venerdì 13 dicembre 2013
pc 13 dicembre - i fascioforconi a roma protetti e allevati dalla polizia devono essere spazzati via.. chi civetta coi fascio forconi nel movimento antagonista a Roma come aTorino,come altrove, come in 'facebook' è un idiota pericoloso che va criticato
I Forconi romani si tingono di nero petardi della destra contro la Regione
Al debutto in piazza per
"fermare l'Italia", i "forconi" romani dribblano le etichette e non
vogliono essere classificati come un movimento di destra: "Qui c'è la
gente normale che si alza tutte le mattine e va a lavorare, non ci sono
rossi e neri", urla dal megafono un manifestante in piazza dei
Partigiani, luogo evocativo scelto come quartier generale della protesta
nella capitale.
Ma proprio un adesivo su quel megafono ne tradisce la provenienza: "Zippo libero", c'è scritto a lettere bianche su sfondo nero. E Zippo è Alberto Paladino, militante di CasaPound accusato di aver aggredito 2 anni fa alcuni esponenti del Pd.
I "fascisti del terzo millennio" appoggiano la mobilitazione che ha il suo cuore in Sicilia e proverà a bloccare il Paese e a "invadere" Roma già domani, in occasione del voto di fiducia al governo Letta. "Se verrà data la fiducia - annuncia Danilo Calvani, coordinatore del movimento - la nostra protesta rimarrà in piedi fino a che non se ne vanno. Sarà sciopero a oltranza nelle forme pacifiche e democratiche che si conoscono".
Nell'attesa, la giornata di ieri è filata via tutto sommato senza particolari problemi. Unici momenti di tensione in mattinata, prima sulla Tuscolana, all'altezza della sede della Banca d'Italia, poi su via Cristoforo Colombo bloccata per alcuni minuti dai militanti del "Movimento sociale europeo": "Vita, famiglia, casa e lavoro non sono un privilegio ma un diritto.
Ci stanno rapinando il futuro", urlano i manifestanti. Poi lanciano petardi e fumogeni contro la sede della Regione Lazio. Il bilancio finale è di undici persone fermate e denunciate per manifestazione non autorizzata. Tra loro anche Giuliano Castellino, leader del Mse e volto noto della destra romana.
Al di là di queste azioni, i manifestanti mantengono per tutta la giornata il presidio davanti alla stazione Ostiense: i numeri sono ridotti, appena qualche centinaio di persone tra banchetti e volantinaggi. "I veri italiani non si fermano", "Questa Italia si ribella e scende nelle strade", gli slogan più gettonati.
"Oggi stiamo fermando il Paese - sottolinea Alessio Provaroni, un altro dei coordinatori della protesta nella capitale - qui c'è l'Italia che lavora, che produce e che mantiene la casta di parassiti. Noi li vogliamo cacciare dal Parlamento: non ci rappresentano, devono andare via".
Prevale soprattutto il tricolore, viene cantato l'inno di Mameli e c'è un costante richiamo alla patria ("Io sono italiana, l'Italia è mia", dice una manifestante). Scampato, almeno per il momento, il temuto blocco
delle merci. "Non abbiamo notizie di disagi nel rifornimento delle
derrate alimentari e non della capitale", afferma il presidente di
Confesercenti Valter Giammaria.
E anche nei mercati, come conferma la Confcommercio, non viene registrato nessun problema. I presidi, però, andranno avanti anche nelle prossime ore. La speranza di alimentarli, anche numericamente, è riposta nei social network: "Se i rivoluzionari da Facebook si muovono cresceremo".
Ma proprio un adesivo su quel megafono ne tradisce la provenienza: "Zippo libero", c'è scritto a lettere bianche su sfondo nero. E Zippo è Alberto Paladino, militante di CasaPound accusato di aver aggredito 2 anni fa alcuni esponenti del Pd.
I "fascisti del terzo millennio" appoggiano la mobilitazione che ha il suo cuore in Sicilia e proverà a bloccare il Paese e a "invadere" Roma già domani, in occasione del voto di fiducia al governo Letta. "Se verrà data la fiducia - annuncia Danilo Calvani, coordinatore del movimento - la nostra protesta rimarrà in piedi fino a che non se ne vanno. Sarà sciopero a oltranza nelle forme pacifiche e democratiche che si conoscono".
Nell'attesa, la giornata di ieri è filata via tutto sommato senza particolari problemi. Unici momenti di tensione in mattinata, prima sulla Tuscolana, all'altezza della sede della Banca d'Italia, poi su via Cristoforo Colombo bloccata per alcuni minuti dai militanti del "Movimento sociale europeo": "Vita, famiglia, casa e lavoro non sono un privilegio ma un diritto.
Ci stanno rapinando il futuro", urlano i manifestanti. Poi lanciano petardi e fumogeni contro la sede della Regione Lazio. Il bilancio finale è di undici persone fermate e denunciate per manifestazione non autorizzata. Tra loro anche Giuliano Castellino, leader del Mse e volto noto della destra romana.
Al di là di queste azioni, i manifestanti mantengono per tutta la giornata il presidio davanti alla stazione Ostiense: i numeri sono ridotti, appena qualche centinaio di persone tra banchetti e volantinaggi. "I veri italiani non si fermano", "Questa Italia si ribella e scende nelle strade", gli slogan più gettonati.
"Oggi stiamo fermando il Paese - sottolinea Alessio Provaroni, un altro dei coordinatori della protesta nella capitale - qui c'è l'Italia che lavora, che produce e che mantiene la casta di parassiti. Noi li vogliamo cacciare dal Parlamento: non ci rappresentano, devono andare via".
Prevale soprattutto il tricolore, viene cantato l'inno di Mameli e c'è un costante richiamo alla patria ("Io sono italiana, l'Italia è mia", dice una manifestante). Scampato, almeno per il momento, il temuto blocco
E anche nei mercati, come conferma la Confcommercio, non viene registrato nessun problema. I presidi, però, andranno avanti anche nelle prossime ore. La speranza di alimentarli, anche numericamente, è riposta nei social network: "Se i rivoluzionari da Facebook si muovono cresceremo".
pc 13 dicembre - Fiat/Marchionne cerca soldi e i sindacati confederali gli tengono bordone... il bluff degli investimenti in Europa
Mentre è impegnata nell'ennesima presa per i fondelli della
Fiom, che elemosina ancora una "rappresentanza" e una "presenza
al tavolo negoziale sul contratto", la Fiat lascia trapelare, tramite
informazioni di stampa, probabilmente per accattivarsi le simpatie dei governi
e tenere buoni i sindacati amici, notizie sui prossimi investimenti che questa
volta riguarderebbero l'Europa, dove le altre case automobilistiche sono tutte
impegnate nel lancio di nuovi modelli e addirittura la Volkswagen parla di 60
miliardi di euro da investire nei prossimi anni.
La Fiat, invece, scrive l'agenzia Bloomberg, "prevede
di investire fino a 9 miliardi di euro sui nuovi modelli e sul rinnovo degli
stabilimenti europei, per raggiungere il break even [pareggio di bilancio] in Europa
entro il 2016". Investimenti da effettuare più precisamente nell'area che
chiamano Emea, e cioè Europa, Medioriente e Africa.
Questa cifra è di molto inferiore ai 20 miliardi promessi
solo per l'Italia di qualche anno fa e sui quali avevano giurato i sindacati
confederali che hanno agevolato l'uscita della Fiat da Confindustria, la
disdetta di tutti i contratti precedenti e la creazione di un Contratto
Collettivo Specifico di Lavoro. Per i sindacati firmatari del CCSL ancora una
volta la cifra di 9 miliardi “è credibile”, ma bisogna “accelerare gli
investimenti”. Devono dire almeno questo dato che, svendendo del tutto i
diritti degli operai, avevano messo la mano sul fuoco su questi investimenti
che dovrebbero incrementare e diversificare la produzione delle auto Fiat. Infatti,
l'attuale "strategia" della Fiat "è già nota" ci ricorda
questo articolo del Sole 24 Ore del 10 dicembre e: "…si baserà da un lato
sui marchi premium [o alto di gamma, insomma di lusso] Ferrari, Maserati e Alfa
Romeo; dall'altro, per il brand Fiat, su una serie di evoluzioni dei modelli
500 e Panda (di queste ha parlato Alfredo Altavilla, responsabile del gruppo
per la regione Emea, al Salone di Francoforte)."
E come sempre " Gli obiettivi numerici sono ambiziosi:
circa un anno fa Marchionne spiegava alla comunità finanziaria che il target di
medio periodo è di riportare la produzione in Europa (compresi i veicoli
commerciali) a 2 milioni di unità rispetto agli 1,25 milioni del 2012." Ma
il giornalista che conosce i suoi polli aggiunge che "Quello che potrebbe
succedere è che, come già avvenuto più volte in passato, qualcuno dei programmi
di investimento venga rinviato. Molto dipenderà anche da come finirà la
trattativa in corso con il fondo Veba per l'acquisto del 41% di Chrysler che
spianerebbe la strada alla fusione." I soldi degli operai della Chrysler
sono la "carta segreta" di Marchionne!
Per quanto riguarda il sud dell'Italia, mentre continua ad
imperversare la cassa integrazione in tutte le forme, la situazione sarebbe la seguente:
"L'anno prossimo inizierà a Melfi la produzione della piccola Jeep e della
500X per le quali sono in corso gli investimenti. La futura Alfa Romea Giulia
dovrebbe essere costruita in Italia, con ogni probabilità a Cassino, entro il
2016; la Fiat Punto non avrà invece un'erede diretta e verrà sostituita da una
versione a cinque porte della 500, modello che sarà costruito in Polonia per
risparmiare sui costi…", ancora una volta si vuole risparmiare sui costi!
e quindi si mette oggettivamente in pericolo il posto di lavoro degli operai
del sud Italia; quindi non sarebbe servito nemmeno il Contratto Specifico con
il quale i salari si sono abbassati e i diritti degli operai quasi spariti? e a
che servirebbero gli investimenti? Sempre bugie…
Come la vecchia bugia che bisognava chiudere Termini Imerese
per questione di costi (e ricordiamo che l'anno prima Marchionne parlava di
raddoppiare la produzione!) ma se si tratta di investimenti nell'area EMEA e
l'intenzione è quella di "aggredire i mercati del mediterraneo", allora
si dovrebbe riprendere in considerazione immediatamente lo stabilimento di
Termini Imerese, ancora intatto e tenuto in perfette condizioni operative,
perché Termini è al centro del Mediterraneo, in una posizione strategica
invidiabile. Ma a leggere queste informazioni nessun investimento o programma
di rilancio sarebbe previsto per questo.
Sarà perché per fare investimenti servono soldi… infatti il
giornalista continua dicendo "Come per tutti i piani di investimento
precedenti del Lingotto, il problema è quello del finanziamento e
dell'esecuzione pratica". I soldi, si vanta Marchionne, la Fiat, cioè gli
Agnelli/Elkann, li avrebbe e ammontano a circa 25 miliardi di euro in liquidità.
Ma Marchionne glieli vuole fare risparmiare e non vede l'ora di mettere le mani
sul "tesoro" della Chrysler che consiste non solo nella liquidità
della casa ma soprattutto sui prestiti delle banche americane cui potrebbe
accedere con la garanzia del marchio, che è l'unico che continua a vendere
negli Usa e qualcosa all'estero. Come riporta la Chrysler. "Il mese di
novembre conferma il buon momento del mercato automobilistico americano in
generale e della Chrysler (controllata da Fiat) in particolare. L'azienda di
Auburn Hills ha visto le vendite di auto e veicoli commerciali leggeri
aumentare il mese scorso del 16% a 142.275 unità rispetto alle 122.565 dello
stesso periodo del 2012." Siamo a circa 1 milione e mezzo di auto l'anno
in un mercato, quello americano che ne assorbe circa 16 milioni, poca cosa.
Mentre in Europa siamo ritornati a volumi di vendita degli anni 70.
Si conferma quindi che Marchionne è poco affidabile e poco
lungimirante anche dal punto di vista industriale e suoi complici sono lo Stato
che continua a dargli soldi a fondo perduto e i sindacati confederali che con
il loro atteggiamento mettono in pericolo quotidiano i posti di lavoro di tutti
gli operai.
pc 12 dicembre - veneto.. fascio-forconi e alcuni merdosi padroni della life aiutati dalla polizia, questo i blocchi
Nebbia in Val Padana. Forconi e polizia "familiarizzano" in Veneto
Nebbia in val padana... I
blocchi sono stamattina sempre più circoscritti a pochi snodi, ma
continuano. La Life - una associazione di autostraportatori
"federalista" - rivendica. C'è un via vai di persone, famiglie, anche
giovani. Sciopero degli studenti a Verona e sabato a Vicenza, nessuna
informazione sulla "piattaforma" di questo sciopero.
Il segretario del
sindacato di polizia Siulp, Roberto Meridio, membro di una potente
famiglia democristiana, si schiera con i manifestanti e rivendica il
fatto che i poliziotti "diano una mano" ai manifestanti, che mangino
insieme. Insomma: che "socializzino" dentro la stessa protesta.
In alcuni luoghi e momenti della giornata ci sono più polizziotti che
manifestanti. I quali, a volte soltanto in 2 o 3, bloccano rotatorie e
caselli autostradali, mentre gli altri stanno nei gazebo con poliziotti
e giornalisti.pc 12 dicembre - i fascio-forconi anche a Roma sono pochissimi e vengono fatti diventare tanti dalla stampa borghese - che scrive un sacco di balle su blocchi che non esistono
Niente marcia su Roma, quindi, e neanche folle urlanti a Montecitorio. Ma siccome i ‘forconi’ fanno audience e mai come questa volta i giornali hanno coccolato una protesta di piazza – sono per lo più ambulanti, commercianti, imprenditori, “giovani italiani”, mica sono quelli brutti sporchi e cattivi (oltre che negri!) occupanti di case! – molte redazioni hanno pensato che occorra fornire un aiutino alla mobilitazione. Inventando manifestazioni mai avvenute, decuplicando i numeri della gente in piazza, e attribuendo ai ‘forconi’ anche meriti che non hanno. E così per tutta la giornata di ieri abbiamo potuto leggere quasi ovunque che in mattinata quelli del ‘9 dicembre’ avevano occupato i binari dei treni nei pressi della stazione Ostiense di Roma. “I forconi bloccano la metro B”!!! Ma non era vero.Noi di Contropiamo l'avevamo scritto già nel pomeriggio (//www.contropiano.org/in-breve/italia/item/20886-roma-protesta-delle-lavoratri-delle-pulizie-sui-treni).
Ma abbiamo dovuto attendere ‘Gazebo’, la trasmissione serale curata da Zoro (Diego Bianchi, per gli amici) per veder raccontare da un media mainstream che ad occupare i binari e a bloccare per un po’ di tempo la già disastrata metropolitana di Roma erano stati alcuni e alcune dipendenti di una ditta di pulizie, la Platform, che intendevano protestare contro il mancato pagamento dello stipendio. “Dovevamo prendere lo stipendio ieri – ha raccontato alle agenzie di stampa Cinzia Pinna, Rsu Cisl dell’azienda – sono ormai alcuni mesi che ritardano. Il problema è la Platform, l’impresa di pulizie che ha vinto l’appalto ed è in carica da febbraio”. “Lavoriamo senza materiale – ha aggiunto Pinna – e quello che abbiamo non è neanche a norma. Hanno deciso di fare un contratto di solidarietà, vogliono ridurre i lavoratori”.
Ma lavoratori e lavoratrici non hanno tenuto conto del fatto che per i quotidiani qualsiasi cosa si stia muovendo in strada in questi giorni non può che essere ricondotta ai ‘forconi’.
Di seguito, a mo’ di esempio, un pezzo della confusa cronaca di Repubblica, tra l’altro nella versione già aggiustata e corretta:
“Protesta a Ostiense e blocco della metro. Intorno alle 12 i pochi manifestanti hanno sfilato con un breve corteo fino a piazzale Ostiense. Sono state anche bloccate per circa un'ora le linee della metro B e della Roma-Lido, con i manifestanti di una ditta di pulizie che hanno occupato i binari a Garbatella. Poi i treni hanno ripreso a circolare regolarmente. Il corteo ha fatto poi ritorno in piazzale dei Partigiani, dopo aver percorso via delle Cave Ardeatine e gridato il coro "Servi! Servi!" rivolto alla sede Acea. Una trentina di attivisti di Casapound, sventolando bandiere tricolori, si è unita al presidio invitando i manifestanti a spostarsi, nei prossimo giorni, più vicini ai palazzi del potere”.
Di questo passo anche i fedeli che domenica andranno dal Papa in Vaticano, se qualche sparuto gruppo di camerati sarà in giro da quelle parti a sventolare il tricolore, corrono seriamente il rischio di venire etichettati come forconi. Siete avvertiti… anche voi potreste essere dei 'rivoluzionari italiani'!
giovedì 12 dicembre 2013
pc 12 dicembre - i fascio-forconi con polizia al servizio occupano piazzale loreto milano ...non sono da capire, nè c'è niente da approfondire, ma solo organizzarsi per provare a cacciarli
- Massimiliano Lio*
Provo a mettere nero su bianco quanto ho visto nelle due ore in cui
ho partecipato al presidio di protesta dei Forconi in piazzale Loreto,
nel tardo pomeriggio di mercoledì 11.
Tornando a casa dal lavoro mi ritrovo bloccato in un ingorgo in zona Loreto. L’attesa si fa lunga, decido di parcheggiare e andare a buttare un’occhiata al presidio più avanti.
Due/trecento persone dietro un grande striscione nero scritto a caratteri in stile fascista, contro le banche e il governo, viene esposto al traffico di C.so Buenos Aires bloccato: agli automobilsti che riescono a passare uno a uno gridano “devi leggere lo striscione!”. Di contorno qualche fumogeno, tre/quattro tricolori, un paio di troupe tv, un pupazzo appeso a un lampione.
Il blocco è mobile, si sposta da una delle grandi arterie del rondò a un’altra, cinque/dieci minuti e via alla prossima. Il grande striscione è sostenuto da giovani poco più che maggiorenni, che Pasolini chiamerebbe “ragazzi de’ borgata”. Questi giovani compongono circa il 60% dei partecipanti al presidio. Di politica, a parte pochi sparuti, non sanno nulla.
Infatti aggirandomi tra la gente ho modo di parlare con diversi di questi: “non siamo nè di destra nè di sinistra” e il resto del repertorio grillino più qualunquista. Scambio qualche opinione con un giovane alunno della scuola di giornalismo, lui poi intervista un uomo “distinto”, decisamente fuori dal target della piazza, dato che oltre ai ragazzi di cui sopra, il resto è fatto di quello che a prima vista appare un ceto medio che non se la passa bene. Dopo tutta una filippica contro i corrotti e i disonesti (solo politici, ovvio), alla domanda “Chi ha votato in passato?” il tipo “distinto” replica accusando il giornalista di provocarlo…
Si distinguono quattro/cinque capetti (uno ieri compariva in un video di Torino), che vanno a prendere ordini da un paio di persone sulla cinquantina e poi li diffondono al resto dei presenti. Questi puzzano da lontano di fascisti, e la cosa mi verrà confermata in seguito.
Intanto il presidio, che piano piano cala di numero, si sposta freneticamente per il rondò bloccando le strade. I ragazzi si infilano tra le macchine e invitano con le buone le persone a scendere e unirisi a loro. Ogni tanto scoppia qualche diverbio con gli automobilisti incazzati, e allora interviene la polizia.
Perchè c’è anche la polizia! Abbiamo detto circa trecento partecipanti? Beh, a fronteggiarli ben dieci (sì, dieci) agenti, senza bardature casco manganello scudo, nessuna camionetta a vista d’occhio. E un paio di vigili tanto per far presenza. Nel frattempo mezza Milano è bloccata…
Alla mia domanda “Perchè non siete qui con casco e manganello?” un giovane agente mi risponde “Ci è stato detto che sarebbe stata una manifestazione tranquilla. Quindi non ce n’era bisogno”. Ora, io l’ho fatta qualche manifestazione, e anche in quelle tranquille primaduranteedopo, la polizia l’ho sempre vista bardata di tutto punto. Boh!
Giro a lungo tra i partecipanti alla ricerca di un volantino. Incrocio pochissimi anziani, i membri di Vox Populi al completo, qualche nordafricano, non riconosco nemmeno un compagno. Infine me ne procuro uno. Il ragazzo mi avverte che il volantino è valido fino a un certo punto, dove compaiono le sigle organizzatrici della protesta a livello nazionale (Forconi, LIFE, Cobas latte, ecc.). Loro infatti sono il Comitato 9 dicembre e con quelli non c’entrano. Gli sfugge che il Comitato 9 dicembre è la denominazione che raccoglie quelle sigle da cui prende le distanze…
Chi sono queste persone? Perchè stanno occupando le piazze di mezza Italia in questi giorni? Cosa vogliono?
Non bastano due ore in un presidio per rispondere a queste domande, posso provare a raccogliere tutti quegli elementi che ho raccolto (chiacchiere, facce, espressioni, ecc.) , le sensazioni suscitate da questa breve esperienza, e mettere per iscritto quello che mi frulla per la testa.
Qui a Milano, la piazza si divide in due anime: quella neo-fascista/ultras, preponderante in numero e muscoli (cervello veramente poco), che trascina la seconda, minoritaria e qualunquista. Quest’ultima, la parte spontanea e sostanzialmente a-partitica, sembra composta da under 50 appartenenti ai ceti medio-bassi (o se preferite piccolo-borghesi), che intravvedono in questa protesta un’occasione innanzitutto per sfogarsi. Un modo per manifestare la propria frustrazione, per denunciare la crisi che stanno vivendo. Lanciano un grido d’allarme.
Il resto è lì per far casino, per godersi i propri 15 minuti di celebrità, la pacca sulla spalla il giorno dopo al bar, la foto su facebook, magari ci scappa un’inquadratura di sfuggita al tg. Questi sono il braccio, le menti dettano la linea a distanza.
fin qui cose giuste.. il resto sono stronzate
Non sono conclusioni ottimistiche le mie. Evito di cadere nelle facili sempificazioni. Non sono piazze fasciste (almeno se mi baso su quella di Milano). Ma sono piazze dove i fascisti sono ben presenti, camuffati, senza ostentazioni. Quelle persone spontanee, senza una bussola, nella loro convinzione che tutti i politici facciano schifo uguale, rischiano seriamente di essere utilizzate per fini che non sono quelli che li hanno portati in piazza.
Per questo credo che sia necessario non sottovalutare la cosa. Anzi, occorre approfondirla, raccogliere informazioni, appurare se come sembra qualcuno tiri i fili di una protesta spuntata dal nulla, organizzata da sigle sconosciute ai più, estesasi a macchia d’olio e con rapidità in tutta Italia. Roba così non si improvvisa.
Oggi, 12 dicembre, ricorre l’anniversario della Strage di Piazza Fontana. La madre della Strategia della tensione, con il suo corollario di vittime innocenti, neofascisti, depistaggi, apparati dello Stato deviati.
Non facciamo l’errore di liquidare i Forconi con un’alzata di spalle, pensando che ci penserà qualcun’altro a porre rimedio (magari la polizia…), ma mobilitiamoci, riprendiamoci le piazze, diamo una prova tangibile che ci siamo. Non per difendere questo governo o questa classe politica. Non per contrapporsi ai Forconi. Ma per pretendere dal Governo e da chi oggi lo contesta il rispetto della Costituzione nata dalla Resistenza. Perchè la crisi è di là da finire, la temperatura sociale sale giorno dopo giorno, e non vorremmo mai che questa protesta si risolvesse con una prossima stretta repressiva.
Vi invito quindi a partecipare alle manifestazioni di oggi - giovedì 12 dicembre, ore 16.00 – in Piazza Fontana, e di sabato 14, alle 14.30 in Porta Venezia.
* Segretario di Circolo del Prc, Milano
Tornando a casa dal lavoro mi ritrovo bloccato in un ingorgo in zona Loreto. L’attesa si fa lunga, decido di parcheggiare e andare a buttare un’occhiata al presidio più avanti.
Due/trecento persone dietro un grande striscione nero scritto a caratteri in stile fascista, contro le banche e il governo, viene esposto al traffico di C.so Buenos Aires bloccato: agli automobilsti che riescono a passare uno a uno gridano “devi leggere lo striscione!”. Di contorno qualche fumogeno, tre/quattro tricolori, un paio di troupe tv, un pupazzo appeso a un lampione.
Il blocco è mobile, si sposta da una delle grandi arterie del rondò a un’altra, cinque/dieci minuti e via alla prossima. Il grande striscione è sostenuto da giovani poco più che maggiorenni, che Pasolini chiamerebbe “ragazzi de’ borgata”. Questi giovani compongono circa il 60% dei partecipanti al presidio. Di politica, a parte pochi sparuti, non sanno nulla.
Infatti aggirandomi tra la gente ho modo di parlare con diversi di questi: “non siamo nè di destra nè di sinistra” e il resto del repertorio grillino più qualunquista. Scambio qualche opinione con un giovane alunno della scuola di giornalismo, lui poi intervista un uomo “distinto”, decisamente fuori dal target della piazza, dato che oltre ai ragazzi di cui sopra, il resto è fatto di quello che a prima vista appare un ceto medio che non se la passa bene. Dopo tutta una filippica contro i corrotti e i disonesti (solo politici, ovvio), alla domanda “Chi ha votato in passato?” il tipo “distinto” replica accusando il giornalista di provocarlo…
Si distinguono quattro/cinque capetti (uno ieri compariva in un video di Torino), che vanno a prendere ordini da un paio di persone sulla cinquantina e poi li diffondono al resto dei presenti. Questi puzzano da lontano di fascisti, e la cosa mi verrà confermata in seguito.
Intanto il presidio, che piano piano cala di numero, si sposta freneticamente per il rondò bloccando le strade. I ragazzi si infilano tra le macchine e invitano con le buone le persone a scendere e unirisi a loro. Ogni tanto scoppia qualche diverbio con gli automobilisti incazzati, e allora interviene la polizia.
Perchè c’è anche la polizia! Abbiamo detto circa trecento partecipanti? Beh, a fronteggiarli ben dieci (sì, dieci) agenti, senza bardature casco manganello scudo, nessuna camionetta a vista d’occhio. E un paio di vigili tanto per far presenza. Nel frattempo mezza Milano è bloccata…
Alla mia domanda “Perchè non siete qui con casco e manganello?” un giovane agente mi risponde “Ci è stato detto che sarebbe stata una manifestazione tranquilla. Quindi non ce n’era bisogno”. Ora, io l’ho fatta qualche manifestazione, e anche in quelle tranquille primaduranteedopo, la polizia l’ho sempre vista bardata di tutto punto. Boh!
Giro a lungo tra i partecipanti alla ricerca di un volantino. Incrocio pochissimi anziani, i membri di Vox Populi al completo, qualche nordafricano, non riconosco nemmeno un compagno. Infine me ne procuro uno. Il ragazzo mi avverte che il volantino è valido fino a un certo punto, dove compaiono le sigle organizzatrici della protesta a livello nazionale (Forconi, LIFE, Cobas latte, ecc.). Loro infatti sono il Comitato 9 dicembre e con quelli non c’entrano. Gli sfugge che il Comitato 9 dicembre è la denominazione che raccoglie quelle sigle da cui prende le distanze…
Chi sono queste persone? Perchè stanno occupando le piazze di mezza Italia in questi giorni? Cosa vogliono?
Non bastano due ore in un presidio per rispondere a queste domande, posso provare a raccogliere tutti quegli elementi che ho raccolto (chiacchiere, facce, espressioni, ecc.) , le sensazioni suscitate da questa breve esperienza, e mettere per iscritto quello che mi frulla per la testa.
Qui a Milano, la piazza si divide in due anime: quella neo-fascista/ultras, preponderante in numero e muscoli (cervello veramente poco), che trascina la seconda, minoritaria e qualunquista. Quest’ultima, la parte spontanea e sostanzialmente a-partitica, sembra composta da under 50 appartenenti ai ceti medio-bassi (o se preferite piccolo-borghesi), che intravvedono in questa protesta un’occasione innanzitutto per sfogarsi. Un modo per manifestare la propria frustrazione, per denunciare la crisi che stanno vivendo. Lanciano un grido d’allarme.
Il resto è lì per far casino, per godersi i propri 15 minuti di celebrità, la pacca sulla spalla il giorno dopo al bar, la foto su facebook, magari ci scappa un’inquadratura di sfuggita al tg. Questi sono il braccio, le menti dettano la linea a distanza.
fin qui cose giuste.. il resto sono stronzate
Non sono conclusioni ottimistiche le mie. Evito di cadere nelle facili sempificazioni. Non sono piazze fasciste (almeno se mi baso su quella di Milano). Ma sono piazze dove i fascisti sono ben presenti, camuffati, senza ostentazioni. Quelle persone spontanee, senza una bussola, nella loro convinzione che tutti i politici facciano schifo uguale, rischiano seriamente di essere utilizzate per fini che non sono quelli che li hanno portati in piazza.
Per questo credo che sia necessario non sottovalutare la cosa. Anzi, occorre approfondirla, raccogliere informazioni, appurare se come sembra qualcuno tiri i fili di una protesta spuntata dal nulla, organizzata da sigle sconosciute ai più, estesasi a macchia d’olio e con rapidità in tutta Italia. Roba così non si improvvisa.
Oggi, 12 dicembre, ricorre l’anniversario della Strage di Piazza Fontana. La madre della Strategia della tensione, con il suo corollario di vittime innocenti, neofascisti, depistaggi, apparati dello Stato deviati.
Non facciamo l’errore di liquidare i Forconi con un’alzata di spalle, pensando che ci penserà qualcun’altro a porre rimedio (magari la polizia…), ma mobilitiamoci, riprendiamoci le piazze, diamo una prova tangibile che ci siamo. Non per difendere questo governo o questa classe politica. Non per contrapporsi ai Forconi. Ma per pretendere dal Governo e da chi oggi lo contesta il rispetto della Costituzione nata dalla Resistenza. Perchè la crisi è di là da finire, la temperatura sociale sale giorno dopo giorno, e non vorremmo mai che questa protesta si risolvesse con una prossima stretta repressiva.
Vi invito quindi a partecipare alle manifestazioni di oggi - giovedì 12 dicembre, ore 16.00 – in Piazza Fontana, e di sabato 14, alle 14.30 in Porta Venezia.
* Segretario di Circolo del Prc, Milano
pc 12 dicembre - si ridimensiona in puglia la protesta fascio-forconi - a bari oggi manifestazione antifascista
a bari sfilano in circa 50 tutti ben noti fascisti
La protesta dei forconi raggiungere il cuore di Bari, dove una cinquantina di manifestanti si sono radunati in piazza Prefettura, prima di partire per un corteo per le vie del centro. I partecipanti hanno sfilato e urlato slogan, e chiesto ai negozi di chiudere le loro attività. Al momento la situazione è comunque tranquilla, nel pomeriggio la contromanifestazione e il presidio antifascista.
pc 12 dicembre - a torino la polizia ferma gli studenti antagonisti
Studenti ancora in corteo
fermati otto aderenti a Askatasuna
Gli studenti hanno poi nuovamente bloccato il traffico tra piazza Statuto e corso Francia I manifestanti hanno occupato la strada, controllati dalla polizia municipale che sta deviando la circolazione di
pc 12 dicembre - la Polizia di Letta-Alfano carica gli studenti in lotta a milano e roma mentre invece prima si toglieva i caschi davanti ai fasci forconi loro amici
le cronache sono tratte da contropiano Roma. Cariche contro gli studenti che contestano Letta e Napolitano
Ripetute e violente cariche questa mattina nella capitale contro il corteo, composto da alcune centinaia di studenti universitari, che era stato organizzato dai collettivi della Sapienza legati alla rete "Atenei in Rivolta" per contestare la annunciata presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del primo ministro Enrico Letta ad un convegno a proposito di "green economy". Forse perché hanno impegni più seri e impellenti, forse per non incappare in antipatiche contestazioni, i due vip non si sono presentati. Ma gli studenti hanno deciso giustamente di mantenere la mobilitazione e così hanno sfilato all'interno della città universitaria contro governo, tagli e austerity.
“Le più alte cariche dello stato vorrebbero venire a farsi riprendere dai telegiornali della sera mentre parlano della salvaguardia dell’ambiente, per farsi pubblicità e dare un’immagine di serenità e tranquillità” avevano denunciato ieri i collettivi in un comunicato. “Ma l’università che viviamo tutti giorni è ben lontana dalla tranquillità che vorrebbero mostrarci le istituzioni di turno; è un’università messa in ginocchio da anni di tagli e privatizzazioni; un’università-azienda terreno fertile per i profitti e le speculazioni dei privati; un’università messa in scacco dall’odiosa retorica del merito e dallo smantellamento del diritto allo studio”.
“Fuori i signori dell’austerity dall’Università. Letta e Napolitano non siete i benvenuti”, le parole d’ordine di questa giornata di mobilitazione degli studenti della Sapienza. Che evidentemente non sono piaciute ai tutori dell'ordine, che quando i manifestanti hanno rimosso alcune delle transenne che blindavano gli ingressi del Rettorato - al cui interno si svolge il convegno alla presenza di varie autorità, tra le quali l ministri Saccomanni, Orlando, Lorenzin e Giovannini - hanno caricato ripetutamente il corteo, mentre alcuni studenti rispondevano lanciando uova e petardi contro la facciata dell'edificio. Non contenti, alcuni poliziotti hanno rincorso i manifestanti e hanno continuato a manganellarli nonostante ormai non costituissero più 'un pericolo' per i vip riuniti a convegno. Si parla di alcuni studenti fermati - sembra siano tre - e di parecchi feriti e contusi. I testimoni parlano di caroselli della polizia a bordo delle jeep e dei furgoni lanciati a forte velocità contro gli studenti che scappavano.
Nonostante le botte il concentramento degli studenti e delle studentesse è ancora in corso: i manifestanti affermano che non lo scioglieranno finché tutti i fermati non saranno rilasciati. Intanto altri gruppi di studenti hanno realizzato dei cortei interni ad alcune facoltà - Lettere e Matematica - occupando momentaneamente alcune aule e bloccando la didattica.
Sempre nel corso della mattinata alcuni studenti sono saliti sul tetto della facoltà di Fisica esponendo uno striscione. Tra gli studenti che protestano diversi specializzandi di Medicina che lamentano i tagli alle borse di studio. «Questa è l'ennesima passerella odiosa - spiegano - un incontro vergognoso, mentre la ricerca è asservita agli interessi dei privati».
Ma a protestare oggi alla Sapienza non ci sono sono solo gli studenti, ma anche i lavoratori della National Service, la ditta che ha in gestione alcuni servizi dell'università tra cui quelli di vigilanza e di pulizia. Il 10 dicembre scorso avrebbe dovuto tenersi un incontro tra il direttore generale della Sapienza, Musto D'Amore, e una delegazione del sindacato Usb, ma l'incontro fu annullato. E così per oggi i lavoratori hanno indetto uno sciopero con presidio dalle 10 sotto la statua della Minerva. A Napolitano la richiesta: "Presidente, siamo ancora in una Repubblica fondata sul Lavoro?". Già un anno fa la rappresentante dell'Usb della ditta denunciò le inadempienze del capitolato d'appalto da parte della società, in termini di mancati pagamenti per centinaia di euro mensili e della mancata formazione prevista per i lavoratori.
"Prendiamone qualcuno". Le cariche all'università. Guarda il video
12 dicembre: studenti caricati anche a Milano
Un tempismo perfetto: cariche contro gli studenti a Roma, cariche
contro gli studenti a Milano. E la giornata non è ancora finita...
La breve cronaca dal sito di Radio Onda d'Urto:
Oggi, 12 Dicembre, anniversario della strage fascista di Stato e della Nato di Piazza Fontana, corteo studentesco anche a Milano.
In piazza il Coordinamento dei collettivi studenteschi di Milano e provincia, legato al Centro Sociale Cantiere, che ha mobilitato alcune centinaia di studenti al grido di “Chi semina tensione raccoglie sollevazione”. “Seminare paura serve a giustificare la repressione di ogni forma di dissenso, tensione, resistenza e cambiamento” scrivono gli studenti in un comunicato.
Il corteo è terminato in Piazza Fontana. Da qui uno spezzone No Tav composto da circa 200 persone si è diretto verso la Statale ma è stato caricato a freddo. Ci sarebbero diversi feriti e un ragazzo è stato portato via.
La breve cronaca dal sito di Radio Onda d'Urto:
Oggi, 12 Dicembre, anniversario della strage fascista di Stato e della Nato di Piazza Fontana, corteo studentesco anche a Milano.
In piazza il Coordinamento dei collettivi studenteschi di Milano e provincia, legato al Centro Sociale Cantiere, che ha mobilitato alcune centinaia di studenti al grido di “Chi semina tensione raccoglie sollevazione”. “Seminare paura serve a giustificare la repressione di ogni forma di dissenso, tensione, resistenza e cambiamento” scrivono gli studenti in un comunicato.
Il corteo è terminato in Piazza Fontana. Da qui uno spezzone No Tav composto da circa 200 persone si è diretto verso la Statale ma è stato caricato a freddo. Ci sarebbero diversi feriti e un ragazzo è stato portato via.
pc 12 dicembre - taranto ..su facebook tra fascisti non si menano... provate voi operai dell'Ilva di Taranto a bloccare la Città e dopo due ore vi riducono come la carne macinata..
GIOVEDÌ 12 DICEMBRE 2013
Sui "forconi" chi dà corda a poliziotti e fascisti (anche tra operai Usb)
e chi per fortuna ragiona -
ma facebook è ancora una volta
fortemente negativo, non fa che
amplificare invece di attaccare e
dà spazio ad emeriti sconosciuti
individui senza arte nè parte che
si inventano anche un presidio a
Taranto pro "9 dicembre".
pc 12 dicembre - TARANTO - L'ARTE FOTOGRAFICA AL SERVIZIO DELLA LOTTA CONTRO FEMMINICIDI E STUPRI
Dopo
lo sciopero delle donne del 25 novembre e l'iniziativa in piazza Immacolata a
Taranto,
La stessa realizzazione delle foto della mostra è parte della battaglia delle donne, della loro ribellione, di voler dire "basta" a vivere da sole le violenza sessuali, di voler uscire dal ruolo di "vittima"; foto costruite con un lavoro collettivo, per sbattere in faccia "ai mostri" di questa società, agli "uomini che odiano le donne", il grido forte delle donne.
MFPR Taranto
ieri alla Biblioteca comunale la significativa e "dura" mostra della
bravissima fotografa "Impact Pics".
(E' in preparazione un servizio delle immagini della mostra)
La stessa realizzazione delle foto della mostra è parte della battaglia delle donne, della loro ribellione, di voler dire "basta" a vivere da sole le violenza sessuali, di voler uscire dal ruolo di "vittima"; foto costruite con un lavoro collettivo, per sbattere in faccia "ai mostri" di questa società, agli "uomini che odiano le donne", il grido forte delle donne.
Il
prossimo anno vogliamo portare questa mostra nelle scuole, all'Università,
insieme alle studentesse che hanno fatto a Taranto lo sciopero delle donne, e
chiediamo l'appoggio delle insegnanti, delle artiste, intellettuali...
Chi
sostiene che la battaglia contro femminicidi e stupri debba essere portata
avanti soprattutto (o solo) sul campo culturale, che basti cambiare la cultura
- noi pensiamo invece che non basti affatto, perchè la violenza contro le donne
è sistemica e che la battaglia vada fatta su tutti i campi strutturali e
sovrastrutturali, a 360° - bene, ora si faccia avanti, dia un contributo; ora,
dopo lo sciopero delle donne, si deve e si può passare dalle parole ai
fatti.
Su
questo ieri l'attrice di "Teatro del Mare" ha annunciato la preparazione di una
nuova piece teatrale.
Le
ragazze del gruppo "Infernal revolution" di Statte stanno preparando per il
prossimo carnevale un carro contro i femminicidi e chiedono il nostro appoggio.
Ieri
sera, a conclusione della mostra vi è stato un momento di assemblea con la
partecipazione soprattutto di tante lavoratrici, ma anche tante ragazze, con
proiezione di foto delle lotte su tutti i terreni delle donne, delle tante
mobilitazioni a Taranto, in tante città e a livello nazionale delle compagne del
movimento femminista proletario rivoluzionario, a cui sono seguiti video sullo
sciopero delle donne del 25 novembre da Bologna, a L'Aquila a Palermo, ecc.
Mentre è in preparazione il video fatto allo sciopero delle donne di
Taranto.
Nell'assemblea
è stato detto che dopo lo sciopero delle donne, che partito come una scintilla
ha creato decine e decine di fuochi, in cui le "donne più accese" sono state sia
a Taranto, sia a livello nazionale, le operaie, le lavoratrici e la fresca
ribellione delle studentesse, dobbiamo dire "mai più"! Anche nella nostra città
uccisioni, violenze contro le donne, come la doppia violenza che viene fatta nei
processi, devono vedere la mobilitazione immediata, una risposta molto più forte
delle donne - a partire dalla prossima udienza finale al processo contro gli
stupratori di Carmela, la ragazzina di 13 anni stuprata dagli uomini e uccisa
dallo Stato (presumibilmente a gennaio) e dall'impedire che il nuovo processo
contro l'assassino di Ilaria di Statte lo faccia passare come "vittima".
Ma,
poichè i femminicidi e stupri sono la punta di iceberg più tragica e barbara
dell'intera condizione di vita e di lavoro delle donne - che trova proprio nella
nostra città uno spaccato esemplare con lavoratrici in condizioni umilianti di
lavoro, con una disoccupazione delle donne e un impoverimento che offende la
dignità delle donne e impedisce l'indipendenza delle donne, e, non ultima, con
ragazze che per avere qualche euro, devono fare anche le belle statuine, essere
guardate per il corpo, alle conferenze stampa del Sindaco - rilanciamo la lotta
delle lavoratrici, delle disoccupate (che a Taranto sono state e sono in prima
fila nelle rivolte per il lavoro, la casa, ecc.), alla luce della piattaforma
dello sciopero delle donne, che intreccia le ragioni di classe e le ragioni di
genere.
MFPR Taranto
pc 12 dicembre - anniversario della strage di piazza fontana.. contro i fascisti di ieri e di oggi - comunque travestiti - contro lo stato delle stragi - ora e sempre Resistenza
ricordando il 12 dicembre 1969
Il 12 dicembre, anniversario della strage di piazza Fontana resta per i comunisti, gli antifascisti, i proletari d'avanguardia una scadenza da non dimenticare: la strage di Stato, rimasta impunita, ha segnato profondamente la storia del nostro paese. La borghesia, il suo Stato, i suoi apparati repressivi, la sua mano nera fascisti e servizi usarono quella strage per fermare il movimento rivoluzionario del biennio rosso '68/'69, dimostrando che non avrebbero usato tutte le proprie armi per impedire l'avanzata di quel movimento.
Ma il movimento comunista e rivoluzionario accettò la sfida, rispose a quella strage sia difendendo le libertà democratiche sia cercando di alzare il livello di organizzazione e lotta per rispondere allo Stato borghese.
L'esperienza storica di quella risposta e le organizzazioni che ne sono state protagoniste hanno lasciato lezioni positive e negative valide tuttora per noi comunisti e per tutti coloro che si battono per rovesciare il potere dei padroni e il sistema del capitale.
Oggi il capitale, il suo Stato, i suoi governi, senza per ora stragi, comunque marciano verso un regime di dittatura aperta sempre meno mascherata dalla democrazia parlamentare.
Oggi si scarica la crisi del capitale cancellando le conquiste e i diritti dei lavoratori e delle masse popolari conquistate con la lotta dal dopoguerra in poi, e si tratta di diritti sociali, elementari, il salario, il lavoro, la salute, la casa, l'acqua, l'aria. E pur di imporre la salvaguardia del capitale finanziario e dei profitti dei padroni non esitano a usare Stato di polizia, leggi repressive.. e alimentano nuove forme di fascismo di bande o 'popolare' per perseguire il disegno di sempre
Per questo, anche questo 12 dicembre ci richiama all'essenziale: il potere del capitale è sempre miseria, oppressione e repressione per i proletari; lo Stato borghese si abbatte e non si cambia; la sola soluzione alla crisi del capitale è la rivoluzione, e il primo passo di essa è il partito della rivoluzione.
Costruire questo partito è il modo migliore per lottare realmente contro la crisi e per onorare tutti quei compagni che negli anni '70 hanno pagato con il carcere e con la vita il loro mettersi al servizio della causa proletaria, per un mondo senza crisi, guerra e repressione e vita senza sfruttamento e oppressione, che si chiama comunismo.
proletari comunisti- PCmItalia
12.12.2013
pc 12 dicembre - Camusso e Landini subito alla corte di Renzi - nemico giurato dei sindacati in genere
In un convegno
organizzato dalla FIOM a Bologna Susanna Camusso ha affermato che lo
sciopero generale non basta più. Siccome è difficile credere che con ciò
la segretaria della CGIL volesse annunciare il passaggio a forme di
lotta rivoluzionarie, è probabile che sia giusta la interpretazione che
ne ha voluto dare la stampa: basta con lo sciopero generale. Ma quanti
scioperi generali ha fatto la CGIL in questi ultimi anni? L'ultimo che
tutti i lavoratori ricordano con rabbia è quello di tre ore per non
fermare la riforma Fornero delle pensioni. Uno sciopero finto, fatto per
circostanza e con la chiarissima intenzione di non procurare difficoltà
al governo Monti appena insediato.
Nessuno sentirà la mancanza di lotte come questa, fatte solo per far guadagnare spazietti nei telegiornali, lotte che i lavoratori hanno imparato a disertare. Gli ultimi scioperi di quattro ore di CGIL CISL UIL, sparpagliati in giornate e territori diversi, sono stati semiclandestini. È fallito anche lo sciopero proclamato dalla FIOM in Emilia la scorsa settimana: poche centinaia di persone in piazza a Bologna.
È colpa delle persone che non hanno più voglia di lottare? No è colpa dei gruppi dirigenti sindacali, che proclamano lotte che servono solo a far vedere che si esiste e che hanno la sola funzione di creare frustrazione ed impotenza in chi le fa.
Nella più grave crisi economica del dopoguerra la CGIL vivacchia tra un convegno e l'altro, senza pensare al conflitto vero, quello che i lavoratori son ancora disposti ad affrontare con grande coraggio, come hanno mostrato i tranvieri di Genova.
Che questa CGIL sia ora spaventata e affascinata dalla nuova leadership del PD è evidente e anche questo è un segno della sua profonda crisi. Accantonato e dimenticato il goffo tentativo della SPI di sostenere Cuperlo, ora tutto il gruppo dirigente della confederazione spera in una legittimazione da Renzi. Il più lesto è stato Maurizio Landini, che al convegno di Bologna si è ben guardato dal polemizzare con la segretaria della CGIL sugli scioperi, e invece ha parlato tanto del sindaco di Firenze. Che incontrerà nella sua città in un convegno tempestivamente organizzato dalla FIOM locale.
Tra Camusso e Landini si è quindi aperta la gara a chi si presenti più innovativo e corrisponda di più al messaggio delle primarie del PD. La grande informazione ha subito colto il segnale e si prepara a misurare i dirigenti della CGIL in termini di maggiore o minore affinità con il renzismo.
Peccato che le due principali figure della CGIL si siano messe d'accordo di fare il congresso sulla stessa posizione, come se nel PD non si fossero svolte le primarie e ci fosse stata una intesa preventiva di vertice sulla composizione dei gruppi dirigenti. In mancanza di un confronto trasparente sulla guida del principale sindacato italiano, la contesa andrà avanti a convegni e controconvegni, indici di gradimento, battute di corridoio.....
Nessuno sentirà la mancanza di lotte come questa, fatte solo per far guadagnare spazietti nei telegiornali, lotte che i lavoratori hanno imparato a disertare. Gli ultimi scioperi di quattro ore di CGIL CISL UIL, sparpagliati in giornate e territori diversi, sono stati semiclandestini. È fallito anche lo sciopero proclamato dalla FIOM in Emilia la scorsa settimana: poche centinaia di persone in piazza a Bologna.
È colpa delle persone che non hanno più voglia di lottare? No è colpa dei gruppi dirigenti sindacali, che proclamano lotte che servono solo a far vedere che si esiste e che hanno la sola funzione di creare frustrazione ed impotenza in chi le fa.
Nella più grave crisi economica del dopoguerra la CGIL vivacchia tra un convegno e l'altro, senza pensare al conflitto vero, quello che i lavoratori son ancora disposti ad affrontare con grande coraggio, come hanno mostrato i tranvieri di Genova.
Che questa CGIL sia ora spaventata e affascinata dalla nuova leadership del PD è evidente e anche questo è un segno della sua profonda crisi. Accantonato e dimenticato il goffo tentativo della SPI di sostenere Cuperlo, ora tutto il gruppo dirigente della confederazione spera in una legittimazione da Renzi. Il più lesto è stato Maurizio Landini, che al convegno di Bologna si è ben guardato dal polemizzare con la segretaria della CGIL sugli scioperi, e invece ha parlato tanto del sindaco di Firenze. Che incontrerà nella sua città in un convegno tempestivamente organizzato dalla FIOM locale.
Tra Camusso e Landini si è quindi aperta la gara a chi si presenti più innovativo e corrisponda di più al messaggio delle primarie del PD. La grande informazione ha subito colto il segnale e si prepara a misurare i dirigenti della CGIL in termini di maggiore o minore affinità con il renzismo.
Peccato che le due principali figure della CGIL si siano messe d'accordo di fare il congresso sulla stessa posizione, come se nel PD non si fossero svolte le primarie e ci fosse stata una intesa preventiva di vertice sulla composizione dei gruppi dirigenti. In mancanza di un confronto trasparente sulla guida del principale sindacato italiano, la contesa andrà avanti a convegni e controconvegni, indici di gradimento, battute di corridoio.....
da Contropiano
pc 12 dicembre - appello alle realtà milanesi per una iniziativa di solidarietà con i prigionieri politici turchi
Appello
A tutte le realtà di
solidarietà coi prigionieri politici; alle realtà di movimento in
lotta per i diritti all’abitare-al diritto alla salute e contro la
devastazione ambientale; alle realtà antifasciste e antimperialiste;
alle organizzazioni rivoluzionarie che sostengono
l’autodeterminazione dei popoli; alle organizzazioni sindacali che
lottano contro il fascismo di padroni e governo; a tutti quelli che
hanno a cuore la sete di libertà e cambiamento, il Circolo di
Proletari Comunisti di Milano/Bergamo propone a co/promuovere un
Presidio sotto il Consolato Turco di Milano per il 19 dicembre,
raccogliendo l’appello internazionale, che, in occasione delle
stragi del 19 dicembre 2000 nelle carceri turche ha lanciato una
mobilitazione internazionalista per denunciare il vecchio e nuovo
fascismo del regime turco che continua nella repressione dei
prigionieri politici così come reprime e uccide le nuove realtà
giovanili-donne-lavoratori che sono scesi in campo nei mesi scorsi.
Per contatti e proposte:
prolcom.mi@tiscli.it
Di seguito l’appello
internazionale
Noi
non dimenticheremo i prigionieri rivoluzionari che furono brutalmente
assassinati il 19 dicembre 2000 nelle prigioni in Turchia!
Nel
dicembre 2000, le forze di sicurezza dello Stato fascista turco hanno
iniziato una sanguinosa operazione contemporaneamente in 22 carceri,
che è sfociata nell'uccisione di 28 prigionieri rivoluzionari. La
direttiva di questa sanguinosa operazione è stata data dal governo
di coalizione di allora DSP, ANAP e MHP, e durante l'operazione
centinaia di prigionieri sono stati feriti. Nelle carceri come quelle
delle province di Diyarbakir, Buca, Ümraniye e Ulucanlar venne messo
in atto, dopo il 19 dicembre, il sistema di celle di Tipo-F (sistema
di isolamento) - che era stato pianificato da tanto tempo. Dal
momento della messa in funzione del sistema carcerario di Tipo-F e
fino ad oggi è continuata la repressione contro i prigionieri
rivoluzionari.
Le
prigioni di Tipo-F significano: isolamento, "rieducazione"
mentale, una politica di controllo del pensiero e della mente dei
prigionieri rivoluzionari per farli arrendere. Il sistema di Tipo-F
non era solo una politica contro le carceri ma una politica contro
l'intera società. È stato soprattutto il prodotto di una strategia
a lungo termine della politica imperialista per controllare e
sopprimere la società. Nonostante tutta l'oppressione e i massacri i
prigionieri rivoluzionari non si sono piegati al sistema di
isolamento. Anche se hanno perso diritti conquistati hanno mostrato
un atteggiamento deciso nella loro resistenza, nonostante tutte le
grandi difficoltà. Dopo la strage del 19 dicembre, 122 persone sono
morte per lo sciopero della fame fino alla morte dentro e fuori le
carceri, centinaia sono diventate disabili permanenti a causa
dell'intervento forzato.
Il
periodo delle prigioni di Tipo-F, iniziato con il massacro del 19
dicembre, continua fino ad oggi. Il governo fascista AKP da 11 anni
al potere - pratica e impone il sistema delle prigioni di Tipo-F:
isolamento, divieto di visite, divieto di libri e riviste, divieto di
lettere; i prigionieri sono sotto sorveglianza video, si attuano
trasferimenti arbitrari verso altre prigioni senza informare i
parenti o i loro avvocati e gli esuli. I prigionieri politici si
trovano ad affrontare tutti i tipi di trattamenti inumani e le
torture. Inoltre, molti prigionieri hanno ricevuto l'ergastolo da
quando l'AKP è salito al potere. Come risultato di queste politiche
oppressive e repressive, 162 prigionieri soffrono di malattie
terminali e 544 sono malati. A causa di questo trattamento arbitrario
il ministero della giustizia e le amministrazioni carcerarie stanno
bloccando i trattamenti urgenti per i prigionieri malati.
Mentre
la fame, la povertà, la miseria e la disoccupazione sono in aumento
ogni giorno nel paese, il governo AKP si fa avanti con le bugie come
il "pacchetto democratico" da imporre alla società, ma
continua con nuovi massacri. Nel 13° anniversario del massacro del
19 dicembre noi ancora una volta condanniamo le politiche fasciste,
razziste e oppressive del governo dell'AKP. Facciamo appello a tutte
le organizzazioni e istituzioni rivoluzionarie e democratiche ad
essere attivi contro la repressione nelle carceri.
Rilascio
immediato di tutti i prigionieri malati e immediato inizio delle cure
sanitarie!
Fine
delle punizioni disciplinari nelle celle!
Fine
delle torture e cure sanitarie!
Mettere
fine al sistema di celle di Tipo-F - Libertà per tutti i prigionieri
politici!
Noi
non abbiamo dimenticato e non dimenticheremo la Strage del 19
dicembre!
mercoledì 11 dicembre 2013
pc 11 dicembre - nella nuova segreteria di Renzi Marianna Madia .. un altro modo di essere Santachè
Marianna Madia apre il nuovo corso "renziano" in Parlamento
Una scelta non casuale, visto che la Madia non è l’unica deputata nella nuova segreteria....
“Porterò la mia inesperienza in Parlamento.” Il 2 ottobre 2009 Marianna Madia era in aereo
verso il Brasile (“per accertamenti clinici”) mentre nello stesso
giorno, in Parlamento, passava lo scudo fiscale, anche per la colpevole
assenza di 22 parlamentari del PD. Marianna Madia ha le idee chiare: “Io sono cattolica praticante,
e credo che la vita la dà e la toglie Dio, noi non abbiamo diritto di
farlo […] se si parla di famiglia io penso a un uomo e una donna che si
sposano e fanno dei figli. Scegliendo per la vita.” Marianna Madia ha un
profilo Twitter dal quale difende la Cancellieri e retwitta i pensieri
di Fassino. Marianna Madia si è astenuta sull'emendamento Tabacci, che rimetteva in discussione
il finanziamento pubblico ai partiti. Marianna Madia invitava i
cittadini a votare Pdl piuttosto che M5S. Marianna Madia veste con
giacche nere e lupetti di cachemire, pantaloni dal taglio classico,
abiti di seta azzurra firmati Prada. Marianna Madia è figlia della Roma
bene. Sul terremoto in Abruzzo, Marianna Madia ha detto che “il governo e
Bertolaso stanno facendo un ottimo lavoro […] Berlusconi sta facendo
bene.” Marianna Madia è la nuova responsabile per il Lavoro e non sembra
aver lavorato neanche un giorno in vita sua. Marianna Madia forse
ancora non lo sa ma è di destra, perché ha capito che l’unico modo di
vincere le elezioni in Italia è smettere di essere di sinistra.
pc 11 dicembre - 9 dicembre: prove generali per la costruzione di un blocco sociale reazionario
Al di là del
risultato “ a macchia di leopardo” della mobilitazione lanciata il 9
dicembre da una serie di sigle diverse, giornalisticamente tradotte come
“movimento dei forconi”, il risultato mediatico è stato forte.
La lettura delle poche immagini televisive provenienti da Torino ci fa vedere un ultracinquantenne che con il braccio teso nel saluto romano urla “viva il re” contro i poliziotti, un personaggio con una forca e il cappio al collo che dice testualmente “andiamo, non siamo mica comunisti qui”, tifoserie di destra scagliare pietre contro la polizia, tante bandiere italiane che sventolano sulla testa di alcune migliaia di persone diverse (studenti, immigrati, bottegai e commercianti, disoccupati, camionisti, marginali).
Immagini che danno il senso di una regia sicuramente raffazzonata, ma che ha colto nel segno: una grande metropoli del Nord è stata messa al centro dell’attenzione mediatica, con i poliziotti che prima resistono blandamente al lancio di mattoni e che poi si tolgono il casco in segno di fiducia verso quella piazza. “Casualmente” la scena si ripete, in contemporanea, in altre zone e presidi, con poliziotti, carabinieri e guardia di finanza che baciano il popolo, si tolgono i caschi, marciano insieme ai manifestanti. Qualcuno ricorda negli ultimi quaranta anni scene del genere, interpretate dalle forze “dell’ordine” italiane?
La costruzione di un movimento di massa reazionario, in una fase di così grande indeterminatezza politica del paese (un governo al servizio dell’Unione Europea ma delegittimato dalla Corte Costituzionale, una crisi economica profonda e in fase di ulteriore aggravamento, che lambisce fasce sociali molto diverse) non può ovviamente maturare in forme lineari. Il 9 dicembre ha fatto un passo, agglutinando pericolosamente strati eterogenei di popolazione.
In questo percorso appena iniziato i soggetti politici in campo sono stati pochi.
In primis forze reazionarie e chiaramente fasciste che si sono mal celate dietro alla costruzione del 9 dicembre.
Poi i mass media, che cavalcano la notizia diffondendo un’immagine dei fatti che alterna preoccupazione e giustificazione di un fenomeno di piazza che comunque “rappresenta un malessere che nel paese esiste”.
Perché telegiornali e carta stampata non usano la stessa attenzione per le tante di mobilitazioni che quotidianamente si susseguono in ogni angolo del paese, portate avanti dal sindacalismo di classe, da movimenti sociali e studenteschi per la casa, il reddito, il lavoro, il diritto allo studio, agitando parole d’ordine e obiettivi antagonisti alle politiche del sistema capitalista e della Troika europea? Domanda ovviamente retorica, finalizzata a esaltare ancora di più agli occhi del lettore la potenza dello strumento informativo nel creare un’aurea di forza e “oggettiva” legittimazione per un fenomeno ancora informe, fomentato e organizzato da fascisti (che però durante le ore del picco di mobilitazione, non sono mai citati, in primis nelle cronache di RAINews24to, che ho seguito attentamente).
Infine, le forze dell’arco “costituzionale”, che non sono andate oltre a dichiarazioni altisonanti su “ordine e sicurezza”, mentre le loro forze di “sicurezza” si toglievano i caschi e marciavano sotto le bandiere tricolori dei manifestanti….
La lettura delle poche immagini televisive provenienti da Torino ci fa vedere un ultracinquantenne che con il braccio teso nel saluto romano urla “viva il re” contro i poliziotti, un personaggio con una forca e il cappio al collo che dice testualmente “andiamo, non siamo mica comunisti qui”, tifoserie di destra scagliare pietre contro la polizia, tante bandiere italiane che sventolano sulla testa di alcune migliaia di persone diverse (studenti, immigrati, bottegai e commercianti, disoccupati, camionisti, marginali).
Immagini che danno il senso di una regia sicuramente raffazzonata, ma che ha colto nel segno: una grande metropoli del Nord è stata messa al centro dell’attenzione mediatica, con i poliziotti che prima resistono blandamente al lancio di mattoni e che poi si tolgono il casco in segno di fiducia verso quella piazza. “Casualmente” la scena si ripete, in contemporanea, in altre zone e presidi, con poliziotti, carabinieri e guardia di finanza che baciano il popolo, si tolgono i caschi, marciano insieme ai manifestanti. Qualcuno ricorda negli ultimi quaranta anni scene del genere, interpretate dalle forze “dell’ordine” italiane?
La costruzione di un movimento di massa reazionario, in una fase di così grande indeterminatezza politica del paese (un governo al servizio dell’Unione Europea ma delegittimato dalla Corte Costituzionale, una crisi economica profonda e in fase di ulteriore aggravamento, che lambisce fasce sociali molto diverse) non può ovviamente maturare in forme lineari. Il 9 dicembre ha fatto un passo, agglutinando pericolosamente strati eterogenei di popolazione.
In questo percorso appena iniziato i soggetti politici in campo sono stati pochi.
In primis forze reazionarie e chiaramente fasciste che si sono mal celate dietro alla costruzione del 9 dicembre.
Poi i mass media, che cavalcano la notizia diffondendo un’immagine dei fatti che alterna preoccupazione e giustificazione di un fenomeno di piazza che comunque “rappresenta un malessere che nel paese esiste”.
Perché telegiornali e carta stampata non usano la stessa attenzione per le tante di mobilitazioni che quotidianamente si susseguono in ogni angolo del paese, portate avanti dal sindacalismo di classe, da movimenti sociali e studenteschi per la casa, il reddito, il lavoro, il diritto allo studio, agitando parole d’ordine e obiettivi antagonisti alle politiche del sistema capitalista e della Troika europea? Domanda ovviamente retorica, finalizzata a esaltare ancora di più agli occhi del lettore la potenza dello strumento informativo nel creare un’aurea di forza e “oggettiva” legittimazione per un fenomeno ancora informe, fomentato e organizzato da fascisti (che però durante le ore del picco di mobilitazione, non sono mai citati, in primis nelle cronache di RAINews24to, che ho seguito attentamente).
Infine, le forze dell’arco “costituzionale”, che non sono andate oltre a dichiarazioni altisonanti su “ordine e sicurezza”, mentre le loro forze di “sicurezza” si toglievano i caschi e marciavano sotto le bandiere tricolori dei manifestanti….
sempre da
RETE dei COMUNISTI
pc 11 dicembre - fascio forconi -- usando Gramsci..qualche stralcio di commento giusto insieme a tante sciocchezze seminate da altre componenti
......Gramsci:
“Avviene quasi sempre che a un movimento «spontaneo» delle classi
subalterne si accompagna un movimento reazionario della destra della
classe dominante, per motivi concomitanti: una crisi economica, per
esempio, determina malcontento nelle classi subalterne e movimenti
spontanei di massa da una parte, e dall’altra determina complotti dei
gruppi reazionari che approfittano dell’indebolimento obbiettivo del
governo per tentare dei colpi di Stato”.
Non è un caso che il sostegno esplicito venga dalla Lega e da Forza Nuova. Come anche il togliersi il casco da parte di CC, Finanza e Polizia viene giustificato come un atto di solidarietà con i manifestanti da UGL e SIULP, apprezzato da Grillo e dal sen. Stefano Esposito (PD) famigerato sostenitore della TAV e fustigatore delle comunità ecoresistenti della Val di Susa.
Non è un caso che il sostegno esplicito venga dalla Lega e da Forza Nuova. Come anche il togliersi il casco da parte di CC, Finanza e Polizia viene giustificato come un atto di solidarietà con i manifestanti da UGL e SIULP, apprezzato da Grillo e dal sen. Stefano Esposito (PD) famigerato sostenitore della TAV e fustigatore delle comunità ecoresistenti della Val di Susa.
Se
non rilanciamo la mobilitazione di classe, nei quartiere, nelle scuole,
nei posti lavoro, nella società diffusa, se a tutto ciò non seguono
alleanze di fase con settori aggrediti dalla crisi, allora le
manifestazioni partite il 9 possono trovare il consenso sociale
trasversale per una svolta reazionaria con il sostegno popolare.
Insomma, non si deve sottovalutare il fenomeno. Non è un caso che le
motivazioni, vanno dirette alla pancia della popolazione italiana. Non
scordiamoci che per anni la retorica qualunquista e la demagogia
populista, ha fatto breccia, in assenza di una organizzazione di classe e
di una forte alternativa anticapitalista.
"Le
classi medie, i piccoli industriali, il piccolo commerciante,
l'artigiano, il contadino, combattono tutte quante la borghesia per
preservare dalla rovina la loro esistenza di classi medie. Dunque, esse
non sono rivoluzionarie, ma conservatrici. Ancora peggio esse sono
reazionarie, perché cercano di riportare indietro la ruota della storia.
Se sono rivoluzionarie, è perché temono nel loro imminente passaggio
nel proletariato; in quanto essi difendono in tal modo i loro interessi
futuri, non quelli attuali; abbandonano il proprio punto di vista per
assumere quello del proletariato." K. Marx, F. Engels. Manifesto del
Partito Comunista.
* Rete dei Comunisti - Roma
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