L'incontro tra Almaviva e i sindacati confederali a Roma si è concluso con un rinvio al governo e nessun passo indietro sui licenziamenti. Vi è l'annuncio da parte delle OO.SS. di uno sciopero nazionale, ma non è stata decisa la data, come ancora non è stata fissata la data della convocazione del Tavolo di confronto da parte del Ministero dello Sviluppo Economico (per capirci quello della Ministra Guidi, che fa gli interessi delle grandi aziende e propri...).
Restano, pertanto, confermati i 3000 licenziamenti annunciati sul territorio nazionale.
Intanto, a Napoli, dopo le due grosse giornate di lotta del 30 e del 31, il 6 aprile, in cui andrà il presidente del Consiglio Matteo Renzi, vi sarà una prima, speriamo forte, risposta di lotta.
A Palermo, ieri, alcune centinaia di lavoratori hanno sfilato in corteo fino alla sede della Rai, dove hanno conquistato la ribalta della 'Vita in direttà, esponendo un grande lenzuolo con su scritto "lavoro e dignità".
Ma qual'è la posizione dei sindacati confederali? Durante il vertice romano tenuto nella sede di Unindustria, i segretari di Fistel Cisl, Slc Cgil e Uilcom Uilm hanno chiesto "un intervento strutturale da parte del governo Renzi sulla crisi dei call center. Ribadendo la necessità di norme che vietino gare al massimo ribasso, delocalizzazioni e meccanismi distorsivi della concorrenza.
E hanno aggiunto: “Almaviva deve ricorrere agli ammortizzatori sociali, il Governo nazionale deve applicare quanto annunciato in ambito di regole e risorse economiche aggiuntive a sostegno del settore e i committenti devono garantire la sostenibilità sociale del settore riportando il lavoro in Italia. E la Regione siciliana deve fare la sua parte mettendo a disposizione risorse per formazione e sostegno al reddito".
Ma questa posizione oggettivamente fa eco alle lamentele dell'azienda verso il governo. L'azienda, infatti, ha parlato di "estrema gravità della situazione", determinata, "dalla crisi strutturale del settore italiano dei call center, segnato da perduranti fenomeni distorsivi, condizionato da un quadro normativo incerto e da costante elusione delle regole"; quindi “insostenibilità delle attività dell'azienda alle condizioni attuali e con i soli strumenti fino ad oggi disponibili, compreso l'ormai pluriennale ricorso agli ammortizzatori sociali... ad oggi la crisi appare irreversibile e l'unica soluzione è il taglio dei posti di lavorò. Poi l'apertura, con ricatto: 'Siamo disponibili a discutere di soluzioni concrete e con scadenze precise ma superando le discussioni sulla ricerca delle responsabilità che causerebbero solo un irrigidimento delle rispettive posizioni...".
Di fatto azienda e sindacati confederali hanno la stessa voce nel dire che la colpa è dei committenti, della concorrenza; come hanno la stessa voce nel chiedere risorse economiche aggiuntive a sostegno del settore. Unica differenza è che i sindacati confederali chiedono anche un nuovo ricorso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori, fino a chiedere, alla Regione siciliana, risorse per "formazione e sostegno al reddito" (primo, ma di quale formazione si parla? Visto che la maggiorparte dei lavoratori fa questo lavoro da anni ed è sicuramente formata; secondo, queste proposte di fatto non sono un annuncio di accettazione degli esuberi?); mentre Almaviva dice che ormai ha fatto già ricorso per tanti anni agli ammortizzatori sociali e, quindi, ora o vi sono nuovi interventi a suo favore, o taglia i posti di lavoro.
Sul fatto che Almaviva non stia affatto in crisi, ma vuole solo tagliare il costo del lavoro, attraverso licenziamenti e delocalizzazioni, per fare più utili, e che abbia in questi anni ampiamente usufruito di sgravi e incentivi da parte del governo, rimandiamo all'articolo in questo blog del 30 marzo: "Cosa c'è dietro i licenziamenti di Almaviva (
"http://proletaricomunisti.blogspot.it/2016/03/pc-30-marzo-cosa-ce-dietro-i.html); la questione ora è che accettare invece da parte dei sindacati confederali "la crisi del settore dei call center", già annuncia una fine della vicenda ormai nota:
Almaviva potrà ritirare una parte dei licenziamenti, ma a fronte di un forte peggioramento generalizzato dei contratti di lavoro (il jobs act gli dà una grande mano in questo), in ore, flessibilità, salari, diritti, ritorno a forme di contratti parasubordinati, ecc.; mentre incasserà nuovi incentivi e sgravi dal governo, e dai sindacati una "pace sociale". Fra qualche tempo poi tornerebbe a "bomba", per un nuovo taglio del costo del lavoro.
E i principali interessati, le "vittime" di tutto questo, I LAVORATORI E LE LAVORATRICI?
Vi è una grande partecipazione alla lotta e volontà di lotta. Ma occorre che siano loro i protagonisti in tutto, affinchè non avvenga che i lavoratori lottano ma le soluzioni vengano decise e portate avanti dagli altri sulla testa dei lavoratori e delle lavoratrici.
Serve l'unità dei lavoratori indipendentemente dai Sindacati confederali; ma serve che i lavoratori più coscienti, più ribelli si organizzino fuori e contro le posizioni di Cgil, Cisl, Uil (per es. con un comitato di lotta unitario, o altro...) e impongano la loro piattaforma, che non può che essere contro Almaviva, Governo, grandi committenti pubblici (che sono divisi per arraffare ognuno i propri interessi, ma uniti contro i lavoratori), per la difesa di tutti i posti di lavoro, per impedire qualsiasi peggioramento delle condizioni di lavoro e dei diritti dei lavoratori.
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