Claudio Varalli assassinato a 17 anni il 16 aprile del 1975 con un colpo di pistola alla nuca da una squadraccia fascista.
Giannino Zibecchi
investito e schiacciato a 28 anni da un camion dei carabinieri il 17
aprile del 1975 durante le grandi proteste di massa per l’assassinio di
Claudio.
Non possiamo dimenticare!
Dopo
il loro assassinio in quel maledetto aprile, un giorno dopo l’altro,
altre vite di compagni e compagne sono state spezzate dalla violenza
dello stato. Corpi inanimati in una pozza di sangue su un marciapiede
qualsiasi in mezzo al fumo dei candelotti o nel buio della notte,
colpiti dalla vigliaccheria fascista con un coltello o con una pistola.
Non eravamo impreparati alla morte perchè il concetto di militanza politica
e di appartenenza ad un ideale che parlava e parla di uguaglianza e
solidarietà era cosi profondamente radicato in noi da mettere in conto
il sacrificio per mano delle “forze dell’ordine”, di qualche corpo
speciale dei servizi o per un agguato fascista sotto casa.
Parole
che oggi sembrano fuori dalla realtà, un’altra vita. Ma era un’altra
vita, a solo 30 anni dalla Resistenza che, tradita nelle speranza di una
trasformazione radicale della società ci lasciava il testimone. Non è
retorica intimista ma la realtà quotidiana in cui erano immerse le vite
di chiunque fosse impegnato politicamente in quegli anni.
1969
strage di Piazza Fontana, 1970 strage alla stazione di Gioia Tauro,
1973 strage davanti alla questura di Milano, 1974 strage di Brescia ad
un comizio sindacale e la strage sul treno Italicus. E l’elenco è
incompleto nella sua quotidianità di aggressioni, arresti, ferimenti,
assassini a cui rispondevamo con la nostra determinazione e la nostra
coscienza politica che rimaneva lucida perchè quello era il nostro
compito.
Il
nostro compito di militanti comunisti all’interno di processi di
crescita di movimenti di massa con decine di migliaia di persone in
piazza. Karl Marx ci ha insegnato che la storia è fondata sullo scontro
tra gli interessi inconciliabili tra le classi e questo movimento di
classe cosi esteso metteva in discussione oggettivamente e
soggettivamente il dominio della classe al potere. Il potere dei vari
Agnelli e Pirelli, ai cui piedi si è prostrata la cosiddetta sinistra
istituzionale, e del sistema di governo democristiano che fungeva da
loro comitato di affari.
La
risposta del potere all’avanzamento della classe fu durissima in
accordo con l’amico amerikano. Il (rimosso dalla coscienza collettiva)
tentato colpo di stato fascista di Junio Valerio Borghese del 1970 con
la VI flotta statunitense che stazionava nel mare Adriatico, aveva
tracciato una direzione. Era la strategia della tensione.
Una
fase storica nella quale il modo di produzione capitalistico dava
evidenti segni di crisi facendo saltare il paradigma dell’economia di
scala e la classe al potere, per ricostruire i margini di profitto,
procedeva con la ristrutturazione nelle fabbriche e con la repressione e
l’azzeramento del dissenso sia nel sociale che proprio a partire dalla
classe che gli si opponeva.
Non
vogliamo scrivere un documento di analisi di quella fase ma solo
provare a far sentire, a far capire a chi legge, magari con poca
esperienza politica, che quelli non erano i cupi “anni di piombo”, come
la borghesia li vorrebbe liquidare, ma, al contrario, gli anni dello
stragismo di stato per mano fascista ma anche gli anni di un grande
“assalto al cielo” per lavoratori e studenti uniti nella e dalla lotta
di classe per una rottura anticapitalista.
Compagne
e compagni che hanno messo in gioco la loro stessa vita, come Claudio e
Giannino, per far fare passi in avanti ad un movimento di classe che
non si poneva l’obiettivo di un “governicchio” di centro sinistra più
realista del re, ma di una rivoluzione per cambiare radicalmente i
rapporti di produzione per una società senza più classi nè padroni, nè
sfruttamento e che fosse in grado di mettere al centro i bisogni reali
di ogni essere umano nel rispetto della natura e dei suoi cicli
ecologici. E quella prospettiva per noi rimane trasparentemente l’unica
possibile
Claudio,
Giannino, sono passati 50 anni ma i nostri occhi al vostro ricordo sono
ancora pieni di lacrime. La nostra mente era e rimane però lucidissima e
vede bene il nemico di classe di allora e di oggi e i loro servi
fascisti di ieri oggi al governo.
Non un passo indietro compagno e amico Claudio. Non un passo indietro compagno e fratello Giannino.
Un compagno che ha avuto l’onore di conoscervi bene e combattere al vostro fianco
Da CSA Vittoria – Milano