“Ora è un privato cittadino...” - Così D'Alema, grande amico di Frisullo, sta liquidando e declassando a vicenda di “privato cittadino” l'arresto e le incriminazioni del vicepresidente delle Regione Puglia, Frisullo.
Il PD aveva fatto più o meno lo stesso commento - "non vogliamo entrare in faccende private" - quando è scoppiato il caso Veronica/Berlusconi.
Ma, "intanto, fregano e fottono" - come diceva un lavoratore quando Frisullo aveva il potere per farlo!
E' solo per la sua posizione di potere che Frisullo ha dato appalti d'oro a Tarantini; è coi soldi pubblici che ha fatto fare profitti astronomici sulla sofferenza degli ammalati; è perché era vicepresidente della Regione che ha avuto 12mila euro al mese e tanti altri regali; è per la sua poltrona che ha avuto prostitute d'alto bordo.
Altro che "privato cittadino" per salvare capra e cavoli, soprattutto sotto elezioni!
La vicenda Frisullo mostra, invece, che in questo sistema sociale capitalista in crisi la corruzione, la putrefazione diventano norma e investono tutte le sfere del potere e - a "par condicio" - pure le prostitute sono le stesse per Berlusconi e Frisullo... (e anche per la "sinistra" si chiamano escort. Quando poi vengono chiamate prostitute o peggio? quando sono costrette a stare in mezzo ad una strada, violentate, ammalate o perseguitate dalla polizia?).
Vendola, da parte sua, continua a fare, da solo, tutte e tre le scimmiette: “non vedevo, non sentivo, non parlavo” - lui Presidente delle Regione Puglia che ogni giorno doveva lavorare fianco a fianco con Frisullo, o, se non lo faceva, permetteva tranquillamente che il suo vicepresidente fosse in tutt'altre faccende affaccendato. E pretende di raccogliere più voti per il suo comportamento sulla vicenda!?
Ultima breve considerazione. La moglie di Frisullo, anima pia e caritatevole, ha detto che perdona le "scappatelle" del marito. Onore a Veronica Lario, ci verrebbe da dire!
sabato 20 marzo 2010
Deportazioni degli immigrati. Governo fascista e assassino!
In queste ore il governo italiano fascista e razzista sta deportando decine e decine di immigrate e immigrati nei loro paesi d'orgine.
Tanti di questi rischiano la vita nei loro paesi, non solo per la fame e la miseria, ma per ragioni politiche.
Il governo italiano li manda coscientemente a morire!
Nel silenzio di questa oscena campagna elettorale.
Ma la ragione vera di questa deportazione di massa, che ricorda i tempi del fascismo e del nazismo, sta nel fatto che lo Stato imperialista italiano non può tollerare che la maggior parte di questi immigrati abbiano nei mesi scorsi denunciato, fatto rivolte nei campi di concentramento dei CIE contro le bestiali condizioni in cui vengono tenuti, che le immigrate - come Joy - abbiano denunciato la polizia che verso le donne usa le molestie, le persecuzioni sessuali e gli stupri.
Come non ha sopportato che a Rosarno gli immigrati resi schiavi, supersfruttati dai padroni, alzassero la testa.
Facciamo sentire alta in ogni città la nostra voce, comunisti, democratici, donne, lavoratori, intellettuali! Fermiamo le deportazioni di massa del governo fascista e razzista e dello Stato di polizia!
I nostri fratelli immigrati, dai CIE a Rosarno, a v. Padova, al 1° marzo, le nostre sorelle immigrate dalle carceri in cui sono state richiuse, ai campi di concentramento sia pur divise, stanno continuando a lottare. I vari Cie, da Milano a Roma, a Torino, è in corso lo sciopero della fame. Il loro coraggio e la loro ribellione, deve essere la nostra ribellione!
Tanti di questi rischiano la vita nei loro paesi, non solo per la fame e la miseria, ma per ragioni politiche.
Il governo italiano li manda coscientemente a morire!
Nel silenzio di questa oscena campagna elettorale.
Ma la ragione vera di questa deportazione di massa, che ricorda i tempi del fascismo e del nazismo, sta nel fatto che lo Stato imperialista italiano non può tollerare che la maggior parte di questi immigrati abbiano nei mesi scorsi denunciato, fatto rivolte nei campi di concentramento dei CIE contro le bestiali condizioni in cui vengono tenuti, che le immigrate - come Joy - abbiano denunciato la polizia che verso le donne usa le molestie, le persecuzioni sessuali e gli stupri.
Come non ha sopportato che a Rosarno gli immigrati resi schiavi, supersfruttati dai padroni, alzassero la testa.
Facciamo sentire alta in ogni città la nostra voce, comunisti, democratici, donne, lavoratori, intellettuali! Fermiamo le deportazioni di massa del governo fascista e razzista e dello Stato di polizia!
I nostri fratelli immigrati, dai CIE a Rosarno, a v. Padova, al 1° marzo, le nostre sorelle immigrate dalle carceri in cui sono state richiuse, ai campi di concentramento sia pur divise, stanno continuando a lottare. I vari Cie, da Milano a Roma, a Torino, è in corso lo sciopero della fame. Il loro coraggio e la loro ribellione, deve essere la nostra ribellione!
Deportati decine di immigrati: governo assassino!
Decine e decine di immigrate e immigrati nigeriani, marocchini, ecc, vengono in queste ore cacciati dall'Italia e deportati nei loro paesi.
Sono prevalentemente le immigrate e gli immigrati che in questi mesi si sono ribellati all'azione fascista e razzista del nostro governo, allo Stato di polizia, ai campi di concentramento dei CIE, che hanno fatto sacrosante rivolte contro le condizioni bestiali, vessazioni, fino a torture, molestie sessuali e stupri della polizia - come per Joy - che nei CIE sono la norma.
Sono le nostre sorelle e fratelli che in questi giorni stanno continuando le proteste facendo lo sciopero della fame.
Nel nostro paese "civile" gli immigrati o vengono sfruttati dai padroni da schiavi, come a Rosarno, o vengono rinchiusi nei CIE, o arrestati; lo Stato italiano vuole cacciare le donne immigrate che denunciano i propri sfruttatori, gli stupri della polizia.
Alcune immigrate e immigrati rischiano la morte nel loro paese non solo per fame e miseria, ma per ragioni politiche, per essersi ribellati. E il governo italiano coscientemente li manda a morire mostrandosi peggio dei peggiori regimi di questi paesi!
Il governo italiano è assassino e razzista! Lo stato imperialista italiano sta portando avanti una deportazione nazista che va fermata!
Dobbiamo alzare alta la nostra voce di protesta in ogni città d'Italia: dai comunisti ai democratici,dalle donne agli intellettuali, ai lavoratori.
proletari comunisti
20.3.2010
Sono prevalentemente le immigrate e gli immigrati che in questi mesi si sono ribellati all'azione fascista e razzista del nostro governo, allo Stato di polizia, ai campi di concentramento dei CIE, che hanno fatto sacrosante rivolte contro le condizioni bestiali, vessazioni, fino a torture, molestie sessuali e stupri della polizia - come per Joy - che nei CIE sono la norma.
Sono le nostre sorelle e fratelli che in questi giorni stanno continuando le proteste facendo lo sciopero della fame.
Nel nostro paese "civile" gli immigrati o vengono sfruttati dai padroni da schiavi, come a Rosarno, o vengono rinchiusi nei CIE, o arrestati; lo Stato italiano vuole cacciare le donne immigrate che denunciano i propri sfruttatori, gli stupri della polizia.
Alcune immigrate e immigrati rischiano la morte nel loro paese non solo per fame e miseria, ma per ragioni politiche, per essersi ribellati. E il governo italiano coscientemente li manda a morire mostrandosi peggio dei peggiori regimi di questi paesi!
Il governo italiano è assassino e razzista! Lo stato imperialista italiano sta portando avanti una deportazione nazista che va fermata!
Dobbiamo alzare alta la nostra voce di protesta in ogni città d'Italia: dai comunisti ai democratici,dalle donne agli intellettuali, ai lavoratori.
proletari comunisti
20.3.2010
Palermo nel caos
Palermo nel caos
L’inserto del quotidiano La Repubblica di Palermo ha riportato in questi giorni un articolo in cui conta undici cortei in tre giorni definendo Palermo una città sotto assedio.
E se ai cortei contati da Repubblica - che hanno visto in piazza precari ex pip, rottamai, indigenti in attesa di bonus sociosanitario, operai Italtel, dipendenti dell’azienda per la raccolta dei rifiuti “Amia” e “Palermo ambiente”, i disoccupati ingannati con un ennesimo bando regionale ritirato subito dopo - si aggiungono quelli che si sono succeduti in questi ultimi mesi - i senza casa, in piazza anche oggi, lavoratori della municipalizzata Gesip, gli operai della Fiat, i lavoratori della formazione, le lavoratrici del telefono azzurro, le lavoratrici e i lavoratori dell’aeroporto, gli operai della Keller, per non parlare degli agricoltori e perfino dei talassemici - effettivamente la città viene quotidianamente bloccata, con molte scuole in difficoltà, uffici chiusi e il traffico cittadino impazzito.
E mai si erano visti consiglieri comunali e capigruppo abbandonare i palazzi e convocarsi in gran segreto, anche via sms, “per non subire la pressione della piazza”.
Una “piazza” alla quale non possono dare risposte… perché i nodi vengono al pettine, anni di governi regionali e locali praticamente mafiosi, del malaffare generalizzato, accentuano l’effetto della crisi che si scarica sempre più sulle masse popolari, mentre questa crisi non sfiora nemmeno per un po’ gli alti burocrati politici e amministrativi che passano da uno scandalo all’altro, che dovrebbero stare in galera…
Migliaia di lavoratori e disoccupati sono in piazza a protestare perché la disoccupazione si fa sentire di più e la cassa integrazione non permette nemmeno più di arrangiarsi…
E le istituzioni che fanno sempre appello alla calma e alla democrazia, dal sindaco al prefetto al presidente della Regione, cercano in tutti i modi di evitare gli incontri, fanno quello che sanno fare meglio, la loro “politica”, prendere tempo sperando di far sbollire gli animi, cercando di bypassare le richieste vere con mille accordi sottobanco o piccole “concessioni” temporanee, nascondendosi dietro il richiamo a “riforme” che starebbero per partire e che dovrebbero risolvere i problemi… dato che il ritornello è sempre lo stesso “non ci sono fondi”, mentre scoppia lo scandalo della pensione da 1600 EURO AL GIORNO concessa ad un ex dirigente regionale.
L’inserto del quotidiano La Repubblica di Palermo ha riportato in questi giorni un articolo in cui conta undici cortei in tre giorni definendo Palermo una città sotto assedio.
E se ai cortei contati da Repubblica - che hanno visto in piazza precari ex pip, rottamai, indigenti in attesa di bonus sociosanitario, operai Italtel, dipendenti dell’azienda per la raccolta dei rifiuti “Amia” e “Palermo ambiente”, i disoccupati ingannati con un ennesimo bando regionale ritirato subito dopo - si aggiungono quelli che si sono succeduti in questi ultimi mesi - i senza casa, in piazza anche oggi, lavoratori della municipalizzata Gesip, gli operai della Fiat, i lavoratori della formazione, le lavoratrici del telefono azzurro, le lavoratrici e i lavoratori dell’aeroporto, gli operai della Keller, per non parlare degli agricoltori e perfino dei talassemici - effettivamente la città viene quotidianamente bloccata, con molte scuole in difficoltà, uffici chiusi e il traffico cittadino impazzito.
E mai si erano visti consiglieri comunali e capigruppo abbandonare i palazzi e convocarsi in gran segreto, anche via sms, “per non subire la pressione della piazza”.
Una “piazza” alla quale non possono dare risposte… perché i nodi vengono al pettine, anni di governi regionali e locali praticamente mafiosi, del malaffare generalizzato, accentuano l’effetto della crisi che si scarica sempre più sulle masse popolari, mentre questa crisi non sfiora nemmeno per un po’ gli alti burocrati politici e amministrativi che passano da uno scandalo all’altro, che dovrebbero stare in galera…
Migliaia di lavoratori e disoccupati sono in piazza a protestare perché la disoccupazione si fa sentire di più e la cassa integrazione non permette nemmeno più di arrangiarsi…
E le istituzioni che fanno sempre appello alla calma e alla democrazia, dal sindaco al prefetto al presidente della Regione, cercano in tutti i modi di evitare gli incontri, fanno quello che sanno fare meglio, la loro “politica”, prendere tempo sperando di far sbollire gli animi, cercando di bypassare le richieste vere con mille accordi sottobanco o piccole “concessioni” temporanee, nascondendosi dietro il richiamo a “riforme” che starebbero per partire e che dovrebbero risolvere i problemi… dato che il ritornello è sempre lo stesso “non ci sono fondi”, mentre scoppia lo scandalo della pensione da 1600 EURO AL GIORNO concessa ad un ex dirigente regionale.
venerdì 19 marzo 2010
Napolitano difende la Lega
Il ruolo assunto da Napolitano a difesa del governo si fa sempre più aperto ed esplicito. Oggi ha di fatto elogiato la Lega, condividendo l'argomento che la campagna elettorale deve occuparsi dei problemi degli italiani.
Napolitano sa bene che questo argomento è volto a deviare l'attenzione degli italiani dalla grave crisi di legittimità politico morale di questo governo, a fronte della catena di scandali o, come dicono alcuni compagni l'ordinario funzionamento dello stato e governo nell'attuale fase di marcia verso un regime moderno fascismo, che comprende naturalmente l'attitudine dei governi a ritenersi al di fuori e al di sopra delle stessi leggi democratico borghesi.
La lega - e Napolitano - vogliono che questa crisi si ricucia, a salvaguardia delle istituzioni, proprio mentre le istituzioni vengono piegate all'interesse della frazione attualmente dominante della borghesia.
Insomma, mentre il governo scatena la sua campagna elettorale blandamente contro l'attuale impavida e collusa opposizione, ma sopratutto contro gli effettivi ostacoli che trova lungo la sua strada: pezzi di magistratura, giornalisti e giornali che denunciano le malefatte di Berlusconi, brodo di cultura - come appunto sostiene Berlusconi - di disaffezione che può tradursi in un astensionismo massiccio.
Proprio per questo l'astensionismo o boicottaggio, come vorremmo noi, che sia è l'unica opposizione necessaria in queste elezioni regionali.
Grave e disorientanti sono quindi le cosiddette liste di sinistra presenti alla competizione, che - lungi dall'essere una alternativa e strumento di lotta contro il governo - servono solo come diga alla vera opposizione, che in questa contesa elettorale coincide con l'astensionismo-astensionismo operaio e popolare innanzitutto.
proletari comunisti
19-3-2010
Napolitano sa bene che questo argomento è volto a deviare l'attenzione degli italiani dalla grave crisi di legittimità politico morale di questo governo, a fronte della catena di scandali o, come dicono alcuni compagni l'ordinario funzionamento dello stato e governo nell'attuale fase di marcia verso un regime moderno fascismo, che comprende naturalmente l'attitudine dei governi a ritenersi al di fuori e al di sopra delle stessi leggi democratico borghesi.
La lega - e Napolitano - vogliono che questa crisi si ricucia, a salvaguardia delle istituzioni, proprio mentre le istituzioni vengono piegate all'interesse della frazione attualmente dominante della borghesia.
Insomma, mentre il governo scatena la sua campagna elettorale blandamente contro l'attuale impavida e collusa opposizione, ma sopratutto contro gli effettivi ostacoli che trova lungo la sua strada: pezzi di magistratura, giornalisti e giornali che denunciano le malefatte di Berlusconi, brodo di cultura - come appunto sostiene Berlusconi - di disaffezione che può tradursi in un astensionismo massiccio.
Proprio per questo l'astensionismo o boicottaggio, come vorremmo noi, che sia è l'unica opposizione necessaria in queste elezioni regionali.
Grave e disorientanti sono quindi le cosiddette liste di sinistra presenti alla competizione, che - lungi dall'essere una alternativa e strumento di lotta contro il governo - servono solo come diga alla vera opposizione, che in questa contesa elettorale coincide con l'astensionismo-astensionismo operaio e popolare innanzitutto.
proletari comunisti
19-3-2010
Aquilla - l'esercito contro le carriole
Da ieri, 18 marzo, il centro dell’Aquila è stato invaso da truppe e ruspe dell’esercito che il Governo ha incaricato, a quasi un anno dal terremoto, di rimuovere le macerie degli edifici sbriciolati dalla scossa del 6 aprile 2009, proprio a partire da Piazza Palazzo, luogo simbolo della “protesta delle carriole”.
È ben evidente che non sono le macerie il vero obiettivo che governo ed esercito, con la complicità delle amministrazioni locali, vogliono rimuovere, ma il “movimento delle carriole”, cioè la protesta con cui da alcune settimane la gente dell’Aquila ha cominciato a riappropriarsi della propria città, pur in forma simbolica e dimostrativa, e a riprendersi il diritto prendere la parola sul proprio futuro, a partire dalla prima delle condizioni per averne uno: la ricostruzione.
È senza dubbio questo il fatto nuovo che ha fatto ricordare al governo e istituzioni che le macerie erano ancora là.
Per un anno si sono preoccupati solo di speculare politicamente sulla tragedia del terremoto, mettendo in scena il “G8 del dolore”, e di speculare profittevolmente sul grande affare delle opere per lo stesso G8 (512 milioni) e la costruzione dei new villages (2.700 al mq, il doppio del prezzo di mercato), di imbavagliare e fermare ogni voce che mettesse in discussione la verità di regime del “miracolo aquilano” e ogni azione che li contrastasse sul campo.
Il tutto a vantaggio del regime moderno fascista in formazione, che ha potuto ostentare efficienza nel perseguire i propri obiettivi e millantarne consenso, e di Bertolaso e la sua corte di “sciacalli ridenti”, che ne hanno tratto lauti profitti, mentre la maggioranza degli sfollati sono stati deportati e dispersi a decine di chilometri o stipati in batterie di C.A.S.E. in sobborghi senza servizi, mentre l’Aquila restava cancellata.
Oggi hanno il problema di far fronte agli aquilani che hanno cominciato a lottare seriamente per riprendersi la città, fatto particolarmente imbarazzante in periodo preelettorale, e la soluzione è ancora quella della militarizzazione e cancellazione di ogni resistenza.
Più importante che mai è oggi imparare la lezione dell’occasione sprecata del G8: solo la lotta e l’autorganizzazione possono aprire un futuro, disturbare il manovratore, alzare la voce e le mani … per mettere nelle carriole l’intero sistema di complicità e comitati d’affari che sulle macerie costruisce il suo potere.
19.3.2010
È ben evidente che non sono le macerie il vero obiettivo che governo ed esercito, con la complicità delle amministrazioni locali, vogliono rimuovere, ma il “movimento delle carriole”, cioè la protesta con cui da alcune settimane la gente dell’Aquila ha cominciato a riappropriarsi della propria città, pur in forma simbolica e dimostrativa, e a riprendersi il diritto prendere la parola sul proprio futuro, a partire dalla prima delle condizioni per averne uno: la ricostruzione.
È senza dubbio questo il fatto nuovo che ha fatto ricordare al governo e istituzioni che le macerie erano ancora là.
Per un anno si sono preoccupati solo di speculare politicamente sulla tragedia del terremoto, mettendo in scena il “G8 del dolore”, e di speculare profittevolmente sul grande affare delle opere per lo stesso G8 (512 milioni) e la costruzione dei new villages (2.700 al mq, il doppio del prezzo di mercato), di imbavagliare e fermare ogni voce che mettesse in discussione la verità di regime del “miracolo aquilano” e ogni azione che li contrastasse sul campo.
Il tutto a vantaggio del regime moderno fascista in formazione, che ha potuto ostentare efficienza nel perseguire i propri obiettivi e millantarne consenso, e di Bertolaso e la sua corte di “sciacalli ridenti”, che ne hanno tratto lauti profitti, mentre la maggioranza degli sfollati sono stati deportati e dispersi a decine di chilometri o stipati in batterie di C.A.S.E. in sobborghi senza servizi, mentre l’Aquila restava cancellata.
Oggi hanno il problema di far fronte agli aquilani che hanno cominciato a lottare seriamente per riprendersi la città, fatto particolarmente imbarazzante in periodo preelettorale, e la soluzione è ancora quella della militarizzazione e cancellazione di ogni resistenza.
Più importante che mai è oggi imparare la lezione dell’occasione sprecata del G8: solo la lotta e l’autorganizzazione possono aprire un futuro, disturbare il manovratore, alzare la voce e le mani … per mettere nelle carriole l’intero sistema di complicità e comitati d’affari che sulle macerie costruisce il suo potere.
19.3.2010
Ma che bella campagna elettorale. Milano: PIU’ SICUREZZA PER TUTTI?
Ma che bella campagna elettorale. Milano: PIU’ SICUREZZA PER TUTTI?
La Moratti sgombera un campo rom al giorno tramite il suo braccio armato, lo sceriffo De Corato, infischiandosene di qualsiasi diritto e senso umanitario (se muore un bambino rom o se gli tolgono il diritto allo studio non fa niente, per loro, zingari e immigrati non sono nemmeno persone). Ma guarda caso gli insediamenti Rom sono in aree dove la speculazione impera e di certo i famelici palazzinari non possono perdere la torta dell’Expo 2015, obiettivo altrettanto ghiotti per politici attaccati alla tangente e finanza creativa (si vedano le vicende quartiere Santa Giulia; Prosperini; derivati; ecc.). E come sia lunga questa pulizia etnica lo testimonia la morte, “lontana” da Milano, di due giovani coppie Rom a Magenta in fuga dal campo di via Triboniano impauriti dagli sgomberi. Ma i loschi progetti del PdL non sono ostacolati soltanto dai Rom, vi sono gli “abusivi”, italiani e non, che occupano le case Aler e allora sgomberiamo anche loro quotidianamente, da via Feltrinelli, zona Rogoredo, al quartiere di S. Siro, così in un colpo solo seppelliscono sotto una coltre di rifiuti – tossici -, vedi alla parola amianto, i loro affari. E l’alternativa del PD del signor Penati qual è? Lui “l’emerito paladino” del diritto si è distinto, e si distingue, per aver promosso e propagandato, meglio dire imposto, i patti di legalità che dovevano rispettare soltanto i cittadini Rom, o i contratti di quartiere che dovevano rispettare soltanto gli abitanti delle case Aler. Mentre palazzinari e politici potevano benissimo infischiarsene. Ma la campagna elettorale riguarda anche la sicurezza lavoro e del commercio. Allora ecco uscire fuori dal magico cilindro la delibera “coprifuoco” per gli esercizi commerciali, gestiti da immigrati, di via Padova. In questo caso poca importa se queste attività permettono ai proletari di acquistare, in un contesto di crisi, beni primari a prezzi umani o “semplicemente” di socializzare in una città che centro destra e centro sinistra hanno reso arida. Si sa a due passi c’è Corso Bueno Saires e i commercianti hanno da salvaguardare i loro guadagni. E cosa importa loro, i Moratti – Formigoni – Penati, se questi commercianti utilizzino manodopera precaria, a 800/1000 euro al mese o vendano merce taroccata , fatta negli odiati laboratori cinesi. Il profitto è il profitto. Niente paura il prode Penati ha “promesso” un salario di 700 euro per i giovani precari, a tal proposito ricordiamo che ieri dei muratori egiziani hanno manifestato a Legnano perché da mesi non prendono lo stipendio, ma anche i tanti immigrati, principalmente rumeni e arabi, che hanno lavorato e lavorano in nero nei cantieri del polo fieristico di Rho e dell’Expo, che bene che gli vada finiscono nei CIE per essere espulsi o peggio muoiono per normative non rispettate dai padroni e finiscono nel dimenticatoio. Sfruttati e assassinati come i loro fratelli italiani. Ma questa campagna elettorale prevede un’alternativa per i proletari e le masse? Vi sono quelli del Pdci, di RC e le sue varie diaspore, che ancora una volta si riscoprono dalla parte dei lavoratori, degli immigrati, dei giovani, delle donne, che invece di mettersi al servizio degli oppressi, propongono di sostenere le loro liste elettorali di contrasto alle politiche delle destre. Ma quando erano al governo, nazionale e locale, le politiche di destra erano solo quelle del PdL o i Prodi, Cofferati, Penati, erano e sono anche peggiori? Signori alternativi vi interessa solo la poltrona e basta. Nello scenario che abbiamo davanti i soli segnali di opposizione e contrasto, al di la di limiti e concezioni errate, rimangono le mobilitazioni di lotta e dal basso, come quella degli antirazzisti mobilitatisi per i fatti di via Padova e il CIE di Corelli, o le lotte dei lavoratori immigrati delle cooperative, da Origgio a Brembio, che mostrano che la strada per sconfiggere e cacciare moderni fascisti-razzisti-stato di polizia, sono l’unità-lotta-trasformazione tra proletari italiani e immigrati per costruire il sindacato di classe e il partito che serve. Ma per fare ciò è necessario denunciare e combattere i falsi amici del popolo come l’esecutivo nazionale dello Slai, che da tempo ha mostrato di essere un accozzaglia di servi del padrone e del governo, e che in questi giorni in nome dei loro interessi personali, ha diffidato ed espulso i rappresentanti, dello stesso Slai, dei lavoratori immigrati della Cooperativa Papavero di Cerro al Lambro, impegnati in una difficile e militarizzata vertenza.
LA LORO SICUREZZA E’ LA NOSTRA ROVINA
Milano 19-03-2010
La Moratti sgombera un campo rom al giorno tramite il suo braccio armato, lo sceriffo De Corato, infischiandosene di qualsiasi diritto e senso umanitario (se muore un bambino rom o se gli tolgono il diritto allo studio non fa niente, per loro, zingari e immigrati non sono nemmeno persone). Ma guarda caso gli insediamenti Rom sono in aree dove la speculazione impera e di certo i famelici palazzinari non possono perdere la torta dell’Expo 2015, obiettivo altrettanto ghiotti per politici attaccati alla tangente e finanza creativa (si vedano le vicende quartiere Santa Giulia; Prosperini; derivati; ecc.). E come sia lunga questa pulizia etnica lo testimonia la morte, “lontana” da Milano, di due giovani coppie Rom a Magenta in fuga dal campo di via Triboniano impauriti dagli sgomberi. Ma i loschi progetti del PdL non sono ostacolati soltanto dai Rom, vi sono gli “abusivi”, italiani e non, che occupano le case Aler e allora sgomberiamo anche loro quotidianamente, da via Feltrinelli, zona Rogoredo, al quartiere di S. Siro, così in un colpo solo seppelliscono sotto una coltre di rifiuti – tossici -, vedi alla parola amianto, i loro affari. E l’alternativa del PD del signor Penati qual è? Lui “l’emerito paladino” del diritto si è distinto, e si distingue, per aver promosso e propagandato, meglio dire imposto, i patti di legalità che dovevano rispettare soltanto i cittadini Rom, o i contratti di quartiere che dovevano rispettare soltanto gli abitanti delle case Aler. Mentre palazzinari e politici potevano benissimo infischiarsene. Ma la campagna elettorale riguarda anche la sicurezza lavoro e del commercio. Allora ecco uscire fuori dal magico cilindro la delibera “coprifuoco” per gli esercizi commerciali, gestiti da immigrati, di via Padova. In questo caso poca importa se queste attività permettono ai proletari di acquistare, in un contesto di crisi, beni primari a prezzi umani o “semplicemente” di socializzare in una città che centro destra e centro sinistra hanno reso arida. Si sa a due passi c’è Corso Bueno Saires e i commercianti hanno da salvaguardare i loro guadagni. E cosa importa loro, i Moratti – Formigoni – Penati, se questi commercianti utilizzino manodopera precaria, a 800/1000 euro al mese o vendano merce taroccata , fatta negli odiati laboratori cinesi. Il profitto è il profitto. Niente paura il prode Penati ha “promesso” un salario di 700 euro per i giovani precari, a tal proposito ricordiamo che ieri dei muratori egiziani hanno manifestato a Legnano perché da mesi non prendono lo stipendio, ma anche i tanti immigrati, principalmente rumeni e arabi, che hanno lavorato e lavorano in nero nei cantieri del polo fieristico di Rho e dell’Expo, che bene che gli vada finiscono nei CIE per essere espulsi o peggio muoiono per normative non rispettate dai padroni e finiscono nel dimenticatoio. Sfruttati e assassinati come i loro fratelli italiani. Ma questa campagna elettorale prevede un’alternativa per i proletari e le masse? Vi sono quelli del Pdci, di RC e le sue varie diaspore, che ancora una volta si riscoprono dalla parte dei lavoratori, degli immigrati, dei giovani, delle donne, che invece di mettersi al servizio degli oppressi, propongono di sostenere le loro liste elettorali di contrasto alle politiche delle destre. Ma quando erano al governo, nazionale e locale, le politiche di destra erano solo quelle del PdL o i Prodi, Cofferati, Penati, erano e sono anche peggiori? Signori alternativi vi interessa solo la poltrona e basta. Nello scenario che abbiamo davanti i soli segnali di opposizione e contrasto, al di la di limiti e concezioni errate, rimangono le mobilitazioni di lotta e dal basso, come quella degli antirazzisti mobilitatisi per i fatti di via Padova e il CIE di Corelli, o le lotte dei lavoratori immigrati delle cooperative, da Origgio a Brembio, che mostrano che la strada per sconfiggere e cacciare moderni fascisti-razzisti-stato di polizia, sono l’unità-lotta-trasformazione tra proletari italiani e immigrati per costruire il sindacato di classe e il partito che serve. Ma per fare ciò è necessario denunciare e combattere i falsi amici del popolo come l’esecutivo nazionale dello Slai, che da tempo ha mostrato di essere un accozzaglia di servi del padrone e del governo, e che in questi giorni in nome dei loro interessi personali, ha diffidato ed espulso i rappresentanti, dello stesso Slai, dei lavoratori immigrati della Cooperativa Papavero di Cerro al Lambro, impegnati in una difficile e militarizzata vertenza.
LA LORO SICUREZZA E’ LA NOSTRA ROVINA
Milano 19-03-2010
giovedì 18 marzo 2010
Con la resistenza palestinese per la guerra di popolo antisraeliana e antimperialista
Da diversi giorni il popolo palestinese sta attaccando l'occupante sionista, a Gerusalemme come nella Cisgiordania. Proteste nei campi profughi e all'interno dello stesso Israele da parte dei palestinesi del '48.
Sabato 20 marzo ci saranno manifestazioni negli Stati Uniti e in Italia venerdi 19 marzo, dalle ore 17.00 ci sarà una manifestazione davanti a Montecitorio.
La rivolta in Palestina di questi giorni è contro il nuovo avvio dei negoziati di pace che sono la foglia di fico della politica d'occupazione israeliana, che continua gli insediamenti dei coloni, incarcera la resistenza popolare palestinese, assedia Gaza e, di fatto, con i posti di blocco, anche la Cisgiordania ed impedisce il ritorno ai rifugiati palestinesi.
I paesi imperialisti USA ed Europei temono lo scoppio della terza Intifada, soprattutto della resistenza armata che farà saltare i loro piani di Grande Medio Oriente portati avanti dal fedele boia sionista. Ed hanno ragione, perchè la rabbia e la bandiera dell'autodeterminazione palestinese si rafforzano e si rialzano ogni volta, nonostante i massacri e le pulizie etniche dell'occupante israeliano.
Nel nostro paese si deve fare sentire forte la voce del movimento antimperialista e in solidarietà con il popolo palestinese, dalla campagna di boicottaggio ed isolamento nei confronti d'Israele, alle manifestazioni di piazza.
Una mobilitazione che non può essere che contro il governo Berlusconi, " il miglior alleato di Israele", l'ultimo dei leccapiedi filosionisti che difende " il diritto di Israele ad esistere come stato ebraico" (è grazie a questo "diritto" che Israele ha massacrato la popolazione palestinese di Gaza con l'operazione "Piombo Fuso"!) e che definisce lo stato israeliano "un esempio per la nostra possibilità di essere liberi e mantenere la democrazia anche fuori dai confini dell’occidente".
L'ultima grande manifestazione a sostegno del popolo palestinese è stata indubbiamente quella che ha portato un anno fa a Roma 150 mila persone, con una massiccia presenza di immigrati. Da questo importante evento bisogna ripartire.
Per noi comunisti maoisti vale sempre quel messaggio lanciato alla manifestazione: "La resistenza oggi deve servire il futuro del popolo palestinese.
Il rilancio dell’Intifada e la prospettiva di una guerra di popolo - unica arma capace di rovesciare il regime sionista e la presenza imperialista nell’area.
Serve una guerra di popolo contagiosa in tutto il mondo arabo.
Serve una forza organizzata dei proletari palestinesi che assuma la guida del popolo per la liberazione nazionale e sociale, in alternativa alla via fallita e tradita dell’Olp/Anp e alla via non rivoluzionaria rappresentata dalle organizzazioni dell’integralismo islamico.
Intensifichiamo la solidarietà e il sostegno
Sosteniamo il bicottaggio e l’isolamento dello Stato di Israele
Il sangue versato non spegne ma alimenta la ribellione."
prolcomra@gmail.com
Sabato 20 marzo ci saranno manifestazioni negli Stati Uniti e in Italia venerdi 19 marzo, dalle ore 17.00 ci sarà una manifestazione davanti a Montecitorio.
La rivolta in Palestina di questi giorni è contro il nuovo avvio dei negoziati di pace che sono la foglia di fico della politica d'occupazione israeliana, che continua gli insediamenti dei coloni, incarcera la resistenza popolare palestinese, assedia Gaza e, di fatto, con i posti di blocco, anche la Cisgiordania ed impedisce il ritorno ai rifugiati palestinesi.
I paesi imperialisti USA ed Europei temono lo scoppio della terza Intifada, soprattutto della resistenza armata che farà saltare i loro piani di Grande Medio Oriente portati avanti dal fedele boia sionista. Ed hanno ragione, perchè la rabbia e la bandiera dell'autodeterminazione palestinese si rafforzano e si rialzano ogni volta, nonostante i massacri e le pulizie etniche dell'occupante israeliano.
Nel nostro paese si deve fare sentire forte la voce del movimento antimperialista e in solidarietà con il popolo palestinese, dalla campagna di boicottaggio ed isolamento nei confronti d'Israele, alle manifestazioni di piazza.
Una mobilitazione che non può essere che contro il governo Berlusconi, " il miglior alleato di Israele", l'ultimo dei leccapiedi filosionisti che difende " il diritto di Israele ad esistere come stato ebraico" (è grazie a questo "diritto" che Israele ha massacrato la popolazione palestinese di Gaza con l'operazione "Piombo Fuso"!) e che definisce lo stato israeliano "un esempio per la nostra possibilità di essere liberi e mantenere la democrazia anche fuori dai confini dell’occidente".
L'ultima grande manifestazione a sostegno del popolo palestinese è stata indubbiamente quella che ha portato un anno fa a Roma 150 mila persone, con una massiccia presenza di immigrati. Da questo importante evento bisogna ripartire.
Per noi comunisti maoisti vale sempre quel messaggio lanciato alla manifestazione: "La resistenza oggi deve servire il futuro del popolo palestinese.
Il rilancio dell’Intifada e la prospettiva di una guerra di popolo - unica arma capace di rovesciare il regime sionista e la presenza imperialista nell’area.
Serve una guerra di popolo contagiosa in tutto il mondo arabo.
Serve una forza organizzata dei proletari palestinesi che assuma la guida del popolo per la liberazione nazionale e sociale, in alternativa alla via fallita e tradita dell’Olp/Anp e alla via non rivoluzionaria rappresentata dalle organizzazioni dell’integralismo islamico.
Intensifichiamo la solidarietà e il sostegno
Sosteniamo il bicottaggio e l’isolamento dello Stato di Israele
Il sangue versato non spegne ma alimenta la ribellione."
prolcomra@gmail.com
Contro la giustizia dei padroni - pagherete caro
Salvatore Palumbo, operaio dei cantieri navali di Palermo licenziato per aver denunciato i gravi problemi della sicurezza nei cantieri, è da tempo impegnato in una forte resistenza contro il licenziamento, avvenuto in una fabbrica già nota in passato per licenziamenti repressivi di stampo politico mafioso - basti pensare al caso Basile.
In questa resistenza ha trovato al suo fianco solo tre realtà la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro che ovunque è presente ha organizzato iniziative di sostegno.
Lo slai cobas per il sindacato di classe, nazionalmente e in particolare a Palermo
dove sin dal primo momento ha sostenuto e insieme a Salvatore ha cercato di estendere la sua battaglia e farla diventare una battaglia di tutti i lavoratori e di tutti coloro che difendono la sicurezza in fabbrica.
L'hanno sostenuta proletari comunisti, sia come organizzazione politica presente nelle due realtà dette prima, sia come organizzazione comunista e poche altre realtà: la federazione comunista anarchica a Palermo, il collettivo comunista piemontese a Torino.
Tutto il resto o è schierato dall'altra parte.
I sindacati confederali, con il vergognoso e ipocrita atteggiamento della fiom nazionale e locale.
I partiti parlamentari nazionali - a Palermo qualcosa ha fatto solo il PdCI.
I sindacati di base tutti, che nulla hanno fatto perfino a Palermo.
Uno schieramento che vuole isolare Salvatore Palumbo anche per ragioni di setta e fazione - dato l'impegno della rete, dello slai cobas per il sindacato di classe, proletari comunisti.
Un atteggiamento che li fa collusi con i padroni e, al cantiere navale di Palermo, con la mafia politica e sindacale.
Gli operai del cantiere navale hanno cercato di solidarizzare, ma a loro volta
sono stati fatti segno di pressione e intimidazione.
La magistratura del lavoro ha rigettato il suo ricorso dopo aver gestito il processo in maniera da piegare Salvatore, che ha rifiutato sia una forte conciliazione in denaro, sia il trasferimento da Palermo - perché ha preteso di affrontare la cosa con dignità e spirito di classe.
Bene, vuol dire che bisognerà intensificare gli sforzi perché Salvatore non resti solo e possa continuare la sua lotta ma qualcuno per tutto questo deve pagare un costo politico adeguato all'arroganza e virulenza dell'attacco.
proletari comunisti
18-3-2010
In questa resistenza ha trovato al suo fianco solo tre realtà la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro che ovunque è presente ha organizzato iniziative di sostegno.
Lo slai cobas per il sindacato di classe, nazionalmente e in particolare a Palermo
dove sin dal primo momento ha sostenuto e insieme a Salvatore ha cercato di estendere la sua battaglia e farla diventare una battaglia di tutti i lavoratori e di tutti coloro che difendono la sicurezza in fabbrica.
L'hanno sostenuta proletari comunisti, sia come organizzazione politica presente nelle due realtà dette prima, sia come organizzazione comunista e poche altre realtà: la federazione comunista anarchica a Palermo, il collettivo comunista piemontese a Torino.
Tutto il resto o è schierato dall'altra parte.
I sindacati confederali, con il vergognoso e ipocrita atteggiamento della fiom nazionale e locale.
I partiti parlamentari nazionali - a Palermo qualcosa ha fatto solo il PdCI.
I sindacati di base tutti, che nulla hanno fatto perfino a Palermo.
Uno schieramento che vuole isolare Salvatore Palumbo anche per ragioni di setta e fazione - dato l'impegno della rete, dello slai cobas per il sindacato di classe, proletari comunisti.
Un atteggiamento che li fa collusi con i padroni e, al cantiere navale di Palermo, con la mafia politica e sindacale.
Gli operai del cantiere navale hanno cercato di solidarizzare, ma a loro volta
sono stati fatti segno di pressione e intimidazione.
La magistratura del lavoro ha rigettato il suo ricorso dopo aver gestito il processo in maniera da piegare Salvatore, che ha rifiutato sia una forte conciliazione in denaro, sia il trasferimento da Palermo - perché ha preteso di affrontare la cosa con dignità e spirito di classe.
Bene, vuol dire che bisognerà intensificare gli sforzi perché Salvatore non resti solo e possa continuare la sua lotta ma qualcuno per tutto questo deve pagare un costo politico adeguato all'arroganza e virulenza dell'attacco.
proletari comunisti
18-3-2010
Donne maoiste in azione
Prima informazione.
UNA IMPORTANTE, ENTUSIASMANTE, ALLEGRA DUE GIORNI.
La due giorni "Bagagli per un viaggio delle donne in lotta" organizzata a Taranto il 13/14 marzo dalle compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, si è svolta in un clima bello, reso caldo dallo spirito combattivo, dal piacere di trovarsi, socializzare, conoscersi di compagne, disoccupate, lavoratrici che fino al giorno prima erano state impegnate in lotte, e, per alcune realtà, in manifestazioni nell'8 marzo; anche durante il convegno sono arrivate le notizie e i saluti di lavoratrici, precarie in lotta nella stessa giornata del 13- come da Palermo dove il giorno prima vi erano state le cariche della polizia e da dove le compagne che hanno partecipato alla due giorni hanno portato uno striscione delle precarie in regalo alle disoccupate di Taranto.
Nel primo giorno si sono socializzate le lotte di questi mesi, dal nord al sud, in cui si uniscono gli attacchi concreti al lavoro e alle nostre vite agli attacchi alla nostra condizione generale di donne.
Per questo le proletarie nell'assemblea hanno rilanciato la sfida: PREPARIAMO NEI PROSSIMI MESI LO SCIOPERO TOTALE DELLE DONNE che intrecci la battaglia per il lavoro alla lotta contro la doppia oppressione. Non a caso, lo striscione che le disoccupate di Taranto avevano messo nella sala, riprendeva un vecchio ma quanto mai valido slogan del movimento femminista: “tremate, tremate, le streghe son tornate”!
E' quindi stato deciso di collegarsi con le realtà di lotta più significative delle donne, anche con incontri diretti, per lavorare insieme per lo sciopero.
Nell'assemblea si è parlato anche delle altre lotte delle donne. In particolare è stata raccontata la battaglia delle donne a L'Aquila dall'inizio del terremoto a questi giorni contro gli sciacalli ridens; è stato denunciato perchè le new town di Berlusconi in particolare per le donne significano isolamento, “insonorizzazione”, soffocamento scientifico della necessità di socializzazione.
Nell'assemblea le lavoratrici, le disoccupate hanno detto che andremo a L'Aquila a incontrare queste donne per dare e ricevere forza.
E' stata portata nell'assemblea la rivolta delle immigrate e la battaglia in corso per Joy e contro la polizia che stupra; e si è preso l'impegno a sostenere le lotte in corso per la libertà dai campi di concentramento dei CIE e il permesso di soggiorno alle sorelle immigrate; ma anche a sostenere dalle altre realtà l'iniziativa delle compagne di Milano perchè l'ispettore di polizia che ha tentato di stuprare Joy venga processato e condannato.
Su tutto questo, nell'assemblea sono stati fatti messaggi alle lavoratrici, disoccupate, alle donne de L'Aquila, alle immigrate.
Ma soprattutto da vari interventi è stata denunciato con forza il salto di qualità in basso, pratico, politico, ideologico, culturale, che viene portato avanti sull'intera condizione delle donne: dalla sacra famiglia, all'espandersi del maschilismo, ai messaggi subnormali e marci del mondo mass mediatico, con in testa l'uso schifoso dei corpi femminili da Berlusconi ai Vescovi, ecc. - e che questa condizione è una cartina di tornasole del moderno medioevo a cui si vuole portare l'intera società.
Ma le donne, soprattutto le proletarie che ogni giorno lottano, non stanno a lamentarsi: come stava scritto in altri striscioni nella sala: “abbiamo deciso di alzare la testa!”, “tutta la vita deve cambiare!”.
Per questo la conclusione della prima giornata dell'assemblea è stata la visione di un bel e entusiasmante video che mostra, con immagini, musiche, il percorso già in atto della lotta generale femminista, proletaria, rivoluzionaria delle donne, nel nostro paese come a livello internazionale.
Un percorso che unisce la ribellione della maggioranza delle donne, alla distinzione di classe perchè le donne in questa società non sono tutte uguali, alla battaglia rivoluzionaria per rompere le doppie catene, alla ripresa storica delle tappe più importanti della doppia lotta per le donne per una società socialista in cui le donne abbiano un ruolo di direzione perchè la rivoluzione vada a fondo non si fermi a metà strada, una rivoluzione nella rivoluzione che trasformi il cielo e la terra fino al comunismo.
Al video è seguito un allegro buffet, in cui ogni disoccupata ha portato qualcosa da mangiare e bere.
IL VIDEO SARA' AL PIU' PRESTO MESSO A DISPOSIZIONE DI TUTTE LE DONNE CHE CE LO CHIEDONO.
E' questa determinazione, questo entusiasmo, che le compagne, le lavoratrici, le disoccupate, precarie porteranno alla Conferenza Mondiale in Venezuela del 2011 – per cui già nell'assemblea si è cominciato a vedere il modo pratico di andare, e di fare una campagna anche per raccogliere fondi.
Nel secondo giorno questo percorso femminista proletario rivoluzionario ha visto un approfondimento, anche teorico, attraverso il lavoro su materiali, testi, per lo sviluppo con nuove elaborazioni in stretto rapporto con la pratica, del nuovo pensiero e nuova prassi del movimento delle donne, che le compagne del MFPR hanno avviato dal 1995, in rapporto anche con le elaborazioni più avanzate a livello internazionale.
E' stato prodotto un PRIMO DOCUMENTO (in itinere): “APPUNTI PER UN NUOVO PENSIERO E PRASSI FEMMINISTA PROLETARIA RIVOLUZIONARIA”.
Siamo tornate poi sull'appuntamento del Venezuela, per approfondirne i temi, in termini propositivi ma anche critici – perchè per noi anche questo appuntamento va costruito unendo teoria e pratica, i documenti/incontri alla pratica continua di lotta delle donne, distinguendo ciò che è l'agire rivoluzionario del movimento delle donne, dal parlare di rivoluzione/socialismo ma praticare le vuote parole e la piena socialdemocrazia.
SU QUESTO PERCORSO IL SECONDO GIORNO SI E' CONCLUSO CON UN NUOVO, PIÙ LUNGO, APPUNTAMENTO PER QUEST'ESTATE.
Stiamo preparando un dossier con gli interventi e i materiali più significativi della due giorni, che metteremo a disposizione.
Per richiederlo: e mail mfpr@fastwebnet.it – 3475301704 (Margherita) 3408429376 (Donatella).
Chiaramente sia messaggi che dossier che foto li metteremo appena pronti sul blog: http.//femminismorivoluzionario.blogspot.com/
Compagne, in particolare da Roma, da Bologna, da Milano e alcune realtà di lavoratrici in lotta, pur non potendo venire hanno mandato saluti e messaggi, noi le ringraziamo molto e i loro saluti sono stati letti e accolti con calore dall'assemblea.
L'ASSEMBLEA DELLA DUE GIORNI
“BAGAGLI PER UN VIAGGIO DELLE DONNE IN LOTTA”.
13/14 marzo 2010
UNA IMPORTANTE, ENTUSIASMANTE, ALLEGRA DUE GIORNI.
La due giorni "Bagagli per un viaggio delle donne in lotta" organizzata a Taranto il 13/14 marzo dalle compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, si è svolta in un clima bello, reso caldo dallo spirito combattivo, dal piacere di trovarsi, socializzare, conoscersi di compagne, disoccupate, lavoratrici che fino al giorno prima erano state impegnate in lotte, e, per alcune realtà, in manifestazioni nell'8 marzo; anche durante il convegno sono arrivate le notizie e i saluti di lavoratrici, precarie in lotta nella stessa giornata del 13- come da Palermo dove il giorno prima vi erano state le cariche della polizia e da dove le compagne che hanno partecipato alla due giorni hanno portato uno striscione delle precarie in regalo alle disoccupate di Taranto.
Nel primo giorno si sono socializzate le lotte di questi mesi, dal nord al sud, in cui si uniscono gli attacchi concreti al lavoro e alle nostre vite agli attacchi alla nostra condizione generale di donne.
Per questo le proletarie nell'assemblea hanno rilanciato la sfida: PREPARIAMO NEI PROSSIMI MESI LO SCIOPERO TOTALE DELLE DONNE che intrecci la battaglia per il lavoro alla lotta contro la doppia oppressione. Non a caso, lo striscione che le disoccupate di Taranto avevano messo nella sala, riprendeva un vecchio ma quanto mai valido slogan del movimento femminista: “tremate, tremate, le streghe son tornate”!
E' quindi stato deciso di collegarsi con le realtà di lotta più significative delle donne, anche con incontri diretti, per lavorare insieme per lo sciopero.
Nell'assemblea si è parlato anche delle altre lotte delle donne. In particolare è stata raccontata la battaglia delle donne a L'Aquila dall'inizio del terremoto a questi giorni contro gli sciacalli ridens; è stato denunciato perchè le new town di Berlusconi in particolare per le donne significano isolamento, “insonorizzazione”, soffocamento scientifico della necessità di socializzazione.
Nell'assemblea le lavoratrici, le disoccupate hanno detto che andremo a L'Aquila a incontrare queste donne per dare e ricevere forza.
E' stata portata nell'assemblea la rivolta delle immigrate e la battaglia in corso per Joy e contro la polizia che stupra; e si è preso l'impegno a sostenere le lotte in corso per la libertà dai campi di concentramento dei CIE e il permesso di soggiorno alle sorelle immigrate; ma anche a sostenere dalle altre realtà l'iniziativa delle compagne di Milano perchè l'ispettore di polizia che ha tentato di stuprare Joy venga processato e condannato.
Su tutto questo, nell'assemblea sono stati fatti messaggi alle lavoratrici, disoccupate, alle donne de L'Aquila, alle immigrate.
Ma soprattutto da vari interventi è stata denunciato con forza il salto di qualità in basso, pratico, politico, ideologico, culturale, che viene portato avanti sull'intera condizione delle donne: dalla sacra famiglia, all'espandersi del maschilismo, ai messaggi subnormali e marci del mondo mass mediatico, con in testa l'uso schifoso dei corpi femminili da Berlusconi ai Vescovi, ecc. - e che questa condizione è una cartina di tornasole del moderno medioevo a cui si vuole portare l'intera società.
Ma le donne, soprattutto le proletarie che ogni giorno lottano, non stanno a lamentarsi: come stava scritto in altri striscioni nella sala: “abbiamo deciso di alzare la testa!”, “tutta la vita deve cambiare!”.
Per questo la conclusione della prima giornata dell'assemblea è stata la visione di un bel e entusiasmante video che mostra, con immagini, musiche, il percorso già in atto della lotta generale femminista, proletaria, rivoluzionaria delle donne, nel nostro paese come a livello internazionale.
Un percorso che unisce la ribellione della maggioranza delle donne, alla distinzione di classe perchè le donne in questa società non sono tutte uguali, alla battaglia rivoluzionaria per rompere le doppie catene, alla ripresa storica delle tappe più importanti della doppia lotta per le donne per una società socialista in cui le donne abbiano un ruolo di direzione perchè la rivoluzione vada a fondo non si fermi a metà strada, una rivoluzione nella rivoluzione che trasformi il cielo e la terra fino al comunismo.
Al video è seguito un allegro buffet, in cui ogni disoccupata ha portato qualcosa da mangiare e bere.
IL VIDEO SARA' AL PIU' PRESTO MESSO A DISPOSIZIONE DI TUTTE LE DONNE CHE CE LO CHIEDONO.
E' questa determinazione, questo entusiasmo, che le compagne, le lavoratrici, le disoccupate, precarie porteranno alla Conferenza Mondiale in Venezuela del 2011 – per cui già nell'assemblea si è cominciato a vedere il modo pratico di andare, e di fare una campagna anche per raccogliere fondi.
Nel secondo giorno questo percorso femminista proletario rivoluzionario ha visto un approfondimento, anche teorico, attraverso il lavoro su materiali, testi, per lo sviluppo con nuove elaborazioni in stretto rapporto con la pratica, del nuovo pensiero e nuova prassi del movimento delle donne, che le compagne del MFPR hanno avviato dal 1995, in rapporto anche con le elaborazioni più avanzate a livello internazionale.
E' stato prodotto un PRIMO DOCUMENTO (in itinere): “APPUNTI PER UN NUOVO PENSIERO E PRASSI FEMMINISTA PROLETARIA RIVOLUZIONARIA”.
Siamo tornate poi sull'appuntamento del Venezuela, per approfondirne i temi, in termini propositivi ma anche critici – perchè per noi anche questo appuntamento va costruito unendo teoria e pratica, i documenti/incontri alla pratica continua di lotta delle donne, distinguendo ciò che è l'agire rivoluzionario del movimento delle donne, dal parlare di rivoluzione/socialismo ma praticare le vuote parole e la piena socialdemocrazia.
SU QUESTO PERCORSO IL SECONDO GIORNO SI E' CONCLUSO CON UN NUOVO, PIÙ LUNGO, APPUNTAMENTO PER QUEST'ESTATE.
Stiamo preparando un dossier con gli interventi e i materiali più significativi della due giorni, che metteremo a disposizione.
Per richiederlo: e mail mfpr@fastwebnet.it – 3475301704 (Margherita) 3408429376 (Donatella).
Chiaramente sia messaggi che dossier che foto li metteremo appena pronti sul blog: http.//femminismorivoluzionario.blogspot.com/
Compagne, in particolare da Roma, da Bologna, da Milano e alcune realtà di lavoratrici in lotta, pur non potendo venire hanno mandato saluti e messaggi, noi le ringraziamo molto e i loro saluti sono stati letti e accolti con calore dall'assemblea.
L'ASSEMBLEA DELLA DUE GIORNI
“BAGAGLI PER UN VIAGGIO DELLE DONNE IN LOTTA”.
13/14 marzo 2010
Berlusconi-Napolitano, una vera coppia
Berlusconi, messo sempre più alle strette dalla nuova gravissima inchiesta giudiziaria che nasce dalla procura di Trani che mette sotto accusa il controllo illegale ed esclusivo delle trasmissioni televisive Rai e la sua pervicace intenzione di cancellare ogni voce critica e completare il quadro di controllo assoluto, dittatoriale e moderno fascista dei mass media al servizio della costruzione di un regime di dittatura personale aperta, trova come puntuale alleato in questo il presidente Napolitano, trasformatosi in una sorta di punto di riferimento affinché le azioni di Berlusconi trovino copertura istituzionale.
Dire, come fa Napolitano, che sono giuste le inchieste e sono giuste le ispezioni lanciate dal ministro Alfano sulla procura di Trani per intimidirla, ostacolarla, inficiarne atti e credibilità, è sommamente ipocrita, è coprire una azione illegale dandole i crismi di legalità, è appunto ciò che Berlusconi vuole per evitare l'isolamento, anche verso la sua opinione pubblica, la spinta all'astensione, da una posizione sempre più indifendibile.
Naturalmente, Napolitano gode della massima copertura e sostegno del PD, in un gioco a incastro che pretenderebbe di frenare Berlusconi, mentre in realtà gli dà via libera.
Non pensiamo neanche che questo atteggiamento del PD pagherà elettoralmente.
proletari comunisti, coerentemente alla sua analisi della marcia verso il moderno fascismo e del regime in formazione, non può che appoggiare e sostenere tutto ciò che funge da oggettivo contrasto e zeppa in questa marcia.
Tutto ciò serve a guadagnare tempo, a sviluppare il fronte di opposizione proletaria e popolare che possa permettere di opporre alla marcia reazionaria la via rivoluzionaria.
Sviluppare questo fronte non ha nulla a che fare col presentare liste, sostenere liste in queste elezioni - come altri gruppi e organizzazioni opportuniste fanno nel movimento proletario comunista e rivoluzionario - cosa sommamente equivoca e autoreferenziale, che cerca e da legittimità all'esistente invece che lottare per modificare l'esistente.
Anche dalla Francia viene un'indicazione utile della sintonia che esiste tra il nostro orientamento e il sentire delle masse, operaie in testa.
proletari comunisti
18-3-2010
Dire, come fa Napolitano, che sono giuste le inchieste e sono giuste le ispezioni lanciate dal ministro Alfano sulla procura di Trani per intimidirla, ostacolarla, inficiarne atti e credibilità, è sommamente ipocrita, è coprire una azione illegale dandole i crismi di legalità, è appunto ciò che Berlusconi vuole per evitare l'isolamento, anche verso la sua opinione pubblica, la spinta all'astensione, da una posizione sempre più indifendibile.
Naturalmente, Napolitano gode della massima copertura e sostegno del PD, in un gioco a incastro che pretenderebbe di frenare Berlusconi, mentre in realtà gli dà via libera.
Non pensiamo neanche che questo atteggiamento del PD pagherà elettoralmente.
proletari comunisti, coerentemente alla sua analisi della marcia verso il moderno fascismo e del regime in formazione, non può che appoggiare e sostenere tutto ciò che funge da oggettivo contrasto e zeppa in questa marcia.
Tutto ciò serve a guadagnare tempo, a sviluppare il fronte di opposizione proletaria e popolare che possa permettere di opporre alla marcia reazionaria la via rivoluzionaria.
Sviluppare questo fronte non ha nulla a che fare col presentare liste, sostenere liste in queste elezioni - come altri gruppi e organizzazioni opportuniste fanno nel movimento proletario comunista e rivoluzionario - cosa sommamente equivoca e autoreferenziale, che cerca e da legittimità all'esistente invece che lottare per modificare l'esistente.
Anche dalla Francia viene un'indicazione utile della sintonia che esiste tra il nostro orientamento e il sentire delle masse, operaie in testa.
proletari comunisti
18-3-2010
mercoledì 17 marzo 2010
Con i portuali di Genova processati
Solidarietà ai portuali di Genova processati per i blocchi dopo la morte sul lavoro di un lavoratore!
Ancora una volta Stato e padroni usano la repressione contro chi si ribella al loro sistema di sfruttamento che produce morti ed infortuni.E' successo a Ravenna contro gli attivisti della Rete per la sicurezza sul lavoro per aver occupato l’agenzia interinale Intempo, al Porto, che ha mandato a morire 2 giovani portuali, e oggi accade a Genova!Oggi, 17 marzo, a Genova ci sarà l’ udienza del processo contro i lavoratori che spontaneamente erano accorsi al terminal dove è rimasto ucciso sul lavoro un loro collega, Enrico Formenti. Vogliono colpire 6 lavoratori per colpire la solidarietà spontanea di centinaia di lavoratori che avevano bloccato le strade dirette al Porto ed incendiato copertoni in segno di protesta contro l'ennesimo crimine per mano padronale. Una giusta rabbia contro tutto il sistema del comando padronale al Porto, dai terminalisti, all'autorità portuale, ai sindacati confederali. Tutti quei lavoratori accorsi da varie parti della città in direzione del Porto di Genova non si erano rassegnati alla strage contro gli operai e neanche si erano accontentati del scioperino confederale che non voleva fare male davvero ai padroni.Oltre alle politiche antioperaie dei governi, oltre i manganelli ai cortei e presidi, oggi lo Stato intende punirli agitando il fantasma della "violenza". Questo Stato vuole pure decidere come debbano protestare i lavoratori! Ma la violenza dello stillicidio quotidiano di vite operaie, la violenza padronale che strappa i lavoratori dai propri figli, dalle mogli, dai genitori, perchè non deve essere messa sotto processo? Sappiamo che non certo dai Tribunali della borghesia verrà giustizia per gli operai morti, che i padroni non faranno neanche un minuto di galera mentre il diritto borghese colpisce subito gli operai che protestano. Per questo è necessario rafforzare e creare, dove ancora non esiste, l'unità dal basso autorganizzata della Rete per la sicurezza sul lavoro. Così come lottare per la riorganizzazione dal basso del sindacato di classe.
Con i portuali genovesi
L'unica giustizia è quella proletaria!
Proletari comunisti
prolcomra@gmail.com
Ancora una volta Stato e padroni usano la repressione contro chi si ribella al loro sistema di sfruttamento che produce morti ed infortuni.E' successo a Ravenna contro gli attivisti della Rete per la sicurezza sul lavoro per aver occupato l’agenzia interinale Intempo, al Porto, che ha mandato a morire 2 giovani portuali, e oggi accade a Genova!Oggi, 17 marzo, a Genova ci sarà l’ udienza del processo contro i lavoratori che spontaneamente erano accorsi al terminal dove è rimasto ucciso sul lavoro un loro collega, Enrico Formenti. Vogliono colpire 6 lavoratori per colpire la solidarietà spontanea di centinaia di lavoratori che avevano bloccato le strade dirette al Porto ed incendiato copertoni in segno di protesta contro l'ennesimo crimine per mano padronale. Una giusta rabbia contro tutto il sistema del comando padronale al Porto, dai terminalisti, all'autorità portuale, ai sindacati confederali. Tutti quei lavoratori accorsi da varie parti della città in direzione del Porto di Genova non si erano rassegnati alla strage contro gli operai e neanche si erano accontentati del scioperino confederale che non voleva fare male davvero ai padroni.Oltre alle politiche antioperaie dei governi, oltre i manganelli ai cortei e presidi, oggi lo Stato intende punirli agitando il fantasma della "violenza". Questo Stato vuole pure decidere come debbano protestare i lavoratori! Ma la violenza dello stillicidio quotidiano di vite operaie, la violenza padronale che strappa i lavoratori dai propri figli, dalle mogli, dai genitori, perchè non deve essere messa sotto processo? Sappiamo che non certo dai Tribunali della borghesia verrà giustizia per gli operai morti, che i padroni non faranno neanche un minuto di galera mentre il diritto borghese colpisce subito gli operai che protestano. Per questo è necessario rafforzare e creare, dove ancora non esiste, l'unità dal basso autorganizzata della Rete per la sicurezza sul lavoro. Così come lottare per la riorganizzazione dal basso del sindacato di classe.
Con i portuali genovesi
L'unica giustizia è quella proletaria!
Proletari comunisti
prolcomra@gmail.com
Dax, 7 Anni son passati……
7 Anni son passati……
E gli ideali, la generosità, la gioia di lottare di Dax sono ancor di più vivi e necessari. Ma anche l’odio per il fascismo vecchio e nuovo – il razzismo e la xenofobia – lo sfruttamento e la negazione dei diritti, alla casa-al lavoro sicuro-ad una vita dignitosa e degna di questo nome-, delle masse. Questo il contesto in cui è maturato il 16 marzo 2003 l’assassinio di Davide “DAX” Cesare, il compagno sempre un passo avanti quando c’era da mettere la faccia – il fare contro l’immobilismo, il revisionismo, la connivenza di una sinistra parolaia e sempre più destrorsa. Un contesto che vedeva una generazione di giovani ribelli opporsi alla legittimazione dei gruppetti di estrema destra, come Forza Nuova, riprendendo la pratica dell’antifascismo militante; che scendeva in campo contro il razzismo istituzionale fascio/leghista, che si contrapponeva ai tanti, fittizzi, comitati legaioli che predicavano la tolleranza zero contro le moschee o i campi nomadi. Che, anche, si misurava contro l’avanzare di un regime di moderno fascismo e uno stato di polizia che si era mostrato a Genova 2001, e che in quella infame notte tra il 16 e 17 marzo si concretizzò all’ospedale S. Paolo. A 7 anni di distanza l’anniversario dell’assassinio di Dax ha mostrato che quelle mobilitazioni sono ancora vive, che hanno ancora degli insegnamenti da mettere al servizio della lotta contro la barbarie di questo sistema. E’ stato bello vedere 300/400 compagni e compagne rendere omaggio al sacrificio di Dax e scorgere tra loro non solo i familiari, gli amici, i compagni di allora, ma tanti volti giovani e freschi. Quando si affermano, in chiave elettorale e condivise dai politicanti di sinistra come Penati, le ordinanze anti immigrati in via Padova, fatte di chiusura entro le 22 per le attività commerciali gestite da immigrati; di rastrellamenti casa per casa, negozio per negozio, che le cosiddette forze dell’ordine applicano; di repressione degli antirazzisti e di chiunque si opponga. Dopo sette anni è necessario riprendere gli insegnamenti di quei giorni e come allora costruire l’unità dal basso per sconfiggere il moderno fascismo.
Milano 17 marzo 2010
E gli ideali, la generosità, la gioia di lottare di Dax sono ancor di più vivi e necessari. Ma anche l’odio per il fascismo vecchio e nuovo – il razzismo e la xenofobia – lo sfruttamento e la negazione dei diritti, alla casa-al lavoro sicuro-ad una vita dignitosa e degna di questo nome-, delle masse. Questo il contesto in cui è maturato il 16 marzo 2003 l’assassinio di Davide “DAX” Cesare, il compagno sempre un passo avanti quando c’era da mettere la faccia – il fare contro l’immobilismo, il revisionismo, la connivenza di una sinistra parolaia e sempre più destrorsa. Un contesto che vedeva una generazione di giovani ribelli opporsi alla legittimazione dei gruppetti di estrema destra, come Forza Nuova, riprendendo la pratica dell’antifascismo militante; che scendeva in campo contro il razzismo istituzionale fascio/leghista, che si contrapponeva ai tanti, fittizzi, comitati legaioli che predicavano la tolleranza zero contro le moschee o i campi nomadi. Che, anche, si misurava contro l’avanzare di un regime di moderno fascismo e uno stato di polizia che si era mostrato a Genova 2001, e che in quella infame notte tra il 16 e 17 marzo si concretizzò all’ospedale S. Paolo. A 7 anni di distanza l’anniversario dell’assassinio di Dax ha mostrato che quelle mobilitazioni sono ancora vive, che hanno ancora degli insegnamenti da mettere al servizio della lotta contro la barbarie di questo sistema. E’ stato bello vedere 300/400 compagni e compagne rendere omaggio al sacrificio di Dax e scorgere tra loro non solo i familiari, gli amici, i compagni di allora, ma tanti volti giovani e freschi. Quando si affermano, in chiave elettorale e condivise dai politicanti di sinistra come Penati, le ordinanze anti immigrati in via Padova, fatte di chiusura entro le 22 per le attività commerciali gestite da immigrati; di rastrellamenti casa per casa, negozio per negozio, che le cosiddette forze dell’ordine applicano; di repressione degli antirazzisti e di chiunque si opponga. Dopo sette anni è necessario riprendere gli insegnamenti di quei giorni e come allora costruire l’unità dal basso per sconfiggere il moderno fascismo.
Milano 17 marzo 2010
martedì 16 marzo 2010
Come in Francia ? ... non ancora
Le elezioni francesi hanno visto la sconfitta di Sarkozy e l'esplosione dell'astensione, che arriva al 53%.
La grande maggioranza ha espresso così il suo crescente ripudio del governo, ma anche dell'intero sistema.
Non si è trattato di una vittoria della sinistra parlamentare, che ha goduto del calo di Sarkozy, perché la maggioranza dei francesi ha espresso il suo NO a tutte e due le coalizioni.
Ma di un crescente distacco tra masse e stato, che parte dalla rivolta delle banlieues, attraversa gli ampi movimenti studenteschi e giovanili, il movimento dei sans-papier,le lotte dei lavoratori e in particolare le nuove lotte operaie, e si muove nel mare degli effetti della crisi sulle masse popolari.
I comunisti, i rivoluzionari, le avanguardie operaie lavorano e devono sempre più lavorare per costruire un'alternativa organizzata nella classe operaia, nella gioventù ribelle delle banlieues, nelle masse popolari.
In Italia esistono similarità e differenze con la situazione francese.
La crisi tra masse e stato è meno profonda, la rivolta proletaria e popolare solo embrionale, ma non cambiano le indicazioni elettorali in vista del voto del 27 marzo - l'astensionismo attivo come boicottaggio - né i compiti dei comunisti - approfondire il distacco, costruire la forza dell'autonomia ideologica, politica del proletariato, sviluppare una politica d'avanguardia e l'autorganizzazione delle masse in lotta.
proletari comunisti
16.3.2010
La grande maggioranza ha espresso così il suo crescente ripudio del governo, ma anche dell'intero sistema.
Non si è trattato di una vittoria della sinistra parlamentare, che ha goduto del calo di Sarkozy, perché la maggioranza dei francesi ha espresso il suo NO a tutte e due le coalizioni.
Ma di un crescente distacco tra masse e stato, che parte dalla rivolta delle banlieues, attraversa gli ampi movimenti studenteschi e giovanili, il movimento dei sans-papier,le lotte dei lavoratori e in particolare le nuove lotte operaie, e si muove nel mare degli effetti della crisi sulle masse popolari.
I comunisti, i rivoluzionari, le avanguardie operaie lavorano e devono sempre più lavorare per costruire un'alternativa organizzata nella classe operaia, nella gioventù ribelle delle banlieues, nelle masse popolari.
In Italia esistono similarità e differenze con la situazione francese.
La crisi tra masse e stato è meno profonda, la rivolta proletaria e popolare solo embrionale, ma non cambiano le indicazioni elettorali in vista del voto del 27 marzo - l'astensionismo attivo come boicottaggio - né i compiti dei comunisti - approfondire il distacco, costruire la forza dell'autonomia ideologica, politica del proletariato, sviluppare una politica d'avanguardia e l'autorganizzazione delle masse in lotta.
proletari comunisti
16.3.2010
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