Presidio alle 17 del 4 dicembre davanti all’Hotel Savoia Excelsior – Riva del Mandracchio
L’Indo-Mediterranean Business Forum, convocato per il 4 dicembre a
Trieste presso l’hotel Savoia-Excelsion e il 5 alla sala congressi del
porto vecchio, è l’ennesimo convegno di politici, imprenditori e
diplomatici – tra cui figura l’ex ambasciatore di Israele in India, Naor
Gilon – per discutere del passaggio del corridoio IMEC dal porto di
Trieste. Un progetto che vuole trasformare la nostra città in un porto
al servizio degli interessi della NATO e di Israele, inserendola in
questo modo nella filiera della guerra globale.
🔺La guerra passa per casa nostra
In un momento storico segnato da guerre, instabilità e tensioni
globali, Trieste dovrebbe rifiutare qualunque scelta capace di inserirla
ulteriormente nel conflitto globale in via di espansione. Ci riferiamo
al corridoio IMEC (Indo-Mediterranean Economic Corridor), un
collegamento potenziato tra il porto di Trieste e quello di Haifa, nella
Palestina occupata – un hub attraverso cui transitano anche armamenti
destinati a sostenere un’occupazione che continua a provocare vittime e
distruzione.
La scelta italiana di partecipare a questo progetto non può essere
mascherata come semplice sviluppo logistico o opportunità economica. Ci
opponiamo a questo ennesimo passo verso l’integrazione del porto di
Trieste nella filiera della guerra.
🔺 Trieste sia neutrale e smilitarizzata
Trieste e il suo territorio sono, per il diritto internazionale, un’area
neutrale e demilitarizzata. Questo status, sancito dal Trattato di Pace
del 1947, è stato a lungo violato. La svolta che si vuole imprimere
oggi rappresenta un ulteriore salto di qualità in questo tipo di
violazione.
L’esistenza di questa norma internazionale è uno strumento a cui i
cittadini di Trieste possono e devono appellarsi per impedire che la
città venga trasformata in un centro per la logistica di guerra.
Criticare Israele è antisemitismo, se lo dice anche il Pd….
Di Roberto Della Seta*
Chi contesta radicalmente i comportamenti dello Stato di Israele è antisemita. Questo è l’incredibile assunto di un disegno di legge «per la prevenzione e il contrasto dell’antisemitismo» presentato da senatori del Pd di area «riformista».
Primo firmatario Graziano Delrio, con lui tra gli altri Simona Malpezzi e Pier Ferdinando Casini. La proposta, come altre già in discussione – della Lega, di Maurizio Gasparri, di Ivan Scalfarotto – adotta la definizione di antisemitismo elaborata molti anni fa dall’Ihra – la International holocaust remembrance alliance -, che qualifica come antisemita ogni critica radicale contro Israele e verso il sionismo quale sua ideologia fondativa.
In particolare, per l’Ihra è antisemitismo sostenere che «l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo», «applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non richiesto a nessun altro Stato democratico», «fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti».
Tutte opinioni largamente discutibili – personalmente non le condivido – ma che con l’antisemitismo c’entrano zero. Nel 2021 un gruppo di storici dell’antisemitismo e dell’Olocausto ha elaborato e diffuso un documento la Jerusalem declaration on antisemitism – nel quale si denuncia l’evidente intenzione dei promotori della definizione Ihra di allargare il concetto di antisemitismo comprendendovi, in modo abusivo, qualsiasi posizione radicalmente anti-israeliana.
Diversamente dalla proposta di Gasparri e in analogia con quelle di Lega e Scalfarotto, il disegno di legge Delrio non punisce con la galera chi scrive o dice parole che in base alla definizione Ihra sono equiparate ad antisemitismo, ma in parte fa di peggio: all’articolo 2 delega il governo – questo governo, visto che la scadenza indicata è di sei mesi – a varare uno o più decreti legislativi con prescrizioni all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) «in materia di prevenzione, segnalazione, rimozione e sanzione dei contenuti antisemiti diffusi sulle piattaforme on line di servizi digitali in lingua italiana».
Gli articoli 3 e 4 della proposta si spingono ancora oltre: prevedono che ogni Università nomini una sorta di controllore che vigili su eventuali attività interne, anche didattiche, che suonino come illegittime sempre sulla base dei criteri definitori dell’antisemitismo fissati dall’Ihra.
Il disegno di legge Delrio, per le sue premesse e per molti suoi contenuti, è davvero sconcertante, anche e tanto più visto che è opera di parlamentari di centrosinistra.
L’antisemitismo è un problema serio e molto attuale, purtroppo se ne scorgono tracce anche in frammenti del movimento proPal per fortuna marginali ma comunque da contrastare con il massimo rigore. Proprio perché l’antisemitismo esiste ed esiste tuttora, le culture politiche progressiste che a differenza di quelle della destra oggi al governo e con rare eccezioni lo combattono da sempre non possono permettersi infortuni come questo.
Se la proposta Delrio diventasse legge, non solo chi scrive ma tanti giornalisti e intellettuali autorevoli – Anna Foa, Gad Lerner, Stefano Levi della Torre… e questo giornale nella sua interezza – andrebbero, andremmo, sanzionati per le opinioni espresse sulla deriva nazionalista, razzista, illiberale dello Stato di Israele: del suo governo pro-tempore certo, ma anche degli altri suoi vertici istituzionali, delle sue forze armate e di sicurezza che compiono crimini quotidiani a Gaza e spalleggiano le scorribande criminali dei coloni in Cisgiordania, del suo sistema carcerario.
Infine. La confusione tra espressioni antisemite e anti-israeliane teorizzata in questo disegno di legge come negli altri analoghi cui si è affiancato, avvalora una confusione di segno opposto: tra «ebrei» e «Israele», che è uno dei canali principali attraverso i quali nell’attuale dibattito pubblico s’insinuano linguaggi, argomenti che tradiscono vero antisemitismo.
Per contrastare questa minacciosa eterogenesi dei fini, sarebbe bene che il disegno di legge Delrio torni il più rapidamente possibile nel cassetto.
*da Il manifesto del 3 dicembre
La Legge di Bilancio in discussione, per la Difesa, cioè soldi per le
armi, assorbirà il 40,9% del budget, pari a circa 10,3 miliardi di euro
sui 25,1 miliardi totali in 3 anni e quasi 140 miliardi nei prossimi 5.
Per il lavoro, il salario invece briciole. Niente è stanziato per il Mezzogiorno, i giovani, la sanità e il carovita. Roberto
Cingolani, ammin delegato della Leonardo, elogia la spesa per il
riarmo: “unico argine alla vittoria del nemico senza scrupoli”, Mentre
"noi abbiamo ancora dei vincoli etici... vi dico chiaramente che se c’è
un momento in cui bisogna investire sulla difesa, è questo perché non
sta finendo la guerra, sta iniziando la guerra nuova”. “I prossimi anni
di pace apparente - ha aggiunto - la pace va difesa, ma ha un costo, non
è gratuita”. Leonardo lancia un nuovo sistema anti-missile per
proteggere le città e le infrastrutture critiche europee. Il progetto si
chiama «Cupola di Michelangelo», una sorta di scudo non fisico, ma
composto di dati e tecnologie avanzate, compatibile con i mezzi e le
piattaforme difensive di tutti gli eserciti della Nato.Ora verrà creato
«un team misto di tutte le forze armate» con Leonardo che disegnerà
questa nuova architettura secondo le necessità della difesa italiana.
Cingolani ha stimato in 200 miliardi il mercato aggredibile nei prossimi
dieci anni dal nuovo sistema del gruppo. Cingolani parla di “difesa”
quando in realtà l’Italia vuole “offendere”, ed è già complice, fornendo
armi e soldi, del genocidio di popoli, come in Palestina, e anche in
Ucraina. Fa dell’allarmismo per far passare come normale i miliardi per
la guerra tolti ai lavoratori e alle masse e per la produzione di
armamenti
Rispetto a questo lo Slai cobas
appoggia pienamente l’appello fatto da lavoratori di questo stabilimento
della Leonardo: “Non in mio nome - Non con il mio lavoro”; lo abbiamo
portato in altri stabilimenti Leonardo nelle città in cui siamo e in
altre fabbriche, come esempio da estendere.
E’ importante l’unità
degli operai della Leonardo, ma è importante anche l’unità a Taranto
con gli operai Ilva in lotta; perchè anche per l’Ilva una delle ipotesi
di “soluzione” da parte del governo è di produrre acciaio per le armi. E
su questo l’azienda principale coinvolta sarebbe la Leonardo.
La legge di bilancio o manovra finanziaria di 18,5 miliardi del
governo subito dopo essere stata approvata e inviata a
Bruxelles, è stata letteralmente inondata di emendamenti (circa 6000!) da parte
degli stessi partiti del governo, FdI-Fi-Lega-Noi Moderati, alla ricerca di
qualche ritocco qua e là per soddisfare le proprie clientele.
La risposta a questi emendamenti l’ha data la stessa Meloni
che insiste nel voler mantenere le cifre così come sono presentate a livello
europeo per l’approvazione così da poter “uscire dalla procedura per disavanzo
eccessivo già nel prossimo anno” in un messaggio all'Assemblea di Confimi (Confederazione
dell’Industria Manifatturiera Italiana e dell’Impresa Privata). L’unica
eccezione la Meloni, come si vede, la fa per i padroni e non si smentisce: ci
tiene di tanto in tanto a confermare il suo essere al servizio dei padroni dicendo
di non voler “rinunciare a perseguire gli obiettivi che ci siamo prefissati fin
dal nostro insediamento e in questa manovra introduciamo il super e iper ammortamentoper
sostenere le imprese.”
Quali sono questi “obbiettivi”? non solo il “sostegno” ai
padroni, come viene esplicitamente detto, ma soprattutto, se riesce il rientro
della procedura per disavanzo eccessivo, avere a disposizione per il
La Barricata: Ex Ilva, da Genova a Taranto dilaga la protesta -
La valutazione di Taranto è del 3 dicembre e non tiene conto della giornata di lotta di Genova del 4 dicembre - su cui va ascoltata su questo blog ORE 12 Controinformazione Rossoperaia di venerdì 5 dicembre.
I lavoratori tornano in presidio a Cornigliano, dormiranno lì. Il racconto della giornata di protesta
"Non siamo intenzionati a un disastro occupazionale che rischia di
mettere sulla strada mille lavoratori" dicono i lavoratori
Una
giornata difficile per il traffico e di lotta per i lavoratori dell'ex
Ilva, a cui si aggiungono tutti i metalmeccanici. Questo giovedì di
sciopero generale inizia con il concentramento degli operai di piazza Massena, raggiunta dai lavoratori dell'ex Ilva,
in presidio da lunedì in piazza Savio, con i mezzi da lavoro che da
giorni bloccavano la Guido Rossa. Alle 9 è partito ufficialmente il
corteo con migliaia di lavoratori: in piazza i lavoratori di tutte la
grandi fabbriche del capoluogo ligure, da Ansaldo Energia a Piaggio
Aerospace fino a Fincantieri e altre aziende in solidarietà. Presente
tra i manifestanti anche la sindaca di Genova Silvia Salis, in coda
anche quattro mezzi pesanti direttamente dalla fabbrica.
Gli aggiornamenti
16.20
- I lavoratori hanno raggiunto piazza Savio dove dormiranno, in attesa
dell'incontro di domani a Roma con il ministro Urso. A chiudere la
giornata di protesta Armando Palombo: "Noi rimaniamo qui, dormiamo
qui e vedremo cosa succederà domani. L'appuntamento per domani è alle 8
in fabbrica, come tutti gli altri giorni". Le tute blu hanno
rimesso i mezzi come prima e bloccano la piazza. Via Roma è stata
riaperta al traffico, così come parte di via Cornigliano. Chiusa invece
la Guido Rossa, sia in entrata che uscita da e per piazza Savio.
Ore 16.10
- I lavoratori raggiungono i giardini Melis dove sarebbe dovuto essere
in corso la "contro" manifestazione indetta (e poi cancellata) da un
comitato del quartiere contro le modalità di sciopero dei lavoratori.
Diversi i cori intonati dal corteo: "Cornigliano siamo noi" e "Dove sono
i comitati?".
Ore 15.50 - Il corteo ha raggiunto via Pieragostini, prima del ponte di Cornigliano. Riaperta via Cantore e piazza Vittorio Veneto.
Ore 15.39
- Il corteo ha raggiunto via Cantore e si dirige verso piazza
Cornigliano. Torneranno, come da programma, in presidio in piazza Savio.
La strada è chiusa per permettere il passaggio delle persone mentre si
registrano interruzioni al traffico in zona.
Ore 15.20 - Riapre via Gramsci e via Bruno Buozzi. Il corteo ha raggiunto a Sampierdarena per tornare verso Cornigliano.
Ore 14.10
- Ancora sospesa la circolazione ferroviaria a Genova Brignole dalle
ore 12:45 per la presenza di manifestanti nei pressi della linea. I
treni Intercity e Regionali possono subire ritardi.
Ore 13.58 - I lavoratori hanno lasciato la
stazione per dirigersi verso Cornigliano. Da piazza Verdi il serpentone
si sposta verso corso Aurelio Saffi. Sono in atto le seguenti modifiche
alla viabilità: • Via Canevari: chiusa da corso Montegrappa • Tunnel Archimede: chiuso in direzione via Tolemaide • Via Tolemaide: traffico deviato verso mare su corso Torino • Piazza delle Americhe / Piazza Verdi: chiusure in atto • Chiusure temporanee su Cadorna – Ayres – Barabino – Diaz al passaggio del corteo.
La situazione comporta forti rallentamenti e traffico congestionato in bassa Valbisagno, Foce e zona centrale della città.
Ore 13.18
- Il presidente della Liguria Marco Bucci è arrivato alla stazione di
Brignole, ed ha raggiunto i lavoratori fermi sulla banchina: "Era giusto che venissi qui - afferma Bucci - "Come
ho detto martedì sera, noi continuiamo a lavorare per avere produzione
dell'acciaio a Cornigliano, qualcosa che viene fatto non solo per Genova
ma per tutta l'Italia. Lotteremo per questo, per far sì che latta e
zincato siano prodotti a Genova. Domani mattina sarò a Roma per un nuovo
incontro con il ministro Urso, non posso garantirvi che tornerò'
vincitore, ma lavoreremo per voi. Ovviamente lavoriamo con lo
stabilimento di Taranto perché il materiale arrivi da lì, ma dobbiamo
cominciare a lavorare con altri produttori di coils. Un'azione che
stiamo cominciando a fare ora, perché ci sia possibilità di lavorare per
Cornigliano. Questi i nostri obiettivi, da questo pomeriggio lavorerò
per voi. Mi raccomando - conclude il presidente "evitiamo situazioni
difficili"
Ore 12.53 - Entrati nell'atrio
della stazione Armando Palombo ha preso parola,
annunciando l'occupazione della stazione. Sono circa un migliaio gli
operai che hanno invaso le banchine della stazione di Brignole. Dai
megafoni della stazione sono stati annunciate le cancellazioni di
diversi treni che sarebbero dovuti arrivare in stazione.
Ore 12.40 - Il corteo è arrivato davanti alla stazione ferroviaria di Genova Brignole.
Ore 12.30 - Lavoratori in corteo si muovono su via Serra verso la stazione ferroviaria di Brignole.
Ore 12.15 - anche la sindaca Silvia Salis davanti alla Prefettura per un breve confronto con i lavoratori: "Domani
sarò ricevuta a Roma dal ministro Urso, ribadirò la richiesta di
spiegazioni sul futuro dell'azienda, per sapere cosa succederà nel caso
in cui a marzo non arrivino offerte per l'acquisizione degli
stabilimenti"
Ore 12:10 - Dopo un breve
raccoglimento dei lavoratori è arrivata la decisione: il corteo si
sposta verso la stazione ferroviaria di Brignole. Armando Palombo della
Rsu dell'ex Ilva, ha annunciato: "Blocchiamo i binari".
ORE 12
- Un operaio Fiom è stato ferito alla testa durante il teso confronto
in atto tra manifestanti e polizia davanti alla prefettura di Genova.
L'operaio ha una ferita alla testa, probabilmente è stato colpito dal
lancio di un fumogeno. Intanto i manifestanti, con un mezzo da lavoro,
hanno staccato una parte degli alari a protezione della prefettura. In
precedenza i manifestanti al grido di "Urso sei un codardo" e "Urso
vaff..." avevano intonato cori contro il ministro delle Imprese.
ORE 11.45
- La polizia ha riposizionato parte della grata e ha parcheggiato uno
dei tanti mezzi presenti a chiudere la strada per non permettere
l'entrata dei lavoratori. Anche gli agenti hanno lanciato fumogeni per
far disperdere e allontanare i lavoratori.
ORE 11.30 - Lavoratori
sradicano la grata montata questa mattina dalla polizia con dei cavi
legati a uno dei mezzi da lavoro della fabbrica. "Vogliamo lavorare, ci
dovete arrestare" e "Urso bugiardo, sei solo un codardo". Uova e
bottiglie vengono lanciate contro i muri della prefettura.
ORE 11.15
- I lavoratori hanno raggiunto largo Lanfranco dove la polizia aveva
posizionato una grata per impedirgli l'accesso. Decine di persone hanno
iniziato a sbattere e lanciare i caschetti al grido di "lavoro, lavoro.
Ci dovete arrestare tutti".
ORE 11 - Il corteo ha
raggiunto piazza della Nunziata e sta per imboccare le gallerie verso
la prefettura. Alta tensione in largo Lanfranco dove ci sono almeno
venti camionette della polizia. Via Buozzi e via Gramsci riaperte al
traffico.
ORE 10:50 - La testa del corteo ha
raggiunto Stazione Marittima. Riaperto a Sampierdarena il casello di
Genova Ovest e via Cantore. Riaperta anche via Cornigliano.
ORE 10.30 - Il corteo ha superato via Cantore e ha raggiunto la zona di Dinegro.
ORE 9:45 - Il corteo ha superato il ponte di Cornigliano e dopo un breve stop in via Pieragostini ha ripreso in direzione centro città.
ORE 9:25 - Il corteo è appena partito dai giardini Melis. Centinaia i lavoratori si muovono in direzione centro città.
La visita della sindaca Salis: "Non forniamo alibi"
La
sindaca di Genova Silvia Salis è arrivata a portare i suoi saluti e la
solidarietà ai lavoratori. Nell'occasione ha rinnovato l'appello che già
ieri era stato fatto dall'arcivescovo di Genova, Marco Tasca, alla non
violenza: "Non forniamo alibi". "Come Chiesa genovese partecipiamo al
momento drammatico per i lavoratori di Acciaierie d'Italia e per tutta
la città e auspichiamo che governo, istituzioni e tutte le parti in
causa, con responsabilità e impegno, giungano in tempi rapidi ad una
soluzione della crisi" aveva detto ieri l'arcivescovo. "Rivolgiamo un
accorato appello affinché nelle manifestazioni si eviti in tutti i modi
il ricorso alla violenza e si privilegi la via del dialogo".
Alle 9 il concentramento
Gli
stessi veicoli li accompagneranno da Cornigliano fino alla Prefettura,
in largo Lanfranco. La piazza è stata chiusa intorno alle otto del
mattino per l'arrivo di diverse camionette della polizia, in servizio
per l'ordine pubblico durante la giornata. Alle nove sono state inoltre
chiuse via San Giovanni D'Acri e via Cornigliano, per permettere il
passaggio delle centinaia di lavoratori in marcia verso i giardini
Melis, dove si uniranno a gli altri operai delle diverse fabbriche
aziende metalmeccaniche del territorio. Il percorso del corteo
comprenderà via Cornigliano → Pieragostini → Degola → Montano → Cantore
→ Buozzi → Adua → Gramsci → Nunziata → Portello → Corvetto →
Prefettura.
Oltre 20 blindati polizia davanti a Prefettura Genova
Oltre
una ventina di blindati della polizia sono arrivati davanti alla
Prefettura di Genova in vista dello sciopero generale dei lavoratori
metalmeccanici proclamato dai sindacati oggi nel capoluogo ligure per la
vertenza ex Ilva. Il concentramento del corteo è previsto alle 9 ai
giardini Melis di Genova Cornigliano vicino allo stabilimento
siderurgico con direzione verso il centro di Genova e arrivo previsto
davanti al palazzo locale del governo. Via Roma davanti alla Prefettura
così come via San Giovanni D'Acri in direzione monte a Cornigliano sono
state chiuse al traffico per la manifestazione.
Il segretario della Fiom Cgil De Palma: "Stiamo scioperando per la dignità del lavoro"
"Stiamo scioperando per la dignità del lavoro - dichiara il segretario generale della Fiom Cgil Michele De Palma
-. Perché è inaccettabile che il governo, che aveva presentato un piano
che noi avevamo condiviso, in cui c'erano tre 'DRI' e quattro forni
elettrici, di cui uno a Genova, per garantire la continuità produttiva e
occupazionale ma anche la decarbonizzazione, invece a un certo punto
abbia cambiato completamente le carte in tavola e abbia fermato tutti
gli impianti".
Venzano (Fim Cisl): "Uno schiaffo dal Governo, il lavoro non si tocca"
Christian Venzano,
segretario generale della Fim Cisl Liguria: "Sono stati tre giorni
intensi dove abbiamo messo in campo nuove iniziative di mobilitazione
perché non siamo usciti soddisfatti dall’incontro di Roma perché il
governo non ferma l’idea del ciclo corto e questo è pericoloso per tutto
il gruppo e il rischio concreto per lo stabilimento di Cornigliano che,
se dovesse fermarsi chiuderebbe per sempre. Dopo aver ottenuto la
continuità produttiva della banda stagnata dall’incontro al MIMIT, con
la mobilità di questi tre giorni non siamo riusciti ad ottenere la
continuità produttiva anche per la banda zincata, per arrivare a marzo.
Oggi come Fim e Fiom siamo in corteo con la solidarietà di tutte le
aziende metalmeccaniche di Genova verso la Prefettura che è l’organismo
in città del Governo per essere ascoltati dal Prefetto di Genova,
vogliamo evitare di compromettere il futuro degli impianti di
Cornigliano e del gruppo siderurgico più grande d’Europa. Insieme alle
lavoratrici e i lavoratori di tutte le fabbriche e con la solidarietà
della città che sentiamo vicina e ringraziamo, noi siamo dalla parte
delle forze dell’ordine e chiediamo sostegno da parte di tutti per
questo momento così difficile per il mondo del lavoro".
"Quello
che ci ha riportato il Presidente della Regione, Marco Bucci che
ringraziamo per la vicinanza, non è però accettabile, sentirsi dire che
il Ministro dell’economia Giorgetti, nomina una legge europea che
impedisce allo Stato di aiutare un azienda in amministrazione
straordinaria, ma evidentemente non è ben chiaro che l’amministrazione
straordinaria ha l’obbligo nella sua funzione di mantenere il valore
aziendale dei suoi asset e il caso è proprio questo perché la non
continuità o la mancanza di manutenzione può compromettere tale valore
visto la condizione attuale degli impianti. Per salvare definitivamente
la siderurgia bisogna tornare al piano condiviso con le organizzazioni
sindacali per dare continuità produttiva ai siti del nord e prendersi la
responsabilità del rilancio della siderurgia in attesa di investitori
industriali e del settore con capacità economiche. Il Governo torni ad
essere quello che ha promesso il rilancio della siderurgia ed esca da
questa nuova posizione che rischia di portare alla chiusura”, spiega
Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria.
Invitiamo i lavoratori, i giovani a venire venerdì alla
Biblioteca di Taranto ple Bestat per sentire la 6° "lezione" del
prof. Di Marco su Il Capitale di Marx.
E'
una lezione che
parlerà del perchè parliamo di "sfruttamento" capitalista, del
come e perchè i lavoratori producono tutta la ricchezza della società
ma hanno un salario che non basta per vivere, e i padroni intascano i
profitti.
Come si sono determinate storicamente le condizioni
che hanno portato alla costrizione della vendita al padrone capitalista della
forza lavoro.
La lotta all’ex Ilva di Genova e Taranto dimostra che ‘Marx deve entrare in fabbrica‘ - parliamone domani alla Biblioteca acclavio alle 16.30
A tutti i presenti verrà data la dispensa della 5° lezione/il foglio teorico su Toni Negri /info 3519575628
L'altro
gruppo, insieme all’Ilva, al centro della situazione di crisi
attacchi alle condizioni dei lavoratori e mancate soluzioni del
governo dei padroni è chiaramente il gruppo Stellantis.
L'osservatorio privilegiato del nostro lavoro nel gruppo Stellantis è
la Stellantis di Melfi sia perché è la fabbrica in cui si è
prodotta nella storia più recente degli ultimi vent'anni la lotta
operaia più significativa; i 21 giorni della Fiat Sata di Melfi sono
stati un'esperienza meritevole di entrare nella storia della lotta di
classe e in particolare nella storia della lotta della classe operaia
degli ultimi anni. Esistono sui 21 giorni ampi materiali, cronache,
commenti, analisi che abbiamo prodotto nel fuoco di quella lotta di
cui all'epoca fummo attivi e anche qualcosa in più.
Ma
parliamo della Stellantis di oggi. Mentre per il futuro dello
stabilimento vengono aggiornati i fantasmatici progetti di Stellantis
di farne un polo significativo con modelli adatti ad aggiungere
volumi di produzione, si parla di 200 mila auto, nella sostanza ora
le cose però sono diverse, quello che è in atto è un massiccio
licenziamento nelle fabbriche dell'indotto. Sono oltre mille gli
operai a rischio che si
A giorni in italiano questo testo insieme ad altri in una pubblicazione straordinaria che raccoglie i documenti del PCI (Maoista) nella attuale fase difficile e complessa, per fornire ai comunisti autentici, ai rivoluzionari, ai proletari e militanti internazionalisti gli strumenti necessari per comprendere la situazione e partecipare attivamente alle importanti iniziative di solidarietà internazionalista che si svilupperanno in Italia, in Europa e nel mondo, ad opera del Comitato di Sostegno Internazionale alla guerra popolare in India (ICSPWI)
info
pcro,red@gmail.com
csgpindia@gmail.com
PCI (Maoísta) – ¡Celebremos el 25º aniversario del EGPL! en espanol
PCI (Maoísta) – ¡Celebremos el 25º aniversario del EGPL!- traduzione non ufficiale
¡Protejamos al Partido! ¡Protejamos al EGPL! ¡Protejamos a las
organizaciones de masas! ¡Protejamos el movimiento revolucionario! Todo
esto es necesario ante la guerra revolucionaria y la defensiva de
Kagaar.
¡Intensifiquemos la lucha de clases contra la alianza de las clases
capitalista burocrática compradora, terratenientes e imperialistas!
¡Intensifiquemos la lucha contra los gobiernos fascistas hindúes
brahmánicos RSS-BJP en el centro y en los Estados!
Con motivo del 25º aniversario del EGPL, la Comisión Militar Central
(CMC) y el PCI (maoísta) envían este mensaje a todo el Partido, al EGPL,
a las estructuras populares y al pueblo oprimido.
Comisión Militar Central Comité Central, PCI (maoísta)
Queridos compañeros y pueblo:
El Ejército Guerrillero Popular de Liberación (EGPL), que lleva
adelante la guerra popular por la
"Babbo non vuole mamma nemmeno come faremo a fare l'amor..." diceva una canzone popolare di più di 50 anni fa...
Ecco, sull'educazione sessuo-affettiva, così come fatta dal governo/Min. Valditara, siamo tornati a più di 50 anni fa. Dato che l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, vietata per le primarie, per le medie e superiori deve avere il SI' di "babbo e mamma" (altrimenti non si fa).
Non a caso l'associazione Pro Vita "saluta con entusiasmo" il voto alla Camera.
"Una legge - scrive giustamente Il manifesto - con il chiaro marchio di «Dio, patria e famiglia»; e rivendicata ieri come tale dal deputato leghista Rossano Sasso a Montecitorio dicendo che tale slogan "è un credo che guida la nostra azione politica».
Aggiunge poi, allargando lo scopo della legge: «Con questa legge diciamo basta all’ideologia gender, alla bolla woke, non sarà più consentito agli attivisti politici di fare propaganda politica a scuola. Che se la facciano
Perché chi muore in cantiere è già una “vittima del dovere”
In Italia, nel 2024 sono morte sul
lavoro 1.090 persone, quasi il 5% in più rispetto all’anno precedente.
Significa fra tre e quattro lavoratori al giorno, ogni giorno dell’anno,
che escono di casa per guadagnarsi da vivere e trovano la morte.
Nel primo semestre del 2025 le
denunce con esito mortale si assestano comunque intorno a quota
cinquecento: una media di circa un morto ogni otto ore, mentre i
comunicati ufficiali provano a rassicurare parlando di lievi cali
percentuali.
Dentro questo numero enorme, c’è un
altro dato che dovrebbe togliere il sonno a chiunque: nei soli
Gli esponenti di questo governo e di queste istituzioni e dei partiti di questa maggioranza nazionale e locale sono esseri schifosi, fascisti, corrotti e dediti all'occupazione selvaggia del potere, vogliosi di far parte della classe dominante e dei settori più parassitari di essi.
Ed è chiaro che quando questo si realizza non possono essere cacciati se non con la forza. La forza della legge, le inchieste della magistratura o di parte non servile di essa non li ferma; anzi, questo porta questa 'classe politica e sociale' a impegnarsi nel mettere le mani sulla magistratura e nel fare riforme e leggi che li mettano al riparo. Per cui non è questa la strada che li può fermare-
La strada è un'altra
proletari comunisti
I
pm archiviano l’affare immobiliare dei familiari di La Russa e
Santanchè: un milione guadagnato in un’ora con la villa di Alberoni
di
Luigi Ferrarella
Dimitri
Kunz e Laura De Cicco non erano mai stati indagati nel fascicolo in cui
ora viene archiviato l'unico indagato Rapisarda, che era stato
l'acquirente finale. La Procura vaglia ma poi esclude le ipotesi
possibili di finanziamento illecito al partito, corruzione, riciclaggio
Finanziamento illecito al partito Fratelli d’Italia no, perché il milione di euro di plusvalenza guadagnato in un’ora dalla moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa e dal compagno della ministra del Turismo Daniela Santanchè - comprando e subito rivendendo una villa a Forte dei Marmi del sociologo Francesco Alberoniopzionata
nei mesi precedenti in due preliminari di vendita al tandem politico
contemporanei al preliminare di acquisto da parte dell’imprenditore Francesco Rapisarda - non è andato a finire al partito, ma è stato utilizzato per spese personali dai due politici.
Corruzione neanche, perché la
Procura (anche nell’ipotesi che il prezzo di acquisto fosse stato
appositamente sovrastimato per regalare in sostanza 1 milione ai
politici) non ha trovato alcun sospetto
Carlo Soricelli aggiorna la
tragica lista delle persone morte a novembre. Fra loro troppi anziani,
costretti a lavorare, come mostra la storia “esemplare” di Giorgio
Canetti… L’Osservatorio di Bologna chiede aiuto per realizzare due
progetti: un docufilm e una “piramide” per non dimenticare.
Nelle fotografie due di loro: Loredana Abbonizio e Benedetta Tralli
Il mese si conclude con oltre 100 morti complessivi, 72 di questi sui
luoghi di lavoro. Quello che colpisce di più è la terribile sequenza di
donne che sono morte in itinere, 5 negli ultimi 5 giorni, già più di
100 le donne morte dall’inizio dell’anno.
Arriviamo a contare al 30 novembre 1355 morti complessivi.
Giorgio Canetti aveva 64 anni quando è morto per infortunio sul lavoro.
di Carlo Soricelli (26 settembre 2025)
Nessuno ha scritto di lui sui
giornali, nessun titolo, solo alcuni trafiletti nella cronaca locale. La
sua è la storia di tanti che non fanno notizia. È successo a Busto
Arsizio: stava aiutando un amico imbianchino, era salito su una scala
malferma per tinteggiare una stanza. È bastato un attimo: la caduta,
l’impatto, la
Nonostante la campagna di
sterminio contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, Arma
dei Carabinieri e Polizia di Stato continuano ad equipaggiare i propri
reparti di pronto intervento rifornendosi presso le più importanti
aziende israeliane.
L’11 novembre 2025, in occasione di
“Milipol”, l’esposizione internazionale delle attrezzature per le forze
di polizia che si tiene annualmente in Francia, l’azienda SOURCE
Tactical Gear di Tirat Carmel (distretto di Haifa) ha annunciato che
fornirà ai Carabinieri italiani 15.000 giubbotti antiproiettile
predisposti specificatamente per il personale femminile. I giubbotti
saranno dotati di particolari tasche ad accesso rapido e da combattimento ACCS per “migliorare la protezione dei militari e le prestazioni operative”.
Secondo quanto riportato dalla testata specializzata IsraelDefense,
il valore della commessa è di 8.685.000 euro. I giubbotti saranno
acquistati con fondi del Ministero dell’Interno italiano per essere poi
consegnati all’Arma dei Carabinieri. SOURCE Tactical Gear assicura che i
giubbotti antiproiettile offriranno la “piena copertura balistica e la
protezione dalle coltellate mantenendo la superiorità ergonometrica ed
il comfort”.
Per l’acquisizione di 5.000 giubbotti antiproiettile in conformazione
femminile la spesa presunta è di 5.569.300 euro, IVA compresa. Il
bando prevedeva il diritto di opzione, limitatamente al biennio
successivo al contratto iniziale, per l’approvvigionamento di ulteriori
3.000 giubbotti. Il 20 agosto 2024 il lotto da 5.000 giubbotti è stato
aggiudicato alla SOURCE Vagabond Systems Ltd., società dell’omonimo
gruppo SOURCE di Tirat Carmel, che ha offerto lo sconto percentuale del
7% sul prezzo posto a base di gara.
La Source Vagabond Systems Ltd. è nota a
livello internazionale per la produzione di sandali e attrezzature da
trekking e sportive e di zaini e vestiario destinati al personale
militare (in particolare il
Il ceto politico europeo di destra come di centro sinistra nelle istituzioni europee e nel parlamento europeo è una feccia al servizio dei padroni, finanza, banche interessi imperialisti e capitalisti di ogni genere.
E' lautamente pagato e foraggiato con soldi pubblici e costantemente serve interessi privati e i primi interessi che serve sono i propri e la propria ricollocazione quando finisce il loro mandato.
Questa feccia deve essere costantemente attaccata sia politicamente che personalmente con la denuncia politica e con la contestazione permanente, qualsiasi sia il partito a cui appartiene. La strada che li ha portati in queste istituzioni, bastano poi pochi mesi, assume fattezze e comportamenti omogenei in qualità di ceto e casta
proletari comunisti
La caduta dell’eurocrate: il caso Mogherini tra potere e manipolazione
Il ritratto feroce di una tecnocrate europea: Mogherini, simbolo di
un potere austero e ideologico, viene travolta dallo scandalo sui corsi
truccati. L’immagine di un’élite che recluta adepti tra cinismo,
burocrazia e pulsioni belliche.
L’Unione Europea. Il feudo della professionalità: Federica Mogherini.
Ricordo il piglio deciso dato dalla chiarezza della sua professionalità. Federica Mogherini
camminava, gesticolava con quel fare disadorno proprio dell’eurocrate
militante. Una manager seriosa e compassata, lontana dal cicalio del
dibattito spicciolo, determinata a far valere i grafici economici e i
protocolli
Il blocco si è rinfoltito verso le10 di stamattina all'ex Ilva
Taranto. Ad una presenza fondamentalmente di delegati e
attivisti sindacali più stretti, si vanno aggiungendo operai ai
blocchi, che attualmente superano le 200 persone. La fabbrica è
materialmente bloccata e su questo lo sciopero ad oltranza, sta
riuscendo. Ma il punto chiave è: qual’è l'obiettivo di questa
lotta?
Se a Genova si è capito che la lotta ha assunto obiettivi
corporativi e interclassisti, dentro una linea di divisione dei
lavoratori tra nord e Taranto, che serve gli interessi e i piani
del governo, a Taranto non vuol dire che la linea che viene
portata avanti corrisponde effettivamente alle necessità delle
rivendicazioni operaie.
Su due questioni, la prima è quella dell'insistenza perché ci
sia un tavolo a Palazzo Chigi e che il governo, nella figura
della Presidente Meloni, assuma la responsabilità della vertenza
e dia una risposta alle richieste dei lavoratori. Da tempo
stiamo dicendo e confermiamo che la linea della Meloni è
esattamente quella che stanno portando al tavolo, in premis il
ministro Urso, in questi giorni; e quindi il piano di cui si
chiede il ritiro è già il piano del governo Meloni rispetto a
questa vertenza. Il punto è che se non c'è il ritiro di questo
piano non è possibile aprire una fase nuova della trattativa.
L'altra questione è la richiesta della nazionalizzazione. Questa
sì attualmente è in netto contrasto con la posizione del governo
Meloni-Urso e sostanzialmente in forme ambigue viene sostenuta
dai padroni. In
Cronaca
di una manifestazione festosa e colorata tra le vie del quartiere
romano di Monteverde, dove negli ultimi tempi si sono succedute numerose
aggressioni fasciste e sioniste, e il tentativo di manipolazione e
delegittimazione dei media e delle istituzioni.
Nel
pomeriggio di domenica 30 novembre un corteo colorato e festoso, pieno
di ragazze, ragazzi e musica, ha attraversato le strade del quartiere
romano di Monteverde per manifestare contro le aggressioni sioniste e il
genocidio in Palestina.
I
giovani volevano ricordare quanto accaduto il 2 ottobre precedente,
quando alcuni studenti e docenti del liceo artistico Alessandro
Caravillani (uno studente romano ucciso dai fascisti dei Nar nel marzo
1982 durante una rapina), che ha sede in uno spazio adiacente la
sinagoga del quartiere, erano stati aggrediti da una squadraccia
capeggiata da Roberto Pacifici, ex presidente della comunità ebraica
romana, uscita proprio dai locali della sede di culto.
Gli squadristi usciti dalla sinagoga
I giovani avevano da poco concluso un’assemblea di preparazione dello
sciopero generale e della manifestazione nazionale che si sarebbe tenuto
il 4 ottobre successivo. L’edificio scolastico non è dotato di un’aula
magna e gli studenti si erano radunati nel cortile. Dopo una prima
incursione all’interno degli spazi del liceo, la squadraccia ha atteso i
ragazzi all’uscita.
Ad
uno studente, riconosciuto dal gruppo degli aggressori come un membro
della comunità ebraica, era
L'accordo
bocciato da studenti, docenti e lavoratori del Dipartimento di
Filosofia dell’Università di Bologna si deve fare, questa la linea secca
del Governo e della Ministra Bernini dopo la vittoria il mese passato
della mobilitazione di studenti insieme a docenti e personale TAB contro
la proposta di creare un corso ad hoc ed esclusivo per 15 cadetti
dell’Accademia militare di Modena, che ha poi scatenato l’ira mediatica
del Governo.
Non
più di un mese fa, il Ministero dell’Istruzione annullava il corso per
docenti dal titolo “4 novembre la scuola non si arruola” organizzato da
Cestes-Proteo e Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e
delle università perché estraneo agli ambiti formativi riconducibili
alle competenze professionali dei docenti.
Oggi,
il Governo, mentre contempla l’ipotesi del ritorno della leva militare,
impone dall’alto un corso di
Un alto funzionario di Trump conferma il piano per dividere Gaza costruendo “complessi residenziali” in aree occupate da Israele
infopal
Gaza – Quds News.
Un alto funzionario dell’amministrazione Trump ha confermato che
l’amministrazione statunitense sta lavorando a un piano per dividere la
Striscia di Gaza costruendo unità abitative per migliaia di palestinesi
in aree occupate da Israele, dietro la cosiddetta linea gialla a Gaza, e
senza permettere loro di lasciare tali siti.
Secondo un rapporto pubblicato martedì dal New York Times, i
complessi, o le cosiddette “Comunità Alternative Sicure”, come le
chiamano i funzionari statunitensi, saranno nella metà orientale di
Gaza, dietro la linea gialla, che è una linea di demarcazione non fisica
che separa le forze di occupazione israeliane da alcune aree di Gaza,
mantenendo al contempo il controllo di circa il 50% dell’enclave.
I funzionari statunitensi affermano che in queste aree ci saranno
maggiore sicurezza, opportunità di
Migliaia di studenti tedeschi si preparano allo Schulstreik, lo sciopero studentesco organizzato per venerdì, in parallelo al voto del Bundestag sulla nuova legge che reintroduce il servizio militare. Manifestazioni sono attese a Berlino, Potsdam, Cottbus e in numerose altre città del Paese.
Nel mirino dei giovani c’è il piano del governo guidato dal cancelliere Merz, sostenuto anche dal ministro della Difesa della Spd, che prevede un servizio militare formalmente volontario ma destinato a diventare obbligatorio tramite sorteggio qualora non fosse raggiunta la quota minima annuale di reclute, applicabile a tutti i nati dopo il 2008.
«Nessuno ci parla. Nessuno ci chiede cosa vogliamo. Nessuno vuole sapere cosa pensiamo», denunciano gli studenti. «Si tratta esattamente della nostra vita; siamo noi a essere investiti da questa coscrizione militare».
Il tema della reintroduzione del servizio militare non riguarda solo la Germania. La Francia ha già scelto la via del riarmo
In occasione dello sciopero generale, delle manifestazioni centrate sulla Palestina che si sono tenute nella giornata del 28 in diverse città italiane, a Torino un centinaio di studenti
dell'area del Collettivo Universitario Autonomo ha sviluppato un'azione di denuncia attiva del ruolo che sta svolgendo la stampa borghese nel caso di Torino nella criminalizzazione dell'imam Shahin, arrestato,
rinchiuso in un Cpr e minacciato di espulsione. Essa segue la campagna di criminalizzazione di tanti che sono scesi in piazza a sostegno e solidali con la Palestina e, in particolare, di tutta l'area molto vasta di collettivi
e organizzazioni che ha manifestato a Torino verso le quali, in occasioni di diverse iniziative, sono state fatte operazioni di cariche, di repressione e poi di denunce, arresti e altri provvedimenti.
In questa manifestazione che aveva al centro, dopo tutto, la questione della Palestina e, a Torino, la questione della repressione che ha colpito l'imam Shahin, non si poteva non protestare
sotto la sede de la Stampa, e il tipo di iniziativa che è stata scelta di fare aveva - ed ha - lo scopo di lanciare un monito, come giustamente è stato detto, verso la stampa che deve fare una corretta
informazione anche per la
Nella giornata di venerdì 28 nov., durante lo sciopero generale, un centinaio di manifestanti hanno fatto irruzione nella sede de “La Stampa”, giornale di Torino, al grido di “Free Palestine” denunciando in modo concreto mediante scritte con vernice spray, letame lanciato contro i cancelli, la complicità dei giornalisti in riferimento sia al genocidio in corso in Palestina e in riferimento all'arresto in CPR di Mohammed Said.
Rispetto a questo episodio la relatrice delle Nazioni unite, Francesca Albanese, ha commentato il fatto condannando l'aggressione e aggiungendo che questo evento “sia un monito per i giornalisti”.
Questa frase ha generato un'indignazione collettiva, un’insurrezione generale contro la relatrice delle Nazioni Unite, una serie di insulti nei suoi confronti considerata una fondamentalista, una istigatrice a delinquere ed un linciaggio senza uguali, che parte da lontano nel senso che già da due anni la stessa subisce insulti, aggressioni verbali, minimizzazione e screditamento dei contenuti che lei porta avanti; ma il fango e lo squallore disgustoso che si sta alimentando dopo questa frase da parte di pennivendoli al soldo di colonialisti e sionisti che oggi continuano a non raccontare che a Gaza non c'è alcuna tregua, non c’è alcuna pace, è veramente riprovevole.
Qualche giorno fa prima di questo episodio specifico Francesca Albanese era stata accusata di essere una strega dedita ai sortilegi. Ovviamente nessuna meraviglia di fronte a questo tipo di insulto perché