Un soldato delle truppe speciali italiane impegnate nella caccia all'uomo contro la resistenza afgana è stato ucciso.
Il merito di questa azione della resistenza stà oltre nel aver colpito giustamente un soldato degli invasori imperialisti italiani, parte della coalizione Nato-USA ma anche nell'aver messo in luce quanto sia profonda la partecipazione delle truppe italiane a questa guerra.
L'articolo 11 della Costituzione italiana vieterebbe la partecipazione dell'Italia a questa guerra e invece in spregio a tutto questo, le truppe imperialiste italiane, sono impegnate in essa su tutti ifronti e con tutte le forme di truppe.
I soldati invisibili della task force 45, sono invisibili, nel senso che conducono i loro crimini di nascosto, sono quella genia di mercenari che conducono la guerra segreta, ne rappresentano una sorta di elite militare e di conseguenza una elite nella responsabilità di bombardamenti, massacri di tanti civili, donne e bambini.
Partecipano a una guerra fuori dalle leggi italiane e conducono questa guerra fuori legge, fuori da ogni controllo, sono parte del terrore imperialista, sono servi apprezzati degli imperialisti americani.
il loro onore è servire cause ingiuste dei padroni del mondo contro i popoli
Chi li comanda, chi ne ha la responsabilità politica, il governo Berlusconi-Larussa, la opposizione parlamentare che su questo è perfettamente allineata ecc. li esalta ora che sono morti come eroi, ma eroi del popolo, in Afganistan, come ovunque, sono chi combatte gli invasori imperialisti.
proletari comunisti
sabato 18 settembre 2010
pc quotidiano 18 settembre - Milano, contestazione di studenti e lavoratori della scuola sotto il Corriere della Sera
Comunicato stampa
Milano, contestazione di studenti e lavoratori della scuola sotto il Corriere della Sera, la Gelmini non si presenta, solo la polizia.
Ieri pomeriggio intorno alle 17 un centinaio di studenti delle scuole superiori, di studenti universitari e alcuni docenti precari e di ruolo si sono ritrovati sotto la sede del Corriere della Sera per contestare il ministro Maria Stella Gelmini che doveva prendere parte alla presentazione di un libro sull'università. Come ormai sua abitudine, il ministro ha preferito non presentarsi sottraendosi alle giuste e pacifiche contestazioni di docenti precari e studenti che ormai da mesi protestano contro i tagli della legge 133, la distruzione della qualità della scuola pubblica e dell'Università e il taglio di migliaia di posti di lavoro. Al posto della Gelmini si sono invece presentate diverse camionette di poliziotti che, schierati in tenuta antisommossa, hanno bloccato i due lati di via Solferino impedendo ai manifestanti di avvicinarsi in alcun modo alla sede del Corriere della Sera. Gli studenti hanno quindi deciso di dar vita ad un corteo improvvisato che, dai Bastioni di Porta Volta, è passato davanti al Liceo civico serale Gandhi, chiuso dal Comune di Milano, in spregio al diritto allo studio di tanti studenti-lavoratori, ha attraversato la zona degli aperitivi e si è concluso nel cuore del Milano Film festival.
Partiamo dai risultati positivi di questa giornata per consolidare a Milano un fronte unito tra studenti, precari e lavoratori della scuola che sensibilizzi con efficacia la società civile su tagli e progetti di privatizzazione di scuola e Università e contrasti con più forza i piani del Governo.
Coord. Lavoratori della scuola "3ottobre" - CPS Milano
mail: coordinamento3ottobre@gmail.com
BLOG: http://coordinamentoscuola3ottobre.blogspot.com
Milano, contestazione di studenti e lavoratori della scuola sotto il Corriere della Sera, la Gelmini non si presenta, solo la polizia.
Ieri pomeriggio intorno alle 17 un centinaio di studenti delle scuole superiori, di studenti universitari e alcuni docenti precari e di ruolo si sono ritrovati sotto la sede del Corriere della Sera per contestare il ministro Maria Stella Gelmini che doveva prendere parte alla presentazione di un libro sull'università. Come ormai sua abitudine, il ministro ha preferito non presentarsi sottraendosi alle giuste e pacifiche contestazioni di docenti precari e studenti che ormai da mesi protestano contro i tagli della legge 133, la distruzione della qualità della scuola pubblica e dell'Università e il taglio di migliaia di posti di lavoro. Al posto della Gelmini si sono invece presentate diverse camionette di poliziotti che, schierati in tenuta antisommossa, hanno bloccato i due lati di via Solferino impedendo ai manifestanti di avvicinarsi in alcun modo alla sede del Corriere della Sera. Gli studenti hanno quindi deciso di dar vita ad un corteo improvvisato che, dai Bastioni di Porta Volta, è passato davanti al Liceo civico serale Gandhi, chiuso dal Comune di Milano, in spregio al diritto allo studio di tanti studenti-lavoratori, ha attraversato la zona degli aperitivi e si è concluso nel cuore del Milano Film festival.
Partiamo dai risultati positivi di questa giornata per consolidare a Milano un fronte unito tra studenti, precari e lavoratori della scuola che sensibilizzi con efficacia la società civile su tagli e progetti di privatizzazione di scuola e Università e contrasti con più forza i piani del Governo.
Coord. Lavoratori della scuola "3ottobre" - CPS Milano
mail: coordinamento3ottobre@gmail.com
BLOG: http://coordinamentoscuola3ottobre.blogspot.com
pc quotidiano 18 settembre - MARCHIONNE: UN CAFONE ARRICCHITO
“...è giusto che guadagni 435 volte più di un suo operaio?” - gli chiede un sindacalista.
Marchionne: “io vorrei sapere quante di queste persone sono disposte a fare questa vita qui. Domandino quando è l'ultima volta che sono andato in ferie e poi ne parliamo... Si parla sempre di diritti e mai di doveri. Io stamattina quando sono arrivato alle sei e mezza non mi sono preoccupato se i miei diritti erano stati rispettati, sono andato a lavorare.”
Lui è il vero “padrone”, “cazzuto” (come un'altra, di cui parliamo dopo), che si rimbocca le maniche del maglione, che va avanti e indietro sull'Atlantico; che ora, dopo la divisione in due rami della Fiat, si frega le mani (“questa è una grande giornata perchè da oggi l'auto Fiat è più libera”), come chi si “fa un culo” ma “riesce a metterla a quel posto”; perchè ora, liberato dai legami nazionali e da questa ormai in disuso “famiglia Agnelli” ridotta ad essere rappresentata da un John Elkann, a cui basta dare più soldi, potrà cercare di fare profitti a destra e a manca, dove gli Stati gli danno finanziamenti, agevolazioni, o gli fanno pagare gli operai quattro soldi; o andare, come un barbone assatanato e disperato, a prendersi fabbriche che altri capitalisti avrebbero già buttato via!
E per questo val bene non fermarsi mai (“non ho dormito le ultime due notti”) e non avere “ferie”! Ma soprattutto non far fermare mai gli operai (che devono “impegnarsi in silenzio”).
Un Marchionne coatto in “maglione nero”, che nella sua foga di fare soldi non ha neppure il senso del ridicolo, che impersona il moderno fascismo padronale. Che si sente forte perchè non deve rendere conto a nessuno, tantomeno ai lavoratori e alla gente.
Ma un cafone arricchito che mostra il suo “tallone d'achille” appena qualcuno dice: ma “il re è nudo!!”.
Marchionne: “io vorrei sapere quante di queste persone sono disposte a fare questa vita qui. Domandino quando è l'ultima volta che sono andato in ferie e poi ne parliamo... Si parla sempre di diritti e mai di doveri. Io stamattina quando sono arrivato alle sei e mezza non mi sono preoccupato se i miei diritti erano stati rispettati, sono andato a lavorare.”
Lui è il vero “padrone”, “cazzuto” (come un'altra, di cui parliamo dopo), che si rimbocca le maniche del maglione, che va avanti e indietro sull'Atlantico; che ora, dopo la divisione in due rami della Fiat, si frega le mani (“questa è una grande giornata perchè da oggi l'auto Fiat è più libera”), come chi si “fa un culo” ma “riesce a metterla a quel posto”; perchè ora, liberato dai legami nazionali e da questa ormai in disuso “famiglia Agnelli” ridotta ad essere rappresentata da un John Elkann, a cui basta dare più soldi, potrà cercare di fare profitti a destra e a manca, dove gli Stati gli danno finanziamenti, agevolazioni, o gli fanno pagare gli operai quattro soldi; o andare, come un barbone assatanato e disperato, a prendersi fabbriche che altri capitalisti avrebbero già buttato via!
E per questo val bene non fermarsi mai (“non ho dormito le ultime due notti”) e non avere “ferie”! Ma soprattutto non far fermare mai gli operai (che devono “impegnarsi in silenzio”).
Un Marchionne coatto in “maglione nero”, che nella sua foga di fare soldi non ha neppure il senso del ridicolo, che impersona il moderno fascismo padronale. Che si sente forte perchè non deve rendere conto a nessuno, tantomeno ai lavoratori e alla gente.
Ma un cafone arricchito che mostra il suo “tallone d'achille” appena qualcuno dice: ma “il re è nudo!!”.
pc quotidiano 18 settembre: CAMUSSO, VA BENE AI PADRONI
CAMUSSO-CGIL: UN NOME UNA GARANZIA, PER PADRONI E SERVI DEI PADRONI.
Carlo Callieri (ex vice presidente Confindustria): “Il profilo è quello giusto: riformista e cazzuta. Ho grandi aspettative. del resto il furore dei massimalisti l'ha sperimentato sulla sua pelle”.
Bonanni (Cisl): “E' stata buttata fuori dalla Fiom. La garanzia è che viene da un percorso riformista (dal Psi craxiano); il rischio è che si dimostri più realista del re” (da Il Manifesto del 17/9).
Carlo Callieri (ex vice presidente Confindustria): “Il profilo è quello giusto: riformista e cazzuta. Ho grandi aspettative. del resto il furore dei massimalisti l'ha sperimentato sulla sua pelle”.
Bonanni (Cisl): “E' stata buttata fuori dalla Fiom. La garanzia è che viene da un percorso riformista (dal Psi craxiano); il rischio è che si dimostri più realista del re” (da Il Manifesto del 17/9).
pc quotidiano 18 settembre -corrispondenza dal circolo operaio di proletari comunisti -venezia
La Cgil Veneta reagisce alle critiche sempre più pesanti della base dei lavoratori,
che si traducono sempre più in emorragia di iscritti, crescita di rapporti e organisminuovi dell'autorganizzazione operaia e proletaria ?
In parte reagisce. In parte subisce la volontà dei lavoratori (come anche nella vertenza dei lavoratori della Cultura in lotta a Venezia).
Spieghiamo qui con due esempi perché sia una reazione un po' patetica, e perché sia
comunque positivo.
E' patetico vedere (giornali padovani del 16 settembre) il segretario della Filt gridare hurrà per una inchiesta condotta dalla finanza con l'arresto di tre mascalzoni, come se si trattasse di una cosa eccezionale, lo è, ma è per noi che la viviamo, noi proletari,la norma.
A Padova sono stati arrestati 3 mascalzoni, di cui un consulente del lavoro e una falsa commercialista, e azioni di 14 società. L'accusa è stata di "associazione per delinquere finalizzata alla falsità materiale e omesso versamento delle ritenute assistenziali e previdenziali".
Per chi come lo slai cobas per il sindacato di classe delle cooperative denuncia le FALSE COOPERATIVE sin dal 2006 a Venezia ed altrove, come alla GEOX dove la Cgil non ha fatto nulla a fronte di 500 lavoratori immigrati mandati
disoccupati dopo un bestiale sfruttamento anche di 8-10 anni, questa è la norma.
Una norma come quella della Job project di Mestre, 60 sentenze di condanna e nessuna
eseguita, su 400 lavoratori buggerati nella primavera del 2009, una realtà che con migliaia di appalti NON POTEVA NON ESSERE LEGATA al potere locale, su cui non c'è mai stato nemmeno uno sciopero.
Ora la stessa Filt Cgil è quella che firma i contratti di forfettizzazione degli straordinari nel settore autotrasporti (stesso contratto, gli autisti dei camion e i proletari costretti a mille lavori diversi sotto la dicitura FALSA di "facchini").
E' positivo che dopo una assemblea spontanea del Cobas della Fincantieri con oltre 20dei lavoratori della Elios alla Fincantieri di Marghera svoltasi sabato scorso a Marghera ai margini della "Festa rossa" di Rifondazione, la Fiom si sia presa una paura da 90 e abbia indetto sciopero oggi per questa azienda, a fronte di mancati pagamenti della 13a del 2009 e del credito irpef.
Dunque un altro passo avanti.
Ma solo unendosi alla organizzazione dei Cobas si può vincere !
che si traducono sempre più in emorragia di iscritti, crescita di rapporti e organisminuovi dell'autorganizzazione operaia e proletaria ?
In parte reagisce. In parte subisce la volontà dei lavoratori (come anche nella vertenza dei lavoratori della Cultura in lotta a Venezia).
Spieghiamo qui con due esempi perché sia una reazione un po' patetica, e perché sia
comunque positivo.
E' patetico vedere (giornali padovani del 16 settembre) il segretario della Filt gridare hurrà per una inchiesta condotta dalla finanza con l'arresto di tre mascalzoni, come se si trattasse di una cosa eccezionale, lo è, ma è per noi che la viviamo, noi proletari,la norma.
A Padova sono stati arrestati 3 mascalzoni, di cui un consulente del lavoro e una falsa commercialista, e azioni di 14 società. L'accusa è stata di "associazione per delinquere finalizzata alla falsità materiale e omesso versamento delle ritenute assistenziali e previdenziali".
Per chi come lo slai cobas per il sindacato di classe delle cooperative denuncia le FALSE COOPERATIVE sin dal 2006 a Venezia ed altrove, come alla GEOX dove la Cgil non ha fatto nulla a fronte di 500 lavoratori immigrati mandati
disoccupati dopo un bestiale sfruttamento anche di 8-10 anni, questa è la norma.
Una norma come quella della Job project di Mestre, 60 sentenze di condanna e nessuna
eseguita, su 400 lavoratori buggerati nella primavera del 2009, una realtà che con migliaia di appalti NON POTEVA NON ESSERE LEGATA al potere locale, su cui non c'è mai stato nemmeno uno sciopero.
Ora la stessa Filt Cgil è quella che firma i contratti di forfettizzazione degli straordinari nel settore autotrasporti (stesso contratto, gli autisti dei camion e i proletari costretti a mille lavori diversi sotto la dicitura FALSA di "facchini").
E' positivo che dopo una assemblea spontanea del Cobas della Fincantieri con oltre 20dei lavoratori della Elios alla Fincantieri di Marghera svoltasi sabato scorso a Marghera ai margini della "Festa rossa" di Rifondazione, la Fiom si sia presa una paura da 90 e abbia indetto sciopero oggi per questa azienda, a fronte di mancati pagamenti della 13a del 2009 e del credito irpef.
Dunque un altro passo avanti.
Ma solo unendosi alla organizzazione dei Cobas si può vincere !
venerdì 17 settembre 2010
pc quotidiano 18 settembre Parlano di negoziati mentre ammazzano i palestinesi
La farsa del negoziato Israele-ANP finirà presto, non solo perchè serve a legittimare l'ulteriore annessione di territori palestinesi da parte dello stato terrorista israeliano, non solo perchè il burattino Abu Mazen tratta senza alcun mandato e con la completa opposizione del popolo palestinese, di molti dirigenti, dei prigionieri politici, ma anche perchè non c'è proprio niente da negoziare quando il sangue dei palestinesi continua a scorrere per mano dei nazisionisti israeliani.
Per i media è sufficiente dire che il processo di pace è iniziato perchè serve la propaganda imperialista/colonialista e tacere invece sulle bombe, sugli omicidi mirati, sulla repressione che continua a colpire i figli di questo popolo fiero e combattivo.
Il 16 settembre l'aviazione israeliana ha, per l'ennesima volta, bombardato diversi campi agricoli vicini a Rafah e a Gaza le bombe hanno ucciso un palestinese e provocando altri feriti, facendo salire a 6 le vittime nella Striscia di Gaza da quando è iniziato il negoziato. Nei giorni precedenti ha ucciso a colpi di cannone un pastore e 2 ragazzi adolescenti "colpevoli" di vivere sul terreno di loro propietà che si trova vicino al confine con Israele.
All'alba di oggi le truppe di occupazione israeliane hanno ucciso Iyad Shelbaya, un comandante militare del movimento Hamas, nel corso di un raid nel campo profughi di Tulkarem, nella zona "A" dei Territori palestinesi occupati della Cisgiordania, che dovrebbero essere sotto controllo delle autorità palestinesi. Le belve nazisioniste hanno fatto esplodere la porta d'ingresso e lo hanno assassinato a freddo, con colpi sparati al collo e al petto -come è stato denunciato dai suoi famigliari- mentre dormiva.
Che credibilità potrà mai avere un servo capitolazionista come Abu Mazen quando non riesce, nè lui stesso nè le forze di sicurezza su cui esercita il comando, nemmeno a fermare la mano del boia Netanyahu che manda i suoi squadroni della morte a compiere esecuzioni mirate dei dirigenti palestinesi?
prolcomra
17/09/2010
pc quotidiano 15-16-17 settembre - dai disoccupati organizzati di taranto ...IL LAVORO SI CONQUISTA CON LA LOTTA
L'EMERGENZA LAVORO SI RISOLVE COL LAVORO
IL LAVORO SI CONQUISTA CON LA LOTTA
ripartite a taranto le manifestazioni di lotta dei disoccupati organizzati
I Disoccupati Organizzati dello Slai cobas per il sindacato di classe di
Taranto hanno avviato un anno fa una grande lotta per il lavoro in questa
città, a fronte dell'incremento senza precedenti della disoccupazione, della
cassintegrazione, dei licenziamenti, della precarietà.
Con la nostra lotta abbiamo detto alle Istituzioni, alle aziende pubbliche e
private e a tutte le forze interessate a tradurre nei fatti i discorsi fatti
nei convegni e sui giornali sulla "priorità del lavoro".
Lo abbiamo fatto con la lotta dura, con occupazioni del ponte, del Comune,
dell'Amiu, con cortei, manifestazioni, presidi, ponendo una chiara
piattaforma che partiva dalle esigenze della città e coniugando lavoro con
pulizia, ambiente e salute.
Abbiamo chiesto un piano di raccolta differenziata porta a porta per tutta
la città, capace di dare secondo gli orientamenti espressi dalla stessa Amiu
negli anni passati lavoro per 200 persone.
Abbiamo chiesto un piano di bonifica ambientale che puntasse a risanare i
quartieri, a partire da quelli più disagiati, Tamburi, Paolo VI, Salinella.
Abbiamo chiesto corsi di formazione retribuiti e finalizzati al lavoro.
Abbiamo chiesto di concentrare e distribuire equamente e con trasparenza
forme di reddito sociale che permettessero ai disoccupati, a chi era in
attesa del lavoro, di vivere, per evitare anche forme di disperazione e di
azioni estreme individuali.
E' stata la prima volta da anni che i soggetti interessati, organizzati
collettivamente, abbandonando clientele, elemosine e forme di micro
criminalità, rivendicano in maniera trasparente il lavoro, come diritto
sancito dalla Costituzione.
Qual'è stata la risposta delle Istituzioni? Assolutamente inadeguata!
Si è risposto con cariche poliziesche, denunce, trasformazione del Comune in
un fortino militarizzato, provocazione dei vigili come quella dello sgombero
e distruzione della Tenda per il Lavoro. Una volontà pervicace di
trasformare la lotta per il lavoro in problema di ordine pubblico.
A questo si aggiunge l'indegno comportamento del Prefetto di Taranto che dal
suo insediamento non ha mai ricevuto i Disoccupati Organizzati, rompendo con
una storia e una tradizione in questa città che aveva visto altri prefetti
in grado di fornire un punto di mediazione e di incontro per la soluzione
dei problemi e delle vertenze per il lavoro.
Abbiamo visto il Presidente Vendola impegnarsi pubblicamente con i
Disoccupati Organizzati, con le Istituzioni, con l'opinione pubblica, anche
a mezzo stampa in campagna elettorale, per un progetto pilota di raccolta
differenziata porta a porta che potesse essere una fonte effettiva di lavoro
e mettesse la città in grado di affrontare per tempo il problema dei
rifiuti.
Questo impegno non è stata mantenuto dopo le elezioni a presidente della
Regione!
Si sono riciclati fondi già esistenti in misura inadeguata e piani nel
cassetto da anni e non realizzati, con il risultato di lasciare la
situazione come era prima.
.
Provincia e ATO hanno cercato di fare di più, ma in forme assolutamente
inadeguate all'emergenza lavoro posta dai Disoccupati Organizzati.
Il mini piano sulla raccolta differenziata in corso di realizzazione ancora
non ha raggiunto la sua conclusione, e comunque riguarderebbe una piccola
parte della città per poco più di una ventina di posti di lavoro. I corsi di
formazione sono ancora al palo e privi di una verifica della loro effettiva
utilità a formare e occupare i Disoccupati Organizzati per la raccolta
differenziata.
Sul Tavolo, da noi richiesto, per la bonifica e risanamento ambientale i
passi sono burocratici e non ancora in grado di produrre qualcosa di
significativo per il lavoro e il risanamento effettivo.
L'amministrazione comunale e il Sindaco Stefano proprio su questa questione
del lavoro hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza, incapacità e
nell'ultima fase un vero e proprio degrado, anche morale.
Serviva un'Amministrazione e un Sindaco capace di prendere in mano la
situazione, fare fatti e non parole, forzare la mano a tutte le Istituzioni
facendo leva sull'emergenza e sulla lotta in corso con progetti e decisioni,
per dare risposta a quella che è l'esigenza primaria della città.
Abbiamo, invece, assistito allo scaricabarile, a impegni, sanciti da
verbali, non mantenuti, al fatto di ridurre le decisioni a lettere e appelli
assolutamente inutili.
Impegni elementari non sono stati mantenuti, uno fra tutti: il Consiglio
Monotematico, che mobilitasse l'intero consiglio comunale e la città;
l'inadeguatezza e l'incompetenza si sono trasformati in arroganza, fino alla
grave decisione di sgomberare con la forza la Tenda del Lavoro.
Ma nell'ultima fase abbiamo assistito ad un vero degrado dell'azione del
Sindaco sulla questione del lavoro. Da un lato si sbatteva la porta in
faccia ai Disoccupati Organizzati, alle loro proposte semplici e lineare,
all'affermazione della Lista di Lotta come fattore di dignità, trasparenza,
bisogno reale al diritto al lavoro; e dall'altro si è dato sfogo ad
un'attitudine "compassionevole" verso i singoli casi di disoccupati
disperati - che non ha fatto altro che alimentare questa prassi non giusta
che trasforma un diritto in una questua quotidiana alle porte del Comune -
dando vita ad una prassi di "segnalazioni", vale a dire di assunzioni di
disoccupati presso ditte, tesa ad alimentare lavori precari, guerra tra
poveri; ritornando ad una pratica che in forme più grandi era quella della
giunta Di Bello/Tucci.
A questo si è aggiunta, la copertura dell'attuale azione dell'Amiu e della
sua presidenza, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutte e sotto le
denunce quotidiane che vengono dai quartieri, dai cittadini, e che
raggiungono il loro punto più basso proprio rispetto alla raccolta
differenziata, restata al palo e con un impianto, come quello della
Pasquinelli, sottoutilizzato, con rifiuti anche raccolti in forme
differenziate, ma poi buttati in maniera indifferenziata nella discarica.
E' inutile sprecare parole per partiti parlamentari o aspiranti tali per
sindacati confederali e burocrazie e consorterie incapaci di produrre
lavoro, progettualità, e impegnate nella riproduzione di un ceto politico,
economico che è divenuto una sorta di escrescenza parassitaria, o dei
cosiddetti sindacati di base, centro sociale cloro rosso, comitato di
quartiere città vekkia che sono fuori dalla lotta e costituiscono una sorta
di ceto politico minore in questa città
.
Tutti hanno seminato sfiducia e divisione tra i disoccupati per lasciare le
cose come stanno e mantenere la città sotto il dominio non solo della
disoccupazione, precarietà, povertà, disagio sociale, degrado, sotto la
cappa di un sistema fondato sul clientelismo, il malaffare e la gestione
malsana della Pubblica Amministrazione e delle attività ad essa connesse.
Ma la lotta per il lavoro non si può fermare. Può avere battute d'arresto,
può pagare un costo alla politica di repressione, divisione e clientele. Ma,
finchè soluzioni effettive non rispondono alle esigenze di lavoro e dignità,
la lotta non può che riprendere, crescere e diventare più incisiva.
La lotta dei Disoccupati Organizzati di Taranto si è andata unendo a quella
di un settore dei Disoccupati di Napoli, dei disoccupati e precari di
Palermo e del Sud in genere per preparare una nuova fase di lotta verso una
manifestazione nazionale a Roma che imponga con la forza della lotta un
piano di lavoro per il sud e le città più martoriate, Napoli, Taranto,
Palermo; un salario garantito.
TA. 17.9.10
DISOCCUPATI ORGANIZZATI Slai Cobas per il sindacato di classe
via Rintone, 22 TA - T/F 0994792086 - 3475301704 - cobasta@libero.it
IL LAVORO SI CONQUISTA CON LA LOTTA
ripartite a taranto le manifestazioni di lotta dei disoccupati organizzati
I Disoccupati Organizzati dello Slai cobas per il sindacato di classe di
Taranto hanno avviato un anno fa una grande lotta per il lavoro in questa
città, a fronte dell'incremento senza precedenti della disoccupazione, della
cassintegrazione, dei licenziamenti, della precarietà.
Con la nostra lotta abbiamo detto alle Istituzioni, alle aziende pubbliche e
private e a tutte le forze interessate a tradurre nei fatti i discorsi fatti
nei convegni e sui giornali sulla "priorità del lavoro".
Lo abbiamo fatto con la lotta dura, con occupazioni del ponte, del Comune,
dell'Amiu, con cortei, manifestazioni, presidi, ponendo una chiara
piattaforma che partiva dalle esigenze della città e coniugando lavoro con
pulizia, ambiente e salute.
Abbiamo chiesto un piano di raccolta differenziata porta a porta per tutta
la città, capace di dare secondo gli orientamenti espressi dalla stessa Amiu
negli anni passati lavoro per 200 persone.
Abbiamo chiesto un piano di bonifica ambientale che puntasse a risanare i
quartieri, a partire da quelli più disagiati, Tamburi, Paolo VI, Salinella.
Abbiamo chiesto corsi di formazione retribuiti e finalizzati al lavoro.
Abbiamo chiesto di concentrare e distribuire equamente e con trasparenza
forme di reddito sociale che permettessero ai disoccupati, a chi era in
attesa del lavoro, di vivere, per evitare anche forme di disperazione e di
azioni estreme individuali.
E' stata la prima volta da anni che i soggetti interessati, organizzati
collettivamente, abbandonando clientele, elemosine e forme di micro
criminalità, rivendicano in maniera trasparente il lavoro, come diritto
sancito dalla Costituzione.
Qual'è stata la risposta delle Istituzioni? Assolutamente inadeguata!
Si è risposto con cariche poliziesche, denunce, trasformazione del Comune in
un fortino militarizzato, provocazione dei vigili come quella dello sgombero
e distruzione della Tenda per il Lavoro. Una volontà pervicace di
trasformare la lotta per il lavoro in problema di ordine pubblico.
A questo si aggiunge l'indegno comportamento del Prefetto di Taranto che dal
suo insediamento non ha mai ricevuto i Disoccupati Organizzati, rompendo con
una storia e una tradizione in questa città che aveva visto altri prefetti
in grado di fornire un punto di mediazione e di incontro per la soluzione
dei problemi e delle vertenze per il lavoro.
Abbiamo visto il Presidente Vendola impegnarsi pubblicamente con i
Disoccupati Organizzati, con le Istituzioni, con l'opinione pubblica, anche
a mezzo stampa in campagna elettorale, per un progetto pilota di raccolta
differenziata porta a porta che potesse essere una fonte effettiva di lavoro
e mettesse la città in grado di affrontare per tempo il problema dei
rifiuti.
Questo impegno non è stata mantenuto dopo le elezioni a presidente della
Regione!
Si sono riciclati fondi già esistenti in misura inadeguata e piani nel
cassetto da anni e non realizzati, con il risultato di lasciare la
situazione come era prima.
.
Provincia e ATO hanno cercato di fare di più, ma in forme assolutamente
inadeguate all'emergenza lavoro posta dai Disoccupati Organizzati.
Il mini piano sulla raccolta differenziata in corso di realizzazione ancora
non ha raggiunto la sua conclusione, e comunque riguarderebbe una piccola
parte della città per poco più di una ventina di posti di lavoro. I corsi di
formazione sono ancora al palo e privi di una verifica della loro effettiva
utilità a formare e occupare i Disoccupati Organizzati per la raccolta
differenziata.
Sul Tavolo, da noi richiesto, per la bonifica e risanamento ambientale i
passi sono burocratici e non ancora in grado di produrre qualcosa di
significativo per il lavoro e il risanamento effettivo.
L'amministrazione comunale e il Sindaco Stefano proprio su questa questione
del lavoro hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza, incapacità e
nell'ultima fase un vero e proprio degrado, anche morale.
Serviva un'Amministrazione e un Sindaco capace di prendere in mano la
situazione, fare fatti e non parole, forzare la mano a tutte le Istituzioni
facendo leva sull'emergenza e sulla lotta in corso con progetti e decisioni,
per dare risposta a quella che è l'esigenza primaria della città.
Abbiamo, invece, assistito allo scaricabarile, a impegni, sanciti da
verbali, non mantenuti, al fatto di ridurre le decisioni a lettere e appelli
assolutamente inutili.
Impegni elementari non sono stati mantenuti, uno fra tutti: il Consiglio
Monotematico, che mobilitasse l'intero consiglio comunale e la città;
l'inadeguatezza e l'incompetenza si sono trasformati in arroganza, fino alla
grave decisione di sgomberare con la forza la Tenda del Lavoro.
Ma nell'ultima fase abbiamo assistito ad un vero degrado dell'azione del
Sindaco sulla questione del lavoro. Da un lato si sbatteva la porta in
faccia ai Disoccupati Organizzati, alle loro proposte semplici e lineare,
all'affermazione della Lista di Lotta come fattore di dignità, trasparenza,
bisogno reale al diritto al lavoro; e dall'altro si è dato sfogo ad
un'attitudine "compassionevole" verso i singoli casi di disoccupati
disperati - che non ha fatto altro che alimentare questa prassi non giusta
che trasforma un diritto in una questua quotidiana alle porte del Comune -
dando vita ad una prassi di "segnalazioni", vale a dire di assunzioni di
disoccupati presso ditte, tesa ad alimentare lavori precari, guerra tra
poveri; ritornando ad una pratica che in forme più grandi era quella della
giunta Di Bello/Tucci.
A questo si è aggiunta, la copertura dell'attuale azione dell'Amiu e della
sua presidenza, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutte e sotto le
denunce quotidiane che vengono dai quartieri, dai cittadini, e che
raggiungono il loro punto più basso proprio rispetto alla raccolta
differenziata, restata al palo e con un impianto, come quello della
Pasquinelli, sottoutilizzato, con rifiuti anche raccolti in forme
differenziate, ma poi buttati in maniera indifferenziata nella discarica.
E' inutile sprecare parole per partiti parlamentari o aspiranti tali per
sindacati confederali e burocrazie e consorterie incapaci di produrre
lavoro, progettualità, e impegnate nella riproduzione di un ceto politico,
economico che è divenuto una sorta di escrescenza parassitaria, o dei
cosiddetti sindacati di base, centro sociale cloro rosso, comitato di
quartiere città vekkia che sono fuori dalla lotta e costituiscono una sorta
di ceto politico minore in questa città
.
Tutti hanno seminato sfiducia e divisione tra i disoccupati per lasciare le
cose come stanno e mantenere la città sotto il dominio non solo della
disoccupazione, precarietà, povertà, disagio sociale, degrado, sotto la
cappa di un sistema fondato sul clientelismo, il malaffare e la gestione
malsana della Pubblica Amministrazione e delle attività ad essa connesse.
Ma la lotta per il lavoro non si può fermare. Può avere battute d'arresto,
può pagare un costo alla politica di repressione, divisione e clientele. Ma,
finchè soluzioni effettive non rispondono alle esigenze di lavoro e dignità,
la lotta non può che riprendere, crescere e diventare più incisiva.
La lotta dei Disoccupati Organizzati di Taranto si è andata unendo a quella
di un settore dei Disoccupati di Napoli, dei disoccupati e precari di
Palermo e del Sud in genere per preparare una nuova fase di lotta verso una
manifestazione nazionale a Roma che imponga con la forza della lotta un
piano di lavoro per il sud e le città più martoriate, Napoli, Taranto,
Palermo; un salario garantito.
TA. 17.9.10
DISOCCUPATI ORGANIZZATI Slai Cobas per il sindacato di classe
via Rintone, 22 TA - T/F 0994792086 - 3475301704 - cobasta@libero.it
pc quotidiano 15-16-17 settembre - dai reclusi Cie di Gradisca
Lettera dei Reclusi di Gradisca
Noi stiamo scioperando perché il trattamento è carcerario, abbiamo soltanto due ore
d’aria al giorno, una al mattino e una la sera, siamo Tutti rinchiusi qui dentro, non
possiamo uscire.
Ci sono tre minorenni qui dentro, sono tunisini e hanno sedici anni, ci chiediamo
come mai li hanno messi qui se sono minorenni?
Il cibo fa schifo, non si può mangiare, ci sono pezzi di unghie, capelli, insetti.
Siamo abbandonati, nessuno si interessa di noi, siamo in condizioni disumane.
La polizia spesso entra e picchia.
Circa tre mesi fa con una manganellata hanno fatto saltare un occhio ad un ragazzo,
poi l’hanno rilasciato perché
stava male e non volevano casini, e quando è uscito, senza documenti non poteva più
fare nulla contro chi gli aveva fatto perdere l’occhio.
Ci trattano come delle bestie.
Alcuni operatori [della cooperativa Connecting People che gestisce il Centro, n.d.r.]
usano delle prepotenze, ci trattano male, ci provocano, ci insultano per aspettare la
nostra reazione, così poi sperano di mandarci in
galera, tanto danno sempre ragione a loro.
C’è un ragazzo in isolamento che ha mangiato le sue feci. L’hanno portato in ospedale
e l’hanno riportato dentro. È da questa mattina che lo sentiamo urlare, nessuno è
andato a vederlo, se non un operatore che l’ha trattato in malo modo.
Il direttore fa delle promesse quando ci sono delle rivolte, poi passano le settimane
e non cambia mai niente.
Da due giorni siamo in sciopero della fame e il medico non è mai entrato per pesarci
o per fare i controlli, entra solo al mattino per dare le terapie.
Continueremo a scioperare finchè non cambieranno le cose, perché sei mesi sono troppi
e le condizioni troppo disumane.
Questo non è un posto ma un incubo, perché siamo nella merda, è assurdo che si
rimanga in queste gabbie. Sappiamo che molta gente sa della esistenza di questi posti
e di come viviamo. E ci si chiede, ma è possibile
che le persone solo perché non hanno un pezzo di carta debbano essere rinchiuse per
sei mesi della loro vita?
Reclusi del Cie di Gradisca
Noi stiamo scioperando perché il trattamento è carcerario, abbiamo soltanto due ore
d’aria al giorno, una al mattino e una la sera, siamo Tutti rinchiusi qui dentro, non
possiamo uscire.
Ci sono tre minorenni qui dentro, sono tunisini e hanno sedici anni, ci chiediamo
come mai li hanno messi qui se sono minorenni?
Il cibo fa schifo, non si può mangiare, ci sono pezzi di unghie, capelli, insetti.
Siamo abbandonati, nessuno si interessa di noi, siamo in condizioni disumane.
La polizia spesso entra e picchia.
Circa tre mesi fa con una manganellata hanno fatto saltare un occhio ad un ragazzo,
poi l’hanno rilasciato perché
stava male e non volevano casini, e quando è uscito, senza documenti non poteva più
fare nulla contro chi gli aveva fatto perdere l’occhio.
Ci trattano come delle bestie.
Alcuni operatori [della cooperativa Connecting People che gestisce il Centro, n.d.r.]
usano delle prepotenze, ci trattano male, ci provocano, ci insultano per aspettare la
nostra reazione, così poi sperano di mandarci in
galera, tanto danno sempre ragione a loro.
C’è un ragazzo in isolamento che ha mangiato le sue feci. L’hanno portato in ospedale
e l’hanno riportato dentro. È da questa mattina che lo sentiamo urlare, nessuno è
andato a vederlo, se non un operatore che l’ha trattato in malo modo.
Il direttore fa delle promesse quando ci sono delle rivolte, poi passano le settimane
e non cambia mai niente.
Da due giorni siamo in sciopero della fame e il medico non è mai entrato per pesarci
o per fare i controlli, entra solo al mattino per dare le terapie.
Continueremo a scioperare finchè non cambieranno le cose, perché sei mesi sono troppi
e le condizioni troppo disumane.
Questo non è un posto ma un incubo, perché siamo nella merda, è assurdo che si
rimanga in queste gabbie. Sappiamo che molta gente sa della esistenza di questi posti
e di come viviamo. E ci si chiede, ma è possibile
che le persone solo perché non hanno un pezzo di carta debbano essere rinchiuse per
sei mesi della loro vita?
Reclusi del Cie di Gradisca
pc quotidiano 15-16-17 settembre - i precari della scuola in lotta ..denunciano Liberazione ha trasferito la sede in quella della cgil...
I lavoratori precari della scuola lottano, creano solidarietà e unità dal basso. Esemplare, nei giorni scorsi la lotta dei precari ATA di Salerno, : Cgil cisl uil prendono ufficialmente le distanze dai lavoratori in lotta. Lavoratori che denunciano anche, tra l'altro, le mille difficoltà in più, in questo inizio di anno scolastico, derivanti dalla cosidetta riforma Gelmini. Ma, sopratutto denunciano e lottano contro la distruzione della scuola pubblica, contro i licenziamenti di massa e affermano il protagonismo, nella lotta, dei lavoratori.
Solidarietà ai lavoratori precari di Salerno!!
Milano, 16 settembre '10
Slai cobas per il sindacato di classe- Milano
[coordinamento3ottobre] da Liberazione di oggi - ma di cosa parla Liberazione?
Il 15/09/2010 12.22, alessandro d'auria ha scritto:
Ma di cosa stiamo parlando, soprattutto di cosa parla Liberazione, forse la redazione del giornale è stata spostata nella sede Cgil, nel secondo articolo ben 5 volte citata fino all'apoteosi della citazione di Pantaleo.
Ieri a Salerno 380 collaboratori scolastici che dovevano prendere la nomina, molti di loro monoreddito, hanno bloccato le nomine in solidarietà con i 300 colleghi tagliati, una solidarietà che non ha precedenti, guardate come hanno risposto i confederali, ed ognuno ne tragga le conseguenze, a Salerno i precari hanno scelto e ieri i funzionari sindacali sono scappati a gambe levate.
Alessandro D'Auria - Comitato insegnati e ata precari Salerno
"Le organizzazioni sindacali della scuola di Salerno, FLC CGIL, CISL
SCUOLA e UIL SCUOLA, preso atto del differimento al 17/09/2010 del
calendario delle nomine a tempo determinato dei collaboratori scolastici
esprimono il loro netto dissenso per l'inatteso rinvio delle operazioni
di nomina in quanto producono un notevole disagio ai lavoratori
interessati ed alle istituzioni scolastiche che in questi giorni sono
alle prese con l'organizzazione dei servizi per garantire, sia pure tra
mille difficoltà, l'inizio dell'anno scolastico."
14/09/2010
Solidarietà ai lavoratori precari di Salerno!!
Milano, 16 settembre '10
Slai cobas per il sindacato di classe- Milano
[coordinamento3ottobre] da Liberazione di oggi - ma di cosa parla Liberazione?
Il 15/09/2010 12.22, alessandro d'auria ha scritto:
Ma di cosa stiamo parlando, soprattutto di cosa parla Liberazione, forse la redazione del giornale è stata spostata nella sede Cgil, nel secondo articolo ben 5 volte citata fino all'apoteosi della citazione di Pantaleo.
Ieri a Salerno 380 collaboratori scolastici che dovevano prendere la nomina, molti di loro monoreddito, hanno bloccato le nomine in solidarietà con i 300 colleghi tagliati, una solidarietà che non ha precedenti, guardate come hanno risposto i confederali, ed ognuno ne tragga le conseguenze, a Salerno i precari hanno scelto e ieri i funzionari sindacali sono scappati a gambe levate.
Alessandro D'Auria - Comitato insegnati e ata precari Salerno
"Le organizzazioni sindacali della scuola di Salerno, FLC CGIL, CISL
SCUOLA e UIL SCUOLA, preso atto del differimento al 17/09/2010 del
calendario delle nomine a tempo determinato dei collaboratori scolastici
esprimono il loro netto dissenso per l'inatteso rinvio delle operazioni
di nomina in quanto producono un notevole disagio ai lavoratori
interessati ed alle istituzioni scolastiche che in questi giorni sono
alle prese con l'organizzazione dei servizi per garantire, sia pure tra
mille difficoltà, l'inizio dell'anno scolastico."
14/09/2010
giovedì 16 settembre 2010
pc quotidiano 15-16-17 settembre - alla Tenaris Dalmne: contro Bonanni e Ichino
comunicato stampa
In occasione della venuta di Bonanni e Ichino a Bergamo, per il 60
anniversario della cisl, che si terrà giovedì 16 settembre alle ore 14.30
presso la sala conferenze
di S. Agostino alla Fara, in via Fara, dal titolo: "Partecipazione dei
lavoratori e democrazia economica. Una sfida da vincere"
lo slai cobas dalmine organizza volantinaggi di denuncia e protesta
(volantino allegato sotto)
mercoledì 15 ore 13.30 portineria treno medio e acciaieria
venerdì 17 ore 13.30 portineria centrale
contro la disdetta del contratto nazionale, contro le deroghe al contratto
che riducono diritti e salario, nel corso dell'iniziativa sarà disponibile
un dossier sul piano fiat da cui parte un attacco generale che si vorrebbe
estendere a tutti i lavoratori, ma anche contro i peggioramenti che gli
operai stanno subendo nei reparti della tenaris dalmine.
Infatti da gennaio 2010 dopo la firma unitaria di fim-fiom-uilm dell'accordo
dei 741 "esuberi" , per soddisfare le esigenze produttive ci sono conseguenze
pesanti per gli operai, che vanno ad intaccare i diritti di ogni lavoratore
di avere orari certi, turnazioni regolari, oltre ad intaccare il salario con
l'uso della cassa integrazione straordinaria che bypass la rotazione
prevista per legge, ma anche la mobilità interfunzionale all'interno dei
siti e interaziendale, cambio di mansione in deroghe al codice civile. E'
questa la partecipazione che la cisl e il governo chiede ai lavoratori?
Socializzare le perdite e i sacrifici e privatizzare i profitti e gli utili,
con il ricatto della crisi e del posto di lavoro ci vorrebbero schiavi. Per
quanto ci riguarda questo tipo di "democrazia" economica se la possono
tenere.
Ma la cosa più paradossale è che a fronte di questa situazione che è
fotografata anche dal periodico della fiom di bergamo di giugno 2010, invece
di mettere in pratica quello che lei stessa propaganda a livello nazionale
ossia la difesa dei diritti e delle libertà sindacali dei lavoratori messe
in discussione da federmeccanica con la disdetta del contratto del 2008,
alla tenaris dalmine non solo non sono ancora stati programmati le 4 ore di
sciopero per questo mese, in vista della manifestazione nazionale del 16
ottobre a roma, ma anzi si guarda bene dal legare queste mobilitazioni alla
situazione di peggioramento in fabbrica, unico modo per far si che questi
scioperi non finiscano solo per essere di bandiera e quindi scaramente
seguiti dagli operai, ma anzi non si differenzia minimamente in fabbrica
dalla linea e prassi dei sindacati filopadronali, tanto è che a fronte del
rinnovo del contratto aziendale scaduto nel 2009, ripropone l'azione
unitaria con fim e uilm che è quella di accetare e di gestire la situazione
attuale dell'azienda di massima flessibilità e ritmi più alti, nel quadro
del suo piano da qui al 2012 di massimo sfruttamento per aumentare la
produttività.
Infatti su "fiominforma" si scrive: "In questi mesi inoltre, i volumi degli
ordinativi sono in ripresa poiché Tenaris, oltre a beneficiare dell'andamento
del petrolio, è avvantaggiata anche dai dazi antidumping, imposti da una
serie di paesi (Europa,Usa, Messico) sulle importazioni di tubi dalla Cina.
È intervenuta nel frattempo anche una diversa divisione del lavoro tra le
varie unità produttive del gruppo Tenaris a livello mondiale, differenziate
per prodotti/mercati. In questa situazione vengono chiesti ai lavoratori
maggiori sforzi sia in termini di flessibilità degli orari, sia in termini
di disponibilità alla mobilità interna e di polivalenza/polifunzionalità:
temi che dovranno trovare nuova regolamentazione e riconoscimento. La
piattaforma unitaria, in discussione tra FIOMFIM-UILM nel coordinamento
nazionale delle Rsu Dalmine, dovrà partire perciò da una situazione già in
parte cambiata in conseguenza della crisi mondiale e soggetta ad ulteriori
futuri cambiamenti dopo gli investimenti previsti dal piano industriale."
In occasione della venuta di Bonanni e Ichino a Bergamo, per il 60
anniversario della cisl, che si terrà giovedì 16 settembre alle ore 14.30
presso la sala conferenze
di S. Agostino alla Fara, in via Fara, dal titolo: "Partecipazione dei
lavoratori e democrazia economica. Una sfida da vincere"
lo slai cobas dalmine organizza volantinaggi di denuncia e protesta
(volantino allegato sotto)
mercoledì 15 ore 13.30 portineria treno medio e acciaieria
venerdì 17 ore 13.30 portineria centrale
contro la disdetta del contratto nazionale, contro le deroghe al contratto
che riducono diritti e salario, nel corso dell'iniziativa sarà disponibile
un dossier sul piano fiat da cui parte un attacco generale che si vorrebbe
estendere a tutti i lavoratori, ma anche contro i peggioramenti che gli
operai stanno subendo nei reparti della tenaris dalmine.
Infatti da gennaio 2010 dopo la firma unitaria di fim-fiom-uilm dell'accordo
dei 741 "esuberi" , per soddisfare le esigenze produttive ci sono conseguenze
pesanti per gli operai, che vanno ad intaccare i diritti di ogni lavoratore
di avere orari certi, turnazioni regolari, oltre ad intaccare il salario con
l'uso della cassa integrazione straordinaria che bypass la rotazione
prevista per legge, ma anche la mobilità interfunzionale all'interno dei
siti e interaziendale, cambio di mansione in deroghe al codice civile. E'
questa la partecipazione che la cisl e il governo chiede ai lavoratori?
Socializzare le perdite e i sacrifici e privatizzare i profitti e gli utili,
con il ricatto della crisi e del posto di lavoro ci vorrebbero schiavi. Per
quanto ci riguarda questo tipo di "democrazia" economica se la possono
tenere.
Ma la cosa più paradossale è che a fronte di questa situazione che è
fotografata anche dal periodico della fiom di bergamo di giugno 2010, invece
di mettere in pratica quello che lei stessa propaganda a livello nazionale
ossia la difesa dei diritti e delle libertà sindacali dei lavoratori messe
in discussione da federmeccanica con la disdetta del contratto del 2008,
alla tenaris dalmine non solo non sono ancora stati programmati le 4 ore di
sciopero per questo mese, in vista della manifestazione nazionale del 16
ottobre a roma, ma anzi si guarda bene dal legare queste mobilitazioni alla
situazione di peggioramento in fabbrica, unico modo per far si che questi
scioperi non finiscano solo per essere di bandiera e quindi scaramente
seguiti dagli operai, ma anzi non si differenzia minimamente in fabbrica
dalla linea e prassi dei sindacati filopadronali, tanto è che a fronte del
rinnovo del contratto aziendale scaduto nel 2009, ripropone l'azione
unitaria con fim e uilm che è quella di accetare e di gestire la situazione
attuale dell'azienda di massima flessibilità e ritmi più alti, nel quadro
del suo piano da qui al 2012 di massimo sfruttamento per aumentare la
produttività.
Infatti su "fiominforma" si scrive: "In questi mesi inoltre, i volumi degli
ordinativi sono in ripresa poiché Tenaris, oltre a beneficiare dell'andamento
del petrolio, è avvantaggiata anche dai dazi antidumping, imposti da una
serie di paesi (Europa,Usa, Messico) sulle importazioni di tubi dalla Cina.
È intervenuta nel frattempo anche una diversa divisione del lavoro tra le
varie unità produttive del gruppo Tenaris a livello mondiale, differenziate
per prodotti/mercati. In questa situazione vengono chiesti ai lavoratori
maggiori sforzi sia in termini di flessibilità degli orari, sia in termini
di disponibilità alla mobilità interna e di polivalenza/polifunzionalità:
temi che dovranno trovare nuova regolamentazione e riconoscimento. La
piattaforma unitaria, in discussione tra FIOMFIM-UILM nel coordinamento
nazionale delle Rsu Dalmine, dovrà partire perciò da una situazione già in
parte cambiata in conseguenza della crisi mondiale e soggetta ad ulteriori
futuri cambiamenti dopo gli investimenti previsti dal piano industriale."
pc quotidiano 15-16-17 settembre - muore al suo primo giorno di lavoro...omicidi del capitalismo
...Decapitata da un ascensore mentre fa le pulizie. E' morta così ieri mattina a Roma una donna, dipendente di una ditta di pulizie, decapitata da un ascensore, mentre era insieme alla sorella.
Era il suo primo giorno di lavoro. Si era sporta con la testa dentro la gabbia del montacarichi che non era stato messo in sicurezza. La vittima, Piera Pronti, originaria di Sgurgola, provincia di Frosinone, aveva 45 anni ed era madre di tre figli, di 18, 12 e 8 anni. Il marito è un operaio della Videocon di Anagni in cassa integrazione, per questo Piera Pronti aveva iniziato a lavorare come donna delle pulizie.
Il terribile incidente è avvenuto in uno stabile di via Corvisieri 3, quartiere Nomentano. "È stata una scena raccapricciante - hanno commentato alcuni inquilini del palazzo - abbiamo sentito le grida di disperazione della sorella mentre cercava di estrarre il corpo rimasto incastrato con la testa tra le scale ed il vano ascensori, poi quando siamo corsi abbiamo visto il sangue colare per le scale".
Sotto shock anche la sorella della vittima che ha fatto di tutto per salvarla ma se l’ è vista morire davanti agli occhi. "Sentivo la signora che urlava alla sorella: ‘Non morire non morire, ti prego hai tre figli, resisti, pensa a loro’ ”, ha raccontato la signora Anna, un’ altra inquilina.
La donna, incaricata di effettuare una pulizia straordinaria dell’ ascensore, era andata in via Corvisieri insieme al suo datore di lavoro e alla sorella, dopo che l’ assemblea condominiale aveva deliberato ed affidato alla ditta di pulizie l’ incarico di pulire a fondo le grate di sicurezza dell’ ascensore. Ma secondo le testimonianze e i rilievi effettuati dai carabinieri della compagnia Parioli, che stanno indagando sull’ incidente coordinati dal sostituto procuratore Maria Bice Barborini, la dinamica appare abbastanza chiara. Le due sorelle si erano messe a lavoro senza disattivare l’ ascensore, ma semplicemente lasciando aperte le porte all’ ultimo piano. Un errore che è stato fatale a Piera Pronti. Infatti, un’ anziana residente all’ ultimo piano, ha trovato le porte aperte e, dovendo scendere, è entrata nella cabina premendo il pulsante di discesa, proprio mentre l’ operaia stava con la testa all’ interno del vano ascensore. La cabina, appena tranciata la testa della donna, si è subito arrestata grazie al sistema di sicurezza, ma ormai era troppo tardi. "Non mi darò mai pace per quello che è successo - racconta, tra singhiozzi e grida di disperazione la signora che ha azionato la cabina dell’ ascensore - pensavo che qualcuno, come accade spesso, avesse lasciato aperte le porte senza richiuderle".
14 settembre 2010
13
NON E’ MAI UNA TRAGICA FATALITA’
Invece, ancora una volta, questa morte non è stata una tragica fatalità, ma la conseguenza del comportamento criminale di chi aveva la responsabilità della sicurezza della lavoratrice. Vediamo perché.
Le attività appaltate riguardavano la pulizia delle griglie che delimitano il vano in cui scorre l’ ascensore, sia dall’ esterno, che dall’ interno.
Ora, mentre per la pulizia esterna, non era necessario entrare all’ interno del vano, evidentemente per la pulizia interna la donna ha avuto la necessità di sporgersi dentro al vano stesso, evidentemente con una scala, in quanto le protezioni del vano hanno un’ altezza tale (minimo 2 m) che impediscono l’ accesso stazionando sul pianerottolo o sulle scale.
In questo caso (intervento su impianto ascensore), oltre al D.Lgs.81/08 che si applica a tutte le attività lavorative, le lavorazioni sono regolate anche dal D.P.R.162/99, recepimento della Direttiva comunitaria 95/16/CE.
In particolare l’ articolo 15 comma 1 di tale Decreto stabilisce che:
“Ai fini della conservazione dell’ impianto e del suo normale funzionamento, il proprietario o il suo legale rappresentante sono tenuti ad affidare la manutenzione di tutto il sistema dell’ ascensore o del montacarichi a persona munita di certificato di abilitazione o a ditta specializzata ovvero a un operatore comunitario dotato di specializzazione equivalente che debbono provvedere a mezzo di personale abilitato.”
L’ accesso a “tutto il sistema dell’ ascensore” (quindi anche l’ accesso all’ interno del vano che ne delimita la corsa) è quindi consentito esclusivamente al manutentore abilitato o comunque solamente in sua presenza.
Nel caso in questione, trattandosi di condominio, la responsabilità è del legale rappresentante del condominio stesso, cioè dell’ amministratore, che ha affidato la pulizia dell’ impianto ascensore, anche all’ interno del vano, non a ditta specializzata con manutentore abilitato, ma a una ditta di pulizia che non poteva avere nessuna competenza in merito.
Eventualmente l’ amministratore del condominio avrebbe dovuto affidare la pulizia a ditta non specializzata in impianti ascensore, ma chiedendo, durante le lavorazioni dentro il vano, la costante presenza, per le messa in sicurezza dell’ impianto, di manutentore abilitato.
Ma la colpa è anche del datore di lavoro della ditta di pulizie, tra l’ altro presente almeno all’ inizio delle lavorazioni, che ha accettato di eseguire un lavoro su un impianto per il quale non aveva nessuna competenza, né tantomeno abilitazione a intervenire e che non ha valutato minimamente la possibilità, dimostratasi poi purtroppo non remota, che l’ ascensore potesse muoversi durante le pulizie dentro il vano.
Se i giornalisti, al di là della ricerca di toni raccapriccianti e di considerazioni lacrimevoli, dicessero come sono andate veramente le cose, con il dovere di documentarsi prima di scrivere, forse sarebbe più chiaro a tutti che quando muore un lavoratore non si tratta mai di una “tragica fatalità”.
Marco Spezia
della rete nazionale sicurezza sul posto di lavoro
Era il suo primo giorno di lavoro. Si era sporta con la testa dentro la gabbia del montacarichi che non era stato messo in sicurezza. La vittima, Piera Pronti, originaria di Sgurgola, provincia di Frosinone, aveva 45 anni ed era madre di tre figli, di 18, 12 e 8 anni. Il marito è un operaio della Videocon di Anagni in cassa integrazione, per questo Piera Pronti aveva iniziato a lavorare come donna delle pulizie.
Il terribile incidente è avvenuto in uno stabile di via Corvisieri 3, quartiere Nomentano. "È stata una scena raccapricciante - hanno commentato alcuni inquilini del palazzo - abbiamo sentito le grida di disperazione della sorella mentre cercava di estrarre il corpo rimasto incastrato con la testa tra le scale ed il vano ascensori, poi quando siamo corsi abbiamo visto il sangue colare per le scale".
Sotto shock anche la sorella della vittima che ha fatto di tutto per salvarla ma se l’ è vista morire davanti agli occhi. "Sentivo la signora che urlava alla sorella: ‘Non morire non morire, ti prego hai tre figli, resisti, pensa a loro’ ”, ha raccontato la signora Anna, un’ altra inquilina.
La donna, incaricata di effettuare una pulizia straordinaria dell’ ascensore, era andata in via Corvisieri insieme al suo datore di lavoro e alla sorella, dopo che l’ assemblea condominiale aveva deliberato ed affidato alla ditta di pulizie l’ incarico di pulire a fondo le grate di sicurezza dell’ ascensore. Ma secondo le testimonianze e i rilievi effettuati dai carabinieri della compagnia Parioli, che stanno indagando sull’ incidente coordinati dal sostituto procuratore Maria Bice Barborini, la dinamica appare abbastanza chiara. Le due sorelle si erano messe a lavoro senza disattivare l’ ascensore, ma semplicemente lasciando aperte le porte all’ ultimo piano. Un errore che è stato fatale a Piera Pronti. Infatti, un’ anziana residente all’ ultimo piano, ha trovato le porte aperte e, dovendo scendere, è entrata nella cabina premendo il pulsante di discesa, proprio mentre l’ operaia stava con la testa all’ interno del vano ascensore. La cabina, appena tranciata la testa della donna, si è subito arrestata grazie al sistema di sicurezza, ma ormai era troppo tardi. "Non mi darò mai pace per quello che è successo - racconta, tra singhiozzi e grida di disperazione la signora che ha azionato la cabina dell’ ascensore - pensavo che qualcuno, come accade spesso, avesse lasciato aperte le porte senza richiuderle".
14 settembre 2010
13
NON E’ MAI UNA TRAGICA FATALITA’
Invece, ancora una volta, questa morte non è stata una tragica fatalità, ma la conseguenza del comportamento criminale di chi aveva la responsabilità della sicurezza della lavoratrice. Vediamo perché.
Le attività appaltate riguardavano la pulizia delle griglie che delimitano il vano in cui scorre l’ ascensore, sia dall’ esterno, che dall’ interno.
Ora, mentre per la pulizia esterna, non era necessario entrare all’ interno del vano, evidentemente per la pulizia interna la donna ha avuto la necessità di sporgersi dentro al vano stesso, evidentemente con una scala, in quanto le protezioni del vano hanno un’ altezza tale (minimo 2 m) che impediscono l’ accesso stazionando sul pianerottolo o sulle scale.
In questo caso (intervento su impianto ascensore), oltre al D.Lgs.81/08 che si applica a tutte le attività lavorative, le lavorazioni sono regolate anche dal D.P.R.162/99, recepimento della Direttiva comunitaria 95/16/CE.
In particolare l’ articolo 15 comma 1 di tale Decreto stabilisce che:
“Ai fini della conservazione dell’ impianto e del suo normale funzionamento, il proprietario o il suo legale rappresentante sono tenuti ad affidare la manutenzione di tutto il sistema dell’ ascensore o del montacarichi a persona munita di certificato di abilitazione o a ditta specializzata ovvero a un operatore comunitario dotato di specializzazione equivalente che debbono provvedere a mezzo di personale abilitato.”
L’ accesso a “tutto il sistema dell’ ascensore” (quindi anche l’ accesso all’ interno del vano che ne delimita la corsa) è quindi consentito esclusivamente al manutentore abilitato o comunque solamente in sua presenza.
Nel caso in questione, trattandosi di condominio, la responsabilità è del legale rappresentante del condominio stesso, cioè dell’ amministratore, che ha affidato la pulizia dell’ impianto ascensore, anche all’ interno del vano, non a ditta specializzata con manutentore abilitato, ma a una ditta di pulizia che non poteva avere nessuna competenza in merito.
Eventualmente l’ amministratore del condominio avrebbe dovuto affidare la pulizia a ditta non specializzata in impianti ascensore, ma chiedendo, durante le lavorazioni dentro il vano, la costante presenza, per le messa in sicurezza dell’ impianto, di manutentore abilitato.
Ma la colpa è anche del datore di lavoro della ditta di pulizie, tra l’ altro presente almeno all’ inizio delle lavorazioni, che ha accettato di eseguire un lavoro su un impianto per il quale non aveva nessuna competenza, né tantomeno abilitazione a intervenire e che non ha valutato minimamente la possibilità, dimostratasi poi purtroppo non remota, che l’ ascensore potesse muoversi durante le pulizie dentro il vano.
Se i giornalisti, al di là della ricerca di toni raccapriccianti e di considerazioni lacrimevoli, dicessero come sono andate veramente le cose, con il dovere di documentarsi prima di scrivere, forse sarebbe più chiaro a tutti che quando muore un lavoratore non si tratta mai di una “tragica fatalità”.
Marco Spezia
della rete nazionale sicurezza sul posto di lavoro
pc quotidiano 15-16-17 settembre - La solitudine di una generazione precaria. Per noi, per Norman, per tutti quelli che lottano...
dal collettivo autorganizzato universitario -ist.orientale Napoli
.Ieri sono successi due fatti che sarebbe davvero insensato definire “di cronaca”. Sono due fatti politici, nel senso più profondo del termine, perché riguardano da vicino la nostra vita associata, gli spazi del nostro futuro, indicano quello che noi dovremmo fare per rendere diversa questa vita e questo Paese... Solo un cretino o uno in cattiva fede può chiudere gli occhi di fronte a quello che sta succedendo!
A Palermo un ragazzo di 27 anni, Norman, si è ucciso. Per insofferenza, perché non vedeva nulla davanti a sé, se non l'emigrazione (come ormai quasi tutti nel nostro Sud) o la prostituzione di uno stage non retribuito. Norman stava finendo il dottorato senza borsa di studio, era e sarebbe stato precario, ancora per decine di anni. E gli sembrava che la sua sola libertà, in questo Paese fatto di politici che di libertà si riempono la bocca, era quella di morire. Norman voleva lavorare, coltivare le sue passioni, forse sposarsi. Cose normali, fuori luogo in un Paese che normale non è. «Il suo gesto lo considero un omicidio di Stato. Era molto depresso per il suo futuro. I docenti ai quali si era rivolto gli avevano detto che non avrebbe avuto futuro nell'ateneo». Perciò il padre aveva provato a rivolgersi ad alcuni «amici parlamentari di ex An, ma nessuno mi è venuto incontro. Ho trovato solo porte chiuse». L'omicidio è di Stato, e dello Stato di cose presenti. E non serve a niente – semmai sia servito e soprattutto sia stato giusto – rivolgersi al politicante di turno, alle “amicizie”...
A Bologna niente di così tragico, solo la farsa del potere. Il ritorno all'800. Da mesi i ricercatori protestano contro gli ultimi passaggi della Riforma Gelmini. Fra le altre cose contro l'obbligo di insegnamento che nel loro contratto non è previsto, ma che svolgono tutti, perché le università non hanno i fondi, perché i baroni non lavorano, perché ti devi pur costruire una carriera per non restare precario a vita... Finalmente sono riusciti ad organizzarsi, e provano a chiedere i loro diritti senza passare per parlamentari e professori compiacenti. Ed ecco che l'Università di Bologna manda l'ultimatum. Se non accettate di lavorare gratis chiamiamo a lavorare altra gente. Docenti a contratto. Anche loro a gratis. Magari altri più giovani che vogliono fare curriculum. Ma che giocano la parte di nuovi crumiri. Si prova insomma la carta repressiva, per mettere a tacere chi ha avuto il coraggio e la dignità di ribellarsi. Prima che la cosa possa prendere piede e contagiare altre categorie del mondo della formazione...
Che ci stanno ad indicare queste due cose, che sono profondamente legate? Che ci stanno a indicare le mobilitazioni dei precari scuola, la nuova conflittualità operaia, le contestazioni a Dell'Utri, Bonanni, Gelmini, Ichino, a tutta la gente che ha aiutato i padroni a smantellare il (già misero) Welfare State? Anzitutto, che un'intera generazione è in uno stato di frustrazione ed esasperazione, e che la disperazione è sempre ad un passo. Ma anche che non c'è nessun partito, nessuna forza politica che possa interpretare i nostri bisogni: sono tutti corrotti e devoti ad altri interessi. Che nemmeno le scorciatoie clientelari tipiche di questo Paese reggono più. Che certi sentimenti di radicalizzano, ma trovano con difficoltà lo sbocco che meritano, ovvero quello politico, quello della lotta dura. E soprattutto che non abbiamo alternative che quelle di unirci, noi sfruttati, di fare pressione...
L'alternativa è scappare, o morire, un poco ogni giorno, sottomettersi. O fare come Norman. Noi non vogliamo andare altrove né morire lentamente, né di un tratto. Non vogliamo essere messi l'uno contro l'altro, farci la guerra fra di noi, non vogliamo essere soli, divisi solo da un contratto. Al silenzio della sofferenza preferiamo fare rumore, pretendere quello che ci spetta. Al silenzio della solitudine preferiamo metterci insieme, parlare e soprattutto fare. Fare casino, per farci ascoltare. Fare politica, per andare oltre la rabbia e costringerli – tutti – a cambiare direzione, a fare i conti con noi. Una sola nostra vita vale più di tutte le loro proprietà, di un fumogeno, del decoro di una strada, delle loro chiacchiere sulle “regole di civiltà” e sul bon ton, mentre rubano milioni e nonostante la crisi continuano a far soldi e riprodurre i loro privilegi.
È questo quello che dobbiamo ricominciare a fare quest'autunno: ritrovarci, studenti senza futuro, lavoratori senza presente, sfruttati di ogni tipo e di ogni colore, autorganizzarci, irrompere sulla scena politica che conosce solo i loro inciuci, i loro intrighi di palazzo. È stato possibile vincere in stagioni nemmeno tante lontane. Ci sono stati momenti in cui con la lotta dura gli equilibri nel Paese sono cambiati, i diritti si sono allargati, i salari aumentati. Noi, quest'autunno e oltre, ci proveremo in ogni modo...
.Ieri sono successi due fatti che sarebbe davvero insensato definire “di cronaca”. Sono due fatti politici, nel senso più profondo del termine, perché riguardano da vicino la nostra vita associata, gli spazi del nostro futuro, indicano quello che noi dovremmo fare per rendere diversa questa vita e questo Paese... Solo un cretino o uno in cattiva fede può chiudere gli occhi di fronte a quello che sta succedendo!
A Palermo un ragazzo di 27 anni, Norman, si è ucciso. Per insofferenza, perché non vedeva nulla davanti a sé, se non l'emigrazione (come ormai quasi tutti nel nostro Sud) o la prostituzione di uno stage non retribuito. Norman stava finendo il dottorato senza borsa di studio, era e sarebbe stato precario, ancora per decine di anni. E gli sembrava che la sua sola libertà, in questo Paese fatto di politici che di libertà si riempono la bocca, era quella di morire. Norman voleva lavorare, coltivare le sue passioni, forse sposarsi. Cose normali, fuori luogo in un Paese che normale non è. «Il suo gesto lo considero un omicidio di Stato. Era molto depresso per il suo futuro. I docenti ai quali si era rivolto gli avevano detto che non avrebbe avuto futuro nell'ateneo». Perciò il padre aveva provato a rivolgersi ad alcuni «amici parlamentari di ex An, ma nessuno mi è venuto incontro. Ho trovato solo porte chiuse». L'omicidio è di Stato, e dello Stato di cose presenti. E non serve a niente – semmai sia servito e soprattutto sia stato giusto – rivolgersi al politicante di turno, alle “amicizie”...
A Bologna niente di così tragico, solo la farsa del potere. Il ritorno all'800. Da mesi i ricercatori protestano contro gli ultimi passaggi della Riforma Gelmini. Fra le altre cose contro l'obbligo di insegnamento che nel loro contratto non è previsto, ma che svolgono tutti, perché le università non hanno i fondi, perché i baroni non lavorano, perché ti devi pur costruire una carriera per non restare precario a vita... Finalmente sono riusciti ad organizzarsi, e provano a chiedere i loro diritti senza passare per parlamentari e professori compiacenti. Ed ecco che l'Università di Bologna manda l'ultimatum. Se non accettate di lavorare gratis chiamiamo a lavorare altra gente. Docenti a contratto. Anche loro a gratis. Magari altri più giovani che vogliono fare curriculum. Ma che giocano la parte di nuovi crumiri. Si prova insomma la carta repressiva, per mettere a tacere chi ha avuto il coraggio e la dignità di ribellarsi. Prima che la cosa possa prendere piede e contagiare altre categorie del mondo della formazione...
Che ci stanno ad indicare queste due cose, che sono profondamente legate? Che ci stanno a indicare le mobilitazioni dei precari scuola, la nuova conflittualità operaia, le contestazioni a Dell'Utri, Bonanni, Gelmini, Ichino, a tutta la gente che ha aiutato i padroni a smantellare il (già misero) Welfare State? Anzitutto, che un'intera generazione è in uno stato di frustrazione ed esasperazione, e che la disperazione è sempre ad un passo. Ma anche che non c'è nessun partito, nessuna forza politica che possa interpretare i nostri bisogni: sono tutti corrotti e devoti ad altri interessi. Che nemmeno le scorciatoie clientelari tipiche di questo Paese reggono più. Che certi sentimenti di radicalizzano, ma trovano con difficoltà lo sbocco che meritano, ovvero quello politico, quello della lotta dura. E soprattutto che non abbiamo alternative che quelle di unirci, noi sfruttati, di fare pressione...
L'alternativa è scappare, o morire, un poco ogni giorno, sottomettersi. O fare come Norman. Noi non vogliamo andare altrove né morire lentamente, né di un tratto. Non vogliamo essere messi l'uno contro l'altro, farci la guerra fra di noi, non vogliamo essere soli, divisi solo da un contratto. Al silenzio della sofferenza preferiamo fare rumore, pretendere quello che ci spetta. Al silenzio della solitudine preferiamo metterci insieme, parlare e soprattutto fare. Fare casino, per farci ascoltare. Fare politica, per andare oltre la rabbia e costringerli – tutti – a cambiare direzione, a fare i conti con noi. Una sola nostra vita vale più di tutte le loro proprietà, di un fumogeno, del decoro di una strada, delle loro chiacchiere sulle “regole di civiltà” e sul bon ton, mentre rubano milioni e nonostante la crisi continuano a far soldi e riprodurre i loro privilegi.
È questo quello che dobbiamo ricominciare a fare quest'autunno: ritrovarci, studenti senza futuro, lavoratori senza presente, sfruttati di ogni tipo e di ogni colore, autorganizzarci, irrompere sulla scena politica che conosce solo i loro inciuci, i loro intrighi di palazzo. È stato possibile vincere in stagioni nemmeno tante lontane. Ci sono stati momenti in cui con la lotta dura gli equilibri nel Paese sono cambiati, i diritti si sono allargati, i salari aumentati. Noi, quest'autunno e oltre, ci proveremo in ogni modo...
martedì 14 settembre 2010
pc quotidiano 14 settembre - Piccoli Marchionne crescono.... a sinistra
Il Resto del Carlino di oggi riporta un'intervista al presidente delle FER (Ferrovie Emilia Romagna), Gino Maioli.
Come buona parte degli amministratori di "sinistra", anche il neo manager si è fatto le ossa come
amministratore di un Ente pubblico nella logica di spartizione del potere in mano agli eredi del PCI emiliano romagnolo. E' stato, infatti, assessore ai Trasporti a Ravenna eletto nelle file del PRC.
Oggi è passato con il Sel ma sempre con un chiodo fisso: quello, forse, di migliorare la condizione dei ferrovieri, quella delle reti periferiche oppure quella dei passeggeri che sono in maggioranza lavoratori e studenti? No di certo, come glielo hanno ricordato le rivolte dei pendolari che sono esplose durante il suo "buon governo" a Ravenna per i ritardi e i guasti dei treni.
E' forse per questo che lo hanno fatto dirigente regionale delle Ferrovie. Che pare le gestisca meglio la "sinistra" di palazzo, visto che al vertice c'è il supermanager, Moretti, che viene dalla Cgil.
Proprio oggi che a Piacenza si è sfiorato un deragliamento, cosa ha detto -e fatto- Maioli in quell'intervista di oggi? E' andato dall'ordine dei Medici di Bologna a denunciare i lavoratori, dipendenti FER, che si ammalano troppo e che "soprattutto la loro salute pare particolarmente cagionevole in concomitanza del fine settimana, ponti, festività, ferie, turni merci poco graditi". Cioè il problema principale, secondo Maioli, non sono i tagli (che per la regione sono di 350 milioni di euro per il 2011 e di 400 milioni per il 2012 che, tradotto, significa meno 20% dei bus e meno 10% dei treni per l'anno prossimo e più del doppio per l'anno successivo, come ha denunciato la stessa Cgil), non è la mancanza di sicurezza per i lavoratori e per i viaggiatori, non sono le mancate assunzioni, ma è la malattia dei lavoratori!
"Il problema assenteismo a questi livelli è inaccettabile", "io devo fare funzionare un'azienda sensibile come quella dei trasporti pubblici". E il manager vendoliano così parte per punire i lavoratori col metodo Brunetta e la visione del mondo di Marchionne.
E' per questa sua "sensibilità" che l'azienda lo ripaga profumatamente.
prolcomra
14/09/2010
pc quotidiano 14 settembre - schiavismo nelle campagne di cerignola
per conto dei padroni locali due kapo'rumeni schiavizzavano i braccianti
Arrestati due romeni accusati di sfruttamento della manodopera clandestina straniera, estorsione e maltrattamenti. Le indagini dei militari, che hanno portato alla luce settimane di caporalato e di sfruttamento a Cerignola, sono iniziate dopo la richiesta di aiuto di un bracciante immigrato che non mangiava da giorni.
Grazie alle testimonianze di altri sette stranieri che lavoravano nei campi per la raccolta del pomodoro e dell’uva, ora si sta cercando di fare luce sul reclutamento e lo sfruttamento della manodopera. Gli immigrati vivevano in condizioni disumane, costretti a stare in 20 su un soppalco ricavato all’interno di un piccolo locale al piano terra. Erano arrivati in Italia con la promessa di una paga di 40 euro giornaliere; invece, dopo essere stati privati dei documenti personali, erano stati costretti a lavorare nelle campagne almeno nove ore al giorno senza mangiare e con la promessa che sarebbero stati pagati solo alla fine della stagione.
Gli immigrati che si ribellavano venivano minacciati di morte e spesso anche aggrediti fisicamente.
Arrestati due romeni accusati di sfruttamento della manodopera clandestina straniera, estorsione e maltrattamenti. Le indagini dei militari, che hanno portato alla luce settimane di caporalato e di sfruttamento a Cerignola, sono iniziate dopo la richiesta di aiuto di un bracciante immigrato che non mangiava da giorni.
Grazie alle testimonianze di altri sette stranieri che lavoravano nei campi per la raccolta del pomodoro e dell’uva, ora si sta cercando di fare luce sul reclutamento e lo sfruttamento della manodopera. Gli immigrati vivevano in condizioni disumane, costretti a stare in 20 su un soppalco ricavato all’interno di un piccolo locale al piano terra. Erano arrivati in Italia con la promessa di una paga di 40 euro giornaliere; invece, dopo essere stati privati dei documenti personali, erano stati costretti a lavorare nelle campagne almeno nove ore al giorno senza mangiare e con la promessa che sarebbero stati pagati solo alla fine della stagione.
Gli immigrati che si ribellavano venivano minacciati di morte e spesso anche aggrediti fisicamente.
pc quotidiano 14 settembre - contestato il socialfascista Ichino a milano
le feste del PD sono una vera cloaca di reazionari ovunque ed è naturale che diventino bersaglio di iniziative giuste e sacrosante di contestazioni
ieri è toccato a Ichino - sedicente studioso, in realta da sempre in prima linea
nelle modifiche legislative del diritto del lavoro in senso antiporaio e antisindacalismo di classe
'le abbiamo portato questa tuta perchè possa andare a lavorare'
questa frase ha aperto la contestazione di cori e fischi contrastata dagli sbirri e dai porci del servizio d'ordine della 'festa'
'basta a dar voce a chi come Ichino e bonanni sono i migliori alleati di Marchionne e confindustria'
queste contestazioni rappresentano la voce degli operai e lavoratori subiscono il fascismo padronale e quelli che sono alla festa a difendere il diritto di parola di simili loschi figuri sono semplicemente dei servi dei servi
ieri è toccato a Ichino - sedicente studioso, in realta da sempre in prima linea
nelle modifiche legislative del diritto del lavoro in senso antiporaio e antisindacalismo di classe
'le abbiamo portato questa tuta perchè possa andare a lavorare'
questa frase ha aperto la contestazione di cori e fischi contrastata dagli sbirri e dai porci del servizio d'ordine della 'festa'
'basta a dar voce a chi come Ichino e bonanni sono i migliori alleati di Marchionne e confindustria'
queste contestazioni rappresentano la voce degli operai e lavoratori subiscono il fascismo padronale e quelli che sono alla festa a difendere il diritto di parola di simili loschi figuri sono semplicemente dei servi dei servi
pc quotidiano 14 settembre - nasce a parigi il comitato di sostegno alla rivoluzione indiana
nel quadro della campagna internazionale lanciata dal Comitato di sostegno alla guerra popolare in india, in diversi paesi si vanno formando i comitati nazionali
nei giorni scorsi un comitato è nato a Parigi
Le Comité de Soutien à la Révolution en Inde est créé.
Soutenons la Guerre Populaire en Inde !
Vive la révolution indienne !
Comité de Soutien à la Révolution en Inde
Plateforme du Comité
----
SOUTIEN A LA GUERRE POPULAIRE EN INDE!
En Inde une impétueuse guerre populaire contre l’impérialisme et la bourgeoisie indienne progresse et s’étend de plus en plus dans presque un tiers des districts du pays. Ce n’est pas une simple guérilla conduite par quelques milliers de combattants issus des castes et des régions tribales du pays. Il s’agit d’une guerre populaire, dirigée par le Parti Communiste d’Inde (Maoïste), une guerre qui implique et est soutenue par des millions de paysans, de femmes, « d’intouchables » qui se battent pour leur libération. Elle s’est déjà emparée de vastes régions dans une douzaine d’états de la Fédération Indienne.
La guerre populaire a commencé là où la révolte, la pauvreté, l’exploitation tribale et capitaliste, l’oppression de caste, le pillage des ressources naturelles étaient les plus profondément enracinés et donc là où les contradictions générées par le capitalisme indien sous la direction de l’impérialisme étaient les plus aiguës. Aujourd’hui la guerre populaire est également en train de rallier la jeunesse, les étudiants, les intellectuels démocrates et révolutionnaires dans les villes et d’attirer l’attention et gagner un soutien dans le monde entier.
Contre la guerre populaire, l’Etat indien, avec le soutien de l’impérialisme, a déclenché une immense offensive de répression appelée « Green Hunt », une véritable chasse à l’homme qui s’attaque aux masses pauvres en Inde, les poursuivant comme des animaux pour les exterminer. L’Etat Indien vient de lancer une offensive militaire nationale contre la population, guerre menée par des troupes high-tech, des unités de police et des milices paramilitaires, dans le but de semer la terreur et le génocide dans les villages, par des raids, des destructions de récoltes, des tueries et des viols de masse, des assassinats ciblés, des arrestations et des disparitions massives, -prenant exemple, sur la récente offensive génocidaire qui s’est déroulée au Sri Lanka contre le mouvement de libération du peuple Tamoul.
Tout cela dans l’illusion de noyer dans le sang la lutte du peuple pour sa libération, tout cela avec le consentement tacite des gouvernements impérialistes des USA, de l’Europe, de la Russie, et de leurs médias. Contre les crimes de l’Etat Indien, s’est levée une opposition interne d’un vaste front d’intellectuels –y compris l’éminent représentant du mouvement anti-globalisation, l’écrivain Arundhati Roy. Et dans le monde entier, des militants politiques ont dénoncé ces crimes et se sont mobilisés pour arrêter cette « Green Hunt ».
L’ICAWI (Comité International Contre la Guerre anti-Populaire en Inde) a lancé une vaste campagne d’information et de solidarité. Mais nous avons besoin de davantage que la condamnation des crimes de la contre-révolution en Inde. Le peuple indien, sous la direction du Parti Communiste d’Inde (Maoïste), est en train d’écrire un nouveau chapitre de l’histoire de la lutte de classes dans le monde, entre, d’une part, l’impérialisme et la bourgeoisie réactionnaire et, de l’autre, le prolétariat et les peuples du monde. Le développement de la guerre populaire en Inde est une nouvelle preuve que la révolution est la tendance principale dans le monde aujourd’hui.
Il est dans l’intérêt des travailleurs et des masses populaires de comprendre que l’avancée de la guerre populaire en Inde remet sérieusement en question le rapport de forces, pas seulement dans la région de l’Asie du Sud mais à l’échelle mondiale, et qu’il faut donc la soutenir.
C’est la raison pour laquelle nous, Comité de Soutien à la Révolution en Inde, membre du Comité International de Soutien à la Guerre Populaire en Inde, lançons une campagne de soutien et appelons tous les partis, organisations et individus à nous contacter pour participer à nos activités, organiser des conférences, des meetings, des manifestations à travers tout le territoire. Grâce au Comité International, ces actions seront coordonnées au niveau international.
Avec la guerre populaire en Inde, en avant pour la victoire !
Comité de Soutien à la Révolution en Inde
nei giorni scorsi un comitato è nato a Parigi
Le Comité de Soutien à la Révolution en Inde est créé.
Soutenons la Guerre Populaire en Inde !
Vive la révolution indienne !
Comité de Soutien à la Révolution en Inde
Plateforme du Comité
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SOUTIEN A LA GUERRE POPULAIRE EN INDE!
En Inde une impétueuse guerre populaire contre l’impérialisme et la bourgeoisie indienne progresse et s’étend de plus en plus dans presque un tiers des districts du pays. Ce n’est pas une simple guérilla conduite par quelques milliers de combattants issus des castes et des régions tribales du pays. Il s’agit d’une guerre populaire, dirigée par le Parti Communiste d’Inde (Maoïste), une guerre qui implique et est soutenue par des millions de paysans, de femmes, « d’intouchables » qui se battent pour leur libération. Elle s’est déjà emparée de vastes régions dans une douzaine d’états de la Fédération Indienne.
La guerre populaire a commencé là où la révolte, la pauvreté, l’exploitation tribale et capitaliste, l’oppression de caste, le pillage des ressources naturelles étaient les plus profondément enracinés et donc là où les contradictions générées par le capitalisme indien sous la direction de l’impérialisme étaient les plus aiguës. Aujourd’hui la guerre populaire est également en train de rallier la jeunesse, les étudiants, les intellectuels démocrates et révolutionnaires dans les villes et d’attirer l’attention et gagner un soutien dans le monde entier.
Contre la guerre populaire, l’Etat indien, avec le soutien de l’impérialisme, a déclenché une immense offensive de répression appelée « Green Hunt », une véritable chasse à l’homme qui s’attaque aux masses pauvres en Inde, les poursuivant comme des animaux pour les exterminer. L’Etat Indien vient de lancer une offensive militaire nationale contre la population, guerre menée par des troupes high-tech, des unités de police et des milices paramilitaires, dans le but de semer la terreur et le génocide dans les villages, par des raids, des destructions de récoltes, des tueries et des viols de masse, des assassinats ciblés, des arrestations et des disparitions massives, -prenant exemple, sur la récente offensive génocidaire qui s’est déroulée au Sri Lanka contre le mouvement de libération du peuple Tamoul.
Tout cela dans l’illusion de noyer dans le sang la lutte du peuple pour sa libération, tout cela avec le consentement tacite des gouvernements impérialistes des USA, de l’Europe, de la Russie, et de leurs médias. Contre les crimes de l’Etat Indien, s’est levée une opposition interne d’un vaste front d’intellectuels –y compris l’éminent représentant du mouvement anti-globalisation, l’écrivain Arundhati Roy. Et dans le monde entier, des militants politiques ont dénoncé ces crimes et se sont mobilisés pour arrêter cette « Green Hunt ».
L’ICAWI (Comité International Contre la Guerre anti-Populaire en Inde) a lancé une vaste campagne d’information et de solidarité. Mais nous avons besoin de davantage que la condamnation des crimes de la contre-révolution en Inde. Le peuple indien, sous la direction du Parti Communiste d’Inde (Maoïste), est en train d’écrire un nouveau chapitre de l’histoire de la lutte de classes dans le monde, entre, d’une part, l’impérialisme et la bourgeoisie réactionnaire et, de l’autre, le prolétariat et les peuples du monde. Le développement de la guerre populaire en Inde est une nouvelle preuve que la révolution est la tendance principale dans le monde aujourd’hui.
Il est dans l’intérêt des travailleurs et des masses populaires de comprendre que l’avancée de la guerre populaire en Inde remet sérieusement en question le rapport de forces, pas seulement dans la région de l’Asie du Sud mais à l’échelle mondiale, et qu’il faut donc la soutenir.
C’est la raison pour laquelle nous, Comité de Soutien à la Révolution en Inde, membre du Comité International de Soutien à la Guerre Populaire en Inde, lançons une campagne de soutien et appelons tous les partis, organisations et individus à nous contacter pour participer à nos activités, organiser des conférences, des meetings, des manifestations à travers tout le territoire. Grâce au Comité International, ces actions seront coordonnées au niveau international.
Avec la guerre populaire en Inde, en avant pour la victoire !
Comité de Soutien à la Révolution en Inde
pc quodidiano 14 settembre - India, sciopero generale dei maoisti indetto in 6 stati
sciopero, manifestazioni, scontri, azioni guerrigliere in India
sosteniamo la guerra popolare diretta dal Partito Comunista dell'India -maoista
il testo è in spagnolo, ma facilmente comprensibile
Muchas acciones guerrilleras e incidentes en la huelga ( bandh ) de dos días convocada por los maoístas en seis estados.
En una emboscada en Chhattisgarh murieron dos policías, y cinco miembros del revisionista y reaccionario PCM fueron ejecutados en Bengala Occidental .
En Chhattisgarh's Dantewada los maoístas atacaron la estación de policía y mataron a dos policías, que se preparaban para salir a una patrulla , después de un intercambio de fuego.
En el oeste de Bengala Occidental en el distrito de Midnapore , los maoístas atacaron en Nachupatina, un pueblo cercano a la frontera de Orissa, y ejecutaron cinco miembros del gubernamental y reaccionario PCM , entre ellos cuatro de una misma familia.
Los maoístas dejaron carteles en el lugar en que denunciaban a los ejecutados como colaboradores de la policia.
Conjunto de las Fuerzas de Seguridad y refuerzos adicionales de policía se precipitaron al pueblo , dijeron, iniciando una búsqueda para atrapar a los maoístas.
En el distrito de Jharkhand's Garhwa los maoístas ejecutaron a Rajeshar Paswan acusado de ser colaborador de la policía.
Anoche , los maoístas mataron a tiros a otro colaborador de la policia en la aldea de Panchadumar en el mismo distrito .
Los maoístas dinamitaron un tramo de vía de ferrocarril cerca de la estación de tren en el distrito de Karmavad Giridih en la madrugada , y también dañaron las ruedas de un tren de mercancías , de División Ferroviaria Manager, ( Dhanbad División Ferroviaria ).
Los maoístas quemaron una máquina escabadora - en el distrito de Sahapur Hazaribagh , dijo la policía .
El bandh ( huelga ) se ha realizado en Bengala Occidental, Bihar , Orissa , Jharkhand, Chhattisgarh, Andhra Pradesh , además de Gadchiroli , Bhandara y distritos Chadrapur de Maharashtra y distrito de Madhya Pradesh Balaghat.
La huelga ha sido convocada para presionar por una investigación sobre la muerte del líder maoísta Cherakuri Rajkumar alias Azad que fue asesinado por la policía el 2 de julio en el distrito de Adilabad de Andhra Pradesh.
sosteniamo la guerra popolare diretta dal Partito Comunista dell'India -maoista
il testo è in spagnolo, ma facilmente comprensibile
Muchas acciones guerrilleras e incidentes en la huelga ( bandh ) de dos días convocada por los maoístas en seis estados.
En una emboscada en Chhattisgarh murieron dos policías, y cinco miembros del revisionista y reaccionario PCM fueron ejecutados en Bengala Occidental .
En Chhattisgarh's Dantewada los maoístas atacaron la estación de policía y mataron a dos policías, que se preparaban para salir a una patrulla , después de un intercambio de fuego.
En el oeste de Bengala Occidental en el distrito de Midnapore , los maoístas atacaron en Nachupatina, un pueblo cercano a la frontera de Orissa, y ejecutaron cinco miembros del gubernamental y reaccionario PCM , entre ellos cuatro de una misma familia.
Los maoístas dejaron carteles en el lugar en que denunciaban a los ejecutados como colaboradores de la policia.
Conjunto de las Fuerzas de Seguridad y refuerzos adicionales de policía se precipitaron al pueblo , dijeron, iniciando una búsqueda para atrapar a los maoístas.
En el distrito de Jharkhand's Garhwa los maoístas ejecutaron a Rajeshar Paswan acusado de ser colaborador de la policía.
Anoche , los maoístas mataron a tiros a otro colaborador de la policia en la aldea de Panchadumar en el mismo distrito .
Los maoístas dinamitaron un tramo de vía de ferrocarril cerca de la estación de tren en el distrito de Karmavad Giridih en la madrugada , y también dañaron las ruedas de un tren de mercancías , de División Ferroviaria Manager, ( Dhanbad División Ferroviaria ).
Los maoístas quemaron una máquina escabadora - en el distrito de Sahapur Hazaribagh , dijo la policía .
El bandh ( huelga ) se ha realizado en Bengala Occidental, Bihar , Orissa , Jharkhand, Chhattisgarh, Andhra Pradesh , además de Gadchiroli , Bhandara y distritos Chadrapur de Maharashtra y distrito de Madhya Pradesh Balaghat.
La huelga ha sido convocada para presionar por una investigación sobre la muerte del líder maoísta Cherakuri Rajkumar alias Azad que fue asesinado por la policía el 2 de julio en el distrito de Adilabad de Andhra Pradesh.
pc quotidiano 14 settembre - un parlamento di prostitute, deputati comprati e venduti, delinquenti
In questi giorni è in corso nel parlamento e nella maggioranza di governo una sorta di outing e operazione verità
è forse la pagina migliore di questo parlamento, altrimenti impegnato ad approvare leggi antioperaie e antipopolari
un deputato che ci pare si chiami 'quaquaraquà' rispondendo a una affermazione di un'altra deputata Pdl, oggi finiana, on. Napoli che dichiarava che nel parlamento c'erano deputate che non avevano esitato a prostituirsi pur di essere deputate - e qualcuno potrebbe dire che tra esse c'è chi è diventata 'ministro' - ha dichiarato
'embè che c'è, è giusto usare il proprio corpo per fare carriera politica'...
ha mancato di dire che non è altro che cambiare bordello..
ma anche a 'prostituti' il parlamento va forte, anche se qui- dato che si tratta usualmente di evidenti scorfani- non è il corpo che vendono.. ma i voti al governo
così viene ufficializzato la formazione ufficiale di un gruppo parlamentare pare di 20 deputati che hanno come unica caratteristica di vendere ufficialmente il proprio sostegno alla maggioranza
in uno stato di democratico borghese di ordinaria decenza, questo dovrebbe essere un reato, ma nell'italia 'moderno fascista' e 'futurista' questo diventa possibile
il regista Placido, a fronte della canea contro il suo film su vallanzasca, ha dichiarato che nel parlamento ci sono persone più criminali di vallanzasca..
dal nostro punto di vista proletario e comunista .. molto ma molto più criminali di vallanzasca..
è forse la pagina migliore di questo parlamento, altrimenti impegnato ad approvare leggi antioperaie e antipopolari
un deputato che ci pare si chiami 'quaquaraquà' rispondendo a una affermazione di un'altra deputata Pdl, oggi finiana, on. Napoli che dichiarava che nel parlamento c'erano deputate che non avevano esitato a prostituirsi pur di essere deputate - e qualcuno potrebbe dire che tra esse c'è chi è diventata 'ministro' - ha dichiarato
'embè che c'è, è giusto usare il proprio corpo per fare carriera politica'...
ha mancato di dire che non è altro che cambiare bordello..
ma anche a 'prostituti' il parlamento va forte, anche se qui- dato che si tratta usualmente di evidenti scorfani- non è il corpo che vendono.. ma i voti al governo
così viene ufficializzato la formazione ufficiale di un gruppo parlamentare pare di 20 deputati che hanno come unica caratteristica di vendere ufficialmente il proprio sostegno alla maggioranza
in uno stato di democratico borghese di ordinaria decenza, questo dovrebbe essere un reato, ma nell'italia 'moderno fascista' e 'futurista' questo diventa possibile
il regista Placido, a fronte della canea contro il suo film su vallanzasca, ha dichiarato che nel parlamento ci sono persone più criminali di vallanzasca..
dal nostro punto di vista proletario e comunista .. molto ma molto più criminali di vallanzasca..
pc quotidiano 14 settembre - i precari della scuola bloccano i traghetti
A migliaia, i precari della scuola provenienti da tutte le città siciliane insieme anche a tanti studenti e genitori, dopo avere presidiato un paio d’ore in piazza Cairoli niente hanno deciso di andare verso l’imbarcadero per fermare le navi traghetto in partenza per Reggio.
La polizia è stata colta di sorpresa e ha provato con una prima carica a fermare il corteo che si stava muovendo ma non è riuscita a resistere alla massa in movimento e non è riuscita a fermare un gruppo che si è spinto in avanti aggirandola arrivando da vanti alle navi e permettendo a tutti gli altri di fare lo stesso.
Davanti alla nave c’è stato un confronto con un cordone di poliziotti in tenuta antisommossa che ha provato una carica di alleggerimento per allontanare i precari ma è riuscita solo a ritardare di qualche minuto il grande ricompattamento di tutti lì davanti e di fronte all’altra nave in partenza a un centinaio di metri di distanza.
A questo punto le navi sono state costrette a rinunciare alle operazioni di imbarco e sbarco e in quelle condizioni è stato impossibile per loro partire.
Avvolti da enormi striscioni dei vari comitati dei precari che venivano calati dalle diverse strutture del porto e attaccati a diverse ringhiere tutto intorno alla piazza con un grandissimo NO ai tagli della Gelmini, insieme ad altri striscioni sindacali Cobas, Slai Cobas per il sindacato di classe, RdB e CGIL, i manifestanti al presidio all’imbarcadero per diverse ore hanno cantato slogan contro la riforma “epocale” del governo sulla scuola fatta nella sostanza di massicci tagli di precari e di soldi alla scuola pubblica rendendola sempre più un posteggio malandato per ragazzi che non potranno mai in queste condizioni ricevere alcuna “cultura”.
“Vogliamo una sola disoccupata ministra Gelmini sei licenziata”
“Un solo grido un solo coro, vogliamo diritti e lavoro”
“La scuola pubblica non si tocca, la difenderemo con la lotta”
“I nostri figli non sono merendine, cacciamo via il governo dei nani e ballerine”
“Chiediamo lavoro ci danno polizia, è questa la loro democrazia” e qui forte è stata la solidarietà verso i precari di Bologna caricati dalla polizia e i precari di Milano minacciati alle convocazioni.
Frattanto dall’altro lato dello stretto arrivavano notizie di un migliaio di precari che si era concentrato lungo la strada del porto e che quindi aveva bloccato anche di là le partenze e il passaggio delle automobili.
Riprese televisive, foto e interviste di vari giornalisti hanno accompagnato costantemente il presidio.
I compagni di proletari comunisti con le bandiere all’imbocco dell’imbarcadero hanno distribuito il volantino e parlato con diversi lavoratori, lavoratrici (la maggior parte) e giovani studenti. Hanno solid arizzato e ricevuto solidarietà dai lavoratori dei traghetti…
Poi dopo diverse ore, quando i precari hanno deciso di invadere i binari della ferrovia per bloccare anche i treni, hanno sfilato in corteo con i precari all’interno della stazione piazzandosi sui binari davanti ai treni in partenza per Palermo e Ragusa. E qui la polizia è entrata subito in fibrillazione.
Dopo una mezz’ora buona di blocco infatti prima si è avvicin ato un responsabile della digos di Palermo “avvisandoci per il nostro bene” che il questore stava predisponendo la carica per lo sgombero dei binari, poi si è presentato il vicequestore di Messina che ha provato in tutti i modi a convincere i precari seduti sui binari ad allontanarsi. Questa presenza e il continuo dibattito sulla “legalità” dell’iniziativa portato avanti dal dirigente della questura e contrastato dai compagni di proletari comunisti ha permesso di “guadagnare” un buon margine di altro tempo. Alla fine il vicequestore, vista anche la determinazione dei precari e degli studenti presenti che a gran voce dicevano “non abbiamo nulla da perdere ormai, venissero pure a caricarci siamo qua li aspettiamo!” sfinito si è allontanato minacciando lo sgombero immediato.
Hanno fatto invece prima molta pressione sui precari che avevano organizzato la manifestazione minacciandoli di denuncia e questi a quel punto sono passati tra i precari dicendo che per loro l’iniziativa era più che riuscita nell’intento di dare grande visibilità alla protesta e che la manifestazione si poteva concludere lì. La grande maggioranza ha aderito all’appello ed è iniziato lo smantellamento del presidio sui binari.
La manifestazione molto attiva e partecipata ha effettivamente raggiunto l’obbiettivo della massima visibilità, grazie all’iniziativa di tutti coloro che hanno deciso sul posto che non si poteva trattare di un “presidio simbolico”, fermando navi e treni, e ha permesso di rimettere a pochi giorni dall’inizio della scuola al centro dell’attenzione proprio gli aspetti più deleteri della riforma Gelmini e dell’agire generale del governo Berlusconi/Tremonti.
lunedì 13 settembre 2010
pc quotidiano 13 settembre - fumogeniria
Fumogeni. Lanciano fumogeni. Io ho visto la Celere lanciare fumogeni. Nelle piazze di lavoratori. Io sono una persona semplice. Io sono una persona che non capisce le cose difficili. Lanciare fumogeni alla gente non è difficile. Ma io non lo capisco. Io credevo che la Polizia dovesse prendere i ladri. Ma io certe cose difficili non le capisco. Sassi. Ho visto lanciare un sasso di piombo. Nella faccia di Carlo Giuliani. Ci hanno detto che non si sa chi sia stato. Ma noi lo sappiamo chi è stato. Io sono una persona semplice. Io sono una persona che ha paura. Della Polizia. Io lo so chi è stato. Ma io sono una persona che ha paura. Non lo posso dire chi è stato. Pietre. Ho visto lanciare una pietra a Piazza della Loggia. C’era della gente che ascoltava. Un comizio. Antifascista. Al funerale dicono che c’erano anche i mandanti della strage. Ci hanno detto che non si sa chi ha pagato. Io non lo capisco. Come si fa a pagare. Io sono semplice. Io sono uno che non capisce certe cose. Io sono antifascista. Io a Piazza della Loggia, ho conosciuto il papà di uno che ha pagato. Con la vita. Il suo papà mi ha detto che suo figlio era un antifascista. Gli hanno tirato una pietra nella piazza e sono morti. Io sono una persona semplice. Ma queste persone per me sono degli eroi. Io ho visto il fumogeno che gli hanno tirato. A Raffaele Bonanni. Ma Bonanni non è un eroe. Bonanni l’ ho visto con altre persone insieme alla Celere. Io ero dall’altra parte. Dalla parte di quelli che prendevano i fumogeni. Dalla parte delle persone semplici. Dalla parte delle persone che lavorano in fabbrica. Bonanni l’ ho visto in Piazza Alimonda. Aveva una camicia nera. Io non ho capito chi è Bonanni. Io sono una persona che è semplice. E allora non ho nemmeno capito cosa ci faceva in Piazza della Loggia. Là ci vanno gli antifascisti. No. Bonanni non è un eroe. A Bonanni gli eroi gli fanno schifo. A Bonanni gli eroi fanno paura. A Bonanni gli eroi dicono cose. Perché gli eroi non hanno paura. Gli eroi non sono persone semplici. Io sono una persona semplice. Io non sarò mai un eroe. Ma se avrò di fronte Bonanni gli tirerò la mia rabbia.
12 settembre 2010 Giuliano Bugani
operaio, giornalista, poeta
12 settembre 2010 Giuliano Bugani
operaio, giornalista, poeta
speciale fiat 9 - ancora le armi della critica
esce lo speciale fiat 9 - conta su due articoli sui due più significativi fatti politici avvenuti negli ultimi giorni in questo campo
- l'attacco ai 3 operai licenziati della fiat sata, da parte del giornale Panorama
- la contestazione a Bonanni a Torino
essi esprimono la crescita dello scontro e del dibattito intorno alla questione
e spiegano in maniera esemplare gli assunti di fondo della nostra critica, del nostro lavoro, del nostro intervento politico sulla questione
alternativo all'economicismo e operaismo oltre che naturalmente all'opportunismo e propagandismo di gruppi che si dicono comunisti o altro
con gli speciali prosegue l'importante lavoro di formazione sul campo che presto darà i suoi frutti
'nel fuoco della lotta di classe,in stretto legame con la classe' naturalmente
proletari comunisti - PCm Italia
13 settembre 2010
- l'attacco ai 3 operai licenziati della fiat sata, da parte del giornale Panorama
- la contestazione a Bonanni a Torino
essi esprimono la crescita dello scontro e del dibattito intorno alla questione
e spiegano in maniera esemplare gli assunti di fondo della nostra critica, del nostro lavoro, del nostro intervento politico sulla questione
alternativo all'economicismo e operaismo oltre che naturalmente all'opportunismo e propagandismo di gruppi che si dicono comunisti o altro
con gli speciali prosegue l'importante lavoro di formazione sul campo che presto darà i suoi frutti
'nel fuoco della lotta di classe,in stretto legame con la classe' naturalmente
proletari comunisti - PCm Italia
13 settembre 2010
pc quotidiano 13 settembre -speciale fiat 9 -1 -IL “FUOCO” SUL GIUBBOTTO
Bonanni subito dopo la contestazione ha ostentato il giubbotto bucato che sarebbe stato colpito dal fumogeno lanciato dal gruppo dei manifestanti, studenti, precari, operai, che hanno giustamente invaso la festa del PD per contestare uno degli esponenti di punta della recente fase di ferreo accordo neo corporativo Fiat/sindacati firmatari dell'accordo Pomigliano, del patto Confindustria/sindacati sul contratto metalmeccanici 2009 con conseguente disdetta da parte di Federmeccanica del contratto 2008.
Dopo di che è partita la grande caciara contro i contestatori: “antidemocratici”, “violenti”, “estremisti”, “anticamera del terrorismo”.
Bonanni ostentando giubbotto e tutti gli altri ostentando il Bonanni ferito/forato hanno messo sotto accusa il clima generale di contestazione di questi piani neo corporativo, compresa la Cgil e sostanzialmente la Fiom che ad essi non si allinea.
Tutti sappiamo che questi passi fatti da Bonanni e dagli altri sindacati complici non hanno avuto alcuna legittimazione dalle assemblee operaie, né da altre forme di espressione dei lavoratori, con l'eccezione dell'accordo di Pomigliano passato a maggioranza risicata in un clima di referendum/ricatto illegittimo e illegale, denunciato da diverse parti.
Tutti sappiamo come da mesi è in corso alla Fiat una vera e propria azione di terrore, fatta di licenziamenti repressivi e di minacce di licenziamenti di massa, chiusure di stabilimenti, e chi più ne ha più ne mette.
Tutti sappiamo che anche questa campagna terrorista non trova nessun riscontro nelle leggi, nello Statuto dei Lavoratori, negli stessi accordi contrattuali (fino a che non li disdettano) e, in diversi casi, nella Costituzione italiana.
Eppure nessuno si vergogna nel definire “antidemocratici” i contestatori di Torino, “violenti” - benchè su questo la stessa contestazione di Torino dimostra che anche in questa occasione la violenza è stata esercitata da alcuni esagitati sostenitori di Bonanni che agitavano e lanciavano sedie, oltre che naturalmente dalla presenza e dall'azione della polizia – e perfino “anticamera del terrorismo”.
Nessuno ha vergogna nel sbattere il “mostro in prima pagina” verso la compagna accusata di aver lanciato l'ultra innocuo fumogeno; tutti pronti a richiamare gli anni '70 rilanciando una campagna storica che ne deforma i contenuti di grande movimento di massa di operai, studenti, con potenziale rivoluzionario di trasformazione sociale, che fu represso con stragi e violenze da parte dello Stato. Il loro richiamo agli anni '70 è volto esplicitamente a definire come “terrorismo” la protesta sociale - non a caso si parla di “sabotaggio” a proposito dello sciopero degli operai di Melfi - quindi è volto alla criminalizzazione del dissenso, criminalizzazione interna al regime di moderno fascismo in formazione e del fascismo padronale agente.
Se la contestazione ha avuto come bersaglio Bonanni, come in altre occasioni aveva avuto il filo mafioso presidente del Senato, Schifani, il fatto che questi personaggi siano ospitati dal PD e le reazioni che ha avuto il partito stesso, mostra, se ancora ce ne fosse bisogno, come questo partito sia sempre di più, oggettivamente, l'altra gamba necessaria del moderno fascismo e del fascismo padronale, nelle cui linee generali, economiche, politiche, culturali e sociali si riconosce; trasformando, quindi, l'opposizione a Berlusconi, che questo partito dice di fare, in un'opposizione alla persona di Berlusconi e al suo entourage corrotto e affaristico e non certo al piano generale del “comitato di affari” necessario e sostenuto dalla borghesia imperialista italiana nella sua componente di punta attuale rappresentata dalla Fiat di Marchionne.
In questo senso la contestazione di Torino ha centrato l'obiettivo, è il PD di Bersani, Fassino, Letta il partito di Marchionne, il partito del grande padronato industriale che cavalca la tigre delle contraddizioni interne al governo Berlusconi per proporsi come miglior gestore degli affari del padronato.
D'altra parte tutte le giornate dello scontro di classe alla Fiat, da Pomigliano a Melfi, ecc., hanno costantemente messo in luce questo aspetto.
Giovedì 2 settembre l'ex ministro del lavoro, Damiano, e uomo di punta del PD su 'Sole 24ore' affermava con forza: “... dico sì al patto di Marchionne... (e, rivolto alla Fiom) a Pomigliano si è espressa la maggioranza dei lavoratori e tutti devono tener conto del risultato”. Damiano appoggia il caposaldo di questo piano “la collaborazione tra capitale e lavoro” che altro non è che “coinvolgere i lavoratori nelle scelte strategiche dell'impresa..,. quando chiedono più turni, più competitività, una migliore organizzazione del lavoro”.
Per concludere: “...l'obiettivo è quello di assicurare condizioni di competitività rispondendo alla richiesta di Marchionne, analogamente come si è fatto per altri settori come la siderurgia (padron Riva – ndr)”.
Tutti hanno poi potuto leggere le dichiarazioni di Fassino – quelle sì da “chiamare il 118”, per usare il linguaggio di Bersani: “ricordo bene gli anni di piombo a Torino... anche allora si cominciò coi fischi, poi vennero i lanci dei bulloni, le spranghe e infine si cominciò a sparare...”.
Ma chiaramente, anche noi pensiamo che le parole siano pietre e pensiamo che la contestazione alla festa del PD non sia senza conseguenze nell'azione del PD. E questo è dimostrato dalle critiche subito sollevate contro l'operato della polizia che non avrebbe immediatamente caricato e impedito di partecipare ad una festa pubblica i manifestanti. E le conseguenze si sono viste subito nei giorni successivi in occasione della presenza di un altro losco figuro, come Angeletti, in cui la Festa è stata obiettivamente militarizzata, con perquisizioni illegittime.
Ed è facile prevedere il seguito di questa storia nell'azione del PD: sostegno alle cariche poliziesche, ritorno ai servizi d'ordine, ecc. A dimostrazione che il passaggio inevitabile del sostegno del PD al moderno fascismo e al fascismo padronale comprende necessariamente un ruolo attivo nella repressione dell'opposizione sociale e politica.
Alle reazioni del PD va aggiunto il carico da 90, anti contestazione e di sostegno a Bonanni della Cgil e della stessa Fiom.
Alla Cgil tutti dovrebbero sapere che Bonanni non da ora utilizza la contesa sociale e l'appoggio al patto neo corporativo anche come virulenta campagna personale volta a scalzare con la forza la stessa Cgil e di come siano innumerevoli le critiche e le denunce di questa prassi antidemocratica eretta a sistema proprio da parte della Cisl che da sempre contrasta ogni forma di democratizzazione anche legislativa delle procedure di “democrazia sindacale”, e come da questo Bonanni e i suoi sindacalisti ne traggano vantaggi, privilegi economici e carriere assicurate nelle aziende e negli apparati dello Stato. Per cui ogni contestazione è legittima ed espressione, questa sì, di effettiva democrazia. Ma la coda di paglia della Cgil espressa in questa occasione è la spia evidente del considerarsi parte di quel ceto politico sindacale consociativo, verso cui i dissensi attuali sono temporanei.
Per questo è la Cgil in prima persona che raccoglie l'appello a ridurre le tensioni, a riaprire il dialogo, a fare obiettivamente fronte unito nei confronti di contestazioni che oggi hanno visto come bersaglio Bonanni, ma che certamente, sia nella coscienza soggettiva sia nella situazione oggettiva, riguardano tutti coloro che, a fronte dell'avanzare del fascismo padronale, delle politiche antioperaie, assumano un'attitudine di condivisione, collaborazione o anche di morbida e rituale “opposizione”.
Se si legano le reazioni alla contestazione con il dibattito aperto in tutta la Cgil – che trattiamo a parte – si può ben comprendere la fondatezza di queste osservazioni e anche il perchè pure la Cgil dopo queste contestazioni, è chiamata, si vedrà obbligata a un ruolo di diga/contenimento rispetto ad esse.
Ma, a proposito di “democrazia” è la dichiarazione di Landini che va messa sotto attenzione.
Landini ha dichiarato subito: “la Fiom esprime la più netta condanna di quanto avvenuto a Torino, ove Bonanni è stato oggetto di una inaccettabile contestazione organizzata... Per la Fiom la democrazia è un principio irrinunciabile”. Sarà, ma non in questo caso.
Come da più parti è stato detto, fischi e contestazioni sono una forma di espressione del pensiero e quindi ampiamente democratica. Inoltre, Landini ha chiesto agli operai, ai suoi iscritti, ai suoi delegati che vivono quotidianamente, e non solo nel gruppo Fiat, il peso e gli effetti dell'antidemocrazia costante in fabbrica, se la pensano come lui? Con quale diritto Landini esprime questa “netta condanna”, se non per l'inaccettabile, questo sì, richiamo della foresta che i dirigenti sindacali Fiom sentono ogni volta che le lotte operaie, le contestazioni al sindacato di regime si esprimono in forme più radicali.
La posizione di Landini deve essere sconfessata dagli operai che lottano e deve anche far aprire gli occhi sull'incoerenza e inconseguenza tra il dire e il fare della Fiom, del “piede in due staffe” praticato in tutti questi anni e che in questa fase, che è di necessaria opposizione, continua ad essere il compagno di strada di questa stessa opposizione.
Il culto della legalità ampiamente condiviso dal gruppo dirigente della Fiom e da buona parte dei suoi delegati è l'anello debole della lotta operaia contro il fascismo padronale.
Infine, naturalmente bisogna occuparsi in questa occasione dei partiti e giornali di sinistra.
“Liberazione” ha assunto la linea “nè aderire né sabotare” e fa il giornale senza posizione che nel caso concreto significa lasciare soli i contestatori di Torino.
Il Manifesto invece, a cui da tempo dedichiamo una critica sul modo come affronta l'intera questione Fiat e su come sia condizionante sino alla disinformazione il suo appiattimento sul gruppo dirigente della Fiom, con Loris Campetti questa volta è andato ben oltre.
Il corsivo apparso in occasione della contestazione di Torino è quanto di peggio si sia potuto leggere. E' su questo giornale e non su Libero che si leggono frasi del genere: ”hanno impedito al segretario della Cisl di parlare... un gesto stupido che rovescia persino (sottolineiamo il “persino” - ndr) il fine che forze (sottolineiamo il “forse” - ndr) i contestatori si erano dati: condannare e isolare una pratica sindacale giudicata subalterna al governo, alla Confindustria e alla Fiat... Così si è santificato l'avversario costruendogli intorno una solidarietà più ampia (neanche Bonanni stesso direbbe questo, se non si intende per solidarietà quella espressa dal governo, dai vari partiti parlamentari, dai dirigenti sindacali – ndr)... Quel fumogeno è stato lanciato più che contro un simbolo, una persona. E questa è una logica insopportabile (e questo, come tutti sanno a sinistra, significa definire di stampo “terrorista” il gesto – ndr), ma rischia di ricadere sulla testa delle vittime di politiche sbagliate (vale a dire che questo gesto ricadrebbe sulla testa degli operai, dei lavoratori, che subiscono ben altro sulla propria testa – ndr)... Quel fumogeno poi rende più difficile difendere il sacrosanto diritto di critica e contestazione (addirittura? Ma vergognati! - ndr)”.
E la frase di chiusura dell'articolo conclude nel migliore dei modi questo osceno commento: “... fa tristezza che il più grande partito di opposizione non riesca a gestire neanche le sue feste”, che è praticamente l'invito al PD a fare quello che poi sta facendo: più servizi d'ordine, più polizia.
Ci piacerebbe cavarcela con la parafrasi di una frase: quando il gioco si fa duro, anche i mosci finiscono di giocare, se la cosa non fosse più tragica sullo stato dei cosiddetti giornali della sinistra.
C'è stata una salutare protesta di tantissimi lettori, ma “il fatto sussiste”.
Dopo di che è partita la grande caciara contro i contestatori: “antidemocratici”, “violenti”, “estremisti”, “anticamera del terrorismo”.
Bonanni ostentando giubbotto e tutti gli altri ostentando il Bonanni ferito/forato hanno messo sotto accusa il clima generale di contestazione di questi piani neo corporativo, compresa la Cgil e sostanzialmente la Fiom che ad essi non si allinea.
Tutti sappiamo che questi passi fatti da Bonanni e dagli altri sindacati complici non hanno avuto alcuna legittimazione dalle assemblee operaie, né da altre forme di espressione dei lavoratori, con l'eccezione dell'accordo di Pomigliano passato a maggioranza risicata in un clima di referendum/ricatto illegittimo e illegale, denunciato da diverse parti.
Tutti sappiamo come da mesi è in corso alla Fiat una vera e propria azione di terrore, fatta di licenziamenti repressivi e di minacce di licenziamenti di massa, chiusure di stabilimenti, e chi più ne ha più ne mette.
Tutti sappiamo che anche questa campagna terrorista non trova nessun riscontro nelle leggi, nello Statuto dei Lavoratori, negli stessi accordi contrattuali (fino a che non li disdettano) e, in diversi casi, nella Costituzione italiana.
Eppure nessuno si vergogna nel definire “antidemocratici” i contestatori di Torino, “violenti” - benchè su questo la stessa contestazione di Torino dimostra che anche in questa occasione la violenza è stata esercitata da alcuni esagitati sostenitori di Bonanni che agitavano e lanciavano sedie, oltre che naturalmente dalla presenza e dall'azione della polizia – e perfino “anticamera del terrorismo”.
Nessuno ha vergogna nel sbattere il “mostro in prima pagina” verso la compagna accusata di aver lanciato l'ultra innocuo fumogeno; tutti pronti a richiamare gli anni '70 rilanciando una campagna storica che ne deforma i contenuti di grande movimento di massa di operai, studenti, con potenziale rivoluzionario di trasformazione sociale, che fu represso con stragi e violenze da parte dello Stato. Il loro richiamo agli anni '70 è volto esplicitamente a definire come “terrorismo” la protesta sociale - non a caso si parla di “sabotaggio” a proposito dello sciopero degli operai di Melfi - quindi è volto alla criminalizzazione del dissenso, criminalizzazione interna al regime di moderno fascismo in formazione e del fascismo padronale agente.
Se la contestazione ha avuto come bersaglio Bonanni, come in altre occasioni aveva avuto il filo mafioso presidente del Senato, Schifani, il fatto che questi personaggi siano ospitati dal PD e le reazioni che ha avuto il partito stesso, mostra, se ancora ce ne fosse bisogno, come questo partito sia sempre di più, oggettivamente, l'altra gamba necessaria del moderno fascismo e del fascismo padronale, nelle cui linee generali, economiche, politiche, culturali e sociali si riconosce; trasformando, quindi, l'opposizione a Berlusconi, che questo partito dice di fare, in un'opposizione alla persona di Berlusconi e al suo entourage corrotto e affaristico e non certo al piano generale del “comitato di affari” necessario e sostenuto dalla borghesia imperialista italiana nella sua componente di punta attuale rappresentata dalla Fiat di Marchionne.
In questo senso la contestazione di Torino ha centrato l'obiettivo, è il PD di Bersani, Fassino, Letta il partito di Marchionne, il partito del grande padronato industriale che cavalca la tigre delle contraddizioni interne al governo Berlusconi per proporsi come miglior gestore degli affari del padronato.
D'altra parte tutte le giornate dello scontro di classe alla Fiat, da Pomigliano a Melfi, ecc., hanno costantemente messo in luce questo aspetto.
Giovedì 2 settembre l'ex ministro del lavoro, Damiano, e uomo di punta del PD su 'Sole 24ore' affermava con forza: “... dico sì al patto di Marchionne... (e, rivolto alla Fiom) a Pomigliano si è espressa la maggioranza dei lavoratori e tutti devono tener conto del risultato”. Damiano appoggia il caposaldo di questo piano “la collaborazione tra capitale e lavoro” che altro non è che “coinvolgere i lavoratori nelle scelte strategiche dell'impresa..,. quando chiedono più turni, più competitività, una migliore organizzazione del lavoro”.
Per concludere: “...l'obiettivo è quello di assicurare condizioni di competitività rispondendo alla richiesta di Marchionne, analogamente come si è fatto per altri settori come la siderurgia (padron Riva – ndr)”.
Tutti hanno poi potuto leggere le dichiarazioni di Fassino – quelle sì da “chiamare il 118”, per usare il linguaggio di Bersani: “ricordo bene gli anni di piombo a Torino... anche allora si cominciò coi fischi, poi vennero i lanci dei bulloni, le spranghe e infine si cominciò a sparare...”.
Ma chiaramente, anche noi pensiamo che le parole siano pietre e pensiamo che la contestazione alla festa del PD non sia senza conseguenze nell'azione del PD. E questo è dimostrato dalle critiche subito sollevate contro l'operato della polizia che non avrebbe immediatamente caricato e impedito di partecipare ad una festa pubblica i manifestanti. E le conseguenze si sono viste subito nei giorni successivi in occasione della presenza di un altro losco figuro, come Angeletti, in cui la Festa è stata obiettivamente militarizzata, con perquisizioni illegittime.
Ed è facile prevedere il seguito di questa storia nell'azione del PD: sostegno alle cariche poliziesche, ritorno ai servizi d'ordine, ecc. A dimostrazione che il passaggio inevitabile del sostegno del PD al moderno fascismo e al fascismo padronale comprende necessariamente un ruolo attivo nella repressione dell'opposizione sociale e politica.
Alle reazioni del PD va aggiunto il carico da 90, anti contestazione e di sostegno a Bonanni della Cgil e della stessa Fiom.
Alla Cgil tutti dovrebbero sapere che Bonanni non da ora utilizza la contesa sociale e l'appoggio al patto neo corporativo anche come virulenta campagna personale volta a scalzare con la forza la stessa Cgil e di come siano innumerevoli le critiche e le denunce di questa prassi antidemocratica eretta a sistema proprio da parte della Cisl che da sempre contrasta ogni forma di democratizzazione anche legislativa delle procedure di “democrazia sindacale”, e come da questo Bonanni e i suoi sindacalisti ne traggano vantaggi, privilegi economici e carriere assicurate nelle aziende e negli apparati dello Stato. Per cui ogni contestazione è legittima ed espressione, questa sì, di effettiva democrazia. Ma la coda di paglia della Cgil espressa in questa occasione è la spia evidente del considerarsi parte di quel ceto politico sindacale consociativo, verso cui i dissensi attuali sono temporanei.
Per questo è la Cgil in prima persona che raccoglie l'appello a ridurre le tensioni, a riaprire il dialogo, a fare obiettivamente fronte unito nei confronti di contestazioni che oggi hanno visto come bersaglio Bonanni, ma che certamente, sia nella coscienza soggettiva sia nella situazione oggettiva, riguardano tutti coloro che, a fronte dell'avanzare del fascismo padronale, delle politiche antioperaie, assumano un'attitudine di condivisione, collaborazione o anche di morbida e rituale “opposizione”.
Se si legano le reazioni alla contestazione con il dibattito aperto in tutta la Cgil – che trattiamo a parte – si può ben comprendere la fondatezza di queste osservazioni e anche il perchè pure la Cgil dopo queste contestazioni, è chiamata, si vedrà obbligata a un ruolo di diga/contenimento rispetto ad esse.
Ma, a proposito di “democrazia” è la dichiarazione di Landini che va messa sotto attenzione.
Landini ha dichiarato subito: “la Fiom esprime la più netta condanna di quanto avvenuto a Torino, ove Bonanni è stato oggetto di una inaccettabile contestazione organizzata... Per la Fiom la democrazia è un principio irrinunciabile”. Sarà, ma non in questo caso.
Come da più parti è stato detto, fischi e contestazioni sono una forma di espressione del pensiero e quindi ampiamente democratica. Inoltre, Landini ha chiesto agli operai, ai suoi iscritti, ai suoi delegati che vivono quotidianamente, e non solo nel gruppo Fiat, il peso e gli effetti dell'antidemocrazia costante in fabbrica, se la pensano come lui? Con quale diritto Landini esprime questa “netta condanna”, se non per l'inaccettabile, questo sì, richiamo della foresta che i dirigenti sindacali Fiom sentono ogni volta che le lotte operaie, le contestazioni al sindacato di regime si esprimono in forme più radicali.
La posizione di Landini deve essere sconfessata dagli operai che lottano e deve anche far aprire gli occhi sull'incoerenza e inconseguenza tra il dire e il fare della Fiom, del “piede in due staffe” praticato in tutti questi anni e che in questa fase, che è di necessaria opposizione, continua ad essere il compagno di strada di questa stessa opposizione.
Il culto della legalità ampiamente condiviso dal gruppo dirigente della Fiom e da buona parte dei suoi delegati è l'anello debole della lotta operaia contro il fascismo padronale.
Infine, naturalmente bisogna occuparsi in questa occasione dei partiti e giornali di sinistra.
“Liberazione” ha assunto la linea “nè aderire né sabotare” e fa il giornale senza posizione che nel caso concreto significa lasciare soli i contestatori di Torino.
Il Manifesto invece, a cui da tempo dedichiamo una critica sul modo come affronta l'intera questione Fiat e su come sia condizionante sino alla disinformazione il suo appiattimento sul gruppo dirigente della Fiom, con Loris Campetti questa volta è andato ben oltre.
Il corsivo apparso in occasione della contestazione di Torino è quanto di peggio si sia potuto leggere. E' su questo giornale e non su Libero che si leggono frasi del genere: ”hanno impedito al segretario della Cisl di parlare... un gesto stupido che rovescia persino (sottolineiamo il “persino” - ndr) il fine che forze (sottolineiamo il “forse” - ndr) i contestatori si erano dati: condannare e isolare una pratica sindacale giudicata subalterna al governo, alla Confindustria e alla Fiat... Così si è santificato l'avversario costruendogli intorno una solidarietà più ampia (neanche Bonanni stesso direbbe questo, se non si intende per solidarietà quella espressa dal governo, dai vari partiti parlamentari, dai dirigenti sindacali – ndr)... Quel fumogeno è stato lanciato più che contro un simbolo, una persona. E questa è una logica insopportabile (e questo, come tutti sanno a sinistra, significa definire di stampo “terrorista” il gesto – ndr), ma rischia di ricadere sulla testa delle vittime di politiche sbagliate (vale a dire che questo gesto ricadrebbe sulla testa degli operai, dei lavoratori, che subiscono ben altro sulla propria testa – ndr)... Quel fumogeno poi rende più difficile difendere il sacrosanto diritto di critica e contestazione (addirittura? Ma vergognati! - ndr)”.
E la frase di chiusura dell'articolo conclude nel migliore dei modi questo osceno commento: “... fa tristezza che il più grande partito di opposizione non riesca a gestire neanche le sue feste”, che è praticamente l'invito al PD a fare quello che poi sta facendo: più servizi d'ordine, più polizia.
Ci piacerebbe cavarcela con la parafrasi di una frase: quando il gioco si fa duro, anche i mosci finiscono di giocare, se la cosa non fosse più tragica sullo stato dei cosiddetti giornali della sinistra.
C'è stata una salutare protesta di tantissimi lettori, ma “il fatto sussiste”.
pc quotidiano 13 settembre -speciale fiat 9 - 2 PANORAMA: FIAT SATA:- GLI “EROI” E I “PAVIDI”.
Il pseudo giornalista Antonio Rossitto di Panorama (n. 37 - “Esclusivo la verità sul sabotaggio di Melfi. Gli eroi bugiardi”) tutto sommato va ringraziato.
Nel tentare di dare una versione negativa, diversa, facendo parlare presunti “testimoni”, dello sciopero nella notte tra il 6 e 7 luglio alla Fiat Sata, della situazione tra gli operai alla Sata, del ruolo dei 3 operai licenziati; in realtà, nonostante la sua volontà, dà una visione buona, di unità di classe, di ampia solidarietà, ma anche di dignità e forza operaia a fronte della pavidità, indecenza degli intervistati - tanto che i “pidocchi” che parlano col giornalista si devono nascondere dai loro compagni di lavoro.
Ma dobbiamo ringraziare Panorama anche per un altro aspetto: ha scritto di fatto che: lo sciopero è sciopero, che lo sciopero ha come scopo di bloccare la produzione, di creare un danno produttivo ed economico ai padroni. Certo, se no, che sciopero è?! Le affermazioni di Panorama dovrebbero essere una ovvietà, quasi affermazioni alla “catalano” maniera; ma evidentemente oggi non è così, e se qualcuno lo afferma sembra che dica una aberrazione.
Ma cosa dichiarano i presunti “testimoni dipendenti Fiat”:
“Se rilascio un'intervista con nome e cognome, mi linciano. Succederebbe di tutto, la mia vita diventerebbe un inferno. Non camperei più. Dovrei cambiare stabilimento e anche nel mio paese avrei problemi, dato che molti lavorano alla Fiat”.
Un delegato: “Parlo solo ad una condizione: l'anonimato. Altrimenti in fabbrica ho chiuso. Mi darebbero del traditore. Il voto non me lo darebbe più nessuno. La gente pensa che dobbiamo schierarci con i tre, a prescindere... stanno tutti con la Fiom”.
Quindi, dicono che la stragrande maggioranza, anzi tutti gli operai della Sata, stanno con i tre licenziati, addirittura anche tutta la gente del paese del primo “testimone”, che verrebbero considerati dei “traditori”, ecc. Che bel clima di classe!
Quindi, dicono, loro malgrado, che nella Fiat Sata c'è un buon clima di unità di classe tra gli operai; dicono che i tre licenziati rappresentano di fatto tutta la fabbrica. Mentre i servi si devono nascondere, come il “delegato” che non rappresenta neanche chi lo avrebbe votato (e ora, se lo sentisse, non lo voterebbe più). Ma questo non vuol dire che chi è illegittimo è chi si è fatto eleggere e poi tradisce, mentre i due delegati licenziati lottano e rappresentano tutti i lavoratori, al di là della loro tessera sindacale?
Ma continuiamo nelle testimonianze, perchè questi più parlano e più si danno la zappa sui piedi:
“Lo sciopero parte alle 2 meno un quarto. “doveva durare un'ora, un'ora e mezzo al massimo” racconta a Panorama il sindacalista. “Quelli della Fiom, armati di fischietto e vuvuzela, cominciano il corteo. Fra noi sindacalisti si discute di cosa fare. Io, nell'attesa, vado a fumare una sigaretta”... “Quando rientro, verso le 2,15, vedo che davanti ai colleghi ci sono una decina di responsabili dell'azienda...”.
Quindi, nel pieno di uno sciopero, di un corteo interno, questo “sindacalista” se ne va per almeno mezz'ora a fumare... Poi torna, con comodo, e che fa? Comincia a fare il suo dovere di delegato per far andare bene lo sciopero? No! Cerca di convincere i due delegati Fiom e il terzo operaio licenziato (che non si sono certo allontanati a fumare una sigaretta), a fare quello che vuole il responsabile aziendale di reparto, che gli sta praticamente urlando che devono smettere di stare lì e li sta già minacciando di licenziamento.
Continua, poi, il nostro “testimone”: “... Barozzino: i cortei sono il suo pane”. E infatti rivela il sindacalista, è lui alla guida del corteo: decide il percorso e dove far sostare gli scioperanti. E' il delegato più votato dello stabilimento: 161 preferenze alle ultime elezioni di giugno. E' al quinto mandato...”.
Cioè, un delegato che finalmente fa il delegato! E' questa la “testimonianza scoop” di Panorama? Certo, visto come si comportano la maggiorparte dei delegati sindacali, purtroppo anche parte di quelli della Fiom, può sembrare una novità. Ma questa dovrebbe essere la normalità! Anche se se ne è persa memoria.
Viste le “grandi e inedite notizie”, a questo punto, il giornalista di Panorama, insiste e intervista un altro testimone, pure sindacalista, che “entra in macchina dopo essersi guardato intorno circospetto” (tutti “grandi coraggiosi”, questi testimoni “sindacalisti” al servizio di Marchionne!), e racconta:
“I responsabili dello stabilimento avevano riorganizzato la produzione, spostando gli operai che non scioperavano su un unica linea produttiva: la Fiom si è resa conto di non aver fatto grandi danni e ha studiato un'azione più eclatante... porta il corteo verso i carrellini, con l'idea di bloccare la linea di montaggio, rimasta in funzione”.
Certo, sindacati venduti, mass media, partiti anche di “sinistra” quasi hanno fatto dimenticare che cosa è uno sciopero. Panorama, suo malgrado, lo ricorda.
Anche se fosse andata come racconta questo “sindacalista”, ma cosa pensano lor signori che lo sciopero vuol dire solo che gli operai devono perdere la loro giornata di lavoro? Mentre l'azienda, comunque, o con comandate, o con straordinari, o mettendo a lavorare anche gli impiegati fa andare lo stesso gli impianti e perde al massimo qualche centesimo? “E' chiaro che durante uno sciopero le linee si fermano - spiega paziente uno dei licenziati il delegato Fiom Lamorte al giornalista di Panorama – solo dopo abbiamo capito che si riferivano ai carrelli. E quando ci siamo spostati, non sono ripartiti. Vuol dire che qualcuno aveva già spento tutto”.
Ma se uno sciopero è uno sciopero, le linee, la produzione si deve fermare! E se, cari padroni, le OO.SS. cisl, uil, ugl, fismic, spesso anche la cgil, vi hanno abituato a scioperi virtuali, in cui comunque l'attività produttiva va avanti, non è così che va la lotta vera tra operai e padroni. Certo che gli operai pagano dalle loro tasche lo sciopero, ma una vera lotta sindacale per ottenere risultati deve far pagare anche un alto costo ai padroni.
Come più avanti nell'articolo dichiara (sempre in incognito, per carità!) un altro “testimone”, questa volta uno dei “nove quadri della Fiat che quella notte si scontra con i tre operai” (uno, quindi, proprio “al di sopra di ogni sospetto”...): “Quei tre sono stati licenziati perchè gli è stato chiesto per un quarto d'ora di spostarsi da quella zona, per potere riprendere la produzione... il resto è irrilevante”.
Quindi, i 3 operai sono stati licenziati, perchè stavano scioperando loro e gli altri operai, punto e basta! E perchè la produzione doveva riprendere. “la Fiat ha calcolato pure i danni che avrebbe causato il loro presunto “sabotaggio” durato più di mezz'ora: 22 vetture perse, per 250 mila euro di valore”. E il “nostro quadro aziendale” il cui stipendio non è certo quello degli operai che hanno scioperato dice, chiaro, chiaro, che ha avvertito più volte i 3 operai: “ti contesto l'ostacolo all'attività produttiva e la perdita di produzione”. In altre parole: Ti contesto lo sciopero!
Quindi, se la Fiat perde – come dovrebbe essere normale in ogni sciopero (se no, ripetiamo, che sciopero è?) - qualche vetture e soldi, è “sabotaggio”; quindi, se si sciopera si viene licenziati. Quindi, è vietato lo sciopero! Quindi siamo allo schiavismo legalizzato! Questa è la questione!
Nel fascismo padronale anche uno sciopero può essere considerato alla stregua di un atto “terrorista”. Tutto il resto, come dice il delegato Barozzino, è volersi arrampicare sugli specchi.
E il fascismo padronale crea e vuole creare un humus fascista, che oggi viene fuori nel chiuso di una macchina sfogandosi con il giornalista di regime, domani, se non trova il freno della lotta di classe, verrà fuori senza riserve.
“Per inciso - confida il “sindacalista” con paura e deferenza, evidentemente verso la Fiat - a me 'stì cortei all'interno dello stabilimento non piacciono per niente. Non si può passare davanti agli operai che non scioperano e insultarli... vedo brave persone in difficoltà, costrette a calare la testa... (queste “brave persone” si chiamavano e si chiamano: crumiri – ndr)... i cortei sono costretti a farli per compiacere la Fiom. Per me basterebbe chiudersi in una saletta e discutere. I cortei servono ad umiliare la gente che non vuole manifestare (sempre i crumiri – ndr). E tanti, pur di non essere insultati, scioperano controvoglia” -
Quindi, chi parla è uno che vede come fumo negli occhi le lotte? E questi sarebbero i sindacalisti che dovrebbero difendere il diritto di sciopero?! O piuttosto sono tra coloro che non vedono l'ora che padroni e governo lo cancellino definitivamente?!
Quindi, il “sindacalista” vorrebbe difendere gli operai dal piano fascista di Marchionne, chiudendosi “in una saletta a discutere” e preferibilmente a firmare gli accordi come a Pomigliano? Bene, capiamo perchè teme tanto dire il suo nome a Panorama.
Quindi, gli operai sciopererebbero di controvoglia, solo per compiacere alla Fiom? E, allora, come spiega quanto lui stesso prima ha dichiarato, che: “La gente pensa che dobbiamo schierarci con i tre, a prescindere... stanno tutti con la Fiom”, o il fatto che non può dire nome e cognome, altrimenti “Dovrei cambiare stabilimento. E anche nel mio paese avrei problemi...”?
Certo, non escludiamo affatto, né ci potremmo meravigliare, che vi siano alla Sata, come in altre fabbriche, lavoratori, per fortuna molto pochi, così viscidi, lecchini, o timorosi, ma più spesso, come i “testimoni” di Panorama, sindacalisti e capi; ne abbiamo visti anche durante i 21 giorni - la famosa impiegata sindacalista cisl che si inventò di essere stata malmenata durante i blocchi davanti alla fabbrica perchè lei, unica, pretendeva di entrare a lavorare; la storia della lotta degli operai deve fare i conti con questi crumiri della lotta e della dignità di classe, e non basta essere operai (anche se a volte si scoprano essere “colletti bianchi”) per avere la coscienza da operai. Ma sappiamo anche che certi giornalacci sono usi a pagare persone per fare uno squallido scoop giornalistico.
Ma chiaramente questa squallida campagna stampa ha una regia che è fuori dalla redazione di Panorama e che si chiama Fiat, Marchionne, ma anche Confindustria, governo.
In questa fabbrica “indomabile” ci avevano tentato anche nel 2007, accusando di “terrorismo” noi che facevamo un lavoro ai cancelli della Fiat Sata dai 21 giorni e 4 operai della Fiat anche licenziati oltre che accusati di “gravi reati”, 270 bis ecc. Non ci sono riusciti e oggi ci ritentano.
Ma questo dimostra solo che in realtà Marchionne, il padronato si mostrano forti, ma hanno paura; perchè tutto il loro, questo sì, terrore, fascismo antioperaio, si regge se riescono a far piegare la testa agli operai e a fare di una parte dei lavoratori (ma soprattutto capi, impiegati, sindacalisti) anche degli sciocchi replicanti delle loro politiche e idee. Ma se i lavoratori non si piegano e si ribellano, e scioperano, allora le cose cambiano...
Nel tentare di dare una versione negativa, diversa, facendo parlare presunti “testimoni”, dello sciopero nella notte tra il 6 e 7 luglio alla Fiat Sata, della situazione tra gli operai alla Sata, del ruolo dei 3 operai licenziati; in realtà, nonostante la sua volontà, dà una visione buona, di unità di classe, di ampia solidarietà, ma anche di dignità e forza operaia a fronte della pavidità, indecenza degli intervistati - tanto che i “pidocchi” che parlano col giornalista si devono nascondere dai loro compagni di lavoro.
Ma dobbiamo ringraziare Panorama anche per un altro aspetto: ha scritto di fatto che: lo sciopero è sciopero, che lo sciopero ha come scopo di bloccare la produzione, di creare un danno produttivo ed economico ai padroni. Certo, se no, che sciopero è?! Le affermazioni di Panorama dovrebbero essere una ovvietà, quasi affermazioni alla “catalano” maniera; ma evidentemente oggi non è così, e se qualcuno lo afferma sembra che dica una aberrazione.
Ma cosa dichiarano i presunti “testimoni dipendenti Fiat”:
“Se rilascio un'intervista con nome e cognome, mi linciano. Succederebbe di tutto, la mia vita diventerebbe un inferno. Non camperei più. Dovrei cambiare stabilimento e anche nel mio paese avrei problemi, dato che molti lavorano alla Fiat”.
Un delegato: “Parlo solo ad una condizione: l'anonimato. Altrimenti in fabbrica ho chiuso. Mi darebbero del traditore. Il voto non me lo darebbe più nessuno. La gente pensa che dobbiamo schierarci con i tre, a prescindere... stanno tutti con la Fiom”.
Quindi, dicono che la stragrande maggioranza, anzi tutti gli operai della Sata, stanno con i tre licenziati, addirittura anche tutta la gente del paese del primo “testimone”, che verrebbero considerati dei “traditori”, ecc. Che bel clima di classe!
Quindi, dicono, loro malgrado, che nella Fiat Sata c'è un buon clima di unità di classe tra gli operai; dicono che i tre licenziati rappresentano di fatto tutta la fabbrica. Mentre i servi si devono nascondere, come il “delegato” che non rappresenta neanche chi lo avrebbe votato (e ora, se lo sentisse, non lo voterebbe più). Ma questo non vuol dire che chi è illegittimo è chi si è fatto eleggere e poi tradisce, mentre i due delegati licenziati lottano e rappresentano tutti i lavoratori, al di là della loro tessera sindacale?
Ma continuiamo nelle testimonianze, perchè questi più parlano e più si danno la zappa sui piedi:
“Lo sciopero parte alle 2 meno un quarto. “doveva durare un'ora, un'ora e mezzo al massimo” racconta a Panorama il sindacalista. “Quelli della Fiom, armati di fischietto e vuvuzela, cominciano il corteo. Fra noi sindacalisti si discute di cosa fare. Io, nell'attesa, vado a fumare una sigaretta”... “Quando rientro, verso le 2,15, vedo che davanti ai colleghi ci sono una decina di responsabili dell'azienda...”.
Quindi, nel pieno di uno sciopero, di un corteo interno, questo “sindacalista” se ne va per almeno mezz'ora a fumare... Poi torna, con comodo, e che fa? Comincia a fare il suo dovere di delegato per far andare bene lo sciopero? No! Cerca di convincere i due delegati Fiom e il terzo operaio licenziato (che non si sono certo allontanati a fumare una sigaretta), a fare quello che vuole il responsabile aziendale di reparto, che gli sta praticamente urlando che devono smettere di stare lì e li sta già minacciando di licenziamento.
Continua, poi, il nostro “testimone”: “... Barozzino: i cortei sono il suo pane”. E infatti rivela il sindacalista, è lui alla guida del corteo: decide il percorso e dove far sostare gli scioperanti. E' il delegato più votato dello stabilimento: 161 preferenze alle ultime elezioni di giugno. E' al quinto mandato...”.
Cioè, un delegato che finalmente fa il delegato! E' questa la “testimonianza scoop” di Panorama? Certo, visto come si comportano la maggiorparte dei delegati sindacali, purtroppo anche parte di quelli della Fiom, può sembrare una novità. Ma questa dovrebbe essere la normalità! Anche se se ne è persa memoria.
Viste le “grandi e inedite notizie”, a questo punto, il giornalista di Panorama, insiste e intervista un altro testimone, pure sindacalista, che “entra in macchina dopo essersi guardato intorno circospetto” (tutti “grandi coraggiosi”, questi testimoni “sindacalisti” al servizio di Marchionne!), e racconta:
“I responsabili dello stabilimento avevano riorganizzato la produzione, spostando gli operai che non scioperavano su un unica linea produttiva: la Fiom si è resa conto di non aver fatto grandi danni e ha studiato un'azione più eclatante... porta il corteo verso i carrellini, con l'idea di bloccare la linea di montaggio, rimasta in funzione”.
Certo, sindacati venduti, mass media, partiti anche di “sinistra” quasi hanno fatto dimenticare che cosa è uno sciopero. Panorama, suo malgrado, lo ricorda.
Anche se fosse andata come racconta questo “sindacalista”, ma cosa pensano lor signori che lo sciopero vuol dire solo che gli operai devono perdere la loro giornata di lavoro? Mentre l'azienda, comunque, o con comandate, o con straordinari, o mettendo a lavorare anche gli impiegati fa andare lo stesso gli impianti e perde al massimo qualche centesimo? “E' chiaro che durante uno sciopero le linee si fermano - spiega paziente uno dei licenziati il delegato Fiom Lamorte al giornalista di Panorama – solo dopo abbiamo capito che si riferivano ai carrelli. E quando ci siamo spostati, non sono ripartiti. Vuol dire che qualcuno aveva già spento tutto”.
Ma se uno sciopero è uno sciopero, le linee, la produzione si deve fermare! E se, cari padroni, le OO.SS. cisl, uil, ugl, fismic, spesso anche la cgil, vi hanno abituato a scioperi virtuali, in cui comunque l'attività produttiva va avanti, non è così che va la lotta vera tra operai e padroni. Certo che gli operai pagano dalle loro tasche lo sciopero, ma una vera lotta sindacale per ottenere risultati deve far pagare anche un alto costo ai padroni.
Come più avanti nell'articolo dichiara (sempre in incognito, per carità!) un altro “testimone”, questa volta uno dei “nove quadri della Fiat che quella notte si scontra con i tre operai” (uno, quindi, proprio “al di sopra di ogni sospetto”...): “Quei tre sono stati licenziati perchè gli è stato chiesto per un quarto d'ora di spostarsi da quella zona, per potere riprendere la produzione... il resto è irrilevante”.
Quindi, i 3 operai sono stati licenziati, perchè stavano scioperando loro e gli altri operai, punto e basta! E perchè la produzione doveva riprendere. “la Fiat ha calcolato pure i danni che avrebbe causato il loro presunto “sabotaggio” durato più di mezz'ora: 22 vetture perse, per 250 mila euro di valore”. E il “nostro quadro aziendale” il cui stipendio non è certo quello degli operai che hanno scioperato dice, chiaro, chiaro, che ha avvertito più volte i 3 operai: “ti contesto l'ostacolo all'attività produttiva e la perdita di produzione”. In altre parole: Ti contesto lo sciopero!
Quindi, se la Fiat perde – come dovrebbe essere normale in ogni sciopero (se no, ripetiamo, che sciopero è?) - qualche vetture e soldi, è “sabotaggio”; quindi, se si sciopera si viene licenziati. Quindi, è vietato lo sciopero! Quindi siamo allo schiavismo legalizzato! Questa è la questione!
Nel fascismo padronale anche uno sciopero può essere considerato alla stregua di un atto “terrorista”. Tutto il resto, come dice il delegato Barozzino, è volersi arrampicare sugli specchi.
E il fascismo padronale crea e vuole creare un humus fascista, che oggi viene fuori nel chiuso di una macchina sfogandosi con il giornalista di regime, domani, se non trova il freno della lotta di classe, verrà fuori senza riserve.
“Per inciso - confida il “sindacalista” con paura e deferenza, evidentemente verso la Fiat - a me 'stì cortei all'interno dello stabilimento non piacciono per niente. Non si può passare davanti agli operai che non scioperano e insultarli... vedo brave persone in difficoltà, costrette a calare la testa... (queste “brave persone” si chiamavano e si chiamano: crumiri – ndr)... i cortei sono costretti a farli per compiacere la Fiom. Per me basterebbe chiudersi in una saletta e discutere. I cortei servono ad umiliare la gente che non vuole manifestare (sempre i crumiri – ndr). E tanti, pur di non essere insultati, scioperano controvoglia” -
Quindi, chi parla è uno che vede come fumo negli occhi le lotte? E questi sarebbero i sindacalisti che dovrebbero difendere il diritto di sciopero?! O piuttosto sono tra coloro che non vedono l'ora che padroni e governo lo cancellino definitivamente?!
Quindi, il “sindacalista” vorrebbe difendere gli operai dal piano fascista di Marchionne, chiudendosi “in una saletta a discutere” e preferibilmente a firmare gli accordi come a Pomigliano? Bene, capiamo perchè teme tanto dire il suo nome a Panorama.
Quindi, gli operai sciopererebbero di controvoglia, solo per compiacere alla Fiom? E, allora, come spiega quanto lui stesso prima ha dichiarato, che: “La gente pensa che dobbiamo schierarci con i tre, a prescindere... stanno tutti con la Fiom”, o il fatto che non può dire nome e cognome, altrimenti “Dovrei cambiare stabilimento. E anche nel mio paese avrei problemi...”?
Certo, non escludiamo affatto, né ci potremmo meravigliare, che vi siano alla Sata, come in altre fabbriche, lavoratori, per fortuna molto pochi, così viscidi, lecchini, o timorosi, ma più spesso, come i “testimoni” di Panorama, sindacalisti e capi; ne abbiamo visti anche durante i 21 giorni - la famosa impiegata sindacalista cisl che si inventò di essere stata malmenata durante i blocchi davanti alla fabbrica perchè lei, unica, pretendeva di entrare a lavorare; la storia della lotta degli operai deve fare i conti con questi crumiri della lotta e della dignità di classe, e non basta essere operai (anche se a volte si scoprano essere “colletti bianchi”) per avere la coscienza da operai. Ma sappiamo anche che certi giornalacci sono usi a pagare persone per fare uno squallido scoop giornalistico.
Ma chiaramente questa squallida campagna stampa ha una regia che è fuori dalla redazione di Panorama e che si chiama Fiat, Marchionne, ma anche Confindustria, governo.
In questa fabbrica “indomabile” ci avevano tentato anche nel 2007, accusando di “terrorismo” noi che facevamo un lavoro ai cancelli della Fiat Sata dai 21 giorni e 4 operai della Fiat anche licenziati oltre che accusati di “gravi reati”, 270 bis ecc. Non ci sono riusciti e oggi ci ritentano.
Ma questo dimostra solo che in realtà Marchionne, il padronato si mostrano forti, ma hanno paura; perchè tutto il loro, questo sì, terrore, fascismo antioperaio, si regge se riescono a far piegare la testa agli operai e a fare di una parte dei lavoratori (ma soprattutto capi, impiegati, sindacalisti) anche degli sciocchi replicanti delle loro politiche e idee. Ma se i lavoratori non si piegano e si ribellano, e scioperano, allora le cose cambiano...
pc quotidiano 13 settembre - incontro nazionale disoccupati-precari a taranto
15 settembre ore 14 taranto - appuntamento sede slai cobas per il sindacato
di classe taranto via rintone 22 zona bestat
tel 347-5301704
... con l'obiettivo di arrivare in autunno ad una prima mobilitazione nazionale sulle parole d'ordine unitarie espresse dall'assemblea del 3 luglio a napoli
> si è deciso di dare avvio ad iniziative e discussioni in tutte le città
> dove ciò è possibile per incrociare e coinvolgere altre strutture organizzate di
> disoccupati, lavoratori, precari, cassintegrati, ecc., indipendentemente
> dal livello attuale di organizzazione. Per decidere questi nuovi passaggi si è
> stabilito di rivedersi a Taranto il 15 settembre
REPORT RIUNIONE DEL 3 LUGLIO
>
> Il 3 luglio si è tenuta a Napoli la riunione delle realtà che hanno dato
> vita all'Assemblea del 21 maggio. L'assemblea, lo ricordiamo, era stata
> promossa dai disoccupati organizzati Banchi Nuovi di Napoli e dello Slai
> Cobas per il sindacato di classe di Taranto con un appello nazionale
> rivolto
> a realtà di disoccupati, precari, lavoratori e settori di movimento.
> L'obiettivo
> era avviare una discussione e un primo passo per l'unità di lotta ed il
> coordinamento delle varie realtà autorganizzate di disoccupati, lavoratori
> e
> precari in lotta per il lavoro e per la difesa dei diritti e delle
> condizioni salariali e di vita del proletariato, per superare la
> frantumazione delle lotte e costruire un unico fronte di tutto il
> proletariato come unica risposta possibile ai feroci attacchi di governi e
> padroni.
> L' assemblea del 21 maggio si concluse con il lancio di una prima giornata
> di lotta da tenersi a giugno in contemporanea in tutte le città dove erano
> presenti le realtà partecipanti (disoccupati di Napoli e provincia,
> Taranto
> e Palermo, lavoratori dell'ASIA di Napoli, precari delle pulizie delle
> scuole e degli appalti comunali di Taranto, lavoratrici delle cooperative
> sociali di Palermo, il Collettivo Operatori Sociali di Napoli, precari
> delle
> Poste di Palermo, Confederazione Cobas Napoli, Rete Anticapitalista
> Campana). Al centro della mobilitazione di questa giornata le parole
> d'ordine:
> immediati sbocchi occupazionali per i disoccupati, a rafforzamento anche
> delle vertenze in atto e che a Napoli come a Taranto possono vedere una
> rapida realizzazione nel settore ambientale; contro i licenziamenti e per
> la
> difesa del posto di lavoro, per il salario/reddito garantito, per la
> riduzione dell'orario di lavoro. Inoltre si varava un nuovo incontro
> nazionale a Napoli ai primi di luglio.
> Nella riunione di sabato 3/7 - che ha visto la presenza anche del
> Coordinamento precari della scuola 3 Ottobre di Milano, di una realtà
> degli
> operai della Fiat di Pomigliano (Cobas) e dell'USI AIT nazionale - si è
> quindi partiti dal bilancio di quella prima iniziativa comune. Da tutti i
> territori si è messo in evidenza l'effetto positivo del percorso avviato.
> Per la prima volta i disoccupati, precari, strutture di lavoratori
> coinvolti, hanno sentito la loro lotta in difesa o per ottenere un posto
> di
> lavoro o un reddito, come parte di un'unica battaglia, resa più forte
> dalla
> lotta portata avanti dai disoccupati organizzati e da altri pezzi di
> movimento. Da qui anche la maggiore convinzione della necessità di
> coinvolgere altri settori. In questa direzione a Napoli si è fatta sentire
> la piena solidarietà e si è dato il massimo sostegno ai lavoratori di
> Pomigliano, impegnati in queste settimane a respingere il piano Fiat,
> nella
> certezza che il ricatto di Marchionne è rivolto non solo a questi
> lavoratori
> ma è l'apripista per un ulteriore aggressione ai diritti ed alle
> condizioni
> di tutti i lavoratori da parte dell'intero padronato.
> La continuità della lotta dura dei disoccupati organizzati di Napoli e
> Taranto, la lotta dei precari di Palermo, la mobilitazione unitaria come
> quella di giugno, il contatto con altri pezzi di resistenza, il lavoro
> verso
> quei lavoratori, precari e disoccupati ancora frammentati e divisi, è
> quindi
> l'asse intorno cui continuare a muoversi per dare forza alla
> ricomposizione
> ed alla costruzione di un unico ed organizzato movimento di lotta, su
> scala
> nazionale. Per questo, e con l'obiettivo di arrivare in autunno ad una
> prima
> mobilitazione nazionale sulle parole d'ordine unitarie espresse
> dall'assemblea,
> si è deciso di dare avvio ad iniziative e discussioni in tutte le città
> dove
> ciò è possibile per incrociare e coinvolgere altre strutture organizzate
> di
> disoccupati, lavoratori, precari, cassintegrati, ecc., indipendentemente
> dal
> livello attuale di organizzazione. Per decidere questi nuovi passaggi si è
> stabilito di rivedersi a Taranto il 15 settembre (data da confermare).
>
> ASSEMBLEA 21 MAGGIO
> Per tutte le realtà e singoli interessati:
> assemblea.21maggio@gmail.com
>
di classe taranto via rintone 22 zona bestat
tel 347-5301704
... con l'obiettivo di arrivare in autunno ad una prima mobilitazione nazionale sulle parole d'ordine unitarie espresse dall'assemblea del 3 luglio a napoli
> si è deciso di dare avvio ad iniziative e discussioni in tutte le città
> dove ciò è possibile per incrociare e coinvolgere altre strutture organizzate di
> disoccupati, lavoratori, precari, cassintegrati, ecc., indipendentemente
> dal livello attuale di organizzazione. Per decidere questi nuovi passaggi si è
> stabilito di rivedersi a Taranto il 15 settembre
REPORT RIUNIONE DEL 3 LUGLIO
>
> Il 3 luglio si è tenuta a Napoli la riunione delle realtà che hanno dato
> vita all'Assemblea del 21 maggio. L'assemblea, lo ricordiamo, era stata
> promossa dai disoccupati organizzati Banchi Nuovi di Napoli e dello Slai
> Cobas per il sindacato di classe di Taranto con un appello nazionale
> rivolto
> a realtà di disoccupati, precari, lavoratori e settori di movimento.
> L'obiettivo
> era avviare una discussione e un primo passo per l'unità di lotta ed il
> coordinamento delle varie realtà autorganizzate di disoccupati, lavoratori
> e
> precari in lotta per il lavoro e per la difesa dei diritti e delle
> condizioni salariali e di vita del proletariato, per superare la
> frantumazione delle lotte e costruire un unico fronte di tutto il
> proletariato come unica risposta possibile ai feroci attacchi di governi e
> padroni.
> L' assemblea del 21 maggio si concluse con il lancio di una prima giornata
> di lotta da tenersi a giugno in contemporanea in tutte le città dove erano
> presenti le realtà partecipanti (disoccupati di Napoli e provincia,
> Taranto
> e Palermo, lavoratori dell'ASIA di Napoli, precari delle pulizie delle
> scuole e degli appalti comunali di Taranto, lavoratrici delle cooperative
> sociali di Palermo, il Collettivo Operatori Sociali di Napoli, precari
> delle
> Poste di Palermo, Confederazione Cobas Napoli, Rete Anticapitalista
> Campana). Al centro della mobilitazione di questa giornata le parole
> d'ordine:
> immediati sbocchi occupazionali per i disoccupati, a rafforzamento anche
> delle vertenze in atto e che a Napoli come a Taranto possono vedere una
> rapida realizzazione nel settore ambientale; contro i licenziamenti e per
> la
> difesa del posto di lavoro, per il salario/reddito garantito, per la
> riduzione dell'orario di lavoro. Inoltre si varava un nuovo incontro
> nazionale a Napoli ai primi di luglio.
> Nella riunione di sabato 3/7 - che ha visto la presenza anche del
> Coordinamento precari della scuola 3 Ottobre di Milano, di una realtà
> degli
> operai della Fiat di Pomigliano (Cobas) e dell'USI AIT nazionale - si è
> quindi partiti dal bilancio di quella prima iniziativa comune. Da tutti i
> territori si è messo in evidenza l'effetto positivo del percorso avviato.
> Per la prima volta i disoccupati, precari, strutture di lavoratori
> coinvolti, hanno sentito la loro lotta in difesa o per ottenere un posto
> di
> lavoro o un reddito, come parte di un'unica battaglia, resa più forte
> dalla
> lotta portata avanti dai disoccupati organizzati e da altri pezzi di
> movimento. Da qui anche la maggiore convinzione della necessità di
> coinvolgere altri settori. In questa direzione a Napoli si è fatta sentire
> la piena solidarietà e si è dato il massimo sostegno ai lavoratori di
> Pomigliano, impegnati in queste settimane a respingere il piano Fiat,
> nella
> certezza che il ricatto di Marchionne è rivolto non solo a questi
> lavoratori
> ma è l'apripista per un ulteriore aggressione ai diritti ed alle
> condizioni
> di tutti i lavoratori da parte dell'intero padronato.
> La continuità della lotta dura dei disoccupati organizzati di Napoli e
> Taranto, la lotta dei precari di Palermo, la mobilitazione unitaria come
> quella di giugno, il contatto con altri pezzi di resistenza, il lavoro
> verso
> quei lavoratori, precari e disoccupati ancora frammentati e divisi, è
> quindi
> l'asse intorno cui continuare a muoversi per dare forza alla
> ricomposizione
> ed alla costruzione di un unico ed organizzato movimento di lotta, su
> scala
> nazionale. Per questo, e con l'obiettivo di arrivare in autunno ad una
> prima
> mobilitazione nazionale sulle parole d'ordine unitarie espresse
> dall'assemblea,
> si è deciso di dare avvio ad iniziative e discussioni in tutte le città
> dove
> ciò è possibile per incrociare e coinvolgere altre strutture organizzate
> di
> disoccupati, lavoratori, precari, cassintegrati, ecc., indipendentemente
> dal
> livello attuale di organizzazione. Per decidere questi nuovi passaggi si è
> stabilito di rivedersi a Taranto il 15 settembre (data da confermare).
>
> ASSEMBLEA 21 MAGGIO
> Per tutte le realtà e singoli interessati:
> assemblea.21maggio@gmail.com
>
pc quotidiano 13 settembre - Taranto..SOLIDARIETÀ A SARAH IN OGNI CASO.
La sparizione di Sarah, la ragazza di Avetrana-Taranto, è giunta al 18° giorno. La vicenda viene seguita con viva partecipazione da tantissimi ragazzi e ragazze del paese e della zona che hanno animato giovedì scorso una partecipata fiaccolata.
La stampa e le Tv soprattutto locali sono quotidianamente sul campo, anche se molto spesso unicamente alla ricerca di presunti scoop, retroscena e sgradevolissimi pressing sui familiari perchè facciano appelli o dichiarazioni strappalacrime.
Non si sa quale conclusione questa vicenda possa avere, ma quello che abbiamo espresso come primo giudizio (vedi blog del 3 settembre) ha trovato conferma nello sviluppo negli eventi e nell'analisi concreta della situazione.
Sarah voleva fuggire dalla vita di paese, da una famiglia di testimoni di Geova sicuramente oppressiva; e questo lo ha cercato, utilizzando tutti i mezzi.
Se questo ha portato a una fuga, sarebbe giusto e inevitabile, sarebbe bene che si esprima prima di tutto la solidarietà e la denuncia e ribellione alla vita chiusa, alle catene che vogliono normalizzare o deviare il desiderio di libertà di tante ragazze.
Se invece l'ha portata ad una trappola in cui altre ragazze hanno fatto tragica esperienza, la nostra solidarietà deve essere doppia e va unita all'ulteriore necessità della denuncia di un sistema che tutto questo produce, in particolare per le donne, in particolare per le ragazze, a cui bisogna ribellarsi; e all'invito che facciamo alle tante ragazze e giovani scesi in piazza: mobilitarsi perchè Sarah ritorni è importante e va unito alla necessità di cambiare la vita, di spezzare le catene.
Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
TA. 13.9.10
La stampa e le Tv soprattutto locali sono quotidianamente sul campo, anche se molto spesso unicamente alla ricerca di presunti scoop, retroscena e sgradevolissimi pressing sui familiari perchè facciano appelli o dichiarazioni strappalacrime.
Non si sa quale conclusione questa vicenda possa avere, ma quello che abbiamo espresso come primo giudizio (vedi blog del 3 settembre) ha trovato conferma nello sviluppo negli eventi e nell'analisi concreta della situazione.
Sarah voleva fuggire dalla vita di paese, da una famiglia di testimoni di Geova sicuramente oppressiva; e questo lo ha cercato, utilizzando tutti i mezzi.
Se questo ha portato a una fuga, sarebbe giusto e inevitabile, sarebbe bene che si esprima prima di tutto la solidarietà e la denuncia e ribellione alla vita chiusa, alle catene che vogliono normalizzare o deviare il desiderio di libertà di tante ragazze.
Se invece l'ha portata ad una trappola in cui altre ragazze hanno fatto tragica esperienza, la nostra solidarietà deve essere doppia e va unita all'ulteriore necessità della denuncia di un sistema che tutto questo produce, in particolare per le donne, in particolare per le ragazze, a cui bisogna ribellarsi; e all'invito che facciamo alle tante ragazze e giovani scesi in piazza: mobilitarsi perchè Sarah ritorni è importante e va unito alla necessità di cambiare la vita, di spezzare le catene.
Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
TA. 13.9.10
domenica 12 settembre 2010
pc quotidiano 11-12 settembre - contestazione della gelmini a bologna
Ennesima carica della sbirraglia contro studenti e lavoratori!
10/09 a Bologna era prevista la presenza del Ministro dell’Istruzione
Gelmini alla festa del PDL. Gli studenti e i lavoratori precari della scuola
insieme a comuni cittadini si sono organizzati per darle “il benvenuto”
ovvero per dirle che a Bologna non è personaggio gradito.
Come già successo nel recente passato, alla notizia della quasi certa
contestazione il ministro ha dato forfait, a Bologna la Gelmini ha sempre
rinunciato agli inviti degli ultimi anni, ma anche in altre città come
Palermo, durante le proteste studentesche del 2008/2009 abbiamo avuto il
piacere di evitare la sua visita grazie alle mobilitazioni di massa in
città.
Nonostante la dipartita del ministro gli studenti, i lavoratori e i compagni
hanno giustamente mantenuto in programma la protesta e si sono dati
appuntamento al di fuori della festa del pdl per contestare comunque il
principale partito di governo responsabile della riforma reazionaria della
scuola e dell’università.
Chi si trovava a Bologna ieri ha assistito ad uno degli esempi, ormai sempre
più diffusi, di militarizzazione della città con centinaia e centinaia di
servi in divisa in assetto antisommossa.
Gli studenti e i lavoratori arrivati davanti al cordone di polizia e
carabinieri che sbarrava l’ingresso alla festa del pdl, hanno intonato cori
e slogan contro il governo ed il ministro assente. Funzionari della digos
esagitati hanno intimato i manifestanti di andarsene e la sbirraglia ha
iniziato a spingere con gli scudi.
Sempre più spesso viene negato il diritto di espressione sancito dall’articolo
21 della stessa costituzione borghese, quando questo diritto viene attuato
in “forme fastidiose” e “rumorose”, la democrazia borghese tenta di far
tornare tutto “alla normalità” con la violenza di stato.
Gli studenti e i lavoratori non si sono fatti intimidire dalla repressione
poliziesca e hanno dapprima sfondato il cordone di servi in divisa per poi
aggirarlo ed arrivare alle spalle del palco del pdl dove in sostituzione
dell’intervento della Gelmini si stava svolgendo uno spettacolo di ballerine
brasiliane!!! Del resto i “contenuti” che avrebbe espresso il ministro si
sarebbero avvicinati molto a quelli dello spettacolo. A questo punto è
partita la carica vera e propria per fare arretrare chi ha “osato”
contestare i responsabili delle politiche antioperaie e antipopolari che si
traducono in disoccupazione e miseria crescente.
A quasi 10 anni dal G8 di Genova, la borghesia imperialista italiana
prosegue su quel solco rappresentato dal salto di qualità per quanto
riguarda la repressione del dissenso di massa, la militarizzazione: in una
parola il moderno fascismo che avanza a tappe forzate.
Le continue contestazioni ai rappresentanti della borghesia da Maroni a
Bergamo a Bonanni alla festa del PD a Torino dimostrano che la rabbia
popolare monta nonostante l’uso sempre più frequente del manganello.
Chi semina vento raccoglie tempesta!
Red Block
10/09 a Bologna era prevista la presenza del Ministro dell’Istruzione
Gelmini alla festa del PDL. Gli studenti e i lavoratori precari della scuola
insieme a comuni cittadini si sono organizzati per darle “il benvenuto”
ovvero per dirle che a Bologna non è personaggio gradito.
Come già successo nel recente passato, alla notizia della quasi certa
contestazione il ministro ha dato forfait, a Bologna la Gelmini ha sempre
rinunciato agli inviti degli ultimi anni, ma anche in altre città come
Palermo, durante le proteste studentesche del 2008/2009 abbiamo avuto il
piacere di evitare la sua visita grazie alle mobilitazioni di massa in
città.
Nonostante la dipartita del ministro gli studenti, i lavoratori e i compagni
hanno giustamente mantenuto in programma la protesta e si sono dati
appuntamento al di fuori della festa del pdl per contestare comunque il
principale partito di governo responsabile della riforma reazionaria della
scuola e dell’università.
Chi si trovava a Bologna ieri ha assistito ad uno degli esempi, ormai sempre
più diffusi, di militarizzazione della città con centinaia e centinaia di
servi in divisa in assetto antisommossa.
Gli studenti e i lavoratori arrivati davanti al cordone di polizia e
carabinieri che sbarrava l’ingresso alla festa del pdl, hanno intonato cori
e slogan contro il governo ed il ministro assente. Funzionari della digos
esagitati hanno intimato i manifestanti di andarsene e la sbirraglia ha
iniziato a spingere con gli scudi.
Sempre più spesso viene negato il diritto di espressione sancito dall’articolo
21 della stessa costituzione borghese, quando questo diritto viene attuato
in “forme fastidiose” e “rumorose”, la democrazia borghese tenta di far
tornare tutto “alla normalità” con la violenza di stato.
Gli studenti e i lavoratori non si sono fatti intimidire dalla repressione
poliziesca e hanno dapprima sfondato il cordone di servi in divisa per poi
aggirarlo ed arrivare alle spalle del palco del pdl dove in sostituzione
dell’intervento della Gelmini si stava svolgendo uno spettacolo di ballerine
brasiliane!!! Del resto i “contenuti” che avrebbe espresso il ministro si
sarebbero avvicinati molto a quelli dello spettacolo. A questo punto è
partita la carica vera e propria per fare arretrare chi ha “osato”
contestare i responsabili delle politiche antioperaie e antipopolari che si
traducono in disoccupazione e miseria crescente.
A quasi 10 anni dal G8 di Genova, la borghesia imperialista italiana
prosegue su quel solco rappresentato dal salto di qualità per quanto
riguarda la repressione del dissenso di massa, la militarizzazione: in una
parola il moderno fascismo che avanza a tappe forzate.
Le continue contestazioni ai rappresentanti della borghesia da Maroni a
Bergamo a Bonanni alla festa del PD a Torino dimostrano che la rabbia
popolare monta nonostante l’uso sempre più frequente del manganello.
Chi semina vento raccoglie tempesta!
Red Block
pc quotidiano 11-12 settembre - stragi sul lavoro.. padroni e stato..assassini
L'ennesima cisterna della morte a Capua, la terza nel giro di un mese, si aggiunge alle sei cisterne assassine degli ultimi tre anni, da Molfetta in poi - insieme alla nuova catena di morti sul lavoro di questa estate, tra cui operai immigrati, l'ultimo ieri un operaio rumeno a Pistoia - dovrebbe portare all'ordine del giorno di tutti come sia importante la lotta reale contro questa espressione concentrata dello sfruttamento del capitale e della condizione operaia odierna; dovrebbe riproporre l'urgenza di una costante mobilitazione di massa operaia e popolare, sociale e politica, perfino ideologica e culturale, su questo fronte, aggravatosi per la crisi, per la precarietà diffusa, per la mancanza di difesa sindacale reale, per l'azione criminale al servizio dei padroni da parte del governo Berlusconi con ruolo di punta di ministri quale Sacconi e Tremonti nello smantellamento del testo unico della sicurezza, nel camcellare le norme e i controlli, nell'incentivare la giustizia negata a lavoratori e familiari.
Ebbene solo la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro si batte constantemente su questo e ha cercato con manifestazioni nazionali e campagne di dare una risposta a questa esigenza- poche altre realtà sono attive,segnatamente i ferrovieri e le forze attive per la strage di Viareggio, alcune associazioni amianto, alcune associazioni familiari...
Sindacati confederali e sindacati di base sono poco attivi o assenti, perfino i gruppi che si dicono operai o che si dicono comunisti non producono azione e ancor meno in questi ultimi mesi sostegno alla attività della rete.
Proletari comunisti che ha avuto un ruolo promotore, insieme allo slai cobas per il sindacato di classe della rete si battono spesso da soli e oltre le proprie forze su questo terreno, ottenendo invece frequente il sostegno delle masse in forme trasversali.
Per questo tocca ancora a noi rilanciare la rete nazionale e la sua azione sin da questo autunno, nelle condizioni concrete di questa fase politica e sociale.
Lo facciamo da taranto a Napoli, da Palermo a Ravenna, da bergamo a Marghera, dalle città delle stragi delle cisterne, dal imporre la lotta sul legame immigrati-morti sul lavoro, dalla presenza e mobilitazione per i processi Thyssenkrupp, quasi ala conclusione, Eternit a Torino, dalla catena dei processi Ilva-Taranto verso la costruzione di una nuova campagna nazionale e di una nuova manifestazione nazionale di lotta e di combattimento nel senso letterale della parola, come parte della affermazione della necessità dello sciopero generale contro padroni e governo, della lotta operaia contro il fascismo padronale che uccide sul lavoro, come lotta per far pagare un costo politico il più alto possibile ai ministri e al governo dell'abolizione delle norme della sicurezza, come risposta alternativa alla giustizia negata nei tribunali del padrone ,come percorso dentro la rivoluzione politica e sociale che metta fine al sistema del primato del profitto sulla vita degli operai e lavoratori,
proletari comunisti
12 settembre 2010
Ebbene solo la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro si batte constantemente su questo e ha cercato con manifestazioni nazionali e campagne di dare una risposta a questa esigenza- poche altre realtà sono attive,segnatamente i ferrovieri e le forze attive per la strage di Viareggio, alcune associazioni amianto, alcune associazioni familiari...
Sindacati confederali e sindacati di base sono poco attivi o assenti, perfino i gruppi che si dicono operai o che si dicono comunisti non producono azione e ancor meno in questi ultimi mesi sostegno alla attività della rete.
Proletari comunisti che ha avuto un ruolo promotore, insieme allo slai cobas per il sindacato di classe della rete si battono spesso da soli e oltre le proprie forze su questo terreno, ottenendo invece frequente il sostegno delle masse in forme trasversali.
Per questo tocca ancora a noi rilanciare la rete nazionale e la sua azione sin da questo autunno, nelle condizioni concrete di questa fase politica e sociale.
Lo facciamo da taranto a Napoli, da Palermo a Ravenna, da bergamo a Marghera, dalle città delle stragi delle cisterne, dal imporre la lotta sul legame immigrati-morti sul lavoro, dalla presenza e mobilitazione per i processi Thyssenkrupp, quasi ala conclusione, Eternit a Torino, dalla catena dei processi Ilva-Taranto verso la costruzione di una nuova campagna nazionale e di una nuova manifestazione nazionale di lotta e di combattimento nel senso letterale della parola, come parte della affermazione della necessità dello sciopero generale contro padroni e governo, della lotta operaia contro il fascismo padronale che uccide sul lavoro, come lotta per far pagare un costo politico il più alto possibile ai ministri e al governo dell'abolizione delle norme della sicurezza, come risposta alternativa alla giustizia negata nei tribunali del padrone ,come percorso dentro la rivoluzione politica e sociale che metta fine al sistema del primato del profitto sulla vita degli operai e lavoratori,
proletari comunisti
12 settembre 2010
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