sabato 8 maggio 2021

pc 8 maggio - la stampa borghese indiana ' i maoisti usano il confinamento per riorganizzarsi ed estendere la propria presenza

 

pc 8 maggio - i compagni brasiliani denunciano il 'terrorismo di Stato' nel massacro nella FAVELA DO JACAREZINHO

 

POLICIA CIVIL REALIZA OPERAÇÃO DE GUERRA NO RIO DE JANEIRO: CHACINA NA FAVELA DO JACAREZINHO É TERRORISMO DE ESTADO!



 A operação da polícia civil ocorrida no dia 06 de maio na favela do Jacarezinho foi uma verdadeira chacina. Oficialmente deixou 25 pessoas mortas (moradores denunciam que o número é maior), inúmeros feridos e até passageiros que estavam em vagão do metrô que passava nas proximidades foram atingidos por projeteis de arma de fogo e estilhaços. Denúncias de moradores e da Defensoria Pública do Rio de Janeiro relatam violações de direitos, invasões de residência, extrema violência armada, evidências de práticas de execução extrajudicial e o desfazimento de cenas de crime por parte dos agentes policiais para impedir o trabalho da perícia. Foi a chacina mais letal da história do Rio até hoje.

Há que se ressaltar que a operação no Jacarezinho foi coordenada pela Delegacia de Proteção à Criança e ao Adolescente. Agora podemos crer que as crianças da favela do Jacarezinho estão com seus direitos assegurados e com certeza não correrão mais o risco de no curso de sua vida ingressarem para trabalhar no tráfico varejista de drogas? Não há limites para o cinismo, o sadismo, e o sentimento anti-povo destes senhores, que após cometerem a barbárie vão as câmeras com as justificativas mais vis.

Representantes da polícia civil falam em “ativismo judicial”, em frontal escárnio à decisão do STF que restringe operações policiais nas favelas a casos excepcionais. A continuidade dessas operações que só resultam em mortes e o desafio ao órgão supremo do Judiciário no país apenas evidencia a decadência do Estado Democrático de Direito que não é capaz de assegurar o mínimo de direitos e garantias civis à população pobre, que historicamente vive as consequências das desigualdades, ausência dos direitos básicos para uma vida digna e a barbárie cotidiana da violência policial.

pc 8 maggio - Mali, le mosse del governo italiano sul campo per mettere al sicuro le truppe imperialiste da schierare: firmato a Roma l’accordo tra le comunità tuareg, presente il ministro Di Maio

Entro la fine del 2021 saranno schierati in Mali duecento soldati, venti mezzi terrestri e otto elicotteri.

Per il governo Draghi il Mali è un “partner strategico per la gestione dei flussi migratori e la stabilità del Sahel” 

l’Italia imperialista ha sottoscritto recentemente importanti accordi in materia di cooperazione militare con il Niger nel 2017, con il Burkina Faso nel 2019

Il 6 maggio alla Farnesina è stata firmata una dichiarazione congiunta tra il ministro Di Maio e il ministro dei Maliani all’estero e dell’integrazione africana, Al Hamdou Ag Ilène, documento che mira a rafforzare la cooperazione in materia migratoria e di sicurezza. 

La guerra in Mali ci riguarda per i rapporti con la Libia ma anche con l'Algeria, il secondo fornitore di gas dell'Italia imperialista. In Mali gli affari economici italiani sembrano trascurabili, soprattutto da quando l'Eni ha rinunciato alle concessioni petrolifere di Taoudeni in joint venture con l'algerina Sonatrach. Ma il fatto stesso che gli algerini avessero spinto l'Eni ad andare in Mali aveva un significato politico oltre che economico: Algeri coltiva ambizioni di potenza egemone nell'area e il Mali fa parte del suo cortile di casa. Gheddafi sosteneva con generose donazioni i bilanci di Bamako ma toccava agli algerini tenere d'occhio i movimenti Tuareg e i gruppi islamici cone l'Aqmi, Al Qaida nel Maghreb, e Ansar Eddine dove i capi sono vecchie conoscenze del Dis, i servizi di intelligence di Algeri.

Ecco cosa prevede l’accordo

I principali movimenti armati maliani firmatari dell’Accordo di Algeri per la pace e la riconciliazione del 2015 (voluto da Francia e USA, ndr) hanno siglato a Roma un accordo, noto come Dichiarazione di Roma, con l’obiettivo di far fronte comune contro il crescente deterioramento della sicurezza nella regione africana del Sahel ed in particolare nel nord del Mali. L’accordo, firmato ieri alla presenza del ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale Luigi di Maio al termine di due giorni di colloqui promossi dall’Ong italiana Arapacis, è stato annunciato in un comunicato dal Coordinamento dei movimenti di Azawad (Cma) e dalla Piattaforma dei movimenti del 14 giugno 2014 di Algeri e prevede la creazione di una struttura comune denominata Quadro strategico permanente (Csp). Nel rilevare “il deterioramento della situazione della sicurezza nel Sahel in generale e in Mali in particolare, soprattutto nelle regioni del Nord/Azawad del Mali“, la nuova coalizione di movimenti armati tuareg si è posta una serie di obiettivi tra cui quello di “concretizzare la sinergia degli sforzi a favore dell’attuazione diligente dell’Accordo di pace e riconciliazione in Mali derivante dal processo di Algeri” e di “rendere operativi i meccanismi congiunti per combattere l’insicurezza in tutte le sue forme al fine di garantire la libera circolazione delle persone e delle loro merci”.

Se la firma dell’accordo tuareg a Roma risponde quindi ad un reale bisogno maliano di rafforzare la risposta comune ai disordini saheliani – anche in luce del recente decesso del presidente ciadiano Idriss Deby e del suo ruolo di “bastione antijihadista” regionale -, averla conclusa a Roma sottolinea le aspirazioni italiane nei nuovi equilibri che vanno delineandosi. L’adesione italiana alla Task Force Takuba – che in lingua tuareg significa “Spada” –, concepita per la prima volta in occasione del vertice G5 Sahel di Pau del 2020 e promossa dalla Francia, apre in questo senso una nuova finestra di intervento per Roma nella regione saheliana, dove Parigi è al centro di crescenti dissapori fra gli abitanti locali.



pc 8 maggio - massacro poliziesco nelle favelas di Rio - il regime fascista/militare di Bolsonaro commette un altro orribile crimine!


Rio de Janeiro, massacro nella favela. 
«È stata un’esecuzione»

La polizia, accusata di aver sparato a bruciapelo su sospetti disarmati per vendetta L’Onu «profondamente turbata»

Rio de Janeiro, massacro nella favela. Nel raid anti-narcos almeno 25 morti «È stata un'esecuzione»
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La favela di Jacarezinho, con i suoi 37.000 residenti ufficiali, è la seconda più grande baraccopoli di Rio de Janeiro. E oltre a essere considerata la più “nera”, ha fama di essere anche una delle più violente del Brasile.  Ma quello che è accaduto giovedì all’alba nei vicoli e nelle povere case della favela, racconta chi ci vive, non si era mai visto prima. L’operazione lanciata dalla polizia, a seguito di una denuncia per presunto adescamento di minori costretti a compiere omicidi e furti, si è conclusa con almeno 25 morti, tra cui un agente colpito da una pallottola alla testa. Nel raid sono rimasti feriti anche due passeggeri della metropolitana che attraversa la favela, colpiti da pallottole vaganti.

La denuncia dell’Alto Commissario Onu

I numeri, in questo caso, contano. circolano anche diverse immagini di cadaveri nelle case e in strada. In una foto, i poliziotti portano via un corpo avvolto in un lenzuolo bianco, cancellando quindi prove sostanziali per l’indagine giudiziaria sul tragico esito dell’operazione, chiesta ieri sia da molti politici brasiliani d’opposizione sia dall’Alto Commissario Onu per i diritti umani che si è detto «profondamente turbato dalle uccisioni». E ieri una manifestazione di protesta ha radunato centinaia di persone a Jacarezinho.

Rio de Janeiro, massacro nella favela. Nel raid anti-narcos almeno 25 morti

Nove ore di terrore

Per circa nove ore, la favela è stata blindata nel terrore. Chiuse le scuole e i centri di vaccinazione anti-Covid, i residenti si sono barricati nelle abitazioni. Secondo alcuni testimoni, la carneficina avrebbe preso il via, come rappresaglia, dopo l’uccisione dell’agente. I poliziotti avrebbero sparato a uomini disarmati senza dar loro neppure il tempo di arrendersi, «vere e proprie esecuzioni», ha denunciato un abitante della favela.


«È il più grande massacro mai compiuto dagli agenti di polizia nella città di Rio de Janeiro», ha denunciato Amnesty International. «La Corte suprema federale brasiliana ha sospeso le operazioni di polizia negli slum di Rio de Janeiro il 5 giugno 2020, ma il governatore di Rio (Claudio Castro, fedele alleato del presidente Jair Bolsonaro, ndr) ha sistematicamente omesso di conformarsi a tale decisione e le operazioni non si sono fermate. È del tutto inaccettabile che le forze di sicurezza continuino a commettere gravi violazioni dei diritti umani contro i residenti delle favelas, che sono per lo più neri e vivono in povertà».

Rio de Janeiro, massacro nella favela. Nel raid anti-narcos almeno 25 morti

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pc 8 maggio - info dalla Stellantis Melfi

 

Nuova cassa integrazione, nuovo colpo ai salari ed al rientro ci aspetta una linea più veloce, 15 auto in più. Fino alla prossima cassa. Un cerchio infernale che va spezzato


 

Diventa sempre più preoccupante la situazione dello stabilimento di MELFI dove ancora una volta comunicano giornate di cassa! Questa volta però fanno saltare il turno di notte, il turno che permette ai lavoratori di incrementare il loro salario!
Anche se con toni molto pacati (dal momento che nel comunicato unitario troviamo le sigle che vanno da AQCF alla FIOM) questa volta i sindacati esprimono il loro dissenso su questa decisione unilaterale, ma allo stesso tempo non sembra stiano mettendo in campo nessuna di quelle azioni di cui tanto minacciano nei loro vari comunicati. Nelle assemblee è emerso forte il dissenso dei lavoratori che vedono sottrarsi sempre più uno dei diritti fondamentali per un uomo quello del SALARIO. Come dagli operai stessi è stato detto che qui si va nella direzione di prendere salari poco più alti di un reddito di cittadinanza che, inevitabilmente, porta a dei sacrifici per i lavoratori e le loro famiglie. Chi ritira i figli dalle università, chi non avvia un progetto di una costruzione di una famiglia e anche chi si trova in difficoltà ad arrivare a fine mese.

Il paradosso che allo stesso tempo si viene a creare è che gli operai, al loro rientro in fabbrica troveranno la linea aumentata di 15 vetture. E quindi cosa ci dice il padrone: restate più giorni possibili a casa pagati dallo Stato ma quando rientrate dovete lavorare peggio e di più per creare sempre più profitti per me!

Noi perdiamo i soldi, il padrone fa le macchine che gli servono con meno occupati. Tanto tutto questo non gli costa completamente niente, neanche quel poco che pagava prima con la cassa integrazione normale, perché la cassa integrazione Covid è tutta sulle spalle della collettività che lavora.

I cosiddetti “rappresentanti dei lavoratori” sembra che spesso dimentichino che questi operai sono entrati con un contratto e non lavorano a prestazione.
Noi perdiamo sistematicamente soldi con la cassa integrazione, il padrone continua a guadagnare spremendoci di più quando lavoriamo.
Dopo anni ormai che si va nella sola direzione di far perdere il salario ai lavoratori. A nessuno viene in mente che siamo gli unici lavoratori che non veniamo pagati quando non lavoriamo non perché non vogliamo farlo noi, ma perché l’azienda non ci fa lavorare. Ma lei, l’azienda, continua a guadagnare.
A nessun “rappresentante sindacale”, troppo impegnato a distendersi a stuoino, non viene in mente che forse è il caso di chiedere un’integrazione alla cassa integrazione perché per sopravvivere c’è un mimino stabilito sotto il quale non si può e non si deve andare, dal momento che all’assunzione, questi lavoratori sapevano di dover prendere un certo salario in base al quale hanno poi creato le loro aspettative di vita, e che oggi si trovano letteralmente con le pezze in fronte perdendo quella dignità di esseri umani, madri e padri di famiglia, e allo stesso tempo vedono però i loro padroni dividersi anche quest’anno miliardi di euro di utili?
Fino a che punto dobbiamo scendere verso la miseria?
GLI OPERAI NON SI DEVONO ARRENDERE. LA BUROCRAZIA SINDACALE CHE VA A BRACCETTO CON IL PADRONE NON SERVE A NIENTE

ISTRUIAMOCI, AGITIAMOCI, ORGANIZZIAMOCI. IL FUTURO È NELLE NOSTRE MANI

Ninco Nanco, operaio di Melfi

pc 8 maggio - Dalla “guerra dei vaccini” a quella dei brevetti: non esiste il “buon senso” per le multinazionali (foraggiate con miliardi di fondi pubblici!) a caccia di profitti

Buon senso è quello che chiedono migliaia di organizzazioni umanitarie e adesso anche diversi capi di stato alle multinazionali per una “moratoria” sui brevetti. “Buon senso” per chi fa profitti sulla pelle di milioni di persone, letteralmente? Profitti che le multinazionali non hanno nessuna intenzione di perdere? NO, e lo hanno detto esplicitamente, le multinazionali del farmaco.

Le richieste di tante organizzazioni e personalità sono sincere, visto il livello di morti e contagi nel mondo, vista la disparità di diffusione dei vaccini, con il sud che fino ad ora ne ha ricevuto solo una piccola percentuale…meno sincere, anzi, molto interessate sono quelle di tanti capi di stato a cominciare da Biden.

Biden è preoccupato non tanto della salute, ma soprattutto dell’economia… vaccinare tutti significa fare ripartire l’economia, rischiare di meno quando ricominciano a circolare persone e merci…


Ma, anche con Biden le multinazionali hanno messo le mani avanti, perché i miliardi di profitti in gioco sono molti, i miliardi di oggi e di domani! “L’industria farmaceutica, a cominciare dagli Stati Uniti, - riporta un articolo del Sole24Ore di ieri - boccia la proposta dell’amministrazione Biden di ‘sospendere’ i brevetti sui vaccini anti-Covid. E avverte che questo non aumenterebbe produzione e distribuzione nel mondo.” Queste sono due grandi menzogne, naturalmente! Anzi, spingerebbe ad aprire nuove fabbriche o a ristrutturarne di vecchie…

Ma per “Big Pharma” questa iniziativa “rischierebbe, creando un precedente, di disincentivare ricerca, sviluppo e manifattura di futuri farmaci” e addirittura per “L’associazione e i settori Pharmaceutical Research and Manufacturers of America” si tratterebbe di “un passo senza precedenti che minerà la nostra risposta globale alla pandemia e comprometterà la sicurezza” (sempre la sicurezza!) e “consegnerà innovazione americana a Paesi che cercano di erodere la nostra leadership nelle scoperte biomedicali’.” Questo è il vero “problema”, la leadership che significa monopolio della produzione e quindi superprofitti esclusivi!

Gli “ostacoli” alla sospensione dei brevetti, non alla loro abolizione!, sono tanti: per le multinazionali farmaceutiche sono semmai i “nodi tecnologici e di approvvigionamento di componenti” che si traduce in altra guerra tra i vari Paesi che sono in grado di produrli, poi c’è l’ostacolo della WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, che “deve anzitutto raggiungere un accordo unanime per alterare regole sulla proprietà intellettuale, o Trips.”

Ma “Gli interessi in gioco sono innegabili.” continua il quotidiano dei padroni “Le formule anti-Covid promettono decide di miliardi di dollari di vendite e miliardi di utili, almeno nell’immediato: Moderna ha riportato ieri il suo primo utile trimestrale, 1,22 miliardi, su vendite da 1,94 miliardi (1,73 dal vaccino) contro 8 milioni l’anno scorso. Si aspetta un fatturano annuale di 19,2 miliardi.

pc 8 maggio - ArcelorMittal, profitti record nei primi 3 mesi del 2021 mentre migliaia di operai restano in cassintegrazione…

 

La pandemia fa bene ai grandi padroni industriali e finanziari. Ha fatto e fa decisamente male a milioni di operai e lavoratori in tutto il mondo…

“Volano utili e ricavi del colosso siderurgico franco-indiano Arcelor Mittal nel primo trimestre del 2021.” Dice Il Fatto Quotidiano del 6 maggio, dimenticando di aggiungere che “volano” anche disoccupazione, precarietà e peggioramento delle condizioni di lavoro con la tragedia dei 3 morti quotidiani.

“Le vendite hanno superato i 16 miliardi di dollari (13,2 miliardi di euro), i profitti toccano i 2,3 miliardi di dollari (1,9 miliardi di euro). I risultati vengono definiti dell’azienda i ‘più solidi del decennio’ e si confrontano con una perdita di oltre un miliardo dello stesso periodo del 2020.” Ma i padroni piangono sempre miseria e battono i pugni sui “tavoli” per far passare licenziamenti, cassa integrazione, aumento dei ritmi ecc. ecc.

“Il balzo di fatturato e guadagni riflette il forte incremento dei prezzi dell’acciaio, più che raddoppiato rispetto ad un anno fa in scia alla ripresa dell’attività produttiva, soprattutto cinese.” La produzione cinese, innanzi tutto, permette ancora ai padroni di “trovare mercato” dove vendere le proprie merci.

Ma, continua il quotidiano: “Sono buoni anche i conti della divisione europea: 9,3 miliardi di dollari di ricavi e margine operativo per 900 milioni.”

E, “Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ha fatto sapere che anche la divisione italiana di Arcelor Mittal ha registrato buoni risultati nel primo trimestre.” Nonostante “l’acciaieria più grande d’Europa … al momento lavora a ritmi molto ridotti.” Ma l’acciaio si vende eccome, e anche più caro… Basti pensare al settore dell’inscatolamento degli alimenti che si è visto aumentare i prezzi da 4 milioni per 5 tonnellate a 5 milioni.

Arcelor Mittal, nella sua strategia di posizionamento mondiale tesa a trarre quanto più profitti possibili da ogni stabilimento (possibilmente senza tirare fuori nemmeno un euro, come ha fatto l’ex campione del fascismo padronale, Marchionne, con l’acquisizione della Chrysler) ha deciso, soprattutto per sganciarsi dai problemi legali ed evitare gli investimenti nella bonifica di  ‘deconsolidare’ lo stabilimento di Taranto che “Sarà quindi un’entità industriale a se stante i cui risultati non verranno inclusi nel bilancio dell’intero gruppo…. a seguito dell’ingresso nel capitale di Invitalia (in sostanza lo Stato, che ha investito 400 milioni, ora possiede il 50% e salirà ancora nel capitale nel 2022)”, in “sostanza” Arcelor Mittal prova pure a scaricare le eventuali perdite sul nuovo “padrone”.

Il nuovo padrone, cioè lo Stato, che salirà ancora nel capitale dell’ex Ilva fino al 60%, ci ricorda, per bocca del leghista Giorgetti che “Su Taranto e Piombino … ‘Il governo ha un progetto che si avvarrà sia delle risorse del Pnrr sia delle capacità tecnologiche offerte dai cosiddetti campioni nazionali che abbiamo. Sono molto ottimista, al netto della situazione decisamente complicata, basti pensare all’aspetto giudiziario’. Il riferimento è all’attesa decisione del Consiglio di Stato che il prossimo 13 maggio si pronuncerà sullo stop dell’area a caldo dell’acciaieria deciso dal Tar di Lecce.”

È proprio ottimista Giorgetti e si capisce che il governo non ha nessuna intenzione di abbandonare la produzione di acciaio: “Noi abbiamo un mondo produttivo legato all’acciaio privato che funziona benissimo – ha ricordato Giorgetti – che è eccellenza, non faccio nomi. Abbiamo dei problemi grandi in particolare a Taranto e a Piombino, limitatamente a Terni”. Secondo Giorgetti, il sistema dell’acciaio ad uso dell’industria italiana, è “parte di un puzzle che deve essere coerente. Stiamo ascoltando tutti e in tempi relativamente brevi, saremo in grado di presentare un puzzle coerente. Abbiamo tante debolezze ma anche capacità, lo Stato deve fare la sua parte”.

E come si vede la sta facendo! Tanto da nominare uno dei maggiori “boiardi di Stato” alla sua direzione: “A metà maggio dovrebbe insediarsi il nuovo consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia, la nuova denominazione dell’impianto tarantino, che da quel momento sarà guidato da Franco Bernabè, manager di lungo corso, in passato a capo di Eni e Telecom. Il Recovery plan italiano stanzia risorse per la conversione dell’impianto con forme di alimentazione di forni a minore impatto ambientale attraverso una progressiva dismissione del carbone. Speranza per i circa 8mila dipendenti dello stabilimento, in larga parte tutt’ora in cassa integrazione.”

La “speranza” che per gli operai le cose cambino è tutta nelle mani degli operai stessi e questo quadro generale dice è possibile.

venerdì 7 maggio 2021

pc 7 maggio - Omicidio Cucchi: aumentate le pene in appello per 2 sbirri torturatori e assassini

Osservatorio Repressione

Processo omicidio Stafano Cucchi: condannati a 13 anni i carabinieri Di Bernardo e D’Alessandro


maggio 07, 2021

Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, i due carabinieri accusati del pestaggio di Stefano Cucchi, sono stati condannati a 13 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Questa la decisione dei giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma. Condannato anche Mandolini per falso e confermata la condanna a due anni e mezzo per Tedesco.

Condannati a 13 anni per omicidio preterintenzionale Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, i due carabinieri accusati del pestaggio di Stefano Cucchi. Questa la decisione dei giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma nel processo per la morte del giovane romano arrestato il 15 ottobre del 2009 e deceduto dopo sette giorni all’ospedale Sandro Pertini di Roma. La sentenza è arrivata dopo cinque ore di camera di consiglio. È stato condannato anche il carabiniere Roberto Mandolini a quattro anni per falso ed è stata confermata la condanna per lo stesso reato a due anni e mezzo per Francesco Tedesco, che con le sue dichiarazioni ha fatto luce sul pestaggio di Stefano Cucchi avvenuto nella caserma Casilina la notte dell’arresto. Per quest’ultimo il pg Roberto Cavallone aveva chiesto l’assoluzione. La Corte d’assise d’appello di Roma ha quindi accolto per gran parte le richieste del pg, che aveva chiesto 13 anni per Di Bernardo e D’Alessandro, 4 anni e 6 mesi per Mandolini e l’assoluzione per Tedesco.

In primo grado, il 14 novembre 2019, la prima Corte d’Assise di Roma aveva condannato a dodici anni di carcere i due carabinieri accusati del pestaggio, riconoscendo che fu omicidio preterintenzionale, come sostenuto dal pm Giovanni Musarò. Era stato assolto “per non aver commesso il fatto” per questa accusa Francesco Tedesco, per il quale era rimasta la condanna a due anni e mezzo per falso. Per la stessa accusa era stato condannato a tre anni e otto mesi il maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti comandante della stazione Appia.

da fangage.it


pc 7 maggio - Strage infinita nei luoghi di lavoro: 3 operai morti in poche ore: dalla Val Pusteria a Parma, a Campomarino in Molise

La strage infinita di vite operaie nei luoghi di lavoro si può fermare se conduciamo una lotta a livello nazionale, raccogliendo tutte le energie che si battono realmente, fuori e dentro i luoghi di lavoro, facendo campagne e 10-100-1000 iniziative. Sono i padroni che, per il profitto, risparmiano sulla sicurezza, sono le istituzioni, governi, partiti parlamentari e i confederali complici i responsabili di questa strage infinita. 

La soluzione è l'unità nella lotta e la ripresa del lavoro della Rete nazionale per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. 

Un lavoro di mobilitazione per portare anche a nuove leggi imposte con una lotta a livello nazionale, a pene pesanti per i padroni assassini, ad un piano di assunzioni del personale ispettivo, a presidi sanitari nei luoghi di lavoro.

Contro tutto questo sistema la sola lotta sindacale e aziendale non basta, è una guerra, anche se non dichiarata, per il profitto a cui dobbiamo contrapporre la nostra guerra di classe. 

Parma, incidente in una ditta di mangimi: muore operaio di 37 anni 

L'uomo è stato colpito in pieno da un contenitore pesante diversi quintali. Tragedia sul lavoro anche in Alto Adige dove un uomo è morto dopo essere rimasto schiacciato da una balla di fieno. Incidente mortale in Molise 

07 maggio 2021 

Ancora altre tragedie sul lavoro. Un incidente è avvenuto in un'azienda di mangimi di Sorbolo, comune

pc 7 maggio - Lo Stato nazisionista israeliano - appoggiato dagli USA - reprime nel sangue i palestinesi che resistono alle deportazioni forzate. I cani sionisti sparano alla schiena e uccidono un bambino

Con il popolo palestinese che resiste contro i crimini sionisti, le deportazioni forzate, l'apartheid, gli illegali insediamenti dei coloni sionisti e la loro violenza, gli arresti

Mercoledì sera, a Odala, a sud di Nablus, nella Cisgiordania occupata, un adolescente palestinese, Sa’ed Yusef Odeh, 16 anni, è stato ucciso dalle forze israeliane, secondo quanto reso noto dal ministero della Sanità palestinese in un comunicato stampa. La Mezzaluna Rossa ha riferito che il sedicenne era stato ferito gravemente da un proiettile sparato dai soldati, ma era stato questi portato via sanguinante e in seguito consegnato già morto a un equipaggio di ambulanze palestinesi.

Un secondo palestinese è stato colpito alla schiena durante gli scontri di mercoledì, nel villaggio, ed è stato portato d’urgenza in un ospedale per assistenza medica.

Violenti scontri sono scoppiati in serata tra giovani locali e forze israeliane dopo che queste ultime hanno bloccato l’ingresso principale del villaggio di Odala e hanno imposto restrizioni di movimento ai residenti.

Venerdì mattina, due giovani palestinesi sono stati uccisi e un terzo gravemente ferito dalle forze

pc 7 maggio - Il picchetto non è reato! Da Modena sentenza che riconosce il diritto di sciopero. La lotta paga!

MODENA Libertà di sciopero riconosciuta in Tribunale: fare picchetto non è reato ma un diritto, archiviazione per 44 lavoratori Gls


comunicato SiCobas

Maggio 6, 2021

“Non hanno commesso violenza privata ma hanno esercitato il proprio diritto allo sciopero”: con questa motivazione il giudice Romito ha archiviato “per insussistenza del fatto” il processo ai 44 lavoratori della Gls Enterprise che avevano fatto sciopero nel magazzino di via Massarenti a Modena,

pc 7 maggio - Operai Stellantis Sevel Val di Sangro contro i 18 turni


Gli operai della Stellantis di Sevel hanno deciso di rifiutare il turno di notte (turni passati progressivamente da 15 a 18 dal 2 maggio) mettendo in difficoltà l’organizzazione dei turni.

L’aumento dei ritmi e dei turni, cioè la “saturazione” di tutti i tempi della produzione in fabbrica è una costante e pressante richiesta dei padroni per aumentare i profitti!

“Si può ritenere illogico che abbia luogo un qualsiasi sovraccarico di lavoro in un momento nel quale il commercio va così male; ma proprio questa cattiva situazione sprona gente senza scrupoli a

pc 7 maggio - Crisi industriali: sulla gestione dei “tavoli”, sui quali c’è il futuro di centinaia di migliaia di lavoratori, si scontrano i diversi pezzi della borghesia imperialista

E a quanto pare, un pezzo della partita per adesso lo vince la Lega di Giorgetti, attuale ministro del Ministero dell’Industria e dello Sviluppo Economico, se viene confermata la nomina alla direzione della task force del Mise per le crisi industriali Paolo Reboani. L’incarico avrebbe durata annuale e un compenso lordo annuo di 150 mila euro.

Come riportano La Repubblica, che non ha “niente da eccepire” (!) sul curriculum, e il Sole24 Ore di oggi, si tratta di un “economista del lavoro con una lunga esperienza di grand commis, tra ministeri, Palazzo Chigi e incarichi internazionali… anche accanto a ministri di centro-destra. È stato consigliere e responsabile della segreteria tecnica del ministro del Lavoro tra il 2001 e il 2006 durante i governi Berlusconi con il leghista Roberto Maroni alla guida del dicastero. Successivamente ha svolto lo stesso ruolo con il ministro Maurizio Sacconi, all’epoca esponente del Popolo della libertà. È stato tra l’altro sherpa al G8 e al G20 sulle politiche del lavoro e componente del comitato occupazione dell’Ocse.” Come si vede la “figura”, sempre a destra, sembra proprio adatta a risolvere a favore dei padroni le “crisi industriali” che potrebbero moltiplicarsi soprattutto dopo lo sblocco dei licenziamenti e in questo senso i padroni vogliono arrivare preparati e soprattutto vogliono dire la loro sulle eventuali “ingerenze” dello Stato, ingerenze che vanno bene invece quando si tratta di ricevere miliardi a fondo perduto!

E proprio per questo la gestione della task force è ambita dai diversi partiti: per adesso lo scontro sulla nomina vede in campo il Pd, la Lega e il M5S. Dice infatti il quotidiano degli Agnelli la Repubblica “c’è un ma squisitamente politico, perché a quanto risulta, Giorgetti non avrebbe condiviso la scelta con Alessandra Todde, viceministra M5S che ha la delega proprio sulle crisi industriali. L’ulteriore tassello di una tensione ai vertici del Mise, con risvolti che arrivano fino al ministero del Lavoro dove Andrea Orlando ha tenuto per sé la delega sulle crisi d’azienda proprio per garantire un presidio Pd su un tema che altrimenti finirebbe monopolizzato dalla Lega.”

“Cartina tornasole di queste tensioni – continua il quotidiano - la vicenda Embraco-Acc, con la Todde che nella sua precedente esperienza al Mise aveva progettato di risolvere con il polo pubblico ItalComp e che Giorgetti, invece, ha rimesso in discussione. Toccherà anche a Reboani provare a raffreddare il clima nel Palazzo dell’Industria.”

Toccherà agli operai, alle lavoratrici e ai lavoratori, invece, preparare la loro “task force” per rispondere alle prossime mosse dei padroni e del governo!

pc 7 maggio - Politiche migratorie e razzismo istituzionale: Assemblea 9 maggio, alle 11

Assemblea proposta e approvata nell'ultima assemblea nazionale dei lavoratori combattivi per fare il punto dopo le iniziative del 12 aprile in diverse città sulla questione permessi di soggiorno e razzismo istituzionale, in modo da capire come proseguire il percorso di lotta 

il link: 

Join Zoom Meeting
https://us02web.zoom.us/j/84178538057

Meeting ID: 841 7853 8057

LA PIATTAFORMA DI RIVENDICAZIONI E LOTTA

Richiesta da parte delle persone immigrate in tutta Italia

Questo documento è frutto di una riflessione sull’impianto e gli effetti del sistema regolatorio dell’immigrazione europeo e italiano, ed ha lo scopo di portare all’attenzione delle istituzioni italiane le rivendicazioni delle persone immigrate a tale riguardo. Da mesi infatti realtà organizzate, comunità o singole persone immigrate hanno avviato un confronto che ha portato oggi alla richiesta urgente di un incontro con Prefetti e Questori in diverse città, che possano trasmettere le rivendicazioni anche al Ministero dell’Interno, per ottenere risposte su questioni non più rimandabili.

Da più parti, e con sempre più urgenza, si invoca una riforma del sistema di gestione dell’immigrazione. Vi sono proposte di legge di iniziativa popolare e richieste di riforma delle politiche migratorie italiane, come impostate a partire dall’approvazione del Testo Unico sull’immigrazione (D.Lgs. n.286/1998) e via via inasprite, fino ad arrivare ai cosiddetti decreti Salvini, ad oggi solo in minima parte modificati. Inoltre, molti soggetti, anche istituzionali, chiedono un mutamento globale a livello europeo, ad esempio per il superamento dei trattati di Dublino.

I dati sulle presenze di persone irregolari in Italia testimoniano chiaramente come gli ultimi decreti sicurezza abbiano prodotto un’impennata delle situazioni di irregolarità e di blocco nel rilascio dei permessi da parte delle questure, esacerbata dalla pandemia. Al contempo, le cifre riguardo la regolarizzazione promossa dal governo nell’estate 2020, sia rispetto alle istanze presentate che a quelle già processate, dimostrano in maniera lampante quanto questa iniziativa si sia rivelata del tutto inefficace, come ampiamente prevedibile e come denunciato da più parti sin dal suo annuncio. L’impianto della procedura di emersione, in continuità con quanto avvenuto in occasione delle precedenti sanatorie, ha prodotto meccanismi di compravendita illecita della documentazione richiesta che strozzano ancor di più i lavoratori immigrati, su cui i datori di lavoro hanno sistematicamente scaricato i costi della domanda di emersione – milioni di euro versati nelle casse dello stato a fronte di un numero irrisorio di pratiche istruite. Inoltre, nonostante le promesse del precedente governo, in autunno non vi è stata nessuna ulteriore e più generalizzata sanatoria, nonostante la situazione pandemica imponga misure di tutela della salute di tutti e quindi l’accesso ai documenti per l’iscrizione al servizio sanitario.

Inoltre, denunciamo il fatto che misure come la revoca del permesso di soggiorno, i mancati rinnovi, le espulsioni o la reclusione nei CPR vengano usati sempre più frequentemente per reprimere e punire chi sceglie di lottare pr migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro, rendendo sempre più difficile qualsiasi forma di rivendicazione dei propri diritti e di lotta reale contro lo sfruttamento.

Di seguito, nel concreto, le problematiche principali e le rivendicazioni che le persone immigrate in tutta Italia pongono all’attenzioni delle istituzioni:

  1. Regolarizzazione di chi è sprovvisto di permesso di soggiorno valido, indipendentemente dalla posizione lavorativa. La sanatoria del 2020 si è ottenuta grazie alle lotte degli ultimi anni dei lavoratori delle campagne, ma la sua efficacia è risultata quasi nulla soprattutto per questa categoria, oltre al fatto che ha escluso molti altri lavoratori e disoccupati. A maggior ragione, chiediamo anche che ai lavoratori irregolari che vengono sorpresi durante i controlli dell’Ispettorato del Lavoro e delle Forze dell’Ordine nelle aziende venga riconosciuto un permesso di soggiorno per grave sfruttamento, come previsto da una legge assai raramente applicata.

pc 7 maggio - La lotta nei magazzini della logistica non si ferma: il posto di lavoro non si tocca... Contro il caporalato e per il lavoro in sicurezza!

ACCORDI SINDACALI, COPERTURE ISTITUZIONALI, NON SPENGONO IL CASO 'MAGAZZINO DI CHIARI'. CONAD O ESSELUNGA POCO IMPORTA, GLI OPERAI RESTANO MOBILITATI PER IL LORO POSTO DI LAVORO

È UNA VICENDA EMBLEMATICA QUELLA DEL POLO LOGISTICO EX AUCHAN/CONAD DI CHIARI, ORA ESSELUNGA. I LAVORATORI CHE CON LO SLAI COBAS SC HANNO RESISTITO AGLI ATTACCHI, AGLI STIPENDI DECURTATI DALLA CASSAINTEGRAZIONE, ALLE SPUDORATE MENZOGNE SINDACALI E ISTITUZIONALI CHE HANNO PROTETTO LE MANOVRE DEI PADRONI, NON MOLLANO: IL POSTO DI LAVORO NEL MAGAZZINO DI CHIARI, ANCHE SE CAMBIA IL COMMITTENTE, È NOSTRO, È UN DIRITTO CHE CONTINUEREMO A DIFENDERE CON LA LOTTA. 
DIFENDERE IL POSTO DI LAVORO A CHIARI VUOL DIRE BATTERSI PER UN PROBLEMA COMUNE A TUTTA LA LOGISTICA: IL PASSAGGIO DA CONAD A ESSELUNGA NON PUÒ DIVENTARE UN MODO PER SELEZIONARE I LAVORATORI, ABBASSARE LA PAGA, IMPORRE RITMI PIÙ VELOCI. NEI CAMBI APPALTO I LAVORATORI DEVONO AVERE LA TOTALE GARANZIA PER IL POSTO DI LAVORO.
BASTA CON IL MODERNO CAPORALATO DEGLI APPALTI.  

pc 7 maggio - A giugno le udienze sull’estradizione dei rifugiati politici in Francia - info

NO all'estradizione - No al processo agli anni 70

19 giugno - Milano Assemblea e iniziativa - luogo e orario da definire

Soccorso Rosso Proletario 

info srpitalia@gmail.com

info da federico ruocco contropiano

La Corte di Appello di Parigi, secondo quanto ha appreso oggi l’Adnkronos, ha autorizzato formalmente l’intervento dello Stato italiano nell’ambito della procedura in corso nei confronti dei 9 rifugiati politici italiani che sono stati arrestati tra il 28 e il 29 aprile e che sono a rischio estradizione in Italia. Si tratta di una decisione definitiva che non potrà più essere contestata nel proseguo della procedura.

Le prime udienze sull’estradizione in Italia dei nove rifugiati politici italiani fermati in Francia nei giorni scorsi si sono concluse ieri alla Corte di Appello di Parigi. Le prossime udienze si svolgeranno a giugno e si svolgeranno in date diverse.

I nove rifugiati politici si sono presentati ieri in Tribunale ed hanno rifiutato l’estradizione. Marina Petrella, ex militante delle Brigate Rosse, parlando con i giornalisti presenti in tribunale,  così

pc 7 maggio - Torna in Francia lo sciopero con sequestro della direzione - la lotta alla fonderia di Bretagna

Grève et séquestration de la direction : une lutte intense des ouvriers à la fonderie de Bretagne !

pc 7 maggio - BRASILE: Il fascista golpista Bolsonaro, terrorizzato dalla lotta dei contadini, li accusa di terrorismo e teme che questo "incendio" possa arrivare in città

Bolsonaro mostra l'immagine di una scritta con lo slogan: "Viva la rivoluzione agraria!"

Il terrore di Bolsonaro

Editoriale settimanale del giornale dei compagni A Nova Democracia

Il 1° maggio, mentre la Marcia del Genocidio organizzata dal Governo – sì, convocata e guidata direttamente da Bolsonaro, il capo del golpista dell’estrema destra – il presidente fascista ha parlato all'apertura dell'86esima edizione di Expozebu a Uberaba (Minas Gerais), a una platea di proprietari terrieri e buoi zebus. Oltre a fare la tacita difesa del lavoro schiavistico (si è dichiarato contro l'espropriazione ai fini della riforma agraria degli immobili dove sono in atto rapporti di produzione analoghi alla schiavitù) ha attaccato ancora una volta la Lega dei Contadini Poveri (LCP). Bolsonaro, il Chiacchierone, ha detto:

"Il nostro governo ha anche avuto poche invasioni delle campagne, perché abbiamo avuto l'acume di

giovedì 6 maggio 2021

pc 6 maggio - Mirafiori - dagli operai a Luana

Mirafiori Carrozzeria.
 Porta 33 officina 63

La locandina delle lavoratrici Slai cobas sc

pc 6 maggio - Sfratti per 120 mila inquilini "morosi incolpevoli" da luglio, è questa la risposta del governo a chi non riesce a pagare più l’affitto

                     

A mano a mano che arriveranno i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e si proverà ad applicarlo (fino ad ora non si è visto un soldo) si capirà sempre meglio che per i lavoratori e le lavoratrici, disoccupati, precari e masse popolari in genere non c’è niente. Il grosso, infatti, è destinato alle imprese, cioè ai padroni grandi medi e piccoli.

E il disinteresse vero del governo Draghi per le masse si vede da come, per esempio, viene affrontato il problema del blocco degli sfratti (così come per gli operai è il caso del blocco dei licenziamenti). Sono in arrivo, infatti, come riporta un articolo della Repubblica di oggi, 120 mila sfratti…

“La pandemia ha congelato 120 mila sfratti per morosità incolpevole: inquilini che non ce la fanno più a

pc 6 maggio - La Regione Lombardia, invece che mettere in sicurezza le scuole e gli studenti, finanzia con 50 mila euro un progetto di FdI per commemorare dei fascisti!

Un'operazione revisionista, di apologia del fascismo, fatta con soldi pubblici sottratti agli studenti, che non deve passare. Il criminale sistema della Lega + FdI che ha trasformato in strage l'emergenza sanitaria dev'essere rovesciato!

Il piano, finanziato con €50.000 di soldi pubblici, prevede di portare nelle scuole secondarie della Lombardia la vicenda di Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi. Per Fratelli d’Italia sarebbero emblemi per spiegare alle giovani generazioni gli anni di piombo. Con il sostegno del sindaco di Milano, Sala, sempre presente alle commemorazioni revisioniste che, con la pacificazione, hanno come obiettivo la criminalizzazione dell'antifascismo e la riabilitazione dei fascisti.

Regione Lombardia vuole portare nelle scuole ‘progetti e iniziative per la ricorrenza della morte’ di Ramelli e Pedenovi

businessinsider

28/04/2021 Milano, un migliaio di militanti di estrema destra si sono ritrovati in Via Paladini per commemorare l'anniversario della morte di Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, aggredito da un gruppo di estrema sinistra nel 1975.

Mentre le indecenti immagini del triplo saluto romano – con il quale i neofascisti milanesi il 29 aprile

pc 6 magio - I migranti in mare continuano a morire più di prima e la politica del governo si accanisce ancora contro gli equipaggi delle Ong

                                         
Il governo ha messo in quarantena l'equipaggio della Sea-Watch 4 per 14 giorni. Senza una vera necessità, anzi. Ma la ferocia della borghesia che spesso prova a vestire i panni “umanitari” non si ferma in nessun campo, tanto meno si ferma contro chi prova a salvare vite in mare.

 “L’equipaggio della Sea-Watch 4- riporta il Manifesto di oggi - dovrà trascorrere a bordo della nave 14 giorni di isolamento sanitario, nonostante nessuno dei suoi 29 membri né dei 455 migranti soccorsi nell’ultima missione sia risultato positivo al coronavirus. Tutti sono stati sottoposti a tamponi antigenici tra ieri e l’altro ieri nel porto di Trapani. La quarantena è stata disposta dalla locale unità dell’Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf) siciliano. Un ufficio periferico del ministero della Salute di Roberto Speranza (LeU).”

“I migranti adulti sono stati trasferiti sulla nave quarantena Gnv Splendid e, fanno sapere dalla Croce

pc 6 maggio - La multinazionale Pfizer raddoppia i profitti grazie al vaccino e alla proprietà privata dei mezzi di produzione garantita dal sistema capitalista/imperialista

 

Mentre imperversa nel mondo il contagio da coronavirus con punte incredibili in India e Brasile, dove i fascisti al governo Modi e Bolsonaro stanno trasformando in una strage infinita la pandemia, chi produce vaccini si continua ad arricchire, come Pfizer che raddoppia gli utili e prevede 26 miliardi di ricavi.

La multinazionale del farmaco americana Pfizer ha chiuso il primo trimestre del 2021 con ricavi pari a 14,582 miliardi di dollari, in aumento del 45% rispetto allo stesso periodo del 2020. Solo dal vaccino per il Covid-19 sono pervenute entrate per 3,5 miliardi di dollari.

Nei primi 3 mesi il gruppo ha conseguito un utile per azione pari a 93 centesimi, in aumento del 47%

mercoledì 5 maggio 2021

pc 5 maggio - Colombia - i massacri polizieschi non fermano la lotta - il governo ritira la riforma fiscale - appello dei comunisti rivoluzionari allo sciopero generale ad oltranza


Comité de Dirección – Unión Obrera Comunista (mlm)

 Almeno 17 persone sono morte (16 manifestanti e un poliziotto) e più di 800 altre sono rimaste ferite in Colombia durante le violenze in cinque giorni di proteste contro un piano di riforma fiscale del governo di destra. Il ministero della Difesa ha riportato 846 feriti e 431 persone arrestate. I danni sono stati causati a 313 esercizi commerciali, 94 banche, 69 stazioni di trasporto pubblico, 36 sportelli bancomat e 14 pedaggi stradali. I manifestanti hanno invaso le strade di Bogotà, Medellin (nord-ovest), Cali (sud-ovest), Barranquilla (nord) e Neiva (al centro), così come in altre città del paese. Sotto la pressione delle massicce proteste di mercoledì, ripetute nei giorni successivi, il presidente conservatore Ivan Duque ha annunciato domenica sera il ritiro della bozza originale per redigere un nuovo testo, eliminando i punti principali contestati: l'aumento dell'Iva su beni e servizi, nonché l'espansione della base imponibile.

COLOMBIA: Rispondere alla militarizzazione estendendo lo sciopero generale a tempo indeterminato!

Lo Stato colombiano è di natura borghese, è nelle mani della borghesia, dei proprietari terrieri e dei suoi partner imperialisti, come macchina di oppressione e dominazione al servizio esclusivo dei loro interessi di classe e come arma di sfruttamento delle classi oppresse. È uno Stato borghese latifondista e filomperialista, che per tutta la sua esistenza ha usato la violenza reazionaria per difendere gli interessi di classe di una minoranza sfruttatrice, annegando nel sangue ogni grido di ribellione delle masse lavoratrici.

Questa verità è ora evidente dagli eventi di questi giorni, quando il popolo lavoratore, in particolare i

pc 5 maggio - Luana lavorava per costruirsi un futuro, quel futuro che ci vogliono negare e per il quale, come donne, dobbiamo doppiamente lottare

Dal blog femminismo rivoluzionario

ò
“Luana lavorava in fabbrica per costruirsi un futuro… le sarebbe piaciuto diventare famosa, ma non certo in questo modo”; ha detto sua madre nel suo appello accorato: Basta morti sul lavoro, non deve succedere né a vent’anni, né a sessanta né a settanta.

Luana era contenta di lavorare per essere indipendente, ma rispetto al suo lavoro, “c’erano tante cose che non le andavano bene”.

Di queste “cose che non le andavano bene” i media, di solito refrattari agli oltre due morti sul lavoro giornalieri, non han parlato, prediligendo lo spettacolo della tragica fine di una giovane mamma, così bella che avrebbe potuto fare l’attrice dopo la comparsa nel film «Se son rose».

Di quelle cose che a Luana non andavano bene dobbiamo continuare a parlarne noi.

Per ora le ipotesi di indagine della magistratura sono principalmente 2:

pc 5 maggio - Libia, i torturatori del mare stipendiati dall'Italia - una denuncia e un contributo

admputop

La guardia costiera libica

La guardia costiera libica

Inseguiti da un gommone e da una motovedetta della guardia costiera libica, picchiati con un bastone e costretti a tornare nell'inferno della Libia. E' solo uno dei cosiddetti soccorsi operati dalla guardia costiera di Tripoli, questa volta documentato dall'equipaggio della Sea Watch 4 che ha pubblicato il video su Twitter.

E' un weekend di traversate nel Mar Mediterraneo nonostante il maltempo. La Ong tedesca questa notte ha effettuato un quarto salvataggio in 48 ore, soccorrendo un'imbarcazione con 94 persone e adesso ha a bordo 308 migranti e ha chiesto un porto sicuro.

La Ong tedesca, commentando il video del gommone che è stato riportato indietro dai libici sotto i loro occhi, scrive: "Ecco come si svolge un'intercettazione della cosiddetta guardia costiera libica: persone in pericolo picchiate e costrette con la forza a tornare nell'inferno da cui fuggivano. Oggi l'equipaggio di Sea Watch 4 ne è stato testimone e ha documentato i fatti con queste immagini".

"Circa 340 rifugiati e migranti sono stati rimpatriati a Tripoli dalla Guardia costiera libica".  Lo scrive su Twitter l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) in Libia in riferimento alla giornata di ieri, precisando che "Unhcr e Irc hanno fornito assistenza medica e umanitaria urgente a tutti i sopravvissuti prima che venissero portati in detenzione". Oltre 5.500 persone sono state rimpatriate in Libia dal gennaio 2021 ricorda l'Unhcr, mentre Safa Msehli. portavoce di Un Migration. sempre su Twitter scrive che "oggi circa 450 migranti sono stati intercettati e rimpatriati in Libia". 
"Disperati, scalzi, stanchi e maltrattati, sono stati condotti in detenzione

pc 5 maggio - Roma - l'iniziativa di lotta dei lavoratori della Fedex - raccontata dai protagonisti

UN MARTEDI' DA LEONI: DAL NAZARENO OCCUPATO PARTE IL NOSTRO ULTIMATUM A ORLANDO E GIORGETTI!

Note sulla giornata di mobilitazione del 4 maggio presso i palazzi del potere romani.

In uno dei nostri primi comunicati all'indomani della chiusura dell'hub Fedex di Piacenza dichiarammo che se i padroni americani intendevano muovere guerra al SI Cobas, tale guerra sarebbe stata per loro molto lunga, dura, irta di insidie e estremamente svantaggiosa.

In quasi un mese e mezzo di lotta, Fedex sta toccando con mano che la nostra non era una semplice enunciazione, bensì un dato di fatto che si materializza quotidianamente sotto i loro occhi.

Nella mattinata di ieri, a seguito della persistente resistenza dei padroni ad aprire un tavolo di trattativa col SI Cobas sui destini di Piacenza e di tutta la filiera nazionale, a fronte dell'utilizzo spudorato dei sindacati di stato Cgil-Cisl-Uil come teste d'ariete per sopprimere la nostra organizzazione e, con essa, la libertà di iniziativa sindacale in Fedex, e all'indomani dell'ennesimo attacco repressivo contro gli operai in lotta con almeno 15 fogli di via dal comune di Peschiera Borromeo, avevamo indetto una manifestazione a Montecitorio per esigere l'apertura immediata di un tavolo permanente col governo e i ministeri competenti dopo che il precedente incontro informale con i funzionari del ministero del lavoro (svoltosi a seguito del presidio a Roma di metà aprile) non aveva dato esito alcuno.

Nel pomeriggio di lunedì la Questura di Roma ci ha comunicato il divieto di piazza Montecitorio, a loro