sabato 17 dicembre 2011

pc 17 dicembre - dopo la strage di Firenze... nessuno spazio ai fascisti

Piazza principe Di Camporeale PALERMO

Fuori casapound dal quartiere "NOCE"

appuntamento SABATO 17 DICEMBRE ore 16

per volantinaggio antifascista casa per casa ... negozio per negozio, via per via...

togliamo ai neofascisti ogni spazio e agibilita' politica

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MA QUALE VOLONTARIATO?! MA CHE SOLIDARIETA'?!

ECCO CHI E' CASA POUND ITALIA

ECCO DOVE VOGLIONO ARRIVARE

ECCO CHI LI FINANZIA

Quello che è accaduto il 13 Dicembre a Firenze (l'assassinio a colpi di pistola contro 3 lavoratori colpevoli solo di essere di origine africana, e quindi “negri”...) non è, come i neofascisti di Casa Pound vorrebbero far credere, un gesto isolato di un pazzo solo al mondo, ma è l'atto estremo di un uomo allevato ad odio dentro una delle sedi di casa Pound Italia e che tra l'altro risulta essere anche abbastanza riconosciuto dall'organizzazione, visto che scriveva sul loro sito internet, partecipava attivamente a diverse iniziative e il suo libro era in vendita nelle loro sedi (tutto ciò è ampiamente documentabile).

Casa Pound Italia dice di nascere come associazione di volontariato e promozione sociale ma alle favolette abbiamo smesso di credere da un bel po'...

Ecco chi sono gli amici che ospitavano e discutevano col nuovo mostro di Firenze Gianluca Casseri.

SONO FASCISTI, RAZZISTI, INTOLLERANTI,

si sono ripuliti la faccia, fanno finta di essere solidali, aperti, si danno un tono da crocerossine del volontariato...

Sono finanziati e difesi dai politici del PDL come Salvino Caputo e Roul Russo ,

scopiazzano analisi e metodi di lotta della sinistra (lotta per il diritto alla casa, vivibilita' dei quartieri) per controllare la tensione sociale ed evitare che esploda, soprattutto in momenti di crisi economica come questi.

Sono pagati per questo. Da sempre.

Mussolini e' entrato a Roma perchè lo hanno voluto il re e gli industriali! Aveva le spalle protette e la porta spalancata!

E il fascismo è ed è sempre stato questo: accordi con la polizia, fondi e finanziamenti segreti, ricerca di consensi attraverso il populismo e la presentazione di soluzioni facili (“via gli immigrati”) a problemi complessi (fabbriche che chiudono, fuga di capitali, politiche di sfruttamento neoliberista),

Ci vorrebbero far credere che il problema sono gli immigrati che ci rubano il lavoro, e si dimenticano di contestare gli industriali che chiudono in Italia per produrre all'estero.

Il fascismo e' populismo, che significa far credere al popolo che si intende combattere per il loro bene, mentre invece si agisce mantenendo immutati gli interessi e il potere di imprenditori, industriali e politici.

La storia del fascismo e' questa non dobbiamo dimenticarcelo, anche oggi che si ripropone sotto la facciata dell'associazionismo, mentre parallelamente organizza e fomenta infami aggressioni e violenza omicida.

Del fascismo l'Italia ha gia' fatto una triste esperienza e se ne è liberata con sacrifici e fatica. Non dobbiamo perderne la memoria.

Crediamo che i nostri quartieri subiscano già diversi disagi, mancanze di servizi pubblici efficienti o in tanti casi anche solo di servizi basilari; a questo certo non si può aggiungere e non è tollerabile la presenza di chi si dichiara “fascista del terzo millennio” e che produce e alleva assassini accecati dall'odio razziale come Gianluca Casseri, non certo un pazzo sprovveduto ma un lucido killer neofascista.

NESSUNO SPAZIO AI FASCISTI - CASA POUND NOT IN MY TOWN

Antifascisti Palermitani

pc 17 dicembre - contro il governo Monti assemblea a Palermo al Liceo occupato Regina Mergherita

Sabato 17 Dicembre alle ore 18.00

al LICEO REGINA MARGHERITA OCCUPATO dagli studenti dopo il corteo del 16 dicembre

in p.za S.Salvatore Palermo

ASSEMBLEA CITTADINA "NO DEBITO "

A partire da un ragionamento sull'evoluzione della crisi economica e del quadro politico, dopo la manovra del governo Monti, tutta costruita sulla difesa dei poteri forti e sull'ulteriore attacco ai pensionati e ai lavoratori, iniziamo insieme un percorso di lotta per mettere in crisi questo governo e tutta la casta politica con un occhio alle mobilitazioni dei lavoratori di gennaio..

Unione Sindacale di Base

Slai Cobas per il sindacato di classe

RedBlock

Coordinamento Studenti Medi Palermo

Collettivo P.zza Tenente Anelli in lotta contro le antenne killer

Laboratorio Occupato "Vittorio Arrigoni"

Studentato Autogestito Anomalia

Collettivo Universitario Autonomo

Comitato di Lotta per la casa 12 luglio

pc 17 dicembre - morti eternit: ccomune accetta indennizzo: vergogna

il consiglio comunale di Casale ha accettato l'indennizzo del magnate Schmidheiny per le migliaia di morti di amianto, il picco di mesotelioma è atteso nei prossimi anni, mentre il processo a Torino è ancora in corso. Forte la protesta deifamiliari vittime, che, giustamente, chiedevano non venisse accettato l'indennizzo.
Massima solidarietà alle vittime di Casale e alla loro lotta esemplare!
la cronaca da repubblica:
Morti Eternit, Casale
dice sì all'indennizzoLa maggioranza di centrodestra ha dato parere favorevole al risarcimento di 18,3 milioni offerto dalla multinazionale dell'amianto. E scoppia la rivolta dei familiari delle vittime. Monetine contro i consiglieri
Il consiglio comunale di Casale Monferrato ha approvato l'atto di indirizzo con cui mette la giunta (di centrodestra) nella condizione di accettare il risarcimento di 18,3 milioni offerto dalla Eternit nell'ambito del processo per i morti da amianto.
La seduta è durata sei ore e mezzo ed è stata sospesa quattro volte dalla presidente per le proteste dei cittadini, che a centinaia si sono presentati in municipio per seguire i lavori.

L'atto di indirizzo è stato approvato con diciannove voti favorevoli e undici contrari. Accettare l'offerta, che uno dei due imputati, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, ha avanzato tramite la Becon, una società della galassia Eternit, per la Città di Casale Monferrato comporta il ritiro della costituzione a parte civile e la rinuncia a intraprendere, in futuro, qualsiasi azione legale.
Il denaro, secondo il sindaco, Giorgio Demezzi, andrà impiegato in opere di bonifica dall'amianto, nella ricerca medica, nel sostegno alle famiglie delle vittime. Il consiglio comunale, in proposito, ha approvato un emendamento che prevede la nascita di una commissione "non politica" che controlli l'uso delle risorse derivanti dalla transazione.

"Ci sono momenti - ha detto Demezzi nella dichiarazione conclusiva all'assemblea - in cui è difficile fare il sindaco di tutti, e me ne dispiace. Ma bisogna fare delle scelte. La nostra è stata una scelta sofferta. Non siamo in malafede, non siamo avidi e non siamo assassini".

A presentarsi in municipio per seguire il consiglio comunale, all'inizio, erano state - riferiscono fonti vicine all'Associazione vittime dell'amianto - più di trecento persone. Solo poche sono riuscite ad accedere all'aula. Le altre si sono posizionate fuori dall'ingresso (e chi era più vicino alla porta ha potuto ascoltare gli interventi) e non sono mancati i momenti di tensione, sfociati in qualche attimo di parapiglia con le forze dell'ordine.

L'opposizione avrebbe voluto un consiglio comunale aperto ma, quando i consiglieri di minoranza lo hanno ricordato nel corso del dibattito, la presidente dell'assemblea, che aveva ripetutamente e insistentemente invitato le forze dell'ordine a chiudere la porta, è sbottata: "In questo caso chissà cosa sarebbe successo". Alla fine, comunque, è stata concessa la parola a un'anziana portavoce dell'associazione, Romana Blasotti Pavesi.

All'uscita dal municipio, i consiglieri che hanno votato a favore dell'atto di indirizzo sono stati accolti da proteste e - riferiscono fonti vicine ai dimostranti - dal lancio isolato di qualche monetina.
(17 dicembre 2011)

venerdì 16 dicembre 2011

pc 17 dicembre - non si ferma la rivolta in Egitto nè la repressione

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Scontri con l'esercito vicino al parlamento
Sono almeno tre i manifestanti uccisi
Da questa mattina, scontri nella capitale egiziana davanti al parlamento tra manifestanti e militari. Secondo fonti mediche, nei tafferugli, sarebbero morti tre dimostranti che stavano protestando contro la nomina a premier di Kamal Ganzur, accusato di legami col regime di Mubarak
IL CAIRO -. Tre persone sono morte negli scontri tra manifestanti e militari al Cairo. Lo hanno riferito fonti mediche. Gli incidenti si sarebbero verificati vicino al palazzo del parlamento. Almeno una vittima sarebbe stata raggiunta da un colpo d'arma da fuoco; ancora non si conosce chi ha sparato. Il morto sarebbe Alaa Abdel Ali, raggiunto da un proiettile alla testa.

L'identificazione non è certa, perché il giovane era sprovviso di documenti, ma aveva in tasca un foglio con scritto quel nome. La notizia è stata diffusa su Twitter e confermata da fonti di piazza Tahrir. Secondo fonti ospedaliere, il cadavere del giovane si trova nell'obitorio del quartiere di Zenom.

I primi scontri si sono registrati questa mattina, quando gli agenti della sicurezza hanno tentato di sgombrare un gruppo di manifestanti in sit-in permanente, da settimane, contro la nomina a premier di Kamal Ganzur, accusato di legami col regime di Hosni Mubarak. I tafferugli si sono intensificati nel corso della giornata, fino ad arrivare alla morte di tre persone.

pc 16 dicembre - Processo Storace a Ravenna: assolti i compagni di proletari comunisti

E' terminata con l'assoluzione perchè il fatto non sussiste il processo contro 3 compagni di proletari comunisti e della Raf (Rete antifascista) denunciati dalla digos di Ravenna per avere contrastato la presenza del fascista in doppiopetto, Storace, venuto a soffiare sul fuoco dell'odio xenofobo con l'obiettivo di impedire la costruzione di una moschea in questa città.
Il tentativo di colpire ancora una volta chi è sempre stato in prima fila nelle lotte antifasciste e antirazziste in questa città stavolta non è passato, le forze della repressione avrebbero voluto capovolgere la costituzione antifascista, cioè pretendevano che Storace con le sue invettive razziste potesse esercitare il diritto costituzionale della libertà di opinione e di manifestazione e non invece gli antifascisti!
Tolleranza zero contro fascisti, razzisti e loro protettori, e lo ribadiremo domani a Firenze alla manifestazione in risposta alla strage di chiara matrice neonazista.

proletari comunisti -ravenna
ravros@libero.it

pc 16 dicembre - DA FIRENZE A PALERMO CHIUDERE CASAPOUND


Dopo la strage di Firenze: fuori casapound dal quartiere Noce

fuori casapound dal quartiere "NOCE"
appuntamento SABATO 17 DICEMBRE ore 16
PIAZZA PRINCIPE DI CAMPOREALE

per volantinaggio antifascista casa per casa
negozio per negozio, via per via...

togliamo ai neofascisti ogni spazio e agibilita' politica

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MA QUALE VOLONTARIATO?! MA CHE SOLIDARIETA'?!
ECCO CHI E' CASA POUND ITALIA
ECCO DOVE VOGLIONO ARRIVARE
ECCO CHI LI FINANZIA

Quello che è accaduto il 13 Dicembre a Firenze (l'assassinio a colpi di pistola contro 3 lavoratori colpevoli solo di essere di origine africana, e quindi “negri”...) non è, come i neofascisti di Casa Pound vorrebbero far credere, un gesto isolato di un pazzo solo al mondo, ma è l'atto estremo di un uomo allevato ad odio dentro una delle sedi di casa Pound Italia e che tra l'altro risulta essere anche abbastanza riconosciuto dall'organizzazione, visto che scriveva sul loro sito internet, partecipava attivamente a diverse iniziative e il suo libro era in vendita nelle loro sedi (tutto ciò è ampiamente documentabile).

Casa Pound Italia dice di nascere come associazione di volontariato e promozione sociale ma alle favolette abbiamo smesso di credere da un bel po'...
Ecco chi sono gli amici che ospitavano e discutevano col nuovo mostro di Firenze Gianluca Casseri.

SONO FASCISTI, RAZZISTI, INTOLLERANTI,
si sono ripuliti la faccia, fanno finta di essere solidali, aperti, si danno un tono da crocerossine del volontariato...
Sono finanziati e difesi dai politici del PDL come Salvino Caputo e Roul Russo ,
scopiazzano analisi e metodi di lotta della sinistra (lotta per il diritto alla casa, vivibilita' dei quartieri) per controllare la tensione sociale ed evitare che esploda, soprattutto in momenti di crisi economica come questi.

Sono pagati per questo. Da sempre.
Mussolini e' entrato a Roma perchè lo hanno voluto il re e gli industriali! Aveva le spalle protette e la porta spianata!

E il fascismo è ed è sempre stato questo: accordi con la polizia, fondi e finanziamenti segreti, ricerca di consensi attraverso il populismo e la presentazione di soluzioni facili (“via gli immigrati”) a problemi complessi (fabbriche che chiudono, fuga di capitali, politiche di sfruttamento neoliberista),
Ci vorrebbero far credere che il problema sono gli immigrati che ci rubano il lavoro, e si dimenticano di contestare gli industriali che chiudono in Italia per produrre all'estero.
Il fascismo e' populismo, che significa far credere al popolo che si intende combattere per il loro bene, mentre invece si agisce mantenendo immutati gli interessi e il potere di imprenditori, industriali e politici.
La storia del fascismo e' questa non dobbiamo dimenticarcelo, anche oggi che si ripropone sotto la facciata dell'associazionismo, mentre parallelamente organizza e fomenta infami aggressioni e violenza omicida.
Del fascismo l'Italia ha gia' fatto una triste esperienza e se ne è liberata con sacrifici e fatica. Non dobbiamo perderne la memoria.


Crediamo che i nostri quartieri subiscano già diversi disagi, mancanze di servizi pubblici efficienti o in tanti casi anche solo di servizi basilari; a questo certo non si può aggiungere e non è tollerabile la presenza di chi si dichiara “fascista del terzo millennio” e che produce e alleva assassini accecati dall'odio razziale come Gianluca Casseri, non certo un pazzo sprovveduto ma un lucido killer neofascista.

NESSUNO SPAZIO AI FASCISTI
CASA POUND NOT IN MY TOWN



Antifascisti Palermitani

pc 16 dicembre - E i morti sul lavoro continuano...

Incidenti lavoro: muore sotto la ruspa nel Varesotto


Luigi Di Leo, operaio agricolo 27enne è morto, schiacciato da una ruspa, a Venegono Superiore, nel Varesotto, mentre era impegnato in alcuni lavori in un bosco vicino a casa. Il cadavere è stato ritrovato la scorsa notte dai carabinieri e dai vigili del fuoco, dopo che i familiari e gli amici avevano lanciato l'allarme non vedendolo rincasare da diverse ore. La ruspa si sarebbe ribaltata, schiacciando il giovane, che è morto per le ferite riportate nell'incidente.

pc 16 dicembre - Eternit: i soldi dei padroni assassini non valgono migliaia di vite...

Amianto

Eternit: Casale chiede giustizia, anche al sindaco

Il primo cittadino accetta 18 milioni di euro per non costituirsi parte civile:"Con i soldi completeremo la bonifica della città". Ma i familiari delle vittime non ci stanno: "Niente attenuanti o conciliazioni, solo giustizia" DI GUIDO IOCCA

di Guido Iocca


Si sentono ferite e demoralizzate. Nella lotta sostenuta in questi lunghi decenni, hanno sempre sentito le amministrazioni locali vicine: "Ora ci sentiamo sole e ancora più si sentiranno soli quelli che oggi sono ammalati e che si ammaleranno domani", hanno scritto in una lettera aperta indirizzata al sindaco di Casale Monferrato, Giorgio Demezzi, Romana Blasotti Pavesi e Assunta Prato, due donne che hanno vissuto (e ancora vivono) la tragedia dell’amianto "assassino" dell’Eternit sulla loro pelle. La prima – presidente onorario dell’Associazione familiari vittime – a causa degli effetti della polvere avvelenata ha perduto uno dopo l’altro il marito, la sorella, il nipote e la figlia, la seconda è vedova di Paolo Ferraris, ex assessore e vicesindaco di Casale, ucciso anche lui dagli effetti nocivi del minerale.

I fatti sono ormai noti. Nell’incontro dello scorso 12 dicembre tra Cgil, Cisl e Uil territoriali e l’amministrazione comunale della città piemontese è emersa chiaramente l’intenzione da parte del primo cittadino di aderire alla proposta di transazione – 18 milioni di euro in cambio del ritiro della giunta cittadina dall’attuale e dai futuri giudizi – avanzata da Stephan Schmidheiny, ex proprietario della multinazionale e principale imputato (disastro ambientale doloso permanente) al processo dal 2009 in corso a Torino, che riguarda oltre allo stabilimento di Casale (il vero epicentro della tragedia con 1.700 morti) anche gli altri di proprietà del colosso svizzero nel nostro paese, Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli), e la cui sentenza è attesa per il 13 febbraio del 2012.

Alla base dell’orientamento di Demezzi, la constatazione che il denaro offerto dal miliardario potrebbe essere speso per il completamento delle bonifiche in città e per l’incentivazione della ricerca sul mesotelioma (pleurico o peritoneale, assieme al carcinoma polmonare, al tumore all’intestino e all’asbestosi, la malattia – conseguenza del contatto con la fibra killer – che ha mietuto più vittime tra i lavoratori dell’Eternit e i cittadini).

Fin troppo facile rispondere con le parole usate a poche ore dall’incontro del 12 dall’Associazione familiari vittime amianto: la giustizia per i morti viene prima; il dato economico, pur importante, dopo. Anche perché sono in molti a Casale a ricordare quanto siano datati i tentativi da parte degli avvocati di Schmidheiny di risarcire – tardivamente, quando ormai tutto lasciava presagire che si sarebbe arrivati al percorso che ha portato al rinvio a giudizio e al processo – i familiari delle vittime. Una vigliaccata, perché accettando il risarcimento si sarebbe automaticamente perso il diritto a costituirsi parte civile (e non tutti, purtroppo, erano nelle condizioni economiche di poter rifiutare la quantità di soldi – 20-30.000 euro – messa sul piatto).

Ora tutto lascia presagire che entro Natale la "proposta indecente" verrà accettata, sancendo formalmente quello che lo Spi della provincia di Alessandria ha definito il patto con il diavolo. Un fatto grave. Perché rischia di indebolire un fronte per lungo tempo compattissimo, che – soprattutto attraverso vent’anni di durissima lotta comune tra lavoratori, cittadini e amministrazioni locali – aveva permesso, facendo di Casale un esempio in tutto il mondo, che venisse finalmente celebrato quello che è stato definito (anche dalla stampa internazionale) il più grande processo sulle morti bianche d’Europa. Sono tuttavia ancora tanti altri gli aspetti che non convincono di questa inquietante vicenda che ha come protagonisti il sindaco Giorgio Demezzi e "mister Eternit": se come affermano i suoi avvocati, il gesto di Schmidheiny è quello di un filantropo interessato più di ogni altra cosa a fare in modo che, attraverso il finanziamento alla ricerca, non si debba più assistere alle stragi per amianto, perché lo stesso industriale non ha proposto una trattativa in tal senso dopo la sentenza?

Ma la perplessità più grande la sollevano ancora, nella loro lettera aperta, Romana Blasotti e Assunta Prato: "Signor sindaco, quei soldi si potrebbero accettare se Casale avesse avuto soltanto un danno economico, invece ha subito una violenza che continua ancora. La nostra città non può né concedere attenuanti, né riconciliarsi col responsabile di una strage così pesante e drammatica che ha causato la perdita di tante vite umane: può chiedere soltanto giustizia".

pc 16 dicembre - il muro in Valsusa: un' innegabile sconfitta

UN’INNEGABILE SCONFITTA…
Submitted by CLP on 15 dicembre 2011 – 00:09No Comment.
Sette mesi di lotta giorno dopo giorno ed ora ci troviamo di fronte ad un muro.

Ma cos’è questo muro se non il segno TANGIBILE di una sconfitta per i fautori del TAV? E’ evidente, le reti difese fino a ieri a colpi di lacrimogeni sparati sulle facce scoperte dei valsusini non rappresentano più una buona difesa. Anzi, vengono lasciate all’esterno: inutili, perse per sempre. Le innumerevoli pressioni fatte dal movimeto in questi lunghi mesi hanno convinto i tecnici LTF ad elaborare una nuova fantasiosa strategia. “Basterà?” si staranno chiedendo gli aguzzini della Valle guardando la messa in opera della nuova barriera. Una cosa è davvero INNEGABILE: 90 mila euro al giorno spesi in FO, con picchi di 2-3 milioni in giornate come il 23 ottobre e l’8 dicembre non sono bastati. Ed ora, che siamo di fronte a quello che è già stato ribattezzato “The Wall”, ci rendiamo conto che non è bastata neanche una doppia rete con filo spinato. La realtà è EVIDENTE agli occhi di tutti. La controparte è palesemente in difficoltà. Con questo muro viene probabilmente accantonato e rimandato a “tempi migliori” l’allargamento per occupare i terreni privati ancora da espropriare, quelli del cantiere vero, quelli “difficili”. Nel frattempo i nostri “eroi” dovranno riflettere a lungo su come difendere un perimetro triplo rispetto a quello che fin’ora non sono riusciti a proteggere dalle pressioni No Tav.

Al movimento no tav non piacciono gli sprechi, questo si sà. Specie se si tratta di denaro pubblico. Ma purtroppo questo è quello che succede quando si prova ad imporre con la forza un’opera inuitle e dannosa sulla testa di una Valle intera. Tutti tentativi sprecati. Vedrete, incluso il muro.

NO TAV!
da info. no tav

pc 16 dicembre - il sindaco di Firenze renzi dichiara 'non si chiude casapound'

il 'moderno fascismo' come tendenza al regime, non sono i fascisti di casa pound che si rifanno il look, come'fascisti del nuovo millennio ' ma il sistema del capitale e dei partiti che si modella, in forme nuovo come 'fascismo'
quindi esso comprende il governo berlusconi, il parlamento nero che vota Monti,il sindaco di firenze ,,
questo è quanto sosteniamo, per questo anche nella grande manifestazione di firenze domani bisogna chiedere la chiusura di casa pound ma denunciaare chi effettivamente li protegge e alimenta in una città di firenze, sedimentata dalle oriane fallaci, fino al sindaco renzi

proletaricomunisti

pc 15 dicembre - da L'Aquila solidarietà con la comunità senegalese




Oggi, davanti alla facoltà di lettere, dove i banchetti di casa pound offrono gratuitamente dispense universitarie e davanti ad alcuni uffici comunali e a un centro commerciale, dove lavora un giovane ragazzo senegalese, sono stati attaccati 2 striscioni con su scritto:"siamo tutti senegalesi, fuori razzismo e fascismo dalle nostre città"

E' stato inoltre attacchinato e distribuito il seguente volantino:

Il 13 Dicembre a Firenze un uomo ha aperto il fuoco in Piazza Dalmazia su un gruppo di ambulanti senegalesi (due morti e un ferito grave). E' stato poi bloccato in un parcheggio sotterraneo e non è chiaro se si è ucciso o se è stato colpito a morte.

L'ennesimo atto di violenza nei confronti delle comunità migranti, l’ultimo episodio infatti risale solo a pochi giorni fa nel campo rom di Torino.

Gianluca Casseri, ragioniere di 50 anni, appassionato di esoterismo e di miti celtici, inneggiava su internet al mito della razza ariana ed era stato identificato nel corso di due manifestazioni di Casa Pound. Spulciando tuttavia su Internet (da ieri tra l'altro sono spariti molti dei suoi commenti da siti\ blog vicini all'estrema destra) emerge il profilo di un fanatico: nel 2001 fonda la rivista cartacea “La Soglia”; nel suo saggio “I protocolli del Savio di Alessandria” rilancia le teoria antisemita del complotto mondiale degli ebrei e le tesi più biecamente negazioniste sull’Olocausto. In un altro scritto, dedicato allo scrittore neofascista Adriano Romualdi, propone un minestrone in cui convergono la difesa della razza ariana, la purezza dell’Europa bianca e cristiana. Insieme a Enrico Rulli, Casseri ha anche scritto “La chiave del caos”, sedicente romanzo storico in cui s’intrecciano negromanzia, magia, esoterismo. Deliri razzisti e xenofobi.

Per il forum razzista Stormfront (sito web dell’orgoglio bianco) Casseri dopo il suo atto è stato definito un eroe, un intellettuale e per lui s’invoca “rispetto e onore”.

Lo stesso Gianluca Iannone (presidente di Casa Puond Italia ovvero capo dei “fascisti del terzo millennio”, così come si definiscono i militanti di CPI, e leader degli ZetaZeroAlfa, gruppo dichiaratamente fascista la cui musica rientra nell’alveo del cosiddetto “nazi-rock”) ospite ieri sera della trasmissione della giornalista Lucia Annunziata, definisce Casseri un intellettuale. Secondo Iannone inoltre “nel gesto di politico c’è poco. È un gesto folle di una persona sola e forse malata.”

I fatti di ieri a Firenze non sono opera di un pazzo ma un atto di razzismo di matrice fascista. Un pazzo avrebbe sparato nel mucchio, Casseri ha mirato alla pelle nera. L'atto seppur non dichiaratamente politico ha comunque una connotazione culturale, essendo dettato dall’odio razziale, un odio lucido e fermo che dimostra la vicinanza di certi soggetti all'estrema destra neofascista, emanazione paramilitare e movimentista della destra al potere, brodo di coltura di stragisti, sicari e mercenari sguinzagliati contro i movimenti popolari di lotta, i migranti, i militanti antagonisti, le femministe.

Un odio legittimato dalle stesse istituzioni locali e nazionali, dagli stessi partiti di destra e di sinistra, che negli anni hanno perseguito politiche di tolleranza e di riabilitazione del fascismo da un lato, di repressione e discriminazione razziali, sociali e sessiste dall’altro. Un odio sistemico, da Stato di polizia quindi, altro che il gesto di un pazzo, alimentato dalla fabbrica della paura e dall’ideologia della sicurezza come percezione della “protezione dal diverso”. Un odio che “serve” al sistema capitalistico in crisi per riassorbire i conflitti sociali sempre più acuti, impedire la ricomposizione di classe anche attraverso la guerra tra poveri e ristrutturarsi in chiave autoritaria.

Esprimiamo la nostra solidarietà alla comunità senegalese e a tutti\e i\le migranti che ogni giorno si trovano costretti\e a vivere minacciati\e dal razzismo dilagante e imperante.

Antifascisti e antifasciste sempre

giovedì 15 dicembre 2011

pc 15 dicembre - Chiudere tutti i covi fascisti!

A Faenza, Imola e Bologna c'è l'organizzazione neofascista Forza Nuova

http://www.romagnanoi.it/news/News/725370/Sfondano-la-vetrina-e-incendiano-il-negozio.html

Sfondano la vetrina e incendiano il negozio
Fiamme nella notte in via Fratelli Bandiera, dove un alimentari gestito da pakistani è stato avvolto dalle fiamme. Sul posto anche i Ris

15/12/2011

IMOLA - Vetrina sfondata e locale incendiato. E' successo nella notte in pieno centro a Imola, in via Fratelli Bandiera, dove un negozio di generi alimentari gestito da cittadini pakistani è andato a fuoco. Le fiamme sono divampate intorno alle 1.30, facendo così scattare l'allarme al centralino del 115. Intervenuti con un mezzo, i vigili del fuoco hanno impiegato circa un'ora e mezza per spegnere l'incendio. Dopodiché sul posto sono intervenuti carabinieri e militari del Ris per i rilievi: gli inquirenti temono infatti una causa dolosa a sfondo razziale, soprattutto alla luce dell'episodio di razzismo avvenuto due giorni fa a Firenze.

pc 15 dicembre - Renzi: Casapound? Si chiude se ci sono reati, in ogni caso spetta alla polizia.

Mentre la comunità senegalese, il movimento antirazzista e antifascista sceso nelle piazze in risposta alla strage del neonazista di Firenze vuole la chiusura dei covi di Casapound, il "democratico" sindaco Renzi continua a coprirli e a legittimarli!
Quella strage non è reato per il sindaco che in quella città ha perseguitato gli immigrati con ordinanze contro i lavavetri e con gli sgomberi!
Renzi fascista!

pc 15 dicembre - Il neonazista di Firenze era a tutte le udienze del processo di Pistoia

Chiudere Casa Pound ovunque, ora!

Verso la manifestazione a Firenze di sabato 17 dicembre a partire dalle ore 15:00 in piazza Dalmazia, zona Rifredi


dal sito: senzasoste.it

MARTEDÌ 13 DICEMBRE 2011 19:43


Statene certi, ciò che è successo quest'oggi a Firenze sarà presto ricondotto da media, politici e questure all'atto di un folle. Così come era stato derubricato a atto di follia quello del naziattentatore norvegese Breivik. Lo ha già scritto Casa Pound in un suo comunicato e lo hanno già traghettato le varie trasmissioni di intrattenimento politico.

Ma quello che è successo oggi a Firenze, così come sabato scorso a Torino con l'incendio del campo rom, rappresenta un'Italia che cova i germi del fascismo e razzismo dentro di sè e mostra la pericolosità di soggetti e ideologie cresciute fino ad oggi col sostegno fattivo del partito che ha governato fino a poche settimane fa (il PdL che li ha foraggiati e fatti montare sul carro elettorale), con la tolleranza partecipativa del Pd e con gli intrighi con varie questure d'Italia. Senza considerare l'onda razzista e di paura che certi media e la Lega Nord hanno cavalcato negli ultimi 10 anni. Un'Italia dunque alla ricerca di un capro espiatorio di fronte alla crisi, all'impoverimento e all'incapacità di reagire e che spesso lo trova nel fantasma dello straniero che gli ruba il lavoro, gli stupra le donne e lo fa vivere nella paura. Basta leggere qualche forum filofascista sul web per rendersi conto delle erbacce che crescono in certi giardini. Ma i forum lasciano il tempo che trovano, i fatti che leggiamo ogni giorno, prontamente sminuiti dai media, sono realtà.

E noi ci sentiamo di dire questo perchè abbiamo sempre seguito le vicende di Casa Pound e conosciamo da vicino il contesto di Casa Pound Pistoia che Gianluca Casseri, l'omicida fascista, frequentava. Non solo frequentava, ma all'interno del sito di Casa Pound c'è anche una pagina a lui riservata che è stata prontamente cancellata oggi pomeriggio (http://www.ideodromocasapound.org/?author=17).Vedi foto.

E Casa Pound Pistoia (Circolo Agogè) non ha potuto fare a meno di riconoscere la frequentazione dei propri spazi da parte di Casseri, anche perchè era andato più volte proprio in quegli spazi a presentare il suo libro "Le chiavi del chaos".

Ma non finisce qui. Non appena uscite le foto del fascista killer in questione, a Livorno molti compagni lo hanno subito riconosciuto in quanto ha partecipato da uditore a quasi tutte le udienze del famoso processo di Pistoia ai danni di 7 compagni accusati ingiustamente di aver devastato il circolo di Casa Pound (Link: gli articoli che ripercorrono la vicenda). A quelle udienze di fascisti non se ne vedevano, eccetto che quando erano chiamati per testimoniare, mentre il Casseri era sempre lì, quasi fosse il delegato a seguire il processo da parte del circolo pistoiese.

Alla luce dei fatti di oggi, è con ancora più rabbia che analizziamo ciò che successe dopo quei fatti dell'11 ottobre 2009 a Pistoia: la superficialità colpevole con cui molte forze politiche, soprattutto di sinistra, espressero la loro solidarietà a Casa Pound ma sopratuttto i fitti legami che ci sono stati fra questura di Pistoia e fascisti sia prima che durante il processo (scarica il dossier).

I fatti di oggi a Firenze non sono quindi riconducibili alla sola follia, ma sono parte integrante di un sistema che tollera i fascisti, li foraggia, gli concede spazi e anche poltrone nelle istituzioni. Casa Pound è fra quelle organizzazioni che ha cercato di ripulirsi nella forma e nel linguaggio per essere accettabile e presentabile, ma appena si va più in profondità rispetto all'immagine che si vogliono creare (i fascisti del terzo millennio oltre la destra e oltre la sinistra...) rimangono i soliti fascisti di sempre.

pc 15 dicembre - ...QUANDO I CONTI PUBBLICI STUPISCONO

Se la volta scorsa abbiamo parlato dei profitti che continuano ad aumentare nonostante la crisi, adesso è il momento dei conti pubblici.

I padroni e i loro lacchè, gli scribacchini che si definiscono economisti o giornalisti, in questi giorni fanno i sinceroni, spesso per fare un dispetto alla Germania e alla Francia che tanto fanno soffrire gli speculatori italiani e analizzano le cifre dei conti pubblici trovando meraviglie…

Si meraviglia, infatti, il "giornalista" del Sole24ore nell'articolo dell'11 dicembre dal titolo: "Le riforme per tornare a crescere" quando guarda i conti pubblici e afferma, con un certo orgoglio "tutto italiano", che tra il 1993 e il 2013 l’Italia cumulerà il più grande avanzo primario statale dell’Occidente… "711 miliardi di euro a prezzi correnti, più del doppio della Germania (325 miliardi), mentre Francia, Spagna e Gran Bretagna nello stesso periodo presenteranno bilanci primari cumulati addirittura negativi."

E che cos’è l’avanzo primario?

Significa semplicemente che lo Stato italiano ha incassato più di quanto ha speso per le necessità della vita pubblica del Paese, e cioè, se fosse una "normale" azienda sarebbe in attivo!

Ma come? Piangono miseria tutti i governi, sempre! E poi ci dicono che lo Stato è in attivo! Ma qui il giornalista non si vergogna e aggiunge anche che se ciò è stato possibile è dovuto al fatto che tale avanzo primario cumulato è stato ottenuto soprattutto "attraverso maggiori entrate (cioè con più tasse a carico dei cittadini) che mediante tagli alle spese e ai costi insopportabili della politica…" dal 1993 (Presidente del Consiglio Amato che varò una stratosferica manovra finanziaria, definita già allora "lacrime e sangue" da 93.000 miliardi di lire, sostenuta, tanto per cambiare, dai sindacati confederali!)

Tra una "meraviglia" e l'altra è anche divertente seguire le montagne di stupidità entro cui si aggira il giornalista, ma non c'è lo spazio necessario qui.

Passiamo quindi all'altro "record" dei conti pubblici italiani che fa impressione: “Sempre nel 1993-2013 l'Italia ha pagato e pagherà un quantitativo cumulato di interessi sul suo debito pubblico per la cifra record di 1.742 miliardi di euro a prezzi correnti…"

Quindi, primo, negli ultimi 20 anni con i soldi tolti alle masse popolari, lavoratori (anche in nero) e pensionati, che non possono evadere!, lo Stato italiano ha i conti in attivo!

Secondo, con questi soldi, 711 MILIARDI DI EURO, ha pagato circa la metà degli interessi sui circa 1.742 MILIARDI di debito pubblico! Pubblico un corno!

Come ci ricordano i signori economisti la metà del "debito pubblico" è nelle mani di investitori "esteri" e l’altra metà nelle mani di investitori italiani, oltre 700 miliardi appunto, ciò significa che con i soldi delle tasse pagate dalle masse popolari più i risparmi complessivi, cioè i tagli alle spese sociali, questi soldi sono serviti per arricchire ancora di più i ricchi italiani.

D'altronde…

"L'indebitamento dello Stato era… l'interesse diretto della frazione della borghesia che governava e legiferava per mezzo delle Camere. Il disavanzo dello Stato era infatti il vero e proprio oggetto della sua speculazione e la fonte principale del suo arricchimento. Ogni anno un nuovo disavanzo. Dopo quattro o cinque anni un nuovo prestito offriva all'aristocrazia finanziaria una nuova occasione di truffare lo Stato che mantenuto artificiosamente sull'orlo della bancarotta, era costretto a contrattare coi banchieri alle condizioni più sfavorevoli."…

Questo e altre approfondite analisi sulla borghesia e i suo rapporto con i conti dello Stato in Marx "Le lotte di classe in Francia", 1850!

pc 15 dicembre - Monti assicura i profitti dell'ENI sul sangue del popolo libico

Il nuovo governo Monti, in continuità con il precedente governo Berlusconi, passa all'incasso dopo avere partecipato alla guerra "umanitaria" della NATO in complicità con l'ONU che ha causato 120 mila morti, 240 mila feriti, distruzione totale della Libia, per assicurare all'ENI i profitti dal petrolio libico.

dal sito: lettera43.it
Rinnovato il trattato d'amicizia Italia-Libia
Accordo fra Monti e il leader del Cnt Jalil. Scongelati 600 mln di fondi.




È stato riattivato il trattato d'amicizia fra Italia e Libia. L'annuncio è arrivato al termine dell'incontro a palazzo Chigi tra il presidente del consiglio, Mario Monti, e il leader del consiglio nazionale transitorio libico, Mustafa Abdul Jalil. «Abbiamo deciso di riattivare il trattato di amicizia, la cui applicazione era stata sospesa e percorso i modi concreti, nell'interesse dei due Paesi per concentrarci sulle priorità della nuova Libia», ha confermato Monti.
SCONGELATI 600 MILIONI. «Abbiamo rinnovato il nostro impegno ad assicurare la massima speditezza nell'utilizzo dei fondi libici congelati. L'Italia ha già scongelato l'importo di 600 milioni ed è pronta ad assicurare immediata assistenza nella sicurezza, nelle infrastrutture e nell'energia perché la popolazione possa trarne beneficio».
Il governo italiano ha quindi dato il nulla osta, attraverso il comitato per la sicurezza finanziaria, allo sblocco di fondi per consentire alla Banca Centrale libica di sottoscrivere, pro quota, l'aumento di capitale da 7,5 miliardi di Unicredit, di cui possiede il 4,99% per un controvalore di circa 375 milioni di euro.
Monti ha poi voluto congratularsi con Jalil «per la determinazione dimostrata in ogni momento ad evitare qualsiasi atteggiamento vendicativo e a garantire il processo di transizione» della Libia verso la democrazia.
PETROLIO, RAGGIUNTO IL 70% DI PRODUZIONE. Lo stesso Jalil ha parlato della delicata questione del petrolio: «Ormai la Libia ha raggiunto il 70% della produzione precedente e questo realizza l'interesse dei due Paesi. Voglio ringraziare le aziende petrolifere italiane in particolare l'Eni che ha deciso di tornare alle postazioni di lavoro al fianco dei libici con tutti i pericoli. Noi apprezziamo questo coraggio che ha accelerato il flusso di gas verso l'Italia».
MONTI A TRIPOLI A METÀ GENNAIO. Monti ha poi rivelato che L'Italia offre «disponibilità di studio e formazione nel nostro Paese e assistenza sanitaria per chi è rimasto ferito nel conflitto». Il presidente del Consiglio ha in programma una visita a metà gennaio in Libia.
Jalil ha anche voluto salutare l'ex premier Silvio Berlusconi, autore del patto nel 2008 con l'ex dittatore libico Muammar Gheddafi: «Fin dall'inizio, insieme ai ministri degli Esteri e Della Difesa, ha supportato la rivoluzione».
COOPERAZIONE ECONOMICO-ENERGETICA. L'intesa, che è stata sospesa a seguito della guerra in Libia che ha visto la caduta del rais, prevedeva una stretta cooperazione in campo economico-energetico, nel contrasto all'immigrazione clandestina e una serie di risarcimenti da parte italiana a titolo di riparazione per il passato coloniale. Secondo la lettera del Trattato, l'Italia si impegnava inoltre a finanziare la realizzazione di infrastrutture sul territorio libico per una spesa complessiva di 5 miliardi di dollari (circa 4 miliardi di euro) nell'arco di 20 anni.

Giovedì, 15 Dicembre 2011

pc 15 dicembre - palermo il circolo pc studia "Il Manifesto"

Nell'ambito dei momenti di formazione teorica, martedì scorso i compagni del circolo di proletari comunisti di Palermo hanno concluso la lettura del Manifesto di K. Marx, facendo ognuno le proprie osservazioni.
Riportiamo gli interventi dei compagni (cercando di riassumerne le parti principali per argomenti accompagnate anche da esempi tratti dalle lotte e dalla vita quotidiana), e stralci della discussione che come sempre in questi casi non è per niente "statica" e men che meno "accademica", ma viva, fatta da compagni, lavoratori, precari e studenti che progressivamente scoprono e cercano di impadronirsi della teoria della propria classe da impugnare come arma nella lotta…

Sulla storia e le classi

*… Si formano le classi e gli operai con l'organizzazione cominciano a capire quale è il rapporto padroni/operai… Marx ed Engels erano due borghesi che si sono messi al servizio degli operai e con la loro analisi hanno anticipato ciò che succede anche oggi… Hanno aiutato alla difesa della classe che, aprendo gli occhi, si è organizzata nonostante vivesse in grande povertà, e chissà cosa scriverebbero se vedessero quello che succede oggi!

* I borghesi cercano sempre di nascondere l'esistenza delle classi. Le classi esistono eccome, facciamo solo un esempio fresco fresco, quello della manifestazione delle donne di “se non ora quando” a Roma di qualche giorno fa, ebbene le parole d'ordine di quella manifestazione esprimevano le esigenze di una classe, quella della borghesia che diceva di rappresentare tutte le donne mentre in realtà chiedono solo di avere più spazio per sé in questo sistema (più posti per le donne, quali!?, in parlamento, nelle liste elettorali … stile Fornero che degli interessi reali della maggioranza delle donne non si cura minimamente, la questione delle pensioni è esemplare in questo senso).

Sul rapporto coscienza/conoscenza/necessità della lotta:

* La frase che mi ha colpito di più è stata questa: "I proletari non hanno niente da perdere se non le catene e hanno un mondo da conquistare", bisogna capire il significato profondo di questa frase perché se la capissimo ognuno si chiederebbe "perché non lotto?” Certo la nostra coscienza è offuscata dal fatto che l'istruzione che riceviamo ce la danno i padroni…
* Allora gli operai non avevano la possibilità di studiare… e i padroni facevano quel che volevano. Oggi dovrebbe essere più facile dato che studiamo tutti la storia, ma il Manifesto ci ha aiutato a capire che non è così.
* La storia degli ideali non ci viene affatto raccontata, anzi ce la tengono nascosta. È proprio vero che esistono due mondi: la borghesia e il proletariato. La borghesia ha il potere e reprime il proletariato. Il potere è la questione principale. La borghesia sta bene in questo stato e se ne frega di tutto, ci attacca in tutto, ci vuole togliere i diritti reali, vedi l'articolo 18 che adesso ci vogliono togliere: a me questo mondo non sta bene e penso sia molto meglio combattere per il potere… Adesso abbiamo le armi per sviluppare la nostra coscienza…
* I libri non parlano della storia vera, la travisano, mi ricordo che quando ero piccolo anche i film western facevano vedere che gli indiani erano i cattivi... A scuola elementare mi dicevano che la borghesia era buona, che erano "persone per bene"…
* Se pensiamo alla concezione che la borghesia aveva e ha delle donne, che servivano e dovrebbero servire solo come "macchine" per la riproduzione si capisce quanto è giusto lottare…


Sul rapporto pratica-teoria-pratica

* Marx ed Engels hanno scritto tanto sulla base delle loro esperienze vissute, hanno posto le basi e si sa quando si comincia è sempre difficile… altri compagni dirigenti di processi rivoluzionari hanno trovato successivamente una base solida, il marxismo, e applicandola alle condizione del loro paese hanno sviluppato ulteriormente la pratica e la teoria rivoluzionaria, vedi Lenin in Russia e Mao in Cina.
Il Manifesto ci aiuta a tenere i piedi per terra, come diciamo noi, perché ci aiuta nel "capovolgimento del pensiero", per esempio, la nostra capacità nella lotta non viene dal nulla, non nasce già bella e pronta nelle nostre teste, ma la ricaviamo da ciò che facciamo nella pratica e poi analizziamo. Anche Marx ed Engels per scrivere quello che hanno scritto sono stati in mezzo agli operai, in mezzo alla "gente", hanno letto i resoconti degli ispettori di fabbrica del tempo. Conoscenza diretta ed indiretta.
A noi è capitato di applicare questo metodo nella lotta sindacale, e abbiamo fatto riunioni facendo il "piano di guerra", perché tenendo conto dell'esperienza, abbiamo valutato le nostre forze, quelle del "nemico", i suoi lati forti e quelli deboli, ecc.
* A proposito di "armi", per noi la teoria e la pratica non si possono slegare, perché per esempio la lotta si fa in un modo e poi anche i libri si leggono con occhi diversi…

Sull'organizzazione e la direzione delle lotte

* Nella nostra lotta abbiamo capito che ci vuole l'organizzazione, anche se il gruppo è piccolo ma è compatto, e la cosa più importante è la direzione di questa lotta… ma la lotta sindacale da sola non basta, è necessaria la lotta politica, ci vuole il partito rivoluzionario della classe proletaria di tipo nuovo.

Qua e là è stato fatto anche riferimento a Lenin riprendendo l'esperienza della presentazione dell'ultimo libro del compagno E. Quadrelli, iniziativa organizzata a Palermo dal questo circolo in collaborazione con i compagni del Laboratorio Arrigoni il 3 dicembre scorso.


Si è deciso alla fine che le prossime riunioni di formazione ripartiranno dall'altra "arma" dopo il Manifesto e cioè gli scritti di Lenin, appunto.

pc 15 dicembre - I Think Tank Militari indiani studiano la forza, la resilienza e l’"arma segreta" dei maoisti… le masse

I mass media indiani, che sono prevalentemente al servizio delle forze reazionarie e che promuovono lealmente le storie confuse e preconfezionate della polizia e dei militari – abitualmente raccontano storie terrificanti sui maoisti, e di come i maoisti sono talmente inferiori che sono quasi completamente collassati. Tale propaganda è chiaramente mirata a screditare la crescita (e variegata) opposizione politica e il supporto alle forze popolari rivoluzionarie. Ma lo Stato indiano non crede nemmeno alla propria campagna di propaganda. E quindi commissiona alle sue agenzie intellettuali, i cosiddetti think tank, valutazioni sobrie e realistiche della crescente forza e percorso strategico dei maoisti (per informare i suoi generali e coloro che pianificano la contro-insurrezione militare). Tale è la natura di questo rapporto. - Frontlines ndr.
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Esercito Guerrigliero Popolare di Liberazione Maoista
P.V. Ramana , Istituto di Studi e Analisi per la Difesa
12 dicembre 2011

L’Esercito Guerrigliero Popolare di Liberazione (PLGA) dei Naxaliti del Partito Comunista dell'India (Maoista) [PCI (Maoista) in breve], ha segnato il suo 11° anniversario conclusosi il 5 dicembre 2011. I ribelli si sono dati ad una serie di violenze bruciando edifici governativi, scuole e ferrovie in vari luoghi. Hanno anche attaccato due stazioni di polizia - Dhivra e Tandwa in Bihar, entrambi i quali sono stati respinti con successo.

Questa annuale, settimana di commemorazione è caduta nel periodo immediatamente successivo all'uccisione di Mallojula Koteswara Rao alias Kishanji in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza, il 24 novembre 2011, nell'area della foresta Burisole, distretto di West Midnapore, nel Bengala occidentale. Inoltre, i maoisti hanno indetto uno sciopero generale, con limitato successo, nelle loro roccaforti in vari Stati il 4 e il 5 dicembre per protestare contro l'uccisione di Kishanji.

Il PLGA è stato fondato il 2 dicembre 2000, originariamente come Esercito Guerrigliero del Popolo (PGA), dall'allora Partito comunista indiano-marxista-leninista (Guerra Popolare), PW in breve, e popolarmente conosciuto come PWG. Il giorno di fondazione segna anche il primo anniversario dell'uccisione in uno scontro di tre membri del Comitato Centrale dell’allora PW, Nalla Adi Reddy, Yerramreddy Santosh Reddy e Seelam Naresh nella zona della foresta di Koyyuru, distretto di Karimnagar. A seguito della fusione del PW e del Centro comunista maoista dell'India (MCCI), il 21 settembre 2004, il PGA è stato ribattezzato PLGA.

Al momento del lancio del PLGA, Nambala Keasava Rao alias Basava Raju, che si crede possa essere il capo di fatto della macchina militare maoista, ha detto che era nato per distruggere "il dominio dell'imperialismo, del feudalesimo, del capitalismo burocratico compradore, e di impadronirsi del potere politico attraverso la creazione di un nuovo stato democratico, come primo passo nel percorso verso il socialismo." La sua bandiera indica la volontà di rovesciare lo stato attraverso la forza delle armi. C’è una falce e martello attraversati da un fucile.

Inoltre, alla sua fondazione, il segretario generale del PCI (Maoista), Muppala Lakshmana Rao alias Ganapathy, che era anche il segretario generale di PW, ha dichiarato: "Il PGA deve fondersi con le masse e diventare una parte della loro vita e delle loro aspirazioni. In questo modo, il PGA crescerà e si doterà degli strumenti per affrontare gli attacchi da più fronti da parte del governo ..." In effetti, questo è in consonanza con quello che Mao Tse Tung ha detto una volta: "... tutti i problemi pratici nella vita quotidiana delle masse devono pretendere la nostra attenzione. Se prestiamo attenzione a questi problemi, li risolviamo e soddisfiamo le esigenze delle masse, possiamo davvero diventare organizzatori del benessere delle masse, ed esse veramente si raccoglieranno intorno a noi e ci daranno il loro caloroso sostegno ..." (1) Alla fine, in quanto la base di massa del PLGA si espande per includere varie sezioni della società, i maoisti sperano di trasformare il PLGA in PLA.

Il PLGA è costituito da tre tipi di forze, vale a dire, forza primaria (plotoni), forza secondaria (squadroni della guerriglia) e la forza di base (milizia popolare). La milizia popolare è composta di persone che hanno altre vocazioni nella vita e cui viene impartito un rudimentale addestramento militare per appena una quindicina di giorni. Commentando il significato della milizia popolare nello schema maoista, un membro del comitato centrale aveva questo da dire: "la milizia del popolo è alla base stessa del PGA. La lotta armata non può essere avanzata se la milizia popolare non viene costruita su grande scala e senza partecipazione di massa".

In realtà, la strategia operativa del PLGA è stata riassunta da Azad, l’allora portavoce del PCI (Maoista), in un comunicato stampa emesso il 14 novembre 2005, con le seguenti parole: "... alle ben attrezzate e ben addestrate, e numericamente superiori forze [di sicurezza] possono essere inferti colpi pesanti da una forza armata numericamente più debole ma decisa, senza paura e politicamente motivata del popolo attraverso il monitoraggio concreto dei punti deboli della forza nemica, una pianificazione meticolosa ed esecuzione efficace, basata sul principio di attaccare il nemico attraverso la sorpresa e la grande rapidità." Così, la milizia del popolo, ha avuto un ruolo importante, e ha partecipato ad un gran numero - a centinaia - a tutti gli attacchi sincronizzati lanciati dai ribelli a partire dal 2004. Tali attacchi includono:

• Raid di Koraput, Orissa, 6 febbraio 2004, in cui è stato svuotata l'armeria che conteneva 528 armi.
• Raid di Madhuban, Bihar, 23 giugno 2005.
• Centro di addestramento della centrale di polizia di Giridih, Jharkhand, 11 novembre 2005, in cui sono state saccheggiate 280 armi.
• Attacco alla prigione di Jehanabad, Bihar, 13 novembre 2005, durante la quale oltre 900 prigionieri, tra cui quadri e leader maoisti, sono fuggiti dalla prigione.
• Raid a R. Udayagiri, Orissa, 26 marzo 2006, in cui la stazione di polizia è stata travolta e sono stati sequestrati 17 Fucili.
• Raid al blocco Riga, distretto di Sitamarhi, Bihar, 31 marzo 2007.
• Raid Nayagarh Armeria, Orissa, 15 febbraio 2008, in cui 1.100 armi – compreso pistole, fucili di diverso calibro e mitragliatori e 200.000 munizioni sono stati saccheggiati.

Inoltre, come ha riferito all'autore di questa intervista nel 2007 l'ex Soprintendente di polizia (SSP) di Jagdalpur, nella regione del Bastar, nel sud di Chhattisgarh: "la milizia popolare ha acquisito le competenze necessarie per produrre e posare mine, senza alcuna guida o supervisione da parte delle squadre armate metropolitane". Secondo una stima, la forza della milizia popolare, solo nella regione di Bastar - che comprende cinque distretti di polizia - è di 30.000!

Perciò, la macchina militare maoista ha acquisito una certa versatilità e letalità. Le forze di sicurezza avrebbero, quindi, necessità di possedere e mostrare immense capacità per combattere militarmente i maoisti.

(1). Dichiarazione conclusiva di Mao Zedong fatta al II Congresso Nazionale della Repubblica Sovietica Cinese, Provincia Juichin Kiangsi, 27 gennaio 1934, intitolata: "Occuparsi del benessere delle Masse, prestare attenzione ai metodi di lavoro", Opere scelte di Mao Tse-Tung, vol. I, Londra, Lawrence e Wishart, 1954, pp.147-152.

tratto da: http://revolutionaryfrontlines.wordpress.com/

pc 15 dicembre - fiom e movimento opportunista trasformano una iniziativa dovuta ma una piccola cosa in altro - questo aiuta marchionne

come è realmente andata non lo leggi in questo commento ma nel resoconto dei compagni di proletari comunisti presenti e pubblicato nello stesso blog


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Operai e movimenti in presidio contro l’arrivo di Marchionne
L’A.D. della FIAT arriva in un’orario da fuggiasco per non fare i conti con la realtà
14 / 12 / 2011


Sergio Marchionne è atterrato a Pomigliano nelle primisse ore del mattino, intorno alle 7. Un’orario da fuggiasco per non fare i conti con chi fuori dalla fabbrica, blindato da polizia e carabinieri ha manifestato oggi contro il modello Marchionne.

L’angosciante mega striscione che capeggiava sulla palazzina dello stabilimento G.B.Vico di Pomigliano questa mattina che recitava “Noi siamo quello che facciamo” esprimeva la desolante passerella Fiat e della famiglia Elkann. Pezzi di automobile, questo è quello che si costruisce alla Fiat di Pomigliano. Automi, ecco come vorrebbe i lavoratori Sergio Marchionne. Il presdio convocato dalla Fiom è partito già dalle 8 del mattino ed ha visto la partecipazione di centinaia di persone. Operai, sindacalisti delle altre aziende metalmeccaniche in crisi come Irisbus e la Ergon, ma anche, provenienti da Napoli, i collettivi universitari ed i centri sociali, oltre ad una delegazione dei movimenti dei disoccupati.

Dopo gli interventi dei delegati Fiom di Pomigliano e degli altri stabilimenti è cominciata l’assemblea dove hanno preso parola anche le altre realtà giunte stamane a manifestare contro Marchionne.

Dall’assemblea è venuta fuori la necessità di unire le lotte tra categorie sociali diverse, tra quegli operai che dopo l’accordo sul contratto dei metalmeccanici arrivato ieri, dicono ormai addio al contratto collettivo nazionale e quella generazione precaria prevalentemente giovanile che continua a non vedere nessun tipo di ammortizzatore sociale contro la disoccupazione, l’inoccupazione e l’intermittenza.

Gli interventi e la composizione stessa del presidio hanno evidenziato come davanti alla crisi che il governo delle banche e della finanza vuole far pagare alle categorie sociali deboli, la necessità di percorsi di ricomposizione sono improrogabili.

Marchionne è stato acocmpagnato dai rampolli della famiglia Elkann, dal governatore della Campania Stefano Caldoro, dal presidente della Provincia Luigi Cesaro, e dalle istituzioni nazionali. Assente invece il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che ha motivato la sua assenza con una nota sul suo blog in cui parla di “assenza delle garanzie contrattuali” e sottolinea come “per coerenza politica” ha deciso di non partecipare alla passerella di Marchionne.

Alle 14 si è tenuta una conferenza stampa promossa dalla Fiom a cui hanno preso parte i lavoratori dello stabilimento. Il tema principale è stato quello delle mancate assunzioni nella New Co Fabbrica Italia. Agli operai che partecipano ai colloqui viene chiesto se sono tesserati Fiom ed in caso affermativo non vengono riassunti nella New Co. Un’atto gravissimo di discriminazione sindacale e politica che ben rappresenta il modello Marchionne. Autoritarsimo e mercato, questo quello che Marchionne ha afferato nei fatti negli ultimi anni e l’inaugurazione della Nuova Panda santifica questo modello.

La Fiom ha ricordato come oltre alle discriminazioni nelle assunzioni alla New Co – la nuova fabbrica che in deroga al CCNL ed agli accordi sindacali dagli anni cinquanta ad oggi produrrà la nuova Panda – non ci sono garanzie per l’occupazione degli altri 1300 operai licenziati dalla vecchia Alfa Sud.

Intanto c’è chi come il segretario della Uil Angeletti ha definito la New Co Fabbrica Italia un modello di fabbrica in tutta Europa.

Le dichiarazioni in merito alla giornata da parte del Sindaco di Napoli Luigi de Magistris:
FIAT, ECCO PERCHÈ NON SARÒ A POMIGLIANO :

pc 15 dicembre - leggendo un piccolo report - nella val susa quella che si conduce e che si dovrà condurre è una guerra popolare

PICCOLO REPORT SULLA SITUAZIONE ATTUALE IN VAL SUSA
Submitted by anonimo on Thu, 15/12/2011 - 03:31 8 dicembreapprofondimenti/analisidigositaliaNO TAVrepressionerepressioneVal SusaTorino
In questi giorni che ho passato in Val di Susa ho avuto la sensazione che qualcosa fosse cambiato, e non mi riferisco alle montagne bellissime che contornano la valle né tanto meno alla forza vitale delle persone che l’abitano e la vivono più o meno quotidianamente. Ma al meccanismo malato di uno stato fatiscente corroso da speculatori e corrotti che si vogliono “salvare”i loro interessi individuali dalla cosiddetta crisi che loro stessi hanno creato e che ce la impongono come un “sacrificio quotidiano”.
In Val di Susa un ulteriore giro di vite nel meccanismo della repressione è stato effettuato.
Dal 16 Agosto, data in cui si è allargato ulteriormente il cantiere, un’altra porzione di montagna è stata strappata dalle mani della natura viva e resa un deserto(recintato) dove corrono frenetiche solo le camionette ed i mezzi delle forze del (dis)ordine. Una porzione che non appartiene più alla valle, alle montagne come è sempre stato ma alla repubblica italiana, e se questi sono i suoi effetti distruttivi ripenserei anche al concetto di repubblica. Questa nuova categoria di appartenenza mi è stata data da un carabiniere, da un dirigente probabilmente, vedendo come impartiva ordini senza senso. Ma permettetemi di raccontare la vicenda di questo incontro non desiderato. Era venerdì 9 dicembre, e si era ritornati a pulire e sistemare ciò che il giorno prima gli sgherri dello stato avevano devastato, per cui concludere con un pranzo in Baita tutt’insieme, e, sinceramente, non ci vedevo niente di così eversivo, invece per le cosiddette forze dell’ordine poteva essere un piano pericolosissimo, tanto che hanno aumentato tutti i controlli, chiudendo tutte le strade che in una qualche maniera potevano portare alla Baita in Clarea, chiedendo documenti a chiunque, anche a chi stava facendo footing (!), e costringendo le persone a fare la via dei sentieri nei boschi, per fortuna non potranno mai controllare un’intera montagna, e lei offre sempre dei passaggi. In questo clima da lotta partigiana arriviamo alla Baita, che era già viva e le persone lavoravano energiche per risistemare l’ennesima distruzione che aveva soltanto un valore di sfregio, di umiliazione da parte di questi “signori” in divisa quando arriva una comunicazione che la polizia aveva bloccato delle persone all’ingresso della strada principale, la più agevolata che da Giaglione scendeva direttamente in Baita. La risposta è stata immediata: partire in gruppo e andare verso il posto di blocco, che in Val di Susa son frequenti oramai come gli alberi stessi! La scena che mi trovo davanti è a dir poco inquietante: poliziotti già in tenuta antisommossa che impedivano il passaggio ad un gruppetto di persone tutte disarmate. Tra loro c’era anche un ragazzo impossibilitato a camminare e per questo costretto sopra una sedia a rotelle, ma la vicequestore della Digos di Torino, donna di gran sensibilità, gli impedisce il passaggio e gli dice con un sogghigno malefico di fare i sentieri per i boschi come avevano fatti tutti i suoi compagni…sui sentieri dei boschi? Che sono così impervi ed inaccessibili? La polizia in Val Susa si comporta come camerati, è impensabile che un vicequestore si rivolga ad un ragazzo in questa maniera. Ma in Val di Susa non è contemplata la normalità. Il tempo di uno scambio di parole per mediare in qualche maniera il passaggio di queste persone e già eravamo completamente circondati da poliziotti e carabinieri che non ci lasciavano più passare, eravamo rimasti chiusi, intrappolati in pochi metri senza poter andar avanti ed indietro. E se qualche dirigentello ci diceva che potevamo passare, all’altra parte non era arrivata la comunicazione,nonostante siano stati pochi metri, e quindi nel momento in cui ci avvicinavamo ,già ci stavano respingendo con gli scudi. Ma per fortuna che in Val Susa le persone sanno essere anche ironiche su una situazione così assurda, ed al massimo da parte dei NoTav bloccati usciva solo qualche battuta sull’accaduto, ah! inutile che sottolineo che c’erano telecamere della Digos tutte intorno che ti puntavano il loro occhio nero dritto in faccia, come se la cosa potesse intimorire. Ed una volta tornati in Baita, dopo un ottimo pranzo, ci fu un’assemblea, ma sempre circondati dalla polizia che si trovava già disposta nei boschi, si poteva sentirli addirittura ad insultarci se qualcuno si fosse permesso di dire qualcosa, e dalle telecamere della Digos, che filmano e filmano. Un pranzo e un’assemblea possono essere molto pericolose! Questa tracotanza e arroganza che sfocia nella vera e propria offesa da parte delle forze dell’ordine ha un gusto antico, un misto tra epoca fascista e medievale.
Ecco cos’è cambiato in Val di Susa, le forze dell’ordine escono adesso dal cantiere, hanno preso pieno possesso della zona, la militarizzazione della valle è evidente, posti di blocco ad ogni angolo della strada, jersey che chiudono il passo a persone e mezzi di trasporto. La sensazione di sentirsi spiato continuamente, ma la gente non se ne cura, non ha paura, è la difesa del territorio quello che conta, il poter vedere ancora queste montagne maestose e verdi, e non un immenso cantiere che a detta di tutti è inutile e cela solo grandi anzi grandissimi interessi privati dei soliti burattinai e dei loro leccapiedi.
La repressione sfocia sempre in un azione violenta da parte dei “tutori della legge” e mi viene solo un profondo senso di malessere quando per violenti vengono tacciati i manifestanti che come me sono persone disarmate, può essere un caschetto o un Kway un arsenale, come lo definiscono i media tradizionali e le testate dei grandi giornali nazionali? Come si possono definire queste cose armi quando i lacrimogeni vengono usati come proiettili, sparati all’altezza del viso dei manifestanti? Solo nella giornata di giovedì si sono contati 12 feriti per lacrimogeni, tra cui un ragazzo ha perso la vista di un occhio, e un altro è stato ricoverato per un’emorragia celebrale, e mi domando di nuovo chi sono i violenti?
Io spero che si riucirà a cambiare il concetto d’informazione e ci si liberi da quest’informazione inquinata che racconta il contrario della verità. Tra blocchi stradali e check point che per varcare un determinato limite necessita il permesso del questore, un sapore sempre più antico di un epoca dove le divise avevano le camicie nere, e muri che si alzano a difesa di un cantiere che non c’è, c’è solo una spianata di terra senza vita, quando prima dell’arrivo di camion, ruspe e quant’altro era di un verde brillante. I muri hanno sempre segnato i momenti più bui della storia. Ed in Italia purtroppo se n’è alzato un altro. La domanda che mi riecheggia in testa da giorni è questa si può accomunare la situazione della Val Susa ai sopprusi che stanno vivendo i palestinesi? Può essere la Val Susa come Gaza? Per alcuni punti penso proprio di si, la repressione ha sempre lo stesso volto e lo stesso fine.

pc 15 dicembre - Messico criminale assassinio di due studenti da parte delle forze paramilitari del governo


miércoles 14 de diciembre de 2011Mexico: La policia asesina a dos estudiantes de la Normal en Acapulco.



correovermello-noticias
Mexico, 13.12.11
Gran indiganción ha causado el asesinato de dos estudiantes de la Escuela Normal de Ayotzinapa de la capital del Estado de Guerrero. Los mismos se encontraban realizando un corte de trafico en la autopista al balneario de Acapulco, en defensa de mejoras en su formación, cuando miembros de las fuerzas policiales habrieron fuego contra los estudiantes matando a dos de ellos y generando un grave enfrentamiento. Diversas fuentes afirman que una gasolinera fue incendiada parcialmente asi como varios autobuses resultaron dañados. Las fuerzas represivas detuvieron a 24 personas
La Red de Defensa de los Derechos Humanos señalo en un comunicado que "mediante uso desmedido de la fuerza, los elementos policiacos desalojaron a los normalistas con disparos de armas de fuego y gases lacrimógenos". Agregó que "ante la situación de violencia los jóvenes normalistas corrieron para escapar de los disparos. Los jóvenes que no pudieron resguardarse fueron alcanzados con disparos a la cabeza lo que hace manifiesto que los cuerpos policiacos actuaban de forma premeditada", señaló.
Los estudiantes, en una rueda de prensa el martes en Guerrero, afirmaron que no estaban armados y acusaron a las autoridades de poner armas en la escena para justificar los asesinatos, tambien denunciaron que un tercer estudiante estaba herido de gravedad.
Los estudiantes protestaban en demanda de más recursos, mejores condiciones para su escuela y garantizar trabajos para los jóvenes que se gradúen.
Las escuelas Normales rurales en México, algunas creadas en la década de 1930 con una filosofía socialista, han sido lugares de donde han surgido activistas locales.
Guerrero ha sido un estado donde en las últimas décadas se han registrado diversos asesinatos de activistas y manifestantes locales.

Comunicado de las FECSM: REPUDIO AL GOBIERNO MEXICANO GENOCIDA QUE MATA ESTUDIANTES
REPUDIO AL GOBIERNO MEXICANO GENOCIDA QUE MATA ESTUDIANTES

La Federación de Estudiantes Campesinos Socialistas de México (FECSM) CONDENA ENERGICAMENTE el ASESINATO DE TRES ESTUDIANTES de la Normal Rural “Isidro Burgos” de Ayotzinapa, Guerrero; que fueron agredidos el día 12 de diciembre del 2011 a las 12 hrs. durante una manifestación pacífica que exigía que el Gobernador Ángel Aguirre Rivero cumpliera con los compromisos asumidos y luego de la cancelación de tres audiencias. En la salida de la autopista de Chilpancingo a Acapulco fueron certeramente agredidos por fuerzas policiacas municipales, estatales y federales, resultando ASESINADOS los normalistas:

Gabriel Echeverría de Jesús de 20 años del 2º “B” de la Licenciatura de Educación Física.

Jorge Alexis Herrera Pino de 21 años del 3º “A” de la Licenciatura de Educación Primaria.

Y otro compañero que falleció a consecuencia de las heridas de bala.

Además, hay aproximadamente 5 heridos más de bala, 50 detenidos, que han sido torturados para que declaren en contra de sus compañeros y un número indeterminado de desaparecidos.

Las fotografías y videos publicados por las redes de comunicación muestran la saña de la agresión y claramente que quienes dispararon fueron las fuerzas policiacas y que los estudiantes y los miembros de las organizaciones que los apoyaban no llevaban más armas que sus ideas y demandas.

De igual forma, ha sido rodeada la normal por fuerzas militares y policiacas con la finalidad del desalojo de los estudiantes y padres de familia, a quienes no les permiten la salida.

DEMANDAMOS:

CASTIGO A LOS CULPABLES DEL ASESINATO DE NUESTROS COMPAÑEROS.

LIBERTAD A LOS PRESOS Y PRESENTACION DE LOS DESAPARECIDOS.

ENTREGA DE LOS CUERPOS A LOS FAMILIARES.

RESPETO A LA COMUNIDAD ESTUDIANTIL, NO AL CIERRE DE LA ESCUELA.

REPUDIO TOTAL AL GOBIERNO MEXICANO GENOCIDA.

Conferencia de prensa 13 de diciembre 12:00 hrs. En la sede de la Sección 9 Democrática de la CNTE, Belisario Domínguez 32, Col. Centro (m Allende)

Diciembre 2011

¡POR LA LIBERACION DE LA JUVENTUD Y CLASE EXPLOTADA!

¡VENCEREMOS!

Federación de Estudiantes Campesinos Socialistas de México


Fuente: Bloque Rojo

mercoledì 14 dicembre 2011

pc 14 dicembre - FIAT / NUOVA PANDA: AL VIA I... TAGLI OCCUPAZIONALI E PRODUTTIVI ALL´EX ALFA SUD DI POMIGLIANO

FIAT / NUOVA PANDA: AL VIA I... TAGLI OCCUPAZIONALI E PRODUTTIVI ALL´EX ALFA SUD DI POMIGLIANO

LO SLAI COBAS AI CANCELLI:
"CREDERE AL
E´ COME VOTARE IN PARLAMENTO
PER "

PRESENTATO NELLE ASSEMBLEE DEL SINDACALISMO DI BASE AI CANCELLI IL DOSSIER :
LO SPECULATORE FINANZIARIO MARCHIONNE SFASCIA LE FABBRICHE E DELOCALIZZA, LO SPECULATORE FINANZIARIO MONTI (Comit, Generali, Goldman sahcs, ma innanzitutto `uomo fiat: tra l´altro del Ghota esecutivo insieme a Gianni ed Umberto Agnelli, Gianluigi Gabetti e Franz Grande Stevens) PORTA IL DISASTRO SOCIALE IN ITALIA.

CON UNA (750 GIORNALISTI ED UN PAIO DI MINISTRI DEL GOVERNO MONTI) PRENDE IL VIA IL PIANO BLUFF DI MARCHIONNE. GLI STESSI LIVELLI PRODUTTIVI (IMPROBABILI E SOVRADDIMENSIONATI) ANNUNCIATI DA MARCHIONNE PORTERANNO ENTRO IL 2012 AL TAGLIO DEL 70% DEGLI ORGANICI

IL NUOVO GOVERNO FAREBBE BENE A CHIARIRE LA POSIZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLE MAZZETTE FIAT PER IL REGALO DELL´ALFA ROMEO ALLA FIAT

"MARCHIONNE MONTI... I SACRIFICI FATELI VOI":
DOMANI, ORE 10, PIAZZA DEL GESU´,
NAPOLI´:
MANIFESTAZIONE UNITARIA
DEL
INDETTA DA SINDACATI DI BASE, COORDINAMENTO DI LOTTA PER IL LAVORO, BANCHI NUOVI, PRECARI BROS, PRECARI SCUOLA, CENTRI SOCIALI, AREA ANTAGONISTA, COLLETTIVI, STUDENTI,E FORZE POLITICHE

Slai cobas fiat e terziarizzate - Pomigliano, 14/12/2011

pc 14 dicembre - l'ora di chiudere le sedi di Casa pound - cpa firenze

OGGI COME IERI CONTRO IL FASCISMO CON OGNI MEZZO NECESSARIO

Come CPA Firenze Sud esprimiamo ai familiari e agli amici dei senegalesi uccisi a Firenze e a tutta la comunità senegalese la nostra solidarietà dopo la violenza xenofoba e fascista da loro subita da parte di un militante del gruppo di estrema destra Casapound.


Riteniamo che episodi di questo tipo non possano essere ridotti a mera follia omicida ma che siano il frutto di un humus culturale e politico che pervade
tutta la nostra società, a partire dalle istituzioni, e nel quale anche le organizzazioni fasciste sono legittimate, finanziate e protette e possono permettersi di aprire sedi nelle città e diffondere idee xenofobe.


Quello che è accaduto a Firenze non coinvolge solo la comunità senegalese ma tutti coloro, immigrati o meno, che si trovano ad essere obiettivo di idee
razziste e omofobe: che si tratti di aggredire studenti antifascisti davanti ad una scuola, sfondare i picchetti dei lavoratori in sciopero, o di un accoltellamento all'uscita di un centro sociale, la matrice di tali azioni è sempre la stessa.


Scandalose le dichiarazioni delle istituzioni che hanno ridotto l'episodio all'azione di un pazzo ben sapendo di essere gli stessi che negli anni hanno favorito in ogni modo i rigurgiti fascisti concedendo sedi, agibilità politica e difesa militare. Non possono essere certo la proclamazione del lutto cittadino e dei dieci minuti di chiusura dei negozi a nascondere le responsabilità di chi in questi anni li ha di fatto favoriti e legittimati.
Riteniamo inaccettabile che il prefetto, in una situazione del genere, non abbia trovato di meglio da fare che scagliarsi contro i centri sociali, fra i pochi in questa città che da sempre si oppongono al diffondersi del fascismo, pagando con la repressione una lotta quotidiana.



Saremo presenti ed invitiamo tutti alla manifestazione di sabato 17 dicembre e a tutte le iniziative organizzate dalla comunità senegalese nei prossimi giorni.


Centro Popolare Autogestito Fi-Sud

pc 14 dicembre - proletari comunisti-PCmItalia sostiene questo appello e una giornata internaz. di solidarietà con i prigionieri maoisti in MAROCCO

appello uscito in francia

Sosteniamo i prigionieri marocchini della Via Democratica Basista MLM!

Dal 2008, intense battaglie vengono condotte in Marocco per ottenere la liberazione dei prigionieri della Via Democratica Basista MLM (VDB MLM) e di altri prigionieri politici. Essi appartengono insieme ai sindacalisti operai, ai disoccupati in rivolta (Ifni) e ai prigionieri saharawi di tutti quei "nemici interni", repressi sotto il regime reazionario del Marocco. Il loro coraggio e la loro determinazione al servizio degli interessi del popolo ha permesso alla loro lotta di oltrepassare i confini del Marocco, nonostante il blackout dei media. Questa lotta risuona in tutto il mondo, serve come esempio per tutti coloro che sono contro l'ordine ingiusto dei capitalisti, dei feudatari, dei torturatori.

La VDB MLM è una corrente rivoluzionaria nata all’interno dell’UNEM (Unione Nazionale degli studenti del Marocco), è erede del "fronte unito degli studenti progressisti" che esisteva negli anni ‘70. La sua ideologia è fondata sul marxismo-leninismo-maoismo. I militanti della VDB MLM sono stati imprigionati perché portano avanti la lotta per l'istruzione gratuita per i figli e le figlie del popolo contro la "carta nazionale di istruzione", contro la privatizzazione e la militarizzazione delle università; essa difende i diritti delle masse popolari di cui gli studenti sono per lo più parte, difende la solidarietà internazionalista, soprattutto la Palestina occupata e solidarizza con le guerre popolari. Vengono arrestati o conoscono la prigione perché sono comunisti.

Altri sono stati uccisi. Come non ricordare il martire El Abdelrrazak Agadiri, membro della UNEM e della VDB MLM, assassinato il 28 dicembre 2008, durante una manifestazione a sostegno del popolo di Gaza? Il regime aveva anche cercato di nasconderne i resti portandoli fuori dal retro dell’ospedale Ibn Tufayl. Ma la sua lotta è ancora viva. La lotta per la liberazione del gruppo Boudkour Zahra (in carcere dal 15 Maggio 2008) e per la compagna Ilham Hasnouni (rapita dalla sua casa il 12 Ottobre 2010) che non è ancora pienamente compiuta, nonostante il rilascio di queste due figure rivoluzionarie e alcuni dei loro coetanei. Hasnouni Ilham ha preso il posto di Zahra Boudkour come più giovane prigioniera politica in Marocco, si tratta di una studentessa dell'Università di Marrakech, 21 anni, attivista comunista e sindacalista della UNEM. Detenuta per più di dieci mesi senza processo, è stata arrestata senza un mandato né preavviso e torturata agli inizi di ottobre 2010 per fatti risalenti a manifestazioni tenute all’università nel 2008. Eventi simili si sono svolti a Fez nel marzo 2009. Gli scontri degli studenti con la polizia hanno portato a diverse ondate di arresti. Gli attivisti sono accusati di: distruzione di beni dello Stato, partecipazione a raduno non autorizzato, umiliazione di un funzionario pubblico nello svolgimento delle sue funzioni, uso della forza e anche la partecipazione a un gruppo armato.

A novembre 2011, ci sono ancora tre prigionieri rivoluzionari basisti che languono in prigione:

  • Murad Achouini, arrestato il 15 maggio 2008, condannato a quattro anni di carcere
  • Elhamdiya Youssef, arrestato il 10 ottobre 2010, condannato a un anno e mezzo
  • Abdelhak Talhaoui, arrestato il 23 febbraio 2011, condannato a quattro anni di carcere in prima istanza, condanna ridotta a 10 mesi di prigione dalla corte d'appello nel mese di ottobre 2011.

Per il regime, la detenzione è utilizzata per spezzare la volontà dei sindacalisti e attivisti politici. Ma il movimento di solidarietà e l'accentuazione della lotta di classe in Marocco hanno trasformato le prigioni in luoghi di resistenza e di lotta. Alla fine la rivendicazione per la liberazione dei prigionieri si è allargata a tutto il movimento popolare, che si basa sulla piattaforma del "Movimento del 20 febbraio". Il Marocco è, come il Sud America e l'entità sionista, uno storico centro di tortura, di persecuzione e di eliminazione degli oppositori. Continua a mantenere questo sinistro privilegio. Marx ha detto che quando la borghesia, anche la più democratica, è minacciata, essa calpesta la propria stessa legalità. Rapimenti, esecuzioni extragiudiziali, uccisioni di falsi militanti sono anche armi di terrore utilizzate in tutti i regimi che garantiscono l'ordine imperialista. I paesi imperialisti sono quelli che danno gli ordini quando non sono agenti diretti di tortura. La lotta per la liberazione dei prigionieri politici è dunque una questione di classe, una lotta internazionalista che concerne tutti coloro che lottano per l'emancipazione degli oppressi.

Facciamo appello a sviluppare iniziative per chiedere la loro liberazione immediata, mentre si popolarizza la loro lotta!

Viva la lotta del popolo marocchino!

Libertà per i prigionieri rivoluzionari!

Abbasso il regime reazionario del Marocco e l'imperialismo francese!

Firmatari: AGEN, Comité Anti-Impérialiste, Coup Pour Coup 31, Coup Pour Coup 87, FSE, La Cause du Peuple, Libertat, PC maoïste de France, PC maoista - Italia, PCR Canada, Secours Rouge Arabe, Secours Rouge de Belgique

pc 14 dicembre - dai compagni di proletari comunisti presenti al presidio a Pomigliano

Le proteste di Pomigliano

Circa 200, tra operai e militanti, studenti, disoccupati e precari presenti al presidio oggi di Pomigliano. Un presidio di testimonianza e di denuncia, contraltare alla parata propagandistica di Marchionne e del governo.

Sono state ribadite le ragioni di opposizione al piano Fiat ma anche all'attacco alla democrazia, alla costituzione e allo statuto dei lavoratori.

La Fiom ha però prodotto una scarsa mobilitazione rispetto ai numeri che ha dentro Pomigliano e anche nelle altre fabbriche, presenza in tono minore, quindi. Numeri più significativi li hanno portati le altre realtà di sindacati di base presenti alla Fiat, lo Slai Cobas sempre in presidio già da ieri e che continua anche domani, è da sempre una spina nel fianco a Pomigliano contro la Fiat, presenti anche l'Usb, e una folta delegazione dell'Flmu proveniente da Cassino e anche da altre realtà.

Una buona delegazione di studenti spiccava con le bandiere "Eat the rich" e di disoccupati di Banchi Nuovi che quando sono arrivati in corteo sono stati salutati da applausi dagli operai.

Proletari comunisti era presente con una delegazione da Taranto che ha portato la battaglia che da tempo mette in atto contro la Fiat e il fascismo padronale rappresentato da Marchionne.

C'è stato un momento di fronteggiamento con la polizia che era schierata in assetto antisommossa, con camionette dei carabinieri, insomma una specie di grande zona rossa tutta attorno a Pomigliano, per tenere lontano gli operai da Marchionne con tutto il suo piano che stavano dentro.

C'è stata poi una assemblea improvvisata al presidio organizzata dallo Slai Cobas e dalla Fiom con diversi interventi: una forte denuncia dell'Flmu/Cub in particolare anche contro il sindacato confederale, compreso il ruolo della Fiom, nello smantellamento di Arese prima e Termini Imerese dopo, di cui la Fiom è stata parte; una voce dissonante che ha suscitato la reazione di attivisti Fiom che pretendevano che gli operai non facessero interventi con quei toni ma che l'assemblea doveva essere unitaria. Noi proletari comunisti abbiamo detto che l'unità è giusta contro Marchionne, ma che ciò non vuol dire unitarismo con posizioni differenti, l'unità va fatta ma con i sindacati di base e di classe.

Tra le proposte uscite fuori dall'assemblea ci sono state:

- Il proseguimento della lotta contro il fascismo padronale nella forma più topica;

- Uno sciopero generale a gennaio.

Una manifestazione comunque al di sotto della necessità, non c'è stato un corteo, non ci si è sforzati di portare avanti uno scontro più energico con la polizia, non tanto per lo scontro in sé ma come segno di una necessità dovuta alla illegittimità del piano e dell'iniziativa Fiat.

Un altro elemento significativo è stata la posizione dei sindacati di base contro il governo Monti che denuncia l'oggettiva sintonia tra Marchionne e il governo tecnico.

Buona diffusione del foglio di proletari comunisti.