Strage di Piazza della Loggia: tutti assolti nel processo d'Appello
La Corte d'assise d'Appello di Brescia ha assolto Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte e il generale dei carabinieri Francesco Delfino nel quarto processo per la strage di Piazza della Loggia, avvenuta nel 1974. In primo grado, il 16 novembre 2010, i quattro erano stati assolti con formula dubitativa. Nei confronti del quinto imputato del processo di primo grado, Pino Rauti, anch'egli assolto, non era stato presentato ricorso da parte della Procura ma solamente da due parti civili. Uno dei ricorsi è stato dichiarato inammissibile con la conseguente disposizione del pagamento delle spese processuali a carico delle parti civili. Prima di leggere la sentenza, il presidente della Corte d'assise d'appello, Enzo Platé, ha ringraziato i giudici popolari per l'impegno e lo scrupolo profusi durante la durata del processo.
I pm: abbiamo fatto tutto il possibile - Si sono detti "sereni perché è stato fatto tutto il possibile" il procuratore Roberto Di Martino e il pm Francesco Piantoni, titolari dell'inchiesta sulla strage di piazza della Loggia che causò 8 morti e oltre cento feriti il 28 maggio del 1974. "Ormai è una vicenda che va affidata alla storia, ancor più che alla giustizia", ha commentato il procuratore di Martino. La procura attenderà il deposito delle motivazioni per decidere se ricorrere in Cassazione.
14 aprile 2012
Redazione Tiscali
Bologna, manifesti di Fascismo e Libertà in strada autorizzati dal Comune
Nonostante i regolari timbri dell'amministrazione, il sindaco Merola pensa di fare un esposto in Procura. "Ci intentino pure causa", afferma Giovanni Montoro, leader del Mfl-Psn che si rifà al Ventennio, "tanto le abbiamo sempre vinte"
L’affissione di quei 50 manifesti è regolare al cento per cento. Il timbro degli uffici comunali è stato apposto senza battere ciglio. Così da alcuni giorni i fasci littori del Mfl-Psn, Movimento fascismo e libertà-Partito socialista nazionale, campeggiano ai bordi delle vie di Bologna, come testimoniato dalle foto del blog Nonleggerlo. Loro, i camerati di questo movimento che invoca un ritorno al corporativismo fascista, alla repubblica presidenziale e alla socializzazione delle fabbriche (sostanzialmente le idee dell’ultimo Mussolini), cadono dalle nuvole quando sanno che ora il Comune sta pensando a fare un esposto contro di loro in procura. “I timbri sono stati messi senza problemi e le cause che ci hanno intentato le abbiamo sempre vinte”, spiega a ilfattoquotidiano.it il leader regionale del partito, Giovanni Montoro.
Il sindaco, Virginio Merola, nel pomeriggio, mentre sul web cominciavano a fioccare le proteste di cittadini indignati per quel simbolo affisso negli albi del comune, con una nota ha subito preso le distanze. “L’amministrazione comunale esprime il proprio dissenso nei confronti dei contenuti dei manifesti e rigetta ogni richiamo all’ideologia fascista. Bologna è città medaglia d’oro della Resistenza, questa nostra cultura non deve mai venire meno. Nelle prossime ore valuteremo se formulare un esposto alla procura della repubblica perché accerti la sussistenza di ipotesi di reato riferibili al contenuto dei manifesti in questione”.
Il Mfl-Psn non è nuovo alle vicende giudiziarie. “Abbiamo sempre vinto le nostre battaglie in tribunale. Le denunce contro di noi – spiega Montoro – sono sempre finite in assoluzioni o archiviazioni”. Del resto come spiega una delle tante sentenze, i fasci riprodotti nei manifesti appesi anche a Bologna non sono i fasci littori di mussoliniana memoria, ma i fasci repubblicani. Inoltre nei loro manifesti non si parla (esplicitamente) né di soppressione del pluralismo, né di sovversione. Una serie di cavilli insomma con cui il movimento, nonostante i molteplici problemi con la giustizia, se l’è sempre cavata. Ma gli espliciti riferimenti al Ventennio lasciano pochi spazi ai dubbi. “Ancora una volta nella storia d’Italia la rinascita della Patria non può che essere affidata al Fascismo” si legge sul loro sito internet.
Il Movimento fascismo e libertà nasce nel 1991 dal fuoriuscito del Movimento sociale italiano, il parlamentare ferrarese Giorgio Pisanò morto nel 1997. Il senatore, che in gioventù combatté per la Repubblica di Salò nelle file della Decima Mas, ebbe da subito problemi con i tribunali di tutta Italia, che gli contestavano la presunta incostituzionalità della propaganda e della stessa esistenza del movimento. Il camerata bolognese Montoro difende tuttavia la bontà del suo movimento: “Certo che ci rifacciamo al fascismo, ma noi per esempio non siamo razzisti: per noi per esempio può essere più meritevole un camerata di colore che un italiano”, spiega. Tuttavia, a leggere il loro sito si trova un elenco di problemi che andrebbero estirpati nella “stuprata” nazione italiana: le massonerie, le mafie, l’inflazione, i lavori precari, gli scandali finanziari, le devastazioni di pacifisti, le attività degradanti dei centri sociali l’immigrazione.
Sul fronte politico intanto il movimento si prepara alle prossime elezioni amministrative un po’ in giro per l’Italia. In provincia di Bari, a Santeramo, la scritta Fascismo e libertà sul simbolo della lista è stata sostituita da un più anonimo Mfl che continua comunque ad affiancare il fascio. “Ma siamo in lizza anche in Piemonte e in altre parti d’Italia” assicura Montoro. Fatto sta che il caso pugliese è finito ancora una volta al centro di un’interrogazione parlamentare.
Chissà forse tutta questa pubblicità in tempi di crisi potrebbe portare bene ai camerati in termini di voto, del resto loro vanno oltre i normali schieramenti: “Il Movimento Fascismo e Libertà-Partito Socialista Nazionale, vuole realizzare uno stato sganciato dalle ideologie fallite, sanguinarie e falsamente democratiche imperanti nel XX secolo. In parlamento potremmo sederci a sinistra, al centro, a destra o dove più ci piace; siamo diversi da tutti”.