sabato 13 giugno 2015

pc 13 giugno - Migranti: contro la campagna razzista e fascista “l’allarme scabbia non esiste! I migranti arrivano in buona salute… si ammalano in Italia”

Certi politici in Italia (che sono oramai al livello di pura spazzatura) gridano sempre più forte tutto il loro livore razzista e fascista contro i migranti, alla ricerca disperata di “consenso” in generale e alle elezioni dei prossimi giorni in particolare, nel tentativo di rimanere aggrappati ad una poltrona qualsiasi pur di continuare a vivere da perfetti parassiti, loro sì!

Alle ultime chiacchiere sull’epidemia di scabbia per esempio risponde nell’intervista a Repubblica di oggi che riportiamo sotto una dottoressa specializzata.
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L’infettivologa
“Contagio difficile e la scabbia se ne va via subito”

Domanda: Dottoressa Concetta Mirisola, lei guida l’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti. In questi giorni si legge che i profughi stanno portando in Italia malattie dimenticate e che prendersi la scabbia è un lampo.
Risposta: “I migranti che arrivano da noi sono quasi sempre giovani e in buona salute, non portano malattie dalle loro terre e raramente si ammalano durante il viaggio. Si ammalano, più spesso, quando approdano in Italia e iniziano a vivere in povertà. Il migrante sano in povertà diventa un migrante esausto”.

D: Che cos’è la scabbia e come si trasmette?
R: “E’ un acaro che si insedia nella cute, nel pube e che può essere espulso con un trattamento simile a quello antipidocchi: si usa la permetrina. La scabbia non si trasmette con la frequentazione, l’acaro non vola, e nemmeno con una stretta di mano. Serve un contatto prolungato, condividere gli abiti, dormire nello stesso letto; i vestiti si rendono innocui in acqua calda e non è necessario isolare l’ammalato: trattamento per tre giorni e dopo una settimana. L’allarme scabbia non esiste”.

D: All’ex ospedale San Gallicano quanti ne avete trattati?
R: “Nel primo mese 659 visite mediche: 300 per scabbia, 160 pazienti positivi. Non c’è mai stato un contagio tra gli operatori sanitari, nessuna epidemia tra gli italiani”.

La Repubblica
13 giugno 2015

pc 13 giugno - Il governo Renzi continua a demolire lo Statuto dei lavoratori: il decreto “semplificazione” prevede il controllo a distanza…

Saranno contenti i dirigenti della Fincantieri che avevano proposto i microchip negli scarponi degli operai, perché adesso il padrone può “sottoporre a controllo gli strumenti di lavoro, pc, tablet, telefonini, ma anche badge o rilevatori di presenza” anche senza accordo sindacale. Il governo Renzi con il decreto legislativo sulle “semplificazioni” continua a smantellare lo Statuto dei lavoratori e in particolare in questo caso l’art. 4. L’azienda, riporta tutto soddisfatto il Sole24Ore di oggi, “dovrà invece essere “autorizzata”, da un'intesa con le Rsu o Rsa - o in assenza con l'ok della direzione territoriale del lavoro – se vuole installare impianti audiovisivi (le telecamere)”.

Ma ciò che fa felici i padroni è l’altra “novità”: “le informazioni raccolte, ottenute attraverso impianti o strumenti di lavoro, autorizzati o meno, potranno essere utilizzate “a tutti i fini connessi al rapporto di impiego”, quindi anche per ricavarne infrazioni potenzialmente rilevanti sul piano disciplinare.”
E come al solito lo studio di questi grandi cambiamenti a favore dei padroni sono opera di fior fiori di professoroni universitari, in questo caso “Maurizio Del Conte, professore di diritto del Lavoro alla Bocconi di Milano, e consigliere giuridico del premier Renzi.” Mentre un altro reputa addirittura “Un passo avanti, rispetto a oggi” “che non si consente più agli accordi collettivi di vietare l’utilizzo degli esiti dei controlli” spiega Arturo Maresca, ordinario di diritto del Lavoro alla Sapienza di Roma.”
E conclude, il “giornalista”, con un pizzico di risentimento che “La nuova disposizione mette però una condizione: l'impresa dovrà dare al lavoratore “adeguata informazione” delle modalità d’uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli…”.

Certo, nel moderno fascismo padronale si possono tagliare i salari e i diritti, si può controllare anche a distanza, l’importante è informare… che grande soddisfazione per le lavoratrici e i lavoratori!

pc 13 giugno - Ballottaggi in Sicilia: Crocetta sciacallo in tempi di sciacalli

Il presidente della “rivoluzione”, della “Sicilia a 7 stelle” grazie all’accordo iniziale con il M5S per un governo della “legalità” è stato ed è impegnatissimo in questi giorni nella campagna elettorale perché domani anche in Sicilia si terranno i ballottaggi tra i candidati delle elezioni amministrative che si sono tenute 15 giorni fa, e tra i Comuni interessati c’è Gela, circa 70.000 abitanti, città d’origine del Presidente della Regione Crocetta che in questa città ha fatto la carriera politica anche come sindaco.

I “risultati” di questo governo regionale sono sotto gli occhi di tutti e condensati nella foto del viadotto crollato dell’autostrada Palermo-Catania che ha spaccato in due la regione…

pc 13 giugno - IL NUOVO MODELLO CONTRATTUALE DI POLETTI/RENZI INSTITUZIONALIZZA IL FASCISMO PADRONALE, DANDO AMPI POTERI AI SINGOLI CAPITALISTI

L'elemento principale e unificante dei decreti attuativi del Jobs act è il rafforzamento della contrattazione decentrata, esercitata a livello aziendale o territoriale.
Questo rafforzamento non solo ha l'evidente scopo di peggiorare le condizioni contrattuali dei lavoratori, togliere diritti, comunque finora tutelati nazionalmente al di là della politica della singola azienda, dividere quindi i lavoratori per indebolirne la forza contrattuale, ma ciò che forse è la cosa più pesante e strategica dal punto di vista della lotta di classe è il potere che viene dato ai singoli capitalisti e lo stato di dipendenza/ricattatorio degli operai, una volta spezzata l'unità di classe.
E' lo "stiamo nella stessa barca" che diventa fascismo, dittatura del padrone, che con il jobs act ha ora la possibilità di imporre condizioni contrattuali peggiorative e differenti da quelle nazionali e/o di altre aziende.
E' il piano Marchionne che sempre più viene istituzionalizzato dal suo amico Renzi.
E' il concetto stesso di "classe operaia", come classe nazionale, anzi internazionale, a cui in questo modo il governo vuole dare una definitiva batosta. E una volta che gli operai sono cancellati come classe unica, gli operai devono essere alla mercè del padrone, e ogni peggioramento, ogni attacco è possibile.

Infatti - spiega un articolo de Il Sole 24 Ore: "...Non a caso un articolo a parte del decreto è dedicato a specificare che per contratti collettivi si intendono non solo i contratti nazionali firmati dai sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale, ma anche quelli territoriali o aziendali stipulati dalle rappresentanze sindacali aziendali (Rsa) o dalle rappresentanze sindacali unitarie (Rsu). In concreto, in Fca si potrà raggiungere un accordo con i sindacati rappresentati nelle Rsa (tra loro non figura la FiomCgil) e modificare i limiti di utilizzo dei contratti a termine o stabilire differenti ipotesi per il demansionamento...". 

Questo spiega anche la rinuncia del governo ad intervenire con un Dlgs sul salario minimo (o meglio sul compenso orario minimo); visto che un Dlgs su questa materia - al di là del fatto che anch'esso vuole essere solo e soltanto a favore del padronato e per favorire la concorrenza delle imprese grandi che comunque applicano retribuzioni contrattuali rispetto alle imprese medie o piccole che danno sottosalari -  comunque darebbe una misura nazionale in contrasto con la volontà di lasciare alla contrattazione aziendale ogni materia contrattuale.

pc 13 giugno - ILVA: PADRONI E GOVERNO SI STRINGONO LE MANI INSANGUINATE

Dolore e rabbia per Alessandro, un ennesimo operaio assassinato dal sistema Ilva.
Un forte abbraccio alla moglie e ai figli di Alessandro dai lavoratori dello Slai cobas sc

Alessandro Morricella ha smesso di vivere il 12 giugno.
Dal 12 giugno 2003, quando morirono Paolo Franco e Pasquale D’Ettorre, uccisi dal crollo di una gru, al 12 giugno 2015 sono stati anni segnati da una media di 2/3 operai assassinati all'anno per il profitto dei padroni. Alessandro ora è la quinta vittima della fabbrica negli ultimi tre anni. dopo Claudio Marsella, Francesco Zaccaria, Ciro Moccia, Angelo Iudice.
ASSASSINI!! Gli operai non possono sempre e solo piangere i loro compagni di lavoro! Occorre una rivolta in questa fabbrica di sfruttamento e sangue per il capitale

L'Altoforno 2 doveva essere fermato nel 2012 per ordine della Magistratura assieme a tutta l'area a caldo. Invece ha continuato a produrre, nessun risanamento c'è stato e il governo ha sfornato 7 decreti solo per salvare gli interessi prima di padron Riva e poi dei padroni dell'acciaio.

Mentre Alessandro moriva, uno degli assassinii di tanti operai e masse popolari, Fabio Riva, veniva trattato coi guanti gialli!
E ieri, i commissari del governo Renzi, che oggi esprimono ipocrite condoglianze, hanno imposto, sotto ricatto, che gli operai, che pretendevano sicurezza, riprendessero il lavoro all'Afo 2 – purtroppo, con l’assenso dei delegati sindacali.

Padron Riva e Stato, Governo, quindi, non c’è differenza: entrambi si stringono le mani insanguinate.
E al processo questi commissari osano pure chiedere di "patteggiare"!
Anche per loro, come per i Riva, la vita degli operai vale al massimo una multa da 1 milione di euro a testa!
OPERAI, ALZIAMO LA TESTA! ABBIAMO IL CORAGGIO DI DIRE NO E DI LOTTARE!

Slai cobas per il sindacato di classe
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venerdì 12 giugno 2015

pc 12 giugno - Ennesimo progrom di Stato a Roma con la violenza della polizia e rastrellamenti contro i rifugiati già buttati sulla strada da un precedente sgombero e ora rinchiusi nei lager di Stato! O s'ingrassano coi profitti sulla pelle degli immigrati o scatenano la violenza poliziesca: queste sono le sole risposte di istituzioni e Stato!





Avevano dormito in strada per giorni in attesa di partire verso il nord Europa.
Stazione Tiburtina, sgomberato l’accampamento dei migranti: “E’ stata una caccia all’uomo”
Molti si aggirano spauriti, sono scappati lanciando per terra i loro pochi averi, lì, dietro la stazione dei pullman a Tiburtina, dove oggi pomeriggio è stato sgomberato un accampamento a cielo aperto che ospitava un centinaio di migranti, per lo più eritrei.

11 giugno 2015
di Valerio Renzi

Si guardano attorno circospetti, nessuno parla italiano, la maggior parte di loro sono eritrei, così detti ‘transitanti': arrivano in Italia ma sono diretti in altri paesi europei, per questo non fanno richiesto di asilo e non lasciano le impronte nel nostro paese. Da qui vogliono andare via il prima possibile.
Si sono accampati qui, all'ombra della Stazione Tiburtina dopo lo sgombero del ‘borghetto' di Ponte Mammolo che, oltre ad ospitare una comunità stabile con lo status di rifugiati, faceva da punto di riferimento per chi passava da Roma per andare verso altri paesi. Cartoni buttati per terra per dormire, ciabatte e scarpe, bottiglie d'acqua. Solo questo rimane dell'accampamento dopo lo sgombero di oggi pomeriggio.

Sono arrivate verso le 15,30 le forze dell'ordine, diverse volanti e camionette di polizia, con loro un grosso pullman dove caricare i migranti. I poliziotti si avvicinano, offrono bottiglie d'acqua e invitano a salire sul pullman, alcuni lo fanno molti altri no. Quando è chiaro che la polizia è venuta a portarli via, a cacciarli da là, la tensione sale in pochi minuti e i poliziotti cominciano a rincorrere i ragazzi che non capiscono neanche dove li vogliono portare ma non si fidano: spintoni, botte, il fuggi fuggi generale e gli inseguimenti tra le macchine e via Tiburtina. Alla fine, da quanto si apprende parlando sul luogo con le forze dell'ordine, sono almeno 25 i migranti portati via, con tutta probabilità trasferiti nel Cie di Ponte Galeria.
"Una vera e propria caccia all'uomo", racconta Daniele, di professione operatore sociale che passava casualmente di là. E' stato lui ad avvertire la stampa e a far partire il tam tam su quanto stesse accadendo. "Quando hanno visto quella che accadeva fuori quelli saliti sul pullman  hanno iniziato ad urlare e a dimenarsi – prosegue – intanto gli agenti inseguivano le persone, quando le prendevano venivano poi portate via di peso, strattonate o immobilizzate con il peso".

Certo, le condizioni di vita nell'accampamento di Tiburtina, come nella famosa ‘buca degli afgani' di qualche anno fa alla Stazione Ostiense, erano tutt'altro che dignitose. Da qui la protesta del municipio e di molti cittadini. Ma ancora una volta ad agire sono state solo le forze dell'ordine, completamente assente la politica e qualsiasi tentativo di mediazione sociale, che al massimo può essere appaltata a qualche associazione di volontariato, laica o cattolica che sia. Roma, come raccontano le vicende di mafia capitale, sembra in grado di accogliere rifugiati e richiedenti asilo solo quando diventano un business.

continua su: http://roma.fanpage.it/stazione-tiburtina-sgomberato-l-accampamento-dei-migranti-e-stata-una-caccia-all-uomo/

pc 12 giugno- Arrestata dai militari israeliani l'attivista solidale con la causa palestinese Samantha Comizzoli! La vogliamo libera subito perchè continui il suo attivismo a fianco del popolo palestinese

Le sue corrispondenze quotidiane dalla Palestina denunciano l'occupazione del mostro nazista israeliano

http://www.samanthacomizzoli.blogspot.it/

info da Simonetta Zandiri

Confermato l'arresto di Samantha Comizzoli, al momento si sa che dopo che le è stato sequestrato il passaporto ed è stata fotografata, è stata portata al posto di polizia nell'insediamento di Ariel, in attesa di essere espulsa e rimpatriata. Chi la conosce sa quanto è forte e per questo immagino si opporrà a suo modo all'espulsione, non possiamo fare altro se non divulgare la notizia in attesa di capire da un avvocato che si occuperà del suo caso se e cosa è meglio fare per aiutarla. Scusate se non aggiungo altro, ma ora vorrei solo poterla abbracciare e dirle che andrà tutto bene, solo che sapendola nelle mani del mostro, quel mostro che ha combattuto con tutta sé stessa, non credo ci riuscirei.

pc 12 giugno - Ancora sul 20° anniversario del Movimento femminista proletario rivoluzionario

La festa è iniziata il 6 giugno con il seminario sul 20° anniversario del MFPR ma non è finita!
A queste meravigliose donne senza paura, vogliamo dedicare un collage di foto di quella giornata e una splendida Pillola comunista!


Il movimento delle donne è quello decisivo per la rivoluzione in ogni paese
ma è anche indispensabile per costruire il partito comunista di tipo nuovo e il sindacato di classe

da Pillole comuniste 1 del 6.7.2013

pc 12 giugno - Alessandro non ce la fatta. Siamo Rabbiosi per questo ennesimo operaio assassinato dal sistema Ilva. Ma ancora più rabbiosamente diciamo che è inaccettabile che i sindacalisti della Fim si dicano "addolorati"..

...questi loschi individui che due sere fa hanno fatto i rappresentanti dell'azienda, "convincendo" gli operai a riprendere il lavoro

Dolore e rabbia. Un forte abbraccio alla moglie e ai figli di Alessandro dai lavoratori dello Slai cobas sc

Ilva morto operaio ustionato lunedi' sera all'altoforno Taranto

16:55 12 GIU 2015
(AGI) - Taranto, 12 giu. - E' morto alle 15,50 di oggi nella rianimazione del Policlinico di Bari Alessandro Morricella, il dipendente Ilva di 35 anni rimasto gravemente ustionato lunedi' sera in un incidente verificatosi all'altoforno 2. Lo annunciano fonti sindacali. II lavoratore, dopo un breve passaggio dall'ospedale Santissima Annunziata di Taranto, era stato trasferito d'urgenza la sera stessa al Policlinico ma le sue condizioni in questi giorni sono sempre rimaste gravissime.
  Morricella stava eseguendo un controllo della temperatura della ghisa quando e' stato investito da una fiammata mista a getti di ghisa. Ha riportato ustioni di terzo grado sul 90 per cento del corpo. Sull'incidente la Procura di Taranto ha aperto un'inchiesta affidata al sostituto procuratore Antonella De Luca. Diverse le persone gia' interrogate per ricostruire la dinamica dell'incidente che potrebbe essere avvenuto per un anomalo accumulo di gas nell'impianto. Ma ci sono altri punti da chiarire: per esempio, non sarebbe stata ritrovata la cover che il personale addetto a queste operazioni nell'area di colata solitamente indossa. Lo Spesal dell'Asl mercoledi' scorso ha effettuato un sopralluogo nell'area dell'altoforno 2 e ha imposto all'Ilva prescrizioni di sicurezza da attuarsi nell'arco di 60 giorni. Dopo l'incidente all'Ilva ci sono state 24 ore di sciopero. Morricella, sposato e con due figli, viveva a Martina Franca, comune della provincia di Taranto. (AGI) .

venerdì 12 giugno 2015 Cronaca
Il fatto
L’operaio Ilva ustionato non ce l’ha fatta. E’ morto a 34 anni
Le parole del Segretario Generale Fim Cisl, Marco Bentivogli: inaccettabile morte sul lavoro

«Abbiamo appreso una notizia dolorosissima: Alessandro Morricella, il giovane ragazzo dell’Ilva di appena 34, che martedì scorso aveva subito pesantissime ustioni di terzo grado colpito da getto di ghisa, non ce l’ha fatta».
A darne notizia è il Segretario Generale Fim Cisl, Marco Bentivogli che aggiunge: «Vogliamo che sia fatta chiarezza sulla dinamica di questo incidente mortale, affinché non si ripeta mai più». 
Alessandro Morricella lascia la moglie e due figli di 6 e 2 anni. «Tutti i metalmeccanici della Fim Cisl - conclude - si stringono attorno alla sua famiglia ed esprimono il più profondo cordoglio».

Di seguito la denuncia di quanto accaduto ai compagni di lavoro di Alessandro

 Gli operai dell'AFO 2 protestano e i delegati sindacali fanno i rappresentanti dell'azienda

"Lavorare qui è insicuro". Dopo il sopralluogo dello Spesal, i lavoratori non volevano tornare sul campo di colata.
Ma i delegati sindacali - di cui vorremmo sapere nome e cognome - nonostante dal sopralluogo e dalle prescrizioni dello Spesal appare chiaro che mancavano importanti misure di protezione, che avrebbero salvato Alessandro - si fanno portavoci del ricatto aziendale. 
Quindi questi delegati, non hanno fatto nulla prima per controllare e imporre misure di sicurezza e continuano a coprire l'azienda dopo, giocando sulla pelle degli operai. 
Questi sindacalisti vanno cacciati!

(Dalla Gazzetta del Mezzogiorno) - "All'Ilva l’altra notte i due altiforni in marcia, il 2 e il 4, hanno rischiato di essere fermati dall'azienda a causa dell'astensione dal lavoro degli addetti all'altoforno 2, l'impianto dove lunedì sera si è verificato un grave incidente con un operaio ustionatosi e tutt'ora in pericolo di vita nella rianimazione del Policlinico di Bari. In nottata è poi intervenuto un chiarimento tra i delegati sindacali e il personale dell'altoforno 2 e quindi, intorno alle 2, il lavoro è ripreso... Sessanta giorni di tempo all'Ilva per attuare le prescrizioni di sicurezza sul piano di colata dell'altoforno 2 dopo il grave incidente di lunedì nel quale è rimasto coinvolto il 35enne Alessandro Morricella, dipendente Ilva di Martina Franca, che, investito da una fiammata mista a ghisa ad elevata temperatura, ha riportato ustioni di terzo grado sul 90 per cento del corpo. Le prescrizioni sono state fissate dai tecnici dello Spesal,.. Le misure imposte prevedono lo spostamento della postazione, da frontale a laterale, per il prelievo della ghisa al fine di controllarne la temperatura e la predisposizione di un'ampia copertura di protezione per evitare che il lavoratore addetto al prelievo - la funzione che lunedì stava esercitando Morricella quando è stato colpito - possa esser investito dal getto pericoloso di materiale incandescente. Nel fissare questi adempimenti e nel dare all'Ilva due mesi di tempo per attuarli, lo Spesal, rilevano fonti sindacali, ha detto che l'altoforno 2, nel frattempo, può stare in marcia. L'impianto era stato fermato subito dopo l'incidente. Ma mercoledì sera, apprese le prescrizioni dello Spesal, il personale addetto all'altoforno 2 si è rifiutato di lavorare restando in sala mensa. Troppo elevato il rischio, secondo loro, ma soprattutto tanta la tensione accumulata, anche sul piano emotivo, dopo l'incidente occorso al loro compagno di lavoro... È quindi partito prima un confronto tra Ilva e sindacati, poi tra i sindacati e i lavoratori dell'altoforno 2, al fine di chiarire la situazione. Secondo fonti sindacali, l'Ilva avrebbe paventato la possibilità di fermare non solo l'altoforno 2 ma anche il 4 se l'attività sull'impianto non fosse ripresa regolarmente. L'Ilva si è appellata al fatto che lo Spesal non ha bloccato l'impianto ma ha ordinato degli interventi fissando un arco temporale entro i quali eseguirli. Stesso concetto i delegati sindacali hanno poi riportato ai lavoratori dell'altoforno 2 incontrati subito dopo l'azienda. «Sul piano di colata di solito ci sono quattro addetti, ma l’altra notte - dicono i sindacalisti - se ne sono presentati in sei. Abbiamo parlato, chiarito, e alla fine, verso le 2, in quattro hanno deciso di tornare al lavoro». L'Ilva, dicono i sindacati, pur comprendendo lo stato d'animo del personale dell'altoforno 2 per quello che era successo, è stata altrettanto ferma nel dire che avrebbe fermato i due altiforni rimasti in marcia se la situazione non si fosse sbloccata. E questo, aggiungono i sindacati, avrebbe causato ripercussioni in tutto il siderurgico...".