘e con la voglia di
fare che traspare da un esecutivo che sembra pieno di energia, deve mettere
mano alle riforme e alla semplificazione del paese, è un dovere ineludibile cui
non si può sottrarre’. Solo se l’Italia cambia, semplificando “balzelli e
orpelli” si potrà consentire “alle nostre aziende di investire”.
E “Tra le riforme, occorre rivedere “profondamente” le
relazioni industriali”. Non gli basta ancora la “libertà di fare profitti” come
ha ricordato il ministro Guidi e ha ripetuto il presidente dei giovani
industriali, non serve cancellare di fatto tutti i residui diritti dei
lavoratori: “Il contratto a tempo indeterminato deve essere competitivo, con tutte le flessibilità in entrata, in uscita
e nel corso del lavoro. [Per non sbagliare ci ha messo tutte le
flessibilità cioè tutti i licenziamenti possibili]. Ognuno sa quanto è difficile spostare un lavoratore da una
posizione all’altra”.
A Squinzi non piace, per raggiungere lo stesso obbiettivo,
la via traversa, quella per esempio che si era inventata il governo, con il suo
“esperto” del lavoro Pietro Ichino, e cioè, “la formula del contratto a tutele
crescenti”. E anzi, aggiunge che è “Un ragionamento tutto da fare, insieme alle
politiche attive e passive del lavoro: la
cassa in deroga o straordinaria che si prolunga per anni “non deve più esistere,
sono disincentivi a ritrovare una nuova possibilità di lavoro”.
I padroni delle aziende (e anche del governo) grandi, come
Squinzi, o piccoli come Marco Gay, hanno le idee fin troppo chiare. Il loro “mondiale”
anche nel campo della “crisi” se lo stanno giocando bene; per la risposta adeguata
la palla è sempre più nel campo del proletariato.
giovedì 12 giugno 2014
pc 12 giugno - Bonanni un servo laureato dei padroni .. ma dove è finita la dignità dell'università di Salerno?
Laurea "honoris causa" a Bonanni. In "consulenza aziendale"...
Giovedì, 12 Giugno 2014 09:05
Redazione Contropiano
203
Dicamo la verità: se l'è meritata tutta! Una vita da consulente delle aziende non si può lasciare nel silenzio... Non volevate mica che restasse nella storia come "sindacalista"?! Un vero insulto, per uno come lui, con quel curriculum, con quella storia...
Ancora non si ritira dalla scena politico-sindacale, anche se è andato in pensione già da tempo (con una pratica gestita a tempo di record, mormorano i maligni). E dicono anche che non si tratti proprio di una pensione "operaia". Del resto uno che di "pacchi" ai lavoratori ne ha tirati a migliaia mica si poteva far mandare a riposo con un trattamento da poveraccio!
La notizia della laurea disonoris causa a Raffale Bonanni ha però mandato su tutte le furie i professori della stessa università che gliela vuole attribuire. Bisogna capire anche loro, che hanno studiato e lavorato una vita. Ci manca solo che, vista l'esperienza maturata sul campo, ora un rettore qualsiasi pensi anche di affidargli una cattedra...
*****
L’Università di Salerno conferirà lunedì 16 giugno la Laurea Honoris Causa in Consulenza e Management Aziendale a Raffaele Bonanni, segretario generale della CISL.
Più di 150 docenti della stessa Università hanno espresso la loro contrarietà, sottoscrivendo l’appello “Laurea honoris causa a Bonanni: non in mio nome” per non svalutare l’istituto di questa preziosa onorificenza e salvaguardare la reputazione dell’Università italiana.
Chiediamo la tua firma a sostegno della nostra posizione, riportata in dettaglio nell’appello che segue.
----------
"LAUREA HONORIS CAUSA A BONANNI: NON IN MIO NOME"
Vogliamo esprimere la nostra contrarietà all'attribuzione di una Laurea Honoris Causa in Consulenza e Management Aziendale a Raffaele Bonanni.
Nella seduta del 20 maggio 2014 il Senato Accademico della Università di Salerno con votazione quasi unanime ha approvato, su proposta del Dipartimento di Studi e Ricerche Aziendali, il conferimento Honoris Causa della Laurea Magistrale in Consulenza e Management Aziendale al segretario della CISL Raffaele Bonanni.
Ricordiamo che la Laurea Honoris causa è un titolo accademico onorifico che l'università conferisce “soltanto a persone che, per opere compiute o pubblicazioni fatte, siano venute in meritata fama di singolare perizia nelle discipline della Facoltà per cui è concessa ” (art. 169 Regio decreto 1592/1933).
I motivi principali che ci rendono contrari alla decisione sono:
1) Non riteniamo le opere e le pubblicazioni di Raffaele Bonanni per valore culturale-artistico, economico-sociale o tecnico-scientifico riconosciute ed apprezzate a livello nazionale ed internazionale, in particolare sotto il profilo dell'innovatività, e pertanto non meritano il conferimento della Laurea.
2) Troviamo singolare larga parte dell’impianto delle motivazioni approvate dal Senato Accademico in quanto frutto di forzature e spesso privo di fondamento. Ricordiamo, ad esempio, che tra le motivazioni a supporto di tale attribuzione vengono citate "l'invenzione del DURC” (Documento Unico di Regolarità Contributiva) ed opinabili motivazioni di carattere politico che riconoscerebbero a Bonanni di essere “tra i principali artefici del processo di riforma del sistema delle relazioni industriali che si evolve da un modello tipicamente conflittuale e rivendicativo verso un modello partecipativo e propositivo”.
Per questi motivi, chiediamo che la delibera di conferimento sia annullata per non svalutare l’istituto della Laurea Honoris Causa e salvaguardare la reputazione della nostra Università.
Primi firmatari (in ordine alfabetico)
Andrea F. Abate, Felice Addeo, Anna Alfani, Sabato Aliberti, Adolfo Avella, Diego Barletta, Grazia Basile, Laura Bazzicalupo, Giovanna Bimonte, Massimo Blasone, Vittorio Bovolin, Davide Bubbico, Rita Calabrese, Michele Calvello, Maurizio Cambi, Carmine Capacchione, Paola Capone, Lucia Caporaso, Paolo Capuano, Tonino Caruso, Stefano Castiglione, Guido Cavalca, Paola Cavaliere, Pietro Cavallo, Francesco Chiadini, Paolo Ciambelli, Roberto Citarella, Simona Concilio, Federico Corberi, Chiara Costabile, Carlo Crescenzi, Gabriele Cricrì, Gennaro Cuccurullo, Francesco D’Agostino, Francesca Romana D'Ambrosio, Paolo D'Arco, Stefano D'Atri, Massimo De Carolis, Giovanni De Feo, Flora De Giovanni, Luca De Lucia, Maria De Martino, Salvatore De Martino, Salvatore De Pasquale, Silvio De Siena, Costantino Delizia, Giorgio Della Sala, Francesca Dell'Acqua, Fabrizio Denunzio, Marisa Di Matteo, Antonio Di Nola, Paolo Diana, Cristiano Diddi, Vittorio Dini, Riccardo Distasi, Giorgio Donsì, Aurora Egidio, Luca Esposito, Vincenzo Esposito, Nello Fedullo, Flaminio Ferrara, Franco Ferrari, Giovanna Ferrari, Filomena Ferrucci, Rosa Fiorillo, Giuseppe Foscari, Luigi Frezza, Domenico Fruncillo, Carmine Gaeta, Maria Galante, Amalia Galdi, Claudio Gennarelli, Giangiacomo Gerla, Fabia Grisi, Domenico Guida, Maurizio Guida, Pasquale Iaccio, Raffaele Iannone, Fabrizio Illuminati, Roberto Iorio, Irene Izzo, Gaetano Lamberti, Marina Lamberti, Nicola Lamberti, Alfredo Lambiase, Alessandro Laudanna, Viktoria Lazareva, Charmaine Anne Lee, Antonella Leone, Domenico Lombardi, Fausto Longo, Maurizio Longo, Marina Lops, Sergio Lubello, Domenico Maddaloni, Anna Maria Menichini, Maria Teresa Mercaldo, Giuseppe Milano, Stefano Milione, Salvatore Miranda, Paola Montoro, Rosario Montuori, Chiara Nicotera, Marcella Niglio, Leone Oliva, Mariella Pacifico, Vincenzo Palma, Guido Panico, Mariolina Papa, Mario Alberto Pavone, Massimo Pendenza, Giovanni Pica, Antonina Plutino, Stefania Pragliola, Jonathan Pratschke, Antonio Proto, Ileana Rabuffo, Fabio Raimondi, Rocco Restaino, Paola Rizzo, Maria Grazia Romano, Federico Rossi, Alessandro Ruggiero, Federico Sanguineti, Annamaria Sapienza, Renata Savy, Antonio Scaglione, Vittorio Scarano, Arrigo Scettri, Maria Antonietta Selvaggio, Adolfo Senatore, Libero Sesti Osseo, Agnese Silvestri, Immaculada Solis Garcia, Marco Soria, Annunziata Soriente, Giovanni Sparano, Domenico Taranto, Consiglia Tedesco, Irene Margarita Theiner, Valerio Tozzi, Rossella Trapanese, Antonella Trotta, Ermanno Vasca, Vincenzo Venditto, Simona Vietri, Giovanni Vigliotta, Gaetano Vilasi, Adriano Vinale, Tiziano Virgili, Luca Vitagliano, Cosimo Vitale, Giuseppe Vitiello, Vittoria Vittoria, Miriam Voghera, Walter Zamboni
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