sabato 1 ottobre 2011
pc 1 ottobre - l'assemblea di roma - tanti partecipanti ma domina alla fine il pensiero unico riformista
oggi movimentisti, domani elettoralisti
E' la strada niente affatto nuova la cui fine è nota
proletari comunisti
1 ottobre 2011
dal sito di liberazione
Nasce il movimento "No debito"
Una grande assemblea, quella tenutasi al teatro Ambra Jovinelli di Roma oggi. Oltre 800 partecipanti, con 25 interventi provenienti da associazioni, sindacati, comitati, organizzazioni della sinistra, intellettuali. Parola d'ordine centrale, "Noi il debito non lo paghiamo" che diventerà il collante di questo "spazio politico pubblico" come lo ha definito Giorgio Cremaschi aprendo i lavori a partire dalla manifestazione del 15 ottobre, quando questo schieramento sfilerà dietro uno striscione unitario con questa parola d'ordine. Ma il dibattito ha chiesto di più della semplice manifestazione: costruzione di comitati, capacità di interlocuzione sociale di massa, centralità dei giovani e soprattutto il rifiuto dell'assemblaggio di forze politiche e sindacali residuate di una fase precedente. La verifica del
percorso in una nuova assemblea da costruire per dicembre. Paolo Ferrero, intervenuto tra gli ultimi, ha annunciato che Rifondazione comunista ci sta in questo movimento e ne rispetta l'autonomia e l'indipendenza dagli schieramenti politici, «perché un errore si può fare una volta ma non due», ha spiegato con riferimento alla svolta politicista che portò il Prc nell'Unione.
Quello che il segretario del Prc intravede nella sala affollata è lo stato nascente di uno spazio «che manca»e che ha un compito duplice: «Spiegare la crisi, fornire una critica dell'economia politica, e intrecciarsi con le lotte ché, altrimenti, rischiano di restare difensive».
L'assemblea ha avuto un'introduzione d'onore con la video intervista a Andrea Camilleri che si è pronunciato per l'illegittimità del debito e contro un mercato liberista "che assomiglia troppo a una grande Parmalat".
Importante anche l'intervento di Alex Zanotelli, sia pure letto da un esponente del movimento pacifista e non violento del padre missionario.
Cremaschi, nella sua relazione introduttiva, ha posto l'attenzione sulla lettera della Bce con cui è stata chiesta una manovra durissima al governo italiano. "Due privati cittadini, Trichet e Draghi, - ha detto - scrivono al presidente del Consiglio con arroganza. Si sarebbe dovuto aprire un dibattito politico, anche da parte dei "narratori". Invece, silenzio totale", Da qui, la traccia del dibattito dell'assemblea: costruire uno schieramento, "un movimento politico e sociale" autonomo dagli schieramenti politici, distinto dal governo e dalle opposizioni, in grado di capire la pericolosità di Berlusconi ma anche dei diktat della Bce. "Perché prima della Bce c'era Marchionne" ha detto Cremaschi, invitando a respingere l'appello alla coesione nazionale di Giorgio Napolitano.
Da qui la centralità della piattaforma con cui questo "spazio pubblico" si presenterà sulla scena politica: il no al debito, la riduzione drastica delle spese militari, il rifiuto degli accordi della concertazione (28 giugno) e il no alla precarizzazione del lavoro, la difesa dei beni comuni (a partire dal no alla Tav), la democrazia con la parità dei diritti per i migranti e la libertà di informazione. Saranno questi gli ingredienti di una mozione conclusiva votata a stragrande maggioranza dall'assemblea. In cui spunta anche la richiesta di un referendum sull'Europa. "Costruiamo un progetto politico, ha detto ancora Cremaschi, ma non un cartello elettorale". Tra gli interventi "sociali" quello di Paolo Divetta, di Roma Bene Comune, che ha chiesto di "non fare la somma ma la differenza" e di far vivere i contenuti di questa iniziativa nel conflitto a partire dal 15 ottobre.
pc 1 ottobre - oggi corteo antifascista a Ostia
(P.zza della stazione vecchia - Treno Roma/Lido fermata Ostia Centro)
In questo periodo di crisi economica è facile il ritorno alla barbarie.
Basta vedere semplicemente il dato della precarietà giovanile e della
disoccupazione. La cultura dello scontro tra poveri e dell'odio per il
diverso attecchiscono proprio in quelle periferie dove il disagio si
manifesta in maniera più intensa. I fascisti del terzo millennio,
autodefinizione di Casapound Italia, usano la cultura dell' "odia gli
stupidi" per attaccare il diverso, dal migrante allo studente del liceo,
colpevole di rifiutare il nuovo fascismo. Noi siamo contrari allo scontro
tra le persone che vivono le stesse difficoltà e siamo convinti che
nessun quartiere deve dare spazio a questi linguaggi. Siamo convinti anche
di un cosa: la vera cultura di Casapound è violenza, razzismo e paura.
Aprirà sabato 1 Ottobre il circolo culturale "Idrovolante", sito in via
Costanzo Casana 238, nato su iniziativa delle associazioni Aeglos,
CasaPound Italia, ErgonItalia ed Insieme per Roma. Un operazione politica
che dietro la parola cultura nasconde in realtà una birreria per fascisti
del terzo millennio e nostalgici degli anni di piombo, quegli stessi
fascisti che hanno tolto la vita a Walter Rossi, Valerio Verbano ed a
tanti altri. Angelo Battaglia, portavoce del circolo e dell’associazione
Aeglos, ha scelto di arruolare per questa operazione i camerati di Luca
Marsella, gli stessi individui che hanno messo le mani addosso agli
studenti del liceo Anco Marzio. Ma l'elenco è lungo.
Non dimentichiamo infatti gli attacchi ad un vero luogo di cultura quale
il Teatro del Lido. Non dimentichiamo le vergognose scritte sui muri, le
offese alla memoria di Valerio Verbano e le tante intimidazioni e
aggressioni che ormai da tempo si registrano sul litorale romano. Non
dimentichiamo i loro infantili tentativi di passare per vittime, né
tantomeno la delirante dichiarazione “in 3 contro 70 persone armate e
siamo ancora in piedi, ci vuole ben altro per fermarci”. Ma soprattutto
non dimentichiamo il clima di odio che hanno voluto portare e imprimere
nel nostro quartiere. Oggi, ma come sempre, abbiamo intenzione di dare una
risposta chiara ed inequivocabile a questa ennesima manovra politica: noi
non abbiamo paura, fuori il fascismo dai nostri quartieri.
Il 1 Ottobre scenderemo per le strade di Ostia e daremo vita ad un corteo
cittadino. Sarà una giornata di comunicazione con il quartiere per
raccontare che la vera cultura non lascia spazio al fascismo. Da Piazza
della Stazione Vecchia fino al Teatro del Lido, luogo simbolo della
cultura, per dimostrare che la risposta alla crisi può e non deve essere
la barbarie. Un corteo pacifico che darà una risposta politica a chi vuole
dare uno spazio ha Casapound Ostia.
Il sindaco Alemanno e il presidente del municipio Giacomo Vizzani, lo
stesso che stringendo la mano a Gianluca Iannone ha legittimato le azioni
dei suoi squadristi, hanno visto respingere per tre volte dal territorio
del tredicesimo municipio i tentativi d'occupazione fatti da Casapound
Ostia. Il fatto che hanno deciso di pagare l'affitto insieme ad altre tre
associazioni non cambia la sostanza del problema. Chiediamo ad Angelo
battaglia se vale effettivamente la pena assumersi la responsabilità
politica di tenere dentro il suo spazio i ragazzi di Luca Marsella. Fino a
quel momento per noi è un luogo di violenza. Nessuno spazio a Casapound
Ostia.
Ostia Antifascista
Adesioni al corteo: A.N.P.I., Coordinamento Antifascista XIII, Collettivo
l'Officina, Studenti Autorganizzati Roma, Collettivo Autorganizzato Anco
Marzio, Collettivo Autorganizzato Virgilio, Collettivo Labriola, Partito
Democratico (Roma), Giovani Democratici, Pd Ostia Centro, Pd Ostia Nuova,
A.T.O.M., Zk Squatt, Ateneo Occupato, Rifondazione Comunista Ostia,
Rifondazione Comunista Acilia, Cobas ASL Roma D, Giovani Comunisti Roma,
Comitato per la riapertura del Teatro del Lido, Fiumicino Resiste,
Generazione P., Spazio sociale Ex 51, Collettivo Fuori Legge (Giur. Roma
Tre), Collettivo Autorganizzato Giurisprudenza (Sapienza), Associazione
Culturale "Lotta Continua", Collettivo Controcorrente Palestrina,
Riprendiamoci le Spiagge, Horus Project, CSOA Macchia Rossa, Collettivo
Militant, Cgil Scuola Roma-Ovest, Sinista & Libertà tredicesimo municipio,
Coordinamento lotta per la casa, Roma Bene Comune.
pc 1 ottobre - intervista a Ilham Elhasnouni compagna marocchina arrestata e poi liberata - info per il meeting internazionalista di Parigi
RF: Ilham, qual è il motivo per cui sei stata messa in prigione?
Il mio arresto è dovuto agli eventi del 14 e 15 maggio 2008 che rappresenta la rivolta che ha portato il movimento studentesco sulla scena della lotta di classe in Marocco. Allora, gli studenti avevano posto alcune delle loro richieste giuste e legittime. Il rifiuto di una disposizione che autorizzava l'espulsione dei militanti dell'Unione Nazionale degli Studenti del Marocco, e in particolare i membri della Via Democratica di Base era in prima linea in queste rivendicazioni.
Dal momento che il regime aveva usato tutte le sue carte, tra cui arresti politici e la repressione fisica diretta per reprimere la lotta del movimento studentesco, ha poi utilizzato il nuovo metodo di espulsione.
In c! onseguenza gli studenti hanno condotto varie battaglie che hanno raggiungo il punto culminante nella rivolta del 14 e 15 maggio. La rivolta ha visto arresti in massa tra i militanti e gli studenti, tra i quali il regime ne avrebbe mantenuto undici, un gruppo che è poi stato conosciuto come il "gruppo Zahra'Bodkour", dal nome di un compagno fermato durante questi eventi.
Dieci compagni hanno scontato pene di 2-3 anni di prigione, mentre il compagno Morad Elchuini rimane in carcere dove sta scontando una condanna di quattro anni.
Inoltre, molti mandati di arresto sono stati emessi contro i militanti che avevano partecipato alla rivolta, io ero una di questi, e il 12 Ottobre 2010, sono stata arrestata nella casa della mia famiglia.
RF: Come ti hanno trattata, sei stata torturata o insultata?
Con i suoi attacchi ripetuti contro i militanti, il regime mira a spezzare la loro volontà e la loro determinazione con i suoi metodi repressivi compreso l'uso della violenza verbale, insulti, umiliazioni, abusi fisici e bastonate. I cinque giorni al commissariato di polizia sono passati come se fossi in un altro mondo, un mondo pieno di criminali e assassini che hanno perso il loro senso di umanità. Sono stata trattata come se fossi per loro un bersaglio facile attraverso il quale mostrare la loro brutalità, il loro sadismo e tutte le loro malattie psicopatiche.
Tuttavia, i nostri principi e le nostre convinzioni restano la nostra arma migliore nello scontro, ci rafforzano e ci fanno coraggiosi davanti ai nostri carnefici che trovano i nostri sguardi così dolorosi come se fossero pallottole bruciati che fanno male, spingendoli a scatenare il pestaggio e l'aggre! ssione come un'interpretazione della loro rabbia, una rabbia che intendo come risposta alle parole che continuiamo a dire, parole che rispecchiano il nostro impegno nella linea di massa, la linea del nostro popolo impoverito.
RF: Qual è stata l'importanza della lotta del tuo popolo e della solidarietà internazionale per la vostra libertà?
I regimi reazionari tentano sempre di dissimulare gli arresti politici. Ecco perché cercano di fabbricare facili accuse contro gli attivisti. Tuttavia, ciò che fa la differenza è quando le masse si aggrappano ai loro militanti, costringendo i regimi a riconoscere il vero contesto di questi arresti.
La lotta del popolo marocchino e tutti i movimenti e le organizza! zioni internazionali che mi hanno sostenuta quando era in carcere è stata estremamente importante, e ha avuto una forte eco nel mostrare pubblicamente il mio caso e quello di tutti i prigionieri politici. Ha anche avuto un peso importante nella sfera politica, mentre il regime pensava di fare di Ilham una criminale comune, il popolo marocchino rifiutò e disse: "Questa è la nostra figlia, tutto ciò che voleva era una educazione democratica, laica, popolare e unitaria". Pertanto, tutti i movimenti e le organizzazioni internazionali hanno espresso il loro sostegno al nostro popolo, qualcosa per cui io saluto tutti profondamente, perché hanno coraggiosamente approcciato la nostra causa, e hanno combattuto per essa.
RF: Parlaci del tuo obiettivo, il vero socialismo e la lotta per realizzarlo in Marocco.
La linea politica cui aderisco è il marxismo-leninismo-maoismo e quindi il mio obiettivo è quello di costruire la nuova democrazia e portare a compimento i compiti democratici nazionali popolari attraverso la strategia della guerra popolare di lunga durata. Questo ci richiede, come attivisti, di essere presenti tra le masse per organizzarle, mobilitarle e educarle per raggiungere l'aumento quantitativo delle loro file, soprattutto mentre sono testimoni diun'ondata di proteste di massa in cui la loro coscienza si è mescolata con il grande ruolo svolto dal Movimento del 20 febbraio, un movimento che contribuisce a preparare le masse a protestare e ad unirsi.
da 'Red Flag' - GIORNALE dell'MLPD (partito marxista-leninista della Germania)
pc 1 ottobre - da red block palermo - contro il rettore Lagalla
Lungi dalla retorica circa la vicinanza e il servizio per i cittadini, le istituzioni si dimostrano ancora una volta per quello che sono: strumenti contro i lavoratori, i giovani e gli studenti.
Dopo quasi 3 decenni di abbandono dell’ Ex Consorzio Agrario e trasformazione illegale di esso in discarica abusiva da parte delle istituzioni universitarie, giovani studenti medi e universitari decidono di occuparlo con il progetto di crearvi uno
studentato autogestito dagli studenti stessi.
Nell’intenzione degli occupanti tale progetto era finalizzato a dare delle risposte immediate agli studenti. Ormai lo stato
dell’istruzione italiana è davanti gli occhi di tutti, riforma dopo riforma il cosiddetto “diritto allo studio” è diventato una
chimera: da un lato studiare diventa un vero e proprio privilegio tra aumenti di rette universitarie, l’invenzione dei test di accesso alla modica cifra di 50 euro cadauno, dall’altro i servizi verso gli
studenti diminuiscono progressivamente anno dopo anno sia
quantitativamente che qualitativamente: meno mense, meno alloggi, servizi appaltati a ditte esterne private con aumento dei costi sempre a carico di
studenti e studentesse.
A fronte di questa situazione catastrofica il primo pensiero del Rettore dell’Università di Palermo e prossimo probabile candidato a sindaco nelle fila del PDL Roberto Lagalla è quello di sguinzagliare contro i propri studenti i sempre più odiati celerini e servi della digos per lo sgombero dello stabile lo scorso agosto.
Quest’operazione puzza di campagna elettorale, sotto la retorica della “legalità” si vuole lanciare un segnale alle lobby della città che sotto
l’eventuale mandato a sindaco dell’attuale rettore sarà governata la città
all’insegna dell’ordine e della disciplina, il decoro come lo chiamano loro sarà
garantito. Quale legalità e quale decoro? Quello della classe dirigente cittadina affarista e mafiosa legata a doppio filo con il governo Berlusconi.
Per questa mossa repressiva e fascista e secondariamente per la carica istituzionale che necessita di
imparzialità politica non più garantita dopo aver espresso apertamente i progetti futuri riguardanti la
propria carriera politica, il rettore deve dimettersi come già giustamente richiesto dagli studenti di vari
collettivi universitari.
Esprimiamo la massima solidarietà ai compagni di Anomalia che lottano contro lo sgombero in particolare ai 20 studenti e studentesse che hanno passato la terza notte sul tetto dello stabile in segno di protesta senza cedere neanche davanti alle intimidazioni da parte della questura che ha inviato ai suddetti studenti un’ingiunzione a presentarsi in questura per la
notifica di disparate denuncie con
l’evidente intenzione di costringerli a scendere dal tetto.
Con mosse del genere si palesa quanto il “re è nudo”, di fronte a proteste simboliche ma incisive non riuscendo con la forza si prova con l’intimidazione.
Dal G8 di Genova del 2001 la borghesia imperialista italiana ricorre sistematicamente all’uso dello stato di polizia per “risolvere” i “problemi” rappresentati dai soggetti sociali che lottano contro l’attacco frontale e sfrenato ai diritti conquistati prima dalla resistenza partigiana e in seguito dal grande ciclo di lotte degli anni ’60 e ’70. Questo processo a tappe forzate sta portando alla costruzione di un regime di moderno fascismo.
Contro tutto ciò non basta la denuncia ma occorre organizzarsi e controattaccare per respingere ogni tentativo di strapparci quei pochi diritti rimasti e riprenderci tutto, in tal senso la frammentazione sul fronte della repressione da parte del
movimento in primis e delle lotte è un danno verso chi è colpito dalla repressione e chi lotta in particolare lo è verso i proletari e il popolo che subiscono queste politiche in generale. A nostro avviso non è sufficiente lottare contro episodi repressivi quando questi avvengono neanche in un logica di politica difensiva, invece è necessario costruire un organismo permanente a livello nazionale di lotta e coordinamento contro la repressione tra le forze rivoluzionarie e i soggetti colpiti da essa per rispondere con più forza ed efficacia e limitarne i danni. Così come a livello locale ribadiamo la necessità di un coordinamento contro la repressione.
Via il “magnifico” sceriffo Lagalla!
Contro la repressione rispondere colpo su colpo!
Contro lo stato di polizia e il moderno fascismo che avanza, lotta di classe e organizzazione!
Pubblicato da RED BLOCK a 09:37
pc 1 ottobre - corteo studentesco a milano il 7 ottobre
L’autunno è alle porte e gli atenei cominciano pian piano a ripopolarsi.Si apre quest’anno l’università riformata,un’università dequalificata e depotenziata,prima vittima della crisi finanziaria, dove le risorse necessarie sono state tagliate per far quadrare i bilanci e pagare i debiti del sistema baronale, dove dipartimenti e corsi di laurea sono stati cancellati perchè non funzionali al mercato, dove la precarietà è l’unico orizzonte di vita ( a cominciare da stage e tirocini non retribuiti), dove l’idea stessa di una istruzione che formi menti critiche è stata sepolta.
Gli Stati si stanno avvitando attorno al debito, per aver tentato di salvare le banche ed il sistema finanziario globale: la politica cede il passo alle borse, alle agenzie di rating, agli organismi di credito, alla governance economica mondiale. Scelte e tagli allo stato sociale, specie in Europa, vengono dunque decisi da coloro che questa crisi l’hanno creata e che adesso vogliono scaricarla, con le politiche di austerity, addosso a milioni di persone: dalla Grecia all’Islanda, dalla Spagna all’Italia.Nel frattempo il nostro governo continua, a colpi di decreti e leggine, ad affossare sempre piu’ il nostro Belpaese.Un esempio e’ l’articolo 8 della manovra appena varata che altro non è che la trasformazione in legge del modello Marchionne, il che significa ulteriore precarizzazione del lavoro.
Precarizzazione che riguarda direttamente il mondo lavorativo, fatto di contratti atipici e rimborsi spese, ma indirettamente tutto il sistema di welfare.
Precarizzazione che viene spronata da questa universita’ che si fa promotrice di stage ed esperienze lavorative gratuite, anticamera di cio che accadra’ dopo la laurea, preparando noi student* universitar* ad un futuro lavorativo senza diritti e con sempre più incertezze.
Un’università pubblica che ci appare ora definanziata, impoverita e in preda ai privati, non più quindi un laboratorio accessibile a tutti ma una mera macchina per far soldi, un’universita’ dove le conoscenze omologate soppianteranno definitivamente il sapere critico e dove la cultura libera verra’ distrutta.
NOI NON CI STIAMO:DIRITTI E REDDITO PER TUTTI DENTRO E FUORI L’UNIVERSITA’.
VENERDI 7 OTTOBRE CORTEO STUDENTESCO
Concentramento Universitario@Via Festa del perdono ore 8.30
IL NOSTRO FUTURO E’ IN GIOCO.NON LASCIAMOLI GIOCARE DA SOLI!
VI METTEREMO IN CRISI!
Lab.OUT Milano
LABORATORIO IN MOVIMENTO
pc 1 ottobre - Appello x Manifestazione Nazionale NO F-35 a Novara 05 Novembre - proletari comunisti aderisce
NO AGLI F-35
L'acquisto e l'assemblaggio di cacciabombardieri F-35 nello stabilimento che
Lockheed Martin ed Alenia stanno facendo costruire all'interno
dell'aeroporto militare di Cameri, a pochi chilometri da Novara,
costituiscono l'ennesimo spreco di soldi pubblici.
La ditta vicentina Maltauro, che ha vinto l'appalto per la costruzione dei
capannoni dall'inizio del 2011, ha cominciato i lavori.
Mentre si tagliano spese sociali, sanità, pensioni, scuola, ecc., si
spendono venti miliardi di euro per produrre strumenti di morte e
distruzione (131 sono i cacciabombardieri che saranno acquistati
dall'Italia).
Scarse saranno le ricadute occupazionali sul territorio; al contrario
queste risorse saranno sottratte ad altre attività socialmente utili che
creerebbero posti di lavoro e benefici sociali (energie pulite e
rinnovabili, servizi sociali, istruzione, ricerca, cultura, difesa del
territorio, ecc.).
Inderogabili ragioni morali contrarie alla guerra e a tutte le fabbriche di
armi, unite alla pesante crisi economica, che viene fatta pagare ai
cittadini (soprattutto ai ceti sociali più deboli) e tocca le tasche e la
vita di tutti, ci costringono a prendere una posizione chiara e decisa.
Per questo continuiamo un percorso di decisa critica pubblica al progetto e
proponiamo una Manifestazione di carattere nazionale da tenersi a Novara
nella giornata di sabato 5 novembre 2011.
Chiediamo l'apporto plurale di diverse realtà che concordino nel
contrastare la costruzione e l'acquisto dei cacciabombardieri F-35 (ed il
relativo spreco di almeno venti miliardi dei nostri soldi) e rivolgiamo un
appello a tutte/i ad aderire e partecipare.
MOVIMENTO NO F-35 NOVARA
Per adesioni: info@noeffe35.org > http://www.noeffe35.org
pc 1 ottobre - Milano..nessuno spazio a Forza nuova -- proletari comunisti aderisce
Milano: il 29 ottobre nessuno spazio a Forza Nuova
No al corteo, no al concerto dei razzisti ungheresi
È preannunciata per sabato 29 ottobre, una manifestazione a carattere nazionale di Forza Nuova contro "banche e usura". Due gli appuntamenti: uno a Roma e l'altro Milano. Un'ennesima provocazione, volutamente indetta a ridosso della ricorrenza della Marcia su Roma.
L'iniziativa di Forza Nuova, dopo un corteo per le strade cittadine, dovrebbe concludersi a sera con un concerto al Presidio di piazza Aspromonte, presente il gruppo ungherese Romantikus eroszak, letteralmente Violenza romantica, presentati come “la band di riferimento della scena nazionalista ungherese”, ovvero di chi, sul piano politico, ruota attorno al partito di estrema destra Jobbik (estimatore delle Croci frecciate, collaborazioniste dei nazisti durante l’occupazione tedesca), che in
quel Paese, già al centro a livello europeo di forti preoccupazioni per le sorti della democrazia e per il rispetto dei diritti civili, si sta distinguendo per la costituzione di strutture paramilitari, la persecuzione di Rom e gay, l'ostilità nei confronti degli ebrei. I video di questo stesso gruppo, facilmente reperibili in rete, inneggianti anche agli ultras filofascisti del Ferencvaros, una delle squadre di calcio della città di Budapest, trasudano non a caso di violenza estrema.
Già il 22 maggio 2010 Forza Nuova indisse a Milano, sempre sullo stesso tema, un corteo nazionale con la presenza proprio di una delegazione di Jobbik, poi trasformato dal Prefetto in un comizio, in cui si tentò anche di forzare i cordoni della polizia.
Nel fare appello alla Milano antifascista affinché non venga concesso alcuno spazio a Forza Nuova e a concerti di stampo razzista, non può non essere ricordato come l'intero gruppo dirigente di Forza Nuova di Milano sia attualmente sotto inchiesta da parte della magistratura per i reati di «lesioni, violenza privata aggravata, porto di strumenti atti ad offendere e danneggiamento», con l'ipotesi di
«incriminazione per associazione per delinquere».
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pc 1 ottobre - discussioni e prese di posizioni sul 15 ottobre
Trasformiamo l’indignazione in conflitto
Verso il 15 ottobre costruiamo piazze antagoniste
Il terzo anno dall’inizio della prima grande crisi strutturale del nuovo millennio si chiude, in Italia, con l’approvazione di una manovra governativa che aggredisce le condizioni di vita del neoproletariato, erode quanto rimane dello stato sociale, stravolge il quadro normativo della contrattazione del lavoro. Siamo di fronte alla versione italiana di una strategia dominante, in particolare in Europa, che ha visto in forme diverse il Capitale ricercare una via d’uscita dalla crisi comprimendo salari e diritti e praticando una precarizzazione totale di ogni forma di rapporto di lavoro e di rapporto sociale.
L’agire in una dimensione pienamente politica della Banca Centrale Europea, la sua capacità di imporre le scelte di politica economica nell’area dell’euro, segna un ulteriore passaggio verso il declino della sovranità dello stato nazionale.
Lo scenario della crisi ha però subito una mutazione per noi importante portando in scena nuove soggettività sociali capaci, sia pure in modo ancora embrionale e contraddittorio, di incrinare quel quadro di apparente pacificazione, di supposta “fine della storia”.
Realtà del Nord Africa, del Sud America, dell’Europa sono state percorse nell’ultimo anno da un’ondata d’insorgenze sociali differenziate dal punto di vista del tipo di rivendicazioni, della radicalità, dell’estensione temporale e quantitativa e della composizione sociale. Sono movimenti che assumono particolare rilevanza dal momento che si coniugano con la crisi economico-finanziaria, si esprimono su scala globale e si muovono totalmente al di fuori delle rappresentanze politico-partitiche tradizionali. Estranei agli stessi partiti storici della “sinistra” e in non pochi casi anche ai sindacati eredi dell’esperienza del movimento operaio del Novecento. Il non sentirsi rappresentati da alcuna forza politica è una costante che attraversa i movimenti di questi ultimi tre anni, dall’Onda italiana ai movimenti israeliani passando per gli indignados spagnoli.
La lettura che viene fatta di quest’ondata globale tende ad accomunare, da sponde e con contenuti opposti, il sistema mediatico e settori consistenti delle forze antisistemiche in una visione che tendenzialmente riduce la complessità di questi fenomeni all’omogeneità. Sono interpretazioni che appiattendo le diversità ci esentano dall’analisi e dalla valutazione, dalla necessità di individuare le tendenze più incisive dei processi sociali che vanno messe in luce, potenziate e generalizzate.
Sono sicuramente evidenti i limiti di prospettiva dei recenti movimenti, le loro carenze dal punto di vista della critica radicale al sistema, la costruzione di un immaginario in cui è quasi del tutto assente l’idea della necessità del superamento degli attuali rapporti sociali, della costruzione di una cooperazione sociale nuova, di un diverso “comune”.
Sarebbe però miope non comprendere come quest’“onda indignata” sia l’apparizione aurorale di un grande sommovimento sociale che esprime il lato soggettivo della crisi di egemonia del Capitale nella sua forma liberista. Nello stesso tempo non si può sottovalutare l’elemento dell’estraneità a tutte le forme di rappresentanza liberal-borghese e tradizionale. Queste due componenti dei nuovi movimenti ci sembrano segnali di trasformazioni nella soggettività neoproletaria prodotte dalla lunga “crisi della rappresentanza” e dalle martellanti politiche economiche neoliberiste. Sono insorgenze che indicano l’emergere della percezione della possibilità di produrre cambiamenti sociali, si tratta quantomeno di un’apertura verso possibili conflitti radicali. Una percezione già in grado di attivare movimenti di massa significativi che magari non sempre sanno mirare ai meccanismi di produzione e riproduzione sociale, d’altra parte si sa che i movimenti cucinano con gli ingredienti che i tempi mettono a loro disposizione.
Sono segnali sufficienti per consentirci di uscire da trent’anni di minoritarismo, sono quel “movimento reale” dentro cui è possibile stare ed operare perché possa diventare “un movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”.
La scadenza di lotta globale del 15 ottobre è un’opportunità importante che deve essere colta ed affrontata con l’unico approccio efficace che è quello della costruzione della giornata, della pratica di conflitti in tutte quelle realtà e quegli spazi in cui c’è lotta per il salario, per il reddito, i bisogni sociali, la difesa dei beni comuni, facendo maturare processi di aggregazione che sappiano dare sostanza a quelle che saranno le iniziative del 15 ottobre.
Sarebbero perdenti le ripetizioni, tipiche del decennio passato, dello scadenzialismo sia nella versione “passeggiata” sia nella versione dello scontro spettacolare, sarebbero forme oramai scontate e attese dalla controparte e dal sistema mediatico e che nulla sedimentano.
Il 15 ottobre può diventare una preziosa opportunità purché assuma i connotati adeguati ai bisogni dello scontro in atto e si ponga in una scala quantomeno europea perché lo spazio europeo è il nostro orizzonte, è il terreno del conflitto che ci viene imposto.
Il problema che abbiamo di fronte è squisitamente politico e si dispiega attorno ai nodi di sempre: i bisogni antagonisti, l’autonomia e l’indipendenza di classe, la ri/composizione del soggetto, l’organizzazione e la forza
Verso il 15 ottobre."Solleviamoci!?"
Discussione animata e difficile sul percorso del corteo del 15 ottobre. Ma
alla fine si è trovata la "quadra". Persistono divergenze sul segnale
politico che deve mandare la manifestazione italiana. Il 15 ottobre sarà una
giornata di mobilitazione internazionale contro la crisi e il massacro
sociale scatenato dalle istituzioni finanziarie europee e dal governo unico
delle banche.
L'ennesima riunione preparatoria per la giornata europea di mobilitazione
del 15 ottobre, ha visto le molte componenti del coordinamento nato ad hoc,
cercare in tutti in modi di trovare "la quadra". Un risultato che dopo
l'ultima riunione e all'inizio di quella di ieri non appariva affatto
scontato.
La discussione - ad un osservatore esterno - poteva sembrare meramente
"tecnica" cioè il percorso del corteo, lo striscione di apertura, la
conclusione. In realtà indicava e indica divaricazioni politiche sul segnale
che la manifestazione nazionale del 15 ottobre deve mandare sia a chi
scenderà in piazza sia ai responsabili del massacro sociale che in tutta
Europa ed anche Italia si sta abbattendo su lavoratori, giovani,
pensionati,migranti.
La discussione dei due gruppi di lavoro (manifestazione, comunicazione) è
iniziata dopo le 11.00 ed è riuscita a concludersi solo a ridosso
dell'inizio della riunione plenaria dopo un lungo botta e riposta e numerosi
interventi che hanno talvolta allontanato la possibilità di giungere ad un
appuntamento unitario e condiviso. Lo spettro di due manifestazioni si è
affacciato neanche troppo velatamente in alcuni interventi. Il
rappresentante dell'Usb è andato alla carica senza troppi preamboli mettendo
in discussione che il corteo dovesse accuratamente evitare di transitare per
il centro della capitale e si dirigesse verso piazza San Giovanni secondo i
canoni della manifestazioni di massa ma un po' liturgiche. La proposta
avanzata dall'Usb era che si concludesse invece nella centrale piazza del
Popolo a ridosso dei palazzi del potere e annunciasse pubblicamente che la
manifestazione non si concludeva la sera del 15 ottobre con un tradizionale
comizio. "A New York manifestano sotto la Borsa di Wall Street mica a
Central Park, in Grecia stanno in piazza Syntagma davanti al Parlamento" ha
specificato. Insomma una manifestazione di lotta e non di rappresentazione
che trova il suo punto di forza solo nel numero dei partecipanti.
Di avviso contrario alla proposta dell'Usb altre componenti del
coordinamento (Action,Uniti contro la crisi, Cobas, Arci, Fiom, Uds) e
consenso invece da parte di altre componenti come le reti dello Sciopero
Precario, la rete Roma Bene Comune, Atenei in rivolta, la Rete dei
Comunisti, che hanno insistito molto sul fatto che il passaggio del centro
"politico ed economico" della capitale funzioni anche come avviso di
garanzia - in qualche modo anche minaccioso - verso le misure antipopolari
decise dal governo e dalle istituzioni europee, un nemico che alcuni
definiscono ormai come il "governo unico delle banche" (con chiare allusioni
al governo che sostituirà quello Berlusconi per fare una identica politica
antipopolare). La discussione si è incastrata e contrapposta per parecchio
tempo ed è sembrato a un certo punto che la rottura fosse inevitabile. Un
paio di interventi hanno infine cercato di raccogliere tutte le osservazioni
in campo e indicato la quadra possibile: il percorso del corteo verrà
allungato e chiederà di transitare per il centro prima di arrivare a Piazza
San Giovanni, arrivare ma non concludersi. Un concetto questo che è stato
ribadito da diversi interventi preoccupati che la manifestazione del 15
ottobre si riduca ad una tradizionale manifestazione di massa ma privata di
ogni conflittualita contro il massacro sociale approntato dai poteri forti
in Europa e in Italia.
Anche sullo striscione di apertura la discussione non è stata semplicissima.
Il momento francamente più paradossale è stato quando si è inceppata sulla
condivisione dello slogan ormai europeo lanciato dai movimenti greci "People
of Europe rise up!" ma non sulla sua traduzione in italiano che significa
testualmente "Popoli europei solleviamoci!". L'idea della sollevazione è
apparsa forse un pò troppo inquietante che si volevano sostituire con un più
rassicurante "Cambiare l'Italia, cambiare l'Europa", uno slogan che
obiettivamente sarebbe metabolizzabile anche da Bersani e Bonanni.
La discussione si è conclusa con l'approvazione dello striscione d'apertura
coerente in inglese e in italiano con l'indicazione apparsa sul Partenone
"People of Europe rise up! Popoli europei solleviamoci!". La testa del
corteo sarà unitaria e rappresentativa di tutte le componenti del
coodinamento con l'esplicito invito a tenere alla larga bandiere di partito
e organizzazione o I leader televisiviche ammucchiano di loro le telecamere
e riducono il corteo ad uno sfondo anonimo nei contenuti.
Più difficile è stato trovare "la quadra" sulla gestione dell'arrivo della
manifestazione in piazza San Giovanni che in molti non intendono vivere come
conclusione del corteo e della mobilitazione del 15 ottobre. Molte le
proposte sul tappeto (il coordinatore della discussione ne ha elencate
almeno dieci diverse tra loro), ragione per cui il coordinamento si è
riconvocato per discueterne martedi prossimo. Nel frattempo una delegazione
andrà in Questura per discutere il percorso del corteo avendo ricevuto un
mandato esplicito sulle opzioni da indicare. Il percorso di avvicinamento al
15 ottobre è ormai avviato. C'è da augurarsi e da lavorare affinchè proceda
come auspicato da tutti gli interventi. L'aspettativa è indubbiamente in
crescita e il governo unico delle banche dovrà cominciare a tenerne conto.
Diffondi!
da: www.contropiano.org
lo slai cobas per il sindacato di classe -coordinamento nazionale
aderisce alla manifestazione nazionale del 15 ottobre ma fa appello
alla raccolta di uno spezzone classista, antagonista, rivoluzionario
dato che la piattaforma delle due aree dominanti
uniti contro la crisi e indignados-cobascobfederazzione ecc.
si muove su una piattaforma interclassista(bene comune), riformista al
servizio dei giochi elettorali della sinistra ex-parlamentare, e
sostenitrice delle solite passeggiate romane del sabato
occorre una altro fronte proletario e classista
occorre un'altra via di contrapposizione al governo berlusconi, a ogni
governo dei padroni targato PD e
alternativa a una sinistra massimalista a parole, riformista nei fatti
slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
cobasta@libero.it
venerdì 30 settembre 2011
pc 29-30 settembre - Milano- Consiglio Comunale - una corrispondenza da proletari comunisti Milano
dell’approvazione (la votazione si prevede per lunedì prossimo) del
bilancio. Il tutto preceduto da dichiarazioni e intenti che mettevano
in risalto il dissesto delle casse comunali e le “dolorose” scelte che
la giunta Pisapia sarà costretta ad operare. Convocando tutte le
categorie e presentando emendamenti, in particolare per la vendita
della Serravalle, l’assessore Tabacci ha snocciolato il quadro
catastrofico: "O vendiamo tutto entro il 31 dicembre, o il bilancio non
si sana e il Comune sarà commissariato". E cercando di giustificare le
scelte da prendere: «C’è un tentativo di personalizzare su di me la
questione del Bilancio. Ma io sto semplicemente facendo quello che devo
fare, senza nascondermi dietro un dito» e giustificando i 54milioni di
tagli previsti: «So che ci sono state scelte impopolari ma bisogna
essere sinceri coi milanesi» in riferimento, ad esempio aumento
biglietto ATM e dell’Irpef, ereditati dalle precedenti giunte: «Scelte
obbligate. Abbiamo ereditato un Bilancio che si regge su entrate
straordinarie, senza contare i vincoli del Patto di Stabilità». Con l’
intento di condividere con tutte le istanze la manovra, Tabacci ha
fatto appello a tutte «anime della città» ad un incontro pubblico per
il 14 ottobre, aperto a tutti i gruppi consiliari: «Ho scritto al
sindaco. La mia idea è un tavolo di lavoro con Assolombarda,
Assimpredil, le università, l’associazione delle banche, ma anche i
professori ingaggiati per analizzare i conti delle partecipate. Un
tavolo aperto a tutti i gruppi consiliari».
(ndr) Notiamo con
sorpresa, ma anche disgusto, che a questo incontro non siano stati
invitati i lavoratori e le loro organizzazioni, così come i comitati
per il diritto alla casa, ecc. ma ci torneremo in seguito perché
abbiamo qualche idea su questa scelta.
Anche se rispetto a questo non
invito la giunta cerca di correre ai ripari con la decisione di indire
delle assemblee pubbliche nei vari consigli di zona per spiegare qual è
la situazione in cui si è trovato, obtorto collo , Palazzo Marino.
Compito “difficile e ingrato”, se si vuole, ma necessario per non
perdere il grande consenso di questi mesi. Ma, principalmente, diciamo
noi viste le cifre dei tagli: 6,5 milioni di euro alla polizia
municipale, 4,6 milioni alla scuole secondarie superiori, 4,9 milioni
ad attività culturali e teatrali, 3 milioni in meno agli asili nido e
ai servizi per l'infanzia, 1,5 milioni in meno per le piscine comunali,
2,8 milioni alla illuminazione pubblica, 5,6 milioni a servizi per la
viabilità e circolazione stradale, 1,8 milioni ai piani Erp, 3 milioni
ai servizi di prevenzione e riabilitazione, meno 5,9 milioni servizi
sostitutivi per l'assistenza agli anziani. In pratica vengono toccati
tutti i settori.
Sicuramente non ci uniamo al coro che si è levato dai
banchi dell’opposizione, “la signora in nero” Letizia Moratti e la
“commare” Mariolina Moioli, che hanno parlato di «Macelleria sociale» e
«I 54 milioni di tagli sono frutto delle scelte sbagliate dell’attuale
Giunta. L’ultima perizia conferma infatti il valore delle azioni
Serravalle da noi inserito nel bilancio, mentre il blocco del Pgt ha
causato la perdita di 60 milioni di euro di oneri di urbanizzazione»,
visto il pulpito di provenienza, ovvero la cricca
affaristico/clientelare/paramafiosa/moderno fascista, che in combutta
con imprese e malaffare si è spartita il malloppo; ma siamo vicini al
Comitato Precari Milano (precarimilano@libero.it) che hanno denunciato
una linea e scelte non proprio trasparenti della giunta Pisapia. Sulla
vicenda è disponibile, anche, un post messo in rete da Tito Speri.
Questa denuncia che possiamo sintetizzare “amici assunti in Comune: il
vento non cambia”, riguarda alcune delibere, dal 1 luglio al 9
settembre, della giunta in merito all’assunzione di 43 figure esterne
all’organico del Comune di Milano, 9 delle quali con orario part time.,
per una spesa lorda annua di 2.2 milioni di euro (si va dai 16.420 per
il Presidente dell’Associazione “VIVERE QUINTO” -Isidoro Spirolazzi-,
ai 284.770 per l’esponente del PD milanese –Davide Corritore- nominato
Direttore Generale del Comune con delibera della Giunta). I 43 sono
così suddivisi: 37 collaboratori assunti a tempo determinato per tutto
il mandato della nuova giunta in ragione dell’art. 90 del testo unico
enti locali che prevede la possibilità, per gli enti che non presentino
bilanci dissestati, di nominare agli uffici di sindaco e assessori dei
dipendenti dell’ente o dei collaboratori esterni scelti al di fuori
delle normali procedure concorsuali per coadiuvare nelle funzioni di
indirizzo e controllo (appunto, diciamo noi, comuni non dissestati e
come dice il buon Tabacci Milano non ci sembra messa bene). Oltre a
loro la Giunta ha nominato 3 figure di tipo tecnico-politico che
insieme costeranno al bilancio 2,5 milioni di euro per i 5 anni di
mandato: Davide Corridore, l’ex radicale, passato dai verdi e approdato
al PD Maurizio Baruffi, capo di gabinetto del sindaco (189.00 mila euro
lordi all’anno) e Giovanni Confalonieri 58enne, professionista della
politica di Besana Brianza, ex Democrazia Proletaria, senatore di
Rifondazione Comunista oggi passato a SEL, nominato responsabile dei
rapporti con la città di Milano che costerà 162.108 euro l’anno.
Inoltre sono stati nominati 3 consulenti con contratto di
collaborazione coordinata e continuativa: il 24 giugno con la determina
351/2011 Rescalli Fabrizio, capo progetto del gabinetto del Sindaco che
costerà 21.750 euro lordi per 9 mesi di lavoro, e con la determina
387/2011 Dragone Marco, ex giornalista dell’agenzia ADN Kronos, che
come portavoce del Sindaco costerà alle casse di Palazzo Marino 55.000
euro per i primi 6 mesi di lavoro e il capo ufficio stampa, il 45enne
bergamasco Giovanni Nani. E proprio Corritore in un video-messaggio
aveva detto “valorizzeremo le risorse interne”, mentre venivano
deliberate queste assunzioni, durante i primi giorni di luglio, alla
posta elettronica dei dipendenti del Comune giungeva un video postato
da youtube dal Direttore Generale Corritore in cui dichiarava di voler
valorizzare le risorse interne dell’Ente, tra cui non mancano
giornalisti, fisici, avvocati, esperti in comunicazione, diritto
amministrativo spesso utilizzati in settori e ruoli che esulano dalle
loro competenze. Nonostante ciò, nell’operare le 43 nomine, la Giunta
non ha svolto nessuna indagine conoscitiva, nessun colloquio tra i
15.500 dipendenti a tempo indeterminato e tra le centinaia di precari
che da anni garantivano la copertura dei servizi, preferendo assumere
collaboratori esterni con chiamata diretta (tranne in 2 casi) che non
avevano mai lavorato in Comune.
Solo la Cgil, sindacato con più
iscritti in Comune, ha stigmatizzato (con una lettera al Sindaco del 28
giugno) queste assunzioni rimarcando il fatto che questi neoassunti
siano pagati molto di più della maggioranza dei dipendenti comunali,
nonostante l’art. 90 preveda una retribuzione in linea col Contratto
Nazionale Enti Locali; ma non si è lamentata che questa lettera non
trovasse spazio nei media né che non fosse affissa nelle bacheche
sindacali delle più di 50 sedi di uffici cittadini. Secondo noi questo
atteggiamento non è casuale visto che alcuni dei “neoassunti” sono
transitati in questo sindacato, ma a maggior ragione dopo l’accordo del
28 luglio con cisl-uil-confindustria.
In solo due casi i nominati
dalla giunta erano iscritti alle liste a tempo determinato: si tratta
di due ex dipendenti del Gabinetto del Sindaco della Giunta Moratti:
Merinunzia Loporchio e Sara Testa che resteranno ai loro precedenti
ruoli ma vedranno lievitare i loro stipendi rispettivamente a 40.500 e
a 38.030 euro lordi l’anno, molto più di quanto guadagnavano da tempi
determinati semplici. Molte delle assunzioni fiduciarie sono state
effettuate al livello D, uno dei più alti nella scala gerarchica dei
dipendenti comunali, che equivale al livello di funzionario. Un assunto
a tempo indeterminato nella categoria B, la più numerosa tra i normali
dipendenti, guadagna poco più di 19mila euro lordi l’anno. Riprendendo
ancora altre parti della denuncia dei Precari e del post di Speri,
mettiamo in evidenza alcuni passaggi: Buco in bilancio? Ma… non per
tutti:
(1) Molti degli assunti senza concorso hanno fatto parte, a
vario titolo, delle forze, dei comitati, e dei partiti che hanno
sostenuto la campagna elettorale di Giuliano Pisapia. Primo sia per
importanza che per emolumenti è l’avvocato Cosimo Palazzo, presidente
di circolo del PD di zona Vigentina, esperto in diritti dei migranti,
nominato funzionario dall’assessore alle Politiche Sociali
Pierfrancesco Majorino del PD a 64mila euro lordi l’anno. A pari
stipendio troviamo Riccardo Alberti assunto il 24 giugno come portavoce
del sindaco. A seguire Ermanno Tritto già consulente della Provincia
guidata da Filippo Penati con l’ex assessore provinciale di Sel, il
partito fondato da Niki Vendola, Daniela Benelli neoassessore al
decentramento. L’ex direttore della libreria Tikkun costa 53mila euro
lordi l’anno. Un altro articolo 90 nominato come consigliere di fiducia
degli assessori è Luca Stanzione, ex di Rifondazione Comunista e centro
studi Cgil passato a Sel come l’assessore alle politiche occupazionali
Cristina Tajani, che grava sul bilancio per 42.390 euro lordi l’anno.
Dal Comitato x Pisapia di zona 4, versante Comitato Inquilini Molise
Calvairate di Franca Caffa, arriva la giovane Ana Victoria
Arruabarrena, nominata funzionario del gabinetto del sindaco con un
contratto a tempo determinato che costerùà alle casse comunali 40.500
euro lordi all’anno. Membro attivo del laboratorio politico del PD di
‘Change Milano’ (www.changemilano.it) è il nuovo funzionario dell’
assessore alla mobilità Pierfrancesco Maran, Antonio Bisignano. Costa
42.640 euro lordi l’anno. Le assunzioni hanno riguardato anche la
figlia dell’imprenditore Sarfatti, candidato per il PD alle penultime
elezioni regionali morto in un tragico incidente. Caterina Sarfatti
funzionaria del gabinetto del sindaco dal curriculum ricco di
qualificate e prestigiose esperienze all’estero, costerà alle casse
comunali 40.500 euro lordi l’anno (202mila euro lordi per 5 anni).
(ndr) alla faccia della trasparenza e della discontinuità;
(2) Tra i
neoassunti, definiti da uno dei più giovani consiglieri comunali eletti
‘di fiducia’, è restata alla comunicazione anche Gabriella Polifroni,
che guadagnerà come istruttore dei servizi amministrativi categoria C
ben 41.230 euro lordi l’anno. La Polifroni già nell’ufficio stampa
della precedente giunta, è nota tra antifascisti milanesi in quanto
aveva curato la comunicazione dell’assessore allo sport Alan Rizzi
durante la cosiddetta ‘Settimana Nera’ di Milano. Nell’aprile del 2010
infatti, era lei che rispondeva con imbarazzati no comment al telefono
a attivisti e blogger che chiedevano conferme sulla concessione del
Patrocinio da parte del Comune di Milano alle iniziative neofasciste
previste in quei giorni. Il volantino apparso sul sito della formazione
neofascista Forza Nuova, infatti, aveva il logo del Comune di Milano,
accusato di aver dato la concessione per l’uso gratuito degli impianti
sportivi del Lido. Il culmine delle iniziative in ricordo di Sergio
Ramelli, un giovane neofascista ucciso negli anni Settanta, che avevano
visto svolgersi un concerto in Città Studi, un corteo in P.le Susa e un
torneo di calcetto organizzato al Lido di Milano, era stato un
provocatorio corteo. Nelle vie del quartiere San Siro, nella giornata
del 1 maggio, i neonazisti di Blood and Honur e gli Hammerskin avevano
sfilato protetti dalle forze dell’ordine esponendo vessilli neofascisti
e saluti a braccio teso. (dopo la decisione di non concedere la Loggia
dei Mercanti alla settimana della moda per la protesta dell’Anpi, si
vede di quale valorizzazione dei valori della Resistenza Partigiana
blatera Boeri e suoi soci di giunta, infatti nell’ambito delle
manifestazioni della settimana della moda in corso a Milano, il Comune
conferiva il patrocinio alla sfilata di Roberto Cavalli del 26
settembre sull’enorme piazzale dell’Arco della Pace, esentando di fatto
l’azienda, una delle maison con più alto fatturato tra quelle che
operano in città, dal pagamento completo della Tassa di occupazione
Suolo Pubblico. Una delle poche imposte locali ancora in carico ai
Comuni italiani ).
Finora la giunta Pisapia, nonostante la denuncia
del Comitato Precari già da giugno, ha smentito, entrando nel merito,
tranne un post del suo staff sulle pagine di facebook a luglio nella
quale si dice: -che gl’articoli 90 erano anche loro ‘precari con alte
competenze a cui era stata data la possibilità di lavorare’-. Per il
resto il silenzio più assoluto. Un silenzio assordante tranne qualche
articolo di Libero o qualche presa di posizione di facciata di RSU e
confederali (motivati chiaramente non ha sostenere le rivendicazioni
dei Precari, ma ad attaccare Pisapia per difendere i loro interessi).
Un silenzio rotto soltanto dalla mobilitazione sui luoghi di lavoro dal
Comitato Precari e dalla rete che ha postato e posta questa vicenda.
Ma
questa rabbia e voglia di giustizia riguarda tutti –lavoratori-precari-
disoccupati-, così come riguarda chi occupa una casa per bisogno o si
prende una multa perché non può pagare i balzelli che governo e giunte
ci stanno scaricando addosso. E’ ora che il vento cambi davvero e non
si fanno sconti a nessuno.
pc 29-30 settembre - con gli operai fiat di termini imerese
pc 29-30 settembre - Bologna:i grillini contro i centri sociali
pc 29-30 settembre - Operai Fincantieri Palermo: in 470 in cassa integrazione fino a fine anno
470 operai della Fincantieri di Palermo, praticamente tutti, saranno in cassa integrazione in deroga fino al 31 dicembre di quest’anno. È questo il risultato dell’accordo firmato a Roma tra il Ministero,
E in questo senso la conferma nello stesso giorno di una nuova commessa è una specie di beffa: si tratta della trasformazione di una nave da crociera,
L’altra beffa è che in questi giorni
“RISULTATI PRIMO SEMESTRE CONFERMANO GESTIONE ORDINARIA POSITIVA
• Nuovi ordini per euro 874 milioni che portano il portafoglio a euro 7.920 milioni;
• Ricavi pari a euro 1.176 milioni in riduzione per la minore attività produttiva;
• EBITDA [guadagni lordi] pari a euro 59 milioni;
• Risultato della gestione ordinaria positivo per euro 16 milioni ante oneri non ricorrenti e straordinari.
• Posizione finanziaria netta positiva per euro 227 milioni.”
Come si vede non c’è una voce in negativo e questo significa che la crisi che c’è e di cui si parla in questo bilancio: “Nonostante la situazione non favorevole descritta sopra, la tempestiva adozione delle politiche di riduzione degli organici operanti in relazione ai carichi di lavoro, gli interventi di efficientamento operati in particolare nei confronti dei fornitori e il minor carico di imposte, consente di ottenere nel semestre, come sopra evidenziato, un miglioramento del Risultato…”, questa crisi si diceva viene dunque scaricata tutta sugli operai con cassa integrazione infinita e tentativi di ristrutturazione e chiusure di stabilimenti, dal nord al sud.
La risposta degli operai non si è fatta attendere nemmeno in questi ultimi giorni, da Ancona dove gli operai hanno fatto un blitz alla Regione, allo sciopero con corteo di Genova alle manifestazioni di Palermo dei mesi scorsi. Anche qui però, come alla Fiat, si richiede agli operai un salto di qualità nella lotta dato che le promesse si sprecano, promesse che durano lo spazio di un mattino e non risolvono mai i problemi degli operai.
pc 29-30 settembre - Palermo contro le navi-prigioni
Da una settimana centinaia di tunisini vivono chiusi in tre navi attraccate al porto di Palermo. Le proteste delle associazioni. A Lampedusa, intanto...
DI PIETRO SCAGLIONE
FONTE FAMIGLIA CRISTIANA
27/09/2011
Da cinque giorni, centinaia di immigrati tunisini (provenienti da Lampedusa) vivono in tre navi, attraccate nel molo del portodi Palermo, in attesa del rimpatrio. Secondo i palermitani della zona, la Moby Fantasy, la Moby Vincent e l’Audacia sembrano “vascelli fantasma”.
Dall’esterno, infatti, gli stranieri non si vedono nemmeno con il cannocchiale e ci si accorge della loro presenza soltanto per le continue manifestazioni del Forum Antirazzista, che presidia il blindato Porto di Palermo, insieme ad associazioni, centri sociali, sindacati e partiti di sinistra, tutti uniti nel difendere i diritti degli immigrati e nel criticare la politica del Governo sui rimpatri.
Oggi, una delegazione del Forum Antirazzista, guidata dal professor Fulvio Vassallo Paleologo, esperto di Diritto dell’immigrazione, ha presentato un esposto in Procura, per chiedere di accertare gli eventuali reati di “violenza privata”e “abuso d’ufficio”, nonchè alcune violazioni delle norme internazionali. Il procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci, ha prontamente aperto un fascicolo di “atti relativi”, a carico di ignoti.
Immigrati irregolari tunisini nel porto di Palermo.
L’intervento della Procura della Repubblica di Palermo è salutato con favore dai manifestanti. La “Rete Primo Marzo” parla di “prigioni galleggianti”, non compatibili con la Carta Mondiale dei Migranti. Sulla stessa lunghezza d’onda le dure proteste di Sinistra Ecologia Libertà, di Rifondazione Comunista e di Italia dei Valori che, attraverso il consigliere comunale Fabrizio Ferrandelli, denuncia la presenza di “lager galleggianti”. Anche gli avvocati si mobilitano in difesa degli immigrati. L’Unione delle Camere Penali, infatti, si rivolge al ministrodell’Interno Roberto Maroni per lamentare “l’incostituzionalità dell’internamento nelle navi”. L’accesso a bordo, infatti, è off limits per tutti: associazioni, giornalisti, giuristi e operatori.
Gli unici ammessi a visitare le navi e a verificare la situazione degli immigrati sono i parlamentari. Ieri una delegazione del Partito Democratico, guidata dall’onorevole Alessandra Siragusa, si è recata a bordo dell'Audacia e della Moby Vincent. Secondo la testimonianza del deputato democratico, gli stranieri sono trattati con rispetto dal personale marittimo e dagli agenti di polizia, ma la situazione è “devastante” e di “grandissimo disagio”. Gli immigrati ricevono i pasti regolarmente, sono tranquilli, ma non possono comunicare con l’esterno, non possono vedere la televisione e non conoscono il destino che li attende.
Non avendo commesso alcun reato e non essendo, dunque, detenuti, i migranti non possono paradossalmente nemmeno esercitare il diritto di difesa né ricevere assistenza legale. L’onorevole Alessandra Siragusa non ha dubbi: a bordo di due navi sono presenti anche una donna in gravidanza e sette minori. La circostanza della presenza di minori è confermata dall’associazione Terre de Hommes, ma smentita dalla Questura di Palermo.
Una delle recenti giornate di tensione a Lampedusa.
Intanto, nell’isola di Lampedusa non ci sono più immigrati, dopo i trasferimenti di massa verso Palermo e dopo i primi rimpatri. Tuttavia, l’eco della rivolta degli immigrati e della guerriglia della scorsa settimana non si spegne. Emergono le storie drammatiche, come quella di Najy Hinsen, giovane operaio tunisino ricoverato nel reparto di Otorinolaringoiatria dell’ospedale Villa Sofia di Palermo.
Il tunisino - che ha un trauma facciale e numerosi edemi sulle gambe, sulle braccia e sul tronco – ha denunciato di essere stato “massacrato a calci, pugni e manganellate” a Lampedusa e ha raccontato di essere emigrato perché in Tunisia lo stipendio di operaio non gli era più sufficiente per vivere. In un lungo reportage pubblicato su Facebook e sul portale Indymedia Italia, il fotoreporter Alessio Genovese ha parlato senza mezzi termini di “guerra ai tunisini e ai giornalisti”, descrivendo pestaggi e violenze a Lampedusa non solo contro i migranti, ma anche contro le troupe televisive e gli operatori delle associazioni umanitarie.
Genovese ha pure raccontato la storia di Muhammed, un cinquantenne tunisino disoccupato a causa di un incidente nel cantiere, causato dalla negligenza del suo datore di lavoro a Padova. Dopo il viaggio in Tunisia per le cure, Muhammed era intenzionato a rientrare in Italia per rivendicare i suoi diritti, ma è stato ferito alla testa aLampedusa, nei giorni della “caccia al nero”. Le aggressioni contro gli immigrati non devono, però, far dimenticare lo spirito di accoglienza e solidarietà della maggioranza degli abitanti di Lampedusa, che rifiutano il razzismo, le ronde e l’intolleranza.
Un avamposto della solidarietà è la parrocchia di Lampedusa, esaltata pubblicamente dal Mir, dalla Rete Lilliput e dai Laici Comboniani. I firmatari della lettera aperta, tra cui Francesco Lo Cascio del Mir e alcuni sacerdoti, ricordano che il vero volto di Lampedusa è quello delle staffette umanitarie e dei pescatori che soccorrono gli immigrati, non certo il volto cupo delle ronde e della “caccia al nero”.
Pietro Scaglione
giovedì 29 settembre 2011
pc 29-30 settembre - Gli operai della Fiat di Termini Imerese in sciopero da lunedì 3 ottobre
Gli operai della Fiat di Termini Imerese questa mattina hanno tenuto una assemblea davanti ai cancelli e hanno deciso di riprendere la mobilitazione a partire da lunedì 3 con un concentramento al mattino di tutti e due i turni davanti alla fabbrica.
Gli operai si sentono beffati ancora di più perché avrebbero dovuto lavorare almeno sei giorni questo mese e invece è continuata la cassa integrazione e da lunedì, giorno in cui l’azienda vorrebbe riprendere il lavoro per completare le auto che sono rimaste sulla linea sono costretti a riprendere la mobilitazione scioperando e quindi ancora niente soldi.
Molti operai sono tornati molto delusi dal risultato della trasferta a Roma e alcuni anche del modo in cui si è svolta la manifestazione perché sono stati di fatto sequestrati dalla polizia che li ha prelevati con i pullman davanti alla stazione di termini (dopo 16 ore di viaggio allucinante su un treno messo a disposizione dalla regione siciliana ma che faceva davvero schifo) e li ha portati in giro per Roma, prima a Montecitorio e poi al Ministero, sempre guardati a vista.
La tensione in alcuni momenti è salita perché i poliziotti non facevano passare nessuno tra i cordoni nemmeno per andare in bagno o al bar per un caffè… “altrimenti vi disperdete!” e si stavano buttando con il casco in mano su un operaio che li riprendeva con una telecamera!
Nessuno degli organizzatori ha mosso un dito né per mettere fine al sequestro, né per denunciare i soprusi.
Le novità positive attese, come si sa, quindi non ci sono state, anzi,
Ma il quadro complessivo non lascia sperare bene, data la lunga cassa integrazione prevista e il futuro assolutamente incerto per i circa 700 operai dell’indotto.
Per dare un’accelerata a questa vertenza è auspicabile che gli operai passino a forme di lotta più incisive, perché come si è visto non bastano le sfilate, non bastano i sit-in, né tantomeno le promesse da qualsiasi parte vengano.
mercoledì 28 settembre 2011
pc 29-30 settembre - Appello di Firenze Antifascista contro l'iniziativa di Forza Nuova il 30 settembre
pc 28 settembre - oggi due morti operaie, da Nord a Sud continua la carneficina operaia
Nelle prime
ore di oggi due operai in meno, uno –Luigi Borrelli, 33 anni e un
figlio di 2anni- è morto stritolato da una pressa alla Rieter di
Pignataro Maggiore (Caserta); l’altro un operaio edile di 61 è morto
cadendo da impalcatura a Casciago (Varese). Come risulta dagli articoli
in allegato, nel caso di Pignataro la Rieter, multinazionale svizzera,
lavora per l’indotto Fiat, nel settore ‘Automotive’.
Non passa giorno
che siamo costretti ad aggiornare la lista di lavoratori che nei
cantieri, nelle fabbriche, paga il tributo di sangue sull’altare del
profitto padronale. In un momento in cui con la scusa della Crisi, il
governo introduce nella finanziaria il volere di Confindustria, che
significa cancellazione dei diritti, anche alla salute e sicurezza, per
“rilanciare” la produzione e i profitti. Che si traduce in un macabro
messaggio: un lavoratore in più o in meno chi, loro, se ne frega, tanto
possiamo contare sui tanti disperati che perdono il lavoro o che un
lavoro non ce l’hanno. E’ ora di ribellarsi a questa guerra non
“dichiarata”, è ora di assediare tutte le sedi istituzionali, è ora di
organizzarsi al di la delle appartenenze per rilanciare questa
battaglia, è ora di costruire una rivoluzione politica e sociale per
dire basta a questo sistema.
Slai Cobas Sanità per il sindacato di
classe, Milano
cobasint@tiscali.it; 338-7211377
aderente alla Rete
Nazionale Sicurezza sul Lavoro
bastamortesullavoro@gmail.com
Incidenti sul lavoro, due vittime
Luigi Borrelli, sposato e padre di un
bambino di due anni, sarebbe rimasto stritolato da una pressa. Un altro
è caduto da un ponteggio
Caserta, 28-09-2011
Due operai sono morti
oggi in due incidenti sul lavoro. Il primo, Luigi Borrelli, è morto
schiacciato da una pressa in un incidente avvenuto in uno stabilimento
della Rieter di Pignataro Maggiore (Caserta). Nell'impianto si
producono isolanti termici ed acustici. Sulle cause del'incidente nel
quale è morto il trentatreenne, sposato e padre di un bimbo, sono in
corso indagini dei carabinieri.
Il secondo è un operaio di 61 anni
morto a causa di una caduta in un cantiere edile a Casciago, nel
Varesotto. L'uomo verso le 9.30 e' precipitato da un'altezza di circa
sette metri mentre era impegnato in alcuni lavori e nell'impatto con il
suolo ha riportato un grave trauma cranico e ferite su tutto il corpo.
28/09/2011
Incidente sul lavoro: giovane operaio di Pignataro perde la
vita alla Rieter.
Un giovane operaio ha perso la vita questa mattina
alla Rieter di Pignataro Maggiore. Intorno alle 7 di questa mattina, il
lavoratore stava svolgendo le sue normali mansioni quando è rimasto
vittima di un incidente sul posto di lavoro, riportando lo
schiacciamento totale del torace. I colleghi hanno prontamente dato l’
allarme, ma per l’uomo c’è stato poco da fare. La vittima, Lorenzo
Borrelli, pignatarese di trentatré anni – lavorava nello stabilimento
Rieter da circa undici anni -, lascia la moglie e un figlio di due
anni.
I carabinieri del locale comando hanno comunicato l’accaduto
alla Procura di Santa Maria Capua Vetere e poco dopo è arrivato il
sostituto procuratore di turno, per effettuare i primi rilievi del
caso. Intorno alle undici la salma è stata trasportata all’Istituto di
Medicina Legale di Caserta per l’esame autoptico. Un nutrito gruppo di
lavoratori, provenienti dagli opifici vicini, si è unito ai circa
duecentosettanta operai della Rieter in segno di vicinanza alla
famiglia del giovane (arrivata sul posto poco dopo l’incidente).
Il
sindaco Raimondo Cuccaro, arrivato davanti ai cancelli dello
stabilimento (che fa parte della multinazionale svizzera con sede
centrale a Zurigo e che evade commesse nel settore “Automotive” nell’
indotto Fiat) insieme al consigliere comunale Giorgio Valente, ha
annunciato che proclamerà il lutto cittadino nel giorno delle esequie.
I rappresentanti sindacali, ancora sotto shock per la dolorosa morte,
hanno prontamente manifestato la loro vicinanza ai parenti dell’uomo e
si dicono pronti a sostenerla per ogni tipo di incombenza.
pc 28 settembre - riprende nella zona di Taranto la lotta degli immigrati
occupano per protesta la Statale 100
MASSAFRA - Una quarantina di immigrati extracomunitari ospitati nell'hotel Bizantino di Massafra ha occupato stamani per alcuni minuti la statale 100 per protestare contro la loro permanenza obbligatoria nella struttura.
A segnalare la presenza degli immigrati, che sono rientrati nell'albergo dopo l'arrivo delle forze dell'ordine, erano stati alcuni automobilisti di passaggio. L'albergo qualche giorno fa era stato posto sotto sequestro per carenze igienico-sanitarie e violazioni amministrative. Dal mese di aprile la struttura ospita circa 180 extracomunitari provenienti da vari Paesi africani, in attesa del riconoscimento dello status di rifugiati. I sigilli sono stati apposti anche alla struttura antistante e al parcheggio. Ai carabinieri erano giunte diverse segnalazioni relative alla situazione di sovraffollamento delle camere in cui gli immigrati sono ospitati.
pc 28 settembre - 7 ottobre corteo studentesco a napoli contro la manovra del governo
Si parte da Piazza del Gesù alle 9:30
Quest’anno l’autunno caldo comincia in anticipo, con l’approvazione di una manovra che ha messo in ginocchio il paese, che attacca senza pietà tutti quei soggetti che già da tempo pagano amaramente la crisi.
Assistiamo a tagli indiscriminati alla scuola e alla ricerca, alla sanità e ai trasporti pubblici, tagli che vanno a mirare ai nostri più elementari diritti, quello allo studio, alla salute, al lavoro e alla mobilità. Il diritto allo studio diventa di anno in anno sempre meno accessibile basti pensare alle spese spropositate che le nostre famiglie devono affrontare solo per l’acquisto di materiali e libri scolastici. Gli edifici in cui studiamo cadono a pezzi (in un anno mediamente vengono spesi 19.417,39€ per la manutenzione delle strutture scolastiche italiane, mentre un mese di guerra “umanitaria” in Libia ci costa circa 50 milioni di euro) e mancano aule e docenti. La scuola pubblica dovrebbe essere un luogo di confronto culturale e di aggregazione eppure la sua vera funzione è quella di sfornare “prodotti” pronti a sottostare alle bieche logiche del mercato del lavoro, a creare competizione tra gli studenti e a farli vivere nel sogno della tanto declamata “scalata sociale”.
Lo smantellamento dell’istruzione pubblica si va ad inserire in un attacco generalizzato nei confronti di tutti i servizi pubblici… un esempio lampante è quello del settore dei trasporti pubblici: in tutte le linee metropolitane sono state tagliate innumerevoli corse, specie in orari di punta; la circumvesuviana lascerà a piedi ogni giorno circa 50.000 persone a causa della soppressione di ben tre linee; diventerà sempre più difficile per chi abita in zone periferiche raggiungere le proprie scuole e università, i propri posti di lavoro e luoghi d’aggregazione.
Ci stanno togliendo tutto ciò che è nostro dal diritto allo studio e alla mobilità, al diritto alla salute e al lavoro, ci stanno togliendo il nostro diritto a vivere!
Vogliono costringerci ad un futuro di stenti e affanni… possiamo permetterglielo? NO!
STAND UP FOR YOUR RIGHTS!
Contro i tagli ai trasporti.
Contro i tagli alla scuola e all’università.
Contro gli attacchi al mondo del lavoro.
Non ci lasceremo manovrare,
STAND UP FOR YOUR RIGHTS!!!
studenti autorganizzati campani
pc 28 settembre - Verona la giunta del sindaco leghista da spa zi a Forza nuova
Settembre, uno spazio ai fascisti di Forza Nuova per fare un corso di “guerriglia urbana”.
Lo spazio in questione è la fattoria didattica “Giarol Grande”, uno spazio comunale situato all’interno
del Parco dell’Adige.
Il posto è gestito dalla cooperativa sociale “8 Marzo” ma l’amministrazione comunale, da sempre
amica dei fascisti, impone lo svolgimento delle attività che ritiene più “opportune”.
E’ successo, quindi, che Forza nuova avesse l’esigenza di organizzare un “campo di formazione”
in cui si insegnavano come tecniche di aggressione verso tutto quello che è “diverso”.
L’amministrazione, in particolare nella figura di Federico Sboarina (assessore all’ambiente) ha prontamente concesso loro questo spazio, con assoluto silenzio da parte di tutti i mezzi di disinformazione.
Ripudiamo la “bella faccia” che questa amministrazione ha verso le associazioni e la cittadinanza e
condanniamo il loro costante supporto a chi fa quotidianamente della violenza contro immigrati e compagni.
Alcuni antifascisti
pc 28 settembre - raid razzista a napoli
La denuncia: "Raid razzista"Il raid messo a segno da un gruppetto di ventenni con mazze e bottiglie. "C'è un clima di intolleranza"
Aggredito e picchiato senza motivo da una banda di ragazzi mentre era seduto su una panchina: è la sorte toccata domenica scorsa a un giovane algerino di 31 anni, mentre si trovata nei pressi di Porta Capuana a Napoli.
A soccorrerlo sono stati altri immigrati che lo hanno accompagnato all'ospedale Ascalesi e poi in al commissariato di zona per sporgere denuncia. Il giovane è stato medicato dai sanitari del nosocomio che gli hanno suturato una ferita al labbro con quattro punti e curato varie contusioni ed ematomi.
Mohamed - l'ultima vittima dell'intolleranza a Napoli - è un giovane di origini algerine che da dieci anni si guadagna da vivere raccogliendo ortaggi nei campi. A raccontare la sua storia è stato Majid Rais, sindacalista e rappresentate della Comunità algerina per il sud Italia.
"Io c'ero e ho visto tutto - spiega Majid - l'ho accompagnato all'ospedale e poi al Commissariato. Mohamed è stato picchiato da un gruppo di ragazzi domenica pomeriggio intorno alle 17.30. Sono comparsi dal nulla, erano ragazzi giovani, intorno ai 20-25 anni. Hanno cercato di picchiare alcuni africani. Mohamed non è riuscito a fuggire e lo hanno riempito di botte. Non è la prima volta che succede, anzi sono diversi mesi che la zona di Porta Capuana è allo sbando, neanche la Polizia sa come fare".
"I ragazzi avevano in mano bottiglie e mazze - dice Majid - e hanno agito gratuitamente. Mohamed lo abbiamo portato all'Ospedale Ascalesi ma a causa delle botte non è riuscito a tornare a lavoro e lo ha perso". Intanto la comunità algerina sta organizzando una manifestazione di protesta per denunciare il clima di intolleranza che si vive in alcune zone della città.
pc 28 settembre - Il Comune di centrosinistra a Ravenna fa pagare fino a 700 euro la casa popolare!
pc 28 settembre - 15 ottobre - la posizione dello slai cobas per il sindacato di classe
aderisce alla manifestazione nazionale del 15 ottobre ma fa appello
alla raccolta di uno spezzone classista, antagonista, rivoluzionario
dato che la piattaforma delle due aree dominanti
uniti contro la crisi e indignados-cobascobfederazzione ecc.
si muove su una piattaforma interclassista(bene comune), riformista al
servizio dei giochi elettorali della sinistra ex-parlamentare, e
sostenitrice delle solite passeggiate romane del sabato
occorre una altro fronte proletario e classista
occorre un'altra via di contrapposizione al governo berlusconi, a ogni
governo dei padroni targato PD e
alternativa a una sinistra massimalista a parole, riformista nei fatti
slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
cobasta@libero.it
pc 28 settembre - eternit,prosegue a torino il processo contro i padroni assassini
Riprende lunedì 26 settembre, dopo la pausa estiva, il processo - per
disastro doloso ed omissione dolosa di cautele antinfortunistiche - contro
la multinazionale svizzero-belga dell'amianto, l'Eternit.
Dopo aver ascoltato la requisitoria del pm Raffaele Guariniello, coadiuvato
dai sostituti Sara Panelli e Gianfranco Colace, e le richieste formulate
dagli avvocati delle oltre seimila parti civile ammesse, da oggi iniziano le
arringhe dei difensori dei due imputati persone fisiche - il miliardario
svizzero Stephan Schmidheiny, ed il barone belga Jean Louis Marie Ghislain
de Cartier de Marchienne, responsabili, dall'inizio del processo, e solo
avendo riguardo a quanto accaduto in Casale Monferrato e nei centri
limitrofi, di settanta decessi per malattie asbesto-correlate e centoventi
nuovi casi di malattia - e delle aziende a loro collegate che devono
rispondere in qualità di responsabili civili; saranno proprio i legali di
queste ultime a dare inizio alle arringhe difensive.
La seduta si apre alle ore 9:25, con il solito lunghissimo appello
effettuato dal giudice Giuseppe Casalbore; subito dopo lo stesso, prima di
dare la parola all'avvocato Fornari - difensore della Etex - invita lui e
gli altri componenti il collegio di difesa a contenere i propri interventi
in tempi accettabili: questo perché lo stesso aveva "minacciato" (questo è
il termine usato dal Casalbore) di blaterare le sue str...ate per ben due
udienze.
L'indegno servo prezzolato contesta tutte le accuse: sia quelle rivolte alla
sua assistita, sia quelle che investono il barone; proprio la trattazione di
queste ultime, che costituisce la parte preponderante dello sproloquio - che
dura circa sei ore in tutto, un'udienza intera più uno scampolo di quella
del giorno successivo - del Fornari, suscitano le più che giustificate
proteste della Corte che 'gli tocca il tempo', invitandolo a limitarsi alle
argomentazioni che riguardano la sua qualità, in quanto della difesa
dell'imputato si occuperà in seguito il suo collega Zaccone.
In sostanza, l'indegno avvocato sostiene la carenza di legittimazione
passiva da parte del suo cliente, in quanto non sarebbe - al contrario di
quanto asserito dalla Procura - l'erede della precedente Compagnie
Financière Eternit (Cfe), il soggetto attraverso il quale (grazie alla sua
carica di ad) il belga controllava Eternit Italia S.p.A.; lo schifoso servo
ritiene inutile, al fine della determinazione delle responsabilità del
barone, accertare che fu proprio la vecchia società a creare la nuova,
attraverso il conferimento ad essa del proprio capitale azionario: eppure è
palese che proprio questa è la prova schiacciante che la Etex è la
continuazione della Cfe, e quindi è tenuta a rispondere dei danni da essa
cagionati.
In conclusione del suo intervento, il servo chiede in via subordinata che -
qualora fosse provato il coinvolgimento di Etex - non si proceda comunque
nei suoi confronti per l'avvenuta prescrizione dei termini di presentazione
della domanda di risarcimento danni.
A seguire prende la parola l'avvocato Di Amato junior, difensore della
Becon, il quale informa la Corte che la trattazione degli argomenti oggetto
dell'intervento suo e dell'altro avvocato dei responsabili civili, Mangia
(che parla a nome dell'Amindus), occuperà il resto della seduta e quella di
lunedì tre ottobre: dalla successiva la parola andrà ai legali degli
imputati.
La parte odierna della discussione si incentra sulla questione di un
presunto difetto di giurisdizione, del Tribunale di Torino, in merito alle
azioni risarcitorie intentate contro le società responsabili civili: i due
legali ritengono sbagliato asserire che un soggetto straniero debba
sottostare alla giurisdizione italiana.
Per tentare di giustificare il suo atteggiamento, il primo si appoggia su
trattati internazionali - firmati anche dall'Italia - come la Convenzione di
Bruxelles del 1968, e quelle di Lugano del 1988 e del 2007, che a parere suo
imporrebbero che il processo fosse celebrato nel Paese dove è domiciliato
l'imputato.
Dal canto suo, il secondo sfida il ridicolo, asserendo che non sarebbe
possibile collegare direttamente lo Schmidheiny agli stabilimenti italiani:
peccato che sia ampiamente provato che li controllava - almeno in punto di
fatto se non de jure - attraverso la nomina, decisa da lui, dei dirigenti.
Alle ore 13:30 il presidente sospende la seduta e la rinvia a lunedì 3
ottobre; in quell'occasione si assisterà alla seconda parte dello sproloquio
degli avvocati dei responsabili civili: a sentire loro sarà un'altra lunga
giornata, costituita da almeno altre quattro ore e mezzo di ulteriori
ca...te.
Torino, 27 novembre 2011
Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino-
c/o slaicobas per il sindacato di classe to-bg-mi-ge
pc 28 settembre - Ravenna: il porto culla di caporalato e lavoro nero
Il nodo di Ravenna della Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro lo
denuncia da tempo, dalla morte sul lavoro di un operaio interinale, Luca
Vertullo. La denuncia delle coop della Lega deriva dalla concorrenza e
perdita di profitti e rivolgersi ai principali protagonisti del sistema di
sfruttamento degli operai al Porto, istituzioni e confindustria, è ridicolo.
Fino ad oggi hanno taciuto e ora che le merci scarseggiano al Porto si
lamentano. E i confederali complici di questo sistema? Guarda caso, questa
denuncia non tira nemmeno in ballo le agenzie interinali, il caporalato
"legale" gestito dallo stesso sindacato confederale.
Rete di Ravenna
c/o slai cobas per il sindacato di classe ravenna
Le coop "vere" denunciano quelle finte
Tra imprese fantasma e facchini che lavorano due giorni all'anno
di Matteo Cavezzali
«È giunto il momento di far arrabbiare qualcuno, anche con gesti eclatanti,
perché così non si può più andare avanti». Lo dichiara Rudy Gatta,
responsabile movimenti e trasporto di Legacoop Ravenna.
L'accusa pesante di Legacoop, Confcoperative e Agci è rivolta alle
istituzioni che dovrebbero controllare e anche a Confindustria, che non
effettua le opportune verifiche. Il tema è quello del fenomeno del
caporalato e del lavoro nero che, assicurano le associazioni, sta soffocando
le cooperative regolari. Uno studio fatto a livello regionale individua nel
porto di Ravenna il centro principale di questo fenomeno. Due cooperative su
tre sono finte e servono solo per assicurarsi lavori che vengono poi fatti
fare in nero e senza sicurezza.
«È difficile calcolare numeri esatti riferendosi al lavoro nero - spiega
Carlo Occhiali, Legacoop Emilia-Romagna -. Possiamo però fare una stima: il
95% dei lavori di facchinaggio sono svolti da cooperative, solo il 30% di
queste è iscritto alle centrali cooperative e quindi è sottoposto a
controlli regolari. Chi non si iscrive riesce così ad eludere l'istituto di
Revisione cooperativa, principale strumento di verifica della "legalità
societaria". Queste cooperative spesso hanno una vita di pochi mesi, giusto
il tempo di fare il lavoro e poi si sciolgono. A Ravenna sono 1940 i
lavoratori nel settore del facchinaggio di cui ne risultano solamente 344
stranieri. Inoltre a fronte di una situazione così allarmante si evince una
mancanza di controlli repressivi sufficienti. Viene ispezionato appena il 5%
del totale delle imprese».
«Sono stati moltissimi a mandarci fotocopie di buste paga dove si vedono
facchini che risultano lavorare due giorni all'anno - afferma Maurizio
Ceredi, presidente di Cofari, la più grande cooperativa che lavora al porto
-. È evidente che siamo davanti a un fenomeno gravissimo che mette in dura
difficoltà chi lavora rispettando i contratti. Questi lavoratori in nero
costituiscono una concorrenza sleale che ha appesantito ulteriormente
l'effetto della crisi facendo crollare il nostro fatturato in pochi anni da
15 milioni di euro a 10 milioni e portando alla riduzione degli addetti da
440 a 330».
«La crisi economica ha dato spazio a chi offre lavoro sottocosto perché
sfrutta i lavoratori - spiega Alberto Armuzzi, presidente di Legacoop
Servizi Emilia-Romagna -. Questo è grave sia per le cooperative reali che
perdono lavoro che per i lavoratori che perdono il posto per colpa della
concorrenza sleale oppure si vedono costretti a lavorare in condizioni non
eque al di fuori della legalità».
Per questo motivo le centrali cooperative hanno attivato un Osservatorio
provinciale sulla cooperazione «Quest'anno a Ravenna abbiamo effettuato
trenta controlli - spiega Daniela Zannoni componente dell'osservatorio -
delle cooperative controllate il 40% era irregolare ed è stato segnalato
alle autorità. Sono però molto pochi i casi che riusciamo ad appurare
rispetto al numero effettivo, ci vorrebbe una collaborazione dall'esterno
per colpire queste finte coop».
27 - 09 - 2011